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Ore 21.50 – Il lieto fine. Al termine della riunione-fiume tra i soci si presenta in sala stampa col sorriso sulle labbra anche Giuseppe Bergamin. Queste le sue dichiarazioni: “Non mi sono presentato prima perché avevamo valutato che fosse preferibile mandare i protagonisti della diatriba, anche se forse era più giusto che ci fossi anch’io. Questa riunione tra soci si è conclusa in modo positivo, con una soluzione di buon senso dopo una presa di coscienza collettiva per il bene del Calcio Padova. C’è stato un chiarimento a 360 gradi e così facendo abbiamo dato dei presupposti di continuità. Io sono contento che si sia arrivati a questa conclusione, perché era ciò che desideravo. Tutto è nato da un errore commesso sabato, e al termine della partita il direttore sportivo aveva già preso le sue responsabilità. Rassegnando le dimissioni lui ed il segretario Pagliani si sono presi le responsabilità, e lì ringrazio per questo gesto. Le abbiamo respinte ed abbiamo iniziato un dialogo che ha preso la decisione giusta. Parlato? Non è mai stato messo in discussione, dà garanzia per il prosieguo della stagione ed abbiamo tutto il tempo e le possibilità di metterci in condizione e di acquistare la convinzione nei nostri mezzi per rendere meno altalenante il cammino. Ci manca la continuità, la mancata costanza dei risultati squilibra a livello psico-fisico ma ho massima fiducia nell’allenatore e saremo sempre al fianco della squadra. Troveremo altri aspetti negativi da cui trarremo insegnamenti, di sicuro sbaglieremo sempre meno. Abbiamo dimostrato coi fatti che c’è unità d’intenti, e che ci mettiamo passione. E chi ci ha dato dei dilettanti spero l’abbia fatto non in tono dispregiativo…”.
Ore 21.10 – Fabrizio De Poli: “Io ho fatto quello che andava fatto, e ho parlato a lungo con i soci. Abbiamo compattato una compagine di lavoratori e di uomini che vogliono solo ed unicamente il bene del Calcio Padova. Penso ci voglia anche l’intelligenza di capire cosa e dove si è sbagliato. Questa è una società importante, composta da gente che ama il calcio e che vuole il bene del Calcio Padova. Ci vuole umiltà e forza di capire dove si è sbagliato e cosa fare per correggere. Stasera ho riavuto la stima della società ma soprattutto ho ritrovato quell’unita d’intenti fondamentale in una società così importante. Io sono il direttore sportivo del Padova, ed io ho avallato ogni scelta tecnica e quindi personalmente mi prendo ogni responsabilità. Parlato rischia la panchina? Se parli di domenica no, io mi auspico che rimanga con noi per un anno e mezzo fino al termine del contratto, tanto che a suo tempo io avevo consigliato alla società di rinnovargli il contratto. Per me l’esonero di un allenatore è una sconfitta, e quindi io lo difenderò sempre. Oggi abbiamo chiarito ulteriormente determinate cose, ed è sempre meglio parlare dei problemi per risolverli”.
Ore 21.00 – Roberto Bonetto: “Mettiamo la parola fine a quanto accaduto sabato a Pavia. Si può essere o meno concordi col mio sfogo, ma sono fatto così e poi forse serviva perché pretendiamo di più da questa squadra. Fabrizio De Poli e Fabio Pagliani questa mattina hanno rassegnato le dimissioni, mi hanno sorpreso soprattutto quelle del segretario e mi sono trovato a riflettere sulla faccenda. Io ed i soci non abbiamo però accettato le sue dimissioni, perché lo conosco da tempo e conosco la sua professionalità nonostante ci siano state ogni tanto delle incomprensioni. La mia decisione è dunque quella di tenere Fabrizio De Poli, le sue dimissioni sono quindi respinte. Se le ha presentate vuol dire che ha capito che qualcosa non è andata per il verso giusto, ma lui si è dimostrato uomo con la U maiuscola, e per il bene del Calcio Padova ho respinto le sue dimissioni. Forse i tifosi volevano questa polemica, ed era meglio evitare tutto ciò ma abbiamo trovato una linea comune ed è ciò che più conta ora. C’erano delle cose tra chiarire tra me e Fabrizio De Poli e sono state chiarite, coi soci abbiamo parlato ed ora siamo a posto. Problemi con Bergamin? No, andiamo d’amore e d’accordo. I problemi erano tra me e De Poli, non con altri. Abbiamo parlato di altro i queste sei ore? Ovviamente sì, la squadra ha dei problemi in questo periodo e dunque abbiamo colto l’occasione per fare una serie di considerazioni a riguardo ed anche sul settore giovanile. Le dimissioni di Pagliani? Sono state respinte anche quelle, mi hanno toccato molto. Credo che sia ora di ricompattare l’ambiente, credo sia stata seminata troppa zizzania e che siano creati troppi casi. L’unico caso che c’era era tra me e Fabrizio De Poli, ed è stato risolto. Il bilancio? È di 5.247.000 euro”.
Ore 20.55 – QUI EUGANEO: RESPINTE LE DIMISSIONI DI DE POLI E PAGLIANI, DS E SEGRETARIO RESTANO AI LORO POSTI!
Ore 20.30 – Qui Euganeo: attese novità a breve.
Ore 20.00 – Qui Euganeo: dopo cinque ore dal ritrovo ufficiale è ancora in corso l’assemblea dei soci.
Ore 19.40 – Qui Euganeo: arriva solo ora in sede Walter Tosetto, quinto ed ultimo socio biancoscudato.
Ore 19.20 – Qui Euganeo: ogni scenario al momento è possibile.
Ore 19.05 – Qui Euganeo: Edoardo Bonetto lascia la sede.
Ore 18.40 – Qui Euganeo: arriva a sorpresa il ds Fabrizio De Poli, chiamato dai soci.
Ore 18.30 – Qui Euganeo: in corso da oltre tre ore l’assemblea dei soci, dalle ultime indiscrezioni si andrà per le lunghe.
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia capolista si interroga sui due 0-0 con Campodarsego e Levico, intanto il Tamai nega l’anticipo al sabato – trasferta confermata per domenica alle ore 14.30 – mentre è ufficiale la notturna per il derby col Mestre di mercoledì 11 novembre (alle 20.30 al Penzo). «Nell’analizzare la gara con il Levico parto prima dalle nostre carenze – così il ds Giorgio Perinetti -. Col senno di poi il 5-2 di mercoledì in Coppa Italia con la Triestina, giocando benissimo, ha allentato un po’ la nostra tensione, distraendoci tanto che nella prima mezzora siamo stati poco aggressivi. Avremmo dovuto incutere ai trentini un certo timore reverenziale, invece li abbiamo aiutati a crederci». Le occasioni da gol ci sono state. «Continuo a vedere troppi preziosismi, dobbiamo tornare ad essere più cinici e concreti. È anche vero che i giovani sono un po’ in calo, ci mancava Gualdi, Calzi e Carbonaro non erano al top, mentre Fabiano è tornato su altissimi livelli». Andando pure a segno con una rovesciata vanificata da un presunto fuorigioco. «La posizione era buonissima, purtroppo nelle ultime settimane a fronte di arbitri che hanno fatto il loro dovere ci siamo imbattuti in guardalinee insufficienti. Ad Abano hanno tolto una rete regolare a Gualdi convalidando il loro 2-2 con palla nettamente uscita. Con il Levico a Fabiano è stato tolto il gol vittoria. Non ci lamentiamo, questa è solo cronaca per dire che siamo soli contro tutti. Lo sappiamo e non ci spaventa, il campionato è difficile, basta vincerlo e non stravincerlo». Oggi al Taliercio il team arancioneroverde inizierà a preparare la trasferta in casa del Tamai, prima di tre gare in otto giorni cui seguirà il Mestre al Penzo e la visita al Fontanafredda. «Il Tamai preferisce giocare di domenica, a noi avrebbe fatto più comodo anticipare di 24 ore per non avere un giorno in meno di recupero rispetto al Mestre che verrà a Sant’Elena per giocare la partita della vita. Il fatto di aver perso 4 punti per i guardalinee deve spronarci ad essere sempre più determinati e meno leziosi».
