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Ore 21.10 – (Il Piccolo) Regna sempre di più il caos all’Unione Triestina 2012. Oltre alle dichiarazioni sulla volontà di vendere, Pontrelli alla fine della partita di domenica aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco nei confronti dei giocatori, sia per il comunicato della scorsa settimana che per la prestazione contro il Montebelluna. Era pertanto facile prevedere qualche provvedimento nei confronti di chi il presidente ritiene responsabile di quel comunicato che l’ha fatto arrabbiare, e del resto le esclusioni di Piscopo e Zanardo dal match di domenica facevano già intravvedere su chi Pontrelli aveva puntato il dito. E infatti puntuale ai due giocatori è arrivata già lunedì sera la comunicazione della messa in disparte dal resto della rosa: tra l’altro per Zanardo si tratta di un ritorno tra gli esclusi dopo la recente reintegrazione. Ma i due non sono gli unici colpiti dall’ira del presidente: adesso tra gli esclusi figurano anche Pramparo e il preparatore atletico Ceccotti, mentre il portiere Berto, come Zanardo, in una sorta di yo-yo è ritornato anch’esso in punizione. A tutti è stato detto che non avrebbero partecipato all’allenamento, nonostante ieri si fossero presentati regolarmente sul campo per iniziare la seduta agli ordini di Lotti. Agli esclusi non è stata data al momento nessuna motivazione ufficiale, pare che ci si chiarirà di persona con Pontrelli quando quest’ultimo tornerà a Trieste (probabilmente stasera o domani), anche se è ovvio che il motivo di tutto questo risiede nel comunicato della scorsa settimana, a cui ha fatto seguito anche la brutta sconfitta col Montebelluna. Che però evidentemente conta meno, visto che degli epurati il solo Pramparo era domenica in campo. Va ricordato che queste esclusioni si aggiungono a quelle del primo turno di decisioni prese dopo la sconfitta col Tamai, sulle quali la società non è mai ritornata sui propri passi, e che riguardano Zubin, Beghin, Pettarin e Mattielig. I quattro fra l’altro in questo periodo si stanno allenando per conto loro, assieme ad altre squadre. In tutto quindi sono otto attualmente i giocatori esclusi. Ma i problemi non sono finiti qua. C’è un altro nodo riguardante i più giovani che vengono da lontano e che di fronte alle difficoltà logistiche descritte proprio nel comunicato e ormai insostenibili, avrebbero deciso di lasciare presto la Triestina e ritornare a casa. Il discorso dovrebbe riguardare Solinas, Zottino e Ricci. Il primo ieri si è regolarmente presentato all’allenamento, ma come i sopra citati non gli è stato permesso di allenarsi. Zottino e Ricci invece erano assenti con regolare certificato. Se fosse confermata anche la partenza di questi tre, sarebbero undici le defezioni rispetto alla rosa che ha iniziato il campionato. Una rosa che a questo punto sarebbe davvero ridotta ai minimi termini.
Ore 20.40 – (Corriere delle Alpi) Una doppia sfida per Giovanni Pescosta. Il terzino del Belluno ha deciso che quest’anno si dedicherà non solo al calcio ma anche all’università. Dopo essere entrato alla facoltà di biologia, dove ha la frequenza obbligatoria, il ragazzo si è trovato davanti ad un bivio ed ha scelto di portare avanti il doppio impegno. «Spero di riuscire ad avere buoni risultati su entrambi i fronti», commenta il difensore, «e devo dire che ora ho preso abbastanza il ritmo. Sento meno la stanchezza rispetto all’inizio della stagione e per ora riesco a gestire la situazione abbastanza bene. Inizio lezione la mattina alle 8.30, finisco alle 13.15 e torno su in macchina per allenarmi. E’ dura ma ne vale la pena e sono pronto a fare dei sacrifici, se sarà necessario. Mi piace giocare a calcio e, anche se costa fatica, voglio continuare; senza però mollare gli studi». Il Belluno ha infilato due vittorie consecutive. E’ finalmente tornato? «Speriamo di sì», continua Pescosta, «ma per adesso non abbiamo ancora fatto nulla. Non eravamo scarsi prima e non siamo fenomeni adesso. Dobbiamo cercare di continuare su questa strada, vogliamo migliorare, non siamo ancora contenti del tutto. Ci mancano ancora dei punti, la posizione in classifica non riflette il valore della rosa». Voglia di tris. Il Belluno, dopo le vittorie in trasferta contro Montebelluna in Coppa Italia e Dro in campionato, vuole infilare il terzo successo consecutivo; ma per farlo dovrà battere al Polisportivo la Sacilese, che al momento sembra essere in difficoltà. Il match si gioca in anticipo sabato. «Hanno smantellato la squadra rispetto allo scorso anno e, da quel che so, sono molto giovani», continua Pescosta, «ma noi non siamo nella posizione di poterci rilassare. Affronteremo la Sacilese con grinta». L’infortunio al piede è ormai alle spalle? «Assolutamente sì», conclude Pescosta, «non è stato facile recuperare ma ora sono al cento per cento». Quelli che invece stanno recuperando dai rispettivi infortuni sono Davide Solagna, operato quasi due settimane fa al menisco, e Paolo Pellicanò, che nel derby contro il Ripa Fenadora si era stirato il collaterale. L’ex Feltrese questa settimana dovrebbe ricominciare a correre ma è praticamente impossibile che possa rientrare per sabato. Simone Bertagno e Marco Duravia squalificati. I due centrocampisti del Belluno contro il Dro hanno raggiunto entrambi la quinta ammonizione e sabato non ci saranno. Per sostituirli probabilmente Vecchiato farà affidamento sul veterano Mike Miniati e sul giovanissimo Simone Quarzago, classe 1999.
Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Dopo due giorni di riposo i granata si sono radunati ieri in via Agosti. Sarà una settimana lunga per Parola e compagni perché il prossimo impegno ufficiale è quello di lunedì sera al Città del Tricolore contro il Cuneo (il match sarà trasmesso alle 20 in diretta sugli schermi di Raisport, ma tutto l’ambiente spera che i tifosi accorrano numerosi sugli spalti ) Quella con il Cuneo è una gara che evoca nella mente dei supporter il vittorioso spareggio salvezza di tre anni orsono, in uno dei momenti più bui della storia della Reggiana. Come prima seduta il tecnico Alberto Colombo ha mandato i suoi uomini a lavorare in palestra facendo disputare, al ritorno ai campi, qualche scampolo di partitella solo a quelli che non hanno giocato a Bolzano. Da oggi (dalle 14.30 ) però si inizierà a fare sul serio e vedremo se finalmente tutta la rosa dei giocatori sarà a disposizione del trainer, visto che sono attesi i rientri di Raffaele Nolè e Dejan Danza. Intanto sono state rese note le designazioni arbitrali. Reggiana-Cuneo sarà diretta da Giacomo Camplone di Pescara coadiuvato da Giuseppe Macaddino di Rimini e da Luca Bianchini di Cesena. Per quanto riguarda il giudice sportivo, nessuno squalificato in casa granata mentre al Cuneo mancherà Giorgio Conrotto, espulso domenica con l’Albinoleffe. I piemontesi dovranno fare a meno anche dell’allenatore in seconda Giovanni Tunno, allontanato dal campo nella stessa partita e fermato per tre giornate. Il Cuneo, rimasto in 10 dopo pochi secondi di gioco, ha polemizzato a lungo con l’arbitro e dopo la partita il presidente Marco Rossi ha parlato di direzione di gara «inqualificabile». I piemontesi, nonostante la posizione in classifica, sono in un buon momento, con tre vittorie e un pareggio nelle ultime quattro gare: vietato dunque sottovalutarli, come hanno subito detto dopo Bolzano, mister Colombo e il dg Ferrara. Dopo la gara interna col Cuneo la Reggiana tornerà subito in campo sabato a Busto Arsizio contro la Pro Patria (alle 17.30), fanalino di coda, poi è già stata ufficializzata dalla Lega Pro la gara successiva, Reggiana-Pordenone, che si disputerà domenica 22 novembre alle 15 al Città del Tricolore. Quest’ultima gara è sulla carta quella più insidiosa di questo trittico, che sulla carta si presenta come molto favorevole ai granata.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) L’imbattibilità della Reggiana ha il volto sorridente e l’accento romano di Simone Perilli, che da 615’ non subisce reti. L’estremo difensore, classe 95, è una scommessa vinta del dg Raffaele Ferrara, che lo ha strappato in estate al Sassuolo, ma anche del tecnico Colombo che non ha avuto paura a farlo debuttare in Lega Pro, nonostante la giovane età. Come si sente da portiere meno battuto d’Italia? «Come al solito, restando umile, perché al primo gol si torna sconosciuti come prima. Per ora ci godiamo il momento, cercando di restare i meno battuti partita dopo partita». Ha contato tutti i minuti di imbattibilità? «Sono più di 600 ma ci penso il meno possibile perché la scaramanzia è tanta». Ci pensa quando gioca? «Assolutamente no. Se pensassi ad altro prendo subito gol perciò è molto meglio stare concentrati sulla gara». Di chi sono i meriti di questa difesa di ferro? «Penso di tutta la squadra perché ci si difende in undici e si attacca sempre in undici: da Parola e Sabotic, fino ad arrivare ad Arma, non c’è un vero protagonista di questo risultato se non il gruppo intero». La difesa a tre ha aiutato oppure è questione di mentalità? «Cambia poco, conto la mentalità». Si aspettava di giocare titolare subito? «Questa scelta era, ed è, del tecnico ma io ero arrivato qua come un portiere che si doveva guadagnare il posto e per questo ringrazio della fiducia la società». Quali sono i suoi margini di miglioramento? «Tutti possono migliorare in tutto, poi a certi livelli i particolari fanno la differenza. Nel mio caso devo migliorare sulle palle basse, nelle uscite alte e sulla forza». Come si trova a lavorare con Claudio Rapacioli? «Ho un bellissimo rapporto come con tutti i miei precedenti preparatori perché siamo sempre insieme, noi portieri stiamo con la squadra solo gli ultimi 20′ prima della partita e tutto il resto del tempo lo passiamo con loro. Il mister è molto tosto e tutti i giorni lo stipendio te lo fa guadagnare ma a me piace faticare». Sembra molto contento di aver scelto la Reggiana. «La scelta è stata giusta e non me ne pentirei nemmeno se le cose andassero meno bene». E’ il momento dei giovani.Cosa pensa di Donnarumma, titolare nel Milan a soli 16 anni? «Provo un po’ di invidia perché quando ero in quella categoria non sono riuscito ad emergere quindi rendo merito a lui ma anche all’allenatore perché ci vuole un bel coraggio, a quei livelli, ad affidare la porta ad un giovane senza esperienza rispetto ad un trentenne». Se dietro le cose sono a posto, davanti perché si fatica a segnare? «Dipende dagli avversari: se si difendono in undici è difficile attaccarli poi, se trovi il gol, ne fai quattro e dice che l’attacco della Reggiana è mostruoso». Lunedì affrontate il Cuneo… «Una gara brutta come col Sudtirol perché loro si chiuderanno dietro ma almeno giocheremo su un campo in condizioni migliori di quello di Bolzano». Cosa chiede a questa esperienza in maglia granata? «Di arrivare il più un alto possibile, perché Reggio non merita queste categorie per il blasone e per il pubblico». O è lei a non meritare queste categorie? «Per adesso sto dimostrando qualcosa in più ma alla fine magari cambierà tutto. Speriamo che questa affermazione la possiate fare a fine anno». Il suo modello? «Non ne ho, ma Buffon è il miglior portiere in circolazione». A Reggio con chi vive? «Con la mia ragazza. Ma anche i miei genitori quando possono salgono da Roma, con la Tav in due ore sono già a Reggio».
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Ieri i biancorossi hanno svolto due sedute di allenamento agli ordini di mister Javorcic, che nel pomeriggio ha insistito molto su esercitazioni tattiche volte ad affinare l’organizzazione dei reparti nella fase di non possesso palla. Il mister ha provato i movimenti schierando i suoi con lo stesso modulo 4-5-1 utilizzato sabato contro la Giana Erminio. Carini, Sereni e capitan Caridi appaiono completamente recuperati, mentre Anastasi e Ungaro salteranno anche la trasferta di Bassano, rispettivamente a causa di un’infiammazione al ginocchio e di una forte contusione. Ieri pomeriggio in campo non si è visto Ruopolo, mentre Scrosta ha lavorato a parte. per entrambi si tratta soltanto di un lieve affaticamento, per cui la loro disponibilità per il prossimo match non appare in discussione. C’è da segnalare che il giudice sportivo ha diffidato Scrosta e Raggio Garibaldi, che dunque al prossimo cartellino giallo verranno squalificati. Oggi seduta pomeridiana.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova è in piena crisi, reduce da due ko di fila (tre contando la Coppa Italia) e con una classifica che lo vede in piena zona playout. Ma tempo per recuperare ce n’è e per spiegarlo basta ricordare che un anno fa la squadra che poi Juric condusse a una traquilla salvezza era messa ben peggio. Dopo 9 turni, infatti, Il Mantova aveva 7 appena punti, che in realtà valevano 4 (vista la penalizzazione di 3 punti in arrivo) ed era di fatto ultimo in classifica. Ivan Juric se lo ricorda bene e da Crotone, dove sta facendo faville in serie B, “urla” a modo suo un incoraggiamento ai biancorossi. «Vi seguo sempre – dice al telefono -, so che le cose vanno male e che siete in silenzio stampa, ma sono certo che la squadra ne uscirà. I ragazzi che sono rimasti dall’anno scorso, oltre ad avere valori tecnici, sono uomini veri: gente perbene, che dà tutto e con cui andrei anche in guerra. E poi sono arrivati giocatori molto forti per la categoria come Foglio, Dalla Bona, Ruopolo, Momentè… È impossibile che siano diventati tutti brocchi. No, non ho paura, alla fine la squadra verrà fuori». Adesso sulla panchina biancorossa siede Ivan Javorcic, concittadino di Juric che l’ex mister biancorosso conosce abbastanza bene: «Ci siamo sentiti – dice Juric -, abbiamo parlato un po’ di tutto riguardo alla piazza. Io gli ho consigliato di accettare al volo, perché Mantova è un posto fantastico dove fare calcio. Certo, il pubblico è esigente, ma sa riconoscere il lavoro e l’impegno. O perlomeno con noi è stato così. Sono contento anche che nello staff ci sia Graziani, perché Ciccio è una grande persona. Adesso a loro serve un po’ di tempo e anche un po’ di c…, perché in certe situazioni c’è bisogno di qualcosa che sblocchi la situazione». Di fronte però ci sono due trasferte dure, a Bassano e a Cittadella… «Ecco, servirebbe un colpo contro una big per dare la scossa. A noi successe l’anno scorso battendo il Pavia capolista. A Bassano magari possiamo farcela (dice proprio così, usando il noi, ndr), non siamo inferiori alla squadra veneta. Il Cittadella invece ha qualcosa in più, ma non è certo imbattibile». Insomma, mister Juric è a Crotone ma sembra sapere quasi tutto di Mantova… «Sì, mi informo molto, perché lì sono stato bene, sono rimasto legato alla città e soprattutto ai ragazzi che sono rimasti lì e che sento miei. Ci tengo che le cose vadano bene. E poi nella vita non si sa mai…». A proposito di attualità, avrà letto anche che la società ha ipotizzato che lei avesse da tempo un accordo con il Crotone per andare via… «Sì, lo so, ma sapete benissimo anche voi che questo non è vero. Noi abbiamo finito il campionato un mese prima del Crotone, che si è salvato soltanto all’ultima giornata. Non avevo accordi con nessuno e sarei rimasto molto volentieri, ma poi la vicenda della cessione societaria è andata per le lunghe e allora eccoci qui. Sono comunque felice di essere a Crotone – conclude Juric – e resto un tifoso del Mantova».
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Scontata la presenza di Caio De Cenco, brasiliano neroverde (tripletta per lui all’ex capolista Virtus Bassano), nella top 11 di tuttolegapro.com. CAIO NEL TRIDENTE – Dc9 figura al centro di un attacco che vede alle ali Andrea Brighenti (Cremonese) e Marco Valotti (Renate). A centrocampo ci sono Andrea Bracaletti (Feralpi), Marco Perini (Albinoleffe), Mattia Minesso (Cittadella) e Julien Rantier (Pro Piacenza). In difesa Michele Rinaldi (Cuneo), Andrea Parola (Reggiana) e Matthias Solerio (Giana); fra i pali Simone Perilli (Reggiana). Il mister segnalato è Michele Marcolini del Pavia. PENALIZZAZIONI – Rese note anche le prime penalizzazioni per inadempienze della stagione 2015-16. Al momento non figurano fra le “cattive” società del girone A. Cinque invece le punite fra B e C. Sanzionato con un punto in classifica il Martina Franca, mentre al Catania ne sono stati tolti due. Il Tribunale federale ha inoltre inflitto 4 punti di penalizzazione in graduatoria all’Ischia Isola Verde e 5 al Savona. Meno uno per il Benevento. Rinviate alla riunione del 19 novembre le decisioni sui deferimenti a carico di Pisa, Paganese e Lupa Castelli Romani. All’Appiani di Padova, contro Parlato e gli altri ex, domenica alle 15 il Pordenone sarà arbitrato da Giosué D’Apice di Arezzo. SCHEMI – Allenatori dell’Aiac provinciale a lezione da mister Tedino e dal suo staff: oggi una delegazione di tecnici sarà ospite al De Marchi, seguendo da vicino la doppia seduta di allenamento (10 e 15) dei ramarri.
Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Marchi e Mandorlini ancora ai box. E’ questa la notizia meno piacevole alla ripresa degli allenamenti dopo lo splendido successo sul Bassano. Tedino non può ancora disporre del difensore e del centrocampista che hanno dato forfait nell’ultimo impegno al Bottecchia. Si lavora per recuperarli in vista della trasferta di domenica (alle 15) a Padova, ma al momento le premesse non inducono all’ottimismo. Ieri al De Marchi non si sono allenati col gruppo pure gli altri due infortunati del momento, ovvero i giovani Castelletto e Pavan. Oggi doppia seduta (alle 10 e alle 15) per entrare ancor più nel vivo della settimana che condurrà al “derby” con la squadra dell’ex Parlato.
Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Dietro l’entusiasmo per il quinto posto in classifica e i gol di un bomber, Caio De Cenco, ormai divenuto un idolo della tifoseria neroverde, c’è di più. C’è una squadra che, a dispetto di chi sosteneva che la rosa fosse troppo ristretta e i cosiddetti rincalzi troppo inesperti, ha dimostrato proprio nella circostanza sulla carta più difficile che si trattava di tesi frettolose. Col Bassano, infatti, Tedino ha schierato una squadra infarcita di giovani e ha ottenuto una risposta eclatante. Così da non far rimpiangere le assenze pesanti di Marchi e Mandorlini. Sorprese. Di Pasa (classe ’94) ormai si sa tutto: arrivato quasi per ultimo nel corso del mercato estivo, doveva essere un rincalzo, invece si sta rivelando titolare insostituibile. Anche per la sua duttilità: in difesa o a centrocampo resta una garanzia. Più sorprendenti nella recente esibizione del Bottecchia le prestazioni di Boniotti (’95), schierato da terzino al posto di Cosner e abile ad annullare un osso duro come Iocolano, Berardi (’96) e Buratto (’94), spalle dell’esperto Pederzoli in mezzo al campo. Tedino ora sa che all’occorrenza può contare su di loro. Anche se al cospetto della capolista. Media. Delle sei squadre al momento al vertice della classifica, il Pordenone è sul podio quanto a età media dell’ultimo undici schierato. Quasi due anni in meno (25,5 contro 27,1) rispetto all’Alessandria, attualmente appaiata ai neroverdi al quinto posto. Ben tre in meno rispetto al Pavia (28,5), che insegue a un punto la capolista Cittadella (26,6), anch’essa schierata nell’ultima giornata di campionato con una formazione più esperta di quella neroverde. In rampa. Ingolosiscono i contributi per l’impiego dei giovani, ma soprattutto alletta un progetto che, soprattutto con un valorizzatore di talenti come Tedino in panchina, deve passare necessariamente dai ragazzi più promettenti. E l’allenatore neroverde ha ancora diversi assi da calare: ci sono Baruzzini, centrocampista (’97) ex Udinese, e il talento fatto in casa (dagli esordienti alla Lega Pro), Savio (’97), già in gol quest’estate in coppa Italia col Mantova, in rampa di lancio. Quindi il viola Gulin (’95), Talin (’96), Castelletto (’95), Pavan (’96) e Pignata (’95): elementi che infortuni e avversari permettendo prima o poi potrebbero dire la loro. Lezione. A gestire tempi e modi di inserimento ci pensa Tedino, che oggi (doppio allenamento al De Marchi) terrà a lezione i colleghi dell’assoallenatori provinciale, presieduta da Alberto Toffolo, cercando di impartire loro qualche segreto da ex ct del club Italia e da attuale timoniere della rivelazione della Lega Pro
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Una settimana alla stracittadina Venezia-Mestre, oggi parte la prevendita dei biglietti che già fa storcere il naso ai tifosi. In primis agli ospiti arancioneri i quali mercoledì prossimo (ore 20.30) in curva nord al Penzo dovranno pagare 12 euro (rispetto ai 10 delle precedenti trasferte). Tuttavia anche ai supporters di casa bocciano la scelta del club arancioneroverde di far pagare il prezzo intero in tutti i settori (curva sud 5 euro, tribuna laterale 15 e centrale 25) ai bambini di età superiore ai 10 anni, sotto i quali l’ingresso sarà invece gratuito. «Decisione poco saggia – non condivide Angelo Torresin del Centro Coordinamento Clubs arancioneroverde – data la «suggestione» del derby ci saremmo aspettati un’iniziativa più popolare, non dico un prezzo unico a 10 euro in tutti i settori come il Campodarsego quando ha ospitato il Venezia, ma almeno l’ingresso gratuito per tutti fino ai 14 anni questo sì». Il biglietto gratis fino ai 10 anni è comunque superiore al limite di 6 anni in precedenza fissato dal Venezia. «Si incentiva così la frequentazione dello stadio da parte dei più giovani? – chiede Chiara Mastropietro -. Mio figlio ha 11 anni e gioca nelle giovanili del Mestre, per seguire la sua squadra dovrà pagare almeno 12 euro e mi pare davvero troppo. Una delusione doppia visti i miei trascorsi da tifosa unionista. Vado negli stadi da una vita ma una politica tanto avvilente non l’avevo mai vista». Sempre sulla sponda mestrina in sintonia Marco De Toni. «Non capisco come mai il Venezia abbia bisogno di qualche centinaia di euro in più, soprattutto facendo pagare i bambini come gli adulti. Tutti dovrebbero volere una festa per far vedere oltre provincia la passione delle due città seppur in D. Sarebbe bello un pienone in stile anni ’80, con sani sfottò e poi amici come prima». «La società lavora e ci dà ascolto – premette Andrea Vianello (Curva Sud) -. Però nonostante tre fallimenti in 10 anni neanche gli abbonamenti erano popolari, 65 euro in curva contro i 25 del Parma ad esempio. Dovrà essere una festa, noi non offenderemo mai Mestre ma vogliamo rispetto per 28 anni di arancioneroverde». Le prevendite sono attive per il Venezia nella sede di viale Ancona e agli sportelli Vela; per il Mestre al Baracca (dalle 18 alle 19) e agli impianti di Zelarino.
Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Scatta oggi la prevendita per il derby di mercoledì prossimo al Penzo (ore 20,30) tra il Venezia e il Mestre. I tifosi del Venezia possono acquistare i biglietti presso la sede di viale Ancona e nelle agenzie Vela (Piazzale Roma, Tronchetto, Lido, Mestre-via Verdi, Dolo, Sottomarina). Il costo sarà 5 euro per la Curva sud, 15 Tribuna laterale, 25 Tribuna centrale. Anche il Mestre, che avrà a disposizione la curva nord riaperta per l’occasione, mette in prevendita da oggi i biglietti (costo 12 euro), agli impianti sportivi di Zelarino, al bar Al Bagigio (riviera XX settembre), alla pizzeria Garibaldi (via Palazzo) e allo stadio Baracca. Ma a tenere banco in casa arancionera è la questione Baracca, per il quale la società attende la concessione dal Comune. «Se perdurerà fino al 31 dicembre questo silenzio – annuncia il presidente Stefano Serena – rimborserà la differenza del costo degli abbonamenti in tribuna». Questo perché allo stadio di Mogliano, dove per ora la società gioca in casa, non c’è distinzione tra curva e tribuna. Ieri intanto è stato esonerato dalla FeralpiSalò Michele Serena. L’ex allenatore arancioneroverde ha pagato così il ko di domenica scorsa contro il Renate.
Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) Iniziata l’operazione-Tamai. Ripresa degli allenamenti al Taliercio ieri per il Venezia dopo il pareggio interno con il Levico, preceduta dalla foto ufficiale della squadra. Oltre a Barreto, che continua il lavoro differenziato, si sono allenati a parte anche Beccaro, Cantini e Maccan. Oggi in programma una doppia seduta, domani partitella di allenamento contro la Juniores di Turato. Venezia che per la seconda partita consecutiva è rimasto a secco di gol. «Può capitare, ci sarebbe da preoccuparsi se non avessimo creato occasioni o se avessimo giocato svogliati» è la spiegazione di Paolo Carbonaro, «invece le occasioni le abbiamo avute, compresi pali, traverse e un gol annullato regolare, e l’impegno c’è stato fino all’ultimo secondo. Partite come questa possono verificarsi nell’arco di una stagione e di solito finisci per perderle. Come stava succedendo anche domenica. Teniamoci stretto questo punto, quando una squadra crea tanto, alla fine i gol arrivano». Oltre alla rete non convalidata a Fabiano, anche Carbonaro è stato fermato dallo stesso collaboratore di linea in una situazione favorevole. «Sono sicuro che non ero in fuorigioco» precisa l’attaccante arancioneroverde, «avevo controllato la posizione dei difensori ed ero rientrato da tempo, quando sono ripartito. Peccato perché ero lanciato verso la porta del Levico. Vabbè, è andata così…». Il Venezia adesso è atteso dalla trasferta a Tamai. «Squadra pericolosa, campo stretto, ma dobbiamo riprendere il cammino, ritornando a mettere sotto gli avversari fin dal fischio iniziale. Anche contro il Levico, bastava sbloccare il risultato e sarebbe stata un’altra partita. Sarà una partita dura, ma andiamo convinti di potercela fare». Se l’impegno più vicino riguarda la trasferta friulana, continua intanto il conto alla rovescia per la partita di mercoledì 11 con il Mestre. Parte questa mattina (ore 9) la prevendita per il derby in programma al Penzo, e che sarà in notturna (20.30). I biglietti potranno essere acquistati in sede (viale Ancona 43, dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 17.30, ma anche nei punti convenzionati con Vela di Piazzale Roma, Tronchetto, Lido di Venezia, Mestre via Verdi, Dolo via Mazzini, Sottomarina viale Padova. Il costo dei biglietti è di 5 euro Curva Sud, 15 euro Tribuna Laterale, 25 euro Tribuna Centrale, ingresso gratuito per i bambini fino a 10 anni. Ai primi cinquanta tifosi che acquisteranno in prevendita il tagliando in sede verrà regalata la t-shirt in edizione limitata “Arancioneroverdi, uniti ripartiamo”. Ed è possibile che il presidente Joe Tacopina, atteso a Venezia per metà novembre, anticipi di qualche giorno il suo ritorno proprio per assistere a questa partita.
Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Alla vigilia fare punti al Sant’Elia di Cagliari era considerata un’impresa, visto il valore dell’avversario e considerato che in casa la formazione sarda aveva sempre vinto. Il Vicenza ci ha provato ed è riuscito a stare a lungo in partita, ma il Cagliari ha confermato sul campo di disporre di un organico importante e di essere più forte legittimando una vittoria senza dubbio meritata ma, forse, anche troppo severa nel risultato per i biancorossi. «Non abbiamo certamente demeritato – spiega Pasquale Marino – il Cagliari ha confermato di essere di passaggio in serie B, anche se lunedì sera tutta questa differenza di organico tra le squadre non si vista così tanto. Dopo il loro primo gol abbiamo sofferto un po’ ma poi abbiamo giocato un ottimo secondo tempo rimanendo in partita sino alla fine. Siamo anche riusciti a creare qualche buona opportunità, forse ci è mancata un po’ di cattiveria sotto porta. Ai miei ragazzi non posso rimproverare nulla, hanno dato tutto quello che avevano: la cosa più importante è che la prestazione ci sia stata, perché se giochi bene i punti poi arrivano». Una partita che non ha portato punti ma che dovrebbe aver dato maggior consapevolezza nei mezzi di una squadra che in classifica ha 14 punti, ottenuti tra tante difficoltà causate da una lunga serie di infortuni. «Nonostante tutti i problemi che abbiamo avuto dall’inizio la squadra ha sbagliato poco a livello di prestazioni – sottolinea Marino – finora ci sono mancati i punti al Menti, dove avremmo dovuto vincere un paio di partite. Guardare quello che è stato però non serve a niente, quindi la nostra concentrazione va riservata tutta alla sfida di sabato contro l’Ascoli: la vittoria davanti ai nostri tifosi non deve essere più rimandata». Marino, che un anno fa di questi temi sostituiva Giovanni Lopez, sulla panchina del Vicenza ha quattro punti in più alla stessa giornata rispetto alla stagione scorsa, anche se il tecnico siciliano non accetta paragoni tra le due annate. «Sono due situazioni e due campionati diversi – precisa Marino – rispetto all’anno scorso abbiamo cambiato molto e, purtroppo, in questo inizio di stagione non abbiamo potuto contare su difensori forti come Brighenti e Manfredini, su un centrocampista esperto come Pazienza, e ora non vorrei perdere Galano per settimane… Purtroppo la fortuna finora non ci ha dato una mano, ma finora abbiamo sbagliato solo la partita contro il Novara perché per il resto a livello di prestazione non siamo mai mancati». Dopo la sconfitta maturata a Cagliari, guarda avanti anche il centrale Andrea Mantovani. «Quello con l’Ascoli è un appuntamento che non vogliamo fallire – sottolinea — non è ancora tempo di guardare la classifica ma vogliamo conquistare i tre punti per puntare al primo obiettivo, che rimane la salvezza; una vittoria ci consentirebbe di rimanere in una zona della classifica che per valori tecnici e di gruppo può appartenerci e che possiamo raggiungere. Credo che se la fortuna ci girasse maggiormente in casa, dove possiamo beneficiare della grande spinta dei tifosi, la prima vittoria potrebbe diventare importante per il nostro cammino».
Ore 16.00 – (Gazzettino) Nessuna lesione ma solo un risentimento muscolare al quadricipite femorale sinistro. È questo l’esito dei controlli a cui si è sottoposto ieri il giovane attaccante Jallow, che continua a svolgere un lavoro differenziato. Intanto il ritorno del Cittadella sabato allo stadio comunale di Lumezzane, in Val Trompia, rievoca entusiasmi e ricordi di tempi arcani e di quelli più recenti. L’ultimo successo della squadra granata, allenata da Foscarini e con Andrea Pierobon in porta, è del 6 gennaio 2006 in C1 con uno splendido 2-1 in trasferta, che completò il successo dell’andata al Tombolato (2-0 con gol di Ghirardello e Mazzocco). Nella stagione precedente, invece, la posta venne divisa con il successo dei granata al Tombolato (3-0) e quello dei lombardi all’andata (1-0). Amedeo Bressa, storico tifoso ed ex giocatore del Cittadella, ha gli occhi che gli luccicano al solo pensarci: «Quanti bei ricordi con il Lumezzane. Erano i tempi dell’Interregionale, della C2 e della C1, che per il Cittadella sono stati gli anni nei quali sono state gettate le solide basi per raggiungere la cadetteria. Ancora adesso l’esperienza di quelle stagioni è di sprone per nuovi traguardi». Poi passa al dettaglio: «Ricordo tante vittorie del Cittadella non solo al Tombolato, ma anche nel loro stadio, situato fra le colline con una grande tribuna a nord e un bel tappeto verde. Ai tempi dell’allenatore Gianni Rossi (1991-1994, ndr)) Cittadella e Lumezzane erano le protagoniste di quei campionati. Non posso dimenticare lo spareggio a Cento, dove abbiamo ricoquistato la C2 nel 1992-93».
Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Il Cittadella? È la cooperativa del gol. Se si vanno a contare i nomi dei giocatori granata andati in rete da inizio stagione si arriva a metterne in fila dieci. In pratica mancherebbe solo il portiere. Nel Girone A della Lega Pro nessuno ha fatto meglio. Non a caso, proprio la capacità di sviluppare una manovra corale in grado di portare al tiro più uomini sembra uno dei segreti della formazione che guida la classifica. L’ultimo a iscriversi al club – per niente ristretto – dei marcatori granata è stato Mattia Minesso, eroe di giornata nel match contro l’Alessandria di sabato scorso. La classifica interna è guidata ovviamente da Litteri, a quota 4, e prosegue con Chiaretti (2) e poi con Jallow, Bizzotto, Bobb, Coralli, Pascali, Iori (che ha sfruttato l’unico rigore concesso sin qui al Citta) e Schenetti. Solo il Pisa si avvicina. Per trovare un’altra formazione di Lega Pro capace di raggiungere la doppia cifra nell’arco delle nove giornate disputate ci si deve spostare nel Girone B, con il Pisa che ha mandato a bersaglio lo stesso numero di giocatori, anche se va precisato che ha realizzato meno reti rispetto agli uomini di Venturato: 12 per i toscani, contro le 14 dei padovani. Restando invece nel Girone A, la squadra che più si avvicina ai granata è proprio l’Alessandria, appena superata al Tombolato, con otto marcatori diversi. La Reggiana, unica formazione ancora imbattuta in Italia nei campionati professionistici, si ferma a sette, stesso numero raggiunto dal Bassano, col Pavia a sei. Il Padova, giusto per capirci, ha mandato in porta soltanto quattro elementi: Petrili (tre volte), Altinier, Fabiano e Neto Pereira, tutti a referto in due occasioni. «Non è casuale». «Questi risultati sono il frutto del lavoro che il gruppo sta svolgendo dall’inizio della stagione» rimarca il dg Stefano Marchetti. «L’obiettivo è sempre stato quello di coinvolgere tutti i giocatori sia nella fase difensiva che in quella offensiva. In questo senso, a turno, tutti hanno la possibilità di inserirsi e rendersi pericolosi, compresi i difensori, che si portano in area in occasione dei calci piazzati. Questo Cittadella è stato pensato per poter offrire un calcio propositivo. Certo, mantenere un atteggiamento simile comporta anche il rischio di sbilanciarsi o commettere errori, come ci è capitato. Ma quando parliamo dell’identità che vogliamo raggiungere ci riferiamo proprio a questa idea di calcio». Garanzia Litteri. E il rapporto minuti giocati/gol realizzati cosa dice? Pure qui, manco a dirlo, comanda Litteri, andato in rete ogni 167 minuti trascorsi in campo, e capace, di fatto, di timbrare il cartellino in una gara su due. Lu bomber pacio si piazza leggermente davanti a due elementi utilizzati con il contagocce da Venturato, vale a dire Minesso, che ha siglato la sua unica rete giocando 177 minuti in tutto, e Bizzotto (un centro in 204 minuti), sul terzo gradino dell’ipotetico podio e in vantaggio su Coralli (uno in 225 minuti) e Chiaretti (in rete ogni 243 giri di lancetta). Limitandosi al reparto offensivo, il solo a non essere presente nell’elenco è Sgrigna, ma il fantasista romano è più che giustificato dal lungo infortunio e ha potuto giocare soltanto due brevi spezzoni di partita. L’unico difensore presente è Pascali, a segno nel derby e più volte insidioso di testa con le sue incursioni, anche se va detto che pure il suo sodale Scaglia si è dimostrato pericoloso su palla ferma. Fra i centrocampisti più utilizzati manca soltanto Paolucci, che però, va detto, non è mai stato un bomber. E chissà che non sia proprio lui l’undicesimo giocatore del Cittadella a sbloccarsi nel corso della stagione. Magari proprio sabato, a Lumezzane.
