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Ore 20.30 – (Corriere delle Alpi) Lo sciamano porta bene al Belluno. È bastata una cena a Mel da Gianni Bonesso per ricominciare a macinare vittorie e raggiungere la quinta posizione in classifica, che vuol dire play off. Nulla di magico, per carità, certo è che da quella serata il gruppo si è ricompattato dopo un periodo difficile. L’idea della cena, ormai un appuntamento tradizionale, è del vulcanico Severino “Sheva” De Min, molto amico di Bonesso. E dopo la cena lo sciamano bellunese, conosciutissimo in provincia anche per l’incredibile festa del primo maggio a Col de Venz, ha cercato con alcuni suoi riti di dare la giusta carica all’ambiente, con tanto di benedizione dei piedi del calciatori in una pozza d’acqua ghiacciata, mentre Bonesso guidava le operazioni dall’alto dei tavoli. Si narra che negli anni della presidenza di Sergio Carbonari, lo sciamano avesse consegnato un sasso al numero uno gialloblù, consigliandogli di tirarlo fuori dalla tasca dei pantaloni nei momenti di difficoltà durante le partite. Una cabala che ha funzionato più volte. «Di solito questa cena la facciamo ad inizio stagione, ma quest’anno siamo riusciti solo ad andare poco tempo fa – commenta il centrocampista del Belluno Marco Duravia – è una serata molto goliardica, con lo sciamano che compie i suoi riti magici cercando di augurare il meglio alla squadra per la stagione. Posso dire che questa esperienza è sempre molto divertente, ed è un bel modo per stare insieme. Da quando abbiamo fatto la cena abbiamo cominciato a vincere? Stavamo già risalendo bene e questa è stata la spinta decisiva. È stata veramente una serata di grandi risate. L’amico Bonesso si è concentrato soprattutto sui ragazzi nuovi, cercando di aiutare in particolare Acampora. Alla fine ha funzionato no?», conclude sorridendo il centrocampista di Montebelluna. Un gol da incorniciare. La rete messa a segno contro il Monfalcone da Marco Duravia ha regalato la vittoria al Belluno. È stato un tiro di rara bellezza, visto da molti anche nei social grazie al video fatto dal tifoso Mirco Barp. È il più bello della tua carriera? «Non segno tanti gol quindi faccio presto a valutare – commenta “Dura” – per fattura preferisco quello fatto in pallonetto quattro anni fa al Real Vicenza proprio contro mister Vecchiato, anche se in quella occasione perdemmo 3-1. Quello di mercoledì lo reputo meno bello, ma più importante perchè ci ha regalato i tre punti. Una maledetta alla Pirlo? L’ho preso di collo esterno, la distanza poi ha favorito la parabola. Ringrazio il mister per la fiducia che mi ha dato, in settimana mi aveva chiesto di andare di più al tiro e quindi ci ho provato». Il Belluno è tornato sui livelli di questi ultimi due anni? «I risultati dicono questo, ma bisogna cercare di mantere gli equilibri – conclude Marco – ora ci troviamo in una posizione in classifica più consona per il valore della nostra rosa, Adesso c’è una partita molto tosta contro la Virtus Vecomp, terza forza del campionato».
Ore 20.00 – (La Provincia Pavese) La scorsa stagione il bello e convincente successo in casa contro il Bassano, in una gelida serata di gennaio, consentì al Pavia di scavalcare i veneti e di riprendersi la testa della classifica. Una vittoria nella sfida di domani pomeriggio consentirebbe come minimo al Pavia non solo di mantenere il secondo posto (e addirittura di scavalcare il Cittadella in caso di passo falso di quest’ultima con il Mantova), ma anche di lasciare a meno cinque una concorrente. Perché Pavia-Bassano come l’anno scorso è una sfida di vertice. Di precedenti tra le due squadre ce ne sono pochi. Nel 2008 le due squadre si incrociano ai quarti di finale della Coppa Italia di serie C, con il Pavia che imbottito di seconde linee ha sorprendentemente eliminato la Cremonese, allenata da Mondonico e nella quale giocano Sirigu e Astori. Il confronto con il Bassano però si chiude già all’andata, un 3-0 per i veneti che porta le firme di Rondon (doppietta) e di Cesca, che qualche anno dopo diverrà azzurro. Il ritorno finisce 2-2 con le reti azzurre di Belotti e Ticli e quelle giallorosse di Pavesi e Staiti. Il Bassano vincerà quell’edizione della Coppa e sarà anche l’ultimo acuto di Ezio Glerean, il tecnico da troppo tempo a spasso che aveva legato il suo nome al miracolo Cittadella, portato dalla C2 alla B grazie al modulo di gioco iperoffensivo (3-3-4). Una sistema di gioco che aveva persino ispirato il film «L’uomo in più» del futuro premo Oscar Paolo Sorrentino. Il secondo confronto, stavolta in campionato, risale alla stagione 2010-2011. L’andata al Fortunati si chiude 1-1 con tante polemiche. Il Pavia va subito in vantaggio con Del Sante (sarà l’ultima rete dell’attaccante umbro prima della cessione di gennaio), che davanti gioca in coppia con Ferretti. Al 17’ l’azzurro Blanchard viene colpito duro da Crocetti, sul successivo corner il Bassano non aspetta che il difensore, zoppicante, riprenda la posizione e il Pavia subisce il pareggio. Le proteste portano all’espulsione di mister Andrissi, poi nel finale anche a quella del capitano Preite. Il ritorno invece si chiude sullo 0-0. Per la sfida successiva bisogna aspettare il ritorno nella terza serie nazionale del Bassano, che nel 2011-12 era retrocesso in Seconda divisione. E’ un ritorno alla grande, perché i giallorossi guidati da Mario Petrone stravincono la Seconda divisione con 12 punti di distacco sulle seconde (Alessandria e Renate) e pur cambiando allenatore, da Petrone ad Asta, si confermano da matricola in Lega Pro. Bassano-Pavia cade proprio alla prima di campionato e il Pavia ha la meglio grazie a un rigore trasformato da Cesarini, ma è costretto a subire per larghi tratti la formazione di casa, costretta a giocare in dieci dal 38’ del primo tempo. Il Pavia vince anche il ritorno, ed è un successo più netto di quanto dica il 3-2 finale. In quattro minuti il Pavia va avanti su rigore con Soncin, il Bassano pareggia con Cenetti e gli azzurri vanno nuovamente in vantaggio con Ferretti, che nella ripresa firma la sua doppietta con un gol fantastico. Nel finale solo una leggerezza di Ghiringhelli permette all’ex Cattaneo di accorciare.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana continua la marcia di avvicinamento all’impegno di domani pomeriggio, ore 14.30 allo Speroni di Busto Arsizio, contro la Pro Patria degli ex Simone Vernocchi e Marcello Possenti, guidata dal simpatizzante granata Alessio Pala. Anche nella seduta in programma ieri il tecnico Alberto Colombo ha mantenuto le carte coperte in modo da ottenere da tutto il gruppo la massima concentrazione per una gara facile solo sulla carta, il Cuneo deve insegnare. Viene però da pensare che non ci saranno stravolgimenti nell’undici titolare e comunque ci sono già dei punti fermi da cui partire: il modulo 3-5-1-1. A tal proposito va segnalato che Andrea Parola ha già recuperato dal colpo ricevuto lunedì sera al costato ed è pronto a guidare la linea difensiva al fianco di Alessandrò Spanò e Paolo Frascatore. Sul centrocampo esiste la possibilità di un ballottaggio tra Paolo Bartolomei e Federico Angiulli ma, considerando le parole del trainer prima della partita col Cuneo che indicavano il “Fez” come una freccia in più nell’arco, col suo tiro da lontano, ed in previsione di una gara molto simile coi bustocchi chiusi nella loro metà campo, ci sta la riconferma del trio centrale. Sugli esterni Nicholas Siega ha prenotato la maglia sulla fascia sinistra mentre a destra Vasile Mogos e Francesco Rampi provano a strappare una casacca da titolare. Nel reparto avanzato la truppa recupera in pianta stabile sia Max Pesenti che Raffaele Nolè, quest’ultimo in gran spolvero nella partitella in famiglia e con tanta voglia di tornare a giocare: ambedue partiranno dalla panchina perché saranno Luca Giannone e Rachid Arma a completare l’attacco. Continua invece il calvario per Yuri Meleleo e Dejan Danza ( riabilitazione per l’intervento al menisco il primo ed infiammazione al ginocchio il secondo ) che rischiano di saltare la gara di Coppa Italia di Lega Pro, in programma mercoledì sera con la Spal , tanto attesa per mettersi in mostra. Sono intanto usciti gli accoppiamenti per gli ottavi di finale e la Reggiana sa già che, in caso di passaggio del turno, incontrerà il Tuttocuoio mentre sono ancora da decidere date ed orari.