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Ore 20.10 – (Il Piccolo) I giocatori dell’Unione Triestina 2012, in un comunicato firmato assieme al preparatore atletico e alla massaggiatrice della squadra, escono allo scoperto per denunciare pubblicamente la condizione di confusione e disorganizzazione che stanno vivendo da inizio stagione, rivolgendo nel contempo un messaggio alle autorità e alla città perché la situazione possa risolversi quanto prima, e assicurando comunque il loro massimo impegno sul campo, come dicono nella premessa della nota: «Vogliamo spiegare qual è la situazione attuale della Triestina, premettendo che siamo i primi ad essere dispiaciuti per le condizioni nelle quali ci ritroviamo, ma non per questo rinunceremo a mettere in campo il nostro impegno e la professionalità per difendere questa gloriosa maglia. Anzi, ci metteremo ancora più dedizione e volontà». Poi inizia la denuncia di tutti gli aspetti che non vanno: «Purtroppo – continua il comunicato – la situazione non è facile in quanto la società non ha mantenuto gli accordi presi all’inizio della stagione sportiva, stessa cosa dicasi per i regolari rimborsi federalmente previsti, in merito ai quali finora non è stato pagato alcunché da inizio stagione, con il risultato che stiamo vivendo una stagione di totale confusione e disorganizzazione. Ai calciatori che provengono da fuori città non è più garantito un alloggio e non sanno più dove andare, quelli che raggiungono ogni giorno il campo d’allenamento con i propri mezzi percorrendo anche più di 150 km al giorno, lo fanno a loro spese». La situazione, dicono i giocatori, è dura sia nella vita quotidiana sul campo di allenamento, ma ormai per qualcuno anche fuori dal campo: «Ciò che appare ancora più grave – prosegue il comunicato – è che non ci è messa a disposizione nemmeno la fornitura medica che non soltanto non è mai sufficiente, ma alle volte, come nel caso delle bende per le fasciature o dei medicinali di base, è completamente assente. Non c’è mai nemmeno un medico sociale. Non ci è stato fornito nemmeno il materiale sportivo per allenarci (svolgiamo gli allenamenti ognuno con i propri indumenti sportivi) e nemmeno la divisa di rappresentanza che normalmente si utilizza la domenica. Inoltre, quando ci sono le gare ufficiali, ci presentiamo in trasferta nei campi del Triveneto con le nostre macchine a nostre spese (e con i nostri abiti civili). In grave difficoltà ci sono anche i giovani calciatori in rosa (spesso appena maggiorenni), che sono lontani da casa, costretti a vivere alla giornata senza certezze. Stessa grave situazione la stanno vivendo i calciatori che hanno una famiglia da tutelare. In aggiunta a tutto questo, non possiamo dimenticare l’assurda decisione di mettere arbitrariamente “’fuori rosa” sei elementi fondamentali, integrandone alcuni dopo alcune settimane senza dare loro nessuna spiegazione, creando così tensione e incertezza in tutta la squadra». Alla fine del comunicato, la spiegazione del perché denunciare tutto questo solo adesso, e anche l’appello a tifosi e istituzioni: «Avremmo potuto già da tempo mettere in luce questa situazione, ma non lo abbiamo voluto fare per non alimentare ulteriori critiche e per tutelare al più possibile la squadra. Ma ora, arrivati a questo punto, nell’evidenza dei fatti e di una situazione che peggiora sempre più, a fronte di continue promesse che tutt’ora ci vengono fatte, ci sentiamo presi in giro come si sentono presi in giro i tifosi della Triestina. Con questo comunicato – chiude la nota – intendiamo inviare un messaggio a tutta la città, alle autorità ed ai tifosi, nella speranza che la situazione si risolva quanto prima per il bene soprattutto di questa gloriosa maglia alabardata tanto amata dai triestini. Noi, da parte nostra, ribadiamo ancora una volta che non ci tireremo indietro. Nonostante tutto. Nonostante questa proprietà».
Ore 19.40 – (Corriere delle Alpi) Maggior entusiasmo. Con questa certezza il Belluno riprende nel pomeriggio la propria marcia in vista della prossima giornata. Tra oggi e domani mattina la squadra di Vecchiato inquadrerà il Dro, prossimo avversario di domenica (il Ripa Fenadora è invece a Castelfranco contro il Giorgione). Inutile dire che dopo il pari con la Triestina il morale era tornato a bassi livelli. La vittoria in Coppa ha sicuramente ridato slancio. Note liete. All’improvviso il Belluno ha tirato fuori le sue migliori caratteristiche. Corsa, dinamismo e anche una certa spensieratezza nel giocare. Di fatto, le armi che avevano permesso di trovarsi per due anni di fila nei posti nobili delle classifiche. E se da una parte si può muovere l’obiezione della giovane età dei giocatori messi in campo dal Montebelluna, non si può dimenticare il momento del Belluno. Che non era positivo prima del match e si era incrinato ulteriormente; un rigore sbagliato e un rosso alla mezz’ora potevano costare carissimi. Invece Bertagno e compagni hanno reagito da squadra forte, matura. Se a questo si aggiunge la ritrovata verve di Acampora e Duravia e una difesa finalmente capace di non concedere reti e di arginare, nella ripresa, uno come Zecchinato, si capisce che si può provare a sorridere. Certo, domenica occorre la risposta in terra trentina. Il Cobra in dubbio. Sembra difficile che Simone Corbanese possa essere della partita. Il capitano gialloblù mercoledì era in panchina per stare vicino ai compagni, ma ancora niente corsa. Proverà qualcosa in queste due sedute, ma c’è da valutare se vale la pena forzare. Così si era espresso mister Vecchiato nel post partita di Montebelluna. «Purtroppo da domenica non riesce a correre, per cui adesso deve provare ma non mi sento ancora di dire se domenica può giocare». Chiaro che la presenza o meno del centravanti gialloblù cambia il modo di giocare della squadra, ma in Coppa si sono ben alternati sia Acampora che Marta per cui le alternative non mancano. Out anche i lungodegenti Pellicanò e Solagna, mentre anche Longo non era uscito al meglio. Prima volta. Nell’era Vecchiato, il Belluno non si era mai spinto oltre il Primo turno di Coppa. Nelle due edizioni precedenti era stato per due volte l’Union Ripa ad estromettere subito i gialloblù dalla corsa alla coccarda tricolore. Due pareggi nei novanta minuti e poi, entrambe le volte, i rigori a condannare la squadra del capoluogo. Tra l’altro adesso, nei trentaduesimi, potrebbe esserci proprio il derby. In passato, comunque, non è mai scoppiato il feeling tra il Belluno e la Coppa. Da quando è stata introdotta la manifestazione all’inizio degli anni 2000 il massimo risultato sono stati due sedicesimi. Nel 2005-2006 la squadra di Pasa venne eliminata dal Bolzano, mentre nel 2012-2013 il Belluno venne estromesso dal Delta.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Se il granata Rachid Arma è il cannoniere del girone A con 5 reti in coppia con Ferrari e Cesarini entrambi del Pavia, anche l’ex Piergiuseppe Maritato non è da meno. L’attaccante del Sudtirol ha realizzato 3 reti in queste prime otto partite. E’ proprio Maritato il pericolo numero uno per la formazione di Colombo anche perché l’attaccante quando incontra la Reggiana offre sempre delle prestazioni superlative. Maritato, però, dovrà fare i conti con un Perilli in grande condizione e che sta difendendo il suo record di imbattibilità che è fermo a 525 minuti. La Reggiana – lo ricordiamo – in queste prime otto giornate ha subito solo 2 reti ed è la miglior difesa di tutti i campionati professionistici.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana ritrova il derby con la Spal. L’appuntamento di Coppa Italia è fissato per il 18 novembre alle ore 20.30 al Città del Tricolore. Un derby particolarmente sentito dalle due tifoserie e che essendo in notturna costringerà il Gos a impedire la trasferta ai tifosi spallini, come è già successo in campionato per la sfida con la Maceratese. E’ anche possibile che si decida di cambiare l’orario. La Spal ha avuto la meglio sul Mantova e ora cercherà la qualificazione contro la Reggiana. La squadra granata, agli ordini di Alberto Colombo, sarà impegnata stamattina alle ore 11 nella consueta seduta di rifinitura pre-partita prima della partenza, nel primo pomeriggio, alla volta di Bolzano dove domani alle ore 14 la Reggiana sarà ospite del Sudtirol, nell’incontro valevole per la nona giornata d’andata del campionato di Lega Pro, girone A. Un ultimo allenamento che dovrebbe svelare anche l’undici titolare che scenderà in campo al “Druso” poichè in settimana è sempre stato nascosto, in particolare sono i tre centrali di centrocampo il punto interrogativo con i tre posti disponibili contesi da quattro giocatori: Angiulli, Maltese, Bruccini ( di rientro dalla giornata di squalifica ) e Bartolomei. Nel frattempo la giornata di ieri è stata dedicata dal tecnico granata allo studio dell’avversario perciò, dopo la visione del filmato, sono stati provati schemi su particolari azioni di gioco sia in fase offensiva che difensiva, alle quali ha partecipato tutto il gruppo. Hanno lavorato al differenziato Raffaele Nolè e Yuri Meleleo mentre si è fermato nuovamente Dejan Danza con lo stesso fastidio al ginocchio della settimana scorsa. Come spiega il dottor Manzotti: «Purtroppo Dejan Danza ha un problema molto simile a quello del collaterale del ginocchio di Giannone ma non si tratta di una cosa preoccupante, infatti questo dolore dovrebbe andarsene da solo col passare del tempo. Al momento, appena lo sforza, sente fastidio ed è opportuno fermarlo per non peggiorare la situazione».
Ore 18.30 – (Gazzetta di Reggio) «Per favore non togliete il calcio dalla mia vita. Ho sbagliato, ma non merito di non mettere più piede in campo». Cristian Andreoni è un ragazzo spaventato, che si rende conto di essere di fronte a un bivio decisivo. Uno sportivo di 23 anni che rischia di non poter più fare la cosa che ama di più al mondo per un errore che giura di aver commesso in buonafede. Ad aiutarlo, in questa prova, ci sono i genitori e la fidanzata Gaia, con la quale sta insieme da 5 anni e che ieri l’ha accompagnato nella nostra redazione. Cristian ci ha parlato delle sue lacrime, quando ha appreso di non aver superato l’antidoping, della vergogna che lo ha spinto a non uscire di casa per tre giorni, “perché sono di un piccolo paese dove tutti si conoscono”, ma anche della sensazione di essere vittima di una sentenza troppo pesante, “soprattutto se penso a come è andata ad altri giocatori che hanno venduto partite o assunto volontariamente del doping». Andreoni, partiamo dalla sentenza del tribunale nazionale antidoping. Una bella mazzata… «Una sentenza da rispettare, ma che sicuramente non posso condividere. Quattro anni, per un errore che ho fatto involontariamente sono troppi. Ho preso un integratore, senza sapere che fosse un farmaco e senza chiedere consiglio al medico. Un prodotto che non dà alcun beneficio e non migliora le prestazioni. Mi aspettavo la squalifica, ma non questa». Facciamo un passo indietro. Quando ha saputo di non aver passato l’antidoping? «Il 9 giugno mi trovavo dai mie genitori ed ero andato a correre. Quando sono tornato a casa ho letto la mail del Coni. E ho scoperto cosa era successo…». E dopo? Interviene Gaia a raccontarlo. «Ero uscita di casa con la mamma di Cristian. Quando sono tornata l’ho trovato sul letto che piangeva. Ho chiesto cose fosse accaduto e mi ha detto di leggere la mail. Poi ho visto il suo cellulare, c’erano tante chiamate dalla Reggiana senza risposta». A quel punto cosa avete fatto? Gaia è stata la prima a prendere l’iniziativa. «Ho scritto una mail al sito internet dove Cristian aveva comprato gli integratori e gli ho detto cosa era successo. Loro hanno continuato a dire che i prodotti non fossero vietati». Una volta che ha realizzato quello che era accaduto come ha reagito? «Sono stato chiuso in casa tre giorni per la vergogna. Perché vivo in un paesino della provincia di Milano, Grezzago, dove ci conosciamo tutti e non è stato facile. Essere su tutti i giornali…». La Reggiana come ha reagito? «Mi sono stati vicini. Mi hanno detto che avrebbero atteso la decisione definitiva». E la sua famiglia? «Hanno capito che ho commesso un errore involontario. Dunque mi hanno sostenuto». Quanto pesano i giudizi degli altri? «Molto. Su Facebook ho letto qualcuno che ha detto che meritavo 10 anni. Mi ha ferito. Vorrei che i tifosi della Reggiana mi sostenessero». Parliamo allora di questo errore. Perché l’ha fatto? «Io, come altri sportivi, prendo degli integratori, ad esempio aminoacidi. Prodotti che sono liberamente in vendita. Tra l’altro in 3 anni ho sostenuto 8 controlli antidoping e dunque sapevo benissimo di essere controllato». Poi la scorsa primavera ha comprato questo prodotto, Arimistane metabolita… «Mi sono rivolto a un sito italiano, con sede a Trieste, e non sapevo che importasse prodotti dalla Slovenia. Tra quelli che ho comprato ce n’era uno indicato come un integratore che favorisce il recupero. Sulla confezione c’era soltanto il nome di una molecola». Il suo avvocato, Cesare Di Cintio, ha spiegato che né questa molecola né quello dell’Arimistane compaiono nella lista delle sostanze proibite. In quella lista c’è scritto che sono i vietati i modulatori ormonali metabolici. «Ed io non sapevo minimamente cosa fossero né che quello che avevo comprato fosse un farmaco dopante che appartiene a questa categoria». Se fosse confermata la squalifica sarebbe la fine della sua carriera da giocatore? «Non riesco nemmeno a immaginarlo. Mi auguro che in appello possa essere ridotta. Già due anni sarebbe dura, ma vorrebbe dire che mancherebbe un anno e mezzo al rientro. Se fosse confermata la squalifica dovrei cambiare lavoro». Ci sarebbero anche conseguenze economiche… Risponde Gaia. «Già adesso facciamo fatica ad arrivare a fine mese. Perché abbiamo avuto molte spese». Come state a Reggio? Come trascorrete il tempo? «Stiamo bene. Io continuo ad andare a correre, per tenermi in forma. Abbiamo un cane e spesso usciamo per portarlo in qualche parco della zona di Buco del Signore». Con gli altri giocatori in che rapporto è? «Siamo amici e quando fanno qualche uscita serale andiamo anche noi». Quanto le manca il calcio? «Tantissimo. E’ la mia grande passione da quando ho 5 anni. Ho militato nelle giovanili del Milan e mia mamma ha fatto tanti sacrifici per portarmi dopo la scuola agli allenamenti. Ho scelto una scuola non impegnativa proprio per potermi allenare». Parliamo della Reggiana di quest’anno, quanto vorrebbe essere tra gli 11 di Colombo? «Tanto. Stanno giocando davvero bene». Il suo reparto, la difesa, sta brillando. Parola là in mezzo detta legge… Risponde Gaia, mentre Cristian annuisce. «Parola è troppo forte. Grande bravura ed esperienza». Andreoni, cosa direbbe ai giudici se potesse parlare loro prima dell’appello? «Di non togliermi il calcio. L’unica cosa che ho. Ho sbagliato, ma non l’ho fatto apposta. Sono sempre stato attento. Una volta ho litigato con mia madre perché mi aveva dato uno spray per il raffreddore senza accorgersi che era tra le sostanze vietate. Non l’ho preso perché ho sempre letto le etichette prima di assumere qualsiasi cosa».
Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) La favola della Giana Erminio e del suo allenatore Cesare Albè, 65enne alla guida della compagine brianzola ininterrottamente dal 1994/95, è proseguita anche lo scorso anno al debutto in Lega Pro con una tranquilla salvezza. E siccome a Gorgonzola sono abituati a muoversi con raziocinio, come premio la rosa è stata confermata praticamente per intero inserendo soltanto quattro elementi: il giovane difensore (’97) Costa dal Monza, l’indimenticato ex Claudio Grauso prelevato dalla serie D a Chieri, l’attaccante 23enne Cogliati dal Pavia e soprattutto bomber Sasà Bruno dal Real Vicenza, biancorosso mancato ai tempi della B e puntuale castigatore del Mantova negli scontri diretti. Per il resto tantissimi giocatori provenienti dalla doppia promozione e i puntelli d’esperienza acquistati la scorsa stagione quali il difensore 37enne Polenghi dal Monza (lunga milizia in B) e il fantasista Gasbarroni (ex Sampdoria, Parma, Genoa e Torino). Oltre a Grauso, l’altro ex della Giana è il portiere 23enne Alberto Paleari, ma curiosamente entrambi non saranno della sfida: Grauso, espulso domenica scorsa, è stato squalificato mentre Paleari proprio in settimana è stato operato con successo al dito medio della mano sinistra ma dovrà osservare almeno tre mesi di stop forzato. Albè fa giocare la sua squadra da sempre con il 4-4-2 oppure, quando può disporre di Gasbarroni, con il 4-4-1-1. La squadra brianzola, dopo una partenza lanciata (7 punti nelle prime tre gare), non attraversa un momento straordinario: dal 18 settembre (1-0 al Cuneo) i milanesi sono a secco di successi e hanno conquistato tre pareggi nelle ultime cinque partite portando a 10 il bottino complessivo nelle prime otto giornate. Bomber, manco a dirlo, è il 36enne Bruno (3 gol finora) ma anche l’esterno 22enne Rossini (2 reti) è da tenere d’occhio oltre alla punta centrale Perna (’86). In perfetta parità il bilancio tra reti segnate (8) e subìte (altrettante): in trasferta la Giana non ha ancora vinto pareggiando a Meda con il Renate (1-1) e in casa della capolista Reggiana (0-0). Unica sconfitta due settimane fa a Cittadella ma sempre di misura (1-0).
Ore 17.40 – (Gazzetta di Mantova) Alla vigilia del match di domani (ore 17.30) al Martelli contro la Giana Erminio la formazione biancorossa è ancora in alto mare. Mister Ivan Javorcic deve infatti verificare su quali giocatori potrà contare, dato l’elevato numero di acciacchi accusati dai biancorossi. Sicuramente non saranno della contesa gli infortunati Carini, Caridi e Anastasi: i primi due verranno recuperati per la successiva trasferta di Bassano, mentre Anastasi deve risolvere i problemi (infiammazione) al ginocchio, per i quali si è sottoposto a una nuova risonanza magnetica. In giornata, poi, andranno valutate le condizioni di altri elementi della rosa: Ungaro, fermatosi durante il riscaldamento a causa del dolore provocato da una forte contusione, dovrebbe farcela; un punto interrogativo resta invece su Foglio, alle prese con un lieve fastidio muscolare. Out dovrebbe essere Sereni, che oggi sarà sottoposto a un’ecografia per un dolore al polpaccio. Non dovrebbero infine esserci problemi per Scrosta e Zammarini, usciti dal campo molto affaticati al termine della sfida di Coppa Italia contro la Spal. Il quadro, ad ogni modo, sarà più chiaro al termine della seduta di rifinitura, che il Mantova svolgerà oggi pomeriggio al Martelli o sul “Dante Micheli”.
Ore 17.20 – (Gazzetta di Mantova) L’impatto con Mantova «è stato ottimo» e Ivan Javorcic è convinto che qui ci siano «solide basi per fare bene». Ma il tecnico croato è altrettanto consapevole che «in questo momento abbiamo bisogno di eventi positivi che ci aiutino nel nostro lavoro, perché nel calcio conta la cultura dei risultati». Ed è per questo che domani «conterà vincere, anche non giocando bene». Alla vigilia del match con la Giana Erminio l’infermeria è ancora piena: preoccupato? «Aspettiamo domani (oggi per chi legge, ndr) per avere un quadro più chiaro della situazione e speriamo di recuperare più giocatori possibile. C’è bisogno di tutti e più risorse abbiamo a disposizione e meglio è. A tal proposito, tengo a sottolineare che a Mantova ho trovato sotto il profilo medico competenze e professionalità di categoria superiore: stanno facendo un grandissimo lavoro». Contro la Giana confermerà il modulo 4-4-2? «Devo ancora decidere, ma in questo momento la cosa essenziale è dare solidità ed equilibrio alla squadra. Adesso dobbiamo diventare più pratici e pragmatici, poi potremo lavorare sulla mia idea di calcio». Della sfida con la Spal, a mente fredda, cosa si sente di dire? «Mi è piaciuta l’applicazione dei ragazzi, che nel primo tempo hanno cercato di mettere in pratica ciò che avevamo provato il giorno prima, pur abbassando troppo il baricentro. Nell’intervallo abbiamo sistemato un paio di cose e nel secondo tempo siamo stati più efficaci in fase offensiva. È un passo avanti verso il punto in cui vogliamo arrivare. La mia idea di calcio è infatti aggressività e dominio della palla. Ma bisognerà lavorare tanto per arrivarci: per ora però c’è da apprezzare molto l’impegno dei giocatori». Parlando di singoli, ha avuto indicazioni particolari? «Non vorrei soffermarmi sui singoli, ma certo ci sono state risposte importanti da chi magari finora aveva giocato meno. In generale direi che nel Mantova ci sono giovani molto interessanti». Ora arriva il primo esame vero: la sfida di campionato contro la Giana. «È una squadra pericolosa, da rispettare. Ha una struttura consolidata, un allenatore che la guida da tanti anni e la forza che deriva da un ambiente che vive il calcio in modo sereno. Ma noi in casa dobbiamo diventare una squadra che non guarda in faccia a nessuno. E dunque dobbiamo andare in campo per vincere». Che idea ha del campionato di Lega Pro e del ruolo che potrà recitarvi il Mantova? «Chiaramente per me quella di domani sarà la prima partita in C e dunque mi esprimo pur non avendo esperienza in categoria. Mi sembra però abbastanza chiaro che questo sia un campionato in cui servono aggressività, gamba e motivazioni. C’è una discreta qualità e grande organizzazione da parte di tutte le squadre. Noi, per diventare competitivi, dobbiamo prima pareggiare tutte queste caratteristiche e in particolare cattiveria agonistica e spirito di sacrificio: soltanto allora le qualità dei singoli potranno emergere». Per concludere, il primo impatto con Mantova com’è stato? Quali sono le sue prime sensazioni? «La sensazione netta è di essere arrivato in un ambiente dove ci sono professionalità, competenze e voglia di costruire qualcosa di importante. Per risorse umane e organizzazione ci sono solide basi per fare bene e sono sicuro che riusciremo a toglierci delle soddisfazioni».
