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Ore 22.00 – (Il Piccolo) Le vicende del campo, i reclami avversari respinti, la classifica e le epurazioni di giocatori, non devono far dimenticare che una partita ancora più importante per il futuro dell’Unione Triestina 2012 si sta in realtà giocando in tribunale. Sotto questo aspetto, continuano a rincorrersi voci su cordate, prospettive reali o presunte di vendita, concordati e rischi di crac. E proprio riguardo a quest’ultima ipotesi, il presidente Pontrelli torna a sottolineare le conseguenze di un possibile fallimento della società: «Ci sono ancora molti che si ostinano a preferire il fallimento come soluzione di tutto, allora a tutti loro vorrei ricordare tre cose. La prima è che se la società fallisce, decade anche la convenzione per l’utilizzo dello stadio Rocco: voglio vedere poi chi pensa di subentrare dopo il fallimento, con una nuova spesa da sborsare di 8500 euro al mese solo per lo stadio, più il saldo di tutti i debiti vecchi che restano sull’utilizzo dell’impianto. La seconda cosa è che la Triestina non ha beni, strumenti o entrate, come potrebbe in questa situazione un giudice concedere un esercizio provvisorio? A me pare davvero impossibile. E la terza è ribadire che il fallimento può interessare solamente alle cordate che in questo periodo hanno millantato una presunta volontà d’acquisto: per loro, infatti, il fallimento sarebbe l’unico modo per defilarsi e svincolarsi con una scusa dalle loro bugie».
Ore 21.40 – (Il Piccolo) In un panorama così problematico come quello attuale dell’Unione Triestina 2012, arriva finalmente almeno una buona notizia. Triestina-Mestre è stata definitivamente omologata con il risultato di 1-0: il giudice sportivo infatti, dopo aver esaminato il reclamo della squadra veneta con il quale si contestava la regolarità del tesseramento di Catalano e Di Dionisio, lo ha ritenuto infondato e lo ha respinto, visto che l’ufficio tesseramenti ha confermato la regolarità della posizione dei due giocatori dell’Unione. Pertanto ha convalidato il risultato della gara, addebitando al Mestre la tassa del reclamo. Una boccata d’ossigeno per la Triestina, che resta così a quota 12. A riguardo, il presidente Pontrelli non solo conferma quello che aveva sostenuto subito dopo il reclamo, ovvero che non ci sarebbero state conseguenze per l’Unione, ma lancia delle accuse neppure tante velate: «Mai, dal primo secondo di questa storia, che è stata l’ulteriore cosa inventata di questo periodo, la vittoria della Triestina era stata in discussione. Dico solo che l’amichevole di quest’estate col Mestre era stata organizzata dai diesse delle due squadre, che sono grandi amici. Mi dispiace constatare la poca professionalità del ds del Mestre, che ha messo in dubbio l’operato del nostro segretario. Chissà da dove è partita questa iniziativa…». Pontrelli conferma intanto tutte le recenti epurazioni di Piscopo, Pramparo, Zanardo, Berto e del preparatore atletico Ceccotti: «Perché queste ultime epurazioni? L’ho fatto per rassenerare l’ambiente e dare tranquillità alla squadra, allontanando gente che remava contro la società sia in campo che fuori. Un’operazione nata da una precisa considerazione: si tratta di giocatori provenienti dall’area dell’ex direttore sportivo. Proprio quel Pinzin che assieme all’avvocato Benelle mi ha presentato i croati». All’obiezione che Piscopo non è certo un giocatore portato da Pinzin, Pontrelli risponde così: «Sull’esclusione di Piscopo lascio ai tifosi valutare il perché». In ogni caso, il documento famoso dell’altra settimana era stato firmato da tutti i giocatori, a parte Spadari e Di Piero. Ma Pontrelli è sicuro che i responsabili dell’iniziativa siano solo quelli allontanati: «Tutti gli altri rimasti hanno capito la situazione e sono consapevoli». Infine ci sono le ulteriori tre partenze, quelle degli under Solinas, Zottino e Ricci che sono tornati a casa, impossibilitati a rimanere per le enormi difficoltà logistiche. Ma questi addii per Pontrelli sono una cosa diversa: «Sono loro che sono andati via, e non è dipeso da me, chiedete a loro. Io contrattualmente non avevo assicurato nessun vitto e alloggio, è una tipologia di accordo che aveva fatto proprio il ds». Fatto sta che ora la rosa è ai minimi termini. Ma Pontrelli non sembra preoccupato nemmeno di questo: «La squadra c’è e si allena agli ordini di Lotti. E per la trasferta con l’Union Ripa avrà come sempre a disposizione il pullman». Fra l’altro il match con l’Union Ripa si gioca in anticipo sabato alle 14.30 a Rasai di Seren del Grappa.
Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Simone Corbanese è col gruppo. Il capitano e bomber del Belluno è tornato ad allenarsi con la squadra, insieme al compagno Stefano Longo: e la sua disponibilità contro la Sacilese a questo punto non pare in dubbio. Non ci saranno invece i centrocampisti Bertagno e Duravia, entrambi squalificati, oltre che gli infortunati Pellicanò e Solagna. «Contro la Sacilese avremo diverse assenze, ma fortunatamente Corbanese e Longo sono in ripresa», commenta il tecnico Vecchiato, «e ne continueremo a monitorare le condizioni per tutta la settimana. In questi giorni ci siamo allenati come sempre molto intensamente ma con il morale senza dubbio più alto rispetto ad altre occasioni, grazie a queste due vittorie consecutive. La prestazione contro il Dro è stata positiva e la vittoria frutto di carattere e determinazione. Affrontavamo infatti una squadra in salute e in netta ripresa rispetto all’inizio del campionato. Ora pensiamo alla Sacilese e a dare continuità ai nostri risultati. Come abbiamo visto la classifica è veramente corta ed è importante perciò fare più punti possibile». Pellicanò domani comincerà a correre. Il terzino gialloblù, dopo l’infortunio nel derby contro il Ripa Fenadora, sta lavorando per tornare a disposizione di Vecchiato. Il difensore sta svolgendo esercizi in piscina e tecarterapia, oltre ad attività con la massaggiatrice Monica D’Alfonso per rafforzare il ginocchio. Se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe tornare a correre domani e magari andare in panchina nel turno infrasettimanale di mercoledì 11 novembre in trasferta contro il Monfalcone. Prosegue anche il recupero di Solagna. Il portiere, operato due settimane fa al menisco, dovrebbe cominciare a correre tra sette giorni, nel frattempo prosegue la riabilitazione. Al suo posto tra i pali ci sarà ancora Brino. Ribadito che Bertagno e Duravia non prenderanno parte al match di sabato contro la Sacilese per squalifica, al loro posto molto probabilmente scenderanno in campo il veterano Miniati e il giovanissimo Quarzago, classe 1999. Davanti si dovrebbe rivedere Corbanese. Abbonamenti ancora in promozione. Sabato al Polisportivo, in occasione dell’anticipo contro la Sacilese, sarà ancora possibile acquistare gli abbonamenti per la stagione restante del Belluno. Il costo è di 75 euro e comprende le quattordici partite restanti tra le mura amiche, compresa quella di dopodomani. Per raggiungere lo storico record di 300 abbonamenti, la società ha bisogno di vendere ancora 12 ticket: e il traguardo è ormai ad un passo.
Ore 20.50 – (La Provincia Pavese) Prima Emanuele Anastasia manda in gol Paolo Grbac, poi i ruoli si invertono con l’identico risultato: sono loro i protagonisti del match. «Bisogna sempre farsi trovare pronti, cerchiamo di sfruttare l’occasione», dicono i due. Frase di rito, che però stavolta ci sta proprio. «Questa squadra giocava per la prima volta assieme, era difficile trovare l’intesa», spiega Grbac. Che però aggiunge: «Con Emanuele è diverso perché ci troviamo sempre a giocare insieme in allenamento». «Siamo anche amici fuori dal campo», dice Anastasia. Grbac ha giocato da prima punta e poi, quando è uscito Del Sante, da trequartista: «Come prima punta faccio i movimenti che mi dice il mister, ma il mio ruolo naturale è quello di trequartista». Anastasia, classe ’96, invece è un attaccante esterno e uest’anno ha già collezionato diverse presenze, subentrando: «Più di quelle che mi aspettavo», confessa. Ed è già al suo secondo gol importante: il primo in amichevole ma contro il Chievo, e ora questo che vale la qualificazione: «Sono destro, ma anche con il sinistro me la cavo bene, e infatti ho segnato. Quando è arrivata la palla di Paolo ero sicuro di segnare. Ora c’è l’Alessandria: vorrei vendicare la figuraccia dello scorso anno, perdemmo 5-1 e io ero in campo». Un po’ deluso invece Cesare Albé, allenatore della Giana: «Il nostro secondo tempo è stato migliore. Peccato essere usciti. Bravo il Pavia, ma noi ci tenevamo». L’ex Cogliati: «Fa piacere rivedere i vecchi compagni e persone della società, a Pavia sono stato bene. Incontrare gli azzurri dà motivazioni, che però bisogna trovare sempre».
Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) «Giocava chi ha avuto meno spazio in campionato e devo dire che i ragazzi sono stati bravi. Era importante una risposta come compattezza di gruppo, che è arrivata. Non giocando da un po’ non era facile mantenere gli equilibri e le caratteristiche della squadra». Michele Marcolini considerava l’impegno di Coppa Italia di Lega Pro a metà tra un ’opportunità e un fastidio, dovendo già giocare in campionato e col Verona nella Coppa Italia maggiore. Ma alla fine c’è soddisfazione per quest’altro successo: «Vincere dà fiducia ed è bello comunque finire una gara con il sorriso sul volto. Ora abbiamo l’Alessandria, che incontreremo due volte in cinque giorni». Il sorriso torna anche sul volto di Del Sante, rientrato dopo lo stop muscolare. «Si allena col gruppo da dieci giorni e bisogna approfittare di queste gare per fargli trovare la condizione migliore», dice il mister azzurro.
Ore 20.10 – (La Provincia Pavese) Il Pavia si regala un’altra partita in questo mese cruciale tra campionato e la sfida di Coppa Italia a Verona. Con le reti di Grbac e Anastasia piega una Giana Erminio che era passata in vantaggio dopo 13’ e stacca il biglietto per il secondo turno di questa fase a eliminazione diretta della Coppa Italia di Lega Pro. Il grado di interesse dei due allenatori per il risultato è testimoniato dal fatto che in campo, da una parte e dall’altra, scendono le seconde linee. I ritmi sono abbastanza sostenuti, ma l’intensità non può essere quella di una gara di campionato. La parata di Sànchez sul rasoterra di Pavan al 7’ apre le ostilità in maniera soft. Ma sei minuti più tardi la Giana passa su una punizione provocata da un’incursione dell’ex Cogliati, abbattuto da Cristini al limite dell’area. Perfetta la parabola di Montesano, che aggira la barriera e infila Fiory. Una manciata di minuti e il Pavia rimette in equilibrio il match: la serpentina di Anastasia sul fronte sinistro si conclude con un assist per Grbac, tutto solo davanti alla porta, e il gol a questo punto è una semplice formalità. Lo stesso croato alla mezzora lavora bene un pallone al limite, con un po’ di giostra fa fuori due avversari ma la conclusione a giro si rivela un passaggio al portiere della Giana. In chiusura di tempo c’è ancora Grbac, che cincischia troppo e perde l’attimo vanificando un contropiede potenzialmente ad alta percentuale di esito positivo. Sul fronte opposto, Biasi sbroglia in angolo un cross insidioso di Augello, appena subentrato a Montesano. La prima nota della ripresa è l’ingresso al 16’ di Stefano Del Sante, al rientro dopo l’infortunio di Cuneo. Subito dopo c’è la fiammata della Giana, con due occasioni gol nel giro di pochi secondi: prima Cogliati fa viaggiare Romanini nel corridoio giusto e lo manda a tu per tu con Fiory, ma il diagonale è appena alto sopra la traversa; poi Sanzeni taglia la difesa del Pavia con un affondo obliquo e fa filtrare la palla per Capano, il suo destro è deviato da Fiory e carambola sul palo. La Giana prende coraggio e metri ma si espone al contropiede di Anastasia che viene fermato, c’è però Cristini pronto a riconquistare palla e a mettere in difficoltà la difesa biancazzurra che si salva in angolo. Con Del Sante il Pavia è passato al 3-4-1-2, con Grbac a fungere da trequartista. La Giana sembra avere più verve, come era successo nella gara di campionato dieci giorni. Ma come in quel frangente è il Pavia a capitalizzare nel migliore dei modi una ripartenza. Grbac porta palla per trenta metri, poi al momento giusto la dà ad Anastasia, misurando a dovere la forza, il baby azzurro carica il sinistro e fionda nell’angolo opposto con potenza e precisione. Prova a rimettere le cose a posto la Giana, ma restano solo una decina di minuti e le idee in campo non sono chiarissime. Le speranze della squadra di Albé muoino sulla punizione di Augello che Fiory neutralizza in volo. Il Pavia va avanti: prossima tappa, in Coppa di Lega Pro, mercoledì 18 novembre ad Alessandria. Altra sfida da dentro o fuori.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Ieri pomeriggio la Reggiana ha ripreso a lavorare secondo la programmazione regolare che porterà i granata alla sfida di lunedì sera, ore 20 allo stadio Città del Tricolore, contro il Cuneo; nel posticipo televisivo (diretta su RaiSport) della decima giornata di Lega Pro, girone A. Una seduta, quella di ieri, caratterizzata dall’alternanza di esercizi atletici ed esercizi col pallone e nel finale i giocatori hanno concluso con la classica partitella in famiglia impostata prima sui tre “tocchi”, poi sui due ed infine libera. All’appello mancava soltanto Minel Sabotic, fermato a scopo precauzionale ma pronto a ritornare nel gruppo dela prima squadra già oggi. Il difensore centrale montenegrino accusa ancora dolore per i colpi ricevuti a Bolzano che lo avevano costretto praticamente a zoppicare per larga parte della gara. Procede bene nel frattempo il recupero dei lungodegenti granata – Raffaele Nolè, Dejan Danza, Yuri Meleleo e Luca Giannone : che hanno tutti calcato il prato, senza comunque forzare, e resta l’ottimismo di vederli in gruppo già in settimana.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana ha il pubblico più appassionato di tutto il girone A della Lega Pro. E anche a livello nazionale si colloca nella top 10 per quanto riguarda l’afflusso di spettatori nei tre gironi della terza serie, come si vede dalla tabella qui a lato. Nelle quattro partite disputate tra le mura amiche il pubblico granata è stato complessivamente di 17.962 persone, con una media di 4.491 a incontro. Il match più seguito è stato quello con il Padova, (4.881), quello meno con il Renate(3.990). Oltre al dato numerico c’è da sottolineare che i tifosi si fanno sentire per tutta la partita. Un apporto che non manca nemmeno in trasferta: a Bolzano i granata sugli spalti erano 300 e tra l’altro si sentivano solo loro, dato che il pubblico di casa era costituito in prevalenza da appassionati e non tifosi veri e propri. Nel girone della Reggiana solo il Padova ha numeri simili: in quattro gare i veneti sono stati incitati da 16.542 spettatori, con una media a partita di 4.136. Seguono poi Cremonese (con una media di 2.729), Mantova (2.520), Alessandria (2.367). La capolista Cittadella è sesta nel girone con una media di pubblico di 2.018. Il Renate, che gioca a Monza, può invece contare su appena 298 spettatori. I numeri dello stadio Città del Tricolore sono di tutto rispetto anche se si considerano i tre gironi nazionali. I granata sono infatti sesti in tutta Italia. La squadra più seguita in casa della Lega Pro è il Catania, che ha totalizzato fino ad ora ben 43.545 ingressi, per una media di 10.886 ad incontro. Poco sopra la Reggiana a livello nazionale si trova la Spal, che ha una media di 4.525. I numeri dello stadio reggiano sono in linea con alcune squadre di serie B. Il pubblico al Città del Tricolore è in media più numeroso di quello di Como, Entella, Lanciano, Pro Vercelli e Latina e si avvicina a quello di Modena, Novara e Trapani. Il tifo granata è aumentato rispetto all’anno scorso. Nella precedente stagione gli spettatori nelle 19 gare interne sono stati complessivamente 63.345, con una media di 3.334. Nel corso del campionato l’incontro più seguito è stato quello con l’Ascoli, poco più di 6mila persone. Da questi dati sono esclusi quelli dei play off: nella semifinale con il Bassano si è arrivati a 9830. La società si augura naturalmente che questo trend si confermi e se possibile aumenti. Sicuramente molto dipenderà anche dal cammino dei ragazzi di mister Alberto Colombo: con i risultati positivi l’interesse in città è destinato ad aumentare. Se poi anche il gioco decollasse sarebbe il miglior incentivo per gli appassionati.