Pavia-Padova, Amirante: “Spero di tornare col Pordenone, ma appena forzo avverto dolore al ginocchio…”

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Finalmente s’intravede la luce in fondo al tunnel e il momento del ritorno in campo è ormai vicino. Archiviato l’ulteriore problema al malandato ginocchio destro con cui deve fare i conti ormai da quattro anni, Salvatore Amirante è pronto a fornire un prezioso contributo alla squadra e a ricambiare la fiducia che il Padova ha risposto in lui anche per questo campionato. «La voglia di giocare è tantissima – commenta l’attaccante – non vedo l’ora di esordire e dare una mano; tornare a giocare in Lega Pro sarebbe una cosa bellissima dopo questi anni infernali, ma al tempo stesso occorre fare le cose con cautela e cervello per non correre rischi». Da questa settimana il giocatore si allena in gruppo con i compagni, martedì ha disputato la partitella in famiglia mentre ieri è rimasto a riposo. «Penso di esserci quasi, si tratta di riprendere la condizione fisica e spero essere disponibile per la partita in casa con il Pordenone dell’8 novembre, fermo restando che davanti siamo ben coperti per cui non c’è bisogno di forzare».

«So che posso fare bene, prendermi e dare soddisfazioni e che però all’inizio sarà difficile». Ma chi ha passato tante traversie, come nel suo caso, supera meglio le difficoltà. Tutto è iniziato nel 2011 quando Amirante, dopo varie esperienze all’estero in Svizzera e Germania, torna in Italia per indossare in C2 la maglia del Savona. Nella gara di esordio con il Montichiari va subito a segno ma pochi minuti dopo si procura un grave infortunio al ginocchio che lo costringe a un lungo periodo di stop e a tre interventi: «In passato ci sono stati tanti errori dei medici che mi hanno messo in campo velocemente senza fare quanto serviva per il mio ginocchio e io, sbagliando, non mi sono tirato indietro». Poi la ripartenza dalla serie D nella Lavagnese e a gennaio l’approdo a Padova dove è diventato a suon di gol (10) un beniamino dei tifosi».

E poi? «Ho saltato le ultime tre o quattro partite dello scorso campionato e giocato, segnando, quella per la poule scudetto con il Cuneo, ma sentivo il ginocchio un pò gonfio. Pensavo che i dolori fossero dovuti solo a un’infiammazione per sovraccarico di lavoro». Alla ripresa della preparazione, invece, il momento più difficile: «Le cose, nonostante il periodo di riposo estivo, non cambiavano e ho avuto brutte sensazioni perché correndo il ginocchio non andava». Il 25 agosto ad Abano una nuova operazione, con la pulizia del menisco e delle cartilagini e l’accorcialmento del legamento: «Mi sono stati tutti molto vicini, a partire dal presidente Bergamin e dal diesse De Poli che sin dall’inizio mi hanno fatto capire che contavano ancora su di me, senza dimenticare i tifosi che vanno solo ringraziati». Non manca un cenno alla squadra: «In un anno i periodi brutti capitano, l’importante è tirarsi su, lavorare, combattere e impegnarsi alla morte perché poi i risultati arrivano. Secondo me, più che alle assenze, il momento difficile era dovuto a una questione di mentalità, con la squadra che non era convintissima nei propri mezzi, ma domenica scorsa ha dimostrato il suo reale valore».

(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)

L’incubo non è ancora finito. Dopo l’ottimismo dei giorni scorsi, ieri è tornata ad aleggiare una sorta di cappa nera su Salvatore Amirante, il cui rientro in squadra si fa improvvisamente più incerto e lontano. E dire che il bomber pensava, comprensibilmente, di essersi lasciato alle spalle il calvario al ginocchio dopo tre interventi chirurgici e i guai estivi che lo stanno tenendo fuori dai giochi da quasi tre mesi. A inizio settimana le cose sembravano anche essersi messe bene con i due allenamenti svolti dall’attaccante lunedì e martedì, dove aveva portato a termine l’intera seduta, partitella compresa. Secondo la tabella di marcia ieri avrebbe dovuto disputare 20-30 minuti nell’amichevole di Cadoneghe, ma il ginocchio faceva male e d’accordo con lo staff medico, Amirante ha deciso di alzare bandiera bianca in attesa di capire come andranno le cose nei prossimi giorni.

«Sinceramente non so cosa pensare – sospira Amirante –, il morale è un po’ a terra. Pensavo che le cose stessero andando bene, ma appena provo a forzare avverto dolore. Non riesco mai a sentirmi del tutto tranquillo, non riesco mai a fare quello che vorrei. Certo è che se avevo qualche speranza di andare in panchina a Pavia, adesso queste speranze sono sparite per un ginocchio maledetto. Mi auguro di potercela fare per la settimana prossima, ma a questo punto sospendo il giudizio e vivo alla giornata». Una tegola, ora che l’attacco del Padova avrebbe davvero bisogno dei gol di Amirante: Neto Pereira è falcidiato da infortuni e Cristian Altinier non è ancora riuscito a prendere il ritmo giusto. Se la situazione non dovesse migliorare, a gennaio si tornerà sul mercato per puntellare il reparto offensivo. Sabato a Pavia l’impressione è che Parlato possa confermare la stessa formazione che ha battuto il Mantova, anche se il dubbio fra Giandonato e Bucolo resta irrisolto. Bisognerà capire se Parlato preferirà coprirsi un po’ le spalle oppure se tenterà di aggredire il Pavia provando a fare la partita.

(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)




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