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) «Da tifoso, quale sono sempre stato, dico forza Reggiana. Spero che a fine anno possa andare in serie B». A dirlo è l’allenatore della Pro Patria, avversaria di domani della truppa di Colombo. Mister Alessio Pala non ha mai fatto mistero della sua passione per i colori granata e dunque non lo nasconde nemmeno a poche ore da un match molto delicato. L’allenatore, che conosce bene la terza categoria, si sbilancia anche sulle avversarie più temibili della Reggiana. Mister, ovviamente questa partita tiferà per i suoi… «Ovvio. A fine anno vorrei la Reggiana promossa e noi penultimi, in modo da poterci giocare i play off». La Pro Patria è ultima in fondo alla classifica, con zero punti. Come pensa di risollevarla? «Ho preso in mano questa squadra tre settimane fa. Prima prendevamo quattro o cinque gol a partita, adesso uno solo perché siamo leggermente più ordinati. Abbiamo avuto tante squalifiche e infortuni e non siamo ancora una vera squadra. Siamo leggermente migliorati, ma non siamo ancora di livello». Tra Pro Patria e Reggiana è una sfida particolare per tutte le vicende societarie che le riguardano. «Non mi interessano, non guardo a queste cose. Per me è una partita tra una corazzata che tenterà di vincere il campionato e noi che dobbiamo fare di tutti per agganciare il penultimo posto. A gennaio avremo bisogno di alcuni correttivi per tentare di farcela. Al momento è un miracolo perdere solo uno a zero. La partita è stata anticipata per timori di ordine pubblico. Che clima c’è a Busto? «Ma non c’è nulla di grave, solo un po’ di contestazione verso la proprietà. Chiedo a tutti di farmi lavorare per raggiungere il nostro obiettivo». Ha visto giocare la Reggiana? «Sì, anche con il Cuneo, con il quale meritava di vincere perché ha giocato meglio. Mi è dispiaciuto per il risultato. Tre anni fa, quando andai via dall’AlbinoLeffe ci fu un contatto per venire alla Reggiana e anche i tifosi mi chiamavano. Mi è dispiaciuto molto non essere arrivato». Da quando segue così i granata? «Sono un tifoso dai tempi di Marchioro: venivo a Reggio a vederlo perché amo il suo modo di insegnare calcio». Come giudica il cammino della Reggiana? «Per me gioca il miglior calcio del girone». E le altre squadre, quale vede meglio? «L’Alessandria per me ha le migliori individualità. Nella partita contro di noi ha fatto tre cambi con giocatori che sarebbero titolari ovunque. Non mi dispiace il Bassano, anche se è inferiore all’anno scorso. Il Pavia invece gioca meno bene rispetto alla stagione precedente, ma è più solido. Il Cittadella non l’ho ancora visto. Della squadra di Colombo cosa apprezza, oltre il gioco? «Ha un grande centrocampo. Mogos e Siega sono molto veloci. Pesenti sarà molto utile al fianco di Arma».
Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) I biancorossi si sono allenati ieri mattina al “Dante Micheli”, ma la seduta sul campo è stata più breve del solito, perché Ivan Javorcic ha tenuto a lungo i suoi allo stadio per studiare – con l’ausilio dei video – il Cittadella prossimo avversario. Quando la squadra è poi andata in campo, il mister ha fatto giocare una partita in famiglia insistendo sui movimenti del modulo 4-3-2-1. È fin d’ora scontato, infatti, che Javorcic riproporrà a Cittadella il modulo ad “albero di Natale” utilizzato nell’ultimo match di Bassano. Un assetto che è parso garantire alla squadra solidità difensiva ma anche capacità di incidere in fase d’attacco, soprattutto grazie alle accelerazioni di Gonzi e Zammarini. Nella seduta di ieri Javorcic ha mischiato le carte, proponendo due formazioni “miste” con titolari e riserve, ma c’è da scommettere che il tecnico croato non cambierà l’undici uscito vittorioso da Bassano. Magari potrebbe esserci una variazione in base alle caratteristiche dell’avversario di turno, ma al 99% Javorcic confermerà la formazione dell’ultimo match, ovviamente con Zammarini al posto dell’infortunato Caridi. Restando in tema di infermeria, c’è da dire che ieri mattina Puccio e Momentè si sono allenati a parte. La società informa che entrambi stanno recuperando da forti contusioni, ma che difficilmente potranno essere a disposizione per il match di domenica. In ogni caso la squadra tornerà ad allenarsi stamani al “Dante Micheli” e domani, sempre al mattino, Javorcic dirigerà la rifinitura, al termine della quale deciderà la lista dei convocati.
Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Domenica Cittadella-Mantova proporrà anche un interessante sfida nella sfida fra gli allenatori delle due squadre. Gli “allievi” Ivan Javorcic e Gabriele Graziani proveranno a superare il “maestro” Roberto Venturato. Sia il tecnico croato e sia Ciccio, infatti, sono stati giocatori del 52enne mister del Cittadella: Javorcic nel Pizzighettone (2006-2007) e Graziani nella Cremonese (2007-2009), sempre in C1. «Sono stati giocatori importanti – ricorda Venturato – ed entrambi diedero un buon contributo alle mie squadre, nonostante Ivan arrivasse da un brutto infortunio al ginocchio che ne ha condizionato la carriera, costringendolo infine a smettere molto giovane. Sono persone eccellenti, che stimo e spero davvero che facciano una grande carriera in panchina». Venturato aggiunge poi che già all’epoca avrebbe immaginato per Javorcic un futuro da allenatore: «Era un ragazzo con tante qualità, una sensibilità spiccata e grande volontà: tutte doti che fanno parte del bagaglio di un buon allenatore. Non era difficile immaginare che avrebbe potuto far bene nel ruolo di tecnico. Graziani era diverso, ma in comune con Ivan ha una grandissima sensibilità. Evidentemente ha deciso di mettersi in discussione e farlo in una piazza come Mantova, che lo ama da sempre, può aiutarlo a crescere tanto. Perché lui lì riesce a dare sempre il massimo. Gli auguro davvero ogni bene». Detto della sfida fra le panchine, è ovvio che in campo andranno i giocatori. E la classifica dice che il Cittadella capolista ha tutti i favori del pronostico contro un Mantova relegato al quintultimo posto, in piena zona playout, seppur reduce dal colpaccio di Bassano. Ma Venturato la vede in modo diverso: «Io ho grande rispetto per il Mantova e la considero una squadra dotata di un’intelaiatura fatta di giocatori importanti per la categoria. La classifica è quella che è ma a Bassano i biancorossi hanno dimostrato di che pasta sono fatti e hanno vinto la partita sul campo di una delle migliori formazioni del campionato. Dunque i pronostici, come sempre, nel calcio lasciano il tempo che trovano». Per domenica il tecnico del Cittadella prevede quindi «una gara apertissima. In questa categoria ogni match è da giocare fino in fondo, non ci sono verdetti scontati e si può vincere e perdere contro chiunque, come dimostrano i risultati che vediamo settimana dopo settimana. Dunque, ripeto: da parte nostra giocheremo come sempre cercando di trarre il massimo risultato possibile dal campo, ma abbiamo grande rispetto per il Mantova, che ha giocatori di valore per la Lega Pro ed è guidato da un allenatore che stimo». Venturato comunque non nasconde le ambizioni del Cittadella, che potrebbe diventare il suo traghetto per la serie B dopo una carriera ricca di buoni risultati ma mai “esplosa” definitivamente: «In effetti qualcosa di buono l’ho fatto anch’io – sorride -, dalla doppia promozione dalla D alla C1 con il Pizzighettone alle due finali playoff per la B giocate in tre anni con la Cremonese. Ho vinto anche un campionato con la Pergolettese ma non ho trovato poi grossi sbocchi, forse anche perché ho vissuto finora tutta la mia carriera nella zona del Cremonese. Comunque nel calcio – aggiunge il mister – bisogna sempre essere pronti a mettersi in discussione e ora sono molto contento di essere stato scelto dal Cittadella per provare a concretizzare un progetto importante in una società che è portatrice di valori assoluti».