Ore 18.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Due pareggi consecutivi e il Venezia fa autocritica. Dopo lo 0-0 di Campodarsego, domenica è arrivato il primo mezzo passo falso al Penzo, contro i trentini del Levico, anche stavolta a reti bianche. E la classifica adesso si è accorciata perché il Campodarsego, vittorioso sulla Liventina, si è portato a -2. «La facile vittoria in Coppa con la Triestina — osserva il ds Giorgio Perinetti — forse non ci ha aiutati, perché nel primo tempo non c’è stata la giusta intensità». Non che siano mancate le occasioni per la squadra di mister Favaretto, vedi il palo colpito da Fabiano su punizione nelle battute iniziali del match o la traversa di Serafini. E’ mancato il gol e forse anche un pizzico di cinismo in più sotto porta. «Abbiamo creato numerose occasioni, anche clamorose, tra pali e traverse», ricorda Perinetti che prova a dare una lettura più ampia della prima parte del campionato. Ci si aspettatava una cavalcata e invece, dopo undici turni, il Venezia pur rimanenendo imbattuto non è ancora in fuga e c’è chi, come il Campodarsego, riesce a tenere il passo. «Questi sono campionati difficili, nessuno riesce a dominarli — sottolinea il ds arancioneroverde — e poi contro il Venezia gli avversari giocano come fosse la finale di Champions. Dobbiamo avere la forza di resistere e di andare avanti». Resistere anche a dispetto di alcune decisioni arbitrali prese dagli assistenti di linea che, sottolinea il ds pensando ad alcuni gol annullati, «non sempre sono all’altezza e con le loro sviste ci hanno già tolto quattro punti». Il Venezia ora prepara la sfida di Tamai, in programma domenica, ma si proietta già al derby di mercoledì 11 contro il Mestre: la richiesta delle due società di giocare la partita alle 20,30 è stata accettata e dunque si giocherà al Penzo in notturna. Nessun anticipo invece col Tamai (si era ipotizzato lo spostamento al sabato), per l’indisponibilità della squadra avversaria. Intanto il Mestre è reduce dalla bella prova sul campo della Virtus Vecomp, fermata sullo 0-0, nonostante gli arancioneri siano rimasti in dieci per l’espulsione di Gherardi. E sono quattro i risultati utili consecutivi delle squadra di Luca Tiozzo. Pareggio a reti inviolate anche per il Calvi Noale ad Abano, che si mantiene in terza posizione a quota 21 appaiato ai veronesi della Virtus. Nel girone D, invece, la Clodiense si deve arrendere in casa anche al Lentigione.
Ore 17.40 – (La Nuova Venezia) La sfida tra Venezia e Mestre si giocherà in notturna, adesso è ufficiale. Dopo che le due società avevano avanzato la richiesta di posticipare l’orario d’inizio del turno infrasettimanale di mercoledì prossimo (11 novembre), ieri la Lega Nazionale Dilettanti ha diramato il comunicato con cui si conferma il fischio d’avvio di Venezia-Mestre alle ore 20.30. La società arancioneroverde ha chiesto anche al Tamai di anticipare a sabato la partita in programma domenica 8 novembre, ma non ha trovato il consenso del club friulano. «Contro di noi tutti danno il massimo, e di più, come se giocassero una finale» ha commentato ieri il direttore sportivo Giorgio Perinetti, «lo sapevamo già all’inizio e ne abbiamo avuto la conferma in queste prime undici giornate: la differenza si fa nel tempo. Non a caso anche il Levico contro di noi ha presentato Zomer in porta con esperienza in B e in C, che finora non aveva mai giocato. Dobbiamo essere forti anche a livello mentale, ogni partita sarà una battaglia». Tutti stratagemmi che hanno pagato per i trentini. «Ci abbiamo messo anche del nostro» ammtte serenamente Perinetti, «i primi 30’ non li abbiamo giocati con l’abituale aggressività consentendo agli avversari di organizzarsi. Le occasioni comunque ci sono state, e non poche, oltre a pali e traverse, e un gol regolare con Fabiano lo abbiamo anche realizzato. Non vogliamo regali e non ci piangiamo addosso, gli arbitri sono di buon livello, i loro collaboratori dovrebbero fare però più attenzione, tra la svista all’ultimo minuto ad Abano con il pallone ampiamente uscito e quella di domenica noi ci abbiamo rimesso 4 punti». Campionato. Il Venezia rallenta, il Campodarsego si avvicina a due lunghezze. Con la sesta vittoria di fila in trasferta a Motta di Livenza. Era dal 20 settembre (4ª giornata) con la Virtus Vecompe il Montebelluna a -3 che l’immediata inseguitrice non era così vicina. Calendario. Prossima settimana con tre turni e calendario, sulla carta, favorevole al Campodarsego: il Venezia dopo la trasferta a Tamai, avrà in casa il Mestre e poi fuori Fontanafredda, i padovani due turni interni in quattro giorni (Abano e Calvi Noale), prima di andare a Montebelluna. Vicario. Il portiere arancioneroverde ha allungato la sua imbattibilità portandola a 271’, in pratica non prende gol da tre partite, l’ultimo a batterlo è stato Luca Munarini dell’Abano al 44’ del secondo tempo.
Ore 17.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Solo una battuta d’arresto? Tutto da verificare, perché quando perdi 3-0 su un campo non impossibile come quello di Pordenone, per giunta dopo aver sudato le proverbiali sette camicie, è impossibile fare finta di niente. Il Bassano arranca, ha perso non solo il primo posto ma pure il secondo e il terzo, scavalcato da Cittadella, Reggiana e Pavia. È sempre in scia, ma di sicuro qualcosa nel motore si è inceppato e bisogna farlo ripartire: «Mi auguro che la sconfitta di Pordenone ci serva di lezione – tuona Stefano Sottoli – ci sono mancate diverse cose rispetto a quanto fatto nelle gare precedenti. E’ stato bravo De Cenco a finalizzare le occasioni avute, ma noi ci abbiamo messo del nostro nel non riuscire a contenerlo anche in due contro uno. Abbiamo riconquistato pochi palloni, siamo mancati nel giro palla per innescare gli esterni ed in generale abbiamo fatto troppo poco. Mi auguro che questa sconfitta abbia l’effetto giusto sulla squadra, semmai qualcuno aveva perso un po’ di umiltà la ritrovi. Dobbiamo sempre abbinare cattiveria agonistica alla qualità, solo uno dei due elementi non è sufficiente, nessuno in questa categoria regala nulla». Domani tocca alla Coppa Italia: si gioca al Mercante alle 16 contro il Pro Piacenza e Sottili prepara un ampio turnover.
Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nessun dramma, a pensarci bene. Perdere a Cagliari ci può stare, inchinarsi di fronte allo strapotere tecnico della favorita d’obbligo alla promozione in serie A, anche. Il Vicenza cede con onore al Sant’Elia, spunta un 2-0 che fa male ma non troppo. Non è in queste partite che vanno portati a casa i punti che servono a una tranquilla navigazione in mare aperto. La partenza di serata lancia subito un segnale chiaro al Cagliari: il Vicenza, comunque andrà a finire, ha scelto di non fare le barricate. E dopo sei minuti la prima occasione è per Giacomelli, onnipresente nel bene e nel male nella stagione biancorossa. Comunque la si pensi, un talento puro in grado sempre di prendersi le responsabilità che gli competono: cross di Laverone e colpo di testa dell’esterno che non trova il bersaglio. Nei successivi venti minuti si assiste a una sorta di sagra delle occasioni mancate o, meglio, a un tiro al bersaglio completamente scentrato, con ben quattro tentativi dalla distanza che terminano alle stelle. Al 26’, quasi senza preavviso, il Cagliari passa: angolo di Fossati, carambola impazzita e palla che viene respinta sui piedi di Murru che crossa con il sinistro, Ceppitelli svetta e insacca di testa, confermando la sua innata abilità nel gioco aereo. Il Vicenza accusa il colpo e al 33’ per un nonnulla non si assiste al solito gol dell’ex, come si vedrà soltanto rinviato di un’ora buona: Di Gennaro carica dalla distanza, il suo tiro è potente e preciso e termina a lato di poco.
Il problema di Marino è come arginare la qualità di Giannetti e di Melchiorri, ma anche come non andare in inferiorità numerica a centrocampo, zona in cui si decide la serata. Melchiorri è imprendibile, Farias ha le polveri bagnate ma il sunto di un gradevole primo tempo è che il Vicenza non tira praticamente mai in porta e che l’1-0 per il Cagliari è meritato, quanto fedele termometro di quello che si vede in campo. Nella ripresa finalmente si intravede qualche bagliore di Raicevic: al 13’ ancora Laverone lo innesca, il centravanti riesce a trovare il tempo giusto, senza però trovare l’angolazione per una traiettoria perfetta. Ci prova pure Galano, che al 17’ non piega le mani a Storari con un tiro dalla distanza. La morale è sempre quella: se ti scopri il Cagliari ti morde, se resti coperto il problema resta quello di recuperare uno svantaggio che assomiglia molto a una mulattiera da percorrere in retromarcia. Il Vicenza, però, ha il merito di tenere viva la partita e di rimanervi aggrappato, senza cedere alla tentazione di mollare la presa.
La girandola di cambi che anima lo spicchio finale di partita non sposta di una virgola la sostanza del match. Cagliari in attacco, sempre pronto a colpire, Vicenza che ribatte colpo su colpo e che per poco non pareggia con Urso, bravo a impegnare dalla distanza Storari al 33’. Nel finale il Cagliari tiene le posizioni, il Vicenza prova a scoprirsi per pareggiare e inevitabilmente concede spazi importanti ai sardi. Al 43’ Joao Pedro sugli scudi: destro dalla distanza del brasiliano e Vigorito respinge goffamente, irrompe Cerri ma Murru gli ruba la palla e calcia in posizione di offside e l’occasione sfuma. E allo scadere eccolo, il gol dell’ex: Di Gennaro pennella un missile su punizione, sfruttando il vento a favore, Vigorito paga dazio e il 2-0 è servito. «Il calcio è così, mi dispiace aver segnato alla mia ex squadra ma — ha detto il centrocampista a fine partita — quello che conta è solo la vittoria del Cagliari». Per i sardi è la sesta vittoria consecutiva in casa, per il Vicenza sono lacrime amare: è stato fatto il massimo, ma al Sant’Elia proprio non si poteva pretendere di più.
Ore 16.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.20 – Qui Euganeo: in pieno svolgimento l’assemblea dei soci.
Ore 15.50 – Qui Guizza: partitella in corso. A bordo campo, come di consueto, anche il ds De Poli.
Ore 15.33 – Qui Euganeo: arriva Edoardo Bonetto. Si attende l’arrivo di Walter Tosetto.
Ore 15.20 – Qui Guizza: a parte Amirante.
Ore 15.05 – Qui Euganeo: arrivano Giuseppe Bergamin e Moreno Beccaro.
Ore 15.02 – Qui Guizza: termina il colloquio, inizia l’allenamento.
Ore 14.57 – Qui Euganeo: arriva Roberto Bonetto.
Ore 14.55 – Qui Guizza: colloquio a centrocampo tra Parlato, De Poli e la squadra.
Ore 14.53 – Qui Euganeo: arriva Massimo Poliero. Una sua scarna dichiarazione: “Arrivo con le idee chiare, poi vedremo cosa succederà”.
Ore 14.45 – Qui Euganeo: arriva Giampaolo Salot.
Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Con le dovute proporzioni, si può proprio dire che la Serie D ha ritmi da… Champions League. Il turno infrasettimanale di mercoledì 11 novembre, in programma appena quindici giorni dopo la Coppa Italia, ha convinto le dirigenze delle squadre padovane a chiedere l’ennesimo anticipo. Sabato 7, dunque, sarà un’altra giornata chiave per Campodarsego, Este, Luparense e Abano. E per svariati motivi: primo fra tutti il derby tra Campodarsego e Abano (allo stadio “Gabbiano” di via Olmo), formazioni che stanno vivendo momenti particolari, con i biancorossi a – 2 dal Venezia capolista e i neroverdi terz’ultimi a sorpresa. Altra buona ragione per godersi il sabato calcistico è il match del Nuovo Stadio, Este-Giorgione, con i giallorossi di mister Pagan “costretti”, se non altro, a non pareggiare per l’ennesima volta contro una squadra, quella di Antonio Paganin, che sta risalendo la graduatoria. E infine la Luparense, che sarà ospite del Calvi (al “Comunale” di Noale), reduce, come i rossoblù, da un pareggio (in casa dell’Abano). Mercoledì 11, invece, ci saranno Abano-Levico, Campodarsego-Calvi Noale, Virtus Vecomp-Este e Luparense-Fontanafredda. Tutte le partite inizieranno alle 14.30.
Ore 14.00 – (Gazzettino) Il Cittadella ha ripreso ieri pomeriggio gli allenamenti per preparare la sfida di sabato in trasferta con il Lumezzane. Per la seconda volta la squadra di Roberto Venturato si trova in vetta alla classifica e per restarci dovrà evitare di incappare in una giornata storta come è accaduto a Bergamo con l’Albinoleffe. Il capitano granata Manuel Iori vuole evitare il rischio di vertigini: «Ritengo che ora sia troppo presto per certi discorsi, la classifica adesso non dobbiamo proprio guardarla. Pensiamo a fare bene di partita in partita per poter tirare le somme a nostro favore alla fine del campionato. La sconfitta con l’Albinoleffe? È stata una gara andata male per diversi motivi, in primis per i due gol regalati da parte nostra all’avversario. Il fatto che ci fossimo presentati come primi in classifica non ha avuto alcun nesso con il ko». Il Cittadella quest’anno si è dimostrato finora forte con le squadre maggiormente quotate, mentre ha lasciato punti per strada con quelle di bassa classifica. Iori sottolinea: «È andata così, ma non sempre, altrimenti avremmo perso prima di tutto con la Pro Patria. Non c’è quindi una regola e bisogna analizzare partita per partita perchè le situaziuoni sono state tutte diverse. Il fatto che le squadre di bassa classifica tendino a giocare più coperte concedendoci meno spazi di manovra può essere comprensibile, anche se non sempre hanno tenuto questo atteggiamento. Noi comunque abbiamo sempre preso le nostre contromisure e questo loro atteggiamento lo avevamo messo in preventivo. In ogni caso le nostre occasioni le abbiamo sempre costruite, sette ad esempio con il Renate. Se i gol non sono arrivati i motivi sono molteplici, compresi i nostri errori in fase di finalizzazione». Guardando alla concorrenza per la corsa alla serie B, il capitano non si sbilancia su cosa il Cittadella possa avere a proprio vantaggio (o svantaggio) rispetto a Pavia e Alessandria già incontrate e a Bassano e Reggiana ancora da affrontare. «Intanto aspettiamo ad averle incontrate tutte, poi eventualmente valuteremo. Sappiamo che ogni partita fa storia a sè, noi dobbiamo essere bravi a gestire le situazioni e sfruttare a nostro favore gli episodi che determinano il risultato. Credo comunque che fino alla fine ci sarà da lottare e sarà il campo a decidere». Sul prossimo avversario, conclude: «Personalmente non ho mai incontrato il Lumezzane. Sarà una partita difficile, come lo sono tutte, sappiamo che nessuno ci regala niente. Noi dobbiamo fare ciò stiamo facendo per esprimere in campo ciò che sappiamo fare. Per questo ci stiamo preparando curando ogni dettaglio e cercando di eliminare le lacune individuate».
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Di nuovo lassù. Di nuovo in vetta alla classifica, dopo aver riacciuffato i tre punti ben oltre il 90’, in un delicato scontro diretto come quello con l’Alessandria. Cosa chiedere di più? E che il clima, al Cittadella, sia sereno come non mai lo si capisce già arrivando al centro sportivo di via Gabrielli, un’ora prima dell’allenamento pomeridiano del lunedì. Avvicinandosi agli spogliatoi del Tombolato si viene accolti dalla musica, che si sente già dall’esterno. Succede spesso, nei giorni felici. Ma nell’era Foscarini simili iniziative erano assolutamente vietate. È il secondo portiere Matteo Vaccarecci, diretto al magazzino per prendere i palloni che saranno usati in campo, a spiegare: «Abbiamo fatto una colletta fra di noi per acquistare uno stereo. A turno colleghiamo i nostri cellulari all’impianto, non c’è una scaletta fissa nei brani che ascoltiamo». Uno alla volta arrivano i suoi compagni. Tra gli ultimi c’è Lucas Chiaretti, che confessa: «Sabato eravamo convinti di poter tornare in testa. Era difficile immaginarsi che il Bassano crollasse 3-0 a Pordenone, ma una sconfitta poteva starci, perché non sarà facile per nessuno passare in quel campo. Credo, però, che i risultati dell’ultima giornata non spostino più di tanto i giudizi maturati sin qui: per la promozione ce la giocheremo sino alla fine con la squadra di Sottili e con Reggiana, Pavia e la stessa Alessandria. Per questo è stato importantissimo riuscire a superarla. Ma dopo la partita non c’è stata alcuna festa di gruppo: io sono andato a mangiare una pizza con Donazzan e Scaglia, mentre gli altri hanno trascorso la serata con la propria famiglia». «E ci credo!», gli fa eco Gianluca Litteri. «Io ho rimediato talmente tante botte in campo da non aver alcuna voglia di star fuori a fare baldoria». Dopo giornate come quella di sabato pure gli eventuali rimbrotti hanno un altro tono. Prendete quanto è successo a Jallow nel secondo tempo, con l’attaccante che, lanciato di fronte al portiere, si è fermato da solo credendo di essere in una posizione di fuorigioco che non c’era. «Un errore gravissimo. In quella situazione il giocatore deve proseguire l’azione», sottolinea il tecnico Roberto Venturato. Ma, dopo il bastone, arriva subito la carota, inaspettatamente offerta da Stefano Marchetti. «È chiaro che Lamin lì doveva concludere. Ma proprio in quell’occasione si sono potuti vedere l’ingenuità e il candore di questo ragazzo. E poi ha senso rimproverarlo dopo che è stato fra i migliori?». Forse, se la partita fosse terminata 1-1, il giudizio sarebbe stato diverso. Ma da lassù c’è un’altra prospettiva nel guardare le cose. «Sì», continua il d.g. «Adesso, però, occorre continuare su questa strada. Il vero esame è quello che ci attende nel prossimo turno a Lumezzane. Lì capiremo se abbiamo fatto il salto di qualità». Un salto che si costruisce giorno dopo giorno. La seduta di ieri, aperta come ogni inizio di settimana dall’analisi video dell’ultimo incontro, è proseguita in campo: proprio Jallow è stato l’unico a lavorare a parte, per il fastidio all’inguine che si trascina dalla scorsa settimana. Al momento non desta, però, preoccupazione.
Ore 13.20 – (Corriere del Veneto) La forza della rosa del Cittadella la soppesi quando leggi i nomi dei giocatori in panchina. Un’occhiata, ad esempio, a chi sedeva accanto a Roberto Venturato sabato nel big-match con l’Alessandria: Sgrigna, Paolucci, Minesso, Benedetti, Bizzotto, Cappelletti, Lora, Coralli e De Leidi. In tutta evidenza, eccolo qui il valore aggiunto dei granata, primi in classifica dopo il «jolly» pescato da Mattia Minesso in pieno recupero. «Ritengo il Cittadella una delle squadre più complete della categoria – ha detto l’allenatore dell’Alessandria, Angelo Gregucci – se esce Bobb entra Paolucci, se esce Chiaretti entra Minesso, se esce Jallow entra Sgrigna… È chiaro che quando un tecnico ha a disposizione una tale varietà di giocatori e di scelte, non può che trarne beneficio». I casi più eclatanti sono quelli di Cappelletti e Minesso. Entrambi titolari in serie B con Foscarini, sono scivolati via via indietro nelle gerarchie dopo gli arrivi di Salvi e di Jallow. Eppure Minesso, uno che qualsiasi allenatore vorrebbe avere a disposizione a questi livelli, è stato capace di entrare e in dieci minuti di lasciare un segno decisivo: «Ma la squadra sta ottenendo grandi risultati – ha dichiarato Minesso – l’allenatore fa bene ad andare avanti sulla propria strada. Io posso anche adattarmi a fare il trequartista, sono convinto che arriverà anche il mio momento, non ho mai smesso di allenarmi e di impegnarmi al massimo per arrivare il più lontano possibile e per mettere in difficoltà Venturato nelle scelte. La cosa più importante, e che viene prima di ogni rivendicazione personale, è la squadra e i suoi risultati. Siamo primi in classifica, dobbiamo continuare su questa strada, perché c’è ancora tantissimo da lavorare». Sabato alle 15 si va a Lumezzane. Considerati i precedenti, si rischia di più in partite come queste rispetto a un big-match come quello di sabato scorso.
Ore 12.50 – (Gazzettino) Oltre a De Poli è in discussione anche il segretario Fabio Pagliani? «Se indichiamo il segretario come il riferimento del direttore, quest’ultimo doveva controllare se aveva inserito Amirante nella lista. Ma allora io come presidente dovevo controllare se il direttore l’aveva fatto». In settembre la famosa lista dei 24 giocatori da consegnare alla Lega non l’avete resa nota ai media: come mai? «Me lo sono chiesto anch’io, non era un segreto. Normalmente però non viene resa pubblica per evitare che le altre società sappiano come è composta». Tornando all’assemblea dei soci, come andrà a finire? «Ho parlato di continuità, ossia che non ci siano strappi a livello societario. Bonetto ha affermato “via io o via lui” evidentemente perché è convinto che la scelta vada fatta in un certo modo, però va valutata e la notte porta consiglio. Di sicuro dall’assemblea uscirà una decisione unanime». Prima di congedarsi Bergamin racconta un aneddoto sul contratto di Amirante. «Nel momento in cui ha avuto il problema al ginocchio abbiamo deciso di mantenere il contratto stipulato con il suo procuratore a condizioni economiche diverse fino al momento del suo rientro in campo. Ce l’ha proposto lui, e ci ha ringraziato per la possibilità. C’erano le condizioni per rescinderlo, era giusto dargli questa opportunità».
Ore 12.40 – (Gazzettino) «Quando accade una cosa come quella di sabato, bisogna per forza che ci sia un colpevole? Può essere, ma il mio punto di vista è quello di valutare bene le cose e, con il senso di responsabilità che ha ciascuno di noi, trovare la soluzione per uscire da questa situazione d’empasse. La mia posizione non è in contrasto con quella di Bonetto e neppure con quella di De Poli. Io ragiono con la mia testa, al tavolo porterò il mio pensiero e non credo che ci siano problemi a trovare la soluzione migliore per il Padova». C’è il rischio che De Poli venga sfiduciato? «Può esserci se è una cosa che viene condivisa o è reputata la soluzione più corretta. Diciamo che è sul tavolo». Bonetto ha dato una sorta di aut aut sabato sera: possibile che a fronte di una conferma di De Poli faccia un passo indietro? «Sarò chiaro, non voglio che Bonetto si dimetta». Di chi è la responsabilità di quanto accaduto a Pavia? «Non parto dal presupposto che se uno ha la responsabilità di fare una cosa e non la fa, per questo è colpevole. Sono per la buona fede. Tra l’altro anch’io ero a conoscenza della situazione e non mi è venuto in mente».
Ore 12.30 – (Gazzettino) Poi è il presidente Bergamin a esprimere il suo pensiero, ricevendo i giornalisti nell’ufficio della sua azienda. «Prendiamo atto di questa situazione, ma troviamo delle soluzioni che siano positive e che siano soprattutto all’insegna di una continuità della società. Ciascuno di noi può esprimere delle opinioni ed è giusto che se ne assuma la responsabilità. Roberto ha espresso delle manifestazioni che sotto certi aspetti possono essere giustificate e comprensibili, e il fatto che si sia preso la responsabilità di quello che ha detto, va bene. Per arrivare a una soluzione positiva è giusto che ci sia un confronto allargato agli altri soci che sostengono il Padova, e perché sia una decisione fatta bene deve essere condivisa da tutti. In questo momento ritengo di essere la figura che deve dare qualche garanzia». Bergamin sottolinea che il suo rapporto con Bonetto non è incrinato. «In oltre un anno insieme al Padova abbiamo lavorato e condiviso scelte tecniche e politiche societarie, e in questo momento non stiamo ragionando in maniera diversa. È accaduto questo fatto eclatante che non deve passare sotto traccia, ma deve essere affrontato nel modo giusto e la società deve fare le riflessioni del caso».
Ore 12.20 – (Gazzettino) Sarà l’assemblea dei soci fissata oggi alle 15 nella sede all’Euganeo a stabilire se Fabrizio De Poli sarà sfiduciato o meno per il “caso Amirante”. Un errore con conseguente figuraccia a livello mediatico rimasti indigesti soprattutto all’amministratore delegato Roberto Bonetto che vorrebbe la testa del direttore sportivo, considerato responsabile per l’accaduto. Tanto da lasciarsi andare sabato a fine gara allo sfogo «O me ne vado io, o lo fa qualcun altro». E oggi appunto la questione sarà messa sul tavolo attorno al quale, oltre a Bonetto, siederanno gli altri soci: il presidente Giuseppe Bergamin, Massimo Poliero, Giampaolo Salot e Walter Tosetto. Già ieri Bonetto ha avuto un faccia a faccia all’ora di pranzo con Bergamin alla Sunglass, l’azienda del presidente, rilasciando ai cronisti le seguenti dichiarazioni. «Abbiamo fatto una chiacchierata, domani (oggi, ndr) ci sarà l’assemblea dei soci che è sovrana, e sarà presa una posizione ufficiale. Ho le idee chiare sul da farsi, per me è arrivato il momento di dare una scossa al calcio Padova che non necessariamente deve essere distruttiva, ma deve essere costruttiva».
Ore 12.10 – (Gazzettino) Oltre all’eventuale provvedimento disciplinare nei confronti del club, se le dovesse arrivare una squalifica per l’accaduto? «Non sarebbe un problema, lavorerei per migliorare il ginocchio». Passando alla squadra, come spiega la prestazione incolore con due gol presi dopo poco più di venti minuti. «Il Pavia è senz’altro un’ottima squadra costruita per vincere il campionato, e non sarà facile per nessuno fare punti su quel campo. Ma siamo partiti male e non so trovare una spiegazione anche perché lavoriamo sempre al meglio in settimana. Dobbiamo comunque pensare a salvarci il prima possibile, e non pensare ai play off o a vincere il campionato». In questi ultimi mesi d’infortunio si è ridotto l’ingaggio. «Non volevo prendere in giro nessuno, il presidente Bergamin è una persona fantastica e ha capito il mio problema. Mi sono ridotto l’ingaggio al minimo perché a Padova sto benissimo con l’accordo che una volta tornato a disposizione ne avremo riparlato».
Ore 12.00 – (Gazzettino) Si aspettava di essere gettato nella mischia dopo il lungo stop, tanto più che in settimana si era allenato a corrente alternata per qualche fastidio al ginocchio? «Sabato l’allenatore mi ha preso da parte e mi ha detto che mi vedeva bene e che mi convocava. Naturalmente ho dato il mio assenso perchè ho una voglia matta di dare una mano alla squadra, pur rischiando qualcosa dato che non sto ancora benissimo». Tornando al momento del cambio, ha fatto due passi in campo ed è stato subito richiamato. «Non mi ricordo chi è stato, ma mi hanno urlato di uscire. Mi sono girato chiedendomi cosa stesse succedendo. Lì per lì ho pensato che il tecnico ci avesse ripensato per fare entrare qualcun altro, solo una volta tornato in panchina mi hanno spiegato il problema». Nell’immediato dopo partita l’amministratore delegato Roberto Bonetto è andato su tutte le furie in spogliatoio. «In quel momento ero sotto la doccia con altri compagni, ho sentito solo gridare».
Ore 11.50 – (Gazzettino) «De Poli in discussione? Una cosa esagerata». A parlare è Savio Amirante, al centro della clamorosa svista che rischia di portare all’allontanamento del direttore sportivo. «De Poli è una persona squisita ed è il diesse migliore che conosco, capisce tanto di calcio. Si è preso la responsabilità di ciò che è accaduto perché è un uomo con le palle, non lo cambierei con nessuno. Ha portato il Padova dalla serie D alla Lega Pro facendo le scelte giuste, adesso per una cavolata che può capitare a chiunque si è creata un’esagerazione clamorosa. Se non avessimo perso con il Pavia, tutto sarebbe passato in secondo piano». Ma lei sapeva di non fare parte della lista dei 24 giocatori? «Un mese fa De Poli mi ha comunicato che non sarei stato inserito visto che ero infortunato, e che ci sarei entrato quando sarei tornato a disposizione. Nel momento in cui sabato sono stato convocato, ho dato per scontato che la mia posizione fosse stata regolarizzata. Comunque non è il mio mestiere quello di andare a controllare se ero in regola, in quel momento pensavo solo a entrare in campo per dare una mano alla squadra».
Ore 11.40 – (Gazzettino) È attorno all’interpretazione della parola “utilizzo” che ruota la possibilità di una sanzione a carico del Padova. Simone Perazzolo, legale del club, spiega: «Il regolamento di Lega parla di utilizzo senza specificare se si intende in campo o anche in panchina, mentre nel codice di giustizia sportiva la posizione di un giocatore di riserva è rilevante solo se effettivamente utilizzato». Amirante per pochissimi secondi è entrato in campo. «A livello formale è stato utilizzato anche se ha fatto tre passi dentro il terreno di gioco ed è poi tornato indietro perché ci si è accorti dell’errore. Nel referto arbitrale risulterà la sostituzione con Petrilli, dopodiché le sanzioni hanno sempre una valutazione al caso concreto». Cosa rischia il club? «La violazione dovrebbe essere irrilevante per il giudice sportivo, invece la Lega può sia mandare gli atti alla Procura per un deferimento della società e del giocatore, che potrebbe essere squalificato, e sia applicare la sanzione di trentamila euro». Possibile che non sia omologato il 2-0? «Non vedo questa ipotesi, ma non posso escludere un eventuale 3-0 a tavolino». E come contrasterete un eventuale provvedimento? «Spiegheremo che la normativa è finalizzata a questioni di carattere economico per favorire il contingentamento delle rose, e che non abbiamo violato la sostanza della norma, ma è stata una violazione formale: abbiamo omesso nelle ventiquattro ore prima della gara di integrare la lista nella quale avevamo un posto vacante».
Ore 11.20 – (Mattino di Padova, il punto di Stefano Edel dal titolo “Se l’ad sbatte la porta si mette a rischio l’intero progetto”) E allora ecco che su alcuni tesseramenti (quello di Giandonato, uno per tutti, ma il più significativo al riguardo) non c’è stata unità d’intenti. Il che è grave, perché ha accentuato le crepe già affiorate fra le due parti. Di ciò si parlerà certamente oggi nell’assemblea dei soci. È probabile che si vada avanti per ore, perché la decisione se mandar via o meno un dirigente comunque capace e preparato, incappato in un clamoroso errore che ha danneggiato l’immagine (e le casse) del club, non è facile da prendere. Al di là delle posizioni di Bergamin e Bonetto, di cui potete prendere visione qui sopra, l’ago della bilancia, fra i due soci oggi in possesso del 30% di azioni a testa, è rappresentato dai tre nuovi azionisti, Poliero, Salot e Tosetto, che siederanno al tavolo accanto ai due “fondatori” e che insieme hanno la titolarità del rimanente 40% delle quote. Da loro arriverà la parola decisiva, anche se le indiscrezioni dicono che sarebbero tutti o quasi pronti a concedere al ds un’altra chance: in sostanza, per quanto grave, l’errore di non inserire Amirante nei 24 della lista campionato sarebbe imputabile solo a disattenzione, non certo ad un disegno preordinato (quale poi?). Da parte nostra, esprimiamo l’auspicio che tutto si ricomponga al meglio: il Padova dei padovani ha un progetto triennale preciso da portare avanti, il cui obiettivo è l’approdo-ritorno in Serie B. L’unità d’intenti è fondamentale per realizzarlo sino in fondo: sarebbe deleterio che andasse tutto all’aria dopo pochi mesi di campionato. E per una “dimenticanza” che non è costata, come nel 1999, una retrocessione, e neppure punti persi a tavolino. Questo non va dimenticato.
Ore 11.10 – (Mattino di Padova, il punto di Stefano Edel dal titolo “Se l’ad sbatte la porta si mette a rischio l’intero progetto”) Senza essere tacciati di esagerazione, possiamo dire che quello di oggi è il giorno più importante, e delicato, da quando è iniziato il nuovo corso del Calcio Padova, ricostituitosi come Biancoscudati Padova il 24 luglio 2014. Il motivo è semplice: uno dei due soci storici, Roberto Bonetto, ha messo pesantemente in discussione l’operato del direttore sportivo Fabrizio De Poli e ne chiede adesso il licenziamento, nonostante un contratto che lo lega alla società di viale Rocco sino a fine giugno 2017. Il “fattaccio” di Pavia è stato la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da un pezzo: e quando il rapporto fra l’amministratore delegato e il direttore sportivo, figure apicali di una società, s’incrina pesantemente, c’è poco da fare, le mosse conseguenti sono quelle a cui abbiamo assistito nelle ultime ore. I giornalisti, lo ribadiamo a chiare lettere, fanno il loro mestiere, che è quello di ascoltare, verificare e poi scrivere ciò che hanno appreso: ebbene, da tempo si sapeva, fra gli addetti ai lavori, di frizioni fra i Bonetto, padre e figlio, e De Poli. Discussioni e contrasti, come abbiamo riferito nell’edizione di ieri, legati soprattutto alla campagna acquisti della scorsa estate, perché un conto è la Serie D e una squadra da costruire partendo da zero, e soprattutto essendo totalmente a digiuno di conoscenze in materia (leggasi giocatori in grado di fare la differenza nella categoria), un altro è la Lega Pro, dove gli interessi lievitano a dismisura, insieme alle ambizioni (personali).
Ore 11.00 – (Mattino di Padova) «L’imperativo è dimostrare che nulla è perduto, che possiamo andare avanti con la massima collaborazione tra di noi, insieme alla città a ai tifosi. Non sono né contro Bonetto, né contro De Poli: porterò avanti la mia opinione, e non credo che ci saranno problemi a trovare la migliore soluzione per il Padova. Gli attori, si sa, nel calcio possono cambiare. Ma ciò non significa che l’aut-aut di Bonetto sia già scritto e deciso». La posizione del segretario sportivo Fabio Pagliani, per il momento, non sembra invece in discussione. Il retroscena. C’è infine un ultimo aspetto, legato proprio ad Amirante. Quando lo scorso giugno si decise di rinnovargli il contratto, fu il giocatore stesso ad alzare la mano e dire: «Vi ringrazio, ma vi avviso che il mio ginocchio non sta bene, e ne avrò ancora per qualche mese». Tutti insieme, quindi, si stabilì che fino a che Savio non sarebbe stato completamente guarito, il suo contratto sarebbe stato rivisto. «Io mi faccio operare, do il massimo per tornare a giocare, e fino ad allora sono disposto a diminuirmi l’ingaggio». E così è stato: una scelta per il bene del Padova.
Ore 10.50 – (Mattino di Padova) Una visione, in sostanza, ben diversa da ciò che oggi pomeriggio porterà avanti in assemblea il socio: «Nell’ottica di una continuità societaria dobbiamo trovare una soluzione significativa e responsabile, senza partire dal presupposto che debba essere per forza stravolto qualcosa: a Roberto l’ho detto e ripetuto. C’è stato un errore, ma se sia imperdonabile o meno non lo so: Bonetto si è già espresso, la mia opinione non è in contrasto con la sua, ma probabilmente non è la stessa. L’importante è che la soluzione che troveremo non crei una situazione di rottura o di difficoltà per la società, che potrebbe provocare conseguenze negative per il prosieguo della stagione. Una soluzione, insomma, di buonsenso». L’aut-aut. A Pavia, in spogliatoio, Bonetto era stato però categorico: «O se ne va qualcuno, o me ne vado io», aveva detto riferendosi a De Poli. Se l’assemblea di oggi decidesse quindi di confermare la fiducia al diesse, non è dato sapere cosa potrebbe accadere: «Noi non possiamo chiedere le dimissioni a chi non vuole darle. Ciò che posso dire è che non voglio assolutamente che Bonetto si dimetta, e proprio questo intendo quando parlo di continuità: non ci devono essere “strappi” a livello societario».