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) La gara di sabato (ore 20.30) a Bassano si avvicina e mister Ivan Javorcic continua a lavorare sul campo per cercare di far assimilare alla squadra i nuovi schemi. Il tutto sotto lo sguardo vigile della società, ieri presente al “Dante Micheli” a ranghi compatti, con il presidente Musso, il socio Raccagni, il consulente tecnico Scanu, il direttore operativo Togni, il ds Pelliccioni e il consulente per la comunicazione Corradini. Per quanto riguarda l’infermeria, il club attraverso il responsabile comunicazione Pecoraro informa che gli unici indisponibili in vista della gara di sabato sono Ungaro (forte contusione) e Anastasi (infiammazione al ginocchio), oltre ovviamente al portiere Pane, assente dalla prima di campionato. Ieri sul campo non c’erano però Ruopolo (assente anche martedì pomeriggio) e Scalise: entrambi – comunica l’Acm – si sono allenati in palestra e stamani si aggregheranno al gruppo. La novità di giornata, però, non riguarda tanto l’infermeria quanto le disposizioni tattiche di Ivan Javorcic. Il mister, infatti, ha fatto giocare ai suoi una partita a tutto campo (aggregati anche alcuni ragazzi della Berretti, fra i quali Del Bar), provando il modulo 4-3-2-1, meglio noto al grande pubblico come “albero di Natale”. Una soluzione, del resto, già provata nel corso del secondo tempo contro la Giana Erminio dopo la partenza con un classico 4-5-1. Le differenze in realtà sono minime e si concretizzano soprattutto in fase offensiva, quando i due esterni di metà campo si accentrano a giocare dietro l’unica punta anziché restare larghi. Nel test in famiglia si sono viste alcune buone giocate alternate ad alcuni comprensibili errori. Javorcic ha mischiato le carte: da un lato ha schierato una difesa con Longo, Trainotti, Carini e Sereni; a centrocampo Zammarini, Dalla Bona e Raggio Garibaldi; mezze punte Gonzi e Del Bar dietro l’altro baby Pagani. Sull’altro fronte, il tecnico ha proposto in difesa il giovane Offin, Gavazzi, Scrosta e Foglio; a centrocampo Di Santantonio, Puccio e Lombardo; mezze punte Beretta e Caridi dietro Momentè. Questa mattina i biancorossi torneranno ad allenarsi al “Dante Micheli” e lo stesso faranno domani pomeriggio, quando Javorcic dirigerà la seduta di rifinitura e scioglierà gli ultimi dubbi sulla formazione anti-Bassano.
Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Stefano Pietribiasi è il grande ex di Bassano-Mantova, partita che sabato avrebbe potuto anche giocare con la maglia biancorossa anziché da avversario. «È vero – sorride l’ex attaccante dell’Acm, 29 gol all’attivo nelle ultime due stagioni – perché in estate c’è stata una trattativa e sono stato davvero a un passo dal tornare a Mantova. L’avrei fatto molto volentieri, ma alla fine hanno prevalso i motivi familiari, visto che sta per nascere la mia seconda bambina. E ho preferito rimanere qui a Bassano, rinnovando il contratto». Il Mantova resta però nel cuore del “Condor”, tant’è che è informatissimo sulla situazione dei biancorossi: «Vi seguo sempre, perché sono rimasto legato e mi interesso aggiornandomi su internet. Mi dispiace che ogni anno, per un motivo o per l’altro, ci siano delle difficoltà. Da fuori, peraltro, è difficile spiegarsele, perché la squadra sulla carta è forte e ci sono nomi importanti per la categoria… Però il calcio è così, non sempre i valori si riescono a tradurre sul campo. E poi Mantova è una piazza difficile, che vive di calcio e per questo vuole subito risultati. Auguro comunque ai biancorossi di rimettersi in carreggiata. Ma, visto che sabato giocano contro di noi, devo dire per forza dalla partita dopo…». A proposito di sabato, Pietribiasi è ancora a secco di gol in campionato: non starà mica aspettando il Mantova per sbloccarsi? «No – sorride -, però è chiaro che ad ogni partita spero di cominciare a far gol. Ho saltato le prime giornate per un infortunio, poi sono rientrato e ho sempre giocato, ma anche per un pizzico di sfortuna non sono riuscito ancora a segnare. Non sono contento a livello personale, ma la squadra sta facendo bene e questo è ciò che conta di più». L’anno scorso, fra l’altro, Pietribiasi segnò al “Mercante” contro il Mantova ed esultò parecchio, facendo arrabbiare qualche tifoso biancorosso. «Mi è spiaciuto, ma per me esultare dopo un gol è normale, non credo a quella cosa che gli ex festeggiando una rete mancano di rispetto. In quella circostanza avevo fatto una scommessa con un amico, per quello corsi verso la tribuna in quel modo. Ma un’esultanza non cancella certo il legame che ho con Mantova e sabato saluterò i tifosi biancorossi, che con me sono sempre stati fantastici». Che gara bisogna attendersi allora? «Una sfida molto combattuta, perché noi arriviamo dalla sconfitta di Pordenone e anche il Mantova viene da un paio di ko, avendo peraltro anche cambiato allenatore. In campo andranno due squadre arrabbiate – conclude Pietribiasi -, vedremo chi la spunterà».
Ore 18.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sei gol, due espulsi, due ammoniti, due tempi supplementari giocati in dieci contro dieci, giocate d’alta scuola, spettacolo e botte. Per essere una partita di Coppa Italia, Bassano–Pro Piacenza regala un autentico show. Di fronte ai 200 del Mercante, Stefano Sottili vede i giallorossi battere 4-2 un avversario che non si risparmia e che lotta fino all’ultimo col coltello fra i denti. Il vantaggio del Pro Piacenza arriva al 24’: cross di Martinez e Cauz in acrobazia mette dentro. Il Bassano reagisce e al 36’ trova il pari con una splendida punizione di Voltan da posizione impossibile. Nella ripresa succede di tutto: dopo l’espulsione di Sall al 35’ nella prima frazione, si fa cacciare pure Stevanin al 42’ per proteste, al 47’ Falzerano segna il 2-1 e sembra fatta, ma nemmeno un minuto dopo è Schiavini a fulminare Costa con un rasoterra beffardo. Si va ai supplementari, ma stavolta il Bassano accelera e chiude il conto: al 3’ segna Gargiulo che, come Voltan, firma il suo primo gol fra i professionisti, poi all’8’ Zanella insacca su cross di Candido e il sipario si chiude sul 4-2. Giallorossi avanti in Coppa e sabato alle 20.30 al Mercante arriva il Mantova in campionato.
Ore 18.10 – Continuano ad arrivare notizie negative su Salvatore Amirante. L’attaccante genovese stamattina ha svolto una sessione di nuoto in piscina, ma zoppicava vistosamente e quel che è certo è che non sembra che l’infortunio sia alle spalle. Lo staff medico biancoscudato valuterà la situazione giorno dopo giorno, tuttavia i segnali non sono certo incoraggianti e domenica contro il Pordenone non ci sarà: “Il Calcio Padova – si legge in un comunicato – informa che l’attaccante Salvatore Amirante lamenta tuttora un fastidio al ginocchio destro. Il giocatore, che è stato sottoposto ad un’ulteriore visita di controllo, sarà tenuto precauzionalmente a riposo e non sarà perciò convocato per la gara di domenica con il Pordenone”.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Cuore di bomber. Al termine dell’allenamento Cesare e Jordan, i due “ramarrini” di 10 anni abbracciati dal brasiliano Caio De Cenco dopo l’1-0 al Bassano, hanno trovato, con la collaborazione dei mister Battel e Zuttion, una foto del cannoniere del Pordenone autografata. I ragazzi, impegnati al Bottecchia in veste di raccattapalle, avevano chiesto al centravanti di segnare per loro. Ieri intanto 20 tecnici provinciali (tra loro De Agostini e Tomei) hanno seguito le sedute d’allenamento del collega Bruno Tedino.
