Fabrizio De Poli è un uomo distrutto. Ieri mattina è salito in auto con la moglie e ha puntato su Caorle, per vivere una domenica solo di apparente relax. Il Padova è nella bufera, e più di tutti lo è lui, il direttore sportivo che dopo il “fattaccio” di Pavia ci ha messo la faccia e si è assunto la responsabilità del clamoroso errore relativo ad Amirante: non aver inserito il nome del 31enne attaccante genovese nella lista dei 24 giocatori consegnata agli uffici della Lega Pro di Firenze, e che fa fede per il loro impiego sin qui in campionato. Quando, al 27’ della ripresa di una partita segnata purtroppo in negativo per i biancoscudati, l’allenatore Parlato ha deciso di ricorrere a “Savio”, seduto in panchina con il numero 21, per sostituire Nicola Petrilli, tutti credevamo che quel nome fosse stato comunicato, come da regolamento, in giornata alla stessa Lega Pro, sanando così un vuoto tuttora esistente: perché ci sono 23 giocatori ufficialmente tesserati per il Calcio Padova, ma ne manca uno. Amirante appunto, che, regolarmente sotto contratto con la società di viale Rocco, non può tuttavia essere utilizzato, pena la squalifica dello stesso e la sconfitta a tavolino per la squadra, sino a quando non entrerà ufficialmente nell’elenco. Dunque, per tornare a De Poli e a quanto è accaduto allo stadio “Fortunati”, il diesse, in qualità di responsabile dello staff tecnico, è chiamato a rispondere di una “dimenticanza” (per restare alle sue parole) che sta pesando moltissimo sull’immagine del club, oltre a procurare un pesante danno economico (come spieghiamo a parte, in base al regolamento). Quella che vi proponiamo adesso è una cronaca, il più possibile dettagliata, di quanto è successo da quando Cunico & C. sono rientrati nello spogliatoio, a fine gara, sino a ieri sera e che potrebbe portare oggi a decisioni clamorose. La rabbia di Bonetto. Nello stanzone occupato dai biancoscudati l’a.d. è entrato scurissimo in volto, insieme al figlio Edoardo, vice-presidente, e davanti a tutta la squadra, ai tecnici e agli accompagnatori, oltre che al presidente Giuseppe Bergamin, ha urlato: «O mi dimetto io o la fa qualcun altro», senza peraltro aggiungere alcun nome.
Ma il bersaglio della sua ira, nel silenzio assoluto, era palese: De Poli. Colpevole di non aver fatto quello per cui è pagato, compreso il completamento di una lista ancora monca. Nessuno ha fiatato, ma alla delusione e all’amarezza per una sconfitta netta e incontestabile il gruppo di Parlato ha dovuto aggiungere la palese sconfessione, da parte di uno dei due soci storici del nuovo Padova, del “direttore”. Al quale si aggiungerebbe anche il segretario di viale Rocco, Fabio Pagliani, che, accortosi di quel cambio irregolare, si era precipitato giù dalle scale della tribuna sino a raggiungere la ringhiera che separa gli spalti dal campo e aveva urlato alla panchina: «Non è in lista, non è in lista». Rientro dopo le 3. Il viaggio di ritorno in pullman è filato via tranquillo, ma in un autogrill sull’A/21 fra Cremona e Brescia la squadra si è fermata per una sosta e lì l’abbiamo raggiunta. Bocche cucite fra i giocatori sull’argomento, solo Parlato ha detto poche parole per ribadire di essere stato più che mai «convinto che fosse tutto a posto per Amirante». La squadra è rientrata in città dopo le 3 e godrà di riposo sino a domani, quando tornerà ad allenarsi alla Guizza. Richiesta di incontro. A questo punto si passa a ieri. Il tam tam mediatico rimbalza attraverso le tv e il web, ma nessuno dei personaggi coinvolti interviene. È una domenica di riflessione, al centro della quale, nel pomeriggio, s’inserisce una telefonata molto importante fra lo stesso Roberto Bonetto e patron Giuseppe Bergamin. «Bepi, ci dobbiamo vedere», questo il succo della comunicazione fatta dall’a.d.. E l’incontro ci sarà, probabilmente stamattina, non si sa in sede, se alla Thema di Piazzola (dove opera Bonetto) oppure alla Sunglass di Villafranca, l’azienda del presidente. Un faccia a faccia tra i due, senza gli altri tre soci (Poliero, Salot e Tosetto), nel corso del quale si capirà quali saranno le intenzioni dell’a.d.: se davvero darà le dimissioni (dalla carica, non – sembra – da azionista), se chiederà, com’è probabile, che De Poli sia messo alla porta, se e come verrà presa una posizione unitaria, a livello di proprietà, di fronte alla “figuraccia” di cui ci si è macchiati. Il ds non lascia. Bergamin non sarebbe propenso a seguire Bonetto sulla strada dell’epurazione. Lo avrebbero sentito dire, l’altra sera: «Siamo tutti colpevoli, nessuno si è ricordato evidentemente, perché lo sapevamo tutti di Amirante».
Dunque, oltre alla proprietà, ne erano a conoscenza, insieme a De Poli e Pagliani, il team manager Giancarlo Pontin, il dirigente accompagnatore Pierino D’Ambrosio, l’addetto alla comunicazione Massimo Candotti, più ovviamente lo stesso Parlato e i suoi collaboratori. La domanda è la stessa che si fanno in queste ore le migliaia di tifosi che seguono il Padova: possibile che nessuno sapesse che il 24º posto della lista era ancora vuoto e che non si fosse provveduto a riempirlo almeno nelle 24 ore precedenti la partita? Una cosa è certa: De Poli non ha alcuna intenzione di piegarsi al diktat di Bonetto, forte anche di un contratto biennale sottoscritto a giugno, e che scadrà solo nel 2017. I rapporti societari. L’episodio, gravissimo e sconcertante per un club professionistico, è rivelatore di rapporti non più sereni all’interno della compagine azionaria e nella stessa società. Qui non c’entrano nè i tifosi, nè i giornalisti nè fattori esterni: i problemi del Padova, di comunicazione (fra le varie componenti) e di organizzazione, sono nati dentro il Padova, nel momento in cui, fra giugno e luglio, bisognava allestire la squadra per la Lega Pro. Ci sarebbero state discussioni e opinioni opposte fra De Poli e i Bonetto riguardo ai giocatori da prendere e questo avrebbe contribuito ad incrinare il rapporto di fiducia fra le due parti. Bergamin, invece, avrebbe difeso il lavoro del ds di fronte al socio, sulla base dei risultati ottenuti in Serie D. Insomma, il clima sarebbe diventato pesante, e proprio la famosa lista dei 24 avrebbe contribuito ad alimentarlo ulteriormente. Una lista – si badi bene – mai resa nota ufficialmente dalla società, come se ci fossero dei segreti che poi non si sono rivelati tali. Vedremo oggi cosa succederà (e in serata, sia su Telenuovo, alle 21.10, che su Tv7 Triveneta, alle 21, ci saranno trasmissioni appositamente dedicate al momento in casa biancoscudata). Di una cosa, però, siamo certi: questo Padova non ha bisogno di frantumarsi su se stesso a distanza di poco più di un anno e tre mesi dalla fondazione. Che ci si scontri pure fra soci, che si litighi quanto si vuole, ma dal confronto deve uscire alla fine una strategìa unica e concorde, altrimenti quanto è stato fatto si rivelerà totalmente inutile.
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel)