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Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Archiviata vittoria e passaggio del turno, mister Vecchiato sorride e si gode il tris che può dare una mano a rialzarsi. «Volevamo passare il turno e penso si sia visto anche perché, nonostante qualche cambio di formazione, abbiamo fatto bene. Non nego che dopo il rigore sbagliato e l’espulsione ci è venuto qualche brutto pensiero. Però poi ce ne siamo fregati e direi che siamo stati premiati dal risultato». Tra le note positive giocatori che stanno faticando di più in campionato, come ad esempio Acampora e Duravia. «Hanno sempre avuto la nostra fiducia». Una nota di merito anche per Brino, che alla fine ha chiuso a doppia mandata la porta in faccia al Montebelluna, quando la partita era ancora in bilico. «Ha fatto due interventi importanti, anche perché era chiaro che in inferiorità concedessimo qualcosa. Siamo stati bravi a non mollare neanche sul 3-0». Un sorriso enorme lo ha anche Totò Acampora, che è riuscito a trovare il suo primo gol ufficiale. Gol, tra l’altro, che è stata la ciliegina sulla torta ad una prestazione imperiosa. «Prima di tutto era importante vincere. Il morale dello spogliatoio lo richiedeva e anche la società ci teneva davvero tanto a passare questo turno. Abbiamo sofferto dopo il rosso ma di squadra abbiamo superato ogni difficoltà». Un rigore calciato di potenza. Il modo migliore per scaricare la tensione dopo un avvio di stagione sottotono per varie motivazioni. «Aspettavo da tanto e lo ho calciato con molta rabbia. Spero solo di buon auspicio per affrontare il Dro domenica. Sarà una partita complicata e per questo dovremo dare il massimo».
Ore 21.00 – (Corriere delle Alpi) La medicina migliore per una squadra che sta faticando? La vittoria, ovvio. E poco conta se arriva in un primo turno di Coppa Italia e contro una squadra con l’età media di 19 anni. Perché a Montebelluna il Belluno è stato più forte di tutto, anche di un rigore sbagliato e di un’espulsione rimediata quando mancava un’ora. Due colpi che a una formazione in difficoltà sarebbero potuti costare un ko tecnico. Invece il Belluno ha rialzato la testa e anzi, di testa, Calcagnotto ha insaccato quasi subito dopo il rosso. Poi nella ripresa i gialloblù hanno stretto i denti, raddoppiando con Acampora su rigore e poi triplicando con Duravia. Passaggio del turno e testa che guarda in maniera più leggera a Dro. Il Montebelluna manda una formazione piuttosto giovane, ma parecchio battagliera. Vecchiato invece, con tre infortuni piuttosto pesanti sul groppone, non fa tutto questo turnover. Brino va tra i pali, difeso da Sommacal e Pescosta sulle fasce, con Franchetto e Calcagnotto al centro. A metà campo Bertagno è il metronomo, affiancato da Duravia e Miniati. Davanti il trio Acampora, Marta Bettina e D’Incà. Poco pubblico sugli spalti del San Vigilio, ma chi c’è può gustarsi da subito un Belluno arrembante, sospinto sulla fascia dall’ex Duravia che già al terzo offre un pallone davvero invitante a Marta. La partita è piacevole e regala anche un brivido alla retroguardia bellunese: lo sgusciante Samb va via a Calcagnotto e solo un provvidenziale ritorno del centrale evita pericoli maggiori. Al quarto d’ora l’episodio che può cambiare il match. Delizioso il pallone in profondità di Bertagno per Acampora che viene steso dal portiere in zona laterale dell’area. Rigore netto, ma la trasformazione di Duravia va sul palo prima di finire sul fondo. Sommacal sulla fascia destra fa il diavolo a quattro e al 22’ offre un gran pallone basso che Marta calcia però alto. È tempo però del secondo episodio negativo per il Belluno; pallone perso da Franchetto sul pressing di Samb e l’ex Udinese non può far altro che stendere l’esterno trevigiano. Rosso diretto e modulo da risistemare. Sommacal torna al centro, mentre Miniati scala sull’out di destra. E proprio il feltrino, al 38’, piazza alla perfezione il cross che trova Calcagnotto solo; zuccata e 1-0. Grande merito alla squadra di Vecchiato di aver reagito nel momento più delicato. Ripresa e mister Fonti inserisce l’artiglieria pesante con Zecchinato e Perosin per provarci. E’ sempre il Belluno a condurre le danze del gioco, pur non riuscendo mai a trovare il guizzo per chiudere la partita. Anzi, deve pensarci Brino a togliere due volte dagli impicci i suoi. Nel primo caso è bravissimo a chiudere su Zecchinato, nel secondo va d’istinto sul colpo di testa di Nchama. Nel frattempo spazio a Masoch e Farinazzo per D’Incà e Marta. Le due palle gol per il Montebelluna saranno gli ultimi bividi prima che, a ridosso della mezz’ora, Masoch non si conquisti il secondo rigore di giornata. Stavolta tocca ad Acampora che di potenza trova il suo primo gol stagionale. Un gol che, tutti, si augurano quello decisivo per sbloccare l’ex Monfalcone. Belluno appagato? Macchè. Appena due minuti e arriva pure il tris. Strepitoso sulla fascia Acampora, pallone dentro respinto malamente da Scatemburlo e Duravia arriva a coronare una buonissima prova e a cancellare il rigore sbagliato. Spazio anche per Longo al posto di Acampora ma i ritmi calano, anche se i gialloblù tentano ancora in qualche situazione addirittura di pokerare. Ma il gol non arriva, e forse va bene esserselo tenuto per Dro. Dove si vedrà se la medicina di Coppa avrà avuto il suo effetto.
Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) Ieri il trainer Alberto Colombo ha sottoposto ad una doppia seduta d’allenamento Angiulli e compagni, in avvicinamento alla sfida della nona giornata di andata di sabato, al Druso di Bolzano (ore 14), contro il SudTirol. Per iniziare a definire e collaudare per tempo gli schemi da mettere in pratica in Alto Adige, l’allenatore della Reggiana ha anticipato al mercoledì la partitella in famiglia chiamando a raccolta la formazione Berretti di mister Francesco Salmi. A differenza delle ultime sedute, nelle quali l’undici presumibilmente titolare ha sempre lavorato insieme durante l’arco dell’intera settimana, stavolta il tecnico granata ha mischiato le carte per tenere tutto l’organico sul pezzo anche se all’atto pratico non dovrebbero esserci grosse novità rispetto alla gara interna contro la Cremonese. Nessun esperimento particolare è stato applicato sul modulo che rimane il 3-5-1-1, un assetto assai affidabile che sta dando ottimi frutti. Va comunque segnalato come l’infermeria della Reggiana, finalmente, si stia pian piano svuotando: infatti sono tornati a disposizione di Alberto Colombo, ed hanno regolarmente giocato la gara amichevole di ieri con la Berretti , sia il centrocampista Dejan Danza che il rifinitore Luca Giannone, che erano rispettivamente fermi da una decina di giorni il primo e proveniente da un giorno di differenziato il secondo. Il loro ritorno nel gruppo ha fatto dirottare i giovani Stefano Barilli ed Antonio Loi nello schieramento della Berretti dove hanno potuto disputare anche loro i 45 minuti di partita in programma, alla pari dei compagni. Tanti in questo galoppo i gol segnati dalla prima squadra nela quale praticamente tutto l’attacco ha timbrato, oltre al solito Vasile Mogos, sempre più sorprendente ed al soldatino Francesco Rampi, giocatore utilissimpo sia i fase pffensiva che difensiva. Al momento continuano a lavorare in disparte soltanto Raffaele Nolè e Yuri Meleleo che danno però l’impressione di essere quasi pronti al rientro, tant’è vero che si uniranno alla squadra dalla prossima settimana. Alle buone notizie si aggiunge quella della disponibilità di Mirko Bruccini dopo il turno di squalifica. sarà un problema per il mister scegliere tra lui e Bartolomei. L’allenamento di oggi è alle 14.30.
Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il sogno è un Bottecchia gremito sotto i fari almeno come quello della prima gara con il nuovo impianto d’illuminazione dell’11 aprile, quando 1500 spettatori spinsero i ramarri al successo (2-0) con il Sudtirol. Questa il compito sarà ancora più arduo perché sabato alle 20.30 i neroverdi dovranno misurarsi con la Virtus Bassano, capolista con la Reggiana, due delle 5 squadre pro imbattute in tutta Italia, A e B comprese. Le altre tre sono Pisa e Spal nel girone B e Messina nel C. Solo 4 i gol sin qui subiti dalla Virtus. A segno è andata invece 12 volte, con Germinale e Iocolano (3), Misuraca (2), Barison, Candido, Falzerano e Proietti (1 a testa). Nelle ultime tre giornate il team di Sottili sembra però aver perso un po’ di brillantezza. Ha pareggiato con Giana (2-2) e Alessandria (0-0) e vinto di misura (1-0 di Proietti all’81’) con la cenerentola Pro Patria. «Sì – commenta il tecnico bassanese – ma la Pro di oggi è diversa rispetto a quella scesa in campo nelle prime gare e sono sicuro che potrà rientrare in corsa per la salvezza. È calata fisicamente negli ultimi 20′, ma nella prima frazione ci ha concesso veramente poco. Una volta in vantaggio, nonostante la nostra inferiorità numerica, siamo stati noi a non concedere nulla». È principalmente sulla difesa che i vicentini hanno costruito il primato. Una delle rivelazioni è Alberto Barison, classe ’94, neroverde mancato per aver fatto la preparazione al De Marchi prima di scegliere il Bassano. «Il Pordenone – ammette il difensore centrale, già 6 presenze da titolare – è una buona squadra. Pratica un bel calcio e contro di noi metterà ancor più cattiveria».
Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) Grattacapi di formazione per Bruno Tedino. In vista del big match di sabato con il Bassano, il tecnico neroverde potrebbe essere alle prese con diverse incognite. Almeno questa è la situazione al termine del doppio allenamento di ieri. Ancora a riposo Marchi, sempre alle prese con una caviglia dolorante. Ma oltre a lui, il cui utilizzo sarà deciso in extremis, non hanno lavorato con il gruppo De Agostini e Mandorlini, mentre Filippini ha dovuto interrompere anzitempo l’allenamento a causa di un problema muscolare. Le condizioni degli attuali acciaccati saranno valutate nel corso della seduta odierna, in programma alle 14.30 al De Marchi. Anche se tutto lascia pensare che mai come stavolta sarà decisiva la rifinitura della vigilia. Dunque, rispetto alla gara di Lumezzane, possibili ritocchi in difesa e a centrocampo. Mentre in attacco Cattaneo, illustre ex di turno, dovrebbe essere confermato nelle vesti di trequartista dietro a due punte. Non è escluso, tuttavia, il ritorno al tridente: in tal caso, in lizza per una maglia pure Valente.
Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Si metta la prima vera notturna (alle 20.30) da quando il Bottecchia è tornato uno stadio di Lega Pro, si aggiunga che la squadra neroverde, sinora imbattuta in casa, sfidi la capolista (in condominio) del girone, il Bassano, sinora sempre a punti in trasferta. Ed ecco che miscelando potrebbe uscire un’atmosfera magica, che ai nostalgici del calcio che fu (ovvero ante “spezzatini” televisivi) non può che rievocare il clima delle Coppe. Cresce l’attesa per il match di sabato. Un test severo per le ambizioni della formazione di Tedino, ma quanto mai stimolante. Precedenti. Lo scorso campionato, si ricorderà, l’unica prova notturna (ma alle 19) casalinga avvenne sul finire della stagione, quando al Bottecchia si presentò l’Alto Adige, piegato da una doppietta di Maccan. Un precedente beneaugurante, ma poco indicativo. Che non toglie nemmeno un pizzico di curiosità all’inedita gara di dopodomani. I rinnovati fari del velodromo neroverde si sono già accesi, ma ad intermittenza, anche in questa stagione. Uno spezzone con l’Albinoleffe (vittoria per 1-0 firmata De Cenco) alla seconda giornata, un altro più di recente nel match con la Cremonese, in cui la luce artificiale portò invece il pareggio (1-1) beffa dei grigiorossi. Record da battere. Con quella partita un raffronto lo si attende sugli spalti. Proprio con la Cremonese (si giocò sempre di sabato, ma alle 17.30), infatti, il Bottecchia ha fatto registrare il suo primato stagionale di presenze: circa 1.100 persone. Vuoi perché il Pordenone ha sinora dimostrato di potersela giocare con tutti, vuoi per l’appunto per l’orario suggestivo, il club neroverde spera di aggiornare quel record. E una mano potrebbero darla anche i tifosi in arrivo da Bassano: in casa giallorossa è partita ormai da giorni la campagna “Tutti al Bottecchia”. C’è un primo posto da difendere dall’inarrestabile Reggiana e dalle inseguitrici, Cittadella in primis. Si vocifera di almeno 150 supporter pronti a sbarcare sul Noncello. Insomma, una cornice esclusiva. Forse l’ideale per dimenticare Lumezzane e riprendere un sogno bruscamente interrotto.
Ore 18.50 – (La Provincia Pavese) Pur conservando un’identità di squadra, mister Marcolini ha schierato complessivamente 19 titolari in otto gare di campionato e complessivamente utilizzato 21 giocatori della sua ampia rosa. E’ la dimostrazione di come il gruppo possa essere alla distanza l’arma in più di questo Pavia e la concorrenza possa solamente far bene per tenere alta la competitivà del gruppo. A fronte di esigenze tattiche o per infortuni finora un po’ tutti gli uomini a disposizione del tecnico azzurro hanno avuto la possibilità di ritagliarsi dello spazio in campionato. Sono due i giocatori sempre presenti, Davide Facchin e Alessandro Cesarini. Il portiere con 720’ ha giocato completamente tutte le gare finora previste, mentre Cesarini ha fatto quasi la stessa cosa con 714’ vista la sostituzione nei minuti finali della gara con il Pro Piacenza. Cinque elementi hanno giocato sette delle otto partite finora previste. Tra questi ha collezionato più minutaggio Alessandro Malomo con 614’ davanti a Tommaso Bellazzini (603’), che ha saltato una sola gara forzatamente per squalifica, altrimenti avrebbe potuto far compagnia a Facchin e Cesarini tra gli stakanovisti del gruppo. Con 7 presenze da titolari troviamo poi Marco Martin, Luca Ghiringhelli e Giovanni La Camera, altre pedine stabili dell’undici iniziale del Pavia. Ad aver giocato con continuità in quest’avvio di stagione è anche Alessandro Marchi che ha collezionato 549’ partendo per sei volte dal 1’. Hanno collezionato 5 maglie da titolare in difesa Matteo Abbate, una in più dei colleghi di reparto Dario Biasi e Antonio Marino. Per quattro volte in campo dall’inizio anche Mattia Marchi fermato poi dall’infortunio che lo terrà lontano dai campi di gioco per diverse settimane. Hanno collezionato tre maglie da titolari Andrea Ferretti e Alessandro Siniscalchi e con loro l’ex Real Vicenza Marco Cristini. Per i primi due le poche presenze dal 1’ sono dipese da problemi fisici. Siniscalchi ha giocato 270’, cioè le ultime tre partite dall’inizio alla fine. Ferretti è a quota 317’ essendo stato impiegato anche per qualche spezzone a gara in corso nel suo periodo di graduale recupero fisico. L’attaccante azzurro con cinque reti all’attivo ha una media realizzativa di un gol ogni 63’. Due volte in campo nell’undici di partenza Federico Carraro. Tre giocatori azzurri sono partiti, invece, per una sola volta da titolari, si tratta di Sabato, Pavan e Andrea Cristini. A completare l’elenco dei giocatori impiegati in queste prime otto giornate troviamo due punte che sono entrate in campo a partita in corso e mai dal 1’: Stefano Del Sante ed Emanuele Anastasia. Dati che confermano come l’attenzione di mister Marcolini all’intero gruppo non manchi certo e che soluzioni alternative a quello che è un undici base garantiscono alternative all’occorrenza o a gara in corso.
Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Nella “prima” di mister Ivan Javorcic il Mantova scopre Marco Albertoni. Il 20enne portiere proveniente dal Genoa, tra l’altro ex di turno per aver passato sei mesi lo scorso anno proprio alla Spal, ha parato un rigore a Zigoni nel finale dei tempi regolamentari e compiuto un altro paio di interventi importanti: «Mi dispiace per la sconfitta – dice – perché mi pare che abbiamo disputato un ottimo secondo tempo ed avremmo meritato di più. Sono contento però perché era tempo che non giocavo e spero di aver dimostrato al mister che può contare su di me. Del resto di portieri ne gioca uno solo e bisogna solo farsi trovare pronti». Con il suo bel gol di testa Juri Gonzi aveva riaperto la partita: «Credo abbiamo disputato una buona gara – afferma – contro una Spal davvero forte. Peccato per l’eliminazione sfortunata. L’impatto con il nuovo mister è stato positivo ma adesso dobbiamo metterci a lavorare sodo».
Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Il presidente Sandro Musso ha assistito alla prima gara del dopo-Maspero a fianco dell’amico Dario Marcolin ed è uscito di fretta dal Martelli appena dopo il fischio finale. «Che Mantova ho visto? – attacca il patron – Una squadra molto più determinata e convinta a giocarsi la partita rispetto a pochi giorni prima a Padova. Poi si può vincere o perdere ma l’atteggiamento mi è parso del tutto diverso. Giocare bene è ancora un’altra cosa, ma tra i giocatori ho visto più voglia a livello generale: soltanto in pochi mi hanno ancora deluso, per il resto mi è parso di intravedere più corsa, con un elogio speciale per Di Santantonio». Interpellato riguardo all’eliminazione in Coppa, Musso si lascia scappare che «le vere delusioni sono altre, ad esempio leggere e verificare che in questa città c’è ancora troppa critica e non unità di intenti. Noi facciamo il massimo, sbaglieremo anche ma non ci stiamo a fare sempre il piccione da tiro». Il direttore sportivo Alfio Pelliccioni ovviamente giudica con cautela la prima uscita del Mantova targato Javorcic sottolineando le cose più positive: «Il mister aveva chiesto ai ragazzi di mostrare maggiore equilibrio e sotto questo profilo mi sembra che le cose siano andate discretamente. Siamo in una fase in cui dobbiamo accontentarci dei piccoli passi in avanti e la squadra ha giocato senza timori reverenziali contro la capolista del girone B. Peccato perché eliminare la Spal ci avrebbe potuto dare ulteriore morale».
Ore 17.40 – (Gazzetta di Mantova) La determinazione di sicuro non gli manca. Mister Ivan Javorcic storce il naso di fronte all’eliminazione dalla Coppa Italia: il suo biccchiere non può essere mezzo pieno. Un bicchiere che la squadra, dopo un avvio di campionato pessimo, deve cercare di riempire con i risultati. La “prima” del nuovo tecnico croato coincide con il ko con la Spal: «Ho avuto molti messaggi dalla squadra, molte informazioni utili per capire dove sono i problemi e dove sono le potenzialità – sottolinea –. Questa era una gara difficile contro una Spal che in questo momento ha più sicurezze di noi». Il Mantova deve ripartire, deve riavvolgere il nastro e provare a imbastire un nuovo copione: «Sono contento di quanto visto – continua Javorcic – ma credo ci sia molto su cui lavorare, altrimenti non sarei qui. I giocatori hanno fatto una gara intensa, anche chi magari aveva giocato meno in campionato si è fatto trovare pronto. Ripeto: sono arrivate diverse informazioni per capire come sarà il percorso di crescita da intraprendere. Sicuramente l’impegno che ci hanno messo da apprezzare». Il problema di questa squadra appare la manovra, troppo macchinosa e poco organizzata: «Sicuramente è un aspetto da migliorare – sottolinea Ivan Javorcic – inoltre dobbiamo cercare di correre meglio, di non sprecare energie e di essere più efficaci». Per Javorcic c’è stato pochissimo tempo per entrare nei meccanismi biancorossi. Un allenamento, una giornata passata insieme al gruppo e poi subito un impegno ufficiale da onorare: «Dentro lo spogliatoio e nella società ho respirato grande voglia di fare, di cambiare l’andamento della situazione. Chiaramente poi dobbiamo essere noi, attraverso i risultati, a trascinare la gente. In questo momento non possiamo chiedere nulla al pubblico, dobbiamo solo dare delle risposte. Con la Spal ci abbiamo provato, peccato per il risultato finale». In Coppa Italia 120’ di gioco e alle porte la gara interna con la temibile Giana Erminio: «Nel riscaldamento – spiega il tecnico – si sono fermati per problemi fisici Ungaro e Foglio. In più in panchina c’era Sereni in condizioni non ottimali, senza contare gli assenti. L’assetto ovviamente è cambiato in corsa. La squadra ha speso molto, adesso archiviamo questa gara e guardiamo avanti». La fase difensiva continua a soffrire i lanci in profondità a scavalcare il centrocampo: «La squadra non ha la giusta serenità, credo sia normale dopo un cambio di panchina. C’è preoccupazione dal punto di vista tecnico, dobbiamo ritrovare la fiducia. Se mi dispiace essere uscito dalla Coppa Italia? Sì, perché quando si scende in campo si gioca sempre per vincere. Siamo usciti dal campo con dignità». Il tecnico della Spal Leonardo Semplici oltre al primato nel girone B di Lega Pro, si gode anche il passaggio del turno in coppa: «È stata una bella battaglia – dichiara – la mia Spal ha fatto un’ottima prestazione contro un buon Mantova. Sono contento soprattutto perché chi fino ad oggi ha giocato meno ha fatto una partita importante».
Ore 17.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova si arrende ai supplementari (2-1) e incassa una sconfitta anche in Coppa Italia, cedendo il passo nella competizione alla Spal, che affronterà la Reggiana nei sedicesimi di finale. I biancorossi, a 24 ore dall’esonero di Maspero e dall’arrivo in panchina di Javorcic, non appaiono ovviamente molto diversi da quelli visti all’opera nelle ultime partite. Si nota qualcosina di meglio nell’organizzazione della fase difensiva (ma resta l’annoso problema delle sviste su palle lunghe), con la squadra più corta e con gli attaccanti attenti a stare dietro la linea della palla, ma poco di più. Che arriva dalla gamba e dal piglio di elementi come Gonzi, Di Santantonio, Zammarini e Scalise, finora utilizzati con il contagocce. Il match è comunque divertente e ricco di emozioni: oltre ai tre gol si vedono due rigori sbagliati, un palo, una traversa, un’espulsione e alcune parate spettacolari. Si comincia davanti a pochi intimi (398 spettatori), che inviano subito un messaggio chiaro alla squadra («fuori gli attributi») e un saluto all’idolo Ciccio Graziani. Javorcic perde Foglio e Ungaro nel riscaldamento e li sostituisce con Scrosta e Beretta. I biancorossi giocano con il 4-4-2: davanti al debuttante Albertoni la difesa è composta da Scalise, Lombardo, Gavazzi e Scrosta; in mediana agiscono Puccio e Di Santantonio, sulle fasce Gonzi e Zammarini; in attacco ci sono Momentè e Beretta. La Spal risponde con un 3-5-2 e mister Semplici dà ampio spazio alle seconde linee, presentando comunque in attacco l’ex mancato Zigoni, inseguito invano dall’Acm lo scorso gennaio. E, dopo metà tempo in cui il Mantova bada più che altro a difendere compatto, è proprio Zigoni a segnare, anticipando Lombardo su cross da destra. La reazione del Mantova, che soffre sulla corsia sinistra e spinge soltanto a destra, arriva immediata. E al 32’ Gonzi pareggia di testa, incornando un bel cross di Scalise. Nella ripresa (dentro Ruopolo per Momentè) i biancorossi alzano il baricentro ma non riescono a farsi pericolosi. Javorcic inserisce (27’) Raggio Garibaldi per Beretta e passa al 4-3-3, con Gonzi e Zammarini esterni d’attacco. La Spal però esce alla distanza e fallisce tante occasioni da gol. Albertoni ipnotizza Zigoni che gli si presenta a tu per tu dopo aver saltato Lombardo. Poi (41’) il portiere si ripete parando il rigore calciato dallo stesso centravanti per un inutile fallo di Gavazzi su Ferri. E infine (46’) Albertoni è miracoloso nel parare, tuffandosi all’indietro correndo, un tiro da oltre 40 metri di Beghetto, che aveva raccolto proprio un rinvio in uscita del numero 1. Quando Albertoni non ci arriva (46’) è poi il palo a salvarlo su tiro di Posocco. Così si va ai supplementari e Javorcic butta subito nella mischia Dalla Bona per Puccio. La Spal trova il 2-1 (2’) con l’ennesima scorribanda a destra: Spighi serve Posocco, che brucia Scrosta e serve in mezzo Ferri, che segna da due passi. Anche stavolta il Mantova reagisce e Zammarini si procura un rigore, facendo espellere anche Silvestri, autore del fallo. Sul dischetto va Dalla Bona (9’), che si fa parare il tiro da Contini. Un minuto dopo, su cross di Scalise, Ruopolo di testa colpisce la traversa; la palla rimbalza forse oltre la linea, ma il centravanti reclama invano il gol. La Spal continua a difendersi con un 3-5-1 e i biancorossi ci provano fino alla fine del secondo supplementare (gran parata di Contini su Zammarini allo scadere), ma non trovano il pari. E ascoltano di nuovo la curva che li invita a tirar fuori gli attributi. Sabato contro la Giana bisognerà riuscirci.
Ore 16.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) In estate il suo nome è stato accostato al Catania, quando Pasquale Marino sembrava destinato alla panchina dei siciliani e di conseguenza non ha sorpreso che Michele Pazienza, una volta che il mister è tornato sui suoi passi restando sulla panchina biancorossa, abbia vestito la maglia del Vicenza. «Marino è un allenatore che conosco bene e sa cosa posso dare – sottolinea Pazienza –. In estate volevo accasarmi dove poter giocare e avevo bisogno di una piazza importante e Vicenza lo è. Finora ho giocato poco perché ho avuto problemi ai flessori, ma adesso sto bene e spero di poter giocare con continuità». Nel mercato estivo, Pazienza sarebbe dovuto essere il mediano davanti alla difesa che dà copertura, in un centrocampo diverso da quello dello scorso campionato. «Al di là del ruolo, ognuno deve mettere in campo quelle che sono le sue caratteristiche – spiega l’ex mediano di Napoli e Juventus –, se gioco da mediano o da mezz’ala non cambia molto». In Sicilia, nel caldo ambiente del Provinciale, Pazienza è tornato dal primo minuto prendendo per mano una squadra che veniva da due sconfitte consecutive e che aveva bisogno come l’aria di un successo che portasse anche maggior fiducia nel gruppo. «È stata una bella vittoria – sottolinea il centrocampista –, siamo contenti perché dopo le sconfitte con Pro Vercelli e Novara serviva riprendere la nostra marcia. A Trapani per sessanta minuti abbiamo dominato, poi loro nel finale hanno tentato il tutto per tutto e ci hanno messo un po’ in difficoltà. Si trattava di una partita difficilissima per entrambe le squadre, in serie negativa da un po’. In campo all’inizio eravamo tesi sia noi che loro, ma nel momento chiave del match siamo riusciti a sferrare un uno-due che ha messo la gara tutta in salita per i nostri avversari. È andata bene, ma sappiamo di dover lavorare ancora molto perché nella ripresa forse il timore di non vincerla ci ha spinti a non giocare come sappiamo e come avevamo fatto nel primo tempo». Nel calcio però si dice che la vittoria è la miglior medicina e Pazienza lo conferma. «I tre punti di Trapani ci ridanno fiducia e ci consentono di lavorare con maggior serenità – spiega Pazienza – adesso dobbiamo prepararci al meglio per lunedì prossimo quando affronteremo il Cagliari che finora in casa ha sempre vinto».
Ore 16.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.00 – Qui Guizza: regolarmente in campo anche Amirante.
Ore 15.40 – Qui Guizza: partitella in famiglia per i Biancoscudati.
Ore 15.20 – Qui Guizza: schemi anti-Pavia in corso.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati già in campo per l’allenamento.
Ore 14.50 – (Il Piccolo) C’è una categoria di differenza, in questo momento, tra Unione e Venezia. Il verdetto espresso dalla sfida di Coppa Italia è chiaro: il Venezia gioca un altro calcio ed è semplicemente inarrivabile, e non solo per l’Unione a dire il vero, visto che anche in campionato fa la voce grossa. Il 5-2 finale è il risultato corretto di una sfida giocata senza tatticismi considerata la posta in palio esigua (lo si deduce dal turnover dei due allenatori) e nella quale la squadra triestina ha messo in luce una difesa da brividi ma anche un Kabine da stropicciarsi gli occhi, che non sarebbe stato neanche tra i titolari se un’indisposizione dell’ultimo minuto non avesse tolto dalla gara Giordani, già in distinta con il numero 9. L’Unione non ha fatto neanche in tempo a superare la metà campo che il Venezia era già in vantaggio: lancio lungo sul calcio d’inizio, e sugli sviluppi della successiva rimessa laterale Serafini ha freddato Di Piero con un esterno sinistro. La differenza di ritmo e di velocità è evidente fin da subito: al 4’ una sgroppata di Luciani sulla destra produce un cross basso che Malagò concretizza nel 2-0 con un sinistro dopo aver controllato comodamente la sfera a centro area. Subìto l’uno-due, la Triestina reagisce: al 9’ Santoni da sinistra mette in mezzo il pallone per Kabine che, spalle alla porta, controlla e ci prova in rovesciata mandando alto. Al 16’ azione quasi in fotocopia: stavolta è Crosato, sempre dal settore sinistro, che crossa per Kabine, controllo di petto tra due difensori e destro al volo che prende il tempo al portiere per l’1-2. Al 21’ sale per la prima volta in cattedra l’ex serie A Barreto: filtrante in profondità per un Malagò che si conferma abilissimo negli inserimenti e che giunto davanti a Di Piero lo brucia in diagonale con un altro sinistro sul secondo palo. Il Venezia dà l’impressione di poter segnare quando vuole ma rallenta i ritmi e la squadra triestina può respirare. Al 39’ Baggio si conquista una punizione dai 20 metri, sulla palla si porta Kabine che la mette sotto l’incrocio scavalcando la barriera. Il palo è quello del portiere ma è più un gioiello di Kabine che un incertezza di D’Alessandro. Il fatto che l’Unione chiuda in avanti il primo tempo alla ricerca del pareggio è da stimolo per la ripresa dei veneti, che tornano dagli spogliatoi con la voglia di chiudere la pratica il prima possibile. E ci riescono. Al 2’ Gualdi scappa sulla sinistra, cross per Callegaro che tutto solo nell’area piccola segna il 4-2 con Di Piero che per poco non riesce nel miracolo. Il 5-2 è un colpo di classe di Barreto che all’11’, prima di essese sostituito, va a tabellino con un dolce pallonetto. Inizia la girandola dei cambi e c’è spazio solo per il terzo gol dell’Unione, autore Battaglini in mischia, che viene prima convalidato e poi annullato dopo un consulto tra arbitro e guardalinee.
Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «La Coppa? Forse non è il nostro obiettivo principale, ma ci teniamo ad andare più avanti possibile. E vincere contro la Triestina è sempre qualcosa di speciale». Il tecnico del Venezia Favaretto è molto soddisfatto al termine del 5-2 di Monfalcone contro la Triestina, e lo è soprattutto perchè il match non è stato così scontato come direbbe il tabellino. «Non è stata una partita semplice, al di là del punteggio – il commento a caldo di Favaretto dopo la partita -. Ho visto una Triestina in salute, che ha saputo anche farci soffrire, nonostante non avesse in campo diversi uomini importanti, e sono certo che nel prosieguo della stagione potrà fare ottime cose. Anche noi abbiamo dato spazio a giocatori che sin qui avevano giocato meno, ma sappiamo di poter contare su seconde linee di grandissimo livello. Io sono soddisfatto di quanto hanno fatto i miei ragazzi, ma ribadisco anche i complimenti alla Triestina». Per l’allenatore dei lagunari questa partita aveva un sapore particolare. «Quando si affrontano squadre come Triestina e Venezia non è mai una partita banale, come tutte le altre – dice -. Non si tratta di una partita da Serie D, lo dicono il blasone e la storia delle due società, che fanno pensare ad altri tempi. Ecco perchè vincere in questi casi fa ancora più piacere». Oltretutto il Venezia punta a far molta strada anche in Coppa Italia. «Il nostro vero obiettivo è il campionato, ma ci teniamo ad andare avanti anche in Coppa – conferma Favaretto -, e dunque affronteremo con il massimo impegno queste partite, che diventano anche occasione per dar spazio a chi gioca di meno e dar loro modo di entrare in condizione».
Ore 14.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) La Triestina si batte ed esce a testa alta dal campo di Monfalcone, ma il Venezia è troppo forte, e si prende di goleada il pass per il turno successivo di Coppa Italia. Finisce 5-2, con i lagunari che costruiscono il successo con due sgasate all’inizio dei due tempi. Neanche il tempo di accomodarsi in tribuna, e i tifosi ospiti devono già saltare in piedi per un gol. Al 1′ Serafini non ci pensa due volte e calcia al volo d’esterno da dall’angolo sinistro dell’area, trovando l’angolo giusto per l’1-0. Tre minuti ed è raddoppio, con la Triestina che pare inerme: Barreto e Gualdi dialogano confezionando l’assist per Malagò, che infila una sorta di rigore in movimento. Partita finita dopo nemmeno cinque minuti? Sembra, ma è un errore. Perchè poco alla volta i giuliani prendono coraggio, mentre i veneziani allentano la presa. Ed esce la classe di Kabine, di parecchie spanne il migliore dei suoi. Al 10′ si esibisce in una rovesciata appena alta, e al 15′ accorcia le distanza infilando D’Alessandro di destro, al volo, dopo aver controllato di petto con grande coordinazione. Partita riaperta, e a Monfalcone non ci si annoia. Al 20′ il Venezia allunga di nuovo, ancora con Malagò che incrocia in rete un rasoterra mancino su assist al bacio nello spazio di Barreto. Kabine però non ci sta, e al 38′ spedisce dritta nel “sette” una punizione dal oltre venti metri conquistata con caparbietà da Baggio. Il Venezia va al riposo avanti di un solo gol, e a Favaretto non basta. Così a inizio ripresa i lagunari grazie ai loro big danno un’altra accelerata, e in pochi minuti chiudono i giochi. Al 3′ arriva il 4-2 di Callegaro, che segue bene l’azione, raccoglie il cross di Gualdi sul secondo palo e segna con un piatto destro al volo. Al 12′ invece arriva l’ovazione per Barreto, che scatta sul filo del fuorigioco e batte Di Piero con un pallonetto dolcissimo per il 5-2. La Triestina continua a giocare con grande orgoglio e il solito Kabine sfiora la tripletta, cogliendo il palo esterno con un sinistro a giro al 22′. I padroni di casa recriminano poi per il gol annullato a Battaglini al 40′, al termine di un’azione confusa.
Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Alla fine l’unica cosa che non fa notizia è il passaggio del turno. Il Venezia archivia agevolmente la pratica Unione Triestina e va avanti in Coppa Italia. Ma, appunto, è l’unica cosa che non fa notizia e sicuramente sarà l’aspetto meno rilevante per mister Favaretto. Il tecnico del Venezia ieri sera ha avuto modo di avere una serie di conferme che si aspettava. Innanzitutto la bontà delle cosiddette seconde linee, la verve di Serafini e un Barreto ispirato. L’ex attaccante del Torino trova il suo primo gol in maglia arancioneroverde nella ripresa, con un grandissimo pallonetto. Tanti aspetti positivi per Favaretto, che sicuramente può gioire per l’approccio al match praticamente perfetto da parte dei suoi.
Trenta secondi ed è già vantaggio: Serafini batte a freddo Di Piero, superato al 4’ anche da Malagò che sfrutta un cross di Luciani. La risposta della Triestina è affidata a Kabine, che al quarto d’ora realizza un gran gol. Reso subito inutile dalla doppietta di Malagò (manco a dirlo su assist di Barreto), prima che il Venezia tiri il fiato e faccia rientrare in gara gli alabardati. Perfetta la punizione di Kabine (39’) che manda le squadre negli spogliatoi sul 2-3. Nel secondo tempo, però, non c’è storia, perché la classe e la qualità di Vitor Barreto fanno la differenza. Il brasiliano ispira la rete del 4-2 lagunare, realizzata da Callegaro su preciso cross di Gualdi, poi illumina al 13’, calando il pokerissimo e archiviando anticipatamente il match. Il suo pallonetto è da applausi e non lascia scampo all’incolpevole Di Piero. Il tutto qualche istante prima della sua uscita dal campo, con Favaretto che a stretto giro di posta richiama in panca lui, Gualdi e Di Maio. Pensa al campionato il Venezia (e non potrebbe essere altrimenti), mentre la Triestina cerca di salvare almeno la faccia, in una serata difficilissima. E lo fa ovviamente col suo uomo migliore, Mehdi Kabine, al quale il palo nega la tripletta (22’), mentre al 42’ è sfortunato a non trovare lo specchio dopo un’azione personale. Nel finale si guadagna gli applausi anche il portiere del Venezia, D’Alessandro, non esente da colpe sulla punizione di Kabine del primo tempo. La triangolazione al limite dell’area dei giocatori biancorossi libera Santoni al tiro al limite dell’area, provvidenziale l’intervento dell’estremo difensore ospite che si supera in angolo. Una parata che sancisce il passaggio del turno e conferma l’imbattibilità del Venezia, che arriva a novembre senza aver assaporato il gusto amaro della sconfitta.
Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Tutto troppo facile per il Venezia. La compagina di Favaretto fa di un sol boccone dell’Unione Triestina, battendola sul neutro di Monfalcone per 5-2 e passando il turno di Coppa Italia. Aprono Serafini e Malagò (autore di una doppietta), chiudono Callegaro e Barreto, al primo gol con la maglia del Venezia, con un gran pallonetto. Di Kabine, doppietta anche per lui, le reti della compagine friulana. Partenza bruciante del Venezia, che in meno di cinque minuti prova già a chiudere la pratica. Non passa neppure un giro di lancette e gfli arancioneroverdi sono già avanti. Sugli sviluppi di una rimessa laterale, la palla arriva a Serafini in area di rigore, con l’attaccante ospite che fredda Di Piero con un preciso esterno sinistro. Il raddoppio arriva all’affondo successivo (4’). Discesa di Luciani sulla destra, con suo cross che pesca Malagò, il quale dal centro dell’area batte il portiere alabardato in uscita. Sembra più che in discesa la partita degli uomini di Favaretto, che però commettono l’errore di far rientrare in gara l’Unione Triestina. I friulani si rendono pericolosi con Kabine (che in extremis ha sostituito Giordani, fermatosi nel riscaldamento) il quale sfiora il gol in rovesciata. Al quarto d’ora l’attaccante marocchino accorcia le distanze su un perfetto traversone da sinistra di Crosato. Una rete che non scompone affatto il Venezia, che riprende a macinare gioco e, dopo aver sfiorato il tris su punizione con Serafini (19’), lo trova due minuti più tardi ancora con Malagò. Stavolta il centrocampista deve solo appoggiare in porta un perfetto assist di Barreto, che si fa beffe di due avversari e permette al compagno di realizzare la doppietta personale. Dopo il quarto gol della partita, i ritmi si abbassano sul serio, le squadre si affrontano a centrocampo e non regalano particolari emozioni. Eppure la Triestina riesce comunque ad accorciare nuovamente le distanze, con il solito Kabine. La punta marocchina fa doppietta con una grandissima punizione dai 22 metri, che si spegne all’incrocio sul palo di un D’Alessandro comunque disattento. La ripresa si apre esattamente come era cominciata la prima frazione, ossia con due reti del Venezia. Prima è Callegaro (3’) a calare il poker, poi, dopo aver servito una serie di assist ai compagni, si mette in proprio Barreto che al 13’, prima di lasciare il campo, sigla anche la quinta rete per il Venezia. L’Unione Triestina, davanti all’evidenza, si arrende inesorabilmente e neppure Kabine riesce a dare un senso alla partita. Altra azione personale della punta alabardata, con il palo a negargli la gioia della tripletta (22’). Favaretto cambia volto alla sua squadra con gli ingressi di Innocenti, Cangemi e Cantini. La Triestina non prende coraggio e abbassa i ritmi. Nel finale gol annullato a Baggio.
Ore 13.10 – (Gazzettino) Frattura alla clavicola sinistra, sei settimane di stop. È questo l’esito della radiografia di controllo che ha costretto l’attaccante classe 1993 Leonardo Mattioli della Luparense San Paolo a sottoporsi martedì pomeriggio a un intervento sotto i ferri per la riduzione della frattura che è stato effettuato dal dottor Diego Ave all’ospedale di Bassano e che è perfettamente riuscito. Mattioli, che era appena tornato a disposizione del tecnico Enrico Cunico dopo essere rimasto ai box per un inconveniente al piede, si è infortunato domenica nella sfida del campionato di serie D pareggiata 2-2 in trasferta con la Liventina a seguito di una brutta caduta in un’azione di gioco al 35’del primo tempo, tanto da dover abbandonare il terreno di gioco. Già domenica sera l’attaccante rossoblù era stato portato all’ospedale di Motta di Livenza per sottoporsi ad accertamenti, e martedì si è resa appunto necessaria l’operazione chirurgica. Tornando alla partita, al posto di Mattioli sul campo era entrato Giglio, autore pochi minuti più tardi del momentaneo vantaggio dei padovani..
Ore 12.50 – (Gazzettino) Si ferma a Chioggia il cammino del Campodarsego in Coppa Italia. A condannare i padovani è il sigillo di Isotti nel finale di gara, dopo che nel primo tempo Fantinato aveva pareggiato con un diagonale chirurgico il momentaneo vantaggio di casa firmato da Mazzetto. Turnover totale per i padovani rispetto al pareggio in campionato con il Venezia, con l’unica eccezione di Poletti confermato al centro della difesa. È più che mai linea verde con sei fuoriquota in campo, dei quali il più giovane è il terzino classe 1999 Matteo Santinon al debutto in prima squadra. In avvio la truppa di Andreucci bada più che altro a prendere le misure e i veneziani creano subito un’insidia quando sul cross di Davide Boscolo, Rota impatta di testa tutto solo a centro area, ma Merlano blocca. Non è altrettanto puntuale invece il portiere padovano in occasione del vantaggio locale. Il cross dalla sinistra di Marchesano sembra addomesticabile, invece la palla sfugge dalle sue mani e Mazzetto insacca. La replica di Poletti e compagni è immediata, e Fantinato con il destro da fuori area chiama all’intervento Niero. Adesso la truppa di Andreucci è più determinata, anche se rischia di capitolare sul doppio tentativo in successione di Caraccio e Berto Boscolo, con Merlano che si riscatta. Il pareggio matura comunque pochi istanti più tardi. Arthur mette dalla trequarti destra un pallone che giunge a Fantinato, controllo e diagonale mancino vincente. Prima del riposo ultimo sussulto con la punizione velenosa di Mazzetto neutralizzata da Merlano. L’avvio di ripresa è favorevole ai veneziani che spingono alla ricerca del nuovo sorpasso, sforzo che si traduce in due conclusioni dalla distanza senza esito. Andreucci opera due cambi nel giro di pochi minuti inserendo Ruopolo (fuori Poletti) e Piaggio (Rubin), tatticamente non cambia niente. L’atteggiamento diventa più propositivo, anche se i rifornimenti per Fantinato, Luna e Michelotto (ora largo a destra) latitano. E così arriva il nuovo vantaggio di casa. Incursione di Prelcec e rasoterra in mezzo per Isotti che con il destro fa centro di prima intenzione. Negli ultimi minuti il Campodarsego tenta il tutto per tutto e Andreucci getta nella mischia anche Aliù. Ma non basta, anche perché Michelotto ha la palla buona su punizione, ma spreca alzando la mira.
Ore 12.30 – (Gazzettino) Cinque gol in tre giorni sono un bel bottino per l’Este, che zoppicava proprio nella casella delle reti segnate: «Abbiamo disputato una buona partita, un primo tempo impeccabile – conferma il tecnico giallorosso, Andrea Pagan – avevo chiesto ai ragazzi una risposta forte e importante, soprattutto a chi ha giocato meno fino a questo momento del campionato». L’undici atestino ha dimostrato inoltre di sapere gestire il risultato. «Mi è piaciuto anche il secondo tempo, nel quale abbiamo saputo gestire la partita e il risultato – sostiene Pagan – ora sotto con il Sacile, dobbiamo dare continuità ai risultati». Se l’Este ride, comunque, in casa neroverde non si piange a dirotto. «Abbiamo giocato con nove undicesimi composti da ragazzi che non avevano giocato neppure un minuto e gli altri erano altri giocatori che venivano da infortuni – spiega il diesse Andrea Maniero, che ieri ha sostituito in panchina De Mozzi – comunque tutti si sono dati da fare, per loro non era certo facile mettersi in campo con il modulo nuovo. Il rigore e l’espulsione ci hanno tagliato le gambe e hanno interferito con l’esperimento del modulo che avevamo concordato con l’allenatore».
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Ai trentaduesimi di Coppa Italia di Serie D ci va l’Este. Due gol e una gestione della ripresa neanche troppo pragmatica consente ai giallorossi di passare il turno, contro un Abano che deve assolutamente cancellare gli ultimi 30 giorni dal calendario. A dirla tutta, i neroverdi hanno perso ben 6 delle ultime 8 partite e non vincono dal 16 settembre. Non si riesce bene a capire cosa stia succedendo alla squadra di De Mozzi (impegnato al corso allenatori di Coverciano e sostituito in panca dal direttore sportivo Andrea Maniero): c’è una buona dose di jella, ma quella prima o poi passa. Così come gli infortuni, che hanno costretto alcuni dei giocatori migliori (Bortolotto e Segato) a stop forzati. L’Abano, però, ha la fortuna di avere la coperta abbastanza lunga, grazie all’ottimo mercato estivo. Contro l’Este, infatti, scendono in campo tantissimi volti nuovi: i vari Sinigaglia, Cartura, Petito, Rinaldi e Ambrosi sono tutti giovani di belle speranze, certo, ma affrontano i “cugini” alla prima (o quasi) apparizione assoluto. L’Este, altrettanto rimaneggiato, se la cava con azioni estemporanee e un rigore concesso al 16’ a Coraini, atterrato da Sinigaglia: l’attaccante veronese s’incarica della battuta ma lo stesso portiere aponense riesce a deviare sul palo, prima di arrendersi alla ribattuta. Gli uomini di Pagan raddoppiano al 36’ con Rosina, che riceve il pallone fuori area e fredda Sinigaglia con una sventola. All’inizio del secondo tempo l’Abano sfiora il 2-1: Munarini non trova la mira su calcio d’angolo, mentre il neo-entrato Rampin allarga troppo il tiro (54’). Schiaccia il pallone di testa, invece, il bomber atestino Ferrara, su invito di Favaro (74’). Quattro minuti più tardi, a sbagliare è l’altra new entry Marcandella, che non riesce a impattare l’assist dello stesso Ferrara. Hanno detto. «I ragazzi hanno avuto un buon approccio alla gara e nel secondo tempo sono stati bravi a gestire», commenta a caldo il tecnico dell’Este, Andrea Pagan. «Ci tenevamo tantissimo a passare il turno, ma anche a dare spazio a chi ha giocato meno. Da domani (oggi, ndr) inizieremo a pensare alla Sacilese: sarà una partita complicata, da preparare nei dettagli». C’è amarezza, invece, nelle parole dell’allenatore in pectore dell’Abano Andrea Maniero: «In questo periodo non gira proprio» afferma. «Per carità, qui nove ragazzi su undici non avevano mai giocato un minuto e non avevamo gamba per fare certi movimenti, ma abbiamo un po’ di sfortuna. Ora sta a noi ritrovare entusiasmo e cercare di risalire in campionato».
Ore 11.40 – (Gazzettino) Manuel Pascali è l’ex di turno della partita di sabato prossimo al Tombolato con l’Alessandria. Nella società piemontese il centrale difensivo granata disputò un solo campionato, nel 2002/03, e fu una cosa straordinaria con tanti ricordi indelebili. «Era il mio primo campionato fra i professionisti – racconta – e l’emozione è stata forte. Mi sono trovato benissimo, il rapporto con le persone è stato molto bello nonostante giocassimo senza stipendio con la società che a fine stagione fallì. Ho ancora adesso degli amici con i quali ci sentiamo periodicamente, sono esperienze che restano per tutta la vita». Giocarci contro, anche se l’attuale società e squadra sono completamente diverse, è una sensazione insolita. «È la prima volta nella mia carriera – riprende Pascali – che gioco contro una mia ex squadra. Non saprei quali emozioni si provano, ma credo che al fischio d’inizio queste cose spariranno». In quel campionato Pascali realizzò ben cinque gol, un evento che non si è più ripetuto. «Allora giocavo a centrocampo e i gol credo di averli messi a segno tutti di testa su palla inattiva. È la mia specialità, come il gol realizzato quest’anno con il Padova. Ho una gran voglia di metterne a segno altri perchè finora ci sono andato vicino più volte e il campionato è ancora lungo». Il Cittadella contro l’Alessandria dovrà riscattare l’amara sorpresa della sconfitta con l’Albinoleffe. Quest’anno contro le grandi la squadra di Venturato ha sempre fatto bene. «Non sono completamente d’accordo sulla prestazione sottotono a Bergamo – spiega il difensore -. Non siamo stati brillanti, ma abbiamo creato gioco e occasioni da gol commettendo diversi errori in fase di finalizzazione. Siamo stati condannati da due episodi su nostri grossolani errori difensivi». Sul fatto che il Cittadella abbia finora preso diversi gol: «Dipende da noi. Siamo noi gli artefici del nostro cammino e abbiamo commesso troppi sbagli che sono risultati determinanti e che non devono più ripetersi. Abbiamo notevoli margini di miglioramento e dobbiamo crescere innanzittutto eliminando queste lacune». Sul futuro regna piena fiducia: «Siamo carichi e non vediamo l’ora di rifarci. Sappiamo che vincere un campionato non è mai facile, per questo dobbiamo lavorare e migliorare ancora molto, ma siamo solo a un punto dalla vetta e la convinzione nei nostri mezzi e intatta. L’Alessandria sarà un banco di prova difficile e con il nuovo allenatore Gregucci ha cambiato passo per cui sarà un bel test per la nostra fase difensiva». Ieri allenamento. I biglietti per la partita sono acquistabili on line su Ticketone, o in sede in via Ca dai Pase dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 18,30. Sabato dalle 9 alle 12, mentre i botteghini sono aperti dalle 13.
Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Mezz’ora per dire: potete contare su di me. Sabato scorso, nel giorno più nero della stagione granata, una buona notizia c’è stata: si è rivisto finalmente Alessandro Sgrigna, sia pure soltanto per uno spezzone della sfida tra Albinoleffe e Cittadella. Mandato in campo a risultato già compromesso, il 35enne fantasista romano è riuscito a scodellare in area qualche buon pallone, anche se il risultato non è più cambiato. «Ovviamente non posso essere contento dopo una sconfitta, ma sul piano personale devo dire che lo sono», ammette l’attaccante. «Non pensavo di poter rientrare così in fretta dopo l’infortunio subìto la scorsa estate (la lacerazione del tendine dell’adduttore lungo della coscia sinistra, ndr), invece la gamba ha risposto bene. Non avverto più alcun fastidio e, tutto sommato, sono a buon punto anche per quanto riguarda la condizione atletica». Lei appartiene al partito di chi sostiene che dietro alla sconfitta ci sia una minima dose di sottovalutazione dell’avversario o sta sul fronte opposto? «Non parlerei di sottovalutazione. Di sicuro abbiamo sofferto l’aggressività dell’Albinoleffe e pagato alcuni errori, ma tutto sommato di occasioni ne abbiamo create. Questa sconfitta ci servirà di lezione, ma non dobbiamo fare drammi né cambiare il nostro modo di stare in campo, facendoci condizionare da un episodio negativo». Cos’ha detto ad Alfonso dopo il pasticcio sul 2-0? «Enrico ha tanti anni di carriera alle spalle e non ha bisogno di essere confortato perché sa benissimo qual è il suo valore e quanto conta per noi. E poi, di errori, ne abbiamo commessi tanti anche noi attaccanti, a Bergamo e non solo a Bergamo. Solo che quelli del portiere si notano di più». Sabato riceverete l’Alessandria, in rampa di lancio dopo tre vittorie consecutive e ora allenata da una persona che conosce bene, come Angelo Gregucci. «Il cambio di marcia dei piemontesi è coinciso proprio con il suo arrivo e non mi stupisce: parliamo di un tecnico molto preparato e che sa trasmettere il suo carattere alle squadre che segue. Ho lavorato con lui quando ero al Vicenza e ne conservo un ottimo ricordo. All’epoca scendevamo in campo con il 4-3-1-2, mentre ora, con i piemontesi, adotta un 4-3-3 abbastanza offensivo». Nell’ultimo turno l’Alessandria ha travolto il Renate esibendo una coralità offensiva non comune in Lega Pro, ma anche concedendo qualcosa all’avversario. Che gara si aspetta al Tombolato? «Anche quest’anno l’Alessandria ha investito molto, allestendo una rosa costruita dichiaratamente per puntare in alto, con giocatori che in questa categoria sanno fare la differenza. Come tutte le squadre di Gregucci proverà a fare la partita, per cui mi attendo che ci affronti a viso aperto. Potrebbe essere un vantaggio, quel che è sicuro è che sarà una sfida bella da vivere e da vedere». Ieri gli uomini di Venturato si sono allenati al completo, con l’eccezione del solo Xamin, sotto una pioggia leggera.
Ore 10.50 – (Gazzettino) E poi? «Ho saltato le ultime tre o quattro partite dello scorso campionato e giocato, segnando, quella per la poule scudetto con il Cuneo, ma sentivo il ginocchio un pò gonfio. Pensavo che i dolori fossero dovuti solo a un’infiammazione per sovraccarico di lavoro». Alla ripresa della preparazione, invece, il momento più difficile: «Le cose, nonostante il periodo di riposo estivo, non cambiavano e ho avuto brutte sensazioni perché correndo il ginocchio non andava». Il 25 agosto ad Abano una nuova operazione, con la pulizia del menisco e delle cartilagini e l’accorcialmento del legamento: «Mi sono stati tutti molto vicini, a partire dal presidente Bergamin e dal diesse De Poli che sin dall’inizio mi hanno fatto capire che contavano ancora su di me, senza dimenticare i tifosi che vanno solo ringraziati». Non manca un cenno alla squadra: «In un anno i periodi brutti capitano, l’importante è tirarsi su, lavorare, combattere e impegnarsi alla morte perché poi i risultati arrivano. Secondo me, più che alle assenze, il momento difficile era dovuto a una questione di mentalità, con la squadra che non era convintissima nei propri mezzi, ma domenica scorsa ha dimostrato il suo reale valore».
Ore 10.40 – (Gazzettino) «So che posso fare bene, prendermi e dare soddisfazioni e che però all’inizio sarà difficile». Ma chi ha passato tante traversie, come nel suo caso, supera meglio le difficoltà. Tutto è iniziato nel 2011 quando Amirante, dopo varie esperienze all’estero in Svizzera e Germania, torna in Italia per indossare in C2 la maglia del Savona. Nella gara di esordio con il Montichiari va subito a segno ma pochi minuti dopo si procura un grave infortunio al ginocchio che lo costringe a un lungo periodo di stop e a tre interventi: «In passato ci sono stati tanti errori dei medici che mi hanno messo in campo velocemente senza fare quanto serviva per il mio ginocchio e io, sbagliando, non mi sono tirato indietro». Poi la ripartenza dalla serie D nella Lavagnese e a gennaio l’approdo a Padova dove è diventato a suon di gol (10) un beniamino dei tifosi».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Finalmente s’intravede la luce in fondo al tunnel e il momento del ritorno in campo è ormai vicino. Archiviato l’ulteriore problema al malandato ginocchio destro con cui deve fare i conti ormai da quattro anni, Salvatore Amirante è pronto a fornire un prezioso contributo alla squadra e a ricambiare la fiducia che il Padova ha risposto in lui anche per questo campionato. «La voglia di giocare è tantissima – commenta l’attaccante – non vedo l’ora di esordire e dare una mano; tornare a giocare in Lega Pro sarebbe una cosa bellissima dopo questi anni infernali, ma al tempo stesso occorre fare le cose con cautela e cervello per non correre rischi». Da questa settimana il giocatore si allena in gruppo con i compagni, martedì ha disputato la partitella in famiglia mentre ieri è rimasto a riposo. «Penso di esserci quasi, si tratta di riprendere la condizione fisica e spero essere disponibile per la partita in casa con il Pordenone dell’8 novembre, fermo restando che davanti siamo ben coperti per cui non c’è bisogno di forzare».
Ore 10.20 – (Gazzettino) Test in notturna ieri a Cadoneghe davanti a quasi trecento spettatori per il Padova contro la locale portacolori di Prima categoria, a tre giorni dall’insidiosa trasferta di sabato (ore 20.30) a Pavia. Il tecnico Parlato nell’occasione ha dato spazio ai giocatori non titolari o sostituiti nella sfida di sabato scorso con il Mantova, mentre il resto della rosa si è allenato prima dell’amichevole. Squadra schierata con il 4-3-1-2, con Favaro tra i pali, linea difensiva formata da destra a sinistra da Dell’Andrea, Gorzelewski, Niccolini e Anastasio, Bucolo in cabina di regia affiancato da Ramadani a Destra e Ilari a sinistra e con Aperi alle spalle di Altinier e Petrilli. Nel primo tempo sono andati a segno Altinier, Aperi e Ramadani. Nella ripresa spazio a Petkovic, Giandonato, Turea, Cucchiara e Milotinovic, giovane difensore in prova, con gol sotto la pioggia di Ilari e doppietta di Aperi.