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Operazione sorpasso per il Pordenone che attende l’Alessandria nell’11. giornata di LegaPro, domenica alle 15 al Bottecchia. I due punti di distacco consentirebbero ai neroverdi, vincendo, d’invertire le posizioni in graduatoria. Aprendo maggiormente lo sguardo verso l’alto. Nell’occasione, le eccellenze enogastronomiche piemontesi domenica saranno presentate per tutta la giornata in via Mazzini 2, di fronte a Palazzo Badini, in seguito alla collaborazione tra Alessandria Calcio e Ascom. Alle 12 un brindisi, nel segno del “Gusto del calcio che unisce”. I cancelli del Bottecchia saranno aperti alle 13.30, ma la biglietteria centrale di via Stadio sarà attiva già dalle 11. È consigliato il servizio di prevendita (circuito Bookingshow), attivo al Bar Libertà di Pordenone e al Caffè Nogaredo di Cordenons, oltre che online tramite www.ticketland2000.com. Una storia di 95 anni da ricostruire e valorizzare, partendo da una mostra delle maglie. Così nasce il Museo del Pordenone Calcio e dei pordenonesi, da far crescere pezzo dopo pezzo con tifosi e collezionisti. Le prime casacche esposte nell’area bar del De Marchi sono quelle della stagione 1996-97, conclusa ai playoff. La neroverde (a scacchi) appartiene alla collezione di Mauro Gasparotto ed è stata donata dall’ex attaccante Nicola Carpin; la seconda (bianca e rossa) è invece della collezione di Alberto Bertolotto ed è stata offerta dall’ex centrocampista Michele Giordano. Chiunque può prestare all’esposizione cimeli neroverdi. Inaugurazione a dicembre.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) «Il Pordenone può fare molto male all’Alessandria. I neroverdi sono una delle squadre che giocano meglio. Se attaccano la profondità, aspetto che l’avversario soffre, possiamo vederne delle belle». Parla un allenatore, un fresco doppio ex: Luciano Foschi. E’ questa l’opinione del trainer laziale, in forza ai “ramarri” la scorsa stagione e dal 2008 al 2010 ai grigi (che ha portato in C1). “Lucky”, in riva al Noncello, viene ricordato per la striscia di 7 ko di fila. Ma è un tecnico navigato di Lega Pro e di questa stagione non si è perso una gara. «Grande squadra il Pordenone, bisogna fare i complimenti a Tedino per come l’allena – attacca Foschi –. Sviluppa il miglior gioco assieme all’Alto Adige e alla Reggiana. L’Alessandria è una corazzata, in particolare davanti ha tante soluzioni e tutte di qualità. Ma i neroverdi possono fare bottino pieno». Decisive secondo Foschi saranno le combinazioni del tridente di Tedino: «De Cenco, ma in particolare Finocchio e Cattaneo, che ho allenato a Savona, devono appunto attaccare la profondità – spiega –: i centrali dell’Alessandria soffrono questo tipo di iniziative offensive. I punti di forza dei neroverdi coincidono con le debolezze dei grigi. Se riescono a incanalare la partita sotto questo profilo, possono togliersi belle soddisfazioni». E’ l’opinione anche di un altro doppio ex, Manuel Ferrani, difensore ora al Campobasso, reduce dalla scorsa stagione a metà tra i neroverdi e i piemontesi. «L’anno scorso l’Alessandria giocava con una difesa a 3, perché i suoi componenti prediligono quel sistema – analizza –. A 4 fanno più fatica, anche se rimangono dei giocatori forti. Certo è che se gioca così il Pordenone può fare male. Chi tifo? Ho il cuore diviso a metà – chiude il centrale di Rimini –. Di entrambe le esperienze conservo un bel ricordo, anche se mi è dispiaciuto molto non salvare i ramarri la scorsa annata».
Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) L’anno scorso l’Alessandria aveva chiuso il girone d’andata in testa. Campione d’inverno. E, si sa, quando alla boa si gira primi spesso si vince il campionato. Non è andata così, anzi. La stagione si è chiusa malissimo, addirittura senza partecipare ai play-off. Quindi la proprietà, la scorsa estate, non ci ha pensato due volte: ha investito ancora per creare una squadra senza punti deboli. In serie C, infatti, solitamente si ingaggiano elementi svincolati. L’Alessandria, invece, per centrare la serie B è stata una delle poche società ad acquistare da altre società i giocatori. I grigi hanno rilevato dall’Alto Adige Branca e Fischnaller per una cifra che risulta attorno ai 900 mila euro. All’attaccante altoatesino è stato fatto sottoscrivere addirittura un contratto quadriennale, caso unico in categoria, a una cifra – a quanto pare – superiore ai 100 mila annui. Inoltre hanno rilevato dall’Inter Bocalon (250 mila euro, secondo indiscrezioni) e dalla Juventus il portiere Vannucchi (a una cifra attorno ai 50 mila euro). Investimenti neppure lontanamente paragonabili a quelli del Pordenone.
Ore 16.50 – (Messaggero Veneto) Nelle ultime due partite il Pordenone non ha subìto gol. Il muro eretto davanti a capitan Stefani dovrà alzarsi nuovamente domenica. Al Bottecchia arriva infatti l’Alessandria, una delle squadre col maggior potenziale offensivo della categoria. Basta citare due nomi: Bocalon, la punta centrale, e Fischnaller, uno dei due attaccanti esterni, autori l’anno scorso in Lega Pro di 16 gol a testa. E sinora il reparto offensivo dei grigi risulta il quarto della categoria. La solidità difensiva dei neroverdi, dopo le quattro reti incassate tra Alto Adige e Lumezzane, è uno dei punti di forza della squadra. Lo dovrà essere anche domenica. Goleador. Sono 14 i centri sinora realizzata dalla squadra di Angelo Gregucci, un bottino inferiore soltanto a quello di Pavia (18), FeralpiSalò (17) e Cittadella (15), figlio della forza del settore avanzato allestito quest’estate. Fischnaller, per molti, è il giocatore più forte della categoria, reduce da 16 reti con l’Alto Adige e un trascorso in B con la Reggina (ha 26 anni). Bocalon, classe ’90, con già 5 gol all’attivo, arriva da una stagione a Prato a 16 reti, come detto, e quella prima a Venezia con 17 centri. Per dire: nel 2010, col Portogruaro, segnò il gol decisivo valso la promozione in serie B (al Bentegodi con l’Hellas). Senza contare i vari Marconi (9 timbri l’anno scorso coi grigi), Marras e Iunco, ex serie A con i due club di Verona e serie B. Muro. E’ chiamata così a fare gli straordinari la fase difensiva dei ramarri. Considerate le ultime due gare, potrebbe non essere un problema. Boniotti, Stefani, Pasa e De Agostini, più Tomei tra i pali, hanno prima limitato le bocche da fuoco del Bassano, quindi giocatori del calibro di Iocolano e Pietribiasi; infine si sono ripetuti su Neto Pereira e Altinier, altri attaccanti che dominano in questa categoria. Lo stato di forma del reparto è evidente: è quello che sta meglio. De Agostini e Boniotti arrivano da partite molto ordinate, mentre i due centrali sono in stato di grazia: in particolare Pasa, oltre al capitano, perfetto soprattutto all’Euganeo dove ha concesso davvero poco a Neto. Si è rivelata necessaria soprattutto la sua polivalenza nelle ultime due gare, l’abilità a giocare anche in difesa (non solo a centrocampo) che ha permesso alla squadra di non subire l’assenza di Marchi. Le ultime. A proposito: praticamente impossibile il recupero del centrale ex Como per domenica. Ieri ha svolto un lavoro differenziato rispetto al gruppo assieme a Castelletto. E non solo, si valuta anche la condizione di Mandorlini. Non sta bene la mezzala romagnola, che anche ieri ha accusato dei problemi. Ai box anche Pavan. Oggi seduta pomeridiana alle 14.30, domani rifinitura alle 10. La squadra, insomma, dovrà cercare di ripetere le ultime due prestazioni. Deve fare un’altra volta gli straordinari: ce la può fare anche stavolta.
Ore 16.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento. Leggero fastidio per Giandonato, domani verranno valutate le sue condizioni nella rifinitura mattutina.
Ore 16.00 – Qui Guizza: esercitazioni per migliorare la fase offensiva.
Ore 15.40 – Qui Guizza: regolarmente in gruppo Giandonato, a parte Dell’Andrea. Provato il 4-3-1-2 e il 4-2-3-1.
Ore 15.20 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Nella «corrida» del derby nessuno dei ventidue è parso esaltarsi come Paolo Carbonaro, protagonista a tutto campo ma soprattutto eroe della serata con il suo tocco sotto a scavalcare il portiere mestrino Cont Zanotti. «Ero carico come una molla, sentivo da giorni dentro di me che avrei potuto essere decisivo e fortunatamente così è stato – l’adrenalina ancora palpabile dell’attaccante lagunare -. Sono siciliano, ho sempre giocato al sud e devo dire che davvero mercoledì sera al Penzo l’atmosfera è stata eccezionale. Impossibile non esaltarsi e andare a mille». Il tutto nonostante un conto alla rovescia decisamente diverso dal solito. «Abbiamo temuto di non giocare, questo sì, ma più il tempo passava e più speravamo che l’arbitro ci desse il via. Tra compagni scalpitavamo, la partita era sentitissima e tutta quella gente meritava di vedere un grande spettacolo. Ci guardavamo dicendoci che avremmo dovuto fare tutto per «sbranarli». Non è stata certo una passeggiata, per questo i tre punti valgono molto come risposta in vetta al Campodarsego». Il tecnico mestrino Tiozzo ha lamentato un fallo poco prima del lancio decisivo di Gualdi. «Non lo so, io ho solo visto un gran pallone e in testa ho avuto solo il gol. Il vantaggio annullato a Barreto, un paio di tocchi di mano in area di qua e di la, in una partita ce ne sono sempre di questi mezzi episodi. Le grandi squadre vincono 1-0, contava ripartire dopo tre pareggi, ora la testa è già a domenica a Fontanafredda». Ieri al Taliercio arancioneroverdi subito in campo, con allenamento defaticante per i titolari del derby e partitella con gli Allievi per gli altri. Nuovo stop per il brasiliano Barreto, fermo fino a lunedì e quindi out per Fontanafredda per il riacutizzarsi di un problema muscolare alla gamba sinistra. A parte anche Fabiano, assente mercoledì per un affaticamento da monitorare. Nessuno sconto dal Giudice Sportivo al centrocampista Calzi che quindi salterà la trasferta friulana per la sua seconda giornata di squalifica dopo l’espulsione di Tamai.
Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Inedito eppure subito capace di risvegliare negli appassionati la voglia di spingersi fino al Penzo. A dispetto della categoria dilettantistica, malgrado lo scherzo del calendario che l’ha voluto in infrasettimanale, e nonostante la nebbia che è stata il vero arbitro della serata, il derby Venezia-Mestre dell’11 novembre verrà ricordato per aver stravinto contro tutti gli scetticismi, regalando spettacolo ed emozioni sugli spalti oltre che in campo. Il dato ufficiale di 3.761 tifosi risulta il secondo più alto degli ultimi 8 campionati degli arancioneroverdi, alle spalle dei circa 5.500 della sfida col Treviso del marzo 2011 e davanti ai 3.484 di quella col Delta Porto Tolle dell’aprile 2012. Nessuno mercoledì sera si è sentito in «quarta serie», né per l’intensità della partita vinta 1-0 dal Venezia su un Mestre del tutto all’altezza, né per la partecipazione del pubblico quanto a voci e colori. «Sono davvero felice per uno spettacolo che mi ha fatto sentire in serie A dimostrando quanto ci stia stretta la serie D – le somme tirate da Joe Tacopina, presidente padrone di casa -. Un derby emozionante e sofferto, la conferma che il Venezia è tornato e che risorgeremo». Ponendo la lente d’ingrandimento sui 3.761 spettatori del Penzo, 786 sono gli abbonati arancioneroverdi, 1.287 le presenze in tribuna coperta, 2.063 in una curva sud esaurita (dove hanno preso posto più di 400 bambini del vivaio lagunare e delle società affiliate) sotto il maxi striscione «VeneziaMestre» preparato dagli ultras, 181 nei distinti riaperti in extremis e per la prima volta quest’anno, mentre in curva nord sono stati 230 i biglietti acquistati dallo zoccolo duro arancionero. Un’affluenza notevole anche alla luce della concomitanza del basket, con l’Umana Reyer che al Taliercio contro Saragozza ha comunque avuto con sè 2.709 tifosi, record dei mercoledì di Eurocup dopo i 2.211 con Nancy e i 2.536 con Charleroi. Un Venezia-Mestre speciale tanto che, sulla via del ritorno a casa, molti tifosi già mugugnavano in vista del derby di ritorno di giovedì 24 marzo che, ad oggi, pare destinato ad avere una partecipazione giocoforza minore, sia in caso di permanenza del Mestre a Mogliano (2.300 posti) sia nel caso di ritorno al Baracca con la «minacciata» capienza limitata a 1.999 posti.
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) La vittoria ritrovata. La festa sugli spalti. Il bilancio del derby di mercoledì sera al Penzo è più che positivo per il Venezia che ha battuto il Mestre riagganciando la vetta. Ma, a ben vedere, è stata una vittoria del calcio, dello sport e della città. «Siamo felici di come è andata, sotto tutti i punti di vista», commenta il dg Dante Scibilia. E anche dalla sponda del Mestre c’è lo stesso sentimento di soddisfazione, o quasi: «Risultato a parte, è stato tutto molto bello», commenta il presidente arancionero Stefano Serena. Il Penzo tirato a lucido, con la cartellonistica a led nuova di zecca, ha accolto oltre 3700 tifosi per la stracittadina e sono numeri che a Sant’Elena non si facevano da tempo, neppure in Lega Pro. Solo il derby con il Treviso sei anni fa, sempre in D, fece registrare un afflusso superiore di tifosi. «Abbiamo dovuto aprire il settore distinti perché la curva era esaurita. E’ stato bello vedere tanti ragazzi sugli spalti. La coreografia della Sud è stata eccezionale», aggiunge Scibilia. In tribuna anche il presidente arancioneroverde Joe Tacopina. Arrivato in città per l’occasione, ha assistito al derby e ora approfitterà di questo soggiorno (una decina di giorni) per proseguire tutti i progetti da lui avviati. In agenda molti incontri istituzionali, con l’obiettivo di entrare a pieno titolo nella vita sociale della città. E poi l’apertura degli store (compreso quello in centro storico), il merchandising da sviluppare e le nuove relazioni da avviare con un mondo di potenziali supporter o sponsor, che negli anni più recenti si erano allontanati dal calcio. La partita è stata corretta, in campo e sugli spalti. Il Venezia interrompe così la striscia di tre pareggi consecutivi, mentre il Mestre recrimina qualcosa, in particolare due azioni un po’ dubbie in area. «Nel complesso – commenta il presidente arancionero Serena – è stata una bella partita, la nostra squadra ha dimostrato di avere le qualità per tenere testa a un Venezia che ha un budget nettamente superiore. Penso che il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Stiamo dimostrando che dopo un avvio difficoltoso, con tanti giocatori nuovi che si dovevano conoscere, ora stiamo recuperando. Tra le due tifoserie c’è stata solo una sana rivalità, questo è lo spirito giusto». E’ presto per pensare alla partita di ritorno che si giocherà a marzo, ma il dubbio che possa non disputarsi al Baracca è più che legittimo. «Purtroppo lo stadio non ha più l’agibilità. Noi abbiamo presentato in Comune un progetto per una serie di interventi – spiega Serena – ma in presenza di una struttura agibile. Altri investimenti non sarebbero giustificati, visto che la concessione in nostro favore è di due anni, che a questo punto sono già ridotti a un anno e mezzo». A breve si attendono sviluppi da Ca’ Farsetti. Il giudice sportivo nel frattempo ha punito il Mestre con una multa di 200 euro per il lancio di un fumogeno acceso in campo, mentre è arrivata la squalifica di Bedin per somma di ammonizioni. Il Venezia sperava di ottenere lo «sconto di pena» per la squalifica di Calzi, punito con due giornate dopo l’espulsione a Tamai. Ieri, invece, il ricorso è stato respinto e il giocatore rimarrà in tribuna anche domenica a Fontanafredda. Il Mestre sarà impegnato in casa (a Mogliano) con il Monfalcone.
