Live 24! Padova-Mantova, -2: si studiano le contromosse per sabato, provato il 4-3-1-2

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Ore 21.50 – (Il Piccolo) L’Unione Triestina 2012 continua sul campo di Prosecco a pieni ranghi la preparazione in vista della trasferta di Belluno (da domenica si gioca alle 14.30 in serie D ma solo a Belluno si inizierà mezz’ora più tardi), dove cercherà di cogliere il quarto risultato utile consecutivo. Dopo la grigia prova contro l’Este, però, Stefano Lotti vuole che la squadra ritorni a giocare a pallone con più coraggio e maggiore serenità, senza i timori e i continui lanci lunghi visti nell’ultima sfida al Rocco. Proprio per questo, a inizio settimana il tecnico ha chiesto lumi ai giocatori sulla prova di domenica: «I ragazzi hanno detto che in certi momenti della partita – spiega Lotti – non si sentivano sicuri, e accusando anche una certa stanchezza non avevano la forza di tentare certe giocate, preferendo non rischiare e buttando la palla in avanti. Dobbiamo ovviamente cercare di non farlo, soprattutto se si è stanchi la palla va giocata, bisogna aumentare il possesso e dettare i ritmi. Speriamo che quello di domenica sia stato solo un episodio». Anche perché va riconosciuto che quando la Triestina ha giocato in un modo più saggio e propositivo, è sempre riuscita a creare problemi alle avversarie. «Quando riusciamo a gestire qualche passaggio in più – conferma Lotti – questo aiuta anche a far salire la squadra. A parte la pericolosità offensiva, riusciamo anche ad alzarci e di conseguenza a fare meglio la fase difensiva». In ogni caso, in una situazione societaria che continua a restare molto complicata e con un futuro ancora tutto da decifrare, è difficile lamentarsi di una Triestina che ha comunque fatto 7 punti nelle ultime tre partite (anche se la vittoria sul Mestre resta ancora sub iudice) subendo un solo gol, fra l’altro su calcio d’angolo a Fontanafredda. Gli svarioni ogni tanto ci sono, ma evidentemente aver insistito per tutte le ultime tre partite sullo stesso pacchetto difensivo, sta portando i suoi frutti anche nella solidità del reparto arretrato, che nei cinque match precedenti aveva preso due reti a partita.

Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Servono i risultati. Il Belluno sta procedendo in campionato più lentamente del previsto e ora, dopo otto giornate e undici punti raccolti, c’è bisogno di ritrovare prima di tutto le vittorie e poi il gioco. «Abbiamo bisogno di fare risultati», spiega il centrocampista Marco Duravia, «così ritroveremo anche la fiducia in noi stessi e arriverà anche il bel gioco. In questo momento però serve avere pazienza e cercare di rimanere compatti. Rimango però fiducioso per il futuro: conosco i miei compagni e so cosa abbiamo fatto nelle ultime due stagioni». Cosa non sta funzionando? «Difficile dirlo, se lo sapessimo avremmo già posto rimedio», continua Duravia, «quest’estate abbiamo cambiato di più rispetto agli altri anni, e questa potrebbe essere sicuramente una motivazione. Sono però convinto che ora la squadra non debba pensare a queste cose ma continuare a fare quello che sa far meglio: lavorare in settimana per migliorare e cercare di vincere». Sorpasso Ripa. Dopo due anni e qualche mese nella stessa categoria i neroverdi hanno superato il Belluno in classifica. «Contro di noi hanno fatto una gran partita, se hanno più punti di noi si vede che lo meritano», spiega Duravia, «alla fine dell’anno vedremo come andrà a finire. Personalmente non ho mai sentito così tanta rivalità con il Ripa; conosco tanti giocatori neroverdi, sono bravi ragazzi e spero che entrambe le squadre arrivino più in alto possibile in classifica». Solagna va sotto i ferri. Il portiere del Belluno questa mattina si è sottoposto all’operazione per la rottura del menisco, rimediata nell’allenamento di sabato scorso. Il giocatore gialloblù dovrebbe ritornare tra un mesetto; nel frattempo difenderà la porta Gabriele Brino, classe 1997. Oltre a Solagna è fermo ai box anche Paolo Pellicanò per lo stiramento del collaterale. Anche per il centrale ex Feltrese si parla di una trentina di giorni di stop. Contro la Triestina si gioca alle 15. La società gialloblù ha chiesto di posticipare di mezz’ora il fischio di inizio per presentare il settore giovanile e il nuovo coordinatore dell’attività di base Alessandro Prest.