Ore 16.50 – (Messaggero Veneto) Potrebbe verificarsi un recupero clamoroso: una piccolissima speranza lo staff tecnico la nutre ancora. Ma è quasi certo un altro forfait, dopo quello di Paolo Marchi. Per la sfida con il Bassano il Pordenone dovrà rinunciare anche a Matteo Mandorlini. Il centrocampista, infatti, ieri non si è allenato a causa di un dolore al ginocchio ed è quasi impossibile che lo faccia oggi, giorno di rifinitura (alle 10 a porte chiuse al De Marchi). Sono così in leggera emergenza, i neroverdi, considerato che ai due titolari si aggiungono anche i forfait di Pavan, Castelletto e Filippini; mentre Ingegneri, al terzo allenamento col gruppo dopo l’infortunio, non può essere considerato del tutto a disposizione. Si aprono così ore di dubbi, per Tedino. Ieri il tecnico, nella seduta pomeridiana, ha provato una soluzione, in particolare. Considerato lo stato di salute di Ingegneri, e il forfait di Marchi, per sopperire all’assenza di centrali difensivi ha arretrato Pasa, come aveva già fatto nei primi match. In mezzo al campo, così, al fianco di Pederzoli i due giovani, vale a dire Buratto (’94) e Berardi (’96). Davanti, nel 4-3-3, ha quindi alternato Strizzolo e De Cenco per il ruolo di punta centrale, mentre per gli esterni ha impiegato Finocchio, Cattaneo e Valente. Tedino ha poi provato un 4-2-3-1, con Valente, Cattaneo e Finocchio alle spalle di De Cenco e la coppia Pederzoli-Buratto in mezzo. Quest’ultima soluzione pare la meno probabile, così come il 4-3-3 con Pasa in mezzo al posto di Buratto e De Agostini al fianco di Stefani in mezzo alla difesa (e Boniotti-Cosner sulle fasce). Tedino rifletterà bene in queste ultime ore sul da farsi. In casa Bassano, invece, è certa l’assenza di Semenzato. Al suo posto, sulla corsia di sinistra, giocherà Stevanin. Recuperato Martinelli, che andrà in panchina. Ballottagi infine a centrocampo (Davì-Cenetti) e per il ruolo di esterno destro d’attacco (Falzerano-Candido). Confermato il consueto 4-2-3-1.
Ore 16.30 – (Messaggero Veneto) La vita, spesso, presenta dei bivi. E con più strade, di fronte a sé. Una di queste, nell’estate 2013, avrebbe potuto portare Bruno Tedino a Bassano. Non se ne fece nulla: lui allora firmò per la nazionale, dando inizio a due anni in azzurro ricchi di soddisfazioni. Ma a causa di quell’incrocio, arrivato dopo le quattro grandi stagioni al Sandonà/Jesolo, è un match particolare quello di domani sera per il tecnico del Pordenone. C’è la sua realtà neroverde e ciò che sarebbe potuto essere stata, qualora la dirigenza giallorossa avesse percorso con più convinzione la pista che portava a lui. Il bivio. A giugno 2013 Tedino aveva portato a conclusione il suo ciclo a Sandonà. Nel curriculum, molti giocatori lanciati, riscoperti, consacrati e – a livello di squadra – una vittoria di coppa Italia di serie D e una promozione in Seconda divisione sfiorata. Il club era ormai a pezzi (prossimo alla chiusura, poi verificatasi) e il tecnico, a ogni modo, sentiva che era il momento di fare altre esperienze. Visto il quadriennio, molte le richieste pervenutegli: Clodiense, Sacilese e proprio il Pordenone, in serie D, la nazionale e il Bassano. I vicentini erano reduci dal ko nella semifinale di play-off di C2 (col Monza di De Cenco) ed erano alla ricerca del successore di Claudio Rastelli. Tra i candidati, appunto Tedino. Un nome fatto alla dirigenza dei giallorossi da parte di Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili. Il Bassano ci pensò ma poi, su altra indicazione, scelse Mario Petrone, reduce da un buon triennio a San Marino. L’attuale tecnico dell’Ascoli portò i giallorossi a vincere la Seconda divisione. Tedino, invece, prese la strada per Coverciano, “promosso” proprio da Viscidi, che conosceva dai tempi del Treviso (primi anni 2000). L’allenatore di Pordenone ha lavorato poi con la nazionale under 16 e 17, allenando tra gli altri l’attuale portiere del Milan Gianluigi Donnarumma. La gara. Ecco che la gara di domani, sotto i riflettori del Bottecchia, acquisisce un sapore speciale per Tedino. Al tempo avrebbe potuto tornare nei professionisti, categoria in cui mancava dal 2008 con la Sangiovannese e che ha ritrovato a luglio 2015 con il Pordenone. In questi mesi il trainer ha dimostrato come può starci bene, in categoria: ha portato una squadra ripescata – per quanto di valore – a collezionare 11 punti e, soprattutto, le ha dato un’identità in poco tempo, aspetto quest’ultimo in cui faticano molti suoi colleghi di serie A. Ora c’è l’esame Bassano e, in cuor suo, la voglia di ottenere un successo di prestigio, che ai neroverdi – e a lui – manca in questo primo scorcio di torneo
Ore 16.00 – (La Provincia Pavese) Il purgatorio è durato poco per il Padova. Appena un anno fa, retrocesso dalla serie B, era precipitato tra i dilettanti: mancata l’iscrizione alla Lega Pro, in un primo momento non era stato ammesso nemmeno alla D. Poi una nuova proprietà, quella che fa capo agli imprenditori locali Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, ha permesso di ripartire dalla quarta serie nazionale, vinta a mani basse, e di riacciuffare così la Lega Pro: dal baratro all’ex C in dieci mesi. I dodici punti in otto gare conquistati finora, che valgono il sesto posto in classifica, sono numeri che consentono ai biancoscudati di presentarsi domani sera (ore 20.30) al Fortunati come temibili avversari. E se è vero che in trasferta hanno conquistato solo tre punti, frutto di tre pareggi (e un ko nel derby col Cittadella) è anche vero che tra le avversarie c’erano la Reggiana capolista e la FeralpiSalò appaiata al sesto posto, oltre al Renate che invece è penultimo. E comunque il perentorio 3-0 casalingo rifilato nell’ultimo turno al Mantova ha anche determinato l’esonero di Riccardo Maspero, ex allenatore del Pavia. Ma oltre ai numeri contano i nomi, e ce ne sono nella rosa di cui dispone Carmine Parlato (in passato anche tecnico della Valenzana), confermatissimo dopo la promozione ottenuta l’anno scorso dalla D. In particolare in attacco, con punte del calibro di Neto Pereira e Cristian Altinier, che finora si sono alternati al centro del reparto offensivo del Padova. Il brasiliano dopo una vita all’Itala San Marco passa nel 2010 al Varese, contribuendo alla promozione in B dove resta per altri cinque anni. Diventa pure capitano e sfiora anche la A nel 2011-2012. Nel luglio scorso, dopo 31 gol segnati in biancorosso, si trasferisce al Padova dopo la rinuncia del Varese alla Lega Pro, nella quale era stata retrocessa. Quest’anno ha segnato due reti ma giocando solo la metà delle gare, quattro, per via di un infortunio dal quale è rientrato proprio la settimana scorsa: un ritorno bagnato dal gol che ha sbloccato dopo 4’ la gara con il Mantova. L’altro bomber, il mantovano Altinier, viene dalla sua migliore stagione nella terza serie nazionale: diciassette reti con la maglia dell’Ascoli. Pure lui con un passato in B (13 gol con il Portogruaro nella stagione 2010-2011, e prima qualche presenza con il Mantova) è andato a segno due volte in questo avvio di stagione, una delle quali su rigore. Un potenziale offensivo, quello del Padova, completato dall’esterno Nicola Petrilli, pure lui con presenze (più lontane nel tempo) in B a Crotone, che finora è il miglior marcatore del Padova con tre reti, due delle quali messe a segno nell’ultimo turno contro il Mantova, subentrando nella ripresa. E’ però un potenziale rimasto finora in parte inespresso, visto che il Padova ha segnato solo 9 reti, subendone 7. E a proposito di difesa, anche qui i biancorossi possono contare su un elemento di lusso per la categoria, quel Fabiano arrivato giovanissimo dal Brasile e che dopo una lunga carriera tra Atalanta, Alzano, Spezia, Lucchese e Monza era approdato al Lecce con cui ha giocato due stagioni in A e due in B. Poi l’esperienza biennale in Cina, nello Shandong, prima del ritorno in Italia al Martina Franca e da quest’anno al Padova. Attenzione, perché Fabiano ha già fatto centro due volte, e in difesa fa coppia con un altro brasiliano, Diniz, sei anni fa in serie A con il Livorno.
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Venezia e Mestre a una sola voce per giocare il derby in notturna. Le due società calcistiche di serie D hanno presentato richiesta congiunta alla Lega Nazionale Dilettanti per chiedere il posticipo, dalle ore 14.30 alle 20.30, della sfida che mercoledì 11 novembre opporrà al Penzo arancioneroverdi e arancioneri. Il Mestre ha subito accettato e sottoscritto la proposta avanzata dal Venezia che, in quanto club ospitante, ha inoltrato la stessa richiesta anche alla Questura senza ricevere (ad oggi) alcun divieto né obiezione. Peraltro in serie D l’accesso allo stadio dei tifosi – nel caso specifico residenti nello stesso comune – non è soggetto al possesso della Supporter Card a differenza dei professionisti. In attesa dell’ufficialità da parte della Lnd le due società sarebbero già tacitamente d’accordo per chiedere il posticipo serale anche in occasione del derby di ritorno, analogamente calendarizzato in infrasettimanale giovedì 24 marzo. Intanto gli arancioneroverdi di Paolo Favaretto dopo aver archiviato con estrema facilità la pratica-Triestina in Coppa Italia (bel 5-2 a Monfalcone con la doppietta di Malagò, i gol di Serafini, Callegaro e la prima zampata veneziana del brasiliano Barreto), hanno spostato l’attenzione sul Levico che dopodomani – ore 14.30 – scenderà al Penzo. Lo 0-0 di Campodarsego non ha lasciato strascichi sul piano disciplinare, quantomeno per la squadra che recupera Serafini e Calzi (reduce dall’influenza) dopo le rispettive squalifiche di due e una giornata. La società di viale Ancona, invece, dovrà pagare un’ammenda di 1.000 euro «per avere propri sostenitori in campo avverso, durante una interruzione del gioco, lanciato all’indirizzo dell’arbitro una bottiglietta di acqua ed un accendino che cadevano sul terreno di gioco senza colpire nessuno». Una sanzione dovuta a quanto visto e riportato nei loro referti da arbitro e commissario di campo, ai quali evidentemente è però del tutto sfuggito l’allenatore del Campodarsego che, seppur squalificato, domenica scorsa ha comunque diretto la sua squadra salendo su un’impalcatura posizionata accanto alla panchina padovana.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Cinque gol per liquidare la pratica Triestina. Il Venezia ha innestato il turbo in Coppa Italia, così come in campionato. E prosegue il suo cammino nella seconda competizione dei dilettanti. «Il nostro obiettivo è il campionato, ma ci teniamo a fare bene anche in Coppa», ribadisce mister Favaretto, soddisfatto del match di mercoledì sera. La doppietta di Malagò conferma che anche le seconde linee hanno i numeri per fare bene in questa stagione. Mentre il gol segnato da Barreto è un ottimo segnale per il futuro: il brasiliano può rappresentare un valore aggiunto per i prossimi impegni. Già in vista di domenica, per l’impegno casalingo con il Levico, bisognerà valutare le condizioni di Fabiano che ha rimediato una contusione a un dito del piede e ha saltato l’impegno di Coppa, mentre ieri si è allenato a parte. Serafini e Calzi invece rientrano dalla squalifica: il centrocampista ha saltato la partita di mercoledì per influenza e anche lui potrebbe essere in dubbio. Nessuna squalifica in vista per gli arancioneroverdi, ma dal giudice sportivo è arrivata una multa per la partita di domenica scorsa a Campodarsego: mille euro per alcuni tifosi arancioneroverdi che durante un’interruzione del gioco «hanno lanciato all’indirizzo dell’arbitro una bottiglietta di acqua e un accendino». Anche il Mestre festeggia il successo nel turno di Coppa Italia: il 7-0 rifilato al Giorgione è il segno che la squadra ha trovato l’equilibrio. Domenica c’è la Virtus Vecomp: la società ha organizzato un pullman per i tifosi (prenotazioni al bar al Bagigio di Riviera XX settembre, costo 5 euro).
Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) Riscoprirsi bomber, realizzando due reti nell’arco di un quarto d’ora. Matteo Malagò ha sfruttato al meglio l’occasione avuta a Monfalcone in Coppa Italia contro l’Unione Triestina aggiungendo altri due gol ai 4 realizzati in campionato con il Venezia nella stagione 2010-2011, quando fu uno dei perni della squadra affiata prima a Enrico Cunico e poi a Gianluca Luppi. Cresciuto nel settore giovanile arancioneroverde, Matteo Malagò è stato il primo giocatore ingaggiato da Giorgio Perinetti dopo la nascita del Venezia Football Club. Un assist di Gualdi, uno di Barreto, e il ventiquattrenne centrocampista ex Real Vicenza si è fatto trovare pronto a trafiggere Di Piero. «È la mia seconda doppietta», ricorda Matteo Malagò, «dopo quella realizzata con la Clodiense contro il Montebelluna. Fa piacere e fa morale, devo ringraziare Gualdi e Barreto che mi hanno smistato due palloni d’oro da spingere in rete. Sono contento perché è sempre positivo farsi trovare pronto quando l’allenatore ti chiama in causa». Venezia che non snobba nemmeno la Coppa Italia. «Vogliamo fare più strada possibile, anche perché più avanti andiamo, più partite giochiamo e ci sarà anche la possibilità di confrontarci con le squadre di altri gironi. C’è maggior visibilità e più spazio anche per chi gioca meno in campionato, che rimane sempre il nostro obiettivo principale». E domenica arriva a Sant’Elena il neopromosso Levico Terme. «Vogliamo ritornare a vincere, anche perché prima o poi chi ci insegue commetterà un passo falso e il vantaggio aumenterà. Il nostro ruolino di marcia è ottimale, farei la firma per ottenere gli stesso punti nelle prossime 10 partite». Ieri ripresa al Taliercio, seduta breve per chi ha giocato mercoledì, contro l’Unione Triestina si sono rivisti in campo anche Cangemi e Cantini, due opzioni in più per Paolo Favaretto, mentre Callegaro si è fatto trovare pronto in zona gol come a Villafranca Veronese. Coppa Italia. Tra le squadre del girone C, oltre a Venezia e Mestre, si sono qualificate al tabellone dei trentaduesimi di finale anche Union Ripa, Belluno, Este e Fontanafredda. Il Levico Terme, avversario del Venezia domenica al Penzo, era uscito al turno preliminare eliminato dal Giorgione. Ammenda. L’ultimo “residuo” della partita di Campodarsego è l’ammenda di 1.000 euro inflitta dal giudice sportivo al Venezia “per avere propri sostenitori in campo avverso, durante una interruzione del gioco lanciato all’indirizzo dell’arbitro una bottiglietta di acqua e un accendino che cadevano sul terreno di gioco senza colpire alcuno».
Ore 14.20 – Sulla squadra: “La vittoria di domenica col Mantova è stato solo un punto di partenza, ora non dobbiamo fermarci. Opterò ancora per il 4-3-1-2? Forse sì forse no, ma se la testa è libera ogni schema vale. Petrilli? Adesso se gioca dall’inizio sono problemi suoi… Cosa manca per ottenere la prima vittoria fuori casa? Ci sono ancora dei punti di domanda su cui bisogna lavorare, ma con l’atteggiamento giusto possiamo dire la nostra perché c’è una crescita ed un risveglio da parte nostra. La maturità della squadra si nota, siamo cresciuti con spirito di sacrificio e stiamo trovando la quadratura giusta. Dobbiamo diventare un carro armato, siamo a metà percorso ma la strada è quella giusta. L’arma vincente? Dipende anche dal momento della gara, ma l’intenzione è quella di volerli aggredire alti”. Termina la conferenza stampa.
Ore 14.15 – Arriva Parlato. Sul Pavia: “Ha il miglior attacco del girone, i suoi due attaccanti hanno fatto dieci gol in due quindi dovremo limitarli sin da subito. Loro mischiano tecnica e fisicità, quindi sarà un banco di prova importante dopo il risveglio di domenica. Ho detto ai miei di tenere gli occhi aperti, servirà l’atteggiamento giusto”.
Ore 13.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 13.40 – Qui Guizza: provati i calci di rigore.
Ore 13.20 – Qui Guizza: partitella in corso, provato il 4-3-1-2.
Ore 13.10 – Qui Guizza: tutti presenti alla rifinitura.
Ore 13.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per la rifinitura.
Ore 12.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Per lui quella di lunedì al Sant’Elia di Cagliari non potrà essere una partita come tutte le altre e per più di un motivo. Mauro Vigorito è nato a Macomer in Sardegna ed è cresciuto nelle giovanili del Cagliari venendo aggregato alla prima squadra come terzo portiere già dal 2008/2009. Con i rossoblu ha anche debuttato in serie A in un Cagliari-Fiorentina del gennaio del 2010, quando è subentrato all’infortunato Marchetti. La gara finì 2 a 2 con Vigorito che offrì una buona prestazione subendo, incolpevole, il gol finale da Jovetic. All’ultima giornata, sempre al Sant’Elia, Vigorito gioca anche Cagliari-Bologna che finisce 1 a 1, con l’attuale portiere del Vicenza ancora ottimo protagonista. Il Cagliari però non crede nelle sue possibilità e nelle stagioni successive lo gira in prestito prima alla Carrarese poi alla Triestina e nel 2012/2013 al Lumezzane. A giugno il Cagliari prima risolve la compartecipazione a proprio favore per poi effettuare la medesima operazione con l’Unione Venezia, da dove nell’estate del 2014 arriva a vestire la maglia biancorossa. Un Cagliari che, come per Ragatzu, ma anche per l’ex biancorosso Cocco, non ha creduto molto nelle possibilità di Vigorito, cosa che l’estremo difensore del Vicenza ha accettato, anche se con un po’ di rammarico. «La società di allora ha fatto delle scelte e io le ho accettate – spiega Vigorito –, dispiace sempre quando devi lasciare il posto dove sei cresciuto, ma io non ho niente da rimproverarmi. A Vicenza ho trovato un ambiente ideale, mi trovo bene e devo dire che per certi aspetti i vicentini mi ricordano i sardi ed è anche per questo che qui mi sento quasi come a casa. Lunedì tornerò al Sant’Elia dove ho esordito in serie A, e all’inizio magari ci sarà un po’ d’emozione. Ma al fischio d’inizio finirà tutto e penserò solo alla partita e a far vincere il Vicenza». Sugli spalti ci saranno i parenti e tanti amici che stavolta non tiferanno per il Cagliari ma sosterranno Vigorito. «Ci mancherebbe altro – sottolinea Vigorito con un sorriso – anche per loro magari sarà una partita particolare ma sono sicuro che faranno il tifo per me e per il Vicenza. E poi i favoriti saranno senza dubbio loro che hanno costruito una squadra molto forte con il dichiarato obiettivo di tornare subito in serie A, e quindi è giusto che a noi venga tifo e sostegno per cercare di tornare imbattuti da Cagliari». È un Vicenza che dopo le due sconfitte subite a Vercelli e in casa contro il Novara, ha avuto il merito e la forza di sbancare il difficile campo di Trapani. «Contro la Pro Vercelli non avevamo giocato male ma siamo stati puniti dagli episodi – precisa Vigorito -. Mentre è vero che contro il Novara abbiamo giocato male e perso meritatamente. A Trapani volevamo riscattarci per dimostrare di avere grinta e carattere e l’averlo dimostrato sul campo con una vittoria è stato molto importante per noi, per la classifica e per presentarci a Cagliari un po’ più sereni. Ma ancora più determinati».
Ore 12.10 – (Gazzettino) Tre contro uno. Nella sfida degli ex vincerebbe l’Alessandria, ma le sorti del big match di domani si decideranno sul rettangolo verde, dove non ci saranno soltanto loro quattro, che daranno sicuramente battaglia. Cristian Sosa, Ferdinando Vitofrancesco e Antimo Iunco sono gli ex del Cittadella che adesso militano nelle fila dell’Alessandria, Manuel Pascali invece ha vestito la maglia della società piemontese ancora nella stagione 2003/2004. Sosa e Vitofrancesco sono al secondo campionato con l’Alessandria, Iunco alla prima esperienza, e tutti sono contenti della scelta fatta: «Mi trovo benissimo, è una società organizzata, tutto funziona al meglio», confida Sosa, e Vitofrancesco conferma: «Qui si respira aria di grande calcio. Un giocatore non può chiedere di meglio, sotto il profilo della passione della gente e dell’organizzazione della società». Pure Iunco è rimasto favorevolmente impressionato: «È una grande piazza, la città è accogliente, qui ti fanno sentire importante». Alessandria, al pari del Cittadella, è destinato a “lottare per vincere”: «I granata hanno più pressioni di noi perché arrivano dalla serie B. Per noi sarà una sfida importante perché è vero che vogliamo disputare un grande campionato», dicono all’unisono i tre giocatori, che nutrono profondo rispetto per il Cittadella: «È una società che conosco bene e ricordo con piacere – racconta Sosa -. Lì è bello giocare, conosco alcuni dei ragazzi e so che hanno grandi motivazioni anche se si trovano ad affrontare una categoria che non è la loro», dello stesso avviso Vitofrancesco e Iunco: «Cittadella è una società che opera bene da tanto tempo, ha ottenuto buoni risultati mettendoci sempre grande professionalità. È una realtà solida, che certamente lotterà per tornare subito in serie B». Ci si aspetta quindi una gara difficile per l’Alessandria: «Sarà una partita tattica, in cui ogni dettaglio diventerà importante. In campo ci saranno tanti giocatori che possono fare la differenza», il pensiero di Sosa, al quale rispondono Vitofrancesco e Iunco: «Ci aspettiamo una gara tosta, tirata, in linea con le ambizioni delle due squadre che si affronteranno. Di sicurò sarà una sfida esaltante e bella da vedere». Cittadella-Alessandria però non sarà decisiva: «È troppo presto – rivela Vitofrancesco -. Dovremo stare più attenti e concentrati del solito per evitare passi falsi». Sosa invece dà molta importanza all’incontro: «Una vittoria sposterebbe comunque il vento a favore. Noi stiamo andando bene e siamo in un buon momento». ALESSANDRIA VILLAGE – Domani alle 13.30 in piazza Scalco ci sarà un ricco pre-partita, con tanto di brindisi per la celebrazione dell’incontro sportivo, enogastronomico e culturale tra Alessandria e Cittadella, nell’ambito del progetto «Alessandria Village – Il gusto del Calcio che unisce».
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) È il big match della giornata. Cittadella-Alessandria domani pomeriggio alle 15, al Tombolato, aprirà il nono turno del campionato di Lega Pro, mettendo di fronte due delle più serie candidate alla promozione, oggi separate da appena tre punti in classifica. Nonostante la sconfitta subita a Bergamo, in casa granata difficilmente ci saranno rivoluzioni. In rampa di lancio c’è Lamin Jallow, che dovrebbe scalzare Coralli nell’undici titolare. Il gambiano, che ieri ha finito anzitempo l’allenamento per un piccolo risentimento inguinale (non dovrebbe essere nulla di grave), si candida al posto accanto all’inamovibile Litteri, dopo il turno di riposo che Venturato gli ha concesso contro l’Albinoleffe. Un rientro motivato anche da questioni tattiche: il 4-3-3 dei piemontesi permette di valorizzare al meglio il potenziale offensivo di una rosa che può contare su elementi come Bocalon e Boniperti, al contempo, però, lascia qualche spazio all’avversario di turno. E chi meglio dell’attaccante gambiano sa sfruttare i metri fra le linee nemiche? Sgrigna, sulla via del pieno recupero ma ancora lontano dal poter reggere 90’ potrebbe invece entrare a gara in corso. In mezzo al campo, intanto, prosegue il solito confronto a tre fra Schenetti, Paolucci e Bobb, chiamati a contendersi i due posti al fianco di capitan Iori. La squadra, ieri pomeriggio, si è allenata al completo nel centro sportivo di via Gabrielli, tolto il giovane Xamin. Stamattina la seduta di rifinitura. Il gemellaggio. Sono circa 250 i tifosi piemontesi in arrivo al Tombolato. Prima della gara sarà sancito un gemellaggio, a base culinaria, fra i due club. L’Ascom di Alessandria, con il supporto logistico dell’Ascom di Padova, allestirà dalle 10 alle 19.30 in piazza Scalco, all’interno delle mura di Cittadella, l’“Alessandria Village”: un’area nella quale sono previste la degustazione e la vendita delle eccellenze enogastronomiche della città piemontese. Alle 13.30 si terrà un brindisi a cui parteciperanno il presidente dell’Alessandria, Luca Di Masi, e quello del Cittadella, Andrea Gabrielli, oltre al vice Giancarlo Pavin, all’amministratore delegato Mauro Michelini e al responsabile marketing Federico Cerantola. Ma già a partire dalle 11 si potranno degustare i tagliolini con sugo di nocciole e acciughe. Primo confronto. L’Alessandria, sotto la guida Gregucci, continua a risalire la classifica: 10 punti nelle ultime quattro gare per un totale di 14, che valgono il quinto posto. Nonostante la lunga storia alle spalle del club, che è stato fondato nel 1912 e che nel suo passato vanta anche 13 partecipazioni in Serie A, quello di domani sarà il primo confronto diretto con il Cittadella. Tra i più celebri giocatori che hanno indossato la maglia grigia spiccano il Pallone d’oro 1969 Gianni Rivera e i campioni del mondo degli anni ’30 Bertolini, Borel, Ferrari e Rava.
Ore 11.30 – (Corriere del Veneto) Al Tombolato va in scena il penultimo allenamento settimanale: Lamine Jallow abbandona la seduta in anticipo, un problema all’inguine fa scattare l’allarme e lo staff medico suggerisce uno stop immediato. Le prime sensazioni sull’attaccante gambiano non sono negative. Si parla di un infortunio leggero ma siamo nell’antivigilia della partita con l’Alessandria e il tempo per rimettersi a nuovo è poco. Toccherà quindi ancora a Gianluca Litteri caricarsi sulle spalle l’attacco granata, un compito eseguito, fin qui, alla perfezione: «Ho preso una piccola botta due settimane fa al collo del piede sinistro – spiega il centravanti –, per il resto sto bene. Penso che giocherò, ci aspetta una partita importantissima contro una squadra che a mio parere è da categoria superiore. Marras è l’uomo più temibile, potrebbe metterci in difficoltà. Noi stiamo studiando con il mister contromisure tattiche per farci trovare pronti all’appuntamento».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Che partita si aspetta? «Sarà difficile, i biancoscudati hanno un organico di valore con individualità di spicco e quindi dobbiamo stare attenti. Conosco bene Altinier dato che siamo stati compagni di squadra, è un’attaccante che può fare gol in qualsiasi momento. Senza dimenticare Neto Pereira, l’ho già incontrato da avversario e le sue qualità sono indubbie. Detto questo, noi sappiamo di essere un gruppo ottimo che punta a confermarsi di partita in partita e il nostro obiettivo è la promozione». Con il Padova ha giocato nove partite senza trovare il gol. Se domani segna, esulta? «È giusto farlo per una questione di rispetto nei confronti dei miei attuali tifosi. Magari non eccedo, ma esulto. Avrei fatto lo stesso se avessi segnato al Cittadella dopo il mio trasferimento al Padova».
Ore 10.50 – (Gazzettino) «Sarei stato felice di rimanere, tra l’altro se la società si fosse iscritta al campionato sarebbe stata ripescata in serie B. Purtroppo sul campo è andato tutto storto pur avendo una squadra con valori importanti, anche con gente che aveva fatto la serie A ad alti livelli. Abbiamo sperato di poter invertire la rotta, dispiace. È stata una stagione disgraziata». Già qualche campanello d’allarme era suonato durante il girone di ritorno anche con riguardo agli emolumenti. «Al Padova ho preso solo uno stipendio, ma speravo che le cose si raddrizzassero. Vedevamo che c’erano problemi con i pagamenti, abbiamo sperato fino alla fine che si potesse salvare il salvabile. Non è stato così, peccato».Tornando all’attualità, davanti domani avrà un altro Padova. «L’ho seguito nella passata stagione in serie D, mi fa piacere se le mie ex squadre ottengono ottimi risultati. Ho visto che si è ricreato entusiasmo e quest’anno è stata costruita un’ottima squadra, questa è la cosa più importante».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Appena sei mesi alla corte biancoscudata, ma di fuoco con la retrocessione in Lega Pro e la mancata iscrizione al campionato con conseguente sparizione del vecchio Padova dai radar del calcio. Oggi Giovanni La Camera è uno dei pilastri a centrocampo del Pavia che affronterà domani sera Cunico e compagni. «Nonostante tutto sono stato bene a Padova, ho fatto parte di una società importante e ho giocato in uno stadio da serie A. Anche se allora i tifosi contestavano, hanno dato sempre il loro apporto alla squadra. Alla fine è andata male, ma la considero una tappa importante della mia carriera». Era arrivato nel mercato invernale (gennaio 2014) dal Cittadella firmando un contratto di un anno e mezzo. «Avevo dato il mio benestare per rimanere in biancoscudato anche nel caso di retrocessione, per me giocare a Padova non era una questione di categoria».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Gli schemi in chiave anti Pavia sono stati il piatto forte dell’allenamento effettuato ieri alla Guizza, con Parlato che si è fatto sentire nel riprendere i biancoscudati quando le cose non funzionavano nel modo giusto. Stando alle indicazioni emerse dal campo, tutto lascia pensare che si vada verso la conferma del 4-3-1-2 e anche gli interpreti dovrebbero essere gli stessi della vittoria con il Mantova, con alcuni ballottaggi però aperti: a centrocampo davanti alla difesa si giocano il posto Giandonato e Bucolo, mentre in attacco al fianco di Neto Pereira sono stati provati Petrilli e Altinier. In difesa confermata la linea Dionisi, Diniz, Fabiano e Favalli, a centrocampo come interni Corti e Mazzocco, e trequartista Cunico. Oggi alle 13 sempre alla Guizza è fissata la rifinitura. LUTTO. È mancata nella notte tra mercoledì e giovedì a 85 anni Norma Devisoni, madre dell’amministratore delegato Roberto Bonetto e nonna del vicepresidente Edoardo Bonetto. I funerali si terranno oggi alle 15 nel duomo di Piazzola sul Brenta. Alla famiglia Bonetto le più sentite condoglianze del Gazzettino.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) A tre anni di distanza Marcolini è diventato allenatore, e come Dal Canto ha provato sulla sua pelle le responsabilità del ruolo: Diquigiovanni l’anno scorso lo esonerò quand’era quarto in classifica, prima di rinunciare deliberatamente ad iscrivere il Real Vicenza l’estate scorsa. «Il salto dal campo alla panchina è stato triplo, ma ormai si sa che in Italia si vuole tutto e subito anche quando non si è in grado di conquistarlo. Quando ho deciso di sedermi in panchina, a Lumezzane, ho messo in preventivo che ci potessero essere anche dei momenti non piacevoli o delle scelte non condivisibili, da accettare con serenità. Non tornerei comunque indietro». E allora sotto con Pavia-Padova, la sfida nella sfida. «Parlato ha una squadra organizzata, compatta, con giocatori di grande qualità e carisma come Neto e Cunico. Noi abbiamo diversi ex, è vero, ma soprattutto una squadra costruita bene, forte e che vuole rimanere in alto a lungo».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Sul banco degli imputati la piazza ha sempre messo l’allenatore, Alessandro Dal Canto, e i giocatori coinvolti nello scandalo scommesse, che da gennaio in poi sconquassò lo spogliatoio. «E invece Dal Canto fu uno dei due motivi principali, insieme alle ambizioni societarie, che mi spinsero a venire a Padova. Conoscevo Alessandro dai tempi del Vicenza, l’ho sempre ritenuto un ottimo allenatore, che ha idee e sa come esprimerle. Ciò che è successo in quella stagione è capitato a prescindere dalla sua gestione. Un allenatore può essere un valore aggiunto, ma se i primi a sbagliare sono i giocatori c’è poco da fare. Quanto alla questione scommesse, ho visto l’accoglienza che sabato l’Euganeo ha riservato a Ruopolo: era prevedibile, anche se umanamente mi spiace moltissimo per lui».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Tutti e tre capitanati da quel Michele Marcolini che a Padova, a suo modo, un segno l’ha lasciato da giocatore, nell’anno nero di Dal Canto, e che domani il Padova ritroverà seduto sulla panchina del Pavia. «E rivedere il Padova mi fa un bellissimo effetto», ammette Marcolini, 40 anni, diventato il tecnico pavese la scorsa estate. «Nella mia carriera ho avuto la fortuna di trovarmi bene in tutte le piazze nella quali sono stato, Padova compresa. Peccato solo di non essere riusciti, quell’anno, a toglierci le soddisfazioni che volevamo e che, probabilmente, avremmo potuto ottenere». Tra Donati, Perin, Milanetto, Italiano, Marcolini, Cutolo, Cacia e chi più ne ha più ne metta, quella rosa rimarrà probabilmente una tra le più forti degli ultimi trent’anni: «E su questo non c’è dubbio», ammette Marcolini. «Avremmo potuto raggiungere i playoff e giocarcela fino alla fine. Qualitativamente eravamo un’ottima squadra, una delle formazioni più attrezzate della Serie B, ma quella discesa finale ci è costata cara».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Pavia e Padova non sono mai state squadre amiche. Le sfide del passato portano con sé storie che sfiorano veri e propri scontri, incontri quasi epici che culminano nel “Pavia macellai” che Marcello Cestaro, nel 2006, urlò dal microfono dell’Euganeo contro i giocatori lombardi, rei di un eccessiva aggressività nei confronti dei biancoscudati. Quella di domani sera, però, sarà una gara dal sapore diverso: nella squadra pavese sono così tanti i ricordi colorati di biancoscudo che non sarà facile mettere da parte le emozioni. Pensate a Giovanni La Camera, centrocampista che a Padova ha esordito nel calcio che conta, o al portiere Davide Facchin, che col Padova ha conquistato una promozione in Serie B nel 2009 facendo da secondo ad Andrea Cano, oppure ancora a Federico Carraro, purissimo talento padovano decollato dal settore giovanile biancoscudato verso la Fiorentina e l’esordio in Serie A a nemmeno 18 anni, prima di perdersi un po’ per strada.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Oggi alle 13 è in programma l’ultima rifinitura alla Guizza in vista del match di domani sera a Pavia alle 20.30. Pochi dubbi per Parlato: con la conferma del 4-3-1-2 che ha battuto il Mantova, gli unici ballottaggi sono tra Giandonato e Bucolo per un posto in mediana, e tra Petrilli e Altinier per la spalla di Neto Pereira. Oggi alle 20 chiude la prevendita dei biglietti per la gara del “Fortunati”: domani non sarà possibile acquistare tagliandi per il settore ospiti. LUTTO. Nel pomeriggio di oggi, alle 15, l’intera squadra e lo staff tecnico presenzieranno al duomo di Piazzola sul Brenta ai funerali di Norma Devisoni, mamma dell’amministratore delegato Roberto Bonetto e nonna del vicepresidente Edoardo.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) In attesa di Amirante, toccherà ancora a Neto Pereira guidare l’attacco domani sera a Pavia. Il brasiliano ha svolto tutta la settimana di lavoro con il gruppo e sembra essersi lasciato alle spalle l’infortunio dopo la prestazione super di sabato, condita da un gol e tante giocate di classe. Nessun problema nemmeno per quella botta presa durante la partita con il Mantova che aveva fatto tremare tutti: «Sono contento per il gol davanti ai nostri tifosi – ha detto il brasiliano –. Dedico la rete a tutte le persone che mi sono state vicine durante l’infortunio. Il ginocchio? Tutto a posto, avevo preso soltanto una botta, ma sto bene. Adesso pensiamo al Pavia, sarà una partita difficilissima contro un grande avversario, una delle formazioni più forti del nostro girone».
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Pillole sparse dalle sedute di allenamento del giovedì a Padova e Cittadella. Qui Guizza: Salvatore Amirante si allena, il dolore al ginocchio è diminuito e da un giorno all’altro il pessimismo sembra farsi meno fitto. La situazione però andrà monitorata giorno dopo giorno, perché non è chiaro se tutto stia procedendo per il meglio. A dar retta alle parole del diretto interessato, il dolore non è scomparso e la prudenza è ancora al top. Per ora non è il caso di tracciare giudizi definitivi ma i precedenti impongono la massima cautela e c’è da sperare che l’ennesimo intervento chirurgico abbia dato finalmente i risultati sperati.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano e Reggiana 18, Cittadella 17, Pavia 16, Alessandria 14, FeralpiSalò, Lumezzane e Padova 12, Pordenone e SudTirol 11, Cremonese e Giana Erminio 10, Cuneo 9, Mantova 8, Pro Piacenza 7, AlbinoLeffe 6, Renate 4, Pro Patria 0.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, risultati e marcatori dell’ottava giornata: Lumezzane-Pordenone 2-0 (Barbuti (Lu) al 24′ st, Cruz (Lu) al 26′ st), Reggiana-Cremonese 1-0 (Mogos (Re) al 15′ pt), Alessandria-Renate 4-1 (Nicco (Al) al 5′ pt, Bocalon (Al) al 19′ pt, Marras (Al) al 33′ pt, Valotti (Re) al 3′ st, Fischnaller (Al) su rigore al 33′ st). Giocate ieri: , Cuneo-SudTirol 3-1 (Bassoli (St) al 33′ pt, Corradi (Cu) al 38′ pt, Chinellato (Cu) al 22′ st e al 38′ st), Padova-Mantova 3-0 (Neto Pereira (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 21′ e al 24′ st), AlbinoLeffe-Cittadella 2-0 (Danti (Al) al 5′ e al 46′ pt), Bassano-Pro Patria 1-0 (Proietti (Ba) al 36′ st), Giana Erminio-Pavia 1-1 (Ferretti (Pv) al 18′ st, Bruno (Ge) al 45′ st), Pro Piacenza-FeralpiSalò 0-0
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E’ successo, 29 ottobre: allenamento pomeridiano per i Biancoscudati, tutti regolarmente presenti.