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Ritorno con trionfo per Joe Tacopina. In campo, appena dopo il fischio finale, davanti ai tifosi arancioneroverdi, pollici alzati e mano sul cuore, poi dentro lo spogliatoio a festeggiare con Favaretto e la squadra. «Very, very happy», ha esordito il presidente del Venezia, «un pubblico eccezionale. C’è stato un momento in cui sembrava fossero in 50.000 in Curva Sud, tanto era il rumore, il tifo, l’incitamento. Sono stati 5 minuti straordinari, poi hanno sostenuto la squadra dal primo all’ultimo secondo. Ho studiato la storia del club, so che questa squadra ha avuto un seguito numeroso nei momenti di maggior splendore. Vogliamo ritornare a quei livelli, siamo sulla strada giusta. Il nostro è un pubblico di serie A o B, non certo da serie D. C’era una bellissima atmosfera al Penzo, è stato molto emozionante». Passata la notte, rimane l’ebbrezza del successo nel derby. «Non era importante il punteggio, ma la vittoria. Volevamo a tutti i costi i tre punti, ci basta l’1-0, non mi importava vincere 3-4-0». Il Campodarsego rimane, comunque, agganciato al Venezia in testa alla classifica del girone C. «Un po’ sorpreso lo sono del cammino della formazione padovana, ma se noi continuiamo a giocare su questi livelli molto alti, non temo nessuno. Alla lunga riusciremo a staccare anche il Campodarsego». Venezia che continua a crescere anche a livello societario e di immagine, il Penzo adesso è diventato un impianto accattivante: dopo gli striscioni con il simbolo della società e dello sponsor tecnico Nike, dopo il gigantesco striscione a forma di pallone che viene posizionato a coprire il cerchio a metà campo, sono comparsi anche i led che pubblicizzano le aziende “amiche” del Venezia. «Da dove arrivo, vedi le esperienze con Roma e Bologna, l’organizzazione è sempre stata un punto fondamentale. Ho sempre detto che non è questione di categoria, il Venezia deve avere un’organizzazione da società di serie A, e il punto di partenza è stato l’arrivo di Giorgio Perinetti. Noi dobbiamo lavorare in modo tale che quando arriveremo in serie A l’organizzazione sarà già da serie A, nell’immagine, nella comunicazione, nel modo di presentarsi, e non dovremo modificare nulla». Dopo aver visto il derby contro il Mestre, poche ore dopo essere atterrato a Tessera, Joe Tacopina sarà presente domenica a Fontanafredda e assisterà anche al match casalingo contro l’Este.
Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Ritorno particolare dal Penzo per il Venezia con sosta “forzata” di una mezzora abbondante all’altezza di San Giobbe quando l’imbarcazione, che stava riportando a San Giuliano dirigenti, staff tecnico, giocatori e collaboratori a San Giuliano si è ritrovata in mezzo al buio, alla nebbia e, coincidenza decisiva in queste condizioni atmosferiche, con il radar fuori uso. Rotta perfetta in campo nel derby vittorioso contro il Mestre, in ritardo nella tabella di marcia di ritorno verso casa. Al termine di ogni partita casalinga, il gruppo arancioneroverde si muove dall’imbarcadero dal lato del Diporto Velico solo quando stato caricato il materiale e sono saliti a bordo anche l’allenatore e i giocatori che si sono presentati in sala stampa, quindi trascorre quasi un’ora tra il fischio finale e la partenza. Tenendo anche conto che la partita è iniziata con 37’ di ritardo, il ritorno è avvenuto nel cuore della notte e immersi nella nebbia della laguna. Una volta verificata la posizione esatta, all’altezza di San Giobbe, ma prigionieri nella coltre fitta e con l’impossibilità di utilizzare il radar, il pilota ha preferito fermarsi e chiamare la sede per farsi inviare in aiuto un mezzo di appoggio e il gruppo arancioneroverde ha fatto ritorno a San Giuliano verso l’una. «Non c’è stato niente di particolare, solo un ritardo dovuto a particolari congiunture», ha puntualizzato il direttore generale Dante Scibilia, «la situazione è stata sempre sotto controllo. Per sicurezza è stata chiamata un’altra imbarcazione dell’azienda che cura il servizio per guidare il rientro a San Giuliano, che è avvenuto tranquillamente. Può capitare in situazioni particolari, come quelle di mercoledì sera con la fitta coltre di nebbia, il canale che non è illuminato e, coincidenza sfortunata, il radar che si è rotto. L’imbarcazione era già all’altezza di San Giobbe, quindi aveva già effettuato la maggior parte del percorso che separa Sant’Elena». Come è stata vissuta a bordo questa situazione particolare? «Lì per lì, quasi non ci siamo accorti di nulla», ha spiegato Matteo Serafini, «di solito noi ci sediamo davanti, eravamo consapevoli che stavamo andando più piano del solito, ma credevamo fosse per la nebbia. A un certo punto ci siamo fermati, ci hanno spiegato che c’era anche un problema con il radar, e abbiamo atteso, senza particolari problemi. Ci siamo messi a vedere le immagini della partita già caricate sul profilo della società. Eravamo ancora belli carichi per il derby, il risultato, l’atmosfera. Abbiamo preso atto che saremmo andati a dormire un po’ più tardi del previsto, senza alcun allarmismo». Poi per Matteo Serafini la nebbia non è una sconosciuta. «Vero, io provengo dalla Bassa Bresciana, dove la nebbia si fabbrica. È anche vero che in mezzo alla laguna, se non hai la tecnologia che ti supporta, può diventare un bel problema».
