Il giorno dopo la sconfitta a Pavia l’attenzione generale, più che sul verdetto del campo, è inevitabilmente concentrata su quel cambio “abortito” a metà ripresa di Amirante che, non essendo ancora stato inserito nella lista dei 24 giocatori depositata in Lega (c’è ancora un posto libero) sabato non poteva giocare. Oltre alla brutta figura, conseguenza di quell’errore è stata la chiusura della gara in dieci. Perché allora quel cambio? Chi doveva evitarlo prima che l’attaccante entrasse in campo? Oltre che sui perché, resta l’incognita su quello che succederà nelle prossime ore in cui i soci biancoscudati si ritroveranno per valutare la situazione e prendere eventuali provvedimenti, non necessariamente con identità di vedute su tale fronte. Proprio per la delicatezza del momento, il direttore sportivo Fabrizio De Poli, che nell’immediato dopo gara si è preso ogni responsabilità dell’accaduto, preferisce non andare oltre: «Non ho null’altro da dire e rimango alle parole di sabato sera».
Dalle indiscrezioni che trapelano, il più determinato a chiedere le dimissioni del diesse (che ha due anni di contratto) sarebbe l’amministratore delegato Roberto Bonetto. «Qualcuno ha sbagliato – dichiara – qualcuno si è preso delle responsabilità e questo è il primo tempo. Vedremo il secondo. Domani (oggi, ndr) ci troveremo per fare delle considerazioni. Io ho le idee chiare, ma non sono il proprietario del Padova e non ho ancora condiviso con gli altri soci il mio pensiero, a parte uno sfogo personale fine gara». «Queste cose – aggiunge – tra i professionisti non devono succedere. Sono rimasto allucinato e al di là del risultato, che in undici si poteva riagguantare dato che il Pavia era in calo, scoccia dal mio ruolo avere fatto fare una brutta figura alla città e ai tifosi per cui è giusto che ci diano dei dilettanti». Così sulla vicenda: «Amirante non era in lista per tenere aperta una finestra qualora non avesse recuperato, ma l’accordo preso anche con il ragazzo era che un minuto dopo l’ok dei medici sarebbe stato inserito. La scorsa settimana, per restare al capezzale di mia madre (scomparsa giovedì, ndr) sono stato poco in sede, ma pensavo, vedendolo in panchina, che la cosa fosse stata risolta». Non c’è stato allora un problema di comunicazione interno? «Sì, qualcuno non ha comunicato, ma non so perché. Le porte degli uffici sono sempre aperte e tutti si parlano con il sorriso».
A livello disciplinare, il regolamento di Lega Pro parla di una sanzione di 30.000 euro “nel caso in cui una società utilizzi un giocatore non inserito nella lista depositata in Lega in una partita di campionato e tale violazione avvenga nel girone di andata”. Tutto dipende quindi dall’interpretazione che verrà data al concetto di “utilizzo”. Amirante, che nei giorni scorsi al Gazzettino aveva dichiarato che sperava di tornare a disposizione nella prossima gara con il Pordenone, è entrato in campo, ha percorso non più di tre metri e poi è tornato fuori, il tutto nell’arco di cinque secondi e a gioco fermo. Tali elementi, da un lato sono sufficienti per ritenere che il cambio sia stato effettuato, e infatti l’arbitro non ha poi permesso il rientro di Petrilli o l’ingresso di un compagno, ma al tempo stesso non è da escludere completamente l’ipotesi che il Padova, già danneggiato dal fatto di dovere chiudere in dieci, eviti la sanzione dal momento che la presenza in campo di Amirante è stata solo formale. «In questo momento – liquida il discorso l’ad Bonetto – pur trattandosi di una sanzione alta non è il mio pensiero più importante. Non ho ancora approfondito con i legali il discorso, anche se la nostra buona fede nell’episodio è chiara e lampante».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)