Ore 15.20 – (Corriere del Veneto) «Salutate la capolista». È lo slogan più in voga in questi ultimi giorni a Cittadella e dintorni. Nei bar e nei social, l’entusiasmo per il primato e per il successo contro l’Alessandria è debordante, la voglia di fare subito il bis a Lumezzane anche. Ma Andrea Gabrielli ammonisce, stavolta con severità, a non sottovalutare l’avversario. Come inconsciamente già accaduto con ogni probabilità contro Renate, Pro Piacenza e Albinoleffe. «All’inizio mi infastidivo molto quando c’erano queste situazioni — ammette il presidente — poi ho capito che può essere stata una questione di approccio alla partita. Inconsciamente i ragazzi, contro avversari che affrontano il Cittadella con grandi stimoli essendo una squadra retrocessa dalla serie B, possono essersi rilassati. Ma sono convinto che che quanto accaduto nel recente passato ci servirà di lezione. E a Lumezzane la squadra affronterà l’impegno con la massima concentrazione possibile». Angelo Gregucci, allenatore dell’Alessandria, ha indicato nella forza della panchina granata la carta vincente del Cittadella. Gabrielli va oltre, ringraziando chi, come Mattia Minesso, non ha alimentato una virgola di polemica nonostante abbia perso il posto da titolare che lo scorso anno era quasi blindato con Claudio Foscarini: «Ho apprezzato molto le sue dichiarazioni — ammette il numero uno granata — e vorrei ringraziare pubblicamente lui e tutti quelli che stanno giocando meno e che, nonostante questo, si stanno comportando come professionisti esemplari. L’ambiente aiuta, ma effettivamente quest’anno ci siamo cautelati con una panchina lunga e all’altezza, mentre l’anno scorso abbiamo pagato molto la carenza numerica in rosa. Poi sono convinto che ci sarà bisogno di tutti, soprattutto perché la strada è ancora lunghissima». Ma Gabrielli invita anche alla calma, con quella serenità che è sempre stata una delle caratteristiche del presidente del Cittadella. «Siamo primi, ma non abbiamo ancora trovato quella continuità di risultati che ci garantirebbe sotto ogni punto di vista. Poi bisogna tenere conto che rispetto al passato i playoff si sono ristretti, è molto più difficile salire in serie B». Grandi meriti per il primo posto vanno a Roberto Venturato, che ha raccolto con grande bravura l’eredità di Foscarini: «Sono molto contento del suo lavoro — ammette Gabrielli — non era assolutamente scontato che il passaggio di consegne fosse praticamente indolore». Novità in vista, intanto, per il calendario della dodicesima giornata del campionato di Lega Pro. Padova-Cuneo si giocherà sabato 21 novembre alle ore 15, mentre l’atteso derby Bassano-Cittadella verrà disputato al Mercante domenica alle 14.30. La giornata sarà divisa quasi equamente all’interno del penultimo weekend di novembre.
Ore 15.00 – In corso l’allenamento pomeridiano dei Biancoscudati alla Guizza.
Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Intervallo di metà settimana: si gioca in Coppa Italia di Lega Pro, al Mercante arriva la Pro Piacenza. Appuntamento alle 16 per una competizione in cui solitamente il Bassano ottiene buoni risultati ma che, per evidenti motivi, non è la priorità giallorossa. «Siamo reduci da una brutta sconfitta — sospira Stefano Sottili — abbiamo fatto di tutto per agevolare il Pordenone e loro sono stati bravi ad accettare i nostri regali. Ne è uscita una partita in cui il Bassano si è espresso al di sotto delle proprie potenzialità, commettendo errori che non andrebbero commessi e prendendo tre schiaffi che mi auguro possano essere salutari». Oggi si torna subito in campo, può essere un modo per archiviare alla svelta quando accaduto al Bottecchia: «Credo invece — prosegue Sottili — che è bene che non ci si dimentichi quello che è successo. Dobbiamo dimostrare che si è trattato solo di un episodio e di un incidente di percorso che può capitare a tutti, tenendo però sempre bene a mente il 3-0 di sabato. E’ successo anche in serie A: basti vedere la Fiorentina che ha perso tre partite di fila o l’Inter travolta dalla stessa Fiorentina in casa e adesso nuovamente prima in classifica. Queste sconfitte ci stanno. Ora, però, sta a noi e alla nostra capacità, volersi lasciare tutto alle spalle e far sì che quello si Pordenone sia stato solo un episodio. Dobbiamo avere la capacità di passare oltre ma di avere sempre presente quanto è successo. Oggi mi interessa vedere l’atteggiamento giusto, giocherà qualche ragazzo che è stato impiegato meno. Non sono preoccupato, ma voglio vedere subito una reazione». Intanto ci sono novità in vista per il calendario della dodicesima giornata del campionato di Lega Pro, che riguarda anche le due padovane. Padova-Cuneo si giocherà sabato 21 novembre alle ore 15, mentre l’atteso derby Bassano-Cittadella verrà disputato allo stadio Mercante domenica 22 novembre alle 14,30. E sarà sicuramente un match di altissimo livello dove spettacolo e bel gioco sono quasi assicurati in partenza. La giornata sarà divisa quasi equamente nello spazio di 24 ore all’interno del penultimo weekend del mese di novembre.
Ore 14.20 – (La Provincia Pavese) Il Pavia scende in campo alle ore 15 di oggi a Gorgonzola con la Giana per l’ultima gara del primo turno di Coppa Italia di Lega Pro. La vincente affronterà il 18 novembre al Moccagatta l’Alessandria. Per mister Marcolini sarà l’occasione per un turn-over massiccio per dar spazio a gran parte degli elementi della rosa che fino ad ora non l’hanno avuto o per chi ha giocato con discontinuità. C’è poi la voglia di riscattare anche la prova non convincente di due settimane fa quando in campionato il Pavia si fece raggiungere sull’1-1 al 90’ dai milanesi. La buona notizia è che tra i convocati figura anche Stefano Del Sante, tornato quindi a disposizione e che oggi potrebbe giocare quindi uno spezzone di gara. Tra i sicuri titolari Dario Biasi, che aveva giocato nell’undici azzurro in campionato nelle prime giornate prima di far posto a Siniscalchi. «E’ una partita che riteniamo importante anche perché dà la possibilità a chi non sta giocando di mettersi in mostra – dichiara il difensore centrale azzurro – E poi andare avanti in Coppa Italia è sempre importante. Personalmente voglio giocare e far bene come d’altronde altri miei compagni. Non giocando con continuità sicuramente potremo avere delle difficoltà, ma dovremo essere bravi a superarle per vincere. Il mister ci conosce e sa che può far affidamento su tutta la rosa, siamo una squadra importante formata tutta da giocatori che sarebbero titolari in qualsiasi altra compagine del girone. Il mister sta facendo delle scelte e chi non gioca deve dimostrare di essere sempre pronto all’occorrenza». Un impegno infrasettimanale che spezza la settimana tradizionale di allenamento. «Non la disturba e ci sono abituato da anni in cui gioco la Coppa infrasettimanalmente – spiega il difensore del Pavia – Fa bene, come ho già detto per chi non sta giocando in campionato e gli consente di mettere minuti nelle gambe e di acquistare fiducia in se stessi. E’ anche una bella vetrina per mettersi in mostra». Appuntamento che arriva con un Pavia rafforzato dalla vittoria con il Padova e che guarderà, dopo oggi, all’impegno di Meda con il Renate. «E’ un Pavia che deve solo prendere consapevolezza dei propri mezzi, partite facili non ne esistono, l’importante è affrontarle sempre nello stesso modo. Per esempio se affronteremo squadre che la metteranno sull’intensità e sul ritmo dovremo essere bravi a controbattere con le stesse armi e a metterci quel pizzico di determinazione in più per portare a casa il risultato. Magari dobbiamo migliorare ancora fuori casa dove bisogna mettere quel qualcosa in più per portare a casa la vittoria». Intanto ieri la Lega Pro ha ufficializzato orari e date della dodicesima giornata. Alessandria-Pavia si giocherà domenica 22 novembre alle 17,30.