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Ecco spiegata, quindi, la convocazione dell’assemblea per oggi pomeriggio: «Serve un confronto allargato a chi il Padova lo sostiene, ovvero tutti e cinque i soci. E non è che una cosa del genere si possa decidere a maggioranza, se una cosa vuole essere fatta bene, dev’essere condivisa da tutti. Io e Roberto abbiamo sempre lavorato condividendo scelte e politiche societarie, e non cominceremo certo adesso a fare diversamente. L’episodio avvenuto è eclatante, ma sostanzialmente meno “pesante” di ciò che può sembrare: non può passare sotto traccia, perché ognuna delle persone in società ha un compito e deve farsi carico delle proprie responsabilità, ma dev’essere affrontato con le giuste riflessioni». La questione vera. O si va avanti con Fabrizio De Poli, o si forza la mano. E sulla questione Bergamin pare avere le idee chiare: «Chiedere al colpevole di risponderne può essere una soluzione, ma la mia idea è che il lavoro di una o più persone non possa essere annullato da un fatto del genere. Quello avvenuto non è un errore di poco conto, ma di errori se ne commettono sempre: alcuni sono meno gravi e passano senza lasciare traccia, altri sono più importanti e purtroppo fanno notizia, creando le condizioni per dare adito a supposizioni ben più cruente di ciò che invece dice la realtà».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Bonetto senior e Bergamin si sono detti a quattr’occhi ciò che pensavano: più di due ore di confronto, poi, intorno alle 13.10, è uscito l’a.d., che prima di dirigersi verso Piazzola sul Brenta ha espresso la sua opinione, ormai già nota: «Per me è necessario dare una svolta al Calcio Padova, vedremo che ne penserà l’assemblea». Pochi minuti dopo, negli uffici della Sunglass, è stato lo stesso Bergamin a parlare. La voce del presidente. Ed è stata la prima volta, da quel categorico «Non doveva succedere» proferito nell’immediato post-partita di sabato sera, che il numero uno di viale Rocco ha detto la sua sull’accaduto. «Io e Roberto ci siamo trovati perché c’era innanzitutto da chiarire la dinamica dell’episodio», ha spiegato. «C’è stata poca professionalità, tutte le cose dette e scritte sul Padova probabilmente sono anche legittime». Bergamin non è sembrato a disagio: ha espresso il suo punto di vista, mantenendo il tipico aplomb. «Prendiamo atto di questa situazione», ha proseguito, «ma troviamo anche soluzioni che siano positive e che diano corso e continuità alla società, e di rispetto per tutte le persone coinvolte. Roberto ha manifestato chiare e tonde le sue impressioni, che sotto certi aspetti possono essere anche giustificate e comprensibili, ma nel merito delle posizioni da assumere come società vanno confrontate con quelle degli altri».
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) L’atteso confronto tra i due soci di maggioranza del Calcio Padova, alla fine, c’è stato. Ma nessuna decisione è ancora stata presa: la palla passa all’assemblea dei soci, convocata in via straordinaria alle ore 15 di oggi nella sede di viale Nereo Rocco. Non saranno, insomma, i soli due azionisti di maggioranza, Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, a decidere della sorte del direttore sportivo Fabrizio De Poli dopo la figuraccia della sostituzione di Petrilli con Amirante, avvenuta sabato sera a Pavia, el’attaccante ligure richiamato subito in panchina appena messo piede in campo in quanto non inserito nella lista campionato. Alla riunione prenderanno parte anche Giampaolo Salot, Walter Tosetto e Massimo Poliero, esclusi i consiglieri di amministrazione come Vecchiato e Beccaro. Il summit. Il patron e l’amministratore delegato biancoscudati si sono trovati ieri mattina nella sede della Sunglass, l’azienda di Giuseppe Bergamin che ha sede a Villafranca Padovana. Nessun altro con loro: né altri soci, né tantomeno i figli. Il vicepresidente Edoardo Bonetto era in sede, dove c’era pure il ds De Poli.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Nel 1999 come reagì la società? Furono presi provvedimenti? «Come ricorderete, sia Gardini dalla tribuna, che io dal tunnel degli spogliatoi, provammo a fermare il cambio ma non ci riuscimmo. All’epoca sbagliai perché avrei dovuto cacciare l’allenatore, in quest’occasione, invece, mi sembra che lo scenario sia diverso. Credo non sia giusto far ricondurre tutto ad un unico responsabile, il danno è stato fatto ed è un peccato, ma ora il Padova è chiamato a risollevarsi in tutti i sensi. La nuova società aveva acquisito anche fuori dai confini cittadini una buona immagine, quest’episodio non ci voleva, ma credo debbano continuare sulla strada intrapresa finora». E sul campo, invece? «Sul campo non c’è continuità ma in alcune partite il Padova ha giocato molto bene. Contro la Reggiana, per esempio, ho visto una formazione che ha buone trame di gioco. Certo, molto passa dai piedi di Neto Pereira, che ha la sua età, ma il Padova mi sembra una discreta squadra. Di sicuro il salto di categoria è notevole e sappiamo che la piazza è esigente e quando arrivano i primi risultati negativi inizia a mormorare. In ogni caso adesso non farei drammi, anche per quel che riguarda il caso Amirante. L’errore c’è, non doveva accadere, ma finora tutti i dirigenti si erano comportati molto bene, per cui devono solo risollevarsi».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «Quello del ’99 fu un errore molto grave, ma commesso a caldo. L’allenatore, probabilmente preso dal pathos della partita, non si ricordò del regolamento, ma anche il suo staff e gli accompagnatori non dissero niente, permettendo che il cambio venisse effettuato. A Pavia, invece, è stato un errore a freddo, che forse è ancora peggio». In che senso? «Nel senso che, da quel che mi pare di capire, è stata una dimenticanza avvenuta in settimana e non durante la concitazione di una gara. Ma è possibile che, quando il giocatore è stato convocato e poi schierato in panchina, nessuno, dai dirigenti, ai segretari, agli accompagnatori, si sia accorto che non era ancora stato inserito in lista? Dispiace perché il danno è stato fatto anche sul momento, considerato che mancavano più di venti minuti alla fine: giocando in parità numerica e con maggior peso offensivo, il Padova avrebbe anche potuto recuperare la partita. E invece è rimasto in dieci».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Mi dispiace, è veramente un peccato». Ripete spesso questa frase Gianni Di Marzio mentre commenta e prova ad analizzare quanto successo sabato sera a Pavia con il clamoroso “caso Amirante” che ha gettato nel caos la società biancoscudata. Di Marzio, trent’anni dopo la sua esperienza da allenatore del Padova, continua a vivere nella città del Santo, nonostante in biancoscudato abbia lasciato solo ricordi brevi. Il primo da allenatore, appunto, nel 1984/85, il secondo da direttore sportivo nel 1999, quando accadde un precedente simile a quello di Pavia. All’epoca il mister Adriano Fedele sostituì l’unico under in campo (in base al regolamento dell’epoca doveva sempre esserci un giovane sul terreno di gioco per tutti i 90’) con un giocatore più vecchio, perdendo a tavolino una partita vinta sul campo e vedendosi sottrarre tre punti che, a conti fatti, risultarono decisivi per la retrocessione del Padova, poi sancita dai playout con il Lecco. «Sono entrambi due errori tecnici, ma sono diversi», commenta Di Marzio.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Sul referto di Pavia-Padova l’arbitro Pietropaolo di Modena ha scritto che Amirante è subentrato a Petrilli al 27’ della ripresa, e che poi il Padova ha rinunciato alla sostituzione, rimanendo in dieci, perché il giocatore per motivi fisici non se l’era sentita più di giocare. Una scusa, quella portata avanti sul momento dal Padova, ma non è questo l’argomento della questione. Il club di viale Rocco rischia 30 mila euro di multa, ma pure la squalifica del giocatore: «Il risultato verrà comunque omologato», precisa l’avvocato della società, Simone Perazzolo, «in quanto la regola della “lista” è una norma interna alla Lega Pro, la cui osservanza non compete al giudice sportivo, che deve invece sottostare al codice di giustizia sportiva. Se arriverà la multa di 30 mila euro, come ci attendiamo che sia, potremo portare avanti il concetto di “utilizzo” di un giocatore fuori lista, per nulla chiarito dai regolamenti di Lega». Da Firenze, in un secondo momento, la questione potrebbe passare sul tavolo della Procura Federale, che potrebbe poi deferire la società e il giocatore per la violazione.