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Saranno probabilmente tutti e quattro presenti domenica all’Euganeo, pronti a ricevere il Pordenone. Sicuramente Parlato siederà in panca. Quasi certamente non mancheranno Dionisi e Bearzotti (sempre utilizzati quando disponibili) e con ogni probabilità anche Niccolini, finora il meno impiegato fra gli ex neroverdi, favorito dalla squalifica di Diniz. Per loro sarà una partita diversa. UOMINI DI SPORT – Carmine Parlato guarda la copia del Gazzettino di martedì con il titolo a tutta pagina: «Lovisa: sbagliai a cacciare Parlato». Sorride sotto i baffi, mentre sussurra: «Meglio tardi che mai». Non c’è polemica però nelle parole del tecnico. «Di Lovisa – afferma – ne ho conosciuti due: uno professionale e razionale, l’altro passionale e istintivo. Che sia l’uno o l’altro, Pordenone gli deve molto. E pure io. Per l’opportunità che mi ha dato di vincere al Bottecchia e anche – sorride di nuovo – di vincere ancora a Padova, a casa mia, in una piazza storica. Non ce l’ho mai avuta con lui – garantisce -: siamo uomini di sport e sappiamo bene come vanno le cose». OBIETTIVO PLAYOFF – All’Euganeo i ramarri (14) cominceranno guardando Padova (12) dall’alto in basso. «Non siamo – annuisce Parlato – nel nostro momento migliore». In sintesi: due pareggi, una sconfitta, una sola vittoria e il pasticcio della quasi sostituzione “irregolare” che ha lasciato il Padova in 10 a Pavia. Lui si limita a esprimere soddisfazione sul fatto che la società sia rimasta unita, senza strascichi e senza le ipotizzate dimissioni del ds De Poli. «Per una matricola normale – osserva Carmine -, 12 punti dopo 9 gare non sarebbero pochi. Noi però siamo il Padova e puntiamo in alto: promozione diretta o almeno playoff. Per questo domenica dovremo vincere giocando bene, come piace a Lovisa – ecco la frecciatina partenopea -, o anche giocando male. Il Pordenone? Massimo rispetto. Non è una matricola. Sta facendo benissimo sull’esperienza della passata stagione. La Coppa? Loro (1-0 per i neroverdi ad agosto, ndr) ebbero un approccio migliore. Domenica non succederà».
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Attento Pordenone, ti aspettiamo col coltello tra i denti. Non può dirlo a chiare lettere, non facendo parte del suo eloquio misurato, ma Matteo Dionisi deve averlo pensato quando gli si è chiesto che Padova devono attendersi i ramarri domenica. Il difensore, uno dei tanti illustri ex neroverdi della sfida dell’Euganeo (oltre a lui, Niccolini, Cunico, Bearzotti, il tecnico Parlato e il preparatore atletico Marin), non nutre desiderio di rivincita personale («A Pordenone sarei rimasto volentieri, ma non porto rancore»), ma assicura: «Abbiamo tanta voglia di riscatto. La sconfitta di Pavia ci ha lasciato l’amaro in bocca e proveremo a riprenderci i punti persi col Pordenone». Non è stupito Dionisi di trovare i rivali in una posizione di classifica così lusinghiera. E’ bastato il flash del confronto estivo di Coppa per lasciargli impressa la sensazione di una squadra che avrebbe fatto strada: «Mi erano piaciuti già allora. Magari non così in alto, ma mi aspettavo un Pordenone competitivo». Il Padova, nella sua stagione del ritorno tra i professionisti, sta invece vivendo di alti e bassi. L’ultimo basso, coinciso con il ko di Pavia e il giallo di una sostituzione fantasma, ha rischiato di rivoluzionare l’assetto societario, con le dimissioni del ds Fabrizio De Poli e del segretario Fabio Pagliani. Entrambe respinte al termine di una riunione fiume dei soci, nel corso della quale è uscito rassicurato anche il tecnico Carmine Parlato, al momento non a rischio, sebbene i risultati non stiano appagando del tutto le aspettative della società. Dionisi non entra nel merito delle ultime vicende, ma scuote l’ambiente: «In questa categoria si può perdere e vincere con chiunque. Giocare col Cittadella o il Renate non fa differenza. Speriamo di aver capito la lezione e di metterla in pratica già domenica». Al cospetto dell’“imperatore” De Cenco, capocannoniere del girone. Ma non solo. «Caio meriterà un occhio di riguardo – ammette il difensore biancoscudato –, ma io temo in maniera particolare pure Cattaneo, che ci ha già segnato nella sfida di coppa Italia». Proprio De Cenco, tuttavia, sta tenendo in ansia Tedino. Ieri l’attaccante brasiliano non si è allenato col resto del gruppo a causa di un fastidioso mal di schiena. Solo corsa per lui: lo staff neroverde parla di scelta precauzionale. Ancora a parte hanno lavorato pure Mandorlini e Marchi: il centrocampista, però, si è visto correre a bordo campo durante la seduta pomeridiana. Un piccolo segnale di ottimismo.
Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.10 – Qui Guizza: termina la partitella.
Ore 15.50 – Qui Guizza: inizia la partitella in famiglia a tutto campo.
Ore 15.40 – Qui Guizza: intenso lavoro con cambi di interpreti e modulo.
Ore 15.20 – Qui Guizza: a parte Amirante.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Doppia seduta ieri al Taliercio per il Venezia in vista della gara di domenica a Tamai (ore 14.30). Nessuno squalificato per mister Paolo Favaretto, mentre al team friulano quinto in classifica con 17 punti (-10 dal Venezia) mancherà l’attaccante Diaw, miglior marcatore di squadra con 5 reti sulle 16 realizzate finora. Rispetto alla ripresa di martedì sono rientrati in gruppo il difensore Beccaro e la punta Maccan, mentre continuano a lavorare a parte il terzino Cantini (reduce dal mal di schiena) e soprattutto l’attaccante brasiliano Barreto. L’ex barese non era stato convocato contro il Levico per rispettare la tabella di marcia verso il pieno recupero, dopo che aveva giocato 90′ tra Campodarsego in campionato e Triestina in Coppa Italia, andando anche a segno nel 5-2 ai giuliani. Serafini e compagni a Tamai cercheranno di ritrovare la vittoria dopo due 0-0 consecutivi, costati il dimezzamento da +4 a +2 del vantaggio in vetta su un Campodarsego atteso domenica dal derby con l’Abano, la terza e ultima squadra a non aver perso contro il Venezia.
Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Polemiche immotivate, nessun «effetto derby» sui biglietti per Venezia-Mestre». Il dg arancioneroverde Dante Scibilia replica così al malcontento dei tifosi, soprattutto mestrini ma non solo, per i prezzi in vista del derby di mercoledì 11 al Penzo (ore 20.30). «Per noi sarà una partita normale, in questa stagione il settore ospiti costa 12 euro e non c’è stato alcun ritocco all’insù né altri dispetti. Altrove gli ospiti pagheranno pure 2 euro in meno, ma per vedere la partita in quali condizioni? E a Campodarsego, ad esempio, anche noi dirigenti abbiamo pagato l’ingresso». A scatenare i tifosi sui social network è stato il fatto che i bambini con più di 10 anni pagheranno quanto gli adulti (12 euro in curva nord, 5 in curva sud, 15 in tribuna laterale e 25 nella centrale). «Al cinema i bambini forse non pagano? Per l’occasione abbiamo anzi portato la gratuità a 10 anni rispetto ai 6 abituali. È chiaro che alle nostre gemellate e ai ragazzi delle nostre giovanili faremo condizioni agevolate. L’obiettivo è andare incontro ai nostri tifosi, la curva sud infatti costa solo 5 euro, ma il Mestre è stato trattato esattamente come tutte le altre squadre. E vedrete sarà pieno di bambini». Il Venezia per il derby organizzerà corse supplementari di trasporto acqueo con Actv, oltre alla navetta dal padiglione Acquae di Marghera. «Il ricavato della biglietteria incide per meno del 3% sui nostri ricavi stagionali e noi lo reinvestiamo per agevolare l’arrivo al Penzo – aggiunge il dg -. I nostri tifosi non si lamentano di nulla, vedono come sta lavorando il Venezia e stimolati dai risultati stanno pian piano tornando a Sant’Elena. Pagare il biglietto per vedere la propria squadra è un atto d’amore, una partecipazione alle sorti e al progetto del club. Un legame essenziale e che non ci piace sminuire regalando biglietti». CURVA SUD – La Curva Sud organizza un pullman per domenica a Tamai (ore 14.30): costo 10 euro, partenza alle 11.30 dal Tronchetto (People Mover) e alle 12 da Piazza Barche (info 340/4675054, 320/ 7644634).
Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) E’ partita alla grande la prevendita per la sfida di mercoledì prossimo contro il Mestre. La stracittadina che si disputerà in serale al Penzo sta già riscuotendo un notevole interesse da parte dei tifosi arancioneroverdi, tanto che ieri, primo giorno di prevendita, sono stati venduti 80 biglietti. Per l’occasione dovrebbe tornare il presidente Joe Tacopina: l’aveva promesso ai tifosi poco prima di ripartire per gli Usa e quasi certamente sarà di parola. Il condizionale è però d’obbligo, perché in questi giorni il suo studio legale è impegnato in un importante processo che potrebbe trattenerlo a New York. Ma se tutto andrà secondo le previsioni, Tacopina sarà al Penzo mercoledì. L’attesa crescerà con il passare dei giorni, ma la squadra prima di concentrarsi sul derby, dovrà affrontare la trasferta di domenica a Tamai. E sbloccarsi dopo i due 0-0 consecutivi in campionato.
Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Doppia seduta d’allenamento per il Venezia e un’ottantina di biglietti per la sfida con il Mestre venduti il primo giorno di prevendita della partita in programma mercoledì 11. Beccaro e Maccan, che in estate era stato seguito anche dal Tamai, si sono riuniti al gruppo, hanno continuato a lavorare a parte Cantini, reduce dal mal di schiena, e Barreto, che prosegue il lavoro differenziato. Ai primi cinquanta che hanno acquistato il biglietto in sede è stata regalata la t-shirt realizzata per la campagna abbonamenti con lo slogan “Arancioneroverdi, uniti risorgiamo”. Domenica con il Tamai dovrebbe rientrare a centrocampo Gualdi, che ha rifiatato con il Levico. Il Tamai, reduce dal rocambolesco pareggio (2-2) sul campo della Luparense, dovrà rinunciare al talentuoso attaccante esterno Diaw, che però ha anche il cartellino “facile” contro il Venezia: a San Martino di Lupari, dove ha realizzato la rete dell’1-0 e confezionato l’assist per Paladin del 2-0, Diaw ha rimediato l’ennesima ammonizione stagionale, che gli è costata un’altra giornata di squalifica, la terza, dopo quelle rimediate per l’espulsione, sempre per somma di ammonizioni, avvenuta contro il Mestre e a Dro. E sempre in tema di decisioni del giudice sportivo, Enrico Gherardi, attaccante del Mestre, espulso nell’ultimo turno di campionato, si è beccato tre giornate per cui salterà anche il match di Sant’Elena. Ieri mattina il direttore sportivo Giorgio Perinetti, che oggi farà ritorno a Mestre, ha partecipato al Centro Sportivo La Borghesiana, a Roma, alla presentazione di Reset Academy, il progetto di Davide Lippi, figlio dell’ex ct azzurro che è il presidente onorario, con accanto il presidente del Coni Giovanni Malagò, quello della Federcalcio Tavecchio, del Comitato Italiano Paralimpico Pancani, Abete, Uva e tanti ex calciatori.
Ore 13.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Montenegrino di Podgorica, 22 anni, Filip Raicevic è la grande rivelazione di questo avvio di stagione del Vicenza. Il possente centravanti è stato acquistato a luglio dalla Lucchese nella trattativa che ha visto la cessione dell’attaccante Niko Bianconi ai toscani: 25 mila euro l’esborso per il Vicenza. Raicevic, 191 centimetri per 82 chili, fa reparto da solo. Una sorta di Luca Toni, fatte le debite proporzioni, con caratteristiche che sono piaciute da subito a Pasquale Marino che, nell’ultimo giorno di mercato appena Andrea Cocco è stato ceduto al Pescara, ne ha bloccato la cessione in prestito alla Pistoiese. Sembrava potesse essere un buon rincalzo, invece al suo esordio in campionato al Menti contro il Como ha subito messo a segno un gran gol di testa e giocato un’ottima partita. Chi pensava potesse essere un caso è stato subito smentito perché di gol Raicevic ne ha poi segnati altre tre, conquistando la fiducia del tecnico ed il posto da titolare. «Per me Vicenza rappresenta una grande occasione – spiega – una possibilità che mi giocherò dando tutto me stesso. Detto questo, non posso che ringraziare la società per la fiducia che ha riposto in me, e i compagni, che da subito mi hanno accolto benissimo». Raicevic si è trovato subito a suo agio con la maglia biancorossa, tanto da decidere di restare a Vicenza anche senza la partenza di Cocco. «Lui aveva segnato 20 gol l’anno scorso e io sarei stato una riserva, ero consapevole di questo – spiega a distanza di qualche mese la punta -. In estate ne ho parlato a lungo con il mio procuratore e insieme avevamo deciso di provare a restare qui almeno fino a gennaio per capire se in B ci potessi stare. Finora è andata bene, e ora non posso fermarmi». Con 4 gol segnati è, insieme a Giacomelli, il capocannoniere del Vicenza. «E’ una soddisfazione – precisa Raicevic – ma prima di tutto viene la squadra. In questo momento il mio pensiero va alla partita di sabato al Menti, quando affronteremo l’Ascoli, che dovremo battere a tutti i costi perché in casa non abbiamo ancora vinto. Finora ci sono mancate proprio le vittorie davanti ai nostri tifosi, e sabato prossimo dobbiamo interrompere questa serie negativa. Io cercherò di contribuire andando in gol, ma la cosa importante sarà vincere la partita; se poi a segnare sarà un altro va benissimo lo stesso».
Ore 12.40 – (Gazzettino) «Lottare fino alla fine con il Venezia per la Lega Pro? È azzardato dirlo, ma la nostra filosofia è giocarsela con tutti per portare a casa il massimo». È il momento più alto della sua storia quello che sta attraversando il Campodarsego, e tra gli artefici del “miracolo” biancorosso c’è il direttore generale Attilio Gementi: «Era impensabile a inizio campionato avere questa classifica dopo undici giornate. Siamo partiti pensando di avere una rosa che se la potesse giocare per i primi cinque-sei posti. La squadra si sta comportando bene e avere una rosa di quindici-sedici titolari è la nostra arma vincente, tanto più che l’amalgama del gruppo è stata veloce: sento dire che eravamo una squadra già collaudata, ma sono rimasti solo quattro giocatori dell’anno scorso. Il merito va ad Andreucci e al suo staff, nonché alla società». Sabato derby con l’Abano al Gabbiano, dove la squadra ha raccolto quattro pareggi e una sola vittoria (2-0 con la Sacilese), a fronte dei sei successi in trasferta. «Ho fatto presente al presidente Daniele Pagin che perdiamo più punti in casa che fuori e lui mi ha risposto “allora andiamo a giocare fuori”. Battute a parte, vogliamo fare bella figura anche con l’Abano. Mi stupisce la loro classifica, hanno giocatori importanti”. Se il Campodarsego vola è anche merito di Igor Radrezza, trequartista dal mancino vellutato cresciuto nel Padova con tanto di qualche presenza in serie B, e altre esperienze in Lega Pro. Domenica ha firmato il secondo gol nel 2-0 con la Liventina (terzo centro personale). «In estate avevo qualche proposta in Lega Pro, ma ho scelto Campodarsego perché mi avevano parlato di una società con un progetto serio che è come una famiglia e ho potuto constatarlo di persona. Stiamo disputando un campionato super, nemmeno noi ci aspettavamo una classifica simile. Il gruppo è unito, l’allenatore è preparato, e io do il mio contributo: ho ventidue anni, ma un po’ di esperienza l’ho fatta nei professionisti». È azzardato parlare di Lega Pro? «Sì, anche se nel calcio non si sa mai. Il Venezia è una spanna superiore a tutti, noi pensiamo a raggiungere la salvezza che è l’obiettivo primario, poi vediamo di toglierci delle soddisfazioni». Il derby con l’Abano? «Sarà difficile, la loro classifica non è veritiera». Intanto, il vice allenatore Luciano Stevanato è stato squalificato per due giornate. QUI ESTE. Tre turni di stop a Riccardo Rosina “per avere a gioco fermo colpito un calciatore avversario con un pugno alla schiena”, e una giornata a Francesco Tiozzo espulso per doppia ammonizione.