Ore 13.50 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Ma l’aria resta tormentata”) Dimissioni presentate e respinte, ha vinto la continuità. Ma l’aria che si respira intorno al Padova resta tormentata. Lunghissima l’assemblea dei soci che ha portato a questa decisione. Segno che per ricomporre la frattura tra De Poli e Bonetto è stato necessario un lungo e paziente lavoro di tessitura da parte del presidente Bergamin. Difficile però pensare che tutte le nubi che si addensavano sul direttore sportivo siano state scacciate in un colpo solo e che l’ambiente si sia ricompattato come se nulla fosse, mettendo da parte tensioni, contrasti e nervi scoperti che covavano già da un po’ di tempo e che la figuraccia di Pavia ha avuto l’effetto di far deflagrare. La sensazione invece è che su De Poli rimangano i fucili puntati, soprattutto se la squadra non saprà al più presto tradurre in punti gli sforzi economici sostenuti dalla società sul mercato. E questo scenario di instabilità rischia di complicare ancora di più il lavoro di Parlato e dei giocatori.
Ore 13.40 – (Gazzettino) «Io sono stato il primo ad avere consigliato la sua riconferma quest’estate alla società, siamo due lavoratori e siamo entrambi gratificati di lavorare per il Padova. In questo momento siamo alla ricerca di qualcosa di più importante quanto a risultati, lui ha i mezzi per fare l’allenatore dei biancoscudati. E per la fiducia che ho nei suoi confronti, lo proteggerò sempre. Anche perché quando viene ceduto un giocatore o viene allontanato un tecnico, per me è una sconfitta». Ma è una fiducia a tempo? «Tutti siamo a tempo nel ruolo che ricopriamo». Sulla posizione dell’allenatore interviene anche il presidente Giuseppe Bergamin: «Parlato non è mai stato in discussione, non era questo l’argomento della riunione. La figura di Parlato è di garanzia per il prosieguo della stagione. È evidente che i risultati sono altalenanti e questo ci rende consapevoli delle difficoltà che andremo ad affrontare da qui in avanti. Abbiamo fatto solo un quarto del cammino in campionato, abbiamo il tempo e la possibilità di metterci nelle condizioni tecniche di affrontare le difficoltà che incontreremo in ogni partita. Dobbiamo ritrovare la convinzione nei nostri mezzi, che ci sono».
Ore 13.30 – (Gazzettino) Il direttore sportivo va avanti a ruota libera: «È tutto resettato, dobbiamo avere l’intelligenza di capire cosa si è sbagliato e le situazioni che possono essere a rischio. Dopo di me ne passeranno altri cinquecento di direttori sportivi, ma il Padova deve rimanere una società importante. Nella sala riunioni ho trovato soci che vogliono bene al calcio, e tutti insieme si è lavorato per il bene della società». E ancora: «Se è successo qualcosa di storto nel passato, ci vuole unità e forza per riconoscerlo e metterci una pietra sopra. L’importante è portare avanti il progetto e dare continuità». In occasione dell’assemblea dei soci si è parlato anche del momento che sta attraversando la squadra con un rendimento altalenante in campionato. In conferenza stampa è stato chiesto a De Poli se Parlato rischia il posto nel caso in cui non dovesse fare risultato con il Pordenone. Questa la replica del diesse: «In questo momento no, mi auguro che Carmine rimanga fino alla scadenza del contratto».
Ore 13.20 – (Gazzettino) «Anche nelle migliori famiglie possono esserci degli screzi, è importante per me avere riavuto la stima della proprietà. E sono contento perché ho rivisto la ricerca di una unità d’intenti». Suonano così le parole di Fabrizio De Poli che ha incassato la fiducia dello stato maggiore del club, dopo aver presentato le dimissioni che sono state appunto respinte. Il diesse era arrivato in sede intorno alle 18.40 per incontrare i soci.
«Il momento è stato particolare, inutile nasconderlo. Per una forma di trasparenza ho fatto quello che dovevo fare e la società ha fatto altre cose di propria iniziativa. La cosa più importante è stata aver parlato per diverso tempo con i soci. È vero che c’è stato qualche momento di defaillance tra me e qualcuno, può darsi che anche io abbia sbagliato qualcosa. L’unica cosa veramente sincera è che tutti abbiamo fatto una scelta per ricompattare una compagine di lavoratori e di uomini che sta dando con passione il proprio apporto per il bene del Padova».
Ore 13.10 – (Gazzettino) L’amministratore delegato ha quindi spiegato: «È stata l’assemblea dei soci a decidere che dovevamo venire noi due visto che siamo stati i protagonisti della vicenda». Quindi Bonetto ha precisato i suoi rapporti con il presidente: «Non c’è assolutamente alcun problema tra di noi, come con tutti i soci». L’amministratore delegato ha anche reso noto per la prima volta anche la cifra esatta del bilancio messo a disposizione quest’anno dalla società. «Sono cinque milioni e 247 mila euro, mica fichi secchi. Un budget importante a detta dello stesso diesse, e per questo avevo parlato di play off». A fine conferenza stampa è passato anche il presidente Bergamin: «La riunione si è conclusa con un risultato positivo. Sono contento, era quello che desideravamo io e tutti i soci per il bene del Padova. Il fatto che la società non abbia accettato le dimissioni di De Poli e Pagliani è stato un ulteriore atto di fiducia nei loro confronti».
Ore 13.00 – (Gazzettino) «Detto questo, questa mattina (ieri, ndr) il nostro direttore De Poli ha rassegnato le dimissioni e lo stesso ha fatto il segretario Fabio Pagliani. Non me le aspettavo, e ciò mi ha portato a fare una profonda riflessione che avevo già iniziato a fare nelle notti passate. Questo gesto fa onore a Fabrizio che si è preso la responsabilità di ciò che è accaduto a fine partita. Effettivamente in questo momento la squadra sta attraversando un po’ di difficoltà, ed è giusto non creare ulteriori tensioni. Tra me e lui abbiamo chiarito, e ne abbiamo parlato insieme a tutti i soci: abbiamo preso atto delle dimissioni, ma non le accettiamo. È normale che all’interno di una società ci siano punti di vista diversi, dobbiamo stare più attenti alla comunicazione. Con questo non sto dando colpe alla stampa. Fabrizio rimane con noi, è un uomo con la U maiuscola. Rimbocchiamoci le maniche e portiamo la squadra fuori da questo momento difficile». A questo punto un cronista domanda come mai dopo la riunione si sono presentati soltanto amministratore delegato e diesse. Piccata la replica di Bonetto, con gli animi che si sono surriscaldati.
Ore 12.50 – (Gazzettino) Fabrizio De Poli rimane al suo posto. Il direttore sportivo aveva rassegnato ieri mattina le sue dimissioni, al pari del segretario Fabio Pagliani, ma entrambe sono state respinte al termine di un’assemblea dei soci durata sei ore in sede all’Euganeo. Si è chiusa così una delle giornate più convulse da quando è nato il nuovo corso biancoscudato, in una situazione deflagrata per il clamoroso “caso Amirante” e le successive dichiarazioni a caldo nello spogliatoio della squadra dell’amministratore delegato Roberto Bonetto «O mi dimetto io o lo fa qualcun altro». Proprio Bonetto e De Poli si sono presentati in sala stampa dopo la riunione fiume, alla quale hanno partecipato anche il presidente Giuseppe Bergamin e i soci Moreno Beccaro, Giampaolo Salot, Massimo Poliero e Walter Tosetto, quest’ultimo arrivato in sede solo ad assemblea quasi ultimata. «È giunto il momento di mettere la parola fine a questa storia – ha esordito Bonetto – Il mio sfogo in spogliatoio può essere stato appropriato o meno, ma ritenevo che la squadra avesse bisogno di una scossa, anche perché la società è arrivata al limite della sopportazione e merita di più, come anche la città».
Ore 12.40 – (Gazzettino) Niente partita persa 3-0 a tavolino e Diniz squalificato per una giornata. Questi i provvedimenti adottati dal giudice sportivo, che ha omologato la sconfitta maturata (2-0) sul campo con il Pavia senza fare alcun riferimento al “caso Amirante”. Ciò non toglie comunque che nei prossimi giorni la Lega possa inviare gli atti alla Procura federale che potrebbe procedere con un deferimento della società e anche del giocatore, nonchè applicare una sanzione di trentamila euro. Quanto a Diniz, sabato al “Fortunati” era stato ammonito in occasione del rigore del 2-0 ed essendo in diffida salterà la sfida all’Euganeo con il Pordenone in programma domenica alle 15. Passando alla squadra, ieri alla Guizza ha ripreso a lavorare in vista dell’appuntamento con i friulani. Prima di iniziare l’allenamento i biancoscudati si sono radunati per una decina di minuti in mezzo al campo. Oltre a Parlato erano presenti De Poli, il team manager Pontin, il massaggiatore Baron e il magazziniere Oriano. Quanto alla seduta sul campo, lavoro in gruppo per tutti i giocatori, eccezione fatta per Amirante che si è allenato a parte. Oggi sessione di lavoro al mattino e al pomeriggio. Intanto, la Lega ha comunicato che la sfida casalinga con il Cuneo si giocherà sabato 21 novembre alle 15.
Ore 12.10 – Qui Guizza: squadra tenuta a colloquio in spogliatoio da Bergamin, Bonetto e De Poli.
Ore 11.50 – Qui Guizza: arriva anche Giuseppe Bergamin. Termina l’allenamento.
Ore 11.40 – Qui Guizza: arriva Roberto Bonetto, che raggiunge Fabrizio De Poli.
Ore 11.20 – Qui Guizza: cambio di gruppi.
Ore 11.00 – Qui Guizza: Biancoscudati divisi in due gruppi, lavoro in palestra e tiri in porta.
Ore 10.40 – Qui Guizza: allenamento mattutino per i Biancoscudati.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Le parole di De Poli. Il direttore si è accodato all’a.d.: «Penso che il fatto più importante sia stato la possibilità di aver parlato per diverso tempo con i soci. È vero che c’è stato qualche momento di defaillance tra il sottoscritto e qualcun altro, non è solamente colpa loro, può darsi che anch’io abbia sbagliato qualcosa. Tutti hanno fatto una scelta per ricompattare una compagine di lavoratori, uomini che stanno dando con passione il proprio apporto per il bene del Padova. È tutto resettato, dobbiamo avere l’intelligenza di capire cosa si è sbagliato e situazioni che possono essere a rischio. Domani al Padova ne passeranno altri 500 dopo di me, ma questa deve rimanere una società importante. Nella sala riunioni ho trovato soci che vogliono bene al calcio, e tutti insieme si è al lavoro per il bene del club. Ultima cosa: se è successo qualcosa di storto nel passato, ci vogliono unità e forza per riconoscerlo e metterci una pietra sopra. L’importante sono il progetto e la continuità. Anche nelle migliori famiglie avvengono screzi. Questa sera per me è importante avere riavuto la stima della proprietà».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «Il mio sfogo all’interno dello spogliatoio è stato la conseguenza di un insieme di situazioni (anche il particolare stato emotivo per la morte della mamma avvenuta in settimana, ndr)», ha esordito Bonetto. «Ritenevo opportuno che la squadra ricevesse una scossa, che i giocatori si rendessero conto che società è al limite della sopportazione, che pretendiamo di più da loro. Uno sfogo che chiaramente era dettato dal cambio di Amirante e da altre cose». Ancora: «Ieri sera (lunedì, ndr) vedo che in una trasmissione televisiva passano sms dei tifosi che mi paragonano ai Valentini, e non ho potuto nascondere il fastidio. Fabrizio stamattina ha rassegnato le dimissioni e Pagliani ha fatto altrettanto. La cosa mi ha sorpreso, in particolare il gesto del segretario, e ciò mi ha portato ad una profonda riflessione sull’accaduto. Abbiamo passato due notti difficili, fa onore a Fabrizio che si sia preso la responsabilità, e gli fa onore che abbia detto: “Se sono di disturbo, lo tolgo”. Ho riflettuto, appunto, e mi son detto: effettivamente stiamo in un periodo difficile, la squadra attraversa un momento psicologico abbastanza pesante e serve tutto tranne che ulteriore nervosismo. Quindi ho fatto una chiacchierata con Fabrizio e poi ci siamo ritrovati con i soci. Abbiamo sviscerato un insieme di situazioni, non solo quella di Amirante. Io prendo atto delle dimissioni, ma non le accetto. Lo conosco da tanti anni, so la professionalità che ci mette, so che ci sono state ogni tanto incomprensioni, ma quando si lavora insieme può accadere che ci siano punti di vista diversi. Forse è mancato qualcosa nella comunicazione tra di noi, a volte qualche interpretazione sbagliata. La nostra decisione, e innanzitutto mia, è di far rimanere Fabrizio. Rimbocchiamoci tutti le maniche. Il nostro bilancio è di 5 milioni 247 mila euro, un impegno notevole».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Dimissioni del ds Fabrizio De Poli e del segretario Fabio Pagliani respinte e crisi evitata al Calcio Padova. Definirla pace ritrovata forse è troppo, meglio parlare di politica del buonsenso che ha disinnescato la potenziale “bomba” ad orologeria pronta a deflagrare sino in fondo, con conseguenze difficilmente calcolabili. Adesso tutti i protagonisti del “caso Amirante” scoppiato a Pavia – l’attaccante non poteva giocare in quanto non era stato inserito nella lista dei 24 biancoscudati per il campionato depositata in Lega Pro – finiscono sotto la lente di osservazione, perché ai buoni propositi devono seguire i fatti. E questo discorso coinvolge pure la squadra, da cui – parole dell’a.d. – «pretendiamo di più». Sei ore di summit. Dalle 15 alle 21 di ieri, nella sede al piano terra dell’Euganeo, l’assemblea straordinaria dei soci (Giuseppe Bergamin, Roberto Bonetto e Moreno Beccaro, Giampaolo Salot, Massimo Poliero e, dalle 19.40 in poi, Walter Tosetto) ha discusso di quanto era accaduto nello spogliatoio dello stadio Fortunati di Pavia sabato sera, quando a fine partita Roberto Bonetto era entrato infuriato sbottando: «Qui o vado via io o lo fa qualcun altro». Poco dopo, in sala-stampa, il ds Fabrizio De Poli ci aveva messo la faccia, assumendosi la responsabilità del clamoroso errore commesso, e che aveva costretto il Padova a disputare gli ultimi 23’ in dieci contro undici. De Poli è stato invitato a presentarsi alle 18.40. È rimasto chiuso due ore nella stanza dov’era in corso l’assemblea, poi è uscito, alle 20.53, insieme all’a.d. e si è presentato davanti ai cronisti, dove i due si sono stretti la mano.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Io non mi sono presentato in sala-stampa perché i due protagonisti erano Bonetto e De Poli, e abbiamo pensato che fossero loro, innanzitutto, a dover spiegare la situazione in prima persona. C’è stata una presa di coscienza da parte di tutti i protagonisti, per ricondurre la società e tutto il comparto tecnico ad una soluzione di buonsenso, che vada nella direzione del bene del Padova». Così si è espresso il presidente del Padova, Giuseppe Bergamin, dopo la conferenza-stampa seguita all’assemblea straordinaria. «Credo che quello che abbiamo ottenuto sia stato un chiarimento a 360 gradi tra soci e ds, per avere i presupposti di continuità che manifestamente qualcuno aveva interpretato come situazione di difficoltà. Io sono contento che si sia arrivati a questo, era ciò che desideravo, che tutti noi, compresi Bonetto e De Poli, alla fine volevamo: il bene della società e della squadra. Tutto è nato da un errore che ha creato un po’ di squilibrio: credo che già sabato sera il ds avesse fatto un’ammissione di responsabilità, oggi (ieri, ndr) ha dimostrato di essere coerente rassegnando le dimissioni, e così pure il segretario. Voglio ringraziare entrambi, prendersi la responsabilità significa farsi carico delle conseguenze. Da parte della società c’è stato un atto di fiducia nei loro confronti. Credo che abbiamo imparato qualcosa, ma non ancora abbastanza: altri aspetti negativi da cui trarre indicazioni capiteranno, man mano sbaglieremo sempre meno, il nostro handicap di esperienza della categoria può averci creato delle difficoltà. Accettiamo le critiche, alcuni tifosi ci hanno definiti dei dilettanti: non ci reputiamo tali, ma posso anche accettare il rilievo, però in senso dispregiativo no. Voglio pensare che chi ci ha dato dei dilettanti non volesse essere offensivo. Il confronto non è uno scontro. Questa società non è di un padrone solo, ma di tante persone che collaborano economicamente e con la loro passione».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La posizione di Carmine Parlato non è in discussione. L’hanno dichiarato apertamente, sia Roberto Bonetto che Fabrizio De Poli, a margine dell’assemblea dei soci. La situazione della squadra, com’era ovvio che fosse, è stata tra gli argomenti della riunione-fiume all’Euganeo: la sconfitta di Pavia, la terza stagionale, ha messo in mostra ancora una volta un Padova troppo fragile. «È evidente che ci sono dei problemi», ha ammesso l’a.d. Bonetto. «Ci sono troppi alti e bassi, se questi siano dovuti al malfunzionamento di qualcosa a livello psicologico, di preparazione o di tattica non lo sappiamo. Abbiamo affrontato la questione cercando di mettere a fuoco tutti i vari aspetti, e anche da questo punto di vista la soluzione è in mano a De Poli: sta a lui dare la giusta scossa ai giocatori». Il direttore sportivo, a precisa domanda sulla posizione dell’allenatore, ha replicato: «Parlato in questo momento non rischia la panchina. Mi auguro e spero che Carmine rimanga qui ancora un anno e mezzo, come prevede il suo contratto, e perché sono stato io il primo, quando l’estate scorsa venni interpellato, ad aver consigliato la proprietà di riconfermarlo. Siamo due lavoratori, due uomini di calcio, gratificati dal fatto di poter operare a Padova. Penso che Carmine abbia tutti i mezzi per essere l’allenatore del Padova, e finchè potrò, cercherò sempre di proteggerlo il più possibile». «Parlato non è mai stato messo in discussione», l’ulteriore conferma di patron Giuseppe Bergamin. «La sua figura è di garanzia per il prosieguo della nostra stagione. I nostri risultati sono altalenanti, così come quelli di molte altre squadre: questo ci rende coscienti delle difficoltà che incontreremo, ma ad un quarto del percorso abbiamo ancora tutto il tempo e le possibilità per superarle. Rimango convinto che la qualità e l’esperienza che abbiamo ci permetteranno di trovare anche ciò che in questo momento ci manca: la continuità».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il primo step è passato senza portare danno. La sostituzione fra Petrilli e Amirante, un errore colossale commesso sabato sera a Pavia con l’attaccante ligure inserito senza che fosse in lista campionato, non ha avuto conseguenze, almeno per quanto riguarda il giudice sportivo Pasquale Marino, che ha omologato il risultato di Pavia-Padova (2-0 in favore dei lombardi). Servirà altro tempo per conoscere le eventuali altre conseguenze: la prevedibile multa di 30 mila euro arriverà dalla Lega Pro, mentre per il procedimento della Procura Federale (se sarà aperto) servirà qualche mese. La ripresa. In un clima evidentemente teso, la squadra ieri pomeriggio è tornata ad allenarsi alla Guizza dopo i due giorni di riposo concessi da Parlato, per preparare la partita di domenica (arbitrerà D’Apice di Arezzo, prevendita già attiva attraverso il circuito Ticketone) contro il Pordenone, squadra in un momento di forma strepitoso e che evoca inevitabilmente brutti ricordi legati alla sconfitta in Coppa Italia, la prima stagionale del Padova, che nell’occasione dovrà fare a meno di Marcus Diniz, ammonito sabato sera per la quinta volta in stagione e squalificato per un turno come da regolamento. Prima dell’allenamento, squadra, staff e collaboratori hanno ascoltato in silenzio il discorso del ds Fabrizio De Poli al centro del campo, seguito a distanza anche da diversi tifosi giunti sul posto. Oggi la squadra si allenerà sia al mattino che al pomeriggio. Contro il Cunero il 21. La Lega Pro ha diramato il programma della dodicesima giornata: il Padova sarà impegnato contro il Cuneo sabato 21 novembre alle ore 15, mentre il Cittadella scenderà in campo domenica 22 alle 14.30 nel derby da primato di Bassano. Terremoto a Salò. Ieri, intanto, Michele Serena è stato sollevato dall’incarico di allenatore della Feralpi. Una decisione nell’aria da qualche giorno, dopo la brutta sconfitta interna subìta sabato in casa dai Leoni del Garda contro il Renate (4-2), e decisa dalla società bresciana anche in virtù dei conflitti nati all’interno dello spogliatoio, soprattutto tra Serena e il capitano storico Pinardi.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) La questione, adesso, si sposta sull’aspetto tecnico. Perché ieri sera Roberto Bonetto ha anche lasciato intendere chiaramente come la società sia insoddisfatta (e sarebbe difficile immaginare il contrario) del rendimento della squadra: «Ho il dovere – dice l’ad biancoscudato – di motivare la mia squadra e ho parlato di playoff, non posso giocare al ribasso, ma siamo consapevoli di quello che è il nostro valore». A precisa domanda sulla posizione di Carmine Parlato, è stato Fabrizio De Poli a spiegare: «Sono il direttore sportivo del Padova – chiarisce – ed io ho avallato ogni scelta tecnica e quindi personalmente mi prendo ogni responsabilità. Parlato rischia la panchina? Se si parla di domenica no, auspico che rimanga con noi per un anno e mezzo fino al termine del contratto, tanto che a suo tempo io avevo consigliato alla società di rinnovargli il contratto. Per me l’esonero di un allenatore è una sconfitta, e quindi io lo difenderò sempre». Il presidente Giuseppe Bergamin, ultimo a uscire dall’assemblea, prende atto della svolta positiva: «Era importante che si arrivasse a questo chiarimento fra De Poli e Bonetto – sottolinea il numero uno di viale Nereo Rocco – è quello che ho sempre voluto e perché mi sono adoperato. Quanto a Parlato, i risultati della squadra sono altalenanti, però l’allenatore non è mai stato in discussione. Lo ritengo una figura di garanzia e sono convinto che usciremo da questa situazione. Quello che ci manca è la continuità, quindi questa altalena crea esaltazione o depressione a seconda dei momenti. La cosa più importante è che ci sia unità al nostro interno».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Silenzio tombale per almeno tre ore, alle 18.40 arriva De Poli, convocato ma lasciato fuori per un’altra mezz’ora perché evidentemente dentro la sala non c’è ancora una posizione condivisa. Poi l’epilogo, che chiude uno screzio importante ma che non chiarisce completamente se i rapporti all’interno della società permetteranno una navigazione tranquilla da qui al termine della stagione. Bonetto ha assicurato che con Bergamin esiste una sostanziale identità di vedute, resta da verificare nelle prossime settimane se la resa dei conti andata in scena ieri produrrà quella svolta positiva tanto invocata dai tifosi. Ieri, intanto, il giudice sportivo non ha inflitto il 3-0 a tavolino al Padova, in relazione alla partita persa sul campo 2-0 al Fortunati con il Pavia. Il giudice sportivo, infatti, ha omologato il risultato maturato sul campo, senza fare menzione dell’irregolarità legata all’ingresso in campo di Amirante al posto di Petrilli. Non ci sono tracce di deferimenti, almeno per il momento, anche se bisognerà attendere l’intervento eventuale della Procura Federale, che potrebbe agire d’ufficio anche in assenza di ricorso del Pavia. Che non verrà effettuato, considerato che l’eventuale vittoria a tavolino ricalcherebbe di fatto quanto avvenuto in campo. Squalificato, infine, Diniz: il brasiliano si ferma per un turno per cumulo di ammonizioni.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) De Poli, dal canto suo, è parso molto provato: «Ho fatto quello che andava fatto — spiega il diesse — e ho parlato a lungo con i soci. Abbiamo compattato una compagine di lavoratori e di uomini che vogliono solo ed unicamente il bene del Padova. Penso ci voglia anche l’intelligenza di capire cosa e dove si è sbagliato. Questa è una società importante, composta da gente che ama il calcio e che vuole il bene del Padova. Ci vuole umiltà e forza di capire dove si è sbagliato e cosa fare per correggere. Ho riavuto la stima della società ma soprattutto ho ritrovato quell’unita d’intenti fondamentale in una società così importante. Io sono il direttore sportivo del Padova, ed io ho avallato ogni scelta tecnica e quindi mi prendo ogni responsabilità». Insomma, per ora pare che lo strappo sia stato ricucito, resta comunque da capire se sarà solo una tregua oppure se quello di ieri sarà l’inizio di una nuova era. Una lunghissima giornata, quella andata in scena ieri allo stadio Euganeo. Il primo ad arrivare alle 14.50 è il socio di minoranza Giampaolo Salot, mentre a distanza di pochi minuti arrivano anche Massimo Poliero, Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto. Alle 15.30 raggiunge il «conclave» il vicepresidente Edoardo Bonetto.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Dimissioni date. E respinte. L’epilogo del d-day al quartier generale del Calcio Padova porta, sostanzialmente, a un nulla di fatto. Attorno alle ore 21, dopo sei ore di assemblea dei soci, l’amministratore delegato Roberto Bonetto annuncia che il direttore sportivo Fabrizio De Poli e il segretario Fabio Pagliani hanno rimesso il proprio mandato dopo quanto accaduto a Pavia. Ma il gesto, apprezzato da Bonetto, ha raccolto una risposta sorprendente rispetto alle premesse. «Mettiamo la parola fine a quanto accaduto sabato sera a Pavia — spiega Bonetto — si può essere o meno concordi col mio sfogo, ma sono fatto così e magari forse serviva perché pretendiamo di più da questa squadra. Fabrizio De Poli e Fabio Pagliani hanno rassegnato le dimissioni, mi hanno sorpreso soprattutto quelle del segretario, che ha scritto una lettera toccante e che mi ha emozionato. Mi sono trovato a riflettere sulla faccenda. Io ed i soci non abbiamo però accettato le sue dimissioni, perché lo conosco da tempo e conosco la sua professionalità nonostante ci siano state ogni tanto incomprensioni fra di noi. La mia decisione è dunque quella di tenere Fabrizio De Poli, le sue dimissioni sono quindi respinte».
E’ successo, 3 novembre: dopo sei ore di assemblea di soci vien econfermato come ds Fabrizio De Poli, le cui dimissioni, presentate in mattinata, sono state respinte.