Ore 20.50 – (La Provincia Pavese) «Ecco, a un giovane direi: mai dire mai, tutto può accadere. Basta vedere quello che è successo a me: incredibile». In un mondo come quello del calcio, che brucia allenatori alla velocità della luce, Cesare Albé è una mosca bianca. Di più, candida: mai esonerato in 35 anni di carriera, in estate ha iniziato la sua ventunesima stagione sulla panchina della Giana Erminio di Gorgonzola, prossimo avversario del Pavia. La storia è diventata sensazionale da quando in soli tre anni, nei quali ha perso appena dieci gare e fatto la bellezza di 235 punti, ha guidato la sua squadra dalla Promozione alla Lega Pro. L’incredibile, appunto. Mister Albé, nel 1995 era un impiegato della Siemens che allenava per diletto. Come è arrivato alla Giana? «La Siemens è stata l’ultima azienda in cui ho lavorato. Erano i tempi in cui c’era la sicurezza del posto fisso, potevi fare un mutuo e mettere su famiglia. Ho cominciato ad allenare a 30 anni a tempo perso alla “Pierino Ghezzi”, squadra dell’oratorio che abbiamo portato dalla Terza alla Prima categoria. Ma lì si doveva giocare di pomeriggio e il parroco non voleva, anche perché il campo non andava più bene come misure. Così sono passato al Cassano d’Adda, dove abito e dove avevo anche giocato. Ho allenato prima la juniores, poi la prima squadra: siamo arrivati in serie D. C’erano squadre come Cittadella, Trento, Lumezzane. Un Lumezzane-Cittadella finito 4-5 è una delle partite più belle che abbia mai visto. Un giorno mi arrivò la proposta del presidente della Giana, Oreste Bamonte, ma dissi di no: io andavo al campo a piedi, e poi avevo i bimbi piccoli. Ho accettato due o tre anni più tardi, nel 1995. Lavoravo a Cassina de’ Pecchi, tutto sommato avevo tutto nel raggio di una quindicina di chilometri tra famiglia, lavoro e allenamenti. Ringrazio mia moglie che mi ha permesso di giocare a fare l’allenatore, sacrificando i fine settimana e le estati». Dal 1995 al 2011 la Giana fece molta Eccellenza con qualche retrocessione in Promozione. Tanti allenatori sarebbero stati esonerati, lei no. Quale è il segreto del rapporto così speciale con il presidente e il direttore generale Angelo Colombo? «Non è così speciale e le discussioni ci sono, anche vivaci, come succede in una famiglia. Serve a crescere tutti insieme, a costruire. Però se sono tanti anni che andiamo avanti assieme un po’ di stima reciproca c’è. Lui, il presidente, prima cambiava due allenatori a stagione, invece mi ha voluto anche quando siamo retrocessi. Ogni tanto glielo dico che forse sarebbe meglio cambiare, che dopo tanti anni anche tra coniugi non c’è più l’attrazione di un tempo e gli ci vorrebbe un’amante». Poi dal 2011 il botto verso la Lega Pro, con tre promozioni di fila per arrivare tra i professionisti. «Nell’estate 2011 subimmo una dolorosissima retrocessione in Promozione. Tanti giocatori si erano fatti male, Marotta, Biraghi, Levati alla seconda gara per la frattura di tibia e perone. Perdemmo lo spareggio. Il lunedì ero pronto ad andarmene, ma il presidente voleva che restassi. Risposi che sarei rimasto solo a patto di confermare tutta la squadra. E così facemmo, ci furono solo poche aggiunte. Comunque quella squadra vinse il campionato, tornammo in Eccellenza e poi facemmo altre due promozioni consecutive fino alla Lega Pro». Cosa è cambiato tra i professionisti? «Che per la prima volta mi hanno dovuto fare un contratto da professionista, io nemmeno avrei voluto: oltretutto è una scocciatura, mi fa cumulo con la pensione. Per quanto concerne la parte tecnica, sul campo tutto è più curato, la tattica, le