I proventi della gara sono stati devoluti per l’acquisto di un defribillatore a disposizione delle società sportive locali. Questi i giocatori dell’Union Cadoneghe schierati dal tecnico Molinari: Dal Corso, Ma. Buffa, Malosso, Costa Mi. Buffa, Giacomini, Giardini, Penello, Urbano, Zanni, Zatta, Rosellini, Varotto, Ruggeri, Talevi, Ometto, Faulisi Nalesso, Dario, Tosatto, Boscolo e Pizzinato.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «In più il pubblico è spettacolare, Padova ha numeri da Serie A, e il nostro compito è regalargli le soddisfazioni che merita. La gente ci vuole bene, noi lo percepiamo e vogliamo ripagarla sul campo». Parole sottoscritte dal compagno di reparto Diniz, con cui l’intesa è ai massimi livelli dentro e fuori dal terreno di gioco: «La nostalgia per la famiglia in Brasile c’è sempre, ma qui sto bene e mi sono adattato subito», spiega l’ex centrale del Lecce. «I tifosi mi hanno stupito in positivo, soprattutto a Meda, quando ci hanno applaudito anche se eravamo reduci dalla terza partita poco brillante. E questo episodio, prima della gara con il Mantova, ci ha dato una carica ulteriore. Questo Padova può dire la sua, andremo a Pavia per fare risultato». Di Neto Pereira, ormai, si è detto tutto, lui non vuole essere definito indispensabile, ma è innegabile che la sua assenza si sia fatta sentire parecchio. «L’affetto dei tifosi mi fa un piacere enorme. La città è spettacolare, si vive bene e offre tante attrattive turistiche e culturali».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Se a questi ci aggiungiamo un assist e mezzo (vedi il primo gol al Mantova) per Diniz, il dado è tratto. Anche se c’è di più. Solo in tre occasioni in campionato Diniz, Fabiano e Neto sono stati schierati in campo contemporaneamente nei propri ruoli naturali (i due centrali difensivi e il centravanti). Risultato: tre vittorie, le uniche ottenute fin qui. Insomma, tre colonne portanti che confermano l’adattamento rapido dei “carioca” alla piazza padovana. Con 19 loro rappresentanti, dalle origini ad oggi, i brasiliani rappresentano la colonia straniera più folta della storia del Padova. Tra qualche meteora (Diego Oliveira, Suimar) e qualche innamoramento fugace (De Paula, Vicente), la costante è che nella città del Santo i brasiliani hanno sempre sofferto poco di “saudade”. «È una città a misura d’uomo e non mi trovo bene solo io ma anche mia moglie e i miei figli», sorride Fabiano.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Dall’alleanza argentina al trionfo brasiliano. Il club “Elisir Men in Black” si conferma internazionale, e dopo aver esaltato la scorsa stagione l’amicizia tra il pallavolista Orduna e il centravanti Ferretti, ha riservato un grande tripudio ai tre nuovi sudamericani del Padova. La festa di martedì sera alla pizzeria Giordano di Chiesanuova, gremita da più di un centinaio di appassionati biancoscudati e della pallavolo Tonazzo, ha confermato ancora una volta la bontà della scelta fatta dal club di Max Diroma di unire il tifo delle due realtà sportive. In più la serata, che ha visto sedere ai tavoli la squadra della Tonazzo con il presidente Cremonese oltre al vice-presidente del Padova Edoardo Bonetto, ha rappresentato il primo vero battesimo con la piazza per i tre calciatori brasiliani. I dati in campo, per ora, parlano chiaro. L’anima verdeoro è un elemento imprescindibile per la formazione di Parlato, visto che la metà dei gol segnati (4 su 9) parlano portoghese e sono due i centri a testa di Fabiano e Neto Pereira.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A tre giorni dalla sfida di Pavia, ieri sera Parlato ha già fatto intendere le sue intenzioni: l’amichevole contro l’Union Cadoneghe, un successo con quasi 500 spettatori sugli spalti, ha infatti portato gol e divertimento per i biancoscudati, ma ha anche svelato la probabile intenzione del tecnico di confermare in blocco, al “Fortunati”, l’undici che sabato scorso ha battuto il Mantova. Dei titolari di cinque giorni fa, infatti, solo Giandonato e Petkovic sono scesi in campo a Cadoneghe (entrambi solo nella ripresa), mentre i rimanenti nove/undicesimi di quella formazione hanno svolto un semplice allenamento per evitare guai sul campo reso viscido dalla pioggia. In gol, nel 6-0 finale, sono andati Altinier, Ramadani, Ilari e uno scatenato Sebastiano Aperi, autore di una tripletta e sempre più scalpitante alla ricerca di minuti veri in campionato. Per la difesa – Dionisi, Diniz, Fabiano e Favalli – per i centrocampisti Corti, Mazzocco, Cunico e per Neto Pereira la vera preparazione comincia oggi: allenamento alle 15 alla Guizza, domattina la rifinitura finale.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) «Sinceramente non so cosa pensare – sospira Amirante –, il morale è un po’ a terra. Pensavo che le cose stessero andando bene, ma appena provo a forzare avverto dolore. Non riesco mai a sentirmi del tutto tranquillo, non riesco mai a fare quello che vorrei. Certo è che se avevo qualche speranza di andare in panchina a Pavia, adesso queste speranze sono sparite per un ginocchio maledetto. Mi auguro di potercela fare per la settimana prossima, ma a questo punto sospendo il giudizio e vivo alla giornata». Una tegola, ora che l’attacco del Padova avrebbe davvero bisogno dei gol di Amirante: Neto Pereira è falcidiato da infortuni e Cristian Altinier non è ancora riuscito a prendere il ritmo giusto. Se la situazione non dovesse migliorare, a gennaio si tornerà sul mercato per puntellare il reparto offensivo. Sabato a Pavia l’impressione è che Parlato possa confermare la stessa formazione che ha battuto il Mantova, anche se il dubbio fra Giandonato e Bucolo resta irrisolto. Bisognerà capire se Parlato preferirà coprirsi un po’ le spalle oppure se tenterà di aggredire il Pavia provando a fare la partita.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) L’incubo non è ancora finito. Dopo l’ottimismo dei giorni scorsi, ieri è tornata ad aleggiare una sorta di cappa nera su Salvatore Amirante, il cui rientro in squadra si fa improvvisamente più incerto e lontano. E dire che il bomber pensava, comprensibilmente, di essersi lasciato alle spalle il calvario al ginocchio dopo tre interventi chirurgici e i guai estivi che lo stanno tenendo fuori dai giochi da quasi tre mesi. A inizio settimana le cose sembravano anche essersi messe bene con i due allenamenti svolti dall’attaccante lunedì e martedì, dove aveva portato a termine l’intera seduta, partitella compresa. Secondo la tabella di marcia ieri avrebbe dovuto disputare 20-30 minuti nell’amichevole di Cadoneghe, ma il ginocchio faceva male e d’accordo con lo staff medico, Amirante ha deciso di alzare bandiera bianca in attesa di capire come andranno le cose nei prossimi giorni.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano e Reggiana 18, Cittadella 17, Pavia 16, Alessandria 14, FeralpiSalò, Lumezzane e Padova 12, Pordenone e SudTirol 11, Cremonese e Giana Erminio 10, Cuneo 9, Mantova 8, Pro Piacenza 7, AlbinoLeffe 6, Renate 4, Pro Patria 0.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, risultati e marcatori dell’ottava giornata: Lumezzane-Pordenone 2-0 (Barbuti (Lu) al 24′ st, Cruz (Lu) al 26′ st), Reggiana-Cremonese 1-0 (Mogos (Re) al 15′ pt), Alessandria-Renate 4-1 (Nicco (Al) al 5′ pt, Bocalon (Al) al 19′ pt, Marras (Al) al 33′ pt, Valotti (Re) al 3′ st, Fischnaller (Al) su rigore al 33′ st). Giocate ieri: , Cuneo-SudTirol 3-1 (Bassoli (St) al 33′ pt, Corradi (Cu) al 38′ pt, Chinellato (Cu) al 22′ st e al 38′ st), Padova-Mantova 3-0 (Neto Pereira (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 21′ e al 24′ st), AlbinoLeffe-Cittadella 2-0 (Danti (Al) al 5′ e al 46′ pt), Bassano-Pro Patria 1-0 (Proietti (Ba) al 36′ st), Giana Erminio-Pavia 1-1 (Ferretti (Pv) al 18′ st, Bruno (Ge) al 45′ st), Pro Piacenza-FeralpiSalò 0-0
Ore 08.26 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.24 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 28 ottobre: il Padova batte 6-0 il Cadoneghe nell’amichevole serale, in gran spolvero Aperi autore di una tripletta.