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Nicola Donazzan ha giocato contro il Lumezzane nella stagione 2004-05 quando indossava la maglia del Mantova. Era una situazione diversa, adesso in maglia granata il difensore di fascia sinistra inquadra cos’ la partita di dopodomani: «È un campo difficile, sarà una sfida da preparare con il massimo impegno». Sul fatto che il Cittadella si presenti come capoclassifica, precisa: «Abbiamo una responsabilità in più, per cui occorre ancora maggiore determinazione. Non dobbiamo rischiare la brutta figura fatta a Bergamo con l’Albinoleffe dove abbiamo perso per demeriti nostri, anche se ritengo che non abbiamo sbagliato la partita, ma ci siamo fatti del male da soli». Sull’andamento positivo della squadra di Roberto Venturato, continua: «La rosa è molto competitiva con diverse valide soluzioni in ogni reparto. Riuscire a mettere in difficoltà l’allenatore nelle scelte è un vantaggio e deve essere un requisito fondamentale per vincere un campionato. Le avversarie comunque sono agguerrite, con quattro-cinque squadre che possono puntare in alto, per cui dobbiamo crescere ancora perchè abbiamo buoni margini di miglioramento». Nella scorsa stagione Nicola Donazzan giocò soltanto qualche partita nel finale di campionato, mentre quest’anno è titolare pressochè fisso. «Arrivavo da un infortunio – spiega – e poi in fascia sinistra c’era un certo Barreca. Quest’anno sono soddisfatto per come sto andando, anche se posso migliorare. Il posto però non è fisso, per cui devo guadagnarmelo di settimana in settimana. Siamo un gruppo valido, dove tutti sono fondamentali, coloro che entrano dalla panchina garantiscono il loro contributo e, come Minesso con l’Alessandria, possono risultare anche decisivi». Donazzan è il vice capitano della squadra: «Non me lo aspettavo, ma mi fa piacere avere questa responsabilità in più. Però per quanto riguarda il mio atteggiamento non cambia niente in quanto la cosa che più mi interessa è che la squadra vada bene. Siamo un buon gruppo e qui sta la nostra forza». Intanto ieri Lamin Jallow ha lavorato parzialmente in gruppo, dovrebbe farcela per la trasferta di Lumezzane. La partita allo stadio “Saleri” (ore 15) sarà arbitrata da Niccolò Baroni di Firenze. I biglietti sono acquistabili fino alle 19 di domani on line e nelle rivendite Bookingschow.
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Il pendolino si è fermato al binario 6. Sei come le presenze accumulate sin qui tra Coppa Italia e campionato. Amedeo Benedetti non nasconde che, dopo essere stato sempre titolare nella primissima parte della stagione, sperava di trascorrere qualche minuto in più in campo. Ma questo generoso terzino sinistro 24enne, cresciuto ispirandosi a Javier Zanetti e oggi al Cittadella in prestito dal Chievo, ha capito subito come funziona la musica nella… stazione granata. «Sicuramente mi aspettavo di giocare di più, ma le scelte le fa l’allenatore. Il mio compito è lo stesso dei compagni: metterlo in difficoltà e farmi trovare pronto quando decide di impiegarmi», afferma Benedetti, che vive in un appartamento di Borgo Treviso assieme alla fidanzata Martina. «Proprio come ha fatto Minesso, decisivo contro l’Alessandria: ha giocato poco sin qui, ma quando l’ha potuto fare ha sempre dato il massimo». Nelle uscite più recenti, per la corsia mancina Venturato ha preferito puntare su Donazzan, terzino che interpreta il ruolo in modo un po’ diverso da lei, spingendo meno ma forse offrendo maggiori garanzie in copertura. Crede che sia questa sia la ragione delle ultime panchine? «Non lo so. Di certo le mie caratteristiche si conoscono: sono uno che dà il meglio quando può liberarsi in fascia, arrivare in fondo e crossare». Contro il Lumezzane, sabato, potrebbe ritrovarsi davanti diversi avversari che conosce bene, visto che ha giocato con i lombardi sino al febbraio scorso. «Ho trascorso lì una stagione e mezza, abbastanza sofferta sul piano dei risultati, passando alla Reggina nel corso dell’ultimo mercato di riparazione. Anche se è trascorso poco tempo, in realtà non sono rimasti più di 7 o 8 elementi del gruppo in cui c’ero anch’io. Quella di oggi è una squadra molto più organizzata e cattiva rispetto alla mia». Per il Citta, di nuovo in vetta alla classifica, la partita è una sorta di esame di maturità: dovrà infatti confermarsi con un avversario meno “stimolante” di Pavia e Alessandria, cosa non sempre riuscita in passato contro le “piccole”. «Non credo che la sconfitta contro l’Albinoleffe sia da imputare ai pochi stimoli. Casomai ai nostri errori. Di certo, quello di sabato sarà un bel banco di prova. Dovremo guardarci da un avversario tosto: il Lumezzane scende in campo con un 4-1-4-1 abbastanza coperto, è difficile da affrontare e ha diversi elementi in grado di crearci problemi». A partire da Barbuti, bomber della squadra con 3 reti. «Ma penso pure a Cruz e a Varas, che sino a un paio di stagioni fa militava nel campionato di Eccellenza e ha saputo farsi largo: un attaccante tecnico e veloce che conosco bene, perché ci ho giocato assieme. E in difesa c’è il mio amico Belotti, il capitano, che sarò contento di salutare prima della partita. Ma i tre punti li vogliamo noi». La squadra. Ieri solita seduta pomeridiana. L’unico osservato speciale è Jallow, che ha lavorato con i compagni nella prima parte dell’allenamento, saltando la partitella finale per non rischiare di aggravare il risentimento al bicipite femorale sinistro. L’impressione, però, è che a Lumezzane ci sarà.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Martedì mattina, oltre al diesse, aveva rassegnato le dimissioni anche il segretario biancoscudato che, nella sciagurata serata di sabato a Pavia, aveva cercato di limitare i danni, avvisando dalla tribuna in fretta e furia la panchina sul fatto che Amirante non era inserito nella lista dei 24 depositata in Lega. Anche nel suo caso dimissioni non accolte dalla società con una scelta, come ha dichiarato l’altra sera Giuseppe Bergamin al termine della lunga riunione dei soci «di fiducia e non di perdono». «Sono contento per quanto ha detto il presidente – commenta Pagliani – e per le parole spese verso di me da Bonetto. Sono padovano, ho sempre tifato per il Padova e da sei anni lavoro in questa società. Per me è un motivo di orgoglio potere operare nella portacolori della mia città». Come era scaturita l’idea di dare le dimissioni? «Mi sono sentito parte in causa nel meccanismo complessivo della vicenda e sono convinto che si è una squadra sia nei momenti di gioia che in quelli difficoltà. Mi sono quindi sentito responsabile e ho agito di coscienza, nel rispetto della professionalità dei colleghi e per la passione che mi lega a questi colori».
