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Ore 22.00 – (Il Piccolo) La nebbia avvolge il futuro societario dell’Unione Triestina 2012, ma ieri sera a Sacile una fitta coltre bianca è scesa anche sulla squadra, costringendo l’arbitro Amadio di Ascoli Piceno a rinviare Sacilese-Triestina. Il fischietto ha provato ad attendere un po’, ma dopo un paio di sopralluoghi con i capitani delle due squadre, ha dovuto constatare la scarsa visibilità e di conseguenza l’impossibilità di giocare. A quel punto, Proia e compagni hanno ripiegato su un allenamento. La Triestina era arrivata a Sacile con molti juniores in panchina, mentre rispetto all’undici sceso in campo contro l’Union Ripa, la formazione prevedeva solo due novità: Catalano al posto di Migliorini squalificato, e Giordani al posto di Santoni. Le due società si sono già accordate per il recupero: si giocherà mercoledì 25 novembre alle ore 15. Sacilese-Triestina non è comunque l’unica vittima della nebbia di ieri. Anche Giorgione-Montebelluna e Liventina-Tamai, che si sarebbero dovute giocare nel tardo pomeriggio, sono state rinviate. Si è giocato invece in serata l’atteso derby invece tra Venezia e Mestre in uno stadio Penzo gremitissimo. Alla fine l’ha spuntata il Venezia per 1-0 grazie alla rete di Carbonaro, realizzata al 41’ del primo tempo. Il Venezia resta così in vetta a braccetto con il Campodarsergo, che nello scontro tra le matricole terribili contro il Calvi Noale si era imposto nel primo pomeriggio per 1-0 (rete di Tanasa). Oltre alla sconfitta interna dell’Ufm contro il Belluno, nelle altre partite a rendersi protagonista di un colpaccio era stato il Fontanafredda, capace di andare a vincere per 2-1 sul campo della Luparense San Paolo. Tra le pericolanti tre punti preziosi per il Dro, che ha battuto 1-0 l’Union Ripa. Pareggi per 1-1 invece in Abano-Levico e Virtus Vecomp-Este. Sacilese: Andreatta, Di Luca, Canzian, Dal Compare, Bello, Rigutto, Pederiva, Stiso, De Martin, Villanova, Guizzo. A disp. Franco, Peressini, Moretti, Padovani, Corrado, Craviari, Grion, Cassin, Possamai. All. Siletti Triestina: Di Piero, Crosato, Battaglini, Spadari, Di Dionisio, Andjelkovic, Proia, Catalano, Giordani, Baggio, Miani. A disp.: Cernecca, Morelli, Del Bello, Santoni, Farosich, Riovtar, Pontrelli.
Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Soddisfazione, ma anche qualche sofferenza di troppo: ecco cosa si percepisce dalle parole del mister bellunese Roberto Vecchiato. «Adesso che è finita va bene così, ma avremmo dovuto chiuderla prima con un altro gol, abbiamo avuto tre-quattro occasioni nitide per farlo e visto che già più volte ci è capitato di buttare alle ortiche delle potenziali vittorie a un certo punto ho temuto che potessimo ricascarci. Si impara anche a soffrire, però non posso lamentarmi di nulla dei ragazzi, un plauso a tutti». È il terzo successo consecutivo per un Belluno in netta crescita: «Stiamo migliorando, il nostro inizio di campionato è stato caratterizzato da troppi pareggi, ma erano vittorie sfumate per demeriti nostri. Questo è uno dei nostri grossi rammarici, ma da qualche tempo a questa parte ho visto la squadra più propositiva e in queste ultime tre gare sta andando meglio». Corbanese si è accomodato ancora in panchina, ma è pronto se serve: «Sta recuperando pian piano e se non serve non lo faccio entrare. Acampora? Sapevo che per lui era una partita importante, ha disputato un’ottima gara». Determinante Mosca a salvare due situazioni potenzialmente pericolose: «Si, era sul secondo palo, è stato bravo. E come se avesse fatto due gol anche se ne ha sbagliato uno che avrebbe potuto chiudere la gara…». E sentiamo proprio Stefano Mosca in merito ai due salvataggi: «Sono stati determinanti, ma sono stati anche gli unici due pericoli che abbiamo subito in tutta la partita. Dobbiamo stare sempre attenti, oggi siamo stati bravi ad annullare gli avversari per gran parte dei novanta minuti di gioco. Davanti invece avremmo dovuto chiudere prima la gara, abbiamo avuto diverse occasioni sia nel primo che nel secondo tempo. Non lo abbiamo fatto, peccato, ma l’importante oggi era prima di tutto conquistare i tre punti».
Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Non c’è due senza tre. Dopo gli ultimi successi su Dro e Sacilese tocca al Monfalcone completare il tris di vittorie consecutive per la formazione gialloblu bellunese, salita al quinto gradino della classifica dopo quasi un terzo di campionato. Chi si aspettava gioco spumeggiante è rimasto in parte deluso. Non c’è dubbio sulla legittimità dei tre punti conquistati dal Belluno, ma l’abbonamento alla sofferenza non è ancora scaduto e per ben due volte a mantenere i tre punti nel forziere ci ha pensato Mosca, al posto giusto nel momento giusto. Il match è stato comunque intenso e già dopo 8’ i tifosi di marca bellunese sono pronti ad esultare quando, sul corner di Duravia, la difesa locale cincischia e nel flipper la sfera arriva a Marta Bettina, che appostato sul vertice dell’area piccola scarica a botta sicura in porta trovando la deviazione di testa di Zanon ad alzare sopra la traversa. Calcagnotto stende Godeas ai 25 metri e la conseguente punizione di Villanovich mette in movimento sul lato corto destro dell’area Bezzo, ma al momento di crossare Acampora capisce tutto e sbroglia. Poco dopo il piazzato di Mosca si infrange sulla barriera di casa e al 20’ altra punizione di Villanovich dalla trequarti sinistra, sponda in area di Miraglia per l’incornata di Godeas che buca Brino ma da posizione irregolare, con conseguente gol annullato. Colin nulla può al 29’ quando Djukic perde malamente palla nella propria metà campo, ne approfitta Duravia il quale ha tutto il tempo di controllare, prendere la mira e sparare un siluro terra-aria che si spegne in fondo alla rete. Il Monfalcone accusa il colpo e non reagisce, anzi subisce il Belluno che però preferisce controllare anziché affondare e così rischia al 40’, quando Bezzo avanza palla al piede fino al limite dei 16 metri, poi si accentra ma calcia a lato del palo di Brino. Brividi al 45’ per la difesa bellunese: sul traversone di Miraglia si scontrano Franchetto e Brino, con Godeas che piazza un’inzuccata destinata in rete se non fosse per il salvataggio sulla riga di Mosca. Ad inizio ripresa, fuori Villanovich e Zanon sostituiti da Zetto e Bertoni per i locali con arretramento al centro della difesa di Djukic per contrastare un centrocampo finora in mano al Belluno. Il cross di Mosca al 3’ mette in difficoltà Colin, costretto in due tempi ad abbrancare la sfera poi un lampo locale con il destro a giro di Bezzo ribattuto di pugno da Brino. Acampora cerca il gol dell’ex al 16’ ma, dopo aver messo a sedere Pratolino, serve in miglior posizione il neo entrato Farinazzo sul cui tiro s’immola Djukic. Insistono gli ospiti, Miniati al volo non inquadra lo specchio e subito dopo mister Vecchiato toglie Masoch per far posto a Sommacal, esterno basso a destra, avanzando Pescosta sulla linea mediana. Brino anticipa l’accorrente Bertoni, poi al 38’ sul traversone di Sommacal arriva con i tempi giusti Mosca per la conclusione al volo ma la mira non è quella voluta. L’esterno bellunese è però ancora determinante al minuto 42 quando usa la capoccia per deviare in angolo lo stacco di testa di Miraglia sull’unico spunto degno di nota di Godeas. Duravia vorrebbe il bis, ma la sua punizione da una ventina di metri manca il bersaglio grosso per poco. Finisce con la vittoria meritata del Belluno e con l’ovazione della tifoseria all’ex di turno Totò Acampora.
Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) E’ capitato a tutte le squadre di vertice del girone A di Lega Pro, tranne il Pavia, di incappare nello scivolone imprevisto. A cominciare dalla capolista Cittadella, che ha pagato dazio all’Albinoleffe (reduce da sei sconfitte e una vittoria con la cenerentola Pro Patria). Per proseguire con l’Alessandria, caduta a Lumezzane (che veniva da tre sconfitte) e la Reggiana, che proprio lunedì nel posticipo ha conosciuto la prima sconfitta in casa contro il Cuneo. Ed è successo, infine, anche al Bassano, che nell’ultimo turno è stato battuto in casa da un Mantova in grave crisi. Quel Bassano a lungo primo ma che sabato arriverà a Pavia dopo un doppia sconfitta, prima ancora del Mantova il secco 3-0 rifilato dal Pordenone. Una duplice battuta d’arresto che sembra avere un po’ incrinato la fiducia dei veneti di ripetere la brillante stagione dello scorso anno, quando la squadra rivelazione, allora allenata da Asta, si è vista soffiare la promozione in B: prima dall’imprevista riduzione a soli 3 punti della penalizzazione del Novara, e poi in finale play off da un Como resuscitato dopo essere raggiunto gli spareggi per il rotto della cuffia. Già prima delle due battute d’arresto consecutive, però, il Bassano aveva dato segni di rallentamento. Dopo i 13 puntoi nelle prime cinque giornate, la squadra di Stefano Sottili aveva strappato nel finale (in 9 contro 11) un insperato pareggio a Gorgonzola con la Giana. E poi dopo aver pareggiato 0-0 con l’Alessandria aveva stentato a superare la Pro Patria, tuttora a zero punti. Una involuzione, quella del Bassano, dopo una brillante partenza. Persa la guida di Antonino Asta, che in estate è stato ingaggiato dal Lecce (esperienza purtroppo durata poco, il tecnico è stato ben presto esonerato), il Bassano è ora allenato da Stefano Sottili – tra i papabili questa estate per la panchina del Pavia – che ne ha confermato il modulo, il 4-2-3-1. La squadra è grosso modo quella dello scorso anno. In attacco i cambiamenti maggiori. Ha perso un elemento di peso come Nolè, passato alla Reggiana, e gli esterni Furlan (ora alla Ternana) e l’ex azzurro Cattaneo, che si è trasferito al Pordenone. Al loro posto l’esperto Germinale come centravanti alternativo all’ex Pavia Pietribiasi, e come trequartisti Candido, che arriva da un’ottima stagione alla Pro Patria, Misuraca (ex Vicenza in B e l’anno scorso a Pisa) e quindi Falzerano, che Sottili aveva l’anno scorso alla Pistoiese. Falzerano quattro anni fa sarebbe dovuto arrivare al Pavia, quando la trattativa per Falco sembra essersi arenata. Poi non se ne fece più nulla e invece quella per il talento del Lecce si sbloccò. In difesa invece se n’è andato l’esperto centrale difensivo Priola ed è arrivato il giovane Barison dall’Ascoli. A proposito di giovani, il Bassano del patron Stefano Rosso, figlio di Renzo titolare della Diesel, ha un’età media abbastanza bassa. L’elemento più talentuoso resta il capitano Simone Iocolano, che per ora è assieme a Germinale il miglior realizzatore giallorosso con tre centri. Il Bassano ha due punti in meno del Pavia, ha segnato sei reti in meno e ne ha incassate lo stesso numero (8), metà delle quali nelle ultime due gare.
Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Reggiana al lavoro nel pomeriggio di ieri per preparare la sfida di sabato delle 14.30 allo Speroni di Busto Arsizio contro la Pro Patria. Il tecnico Alberto Colombo per il momento non ha ancora provato particolari schemi di gioco e sta utilizzando questi giorni per favorire il ritorno in gruppo dell’attaccante Angelo Raffaele Nolè, tenendo le carte coperte. In previsione della prossima gara di campionato l’unico dubbio resta quello della settimana scorsa sulla linea difensiva, cioè se continuare con Paolo Frascatore come centrale di sinistra o se dare fiducia all’ex, di ruolo, De Biasi. Tutto questo dando per scontato il ritorno di Andrea Parola perché l’esperto pisano soffre per un dolore al costato rimediato in uno scontro lunedì sera e sta lavorando a parte. Per Yuri Meleleo e Dejan Danza continua il lavoro in palestra aspettando Minel Sabotic che dovrebbe iniziare la riabilitazione dalla prossima settimana.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Alessandro Spanò è pronto per tornare allo stadio Speroni di Busto Arsizio da avversario, dopo essere cresciuto calcisticamente con la maglia della Pro Patria. Per lui e per tanti altri della truppa granata quella di sabato sarà una giornata particolare. Il centrale con il Cuneo ha commesso un errore pesante, ma il bilancio della sua stagione fino ad ora è ampiamente positivo. Torniamo sulla partita di lunedì. Il suo errore a centrocampo ha innescato il contropiede del vantaggio avversario… «C’è poco da dire, ho commesso un errore: ma si sa che i difensori non sono particolarmente ferrati nell’impostare il gioco, ma quando si trovano squadre che si chiudono dobbiamo provare a farlo anche noi. In futuro dovremo limitare anche questi pochi errori». Gol a parte, le sembra una difesa che ha risposto positivamente all’assenza di Sabotic? «Lui è importante e la sua assenza pesa, anche se Frascatore ha fatto un ottimo lavoro. La solidità di una squadra non si basa sulla presenza o meno di un giocatore e il fatto di aver concesso poco la dice lunga sulla nostra forza di gruppo». Si aspettava De Biasi al suo fianco? «Lo conosco bene dai tempi di Busto ed ho massima fiducia in lui ma c’è grande competizione fra noi ed il tecnico ha fatto questa scelta. Comunque lui è sempre a disposizione e troverà i suoi spazi». Sabato, ad esempio, con la Pro Patria potrebbe avere stimoli particolare essendo un ex? «Non solo lui, gli stimoli non mancano per nessuno di quelli che, come me, sono passati di là ma più che altro c’è voglia in tutti di ritornare alla vittoria perché non abbiamo mandato giù questa sconfitta col Cuneo, anche se ormai è acqua passata». Avendo fatto la trafila a Busto sentirà la partita in modo particolare? «Ho un buon ricordo perché lì sono cresciuto. Ma adesso vesto granata e voglio vincere con questa maglia». Si aspetta un clima ostile dei tifosi bustocchi verso voi ex? E’ stato addirittura anticipato il fischio d’inizio per disputare l’incontro con la luce diurna… «Sono scelte dell’autorità che non commento perché io ed i miei compagni abbiamo sempre dato il massimo fino all’ultima partita quando eravamo lì e non ci si può imputare nulla. Speriamo che chi viene allo stadio veda una bella partita, senza pensare al passato». Come si vince a Busto? «In qualsiasi modo avvenga va sempre bene anche perché lunedì è mancato solo il risultato ma per restare davanti servono i tre punti. Fondiamo la nostra filosofia sul bel gioco ma adesso è più importante la vittoria». Preoccupa il fatto che prima o poi anche la Pro Patria si dovrà sbloccare? «Rimandiamo la legge dei grandi numeri alla settimana successiva!». Le dispiace vedere la sua ex squadra in questa situazione di classifica? «Ho la testa a Reggio e penso ai nostri risultati». Tornando a lei, la scorsa settimana è stato fermo alcuni giorni per un dolore al ginocchio: come va? «Era una piccola infiammazione, trattata bene da subito, tanto che adesso è tutto rientrato. Purtroppo in tutti gli spogliatoi ci sono problemi durante la stagione ma esistono bravi fisioterapisti proprio per questo». Come fa a spadroneggiare sulle palle alte vista la sua statura? «Oltre allo stacco è questione di tempismo che credo di avere». Nel suo futuro cosa vede? «Mi auguro di essere ancora qua, festeggiando a fine anno il salto di categoria».
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La sconfitta casalinga con il Cuneo è stata una battuta d’arresto inaspettata. Ma di certo non toglie nulla al valore del campionato che i granata stanno facendo e che è testimoniato in modo eloquente dalle statistiche del girone A della Lega Pro. La Reggiana, terza a 19 punti, a soli due lunghezze dalla capolista Cittadella e una dal Pavia, vanta alcuni record. Perilli, rimasto imbattuto per 650 minuti di fila, ha subito soltanto 3 gol. Un numero molto ridotto, se si pensa che le altre difese meno battute sono Alessandria, Pavia, Pordenone, Cremonese e Bassano con 8 reti al passivo. Grazie alla retroguardia di ferro la squadra di Colombo gode anche della miglior differenza reti di tutto il girone, +11, seguita dal Pavia a 10. La capolista Cittadella è a 6. I granata inoltre con Cittadella e Pordenone sono gli unici ad aver subito una sola sconfitta in 10 gare. Per quanto riguarda le reti fatte i granata si sono un po’ inceppati e da due turni sono a secco. L’attacco più prolifico è il Pavia, 18 gol: seguono Ferralpisalò (17), Cittadella (15), e poi Reggiana e Alessandria (14). La Reggiana brilla anche per punti racimolati fuori casa, che sono 11, contro 8 in casa. Solo il Feralpisalò, che ha una partita all’attivo in più lontano dal proprio stadio, ha fatto meglio, raccogliendo 14 punti. Al Città del Tricolore il ruolino di marcia della Regia non è esaltante: 8 punti in 5 gare, soltanto 8 squadre hanno fatto peggio. In vetta c’è il Cittadella, che si è preso 13 punti sui 15 disponibili tra le mura amiche. La squadra di Reggio è comunque una delle più vincenti in assoluto: per 5 volte ha preso tutta la posta in palio, come Bassano e Alessandria. Meglio hanno fatto soltanto Pavia e Cittadella, che sono uscite vittoriose dal campo per 6 volte su 10. Il Città del Tricolore continua a detenere un record di cui tutto l’ambiente è particolarmente fiero. E’ lo stadio con più pubblico del girone A: dopo 5 partite il totale di spettatori è arrivato a 22.639, con una media di 4.528 a match. Segue il Padova con 20.662 spettatori e una media di 4.132. A proposito di statistiche c’è una squadra che si piazza ultima in ogni classifica ed è la Pro Patria. I bustocchi hanno perso tutto le gare e hanno una differenza reti di -22.
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Al Centrale Te la doppia seduta di allenamento scivola via svelta e silente come i dirigenti biancorossi. Costretti al “diktat” anche gli altri dipendenti diventa improbo o quasi conoscere la reale situazione del capitano biancorosso Tano Caridi, da sabato alle prese con una contusione che è emersa nella gravità già annunciata ieri. Alle 18 l’addetto stampa Paolo Pecoraro rompe il silenzio col seguente comunicato: «Domani ore 11 per l’allenamento tutti a disposizione del mister (anche Ruopolo, che ieri in seguito alla terapia per il ginocchio non si è allenato, e probabilmente anche Momentè, ndr) tranne il Capitano. Riscontrata lesione bicipite femorale sinistro, recupero completo previsto entro 40/45 giorni». L’anno 2015 andrà a chiudersi senza che Caridi torni completamente a disposizione e c’è solo da sperare che la lesione (a questo punto di natura tendinea) venga curata senza lasciarsi tentare da eventuali forzature. Il doppio allenamento di ieri ha visto Javorcic provare numerose partitelle nella seduta pomeridiana, alla quale hanno preso parte alcuni ragazzi della Berretti.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova tornerà al Tombolato cinque anni e mezzo dopo quel terrificante Cittadella-Mantova 6-0. Rileggendo le cronache si capisce che per il mondo quelli erano i giorni della Liberazione 2010, ma per il Mantova di B e i suoi tifosi l’incubo fallimento stava iniziando. Squadra in crisi di risultati, poi stuprata della sua dignità da troppi dei suoi, sul baratro della crisi economica per l’impossibilità del presidente Fabrizio Lori di saldare i debiti con i giocatori, dopo che anche il 31 marzo il numero uno biancorosso aveva dovuto ammettere la mancata onorabilità degli impegni. Già si parlava di messa in mora del club e quel venerdì 23 aprile 2010, vigilia del match nella sede della rifinitura atletica, l’atmosfera al Martelli è surreale: la squadra ha già incontrato senza buone nuove il presidente, Locatelli gli si fa incontro e per un attimo pare che tra i due possa esserci un breve colloquio, ma è un attimo: non un cenno nè una parola. La crisi è senza ritorno e Mattia Notari a fine seduta, a nome della squadra, assicura che «Nonostante tutto onoreremo la maglia». Anche se… Qualche giocatore inquisito (Carlo Gervasoni, di recente nelle vesti di soubrette televisiva con l’interpretazione delle sue Memorie di protagonista del Calcioscommesse) ha già venduto il vendibile, anche Empoli-Mantova (4-0) e Brescia-Mantova (1-0) sono accomodate e a nulla vale il proclama ai giornali dell’attaccante Pellicori: «Segnerò per la curva». Stando ai giudici il solo segno di vita di quel signore fu la partecipazione alla combine, con Fissore e del succitato Gervasoni. Al “Tombolato” il Mantova incassa il peggior ko della storia (inferiore solo al 7-1 di Roma-Mantova stagione 1962/1963, serie A), un 6-0 che ancora gronda lacrime degli sventurati tifosi capaci di seguire una squadra viva solo all’anagrafe. In quei giorni il Mantova è in B, ma ci resta solo per pochissimo tempo perché il martedì successivo Lori pone in vendita la società, poi fallita. È il 27 aprile 2010, altro che la festa della Liberazione…
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Il grande ex della sfida di domenica non era, fortuna sua, presente quel 24 aprile di cinque anni fa quando i padovani tritarono l’ombra di un Mantova segnato da crisi di punti, di soldi e di onore. Nicola Donazzan ha vissuto in due periodi distinti ben quattro stagioni con la maglia biancorossa, e a suo onesto dire sono stati gli anni più belli della sua carriera: «Nel primo periodo arrivai dall’Inter nel 2004 – sottolinea il trentenne esterno sinistro di Bassano – e vissi tutta la favola della conquista della serie B e della scalata alla serie A sottratta come sappiamo tutti. Rimasi anche l’anno dopo con mister Tesser e giocai qualche partita in più, ma sempre con poca continuità: 16 gare in tre campionati non sono tante per dimostrare il proprio valore, fu per quello che chiesi di cambiare aria e a Sassuolo riuscii a giocare 88 partite, conquistando ancora la serie B». La seconda parte dell’esperienza a Mantova Donazzan l’ha vissuta in una categoria che non aveva mai vissuto, la C2. Chissà se è anche per quello che il suo rendimento non fu positivo, come prima: «Arrivai appesantito da una esperienza in Romania non proprio esaltante, poi lì non si respirava la medesima aria di ottimismo che c’era ai tempi di Lori. Fu una stagione più che tormentata, per fortuna comunque alla fine riuscimmo a centrare l’obiettivo del salto di categoria». In seguito Nicola Donazzan è andato al Cittadella e dopo la stagione scorsa, conclusa con la retrocessione in Lega Pro, ha cominciato a trovare molto spazio con mister Roberto Venturato: «Oddio – scherza – ho sempre i piedi di prima, però evidentemente riesco a fornire un maggiore contributo alla squadra. Il nostro obiettivo è quello di arrivare subito in B, la società è solida e noi siamo un buon gruppo che lavora sodo. Col mister stiamo esprimendoci su buoni livelli, penso che la nostra posizione di capolista sia meritata. Per quanto abbiamo fatto vedere fino a questo momento abbiamo le doti per ritornare in B». I problemi maggiori per i padovani sono finora arrivati dalle squadre di bassa classifica: «Con le grandi – conferma Donazzan – facciamo risultato, come contro l’Alessandria e la Giana. Con chi è più giù, invece, soffriamo come con l’Albinoleffe o il Lumezzane, che domenica ci ha imposto il pari». Donazzan ritrova d’incanto la velocità dei tempi belli per smentire l’idea di considerare il Mantova squadra di bassa classifica: «Ci mancherebbe altro – sbotta – per struttura societaria, giocatori ingaggiati, blasone della piazza e per l’affetto verso i tanti amici che ho ancora lì escludo che il Mantova finirà nella metà di destra della classifica. Vedrete, il Mantova darà guai a tutte. Ci stiamo preparando bene, vi auguro di risalire alla grande. Ma non da domenica».
Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) C’è una nuova statistica lusinghiera a impreziosire l’inizio di stagione dei neroverdi. Dopo il ko casalingo della Reggiana col Cuneo, nel posticipo della decima giornata di Lega Pro il Pordenone è una delle 12 squadre professionistiche su 96 in Italia ad aver subìto sinora una sola sconfitta. Il rovescio al Mapei Stadium, infatti, ha posto fine all’imbattibilità dei granata, unico team prima di lunedì scorso nello Stivale a non avere mai perso. I ramarri di Tedino, dunque, acquisiscono ulteriore credito in vista di una sfida complicata come quella di domenica con la corazzata Alessandria. Nell’élite. Il concetto va ripetuto: quanti dopo la richiesta del ripescaggio si aspettavano una partenza del genere da parte del Pordenone? Ben pochi, forse nessuno. Eppure a novembre, dopo quasi un terzo del cammino, la squadra cittadina si ritrova protagonista di un primato, che per quanto non sia memorabile, fa ben capire la qualità del lavoro sinora svolto. Un solo rovescio in dieci giornate è una statistica che vantano solo altre undici compagini. In serie A, partendo dal top, sono cadute una volta soltanto l’Inter e il Napoli, rispettivamente capolista e terza forza del torneo. Quest’ultima è la formazione che vanta la miglior striscia positiva tra campionato e coppa (non perde dalla prima giornata a fine agosto). In B, le due battistrada, cioè la capolista Cagliari e la sua inseguitrice Crotone, hanno perso già due match. In Lega Pro c’è il “gruppone”. A fare compagnia al Pordenone, nel girone A, ci sono la capolista Cittadella e, da due giorni, la Reggiana. Nel B si notano le capolista Spal e Maceratese, oltre a Pisa e Siena. Quest’ultima vanta il record di pareggi in tutta la categoria, ben 7, uno in più del Pordenone – altro team “dedito” ai risultati pari. Nel girone C ad aver perso solo un match sono Casertana, Messina e Cosenza, cioè la prima, la seconda e la quarta in classifica. Spessore. Da tutto ciò si evince che che il Pordenone somiglia alle grandi: ha la solidità e la forza di chi sta davanti a tutti e mena le danze. Certo, con tanti pareggi non si sale in cima, e se ci fosse ancora la regola dei due punti per vittoria questo dato acquisirebbe ulteriore forza; ma c’è da dire che nessuno ha chiesto a questa squadra di vincere il campionato o di stazionare in zona play-off. Aver rimediato un solo ko è testimonianza di uno spessore tecnico in categoria che consente di avvicinarsi con fiducia al match con l’Alessandria. Domenica al Bottecchia è atteso un top team, con una forza economica notevole e un valore tecnico già da serie B. Ma anche avranno una bella gatta da pelare con questo Pordenone.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Una calorosa stretta di mano prima di condividere la tensione e la lunga attesa del loro primo derby da presidenti. Hanno rotto il ghiaccio così Joe Tacopina e Stefano Serena, incrociatisi nel cerchio di centrocampo del Penzo, avvolti in una nebbia che ad un certo punto sembrava proprio poter avere la meglio sulla voglia dei quasi 4.000 appassionati di godersi l’inedita stracittadina. Atterrato a Tessera nel primo pomeriggio con più di tre ore di ritardo, «Taco» ha subito ripreso il Venezia da dove l’aveva lasciato, coinvolgendo alla sua maniera stringendo mani, posando per decine di scatti con i tifosi, dando il cinque a bordo campo ai bambini, dispensando sorrisi e pollici su. Il tutto (dopo aver ricevuto un omaggio «a stelle e strisce» come la maglia numero 00 degli Islanders Venezia di football americano) sfidando l’umidità di Sant’Elena in «giacchetta» e cravatta, quasi a voler prendere di petto la nebbia che ce l’ha messa tutta per rovinargli la notturna. Dopo i convenevoli e qualche parola col dg arancioneroverde Scibilia, Serena ha invece scandito il conto alla rovescia assieme ai suoi dirigenti Benedetti e Martucci: «Credo si possa giocare, lo spero perché tutta questa gente non meriterebbe di tornare a casa a vuoto – le sue parole mentre lo speaker annunciava la pausa di riflessione dell’arbitro Gualtieri di Asti – Una bella cornice e con soddisfazione possiamo dire di aver contribuito anche noi. Un pronostico? Vinca il migliore, e non ho detto il più forte. Il Baracca? Senza polemica, noi il progetto l’avevamo già presentato, forse il sindaco Brugnaro non era stato informato». Alle 21.07 con abbondante ritardo il direttore di gara dà il via alla sfida che, in realtà, in quel momento è già iniziato da quasi un’ora a suon di botta e risposta tra le due curve. Dopo 7′ Tacopina scatta in piedi per il gol annullato a Barreto, la volta buona scocca al 42’con Carbonaro, dopodiché entrambi i presidente sbuffano e soffrono alla stesso modo. «Una serata incredibile, un pubblico eccezionale – la gioia al 90’di un Joe Tacopina esausto – che mi ha fatto sentire in serie A. Abbiamo vinto con merito, sofferto, ma contano i tre punti e il fatto che siamo sempre primi. Ora avanti così da questo derby come punto di partenza».