palle inattive, ma sempre un campo di calcio è. Una differenza forte è che tra i dilettanti c’è l’obbligo di schierare dei giovani, anche in Lega Pro l’abbiamo fatto per prendere un po’ di contributi dalla Lega. Ma poi non so se questo ai giovani serve, e poi il pubblico vuole i nomi. Quello che invece mi dà fastidio del calcio professionstico sono tutte le sovrastrutture attorno. La tessera del tifoso è nata perché qualche problema lo abbiamo in Italia, ma non serve a niente e io stesso oggi allo stadio non ci andrei. Purtroppo si fa di tutto per scoraggiare il tifoso e infatti gli stadi spesso sono vuoti». Mai arrivate proposte da altre società? «A Cassano sì, diverse. Alla Giana mai. Io comunque qui non faccio solo l’allenatore. Un direttore sportivo non c’è mai stato, nemmeno osservatori, ruolo che avevo svolto io al Milan per 6-7 anni. So più o meno come giocano gli altri, ma il resto è compito mio e poi è bene non fissarsi troppo con gli avversari, finisci per esserne condizionato. Qui mi piace fare anche il mercato, così poi non posso lamentarmi col presidente Bamonte perché i giocatori li ho scelti anche io. Solo da 3-4 anni abbiamo un campo d’allenamento, in sintetico, e in effetti ha reso. E solo dall’anno scorso ci alleniamo anche il pomeriggio, fino alla serie D solo la sera e tre volte a settimana perché i giocatori lavoravano». A proposito, i giocatori: meglio dargli fiducia o tenerli sulla corda? «Dargli fiducia. Meglio una pacca che una sfuriata, che a volte ci sta pure, intendiamoci, e poi dipende anche con chi hai a che fare. Però per esempio contro il Bassano un mio giocatore sul 2-1 ha provocato ingenuamente un rigore che ci ha fatto pareggiare. Che senso avrebbe avuto arrabbiarmi? Sta già male di suo, non ci ha dormito la notte, non serviva a niente rincarare la dose». I suoi colleghi sono invidiosi o ammirati? «Più che invidia c’è compassione… Un mio collega che va per la maggiore mi ha chiesto come faccio a restare sempre nello stesso posto, lui non troverebbe più le motivazioni. In effetti dopo un ciclo di 3-4 anni sarebbe giusto cambiare». C’è un allenatore modello? «Nereo Rocco. Lo andavo a vedere a Milanello, mi piaceva come gestiva il gruppo, magari in modo paternalistico, adesso Sarri è il massimo, ho avuto modo di conoscerlo al corso per allenatori, si spiega in modo chiaro e funzionale. Ho imparato molte cose da lui, e gli dissi anche di andare al Milan. E’ uno che fino a qualche anno fa lavorava in banca, ha aperto una strada. Bravissimi anche Mourinho e Conte. La gestione di Ancelotti è più blanda ma funziona». Come arriveranno in campionato Giana e Pavia? «La Giana spero meglio dello scorso anno, con meno patemi per arrivare al nostro obiettivo, la salvezza. Il Pavia è tra le favorite, almeno ai play off va di sicuro. A mio avviso ha tutto per riuscire a vincere ma ci deve credere e bisogna avere la pazienza di far lavorare l’allenatore, che l’anno scorso ha fatto benissimo al Real Vicenza».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Ieri doppia seduta di allenamento per Siega e compagni in vista del match di domenica, ore 15, contro la Cremonese al Città del Tricolore. Il tecnico Alberto Colombo ha provato varie soluzioni per ovviare all’assenza di Mirko Bruccini, squalificato, nel ruolo di interno destro di centrocampo nel nuovo 3-5-1-1. Il predestinato è Paolo Bartolomei che dimostra di aver superato bene il recente infortunio. Mogos: il “Fez”, dotato di un tiro micidiale dalla distanza, ha l’opportunità di accentrarsi per lasciar partire il suo diabolico sinistro. Non ci sono invece