Ore 11.10 – (Gazzettino) «Ci sono alcuni aspetti – prosegue Parlato – di cui ho parlato con i ragazzi. In primo luogo bisogna essere molto più concentrati all’inizio della gara e nel suo corso. Serve un’attenzione perenne e costante per tutta la partita e non possiamo permetterci di perderla per trenta secondi o di commettere un piccolo errore perché poi ci fanno male come con grande semplicità ha fatto il Pavia. Lo stesso vale per la cura dell’aspetto tattico nelle due fasi». Che atteggiamento sta tenendo con i giocatori? «Da un lato cerco di dare fiducia, ma non mi fido e quindi c’è da stargli addosso perché ci sia grande abnegazione e serietà in quello che si fa, mettendoci ancora di più quella cattiveria agonistica necessaria». Martedì presidente e diesse hanno confermato la fiducia nei suoi confronti. «Li ringrazio, ma al tempo stesso devo pensare solo al campo per il bene del Padova e di tutte le persone che ci seguono. Il mio obiettivo è quello di tapparmi le orecchie e guardare avanti per cercare di risolvere i miei problemi».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Conoscendo le persone e i loro principi, l’augurio era quello che tutto si concludesse nel migliore dei modi». Anche Carmine Parlato mette la parola fine sulle ultime vicende biancoscudate, con i dissapori interni alla società emersi dopo la partita di Pavia a seguito dell’errata sostituzione di Amirante, e chiusi con l’assemblea dei soci in cui sono state rifiutate le dimissioni del diesse Fabrizio De Poli e del segretario Fabio Pagliani. «La serietà delle persone e della dirigenza – prosegue l’allenatore – hanno permesso di valutare e capire le cose e di mostrare unità d’intenti. Sull’episodio Amirante preferisco non entrare, ha già parlato chi di dovere». Paradossalmente, questa piccola bufera nei giorni scorsi ha distolto l’attenzione sui problemi accusati dal Padova. «Sto cercando di non dare alcun alibi alla squadra perché abbiamo bisogno di pensare al campo e a quella continuità che volevamo dopo Mantova e che è mancata».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Idem Olindo: «Ha vinto il buon senso e l’unità d’intenti, la soluzione che tutti auspicavamo. Avanti con umiltà, realismo e voglia di crescere, per il bene di questa città e dei suoi impareggiabili tifosi». «La decisione giusta – scrive Angelo – i traguardi si raggiungono tutti insieme; è un momento no, passerà». Così Battista: «La soluzione migliore per evitare si rompesse il giocattolo che avete costruito». Chiude Giovanni: «Questo vuol dire intelligenza. Più forti di prima». La tifoseria organizzata nel frattempo guarda avanti. Il club Fossa dei leoni organizza un pullman per la trasferta del 15 novembre a Cremona con ritrovo alle 7,30 al piazzale della Castagnara a Cadoneghe. Il prezzo, comprensivo di pranzo a sacco è di 15 euro. Informazioni al numero 338-681.85.24 o sul profilo Facebook del sodalizio. Il nuovo club Città di Albignasego, presieduto da Enrico Fiorenzato, si farà invece conoscere domenica in occasione della sfida con il Pordenone, esponendo uno striscione di sette metri: sono ancora aperte le iscrizioni al sodalizio (347-315.57.15).
Ore 10.40 – (Gazzettino) Nella speranza che i malumori siano definitivamente messi da parte, i tifosi vedono positivamente gli ultimi sviluppi che hanno chiuso la querelle all’interno della società. L’Aicb è intervenuto sulla vicenda con un comunicato. «Esprimiamo – si legge – pieno apprezzamento per la positiva conclusione della piccola crisi societaria che si è venuta a creare dopo i noti fatti di Pavia. È prevalso il senso di responsabilità da parte di tutte le componenti in causa e questo non può che andare a rafforzare la fiducia che i tifosi pongono verso quelle persone che in maniera così splendida ci hanno riportato, nel più breve tempo possibile, nel calcio professionistico. Il senso di appartenenza e il rispetto della maglia – conclude la nota – sono stati messi in primo piano rispetto alle problematiche personali che il tempo, siamo sicuri, sarà in grado di risolvere positivamente. Forza Padova». Tutti dello stesso tenore i commenti postati sul profilo Facebook del Padova. Così Alessio: «Che ognuno sappia fare tesoro dei propri errori. Di sicuro tutti hanno dimostrato di essere uomini e di sapere usare bene la testa. Da domani avanti, uniti e più forti di prima, si deve aprire un ciclo».
Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Non è più il calcio pane e salame, bisogna crescere”) Ha gli uomini per completare l’opera, perché sono tutte valide persone, ma c’è troppa confusione di ruoli e, con essa, il rischio continuo di sovrapposizioni e invasioni di campo. Giuseppe Bergamin è riuscito ad evitare la frattura interna ricorrendo alla sua innegabile arte diplomatica: non era facile ricucire lo “strappo”, con gli altri compagni di avventura ha lavorato ai fianchi il socio storico e piano piano lo ha convinto a ritirare il diktat pronunciato nello spogliatoio dello stadio Fortunati. Il gesto di De Poli (e con lui il segretario Pagliani) di dare le dimissioni ha fatto il resto e Bonetto, da imprenditore e dirigente capace qual è, ha capito. Ora, però, occorre verificare sul campo la tenuta del rinnovato “patto di fiducia”, perché ne va del futuro del Padova e del programma triennale allestito con l’obiettivo del ritorno tra i cadetti. Questo non significa sentirsi i fucili puntati addosso, ma che occorra cambiare marcia ci pare una necessità ineludibile. Basta con il calcio pane e salame, sia detto senza che nessuno si offenda, la Lega Pro e, più su, Serie B e A impongono strutture ben radicate e oliate. C’è bisogno di crescere, a tutti i livelli, e di compattarsi per davvero. Svolgendo ognuno la propria parte, come suggerisce un organigramma importante qual è l’attuale. Ultima considerazione: per un po’ della squadra non si è parlato. La brutta prestazione di Pavia, invece, resta. E siamo al terzo ko in cinque partite. Che sia il caso di darsi una mossa? O dobbiamo pensare che i tre punti con il Mantova siano arrivati così, per caso, e solo perché l’avversario era proprio debole?
Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Non è più il calcio pane e salame, bisogna crescere”) Tutto è bene quel che finisce bene, il Calcio Padova ha evitato una crisi che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche, ad appena un anno e tre mesi e mezzo dalla rinascita del Biancoscudo. Non sentivamo affatto il bisogno di rivedere film già noti – la situazione che si stava delineando ci ha ricordato i tempi di Viganò, Corrubolo e Fioretti, che avevano alle loro dipendenze addirittura tre ds, Aggradi, Altobelli e Mariottini – ma il timore che potesse andare tutto a carte quarant’otto, fra sabato notte e martedì sera, è stato forte. Sei ore di assemblea (straordinaria) dei soci la dicono lunga sulle crepe apertesi in viale Rocco. Complice il madornale errore della sostituzione di Petrilli con Amirante a Pavia, il confronto è diventato una strada obbligata da percorrere. Per chiarire innanzitutto, poi per stabilire alcune priorità nell’organizzazione della vita societaria e infine per rivedere, ovviamente, anche i meccanismi di comunicazione interna, che non avevano funzionato. Il punto, a nostro avviso, è proprio questo, fermo restando che Roberto Bonetto aveva posto un aut aut di non facile soluzione, ma comprensibile se riferito alla figuraccia cui era stato costretto ad assistere dalla tribuna: il Padova deve strutturarsi da vera società professionistica.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «Quindi la squadra deve accelerare e cercare di arrivare al livello di una società che si è dimostrata composta di persone serie. Come loro, dobbiamo pensare al bene del Padova, e con il massimo impegno metterci l’anima. Con il rischio di fermarci pure a dormire la notte ai campi della Guizza, se è necessario…». Ci dica, è contento di come si è risolta la querelle tra De Poli e Bonetto? «Preferirei non entrare nella questione, dico solo una cosa: viste le persone coinvolte, non mi sarei mai aspettato un epilogo diverso». Domenica torna il Pordenone, che in Coppa il primo schiaffo ve l’ha già rifilato. È un bene che sia così? «Un po’ già li conosciamo, questo non può che essere positivo. Il Padova, tuttavia, alterna prestazioni positive ad altre meno felici, e le chiacchiere del contorno non fanno altro che creare cattivi pensieri. Sono chiacchiere e basta». Per esempio quelle del patron friulano Lovisa, che per la prima volta ha pubblicamente ammesso che cacciarla fu un errore… «Di Lovisa ce ne sono due: il presidente è passionale, professionale, ma allo stesso tempo molto istintivo e tendente a lasciarsi trasportare dal fratello. Il quale, invece, non si rende conto che nel calcio non c’è solo la sua testa, non è tutto come vede lui. Alla fine lo sapete: posso solo ringraziarlo. In tutti i sensi».