Ore 13.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Quello che domani aspetta il Vicenza al Picchi è un Livorno arrabbiato per la sconfitta di Vercelli. In casa toscana il clima non è dei più sereni, magari è presto per parlare di crisi ma senza dubbio, dopo una partenza sparata, il gruppo guidata da mister Panucci ha rallentato perdendo qualche posizione in classifica. Con 20 punti il Livorno è a sei lunghezze dal Cagliari capolista e a quattro dalla rivelazione Crotone: una situazione che parrebbe positiva, se non fosse che le ultime prestazioni non sono piaciute alla dirigenza toscana e la sfida contro il Vicenza è vista quasi come un obbligo di riscatto dal punto di vista del risultato e della prestazione. E Panucci sarà sotto osservazione per quanto la sua squadra saprà fare contro i biancorossi. L’ex terzino di Milan e Real Madrid punterà sul notevole potenziale offensivo del suo gruppo, in primis su Vantaggiato che contro il Vicenza cercherà di bissare la rete della scorsa stagione. Ma ci sono anche Comi e sugli esterni Pasquato e Fedato. «Contro il Vicenza non possiamo ripetere la brutta prestazione di Vercelli – sottolinea l’esterno di scuola sampdoriana – e dobbiamo tornare a vincere. Dovremo dare il massimo e portare dalla nostra parte i tifosi che finora ci hanno sempre sostenuto ed aiutato soprattutto in casa». Il Vicenza al Picchi troverà un ambiente caldo e le difficoltà in un match già complicato per il valore degli avversari saranno molte, perché ancora una volta il Vicenza si presenterà con parecchie assenze e con Sbrissa e Pinato che torneranno solo oggi dalla convocazione con la nazionale Under20. A centrocampo saranno assenti Gagliardini e Vita con Pazienza in dubbio e in attacco Galano molto probabilmente non riuscirà a recuperare per essere convocato. «Purtroppo è un po’ di tempo che abbiamo qualche assenza di troppo – sottolinea il difensore biancorosso Mario Sampirisi – però la nostra forza anche in queste situazioni si è confermata il gruppo». Una compattezza che ha fatto in modo che il Vicenza riuscisse sempre a fare punti con la capacità di tutti di adattarsi a ruoli magari non proprio congeniali e fornire lo stesso un rendimento più che sufficiente. «Da un po’ di partite sto giocando centrale difensivo che non è il mio ruolo — spiega Sampirisi — ma devo dire che anche grazie all’esperienza di Mantovani mi sto trovando bene. A Livorno sarà dura, loro sono forti ma noi abbiamo i mezzi per metterli in difficoltà. Dovremo giocare una gara attenta e determinata, cercando di sviluppare il nostro gioco e puntando a sfruttare tutti i varchi che ci concederanno».
Ore 12.40 – (Gazzettino) Diego Rossetto già fatto, Dario Sottovia a un passo. La Luparense San Paolo corre subito ai ripari dopo la sconfitta casalinga con il Fontanafredda, e i due giocatori inizieranno ad allenarsi martedì con i Lupi. Rossetto è un portiere classe 1996 nativo di Castelfranco e cresciuto nel settore giovanile del Parma, dal quale si è liberato a seguito del fallimento del club ducale. In estate aveva firmato con i maltesi del Saint Andrews, adesso invece approda alla società padovana. Sottovia è un nome noto in serie D: attaccante classe 1989, padovano di Campodarsego, è andato anche l’anno scorso in doppia cifra con la Sacilese e ha già avuto come allenatore Cunico al Marano. Sottovia era in tribuna l’altro ieri in occasione dello stop con il Fontanafredda: a inizio stagione si era accasato con il Rapallo Bogliasco (un gol nella gara con l’Acqui), dal quale se ne è andato a fine ottobre. Tutto lascia pensare che firmerà per i Lupi, ma per il suo probabile tesseramento bisognerà attendere martedì 1 dicembre, giorno di apertura della finestra invernale dedicata al mercato dilettanti.
Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Il momento di forma non è esaltante, ma il colpo in canna per il mercato di dicembre è già pronto. La Luparense San Paolo di Serie D, con soli due punti raccolti nelle ultime cinque gare, attraversa una situazione difficile: dopo le prime tre vittorie consecutive, mister Enrico Cunico ha perso per strada un po’ della sua squadra (e pure diversi giocatori per infortunio). E pure i gol, ad inizio stagione arrivati a cascata grazie ai grandi “nomi” dell’attacco – da Beccaro a Paganelli, da Giglio e Brotto – sembrano essere svaniti: contro il Fontanafredda, mercoledì, dopo aver gettato alle ortiche almeno cinque nitide occasioni, i Lupi le hanno prese nel secondo tempo per colpa, anche, dell’ennesima espulsione stagionale. Patron Zarattini non bada però a spese, e ha già pronto il “colpo” per il mercato di dicembre: martedì 17, per la prima volta, si allenerà con Nichele e compagni Dario Sottovia, 26 anni, bomber di razza con un grande passato tra Albignasego, Piombino, Marano e Sacile. Dopo i 20 gol con la Sacilese l’anno scorso, andrà a ricomporre con Beccaro la coppia che ha fatto le fortune dell’undici friulano. Adesso il giocatore è a casa: dopo aver iniziato la stagione con l’ambizioso RapalloBogliasco, ha lasciato la Liguria da metà ottobre e negli ultimi giorni ha ottenuto il nullaosta per allenarsi con la Luparense. Chi sarà, a questo punto, a fargli spazio in rosa? L’indiziato numero uno è Gianmarco Brotto. Squalificato Pagan (Este). Il giudice sportivo, in relazione alle partite di mercoledì, ha squalificato per una gara l’allenatore dell’Este, Andrea Pagan, e due giocatori della Luparense, Done e Benucci.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Alessandro Sgrigna, dopo il grave infortunio patito nel raduno di Lavarone nel luglio scorso, è tornato titolare in Coppa Italia contro il Sudtirol. La sua prestazione è stata eccellente nel primo tempo con alcuni assist sontuosi a Bizzotto e Coralli, poi si è visto sempre meno, in particolare nei tempi supplementari. Come del resto tutti gli altri giocatori in campo, a causa della nebbia. «Sono contento -spiega il fantasista romano- perchè ho disputato tutti i 120′ sentendomi bene. Sono soddisfatto della mia prestazione, tutta la squadra però ha giocato bene superando difficoltà anche impreviste. Non era facile sul 3-3 fare nostro il risultato con un giocatore in meno, invece siamo andati in crescendo, mentre il Sudtirol nel secondo tempo supplementare faticava ad uscire dalla sua metacampo». «Abbiamo vinto meritatamente – prosegue – grazie ad una buona condizione fisica dell’intera squadra. Personalmente non mi esprimo ancora al massimo perchè stando fuori per tanto tempo ci vuole pazienza, ma conto di arrivare al più presto alla forma migliore». Sgrigna si sente abbastanza pronto per essere titolare anche in campionato, nel ruolo di trequartista la sua convivenza con Lucas Chiaretti può essere dribblata considerando le qualità poliedriche dei due giocatori. «Sono tranquillo -riprende- deciderà l’allenatore. Posso fare anche l’attaccante giocando assieme a Chiaretti, non è però facile entrare in una squadra che sta girando bene. L’importante è aver retto bene in una partita non facile; all’inizio ho dovuto ambientarmi, ma mi sono sciolto con il passare dei minuti». Sulla nebbia che è calata sul Tombolato, spiega: «Bene o male in campo ci si vedeva. Noi tenevamo bene la palla, mentre il Sudtirol andava calando. L’arbitro ha fatto finire la partita, ma avrebbe potuto evitare i tempi supplementari se non avesse fischiato il rigore per un fallo fuori area. Comunque ci può stare, adesso pensiamo al Mantova». Sulla partita di domenica – alle 17,30 – conclude Sgrigna: «Aspettiamoci un avversario aggressivo e caricato dopo aver espugnato il campo del Bassano. Ha un buon collettivo e contro la capolista avrà uno stimolo in più. In questo campionato, come si è visto, tutte le squadre possono fare risultato con chiunque. Non bisogna sottovalutare nulla». Ieri la squadra ha lavorato suddivisa in due gruppi: seduta defaticante con il preparatore atletico Andrea Redigolo per chi aveva giocato con il Sudtirolo, mentre il resto si è allenato con Venturato. Ancora differenziato per Pascali e Litteri.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) «Dovevi portarti a casa il pallone, a fine partita», gli dice un tifoso al Tombolato. «Già fatto, me lo sono preso subito», risponde lui. «Me lo meritavo. Mica è facile realizzare una tripletta! È la prima della mia carriera, non solo a Cittadella». Claudio Coralli risponde sul campo alle critiche mosse da più di qualche sostenitore granata dopo alcune prestazioni deludenti. Gli stessi tifosi che lo hanno sempre considerato un idolo in questa stagione non gli hanno risparmiato rimbrotti, a volte ingenerosi. Persino nel corso della gara di Coppa Italia di Lega Pro vinta con il Sudtirol grazie ai suoi tre gol, è capitato di sentir urlare dagli spalti: «Bello guardare i compagni giocare, vero “Ciccio?”», alternato a qualche «Corri, “Ciccio”», che è il nomignolo confidenziale con cui ci si rivolge a lui. Ma mercoledì pomeriggio sarebbe stato più giusto rispolverare l’appellativo di “cobra” o di “cinghiale”, l’animale che caccia nel tempo libero, quando può tornare nelle campagne toscane. «Momenti meno felici ci stanno, nella carriera di un calciatore. Sapete tutti che il gol per un attaccante è fondamentale e che, quando non arriva, si complicano le cose», replica lui. E poi è questione di episodi. Qualche mugugno contro il Sudtirol si è sentito pure a secondo tempo regolamentare quasi scaduto, quando il centravanti di Borgo San Lorenzo non ha agganciato un pallone lanciato dalle retrovie, che, se fosse stato addomesticato, gli avrebbe permesso di ritrovarsi a tu per tu con il portiere altoatesino. «Ma lì ho mancato il controllo perché ho visto sbucare la palla soltanto all’ultimo. Se dalla tribuna non vedevate nulla a causa della nebbia, dal campo la situazione non era migliore, anzi. Da centrocampo non riuscivi a distinguere la porta avversaria. Abbiamo anche rischiato di infortunarci, perché facevamo fatica a vedere i compagni e il pallone ti piombava addosso all’improvviso. Sarebbe stato giusto terminare la partita prima dei supplementari, invece quel rigore regalato a pochi minuti dal novantesimo ha cambiato tutto. Alla fine del primo tempo avevo detto all’arbitro: non perdiamo tempo per ricominciare, che se arriva la nebbia poi qui non si vede più nulla». Eccola qui, l’importanza dell’esperienza. Coralli è quello che va a parlare con l’arbitro. Coralli è quello che spintona via Lora quando Filippo, appena espulso per un’entrataccia evitabile, perde il controllo e si dirige verso il direttore di gara protestando e rischiando di aggravare la sua situazione. Saranno stati pure solo gol di Coppa, realizzati peraltro contro una difesa non irreprensibile, ma oggi il “cobra” ritrovato si candida per un posto da titolare contro il Mantova, domenica alle 17.30 (nebbia permettendo…), assieme a Bizzotto, altro giocatore recuperato. Ieri pomeriggio chi è sceso in campo ha svolto una breve seduta defaticante. Gli unici a lavorare a parte sono stati Pascali, che però non avverte più dolore all’adduttore, e Litteri, che resterà “in osservazione” sino all’ultimo, dopo che l’ecografia a cui si è sottoposto ha evidenziato un’infiammazione al gluteo destro.
Ore 11.00 – (Gazzettino) A Cremona potrebbe toccare ancora a lei. «Mi farebbe piacere, anche questa settimana ho dato tutto come sempre, poi le scelte spettano al tecnico. La Cremonese è una buona squadra, ma noi siamo forti e ce la metteremo tutta per vincere». Condivide l’appartamento con Mazzocco e Anastasio. «Sono bravi ragazzi, mi aiutano anche con l’italiano. Sono contento di essere al Padova, mi trovo bene con tutti i compagni e la città è bellissima». Che differenza c’è tra il calcio svizzero e quello italiano? «In Italia è un pò più difficile e c’è più tattica, anche se mi sono adattato bene». Al termine dell’allenamento Parlato, De Poli, Zancopè, Lavezzini, Pontin, D’Ambrosio, Petrilli, Favalli, Anastasio e Bearzotti hanno partecipato all’aperitivo a base di castagne, patate americane e vino novello organizzato a Maserà dall’ortofrutta Scarabello e dai tifosi del club Maserà biancoscudata.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Ma prima di andare negli spogliatoi Parlato ha voluto provare anche un inedito 3-5-2, probabilmente nell’eventualità che ci sia bisogno a gara in corso di mettersi a specchio con il sistema adottato dalla Cremonese e tanto caro all’ex tecnico biancoscudato Pea. In questo caso trio di difesa con Fabiano, Diniz (centrale) e Niccolini; Dionisi e Favalli sulle corsie laterali e in mezzo Ilari, Bucolo e Corti; in attacco Neto Pereira e Altinier. Da registrare che Giandonato è rientrato anzitempo negli spogliatoi per un indurimento al flessore della gamba destra e al termine della seduta ha effettuato terapie. Dopo l’esordio da titolare con il Pordenone, per Ramadani si potrebbe prospettare l’immediato bis a Cremona alla luce dello schieramento provato ieri nel primo tempo. Nato e cresciuto in Svizzera, i suoi genitori sono kosovari e parla quattro lingue: francese, inglese, albanese e italiano. «Sono contento per il mio debutto per di più davanti ai nostri tifosi, ho dato il massimo per aiutare la squadra. Peccato non aver vinto, ma abbiamo fatto una bella partita. È mancato solo il gol, ma sono convinto che arriverà. La sostituzione nella ripresa? L’ho chiesta io, era la mia prima partita e non ne avevo più».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Parlato non scopre ancora le carte in vista della trasferta con la Cremonese in programma domenica. Nella partitella in famiglia il tecnico ha provato alcune soluzioni impartendo direttive e suggerimenti ai protagonisti. Nel primo tempo si è visto un Padova identico per modulo (4-3-1-2) e interpreti a quello schierato con il Pordenone, con l’unico avvicendamento rappresentato da Diniz (al rientro dopo la squalifica con i friulani) al posto di Fabiano. Per il resto squadra fotocopia a quella di domenica scorsa con difesa completata da Dionisi, Niccolini e Favalli, centrocampo formato da Ramadani, Bucolo e Corti, e Cunico trequartista a ridosso di Bearzotti e Neto Pereira. Nella ripresa invece biancoscudati con il 4-2-3-1, nel quale Fabiano ha preso il posto di Niccolini, in mezzo al campo è uscito Ramadani rimpiazzato da Petrilli che si è aggiunto nella linea a tre formata da Cunico e Bearzotti alle spalle di Neto Pereira, con successivi altri innesti di Ilari per Bearzotti e di Altinier per Cunico.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) E adesso, più forte il Padova o la Cremonese? «Secondo me il Padova. Non ho ancora visto giocare la squadra di Pea, ma mi hanno parlato di una formazione molto solida, che si difende bene, per poi contrattaccare. Hanno un buon organico, ma domenica voglio vincere e possiamo farcela». Cosa manca ancora a questo Padova per trovare la giusta continuità? «Siamo in ripresa ma dobbiamo migliorare dappertutto, anche a livello di finalizzazione. Con il Pordenone ci è mancato solo il gol. Io ho molta fiducia in questa squadra, la classifica che abbiamo adesso è un po’ bugiarda, anche se è molto corta. Possiamo fare sicuramente di più».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Passione per il calcio e per la maglia grigiorossa, che Favalli ha vissuto a tutto tondo. «Ho fatto tantissime volte il raccattapalle, anche se non ho ricordi di partite contro il Padova. Però, quando cercavano un raccattapalle, nelle giovanili, ero sempre il primo ad alzare la mano, mi piaceva molto stare a bordocampo. Altrimenti andavo a tifare in curva, dove spesso mi portava mio zio». Dall’esordio in prima squadra al passaggio al Parma, con conseguente peregrinare in prestito (come da costante nella gestione Ghirardi-Leonardi) fino al patatrac della scorsa estate. «Dopo il fallimento del Parma, essendo in comproprietà tra ducali e Cremonese, sono rimasto svincolato. Quindi non ho trovato l’accordo per rimanere a Cremona, la società ha cambiato tanto e per la prima volta nella mia carriera mi sono slegato definitivamente dal club di casa. Ero dispiaciuto, ma appena è saltata fuori l’opportunità di venire a Padova l’ho colta al volo e sono contento della scelta che ho fatto».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «Quand’è uscito il calendario e ho visto la data, ho pensato che fosse stato fatto proprio a puntino», confessa il terzino mancino. «Giocherò per la prima volta con la squadra che mi ha lanciato. Sono partito da Pulcino e sono arrivato in prima squadra. Per questo sarà sicuramente una partita particolare. Visto le tante persone che verranno a vedermi, tra amici e parenti ci sarà praticamente tutto il mio paese, posso dire che giocherò quasi in casa». Ed è proprio in occasioni come queste che emergono i ricordi più profondi, di quando Alessandro Favalli era un bambino e pensava solo a divertirsi. O quasi…«I primi calci ad un pallone li ho dati alla scuola calcio del mio paese, la polisportiva San Giovanni. Andavo con mio fratello più grande, ma dopo i primi tre allenamenti ho smesso perché non mi piaceva. Sono stato fermo un anno, ho ricominciato a 5 anni e poi mi hanno chiamato per fare un provino alla Cremonese. Sono entrato nei Pulcini e ho fatto tutta la trafila. Il salto dalla Berretti alla prima squadra, il fatto che puntassero su di me, mi ha fatto capire che potevo farcela e trasformare questa passione in lavoro».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Non si tratta di un “ex” qualsiasi. Né di uno dei tanti giocatori che, dopo aver fatto carriera, ritorna nella città natale indossando dei colori diversi. Questa è proprio una storia da figliol prodigo. Quelle storie in cui non è esagerato dire che per un paio d’ore di una domenica pomeriggio d’autunno il cuore batterà più forte e bisognerà essere ancora più concentrati per non farsi fregare dalle emozioni. Alessandro Favalli dopodomani tornerà per la prima volta da avversario allo stadio “Zini” e per la prima volta giocherà contro la squadra del suo cuore. Lui, nativo di Solarolo Rainerio, ad una trentina di chilometri da Cremona, cresciuto nel vivaio grigiorosso e grande tifoso della Cremonese. Come se non fosse tutto abbastanza speciale, domenica festeggerà anche i 23 anni.