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La questione Amirante, per due giorni, ha spostato l’obiettivo delle critiche fuori dal campo. Ma da questo pomeriggio tornerà d’attualità anche la crisi di risultati del Padova: dopo la brutta sconfitta di Pavia, alle 15 la squadra tornerà ad allenarsi alla Guizza in vista del match di domenica all’Euganeo (ore 15) con il Pordenone. Non si sa con quale spirito, ma di certo con la consapevolezza che, nonostante le tensioni fuori dal campo, pure Parlato si trova di fronte a grossi problemi.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Cosa accadrebbe se passasse la «linea Bonetto» e Fabrizio De Poli fosse allontanato? Uno dei nomi possibili per l’eventuale sostituzione del ds è quello di Andrea Seno, già candidato ai tempi della nascita della nuova società. In alternativa c’è la soluzione interna rappresentata da Simone Tognon, responsabile degli osservatori e in passato ds all’Este. È circolato anche il nome di Mauro Gibellini, senza però conferme forti. E il modo in cui sono maturate le sconfitte con SudTirol, Cittadella e Pavia mettono ora sotto osservazione anche Carmine Parlato. Intanto si attendono i provvedimenti del giudice sportivo. «Il Codice di giustizia sportiva — spiega il legale del Padova, Simone Perazzolo — parla di “effettivo utilizzo” di un giocatore: se è in panchina e non entra non è di rilievo, mentre nelle normative della Lega Pro la questione non è specificata. Potrebbe esserci il deferimento della società e del calciatore e una sua squalifica, l’altra ipotesi prevede la sanzione economica per chi viola il regolamento sulle rose. La Lega Pro dirà che abbiamo utilizzato un giocatore non in lista e potrebbe chiedere il deferimento e una multa di 30mila euro, mentre il giudice sportivo potrebbe decidere per la squalifica del giocatore. A mio parere il risultato sarà omologato, ma non escludo l’ipotesi della sconfitta a tavolino per 3-0».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Bergamin, dal canto suo, si sta adoperando in tutti i modi per far rientrare la frattura. Che ha radici lontane e che affonda nel calciomercato dell’estate scorsa, con diverse scelte non condivise: fra queste il mancato arrivo di Zecchin, l’acquisto di Giandonato su cui le posizioni erano in antitesi, il «caso» Diniz con il rischio di addio del giocatore poi scongiurato dall’intervento di Bergamin, la presenza nello staff tecnico dell’ex ds dell’Este Simone Tognon. Senza dimenticare il mancato tesseramento di Gorzelewski, che a sua volta segue il pasticcio su Cesca di dodici mesi prima. Tutti episodi che, progressivamente, hanno allontanato Bonetto da De Poli, che gode invece della fiducia di Bergamin e, pare, degli altri soci. «I rapporti tra noi sono buoni – chiarisce il presiente — e non voglio che Bonetto si dimetta. Il fatto di avere posizioni diverse non significa non poter proseguire insieme, cercheremo di trovare una posizione comune. L’allontanamento di De Poli? Se è una cosa che tutti reputano la cosa più corretta può essere, non voglio anticipare nulla. Quanto a Pagliani, penso che sia il direttore a dover controllare quello che fa il segretario, così come io avrei dovuto controllare quello che fa il direttore. Le colpe di questa vicenda vanno condivise».
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Ma quest’ultimo non è presente nella lista dei 24 giocatori consegnata a inizio anno alla Lega Pro e che può essere modificata con 24 ore di preavviso, se incompleta. Il cambio, di fatto, è avvenuto (l’arbitro ha visto entrare Amirante sul terreno di gioco) ma la società, avvisata dell’incredibile errore dal segretario Fabio Pagliani, presente in tribuna al Fortunati, decide di non far entrare il centravanti e di chiudere volontariamente la partita in dieci. Un errore sconcertante soprattutto perché Amirante era presente nella lista dei convocati diramata 36 ore prima e nessuno tra il team manager Giancarlo Pontin, il dirigente accompagnatore Piero D’Ambrosio e il segretario Fabio Pagliani ha segnalato l’anomalia. Oggi alle 15, in un infuocato faccia a faccia nella sede dello stadio Euganeo, andrà in scena la resa dei conti finale con conseguenze difficili da decifrare al momento. «Sono un imprenditore — spiega Roberto Bonetto — e per assumere determinate decisioni è necessario passare attraverso l’assemblea dei soci. In questo momento non mi sento di dire altro, neppure sul mio futuro. Ci sono dei passaggi da rispettare. Quel che è certo è che penso sia arrivato il momento di dare una scossa al Calcio Padova».
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Siamo alla resa dei conti. A Padova, dopo il ko di Pavia di sabato sera ma soprattutto dopo il «caso Amirante», i rapporti fra Roberto Bonetto e Fabrizio De Poli — già tutt’altro che idilliaci negli ultimi mesi — si sono definitivamente deteriorati. L’amministratore delegato, sabato sera, ha chiesto la testa del direttore sportivo, ribadendo poi la propria richiesta ieri, in un faccia a faccia andato in scena alla Sunglass di Villafranca, l’azienda di proprietà del presidente Giuseppe Bergamin. E adesso va al muro contro muro: «O io, o lui», questa in estrema sintesi la posizione di Bonetto, che potrebbe anche decidere di uscire di scena (nella migliore delle ipotesi lasciando solo la carica di ad e restando socio del club) se le sue richieste non verranno accolte. Nonostante i tentativi di mediazione compiuti nelle ultime ore dal presidente Giuseppe Bergamin, quanto accaduto sabato sera al Fortunati al 27’ della ripresa, sul risultato di 2-0 per il Pavia, non passerà senza conseguenze. I fatti sono noti: l’allenatore Carmine Parlato (ignaro del mancato inserimento in lista di Amirante e sulla cui posizione sono in corso riflessioni incrociate dei soci) procede a una sostituzione, togliendo Petrilli per inserire proprio Amirante.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (decima giornata, 7/8/9 novembre): Sabato 7, ore 15.00 Giana Erminio-SudTirol, Lumezzane-Cittadella; Sabato 7, ore 17.30 Alessandria-Pro Patria, Renate-Pavia; Sabato 7, ore 20.30 Bassano-Mantova; Domenica 8, ore 15.00 Padova-Pordenone, Pro Piacenza-Cremonese; Domenica 8, ore 17.30 AlbinoLeffe-FeralpiSalò; Lunedì 9, ore 20.00 Reggiana-Cuneo.
Ore 08.25 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 20, Pavia e Reggiana 19, Bassano 18, Alessandria e Pordenone 14, Cremonese e Giana Erminio 13, FeralpiSalò, Lumezzane, Padova e SudTirol 12, Cuneo e Pro Piacenza 10, Mantova 8, AlbinoLeffe e Renate 7, Pro Patria 0.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della nona giornata: SudTirol-Reggiana 0-0, Cittadella-Alessandria 2-1 (Litteri (Ci) al 8′ st, Bocalon (Al) su rigore al 26′ st, Minesso (Ci) al 48′ st), FeralpiSalò-Renate 2-4 (Di Gennaro (Re) al 21′ pt, Valotti (Re) al 30′ pt, Ekuban (Re) al 41′ pt, Bracaletti (Fs) al 43′ pt, Valotti (Re) al 44′ pt, Bracaletti (Fs) al 5′ st), Mantova-Giana Erminio 1-2 (Bruno (Ge) su rigore al 2′ pt, Solero (Ge) al 46′ pt, Di SantAntonio (Mn) al 4′ st), Cremonese-Lumezzane 2-1 (Brighenti (Cr) al 20′ pt e al 6′ st, Monticone (Lu) al 23′ st), Pavia-Padova 2-0 (Cesarini (Pv) al 6′ pt, Bellazzini (Pv) su rigore al 23′ pt), Pordenone-Bassano 3-0 (De Cenco (Pn) al 3′ pt e al 2′ st, De Cenco (Pn) al 37′ st), Cuneo-AlbinoLeffe 2-2 (Girardi (Al) al 18′ pt, Gorzegno (Cu) al 40′ pt, Rinaldi (Cu) al 10′ st, Kanis (Al) al 21′ st), Pro Patria-Pro Piacenza 0-1 (Rantier (Pc) al 12′ st).
Ore 08.15 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.10 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 2 novembre: tiene banco il caso-Amirante. Confronto Bonetto-Bergamin e decisione di convocare l’assemblea dei soci per decidere il da farsi.