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «I valori del Pavia erano molto importanti, ma non posso trascurare il nostro atteggiamento iniziale», ammette Parlato. «La continuità di risultato, prestazione e atteggiamento non c’è stata, e questo non mi è assolutamente piaciuto. Abbiamo giocato contro il migliore attacco del campionato, è vero, sapevamo che sarebbe stato necessario non concedere loro nemmeno un centimetro, evidentemente non ho insistito abbastanza con i giocatori ed è colpa mia. Da adesso in poi non basterà più semplicemente ripetere le cose per tutta la settimana». In occasione delle tre sconfitte e a Meda il Padova non è stato all’altezza in 4 gare delle 9 giocate sin qui. Non sono un po’ troppe? «Questa squadra dev’essere più consapevole della propria forza, e sotto tale punto di vista è un po’ discontinua: tra la partita con il Mantova e quella di Pavia è cambiato un solo elemento, eppure abbiamo visto due prestazioni completamente diverse. A distanza di una sola settimana, si sono spenti atteggiamento, voglia e capacità di gestire le fasi di gioco. Ciò significa che quegli stessi giocatori non sono scesi in campo come volevo io». Adesso sta a voi uscirne, anche la proprietà è stata chiara. «La squadra e la società seguono due strade diverse, ma devono andare avanti nella stessa maniera. I risultati arrivano se entrambe riescono a viaggiare bene, questo è ciò che personalmente ho sempre creduto».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) In viale Rocco la tempesta è passata. Per la squadra, invece, la serataccia di Pavia non è ancora stata del tutto metabolizzata. La società ha chiesto una svolta ai giocatori, e il primo passo avverrà già sabato sera: per la prima volta da quando Carmine Parlato siede sulla panchina biancoscudata, il Padova andrà in ritiro alla vigilia di un impegno casalingo. In vista del match con il Pordenone di domenica (ore 15) all’Euganeo, la proprietà chiede ai giocatori di fare quadrato, e per questo di dormire tutti insieme nello stesso albergo (si deciderà nelle prossime ore se ad Abano o magari all’Hotel Europa, quartier generale già dall’anno scorso), preparandosi così al meglio per non fallire l’appuntamento. Contro l’undici di Marcolini, ancora una volta, non si è stati all’altezza della situazione, scendendo in campo con un atteggiamento ben lontano da quello messo in mostra solo sette giorni prima contro il Mantova. E l’allenatore, verso il quale la fiducia della società non è mai stata in discussione, ora deve trovare il modo per superare definitivamente quello che, a tutti gli effetti, sta diventando un inquietante blocco psicologico.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Noi il nostro l’abbiamo fatto, ora tocca alla squadra». Così avevano annunciato, al termine dell’incontro all’Euganeo, i due soci fondatori del Padova. E puntualmente, ieri mattina, Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto si sono presentati alla Guizza, dove Parlato e la squadra stavano sostenendo la seduta di allenamento: al termine, il patron e l’amministratore delegato si sono chiusi nello spogliatoio con il gruppo per diversi minuti, tenendo un discorso a tutti, staff compreso. La dirigenza chiede un’inversione di tendenza già a partire dalla gara di domenica con il Pordenone, delicatissima per il momento di forma delle due squadre: i ramarri viaggiano a mille dopo aver battuto 3-0 l’ormai ex capolista Bassano, i biancoscudati hanno il morale sotto i tacchi dopo la sconfitta di Pavia e gli strascichi che ne sono seguiti. Come se non bastasse, sarà assente per squalifica Marcus Diniz, che verrà quasi certamente sostituito da uno dei tanti “ex” della sfida, Daniel Niccolini. Oggi l’allenamento è previsto alle 15. Ieri, intanto, Amirante ha lavorato in piscina per il ginocchio che ancora gli provoca qualche fastidio.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) «Sono stati commessi alcuni errori, in questi giorni abbiamo fatto un lavoro figlio di quanto accaduto sabato al Fortunati. Siamo troppo discontinui, è cambiato un solo elemento dalla vittoria col Mantova alla trasferta di Pavia, ma le due prestazioni sono state completamente differenti sotto tutti i punti di vista. Non c’è stata quella continuità di atteggiamento che mi sarei aspettato, dovremo lavorare duramente sotto questo profilo». Il calendario, però, non offre un impegno all’acqua di rose, perché il Pordenone è reduce da un clamoroso 3-0 al Bassano nella giornata scorsa e ha già vinto all’Euganeo nel mese di agosto al primo turno di Coppa Italia. Cosa cambierà rispetto alla partita con il Pavia lo si può immaginare senza doversi sforzare troppo. In difesa mancherà lo squalificato Diniz e al suo posto giocherà Niccolini, a centrocampo a rischiare il posto è Giandonato, che ha inanellato l’ennesima prestazione negativa sabato scorso lasciando la difesa scoperta in diverse circostanze. Da valutare anche le condizioni del ginocchio di Amirante, che lo tormenta praticamente a giorni alterni. Impossibile un suo impiego dall’inizio, ma se il dolore da qui a domenica non si farà sentire troppo, è possibile che Carmine Parlato lo impieghi almeno per uno spezzone di gara.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) La quiete dopo la tempesta? A giudicare da quanto visto ieri alla Guizza, con un summit improvvisato a tre, fra Giuseppe Bergamin, Roberto Bonetto e Fabrizio De Poli, andato in scena in occasione dell’allenamento del mercoledì, il giorno dopo il duro chiarimento avvenuto nella sede societaria di viale Nereo Rocco, fra l’amministratore delegato e il direttore sportivo biancoscudat, il clima era decisamente più sereno. Facce distese e mimica facciale che suggeriva la voglia di trovare soluzioni agli attuali problemi della squadra, che nelle ultime cinque partite ha ottenuto appena quattro punti, perdendo tre volte e vincendo soltanto in un’occasione contro il Mantova in piena crisi. Carmine Parlato sta lavorando duro per uscire da queste sabbie mobili in cui sembra essersi impantanato il gruppo: «Affrontavamo il miglior attacco del campionato – ha detto l’allenatore – e probabilmente toccava a me essere più convincente nei suggerimenti da dare alla squadra per essere più attenti nella fase difensiva. Avevo detto che non bisognava lasciare loro neanche un centimetro, ma la colpa è la mia perché non ho insistito più di tanto. È vero che il Pavia ha valori importanti e che probabilmente qualitativamente vale le primissime posizioni, ma da parte nostra ci vuole maggiore consapevolezza nei nostri mezzi».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (decima giornata, 7/8/9 novembre): Sabato 7, ore 15.00 Giana Erminio-SudTirol, Lumezzane-Cittadella; Sabato 7, ore 17.30 Alessandria-Pro Patria, Renate-Pavia; Sabato 7, ore 20.30 Bassano-Mantova; Domenica 8, ore 15.00 Padova-Pordenone, Pro Piacenza-Cremonese; Domenica 8, ore 17.30 AlbinoLeffe-FeralpiSalò; Lunedì 9, ore 20.00 Reggiana-Cuneo.
Ore 08.25 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 20, Pavia e Reggiana 19, Bassano 18, Alessandria e Pordenone 14, Cremonese e Giana Erminio 13, FeralpiSalò, Lumezzane, Padova e SudTirol 12, Cuneo e Pro Piacenza 10, Mantova 8, AlbinoLeffe e Renate 7, Pro Patria 0.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della nona giornata: SudTirol-Reggiana 0-0, Cittadella-Alessandria 2-1 (Litteri (Ci) al 8′ st, Bocalon (Al) su rigore al 26′ st, Minesso (Ci) al 48′ st), FeralpiSalò-Renate 2-4 (Di Gennaro (Re) al 21′ pt, Valotti (Re) al 30′ pt, Ekuban (Re) al 41′ pt, Bracaletti (Fs) al 43′ pt, Valotti (Re) al 44′ pt, Bracaletti (Fs) al 5′ st), Mantova-Giana Erminio 1-2 (Bruno (Ge) su rigore al 2′ pt, Solero (Ge) al 46′ pt, Di SantAntonio (Mn) al 4′ st), Cremonese-Lumezzane 2-1 (Brighenti (Cr) al 20′ pt e al 6′ st, Monticone (Lu) al 23′ st), Pavia-Padova 2-0 (Cesarini (Pv) al 6′ pt, Bellazzini (Pv) su rigore al 23′ pt), Pordenone-Bassano 3-0 (De Cenco (Pn) al 3′ pt e al 2′ st, De Cenco (Pn) al 37′ st), Cuneo-AlbinoLeffe 2-2 (Girardi (Al) al 18′ pt, Gorzegno (Cu) al 40′ pt, Rinaldi (Cu) al 10′ st, Kanis (Al) al 21′ st), Pro Patria-Pro Piacenza 0-1 (Rantier (Pc) al 12′ st).
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E’ successo, 4 novembre: dopo l’assemblea-fiume dei soci di lunedì colloquio per Bergamin, Bonetto e De Poli con la squadra in spogliatoio.