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Sul campo, invece, la squadra aveva in precedenza lavorato a lungo sulle esercitazioni tattiche decise dall’allenatore. Il quale, studiando il modo di affrontare il 3-5-2, marchio di fabbrica di Fulvio Pea, ha dimostrato di avere ancora diverse opzioni da vagliare. Prima, infatti, si è visto il modulo a due punte schierato domenica scorsa contro il Pordenone, poi il 4-2-3-1, schieramento prediletto dal tecnico partenopeo ma accantonato nelle ultime settimane. Infine, a sorpresa, Parlato ha provato anche il 3-5-2, speculare a quello che sarà il modulo della Cremonese: un’opzione che potrebbe tornare utile nel caso in cui la formula iniziale non dovesse produrre risultati concreti. Verso la conclusione della seduta pomeridiana, però, Manuel Giandonato si è fermato dopo aver sentito un leggero fastidio al flessore della coscia destra: le sue condizioni saranno valutate nelle prossime ore, ma a due giorni dal match non è detto, a questo punto, che il regista possa essere disponibile.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Obiettivo: riconquistare lo spirito di squadra. Se il male del Padova è psicologico, la strategìa di Carmine Parlato è chiara. La sua squadra non deve tanto ritrovare lo smalto tecnico delle prime uscite, quanto ricompattarsi e ritrovarsi dal punto di vista della coesione. È per questo che, alla vigilia del match di Cremona, così come avvenuto domenica scorsa prima della sfida con il Pordenone, il Padova partirà domani pomeriggio dal Veneto (dopo la rifinitura programmata per le 10), per andare in ritiro sin dalla sera pecedente la gara dello “Zini”. Un motivo ulteriore per cementare lo spirito di gruppo, ma dettato anche dall’anticipo del match alle 14.30, che avrebbe lasciato poco tempo per il riposo, nel caso di una partenza la domenica mattina. In ogni caso, sempre in nome dello spirito di squadra, ieri sera dopo l’allenamento alcuni giocatori si sono recati a Maserà per un “terzo tempo” diverso dal solito: il Padova, insieme allo staff tecnico e al diesse De Poli, ha partecipato ad una castagnata, il classico ritrovo nei giorni di San Martino, organizzata dal club “Maserà Biancoscudata” proprio nel centro del paese, con Nicola Petrilli che si è cimentato anche nel lancio delle caldarroste sul fuoco (per dovere di cronaca, con risultati alquanto discutibili).
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Dal Padova al Cittadella, che non ha bisogno di correttivi sul mercato. Tanto più che chi gioca poco, come Giulio Bizzotto, è stato fra i protagonisti della vittoria di Coppa Italia contro il SudTirol. Il gol è stato un premio meritato che lo aiuterà a superare il momento difficile: «Sono felice di aver segnato e di aver giocato — spiega l’attaccante granata — ero concentrato e sicuro di poter dire la mia. Avevo voglia di fare qualcosa di importante, potevo dare di più, ma non avendo giocato molto ultimamente, posso dire che è stata giusta la mia sostituzione. Chiaro che la condizione la puoi trovare soltanto giocando. In campionato le cose vanno bene ed è normale confermare chi sta giocando, fa parte del gioco e bisogna accettarlo». La squadra va che è un piacere, l’unica zona d’ombra rimangono gli infortuni. Se quello di Manuel Pascali non preoccupa e l’ex Kilmarnock dovrebbe essere regolarmente a disposizione di Venturato per domenica contro il Mantova, molti più dubbi circondano invece l’impiego di Gianluca Litteri dopo che l’ecografia a cui si è sottoposto ha evidenziato un’infiammazione al gluteo destro.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Altro giro, altra corsa, menù settimanale in aggiornamento. Cremonese-Padova, Cittadella-Mantova, punti preziosi in palio e tanta voglia di raggiungere i rispettivi obiettivi. Alla Guizza si lavora sodo, con qualche interessante pillola di giornata. A cominciare dal mercato. Che ancora non si muove, ma che lo farà presto, perché i primi rumours indicano come quasi certo il ritorno di Armando Anastasio a Napoli nella prossima sessione invernale. Non ha convinto l’esterno campano, troppo offensivo per le idee di Carmine Parlato e mai del tutto inserito negli schemi biancoscudati. Il Napoli ha già fatto sapere che intende risolvere la situazione, visto che Anastasio aveva scelto Padova per giocare e, di fatto, questo non sta avvenendo. Arriverà anche un attaccante se Salvatore Amirante non darà garanzie assolute. Il primo nome sul taccuino l’estate scorsa era quello di Giuseppe Gambino, poi finito al Monopoli. Difficile si possa riaprire la pista, ma le vie del calciomercato sono — praticamente — infinite. Una volta restituito Anastasio al Napoli servirà un vice-Favalli e la società si guarda attorno. Franco Gorzelewski, nel frattempo, sta risolvendo i suoi guai burocratici. Il suo tesseramento non è stato accettato perché la documentazione necessaria è risultata incompleta e il giocatore ha fatto ricorso alla Fifa. Nei prossimi giorni arriverà il verdetto definitivo e mal che vada si procederà al tesseramento a gennaio.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 21, Pavia 20, Reggiana 19, Bassano 18, Alessandria 17, Cremonese 16, FeralpiSalò, Pordenone e SudTirol 15, Cuneo, Giana Erminio, Lumezzane e Padova 13, Mantova 11, Pro Piacenza 10, Renate 8, AlbinoLeffe 7, Pro Patria 0.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della decima giornata: Giana Erminio-SudTirol 1-2 (Bertoni (St) al 7′ pt, Tait (St) al 2′ st, Augello (Gi) al 5′ st), Lumezzane-Cittadella 1-1 (Iori (Ci) su rigore al 42′ pt, Sarao (Lu) al 35′ st), Alessandria-Pro Patria 1-0 (Bocalon (Al) al 41′ pt), Renate-Pavia 0-0, Bassano-Mantova 0-1 (Gonzi (Mn) al 25′ st), Padova-Pordenone 0-0, Pro Piacenza-Cremonese 0-1 (Maiorino (Cr) al 24′ st), AlbinoLeffe-FeralpiSalò 1-5 (Marrachi (Fs) al 30′ pt e al 32′ pt, Bracaletti (Fs) al 43′ pt, Checcucci (Al) al 14′ st, Romero (Fs) al 46′ st, Greco (Fs) al 49′ st), Reggiana-Cuneo 0-1 (Ruggiero (Cn) al 35′ pt).
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E’ successo, 12 novembre: allenamento pomeridiano per i Biancoscudati, provati vari moduli. Giandonato si ferma nel finale per un indurimento al flessore.