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Ha deciso un gol di Paolo Carbonaro una delle sfide più sentite della stagione del Venezia, che con questa vittoria interrompe la striscia di tre pareggi consecutivi e resta appaiato al Campodarsego in testa alla classifica del girone C a quota 31. Tre punti tanto sudati, con la grande tensione nell’attesa del fischio finale, quanto importanti, per il morale della squadra che ha festeggiato sotto una curva esaurita dopo tanto tempo, per gli oltre 3000 tifosi presenti oltre che per il tecnico Paolo Favaretto, che commenta entusiasta la prova dei suoi ragazzi. «Siamo alla nona vittoria, undici in quindici partite considerando anche la coppa Italia. Credo però che questa vittoria valga un po’ più delle altre, perché arriva in un derby e perché ci fa ritrovare autostima un periodo in cui le cose non giravano bene. Abbiamo cercato a lungo la vittoria non trovandola, ma oggi l’abbiamo meritata creando più occasioni di loro. Partite così si decidono negli episodi, e stasera siamo stati bravi a crearne più di loro». Negli occhi dei suoi giocatori una grande carica, frutto anche dell’aiuto del dg Giorgio Perinetti. «Questi tre punti li vogliamo dedicare al nostro direttore, oltre che ovviamente al presidente, che questa settimana ci ha caricato alla grande stimolandoci ed incoraggiandoci per guidarci alla vittoria. Sul profilo del gioco abbiamo fatto buone cose vista pressione che il Mestre ha portato, sfruttando le ripartenze e tenendo la palla a terra, creando cinque occasioni buone sfruttando al meglio quella di Carbonaro. Questa vittoria ci ridà stimolo e voglia per cercare di iniziare una nuova serie vincente, entusiasti del fatto che, in uno stadio pieno dopo tanto tempo, si sia respirata nuovamente la passione della cittá nei nostri confronti. L’anno scorso ho trovato una cornice decisamente peggiore, ma stasera ho visto nuovamente quell’energia che deve affiancare la nostra societá, accompagnandoci nel conseguimento dei risultati sportivi che questo pubblico, questa societá e questi meritano».
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia si aggiudica il primo derby con il Mestre al termine di una gara non eccezionale ma con una cornice di pubblico davvero esaltante: quasi quattromila gli sportivi che hanno raggiunto il Penzo per un turno infrasettimanale in notturna che è stato condizionato dalla nebbia. In programma alle 20.30 il match è invece iniziato dopo 37 minuti di attesa: l’arbitro astigiano Claudio Gualtieri ha infatto effettuato un primo sopralluogo all’ora prevista del via rinviando di 15 minuti. Quindi altro soprallugo, sempre sotto la curva nord occupata dalla tifoseria arancionera, con nuovo rinvio di 10 minuti. L’indecisione del direttore di gara è rconducibile all’eventualità di dover provvedere a una sospensione a gara in corso, magari con una delle due squadre in vantaggio: il timore legato all’ordine pubblico. Ma il consulto con gli assistenti e la voglia di giocare dei due team l’hanno evidentemente convinto a decretare l’avvio del match alle 21.07. Partita molto attesa quindi carica di aspettative da entrambe le parti con il Mestre pronto a partire a raffica per cercare di sfruttare l’effetto-sorpresa e segnare l’incontro, ma il Venezia non si fa sorprendere. La palla staziona tanto a centrocampo, arriva spesso anche a ridosso delle trequarti, ma non ci sono poi grandissime emozioni. I lagunari cercano al solito il bel gioco ma non sempre sono fortunati: pagano l’assenza di Fabiano dietro alle punte, sostituito più che bene da Serafini che non ha però eguali spunti. Scatenato Carbonaro che non si ferma per tutto il match e risulta una vera spina nel fianco della retrovia arancionera. Mestre meno aggressivo, un po’ macchinoso a centrocampo, non sufficientemente abile a creare qualcosa sulle fasce. Florian lotta con costanza ma tocca a Ferrari avere un paio di palle buone ma per l’attaccante non è serata: prestazione davvero senza mordente. Venezia in vantaggio su un ottimo lancio di Gualdi per una bella giocata di Carbonaro, complice il liscio di un impreciso Niero, e partita di fatto chiusa. Il Mestre cerca in ogni maniera di riprendere il match, mettendo grande incisività in una ripresa vissuta alla grande ma la scelta di Favaretto di arretrare le due punte quali esterni di centrocampo (di fatto un 4-5-1) rende ancor più problematiche le manovre arancionere. Nei batti e ribatti dell’ultima parte di gara c’è qualche emozione per gli ospiti che però non riescono a coronare l’aggancio. Il Venezia riprende così la sua corsa dopo tre pareggi consecutivi a spese di un Mestre in buona forma che ha tenuto egregiamente il campo.
Il primo derby va in archivio senza aver offerto spettacolo particolare ma avendo sconfitto la nebbia e con il merito di aver fatto ritrovare a quasi quattromila persone la voglia di seguire il calcio dal vivo: in curva o in tribuna, ma dentro uno stadio. La cronaca. 20″ Florian lanciato sulla fascia sinistra cerca di sorprendere in corsa Vicario che invece è appostato. 8’ annullato un gol a Barreto per un fuorigioco precedente. 11’ Carbonaro dalla destra impegna Cont Zanotti. 31’ Ferrari in area destra conclude su Vicario. 41’ Gualdi dalla trequarti per la testa di Carbonaro che spedisce sopra la traversa. 42’ Gualdi apre per Carbonaro che dalla destra affronta Cont Zanotti e lo infila per l’1-0. Ripresa. 9’ Carbonaro dal fondo di destra conclude su Cont Zanotti. 34’ punizione di Migliorini da fuori area che Carbonaro in barriera tocca con la mano: richiesta di rigore non concesso. 35’ Innocenti in corsa davanti a Cont Zanotti conclude male sbilanciato. 37’ Ferrari in area di destra spreca una buona palla. Finisce con le due squadre festeggiate sotto le rispettiva curve: entrambe “vincenti”. Il sapore del derby è ritrovato.
Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Veneziamestre. Punto. Giusto per chi parla ancora di derby tra Venezia e Mestre. E’ lo striscione che copre tutta la curva sud all’ingresso in campo delle due squadre dopo mezz’ora di rinvii, fischi e tensione per una sospensione che mai è sembrata così vicina come alla seconda «prova visibilità» dell’arbitro. «Non ha certo aiutato i giocatori sempre più tesi per una partita diversa dalle altre anche se io lo definirei pseudo-derby visto che noi siamo il VeneziaMestre», dice a metà gara il direttore sportivo lagunare Giorgio Perinetti. C’è il pubblico delle grandi occasioni al Penzo, i botteghini hanno staccato 3761 biglietti, bisogna tornare indietro di almeno tre anni per trovare gli stessi numeri. Un’altra serie, un’altra epoca. E che il Venezia sia made in Usa lo si capisce subito appena varcati i cancelli dello stadio dove accanto al tricolore c’è la bandiera americana. Tra cappotti e piumini Joe Tacopina sfoggia un abito scuro nonostante la nebbia e gli 8 gradi di Sant’Elena. Quelli sugli spalti sono molti di più per una sfida che, a vedere i nomi delle squadre, non si vedeva da 28 anni. La curva sud pulsa arancioneroverde: «vincere-vincere», anche perché il Campodarsego ha vinto nel pomeriggio e guida la classifica. «Per noi è stimolante, ci aiuta a mantenere la tensione e concentrazione — commenta Perinetti — i nostri tifosi me li ricordo bene, quella curva l’ho vista tante volte e ho sempre perso, a parte una con la Juve quando Marcello Lippi fece giocare Ferrara da punta…». In curva nord il verde non c’è, striscioni e bandiere arancionere, rullo di tamburi e cori per la squadra di Tiozzo che nella ripresa si getta avanti alla ricerca del pari. La nebbia che aveva spinto l’arbitro a rimandare l’inizio due volte, sale e spalanca la vista delle due curve prima nascoste dalla coltre bianca. E’ un misto di festa e tensione sugli spalti, perché a perdere non ci sta nessuno. Ci sono tanti ex, da Poggi a Seno, da Serena a De Franceschi. C’è l’assessore Paolo Romor e tanti mestrini che però di arancionero hanno poco, passati quasi trent’anni fa alla causa arancioneroverde. L’arbitro fischia dopo 5 minuti di recupero, vince sul campo il Venezia ma vince una città intera per una serata di festa, sorrisi, pacche sulle spalle. «Bello spettacolo, abbiamo sofferto, ma abbiamo vinto ed è quello che conta», dice il presidente veneziano Tacopina mascherando un filo di tensione. Ci si rivede a marzo. Questa volta allo stadio Baracca (forse).
Ore 17.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Orgoglioso di questa squadra e di questi tifosi. Insieme faremo tanta strada». Il presidente del Venezia Joe Tacopina è felice per la vittoria. Ha sofferto in tribuna, ma alla fine ha potuto esultare. «È stata una partita difficile, le due squadre si sono fronteggiate. I tre punti sono importantissimi. Il Mestre voleva vincere a tutti i costi, ma la nostra è una squadra forte, che lotta e gioca intensamente». E, in italiano, aggiunge: «Siamo una famiglia, questo è l’importate. Si sta insieme nei momenti duri e nei momenti belli». Felice anche mister Favaretto: “È una vittoria che ci dà stimolo per cercare un nuovo filotto, come all’inizio. Grazie al direttore Perinetti che in questa settimana ci ha messo nelle condizioni migliori per affrontare questa partita. Complimenti ai ragazzi nel cercare questa vittoria, che ci mancava da tre partite ed è arrivata in questa giornata speciale». I complimenti al Venezia, ma soprattutto ai suoi giocatori, arrivano da mister Luca Tiozzo. “I miei giocatori hanno reso speciale questo derby. Così come i tifosi sugli spalti che si sono rispettati. Anche le due squadre si sono rispettate. C’è un grande rammarico per quel gol subito, ma il Venezia è una grande squadra».
Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Dalla nebbia di Sant’Elena emerge il Venezia che si aggiudica il derby con il Mestre e riconquista la vetta della classifica, agganciando il Campodarsego. L’azione che decide il match è il pallonetto di Carbonaro sul finale del primo tempo. Il Venezia però non chiude e il Mestre cerca in tutti i modi di pareggiare i conti. Un bel derby, una festa per i 3700 tifosi sugli spalti per la stracittadina che ha rischiato seriamente il rinvio a causa della nebbia. Il Penzo è infatti avvolto dal tardo pomeriggio nella coltre bianca del caigo . Prima del fischio d’inizio l’arbitro si prende del tempo. Rimanda di un quarto d’ora, poi di altri dieci minuti tra i fischi delle due curve. Si parte con mezz’ora di ritardo. C’è Barreto in campo per gli arancioneroverdi, mentre gli «orange» ritrovano capitan Migliorini. Parte il Venezia in avanti, prova a giocare in profondità, mentre il Mestre sfrutta le ripartenze: al 4’ su cross di Serena si crea una pericolosa mischia in area. Il Venezia invece trova il gol all’ 8, ma il guardalinee alza la bandierina del fuorigioco: l’azione era scaturita da un lancio di Galli per Carbonaro che, innescando Barreto, lo pesca in off side. Il brasiliano insacca senza gioia. Al 13’ è il Mestre che si rende pericoloso con lo scambio tra Serena e Migliorini, tiro fuori misura. Nessuna delle due squadre riesce a sfondare veramente, gli arancioneroverdi provano con tiri da lontano (Galli) e con la punizione di Carbonaro dalla trequarti, al 20’: il suo tiro è respinto dalla barriera, mentre la sua ribattuta finisce alta. Il Venezia cerca le giocate di fino, ma non è aria. Arriva la mezz’ora ed è il Mestre a crearsi un’occasione con il diagonale basso di Ferrari, bloccato sul primo palo da Vicario. Sono gli aran cioneri a manovrare adesso, mentre il Venezia arretra. L’entrata di Carbonaro su Migliorini viene punita con il cartellino, mentre dall’ammonizione ai danni di Florian scaturisce la punizione battuta da Carbonaro. Dagli sviluppi dell’azione il gol: Gualdi pesca Carbonaro che si presenta davanti al portiere, battendolo con un pallonetto. Dopo il riposo, si riparte con il Mestre in avanti: punizione di Migliorini, ma Florian in area non aggancia. Poco dopo Tedesco serve un pallone al centro, che viene anticipato da Gualdi. Dall’altra parte il tiro cross di Carbonaro è insidioso e Cont deve intervenire in due tempi. Esce Barreto, positivo, ma calato alla distanza. Al 14’ il Venezia sfonda la fascia destra con Luciani, ma il suo cross attraversa tutta l’area a vuoto. Per il Mestre ci prova Migliorini, al 20’, con una gran botta dal limite. Mentre Carbonaro al 25’ vola in contropiede, fermato dalla difesa arancione. La squadra di casa insiste, vuole chiudere il match, ma il diagonale del solito Carbonaro al 28’ è debole. E poco dopo l’attaccante arancioneroverde liscia clamorosamente il pallone in area.Il Mestre cerca il pareggio con la punizione di Migliorini, ribattuta in area tra le proteste per un altro presunto mani. Ultimi brividi, Innocenti ruba in area ma il suo tiro dal fondo colpisce la rete esternamente. E’ un assalto a testa bassa degli arancioni, fino al fischio dell’arbitro. Dopo 28 anni, il derby si chiude così.
Ore 16.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.20 – Qui Guizza: colpi subiti in partitella da Diniz e Giandonato. Indurimento al flessore per quest’ultimo.
Ore 16.00 – Qui Guizza: inizia il secondo tempo della partitella in famiglia, cambiati gli interpreti ed il modulo.
Ore 15.40 – Qui Guizza: partitella in famiglia a tutto campo.
Ore 15.20 – Qui Guizza: assenti Amirante e Turea.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento, colloquio con mister Parlato in mezzo al campo.
Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) Nella nebbia che ha avvolto il Penzo, un lampo di Carbonaro regala al Venezia il primo derby stagionale contro il Mestre, e il primo dopo ventotto anni. Spettacolo doveva essere e spettacolo è stato, prima di tutto sugli spalti con oltre 3.700 spettatori, le due tifoserie protagoniste tra cori e colori in ambo le curve dello stadio di Sant’Elena, una tribuna centrale stracolma e per l’occasione perfino aperto il settore dei distinti. Una partita sentita e attesa, che non ha tradito le aspettative ed è stata anche più forte della nebbia. Doveva iniziare alle 20.30 ma l’arbitro si è preso 15’ per decidere cosa fare. Da indiscrezioni giunte dal campo, il direttore di gara era molto restio dal fischiare l’inizio. Poi un secondo sopralluogo ha portato al nuovo rinvio di 10’, quindi alle 21.01 l’annuncio ufficiale: si gioca, con le squadre schierate e il primo pallone calciato nel cerchio di centrocampo alle 21.08. Le prime due emozioni riguardano azioni confuse e in mischia nelle due aree. Al 2’ Serena chiede il rigore per una sospetta spinta alle spalle, e dopo 180 secondi Carbonaro sul fronte opposto fa altrettanto per un presunto fallo di mano della difesa mestrina. In tutti e due i casi il signor Gualtieri ha lascia correre. Due episodi che accendono la partita, che però poi scivola via nel dominio delle due difese, ermetiche e ordinate, puntuali nel chiudere ogni spazio agli attaccanti avversari. Ma un derby tutt’altro che soporifero. Le squadre si confrontano a viso aperto: il Venezia con manovre avvolgenti dalle fasce, il Mestre per vie centrali. Il primo tiro in porta è di marca arancionera, alla mezzora, con Ferrari che in diagonale impegna a terra Vicario. Il Venezia comunque c’è, ogni tanto allunga le falcate e si fa vedere dalle parti di Cont Zanotti. Al 40’ ci prova di testa Gualdi, ma all’acqua di rose, quindi due minuti più tardi lo stesso centrocampista lancia dalla trequarti Carbonaro. Un passaggio millimetrico come il pallonetto dell’ex bomber monzese che segna e incendia il Penzo. Si va negli spogliatoi con il Venezia in vantaggio 1-0. La ripresa inizia con lo spauracchio della nebbia, ma c’è ritmo e la partita si fa apprezzare. Dopo 10’ Favaretto richiama in panchina uno spento Barreto per fare posto a Innocenti e a qualche idea in più davanti. Tiozzo toglie invece Busetto per Bedin. Il Mestre preme un po’ di più ma non trova la porta di Vicario, mentre i padroni di casa restano guardinghi e pronti a colpire in contropiede. Continuano i cambi per inserire forze fresche in entrambi gli schieramenti, e dalla mezzora in poi la partita decolla. Carbonaro e Ferrari le provano tutte, al 34’ il Mestre reclama di nuovo in area per un pallone smorzato su punizione di Migliorini, ma al Penzo le emozioni proseguono, è partita vera fino alla fine. Gli ospiti tentano il tutto per tutto, in Curva Sud si accendono i fumogeni, e dopo tre pareggi consecutivi il Venezia torna al successo, ma al Mestre va concesso l’onore delle armi.
Ore 14.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sarà ancora un Vicenza con parecchie defezioni quello che sabato al Picchi affronterà il Livorno di Cristian Panucci. Pasquale Marino, un po’ per scelta e un po’ per costrizione, anche ieri al centro tecnico di Isola Vicentina ha velato le sue intenzioni sull’undici che scenderà in campo dal primo minuto contro i toscani. Il tecnico siciliano, oltre agli infortunati di lungo corso, ha dovuto fare a meno di Gagliardini e Vita che sono rimasti in palestra, di Galano che ha ricominciato da poco a correre dopo la distorsione alla caviglia e a Mantovani, Gentili e Pazienza che hanno lavorato a parte. Se al lungo elenco si aggiungono i giovani Sbrissa e Pinato in Under 20, si capisce come Marino ieri abbia fatto prima di tutto la conta dei presenti andando a rimandare ad oggi le prove tecniche e tattiche in vista della trasferta toscana in programma sabato. Le buone notizie arrivano da Raicevic, che anche ieri è andato a segno nel test in famiglia confermando il suo ottimo stato di forma, e da una condizione psico-fisica del gruppo biancorosso che dopo la vittoria sull’Ascoli sembra in netta ascesa. Un Vicenza che si avvicina al match contro il Livorno con gli ormai consueti problemi di formazione ma con la consapevolezza di aver i mezzi per mettere in difficoltà un Livorno che, sabato scorso, a Vercelli è uscito sconfitto dal Piola al termine di una gara giocata male. La formazione toscana, quinta con 20 punti, davanti ai propri tifosi sa farsi rispettare avendo ottenuto 13 punti in sei gare frutto di quattro vittorie, un pareggio ed una sola sconfitta. Il reparto più temibile del Livorno è l’attacco con i vari Jelenic, Pasquato, Fedato, Comi e Vantaggiato che finora in molte gare hanno saputo fare la differenza. Il Vicenza che, con 10 punti in sei trasferte è la squadra che ha ottenuto di più in trasferta, si opporrà ai toscani puntando a sviluppare una manovra propositiva e cercando di rispondere colpo su colpo agli attacchi livornesi. Con quali elementi lo si comincerà a capire soltanto oggi quando Marino, assieme allo staff medico, farà l’elenco dei disponibili.
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Il Fontanafredda passa a San Martino, e adesso per la Luparense (2 punti nelle ultime 5 gare) la classifica comincia a far paura: dopo aver dominato il primo tempo sbagliando almeno 4 nitide palle-gol ed essere passata in vantaggio ad inizio ripresa, la formazione di Cunico cade nelle sue ormai frequenti ingenuità (ed espulsioni regalate) e lascia i tre punti ad un avversario quadrato, che ringrazia e spedisce i Lupi ad un solo punto sopra la zona playout. E dire che la partenza dei rossoblù era stata incoraggiante, perlomeno fino agli ultimi 15 metri. Ciò che manca, infatti, è lo spunto decisivo in fase di finalizzazione: in particolare è Paganelli, che nei primi 45’ avrebbe tre grosse occasioni per aprire le marcature, a non farsi trovare pronto all’appuntamento. Prima gira di testa due cross invitanti di Giglio (7’, palla a lato) e Beccaro (20’, sfera che sbatte sul palo), quindi al 43’ sguscia via a Malerba (con mestiere, ma forse pure con un fallo) e a tu per tu con Onnivello spara a lato. Nel mezzo l’unica vera opportunità friulana: al 38’, sulla punizione di Ortolan dalla destra, Donè si perde Alcantara, che in tuffo manda la sfera sopra la traversa. Ad inizio ripresa, però, la gara si accende, e bastano meno di due minuti alla Luparense per metterla sui propri binari: Giglio scambia con Paganelli al limite dell’area, e sulla chiusura del triangolo calcia di sinistro trovando la rete grazie anche alla sfera che sguscia via dalle mani di Onnivello. Sembra la svolta, ma i guai sono dietro l’angolo: dopo neanche un minuto il solito Donè – ampiamente insufficiente – si fa sfuggire in profondità il solito Alcantara, e non può fare altro che placcarlo: “rosso” diretto e punizione dal limite, sulla quale Tonizzo inventa una splendida parabola che sorvola la barriera e supera Murano. È una “mazzata” tremenda per i Lupi, che in un amen si ritrovano a passare da un vantaggio meritato alla condizione di dover contrattaccare in inferiorità numerica. Il Fontanafredda prende coraggio, e al quarto d’ora completa la rimonta: Pagano, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, salta indisturbato e indirizza di testa la palla all’angolino lungo, dove Murano proprio non può arrivare. La Luparense non ci sta: dentro anche Brotto e via ad uno spregiudicato 4-2-3 per riacciuffare la gara. Ma il forcing finale è vano: la diga a 5 di De Pieri regge l’ultima mezz’ora, e infligge alla Luparense la sesta sconfitta stagionale.
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Dalla bruma aponense emerge un bell’Abano, che però deve accontentarsi del pareggio contro il Levico. I rimpianti sono tutti per Massimiliano De Mozzi (ieri appiedato dal giudice sportivo, in panchina siede il direttore sportivo, Andrea Maniero), il quale passeggia nervosamente in tribuna nel vedere i suoi intonare uno spartito orecchiabile e tuttavia monco del “do” di petto che stenderebbe l’avversario. Il Levico, sia inteso, non ha stonato, ha ristabilito immediatamente il pareggio affidandosi prima al proprio arco migliore, Bazzanella, e poi alla coltre che ha ovattato la difesa trentina, proteggendola dai lampi di luce di Fusciello, al quale sono stati annullati due gol per fuorigioco. Il primo sangue è dei trentini, minuto 17, quando Xausa fa da padrino per Cali, il cui graffio sfregia la parte sbagliata della rete; quindi (29′) dalla nebbia risplende d’improvviso la folgore di Fusciello, che raccoglie la tracciatura di Segato e con l’interno destro la mette nell’angolino opposto, dove risiede l’1-0. Ruzzarin su Tobanelli anticipa di un mese il dolce periodo dei miracoli, ma subito dopo (35′) ridiscende sulla terra quando respinge centralmente la saponetta di Bazzanella, sulla quale Piccinini si avventa per il “tap-in” che vale l’1-1 che passerà agli almanacchi. La seconda frazione è un Fusciello contro tutti: detto dei due gol annullati (sui quali non esiste appellabilità a causa della scarsa visibilità), si aggiunge a referto un vigoroso colpo di reni di Nervo su testata scaturita da corner. Il volo del portiere ospite fa la rima con il gran destro di Zattarin (giovanissimo che già dimostra, se non saggezza, almeno discernimento), mentre gli ultimi minuti scivolano via sugli spalti cercando di intuire, talvolta di indovinare, ciò che accade in campo. Per fortuna, più niente accade, ma ha senso pagare il biglietto per (non) assistere ai capricci della nebbia?
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Svanisce al 90’ la vittoria per la Virtusvecomp. Una incornata di Mastroianni spegne d’incanto il sorriso dei “Fresco boys” e fa evaporare due punti d’oro per la rincorsa al vertice. Un pari amaro al termine di una gara sbloccata nel primo tempo dal bomber Cernigoi, settimo sigillo, e controllata senza patemi per tutto il primo tempo e buona parte della ripresa da Allegrini e soci. Unico buco nero il quarto d’ora finale con i patavini, forse complice la scelta di Fresco di togliere un esterno offensivo come Pedrinelli per un difensore, che gettano il cuore oltre l’ostacolo e chiudono nella propria metà campo i padroni di casa. Per carità, nulla di trascendentale. Ma sta di fatto che dopo il tiro di Coraini, di poco a lato, arriva il gol del pari con traversone dalla destra di Caporali per l’imperiosa deviazione, in mezzo all’area, del centravanti ospite. E pensare che la Virtus non ci aveva messo molto ad indirizzare nel verso giusto l’incontro grazie al vantaggio realizzato da Cernigoi, anche lui di testa, su assist al bacio di Mensah dopo l’improvvida uscita dell’estremo difensore Lorello. Forte del vantaggio i virtussini, sotto l’attenta regia di Lechthaler, hanno sfoderato le loro armi migliori: giro palla e veloci contropiedi senza però riuscire a mettere al sicuro il punteggio non sfruttando prima del riposo due nitide occasioni con Santuari, buona la sua prova, e Mensah, tiro da sotto misura ribattuto dal portiere. Nella ripresa le difese annullano i rispettivi attacchi avversari anche se poi Mensah si costruisce da solo una palla gol, tiro deviato all’ultimo istante, mentre Lorello non si fa sorprendere dalla punizione velenosa di Allegrini. I cambi dalla panchina fanno indietreggiare il baricentro della Virtus e l’Este osa passando ad una difesa a tre. Coraggio premiato con l’insperato pari, l’ottavo del suo campionato, ottenuto sul filo di lana.
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Un’altra vittoria, la nona, per un’imbattibilità che, a questo punto, inizia ad essere consapevolezza. Il Campodarsego supera anche la Calvi Noale, bissando l’1-0 di sabato nel derby con l’Abano. E pensare che l’obiettivo dei biancorossi era una tranquilla salvezza. Piedi di piombo e modestia, a settembre, erano quasi d’obbligo, certo, ma il primo posto in classifica, in compagnia di un Venezia che, in teoria, è solo di passaggio in Serie D, non può che fare uscire allo scoperto le ambizioni di capitan Bedin e compagni. Proprio l’ex mediano del Padova gioca uno dei migliori primi tempi della stagione, lottando come un 20enne (ma le primavere sono ben 36) e facendo girare il pallone come pochi altri nella categoria. Ne giova tutta la squadra, che gestisce le fiammate iniziali della Calvi senza scottarsi, e poi sfiora l’1-0 per ben due volte: al 22’ con Fantinato, servito da Radrezza su punizione, e subito dopo con il diagonale di Pellizzer. Dall’altra parte, gli uomini di Soncin sfruttano le geometrie di Livotto e il dinamismo di Meite, ma creano il primo grattacapo alla retroguardia di casa con un cross di Marton solo sfiorato da Siega e Viola. Scampato il pericolo, il «Campo» cambia marcia e passa in vantaggio grazie a Tanasa, che sfrutta alla perfezione l’appoggio di Fantinato (27’). Su punizione, invece, cercano il raddoppio Bedin (40’), Radrezza (44’) e ancora Bedin, che stavolta prova a sorprendere Fortin da centrocampo (45’). Nella ripresa il Campodarsego ricomincia il forcing, orchestrato dal neo-entrato Cacurio: il trequartista mestrino, al 62’, verticalizza per Buson e Aliù, anche se l’attaccante non riesce a prendere la mira. Passano 2’ e l’occasione ce l’ha Radrezza, troppo macchinoso sul cross di Pellizzer. La Calvi torna a far male al 20’: a dare coraggio ai biancazzurri è il “liscio” di Ruopolo, che lancia Viola verso Merlano, bravo a opporsi al diagonale dell’ex. Lo stesso Viola colpisce la traversa al 35’, deviando di testa il traversone dalla destra di Zuin. La Calvi reclama pure un rigore per un presunto fallo di mano di Pellizzer sulla zuccata di Livotto, ma l’arbitro lascia correre. Il triplice fischio fa calare nebbia e sipario sul match: il Campodarsego è ancora capolista. Ha detto. Non può che essere soddisfatto il tecnico del Campodarsego Antonio Andreucci: «Sono contento perché la squadra continua a proporre un gioco offensivo senza dimenticare l’equilibrio», commenta. «Sino a 20’ dalla fine il risultato non era in dubbio, ma poi la Calvi è tornata in partita alla grande. Abbiamo avuto un po’ di fortuna, comunque la nostra vittoria resta bella e pesante».
Ore 12.10 – (Gazzettino) Il Cittadella supera il Sudtirol nel secondo turno di Coppa Italia Lega Pro in una partita giocata a viso aperto da entrambe le squadre. «È stata una bella partita – osserva il tecnico del Cittadella Roberto Venturato – in cui sia noi che gli ospiti volevamo vincere. Dopo il primo tempo il nostro vantaggio era meritato in virtù della nostra determinazione e voglia di fare. Abbiamo ribaltato il gol iniziale del Sudtirol e nella ripresa ci siamo portati sul 3-1. La partita avrebbe dovuto finire al 90′, ma un nostro autogol e il rigore concesso a mio parere per un fallo fuori area, ci hanno costretti ai tempi supplementati». Nel frattempo la nebbia aveva invaso il Tombolato mettendo in difficoltà in particolare il Cittadella che si trovava in inferiorità numerica per l’espulsione di Lora. Riprende il tecnico granata: «Il nostro giocatore è entrato in scivolata e poteva starci il giallo, l’espulsione diretta mi è sembrata esagerata, ma bisogna accettarla. Siamo stati comunque bravi a crederci e fare nostro il risultato nei tempi supplementari riprendendo in mano la partita e giocandocela fino in fondo nonostante la situazione a noi non favorevole». Sulla prestazione dei giocatori che in precedenza avevano avuto meno spazio Venturato precisa: «Avere ventitre titolari è il nostro obiettivo. Siamo un gruppo che lavora con grande determinazione e tutti devono farsi trovare pronti quando vengono chiamati. Sono contento perchè questa era una prova importante e chi è sceso in campo ha giocato con grande impegno dimostrando che siamo sulla strada giusta. Adesso recuperiamo la condizione fisica e mentale per la partita di domenica con il Mantova. L’affaticamento di Pascali e l’ispessimento muscolare all’anca di Litteri credo siano recuperabili». «Ero concentrato e sicuro di poter dire la mia – sostiene Bizzotto, autore del primo gol granata – potevo dare di più, ma non avendo giocato molto ultimamente, è stata giusta la mia sostituzione. In campionato le cose vanno bene ed è normale confermare chi sta giocando». Claudio Coralli commenta così la sua tripletta: «Sono contento perchè è stata utile a passare il turno. È la mia prima tripletta non solo in maglia granata, ma nella mia carriera fra i professionisti».
Ore 11.50 – (Gazzettino) Servono i tempi supplementari al Cittadella per avere la meglio sul Sud Tirol nel secondo turno di Coppa Italia. L’extra time si è giocato sotto una nebbia fittissima, un’impresa seguire le azioni che si sviluppavano sul rettangolo di gioco. Una partita che andava sospesa per scarsa (meglio dire, nulla) visibilità. Come annunciato alla vigilia, Venturato lascia a riposo diversi titolari dell’ultima gara di campionato, la coppia Coralli-Bizzotto è subito molto attiva, ma la prima ghiotta opportunità capita agli ospiti al 6′, con Spagnoli che calcia altissimo sulla corta respinta di Vaccarecci. La partita è assai gradevole, ricca di spunti interessanti che potrebbero portare al gol in ogni momento. Bizzotto è in grande spolvero, si vede che ha una gran voglia di spaccare il mondo: dapprima calcia centrale, poi di testa, appostato nell’area piccola, non inquadra lo specchio della porta. La punizione velenosa di Bandini che sfiora l’incrocio dei pali è il prologo al vantaggio del Sudtirol che arriva al 33′: cross di Bandini, Vaccarecci respinge al limite dell’area dove c’è Tessaro che infila nella porta rimasta sguarnita. Passano tre minuti e Bizzotto ristabilisce la parità: il giovane attaccante si beve mezza difesa e supera Demetz in diagonale. Sgrigna – uno dei migliori della prima frazione – pesca Bizzotto tutto solo, il destro è altissimo, poi il fantasista romano serve sullo scatto Coralli, bravo a superare il portiere in disperata uscita e a depositare il pallone in rete. 2-1 Cittadella, meritatissimo. Riparte con piglio deciso il Sudtirol, all’8′ serve l’intervento di piede di Vaccarecci per respingere la conclusione ravvicinata di Kirilov, poi ci mette una pezza Coralli, appostato sulla linea di porta, che salva il risultato sul tiro di Melchiori. Il neo entrato Tait scalda i guantoni a Vaccarecci che devìa in angolo. Il Cittadella resta in dieci per il rosso diretto a Lora, ma va ancora a bersaglio al 24′, su rigore: Cappelletti è strattonato in area da Melchiori, dal dischetto Coralli trasforma con il brivido: il portiere infatti sfiora il pallone. Mentre scende una fitta nebbia sul Tombolato, la sfortunata autorete di Amato sul cross di Bandini riapre l’incontro. La visibilità è davvero precaria, l’arbitro al 39′ fischia un rigore per il Sudtirol per la trattenuta di Bobb ai danni di un avversario. Impossibile capire se dentro o fuori area, si registrano infatti le insistenti proteste dei granata ma l’arbitro è irremovibile. Kirilov spiazza Vaccarecci. Finisce 3-3 e si va ai supplementari in un clima surreale, con la nebbia che impedisce la visibilità dalla tribuna di quanto succede in campo. Il Cittadella torna in vantaggio al 4′ con Coralli, che insacca da pochi passi su cross di Minesso, al 9′ Amato questa volta centra la porta giusta con un gran tiro dal limite. Finisce 5-3, palma d’oro a Coralli autore di tre gol e di un salvataggio sulla linea. Davvero niente male.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Il Cittadella batte il Sudtirol e… la nebbia. Più che una partita di calcio, valida per il secondo turno della Coppa Italia di Lega Pro, quella disputata ieri pomeriggio al Tombolato è sembrata ad un certo punto la riedizione di un film di Fantozzi: quello del «Filini, batti lei», in cui i due giocano a tennis senza vederci un’acca. Già dalla metà del secondo tempo una spessa coltre di nebbia ha avvolto lo stadio, rendendo l’atmosfera surreale. Di cose da raccontare ce ne sarebbero state, dalla tripletta di un redivivo Coralli alla verve di Bizzotto. Ma, dopo la prima ora, non è stato più calcio quello andato in scena sotto gli occhi dei 216 infreddoliti presenti, bensì una rappresentazione da teatro dell’assurdo, che, in fondo, si sarebbe potuta evitare con un po’ di buonsenso. Sarebbe bastato che il signor Capone di Palermo non avesse concesso il rigore del 3-3 che ha chiuso i tempi regolamentari e prolungato l’agonìa: il fallo di Bobb, nell’occasione, è parso iniziare almeno un metro fuori dall’area. A viso aperto. Come previsto, ampio ricorso al turnover da parte dei due allenatori. Venturato manda in campo due giovani come l’eclettico Amato, utilizzato da terzino destro, e Caccin, mezz’ala sullo stesso lato, con Bobb nei panni del regista “alla Iori”. Stroppa risponde rinunciando alla difesa a tre e schierando quattro under 18. L’idea dei due tecnici è quella di dare spazio a chi, sinora, ne ha avuto di meno, e gli interpreti in campo interpretano al meglio lo spartito, senza risparmiarsi. Addirittura una dozzina le occasioni da gol della prima frazione, con il Citta che nel complesso tiene di più il controllo del gioco ma con gli altoatesini pericolosi. Sono proprio gli ospiti a sbloccare il risultato con Tessaro, abile ad approfittare di un’uscita non impeccabile di Vaccarecci, dopo un tiro-cross di Bandini, poco dopo la mezz’ora. La reazione è immediata, protagonista Bizzotto, che fa tutto da solo, portando a spasso un paio di difensori prima di infilare Demetz con un chirurgico diagonale di sinistro. Cinque minuti più tardi, un sontuoso lancio dalle retrovie di Sgrigna mette Coralli a tu per tu con il portiere: “Ciccio” si dimostra freddo, lo salta allungandosi il pallone con la testa e sigla il 2-1 a porta vuota. Tripletta Coralli. Nella ripresa a farla da assoluta padrona è la nebbia. Le emozioni si rincorrono, con la visibilità che cala progressivamente. Il Sudtirol spinge di più, dando modo a Vaccarecci di riscattarsi con un paio di interventi spettacolari. L’entrata fuori tempo di Lora su Kirilov gli costa il “rosso” diretto. Una trattenuta di Melchiori su Cappelletti porta al 3-1 firmato su rigore da Coralli, che, poco prima, aveva anche salvato un gol sulla linea. Dopo un’uscita incerta di Vaccarecci, Amato devia nella propria porta un cross da destra, per il 3-2. Un intervento di Bobb sul lato corto dell’area, iniziato a tutti gli effetti al di fuori, viene sanzionato con un altro penalty, trasformato da Kirilov. Ma, a quel punto, già si fatica a distinguere gli uomini in campo. Il signor Capone decide di andare avanti comunque. Supplementari. Coralli trova la tripletta con una deviazione sotto porta. Il 5-3 è di Amato, che si fa perdonare l’autogol con una botta da fuori che s’insacca nel “sette”: peccato che il suo primo centro da professionista non sia stato visto quasi da nessuno. «I miei 23 titolari». «Finché è stato possibile giocare, è stata una bella partita», il commento di Roberto Venturato. «Sono contento della prestazione di tutti, la mia idea è quella di avere 23 titolari. Mi spiace solo di essere arrivato ai supplementari: sono minuti in più sulle gambe che rischiano di pesare in vista della gara di domenica pomeriggio con il Mantova».
Ore 11.10 – (Corriere del Veneto) Dopo il Bassano tocca al Cittadella staccare il pass per il terzo turno di Coppa Italia di Lega Pro. Al Tombolato va in scena una partita ai confini della realtà contro il SudTirol di Giovanni Stroppa, conclusa sul 5-3 con otto gol, un espulso, 120 minuti di battaglia, due tempi supplementari e una nebbia spettrale che ha reso invisibile l’ultima mezzora dell’incontro. Vantaggio del SudTirol al 33’ del primo tempo: cross di Bandini e uscita a vuoto di Vaccarecci, con Tessaro che non sbaglia e firma l’1-0. Il Cittadella reagisce e segna due volte nello spazio di sei minuti fra il 36’ e il 42’. Al 36’ Bizzotto infila Demetz con un bel diagonale, al 42’ è Coralli a sfruttare un bell’assist di Sgrigna firmando il 2-1. Ma non è certo finita qui: al 18’ della ripresa Lora si fa espellere per un brutto intervento in ritardo, poi al 23’ Coralli su rigore pare chiudere ogni conto in sospeso. Dopo il 3-1 cala la nebbia, ma il SudTirol in superiorità numerica non molla la presa. Accorcia le distanze al 29’ con un’autorete di Amato su cross di Bandini, poi al 39’ Kirilov su rigore blinda il 3-3. Si va ai supplementari in un clima irreale, in cui non si vede assolutamente nulla. Al 4’ Coralli chiude la sua giornata di grazia segnando il 4-3, infine Amato all’8’ con un tiro a giro realizza il definitivo 5-3. Il secondo tempo supplementare si gioca a visibilità praticamente zero, ma il risultato sul campo non cambia più.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Non manca uno sguardo al presente. Domenica, sfida nella sfida, si confronteranno le punte Brighenti e Neto Pereira: «Due ottimi giocatori, con caratteristiche diverse; il primo è il classico attaccante, il brasiliano ha bisogno di un compagno vicino. Li vedrei molto bene insieme». In questa fase il Padova fatica ad andare a segno: «Fermo restando che le sorprese non mancano mai, sulla carta, vedendo l’organico, credo che i biancoscudati possano fare un buon campionato, ma non ambire alla promozione. Questa è un’altra categoria – aggiunge – e non si può pensare di vincere sempre, anche perché il girone A, che considero una sorta di B2, è più difficile degli altri, con sei o sette squadre attrezzate per primeggiare, grande equilibrio e con società che hanno investito parecchio». E la Cremonese? «Anche là ho giocato. Insegue a vuoto da tanto tempo la promozione. Mi ricorda un po’ il Padova di Cestaro, c’è una proprietà che è una potenza economica, ma bisogna fidarsi delle persone giuste e non sempre succede».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Quasi sempre a opera dello stesso Varricchio, quattro reti in cinque gare, comprese quelle delle successive vittorie esterne per 1-0 a Crema e Reggio Emilia. Se dunque Totò Di Nardo è per eccellenza l’eroe della finale play off di Busto Arsizio per la sua doppietta, l’ex punta di Napoli e Spezia è colui che ha permesso al Padova di arrivare a quell’appuntamento, il tutto in un contesto ambientale decisamente difficile: «Lascio ad altri i commenti, ma ci sono i numeri a certificare la mia permanenza a Padova, sicuramente una delle esperienze più importanti in carriera. I problemi esterni forse ci hanno dato uno stimolo in più e abbiamo reagito nel modo giusto. Vincere nelle difficoltà è ancora più bello, anche se alla fine, anziché tutti assieme come mi è successo prima e dopo a La Spezia, Ferrara e Cuneo, festeggiammo negli spogliatoi. All’ombra del Santo, comunque, conservo ancora delle amicizie. Poche ma buone».
Ore 10.20 – (Gazzettino) Quando si pensa allo stadio Zini di Cremona, che domenica alle 14.30 vedrà il Padova impegnato con i grigiorossi, viene naturale il collegamento con lo storico spareggio contro il Cesena che nel giugno 1994 regalò la serie A dopo 32 anni. Anche l’ultimo ricordo in terra lombarda è di ottimo auspicio perché proprio un successo allo Zini diede il via nel 2009 alla grande rimonta coronata con la promozione in serie B ai play off. Era l’11 aprile e fu un colpo di testa di Massimiliano Varricchio a inizio ripresa a decidere l’incontro. «Ricordo un cross e la palla spizzata da un compagno – racconta l’ex attaccante che ora allena la Berretti della Spal – e io arrivai in corsa. Alla vigilia di quell’incontro sembravamo ormai tagliati fuori per l’ennesima stagione dalla corsa per gli spareggi e noi stessi ritenevamo quasi impossibile la rimonta». E invece…«Da quella gara diventammo imbattibili (cinque vittorie e un pari nel finale della stagione regolare e quarto posto conquistato, ndr), acquistammo grande compattezza. Dietro eravamo solidi e poi un golletto ci scappava sempre».
Ore 10.10 – (Gazzettino) Doppia seduta in mezzo alla nebbia per la squadra ieri alla Guizza, assenti solo Amirante e Turea, impegnato con l’under 19 moldava. Quanto ai biglietti per Cremona, per motivi di ordine pubblico, sono previste alcune restrizioni. Sono disponibili per i tifosi padovani solo il settore ospiti (14 euro) e la tribuna laterale nord coperta (20 euro, 15 i ridotti per donne, under 18 e over 65). Per entrambi è obbligatorio il possesso della supporter card e i relativi tagliandi devono essere acquistati solo in prevendita a Padova entro le 19 di sabato, nelle seguenti tabaccherie Listicket: in città in via Facciolati 4, Vigonovese 39, Conselvana Guizza 230, Buonarrotti 89; a Cittadella in via Indipendenza 44 e Borgo Vicenza 163. A Cremona non sarà acquistabile alcun biglietto. Già esaurito il pullman dell’Aicb (partenza alle 9.15 dal capolinea del tram alla Guizza e tappa alle 9.30 all’Euganeo). Ancora qualche posto in quello del club Fossa dei Leoni, con ritrovo alle 7.30 in piazzale Castagnara a Cadoneghe (prenotazioni al 338-6818524).
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Dopo aver perso l’andata all’Euganeo per 2-1 con l’Albinoleffe, al ritorno, sul “neutro” di Cremona appunto, non basta il gol di Ginestra per lanciare i biancoscudati verso la finale per la B. Tra i cadetti il Padova ritornerà soltanto 6 anni dopo, “risorgendo” proprio a Cremona. Vigilia di Pasqua 2009, biancoscudati contestati e reduci dalla sconfitta in casa con il Ravenna, che sembra aver chiuso definitivamente le porte dei playoff. Sabatini sbarca allo “Zini” con una squadra rimaneggiata e contestata, ma riesce a raccogliere la prima di cinque vittorie consecutive che proietteranno il Padova verso la promozione, conquistata poi a Busto Arsizio. La squadra. Ieri doppio allenamento per i biancoscudati, incentrato soprattutto sull’intensità di gioco. Tutti presenti a parte Turea, in Nazionale, e Amirante. Oggi seduta pomeridiana alla Guizza, mentre i tifosi stanno organizzando la trasferta di Cremona. Il pullman dell’Aicb partirà alle 9.15 dal capolinea del tram alla Guizza, mentre quello della “Fossa dei Leoni” partirà alle 8 da Cadoneghe.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) A spazzare la maledizione i gol di Turchi e Sinigaglia, nel 2-0 del 24 settembre 2006, che riportò i tre punti a Padova, in una sfida sul campo dei grigiorossi, per la prima volta dal 1932. Ma il bilancio resta fortemente negativo, visto che dei 29 incontri disputati in campionato a Cremona il Padova ne ha vinti soltanto 4, a fronte di 9 sconfitte e 16 pareggi. Cremonese bestia nera, ma Cremona è città dolce. Il 15 giugno 1994 12mila padovani invadono lo “Zini”, per una partita attesa da 32 anni. Il Padova si gioca la A nello spareggio contro il Cesena, dopo aver dilapidato il vantaggio nei confronti dei romagnoli nelle ultime giornate. Ma il destino, tante volte avverso, premia la squadra di Sandreani, che con i gol di Cuicchi e Coppola conquista la massima serie. E da quel momento Cremona diventerà il crocevia delle promozioni (ottenute o mancate) del Padova. Il 1º giugno 2003 il Padova vince ancora uno spareggio nello stadio lombardo, ma è un successo amarissimo.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Ci sono luoghi, città, stadi che entrano direttamente nella storia di una società, possono anche sparire dai radar per tanti anni, ma, una volta ritrovati, non lasciano mai indifferenti. Cremona e il suo stadio, dove il Padova tornerà domenica pomeriggio dopo 5 anni e mezzo di assenza, rappresentano forse l’esempio più lampante in casa biancoscudata. Per tutti lo “Zini” è il luogo dei sogni, dove 21 anni fa il Padova festeggiava la sua ultima promozione in Serie A nello spareggio contro il Cesena. Ma Cremona ha rappresentato il luogo di tante sfide cruciali e sentite, regalando altre gioie ma anche qualche… doccia gelata. I numeri, prima di tutto, perché sono molto particolari. Nelle partite contro la Cremonese lo “Zini” è rimasto un fortino inespugnabile, per il Padova, per la bellezza di 74 anni. Dal dopoguerra all’inizio del nuovo millennio i biancoscudati non via hanno mai vinto.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) I primi screzi: il mercato estivo e la gestione della squadra. Pea era un accentratore, ben presto inviso a una parte dello spogliatoio. Non a tutti, si capisce, ma più di qualcuno non ne apprezzava gli atteggiamenti diametralmente opposti a seconda di chi avesse di fronte. Il primo litigio con il ds Fabrizio Salvatori, poi con il medico sociale Patrizio Sarto, poi con Luca Baraldi e con il team manager Paolo Ronci. Eppure i risultati c’erano, la squadra era in zona playoff, fino a quando prima della partita col Sassuolo la dirigenza al completo fu scoperta in un hotel di Vicenza a colloquio prima con Davide Ballardini e poi con Franco Colomba. Si pensava a una bufala, invece era tutto vero. Il ko casalingo col Sassuolo fu la spallata definitiva. Esonero ed ecco Colomba al suo posto, con la tifoseria quasi scandalizzata per quella decisione. Ma il nuovo tecnico non fece la differenza, pur avendo portato il Padova a un passo dai playoff dopo il blitz di Verona. Alla fine doppia sconfitta interna con il Vicenza e la Pro Vercelli, tracollo a Bari. Il presidente Marcello Cestaro riportò Pea alla guida in un clima da tutti contro tutti: dimissioni di Salvatori, Baraldi isolato, ultras a Bresseo per mettere alla frusta la squadra, salvezza conquistata non senza penare. Missione compiuta, ma non a caso oggi Pea dichiara che a Padova è «rimasto legato soprattutto alla tifoseria». Niente di strano, per chi sa cosa accadde quell’anno.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Per il suo ritorno all’Euganeo ci sarà da attendere, eppure la prima volta di Fulvio Pea contro il suo passato biancoscudato — che ci consumerà domenica allo stadio Zini per Cremonese-Padova — porta con sé un cumulo di ricordi e retroscena con cui sarebbe semplice riempire pagine e pagine di un libro. Allenatore stimato, con un gioco magari poco spettacolare, ma (si diceva) difficile da gestire. Prima a Sassuolo e poi a Padova, entrò in collisione con la dirigenza. Fu l’unico aspetto che ne determinò la mancata conferma in Emilia, dopo una splendida cavalcata che, di fatto, fu la premessa al salto di categoria e alla consacrazione del Sassuolo come nuova realtà del calcio italiano. A Padova cominciò bene con un feeling consolidato con la vicepresidentessa Barbara Carron, ma con la tendenza a interferire con le scelte di mercato (per esempio non voleva Bonazzoli e mal tollerava Raimondi) che ne offuscò agli occhi della dirigenza i meriti sul campo. Quel Padova aveva una squadra che a posteriori era ancora più forte di quel che si pensasse: Babacar e Farias davanti, Rispoli in difesa, Silvestri fra i pali, Viviani a centrocampo, Ze’ Eduardo a far legna e poi da gennaio pure Iori, Bonazzoli e De Feudis, senza dimenticare Thiago Cionek.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 21, Pavia 20, Reggiana 19, Bassano 18, Alessandria 17, Cremonese 16, FeralpiSalò, Pordenone e SudTirol 15, Cuneo, Giana Erminio, Lumezzane e Padova 13, Mantova 11, Pro Piacenza 10, Renate 8, AlbinoLeffe 7, Pro Patria 0.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della decima giornata: Giana Erminio-SudTirol 1-2 (Bertoni (St) al 7′ pt, Tait (St) al 2′ st, Augello (Gi) al 5′ st), Lumezzane-Cittadella 1-1 (Iori (Ci) su rigore al 42′ pt, Sarao (Lu) al 35′ st), Alessandria-Pro Patria 1-0 (Bocalon (Al) al 41′ pt), Renate-Pavia 0-0, Bassano-Mantova 0-1 (Gonzi (Mn) al 25′ st), Padova-Pordenone 0-0, Pro Piacenza-Cremonese 0-1 (Maiorino (Cr) al 24′ st), AlbinoLeffe-FeralpiSalò 1-5 (Marrachi (Fs) al 30′ pt e al 32′ pt, Bracaletti (Fs) al 43′ pt, Checcucci (Al) al 14′ st, Romero (Fs) al 46′ st, Greco (Fs) al 49′ st), Reggiana-Cuneo 0-1 (Ruggiero (Cn) al 35′ pt).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 11 novembre: doppia seduta nella nebbia per i Biancoscudati, sempre a parte Amirante.