Va bene non buttar via la palla, ma guai ad esagerare! Prendete la partita di sabato a Bergamo, la peggiore giocata dal Cittadella in questo avvio di stagione in Lega Pro. Manca un minuto alla fine del primo tempo e Scaglia passa indietro il pallone mettendo in difficoltà Alfonso, che per poco non combina un pasticcio in contrasto con Soncin. Appena un altro paio di giri di lancette ed è Paolucci a chiamare in causa il portiere, dal cui controllo difettoso nasce il gol del 2-0 dell’Albinoleffe, quello che ha complicato definitivamente una gara che i granata potevano ancora recuperare. Lezione servita? Mica vero. Al quarto d’ora della ripresa è Iori a “servire” l’estremo difensore con una certa leggerezza, costringendolo all’uscita disperata: Danti lo anticipa e poi, visto che la sfera è troppo lontana, cerca il rigore venendo ammonito. Ma che ulteriore, inutile brivido! Il fatto che tutto sappia di “déjà-vu”, di già visto e già vissuto, acuisce l’impressione che certi rischi siano evitabili. Già in Coppa Italia, contro l’Atalanta, proprio nello stesso stadio era stato Moralez a beffare Vaccarecci, che sostituiva Alfonso, dopo un controllo difettoso con i piedi, successivo ad un retropassaggio. E con la Pro Patria, appena un paio di settimane fa, era stato Coppola a punire il Citta in una situazione non troppo diversa. Insomma, è evidente che l’input a provare sempre a costruire la manovra dal basso arriva direttamente da Venturato, che vuole una squadra capace di imporsi e mettere in pratica un calcio propositivo. In certe circostanze, però, non sarebbe un reato fregarsene del bel gioco e spazzare il pallone in tribuna, se necessario, considerato l’impaccio mostrato da entrambi i portieri nell’utilizzare i piedi. «È una questione di lucidità. A volte ci facciamo prendere dalla fretta di giocare la palla», ammette Filippo Scaglia, coinvolto in prima persona nella giornata storta della retroguardia granata e di certo capace di giocare molto meglio rispetto a sabato. «Sul gol del 2-0, comunque, le colpe non sono solo del portiere, ma partono da prima. Se riguardate l’azione, avevamo una rimessa laterale a nostro vantaggio che potevamo battere una ventina di metri più avanti, ma per velocizzare la ripresa abbiamo regalato un bel po’ di campo, rimettendo in gioco la sfera a ridosso dell’area». Nemmeno sul gol dell’1-0 la retroguardia è parsa immune da colpe: Danti ha avuto tutto il tempo di prendere la mira prima di sfoderare il maligno tiro mancino che ha sbloccato il risultato. «L’azione si è svolta velocemente e ci siamo fatti cogliere di sorpresa. Pascali era uscito incontro agli avversari e toccava a me e Iori, che era al mio fianco, ridurre lo spazio davanti all’attaccante, mentre Schenetti stava accorciando. Invece gli abbiamo lasciato troppi metri. Quella rete ha cambiato la partita: sapevamo che l’Albinoleffe avrebbe provato ad aggredirci e, tutto sommato, non avevamo cominciato male l’incontro. Subito sotto nel punteggio, però, abbiamo accusato il colpo». Gli errori in fase difensiva, macroscopici, si sommano a una prova offensiva tutt’altro che convincente, con Coralli e Litteri abbastanza in ombra. Se è vero che Venturato ha meglio di tutti sotto gli occhi lo stato di salute dei suoi uomini, viene comunque da chiedersi perché Jallow non sia stato utilizzato nemmeno per un minuto e, allo stesso modo, come mai Bizzotto, attaccante rapido e tecnico, ideale per mettere in difficoltà la legnosa retroguardia biancoazzurra, sia scomparso dai radar: non solo è rimasto in panchina per l’intero match, ma nelle ultime cinque giornate ha tenuto i piedi in campo appena 14’ (contro la Pro Patria). Un po’ poco, no?
(Fonte: Mattino di Padova)