novità dall’infermeria in quanto Max Pesenti continua a lavorare regolarmente col gruppo mentre Raffaele Nolè resterà al differenziato per tutta la settimana, anche Christian Andreoni era sul campo ma impegnato in esercizi solitari con la palla; solo palestra per Daniel Di Nicola e Dejan Danza con la speranza da parte dello staff medico di recuperarli per domenica. Qualche problema di affaticamento durante la partitella finale per Alessandrò Spanò che ha abbandonato il terreno di gioco leggermente prima dei compagni. Oggi seduta alle ore 15. Ai campi erano presenti diversi dirigenti granata, tra i quali, il vice presidente Sisto Fontanili e il dg Raffaele Ferrara, quest’ultimo ha voluto puntualizzare la situazione di Andreoni: «E’ legato alla Reggiana fino al prossimo giugno e noi saremo vicini in tutti i modi al ragazzo fino all’ultimo grado di giudizio». In poche parole, la società non intende privarsi del 23enne terzino destro nel caso che la squalifica di 4 anni venga sensibilmente ridotta altrimenti diventerà inevitabile. Ad assistere all’allenamento della Reggiana erano presenti due vecchie conoscenze dell’ambiente granata: l’ex Gegio Sgarbossa, accompagnato dall’amico imprenditore Amilcare Bombardi di Bombardi Rettifiche. Tanti i ricordi alla mente dei due vedendo l’impianto di via Agosti poi Gegio mette tutti in guardia dalla squadra della sua città: «La Reggiana deve guardarsi bene soprattutto dal Cittadella perché è una delle squadre più complete del torneo e perché la retrocessione inaspettata della passata stagione non ha tolto l’entusiasmo ai suoi tifosi e all’attuale dirigenza». Sempre in zona, ma leggermente più spostati verso l’aeroporto dove si allena la Berretti di Francesco Salmi ha effettuato insieme ai giovani il terzo giorno di allenamento Elvis Abbruscato, con un pensiero alla Prima squadra per gennaio. «Per ora è solo un piacere essere qua, niente di più. Per altro ci vorrebbe un miracolo».

Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La rete in rovesciata acrobatica di Caio De Cenco è in testa alla graduatoria dei migliori 10 gol realizzati nell’intera LegaPro durante lo scorso fine settimana. “Dc9” (come il brasiliano era già conosciuto a Monza) ieri aveva ottenuto il 37% delle preferenze, seguito da Iemmello del Foggia con il 33%. A notevole distanza tutti gli altri. Il sondaggio è di sportube.tv, che propone le immagini dei match di Terza serie. È ancora possibile votare sul sito www.sportube.tv/sondaggi. Intanto De Cenco e compagni si allenano in vista della trasferta di domenica alle 14 a Lumezzane. In proposito la segreteria della società neroverde ricorda che in provincia di Pordenone non sono presenti rivendite autorizzate Bookingshow, che il servizio non è più attivo al Porto Point di Portogruaro e che non è neppure possibile la vendita online su www.bookingshow.it. I tifosi neroverdi che vorranno seguire i ramarri nel Bresciano dovranno perciò acquistare i biglietti domenica alla biglietteria dello stadio, aperta da mezzogiorno. Il settore ospiti (scoperto) costa 10 euro, la tribuna (coperta) 15 euro. La segreteria ricorda inoltre che il Lumezzane non aderisce al programma “Porta un amico allo stadio”. In alternativa al viaggio c’è la possibilità di assistere al match nella sala conferenze del De Marchi. La sfida, ripresa in diretta da sportube.tv, sarà proiettata sul maxischermo, come in occasione del match disputato dai neroverdi a Busto Arsizio quando i ragazzi di Tedino si imposero sulla Pro Patria per 4-1. Si accede alla conference room dalla zona del bar, che nell’occasione resterà aperto.

Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) Ormai è De Cenco-mania. Le immagini dello splendido gol in rovesciata realizzato dall’attaccante del Pordenone domenica all’Alto Adige stanno “contagiando” il web. Ieri il sito sportube.tv, che trasmette in diretta le gare di Lega Pro, ha dedicato al brasiliano due clip celebrative, anche richiamando il tormentone cinematografico del momento: il trentesimo anniversario della pellicola “Ritorno al futuro”. Mentre la pagina Facebook del club neroverde ha lanciato il concorso per abbinare l’acrobazia del brasiliano a uno sfondo di fantasia. Prodezza sempre più da copertina. Intanto, continua l’avvicinamento alla trasferta di domenica (alle 14) a Lumezzane. Nel corso dell’allenamento di ieri ha lavorato a parte, ma solo per precauzione, il difensore Marchi. La sua presenza non dovrebbe essere in dubbio. Difficile, invece, si annuncia il recupero di Ingegneri e Castelletto. In vista della trasferta bresciana, la società neroverde ha comunicato che i biglietti si potranno acquistare soltanto allo stadio prima della gara (biglietteria aperta dalle 12), mentre per chi decidesse di rimanere in città, dopo il fortunato esordio in occasione del match esterno con la Pro Patria, sarà nuovamente messo a disposizione un maxischermo al De Marchi.

Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) L’ultima vittoria del Mantova in casa del Padova accadde il 7 gennaio 2001, con i biancorossi che all’epoca erano capitanati dal libero Carmine Parlato e allenati dal tandem Stefano Zarattoni e Loris Boni. L’attuale mister del Padova vive sempre in maniera particolare la sfida fra i biancoscudati e la sua vecchia squadra: «A Mantova ho giocato – dice Parlato – un anno solo ma anche quest’estate ho provato un’emozione speciale nello scendere sul campo del Martelli. Per il mio Padova è una partita molto delicata, nella quale vorrei persino giocare per tornare a casa con i tre punti, per noi troppo importanti». Fra i possibili recuperati c’è l’ex Varese Neto Pereira: «Vedremo se sarà in grado di allenarsi con continuità, poi prenderò una decisione in merito. Sono lieto di arrivare a scegliere fra tutti i giocatori a disposizione, chissà che sia la volta buona per dare una soddisfazione al nostro pubblico». Il vice di Parlato, che nel palmarès vanta anche un titolo tricolore di serie D con il Pordenone oltre al successo col Padova nello scorso campionato, è un altro grande ex, Rino Lavezzini che portò i biancorossi nella stagione 1998-99 a conquistare gli spareggi promozione dopo l’infelice partenza con Magrin e che nella stagione successiva venne esonerato dopo soli cinque turni: «Ogni volta che sono venuto a Mantova da spettatore o da avversario ho sempre provato emozioni speciali, quella è una piazza dove ho lasciato una parte di me e nella quale ho ancora tanti amici». Il Padova è reduce dal pareggio senza reti a Meda contro il Renate: «La nostra squadra sta lentamente trovando una propria identità ed è necessario affinare la condizione dei singoli oltre ad avere un pizzico di fortuna in più, che anche domenica a Meda ci è mancato. Non puntiamo a voli pindarici – sottolinea il vice allenatore biancoscudato – siamo una matricola, diciamo che la nostra squadra può puntare ad arrivare fra le prime sette-otto. Del resto sappiamo bene che anche il Mantova ha potenzialità interessanti, per come stiamo e per come state il risultato di parità potrebbe essere ben accetto da entrambi pur se è chiaro che sul nostro campo scendiamo sempre per cercare di conquistare i 3 punti».

Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il deludente pareggio di Meda contro il Renate (seguito ai due ko consecutivi contro Sudtirol e Cittadella), il Padova è chiamato a fornire una reazione convincente sabato all’Euganeo contro il Mantova. A dare una mano al tecnico Parlato è l’infermeria, visto l’importantissimo recupero in attacco del talentuoso Neto Pereira. L’assenza del 36enne ex Varese è coincisa infatti con le difficoltà della squadra, che nelle ultime gare ha faticato parecchio a rendersi pericolosa in fase offensiva. Neto Pereira dovrebbe trovar posto in prima linea al fianco dell’ex di turno Altinier, visto che Parlato dovrebbe tornare (dopo l’esperimento 4-3-3 di domenica) al consueto 4-2-3-1. Davanti al portiere Favaro, dunque, i quattro difensori saranno Dionisi, Diniz, il rientrante Fabiano e Favalli; in mediana dovrebbero agire Bucolo e Corti, mentre sulle fasce il mister potrebbe affidarsi a Bearzotti e Petrilli, con Neto Pereira a far da spalla in prima linea ad Altinier. Carmine Parlato deciderà comunque la formazione soltanto dopo l’ultimo allenamento e non sono da escludere variazioni, come ad esempio l’utilizzo in avanti di capitan Cunico.

Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Comincia a prendere forma il Mantova che sabato (ore 15) sfiderà all’Euganeo il Padova, a caccia di una riprova dopo la vittoria scacciacrisi ottenuta contro il Lumezzane. Riccardo Maspero, che ha già chiarito che andrà avanti con il 4-4-2, continua a provare sul campo tutti i movimenti del nuovo modulo tattico, con particolare attenzione alla linea difensiva, ai tagli degli esterni di metà campo e ai sincrismi fra i due mediani. L’allenatore biancorosso, come consuetudine, fa girare un po’ tutti i calciatori negli allenamenti tattici, ma non fa mistero dell’intenzione di «cambiare il meno possibile» rispetto alla gara di domenica scorsa. «In questo momento è giusto dare continuità», spiega Maspero, attenendosi al rigoroso motto calcistico “squadra che vince non si cambia”. Gli unici dubbi settimanali arrivano dunque dall’infermeria e sono legati all’eventuale recupero di Samuele Sereni, che ieri sera è stato sottoposto a risonanza magnetica insieme a Gaetano Caridi. L’esito dell’esame, svolto a tarda ora, «sarà noto soltanto domani mattina (stamani per chi legge, ndr)» chiarisce il medico sociale Enrico Ballardini. Per Don Tano si teme comunque una lesione muscolare, mentre su Sereni c’è più ottimismo. Il terzino già negli ultimi due giorni ha corricchiato sul prato del “Dante Micheli” e, se la risonanza escluderà lesioni muscolari, potrebbe tornare in gruppo. Se dimostrass di essere al 100%, risolverebbe i dubbi di Maspero, che a quel punto confermerebbe la formazione che ha giocato parte del secondo tempo contro il Lumezzane. Dunque, davanti a Bonato, i difensori Trainotti, Gavazzi, Scrosta e Sereni; in mediana Dalla Bona e Raggio Garibaldi, suglie esterni Zammarini (che si è conquistato la maglia con un secondo tempo da urlo) e Foglio. In attacco, neanche a dirlo, Ruopolo e Momentè. Quest’ultimo ieri non si è allenato perché ha usufruito di un permesso per motivi personali. È invece fermo ai box per fastidi al solito ginocchio Valerio Anastasi. Tornando alla formazione, se invece Sereni non fosse ritenuto impiegabile dal primo minuto si aprirebbero un paio di opzioni. La più gettonata riguarda l’impiego di Foglio nel ruolo di terzino sinistro e l’utilizzo di Di Santantonio come esterno di metà campo sulla stessa fascia. L’altra soluzione implicherebbe invece il debutto del giovane Longo come terzino, con Foglio esