Difficile pensare che quanto accaduto ieri sera a Pavia nel caso della sostituzione di Nicola Petrilli con Salvatore Amirante, non inserito nella lista dei 24 giocatori consegnata alla Lega Calcio a inizio stagione, non abbia conseguenze. La figura fatta al Fortunati è stata, nella migliore delle ipotesi, poco edificante e coinvolge tutto lo staff tecnico biancoscudato. A cominciare dal direttore sportivo nonché responsabile dell’area tecnica Fabrizio De Poli, che si è assunto in pieno la responsabilità dell’accaduto, fino al team manager Giancarlo Pontin, al dirigente accompagnatore Pierino D’Ambrosio fino al segretario Fabio Pagliani e all’allenatore Carmine Parlato. La prima domanda sorge spontanea: come poteva Parlato non sapere che Amirante non era in lista? Se la risposta (come Parlato ha dichiarato) è che il tecnico effettivamente non era a conoscenza della questione, si pone un problema di comunicazione molto serio fra le diverse componenti societarie e si spiegano anche le voci circolate nei giorni scorsi prima della partita col Mantova che mettevano in discussione la posizione dello stesso Parlato. Se, invece, l’allenatore conosceva la situazione, allora bisognerebbe che spiegasse per quale motivo ha deciso di portarlo in panchina e di schierarlo nella ripresa. Conoscendo la serietà di Parlato propendiamo decisamente per la prima ipotesi e si ritorna a chi è responsabile dell’area tecnica. La lista dei convocati era stata comunicata il giorno prima, quindi di cinque persone che avrebbero dovuto sapere possibile che neppure una si sia resa conto dell’incongruenza? Il giocatore, dal canto suo, era convinto di essere stato inserito in lista, dopo esserne inizialmente stato escluso. Gli era stato spiegato che si sarebbe mantenuto uno slot libero in rosa e che sarebbe stato riempito una volta recuperato dall’infortunio. Operazione tecnicamente possibile, ma che va comunicata 24 ore prima agli organi competenti. E che in tutta evidenza, non è stata fatta. Non si aspettava la convocazione e né tantomeno di essere inserito a partita in corso. Mercoledì Amirante faticava addirittura a camminare dopo due giorni di allenamenti intensi, tanto che ha saltato l’amichevole per il forte dolore. Il giorno dopo il dolore era scomparso e Amirante si è allenato regolarmente, facendo anche tutta la seduta del venerdì. Ma non si aspettava di giocare
A questo punto, considerato che ieri Roberto Bonetto ha sfogato tutta la sua comprensibile rabbia nello spogliatoio di fronte alla squadra chiedendo che chi di dovere nello staff tecnico si assuma le proprie responsabilità fino in fondo (leggi dimissioni), resta da capire cosa accadrà adesso perché le conseguenze sono imprevedibili. Peraltro ci sono precedenti di errori che non possono far passare sotto silenzio la questione. Prima il caso Cesca, poi quello Gorzelewski, ora il caso Amirante (ben più grave per una società professionistica). A non voler calcare la mano, ci sono davvero troppi conti che non tornano e serve un chiarimento deciso dietro le quinte. A voler essere più severi, è ben vero che chi lavora sbaglia e che nessuno è infallibile. Ma è altrettanto vero che un errore così marchiano non può certo passare sotto silenzio. L’arbitro ha considerato valida la sostituzione perché fisicamente Amirante è sceso in campo mettendo un piede dentro il terreno di gioco e per questo la sostituzione si è concretizzata. A quel punto è stato deciso di evitare di far entrare il campo il giocatore, ma la topica (per la quale a norma di regolamento la società prenderà 30mila euro di multa) era già stata commessa. Per giunta in diretta televisiva. Possibile che in una società professionistica accadano certe cose? Aspettiamo risposte, che possibilmente siano convincenti.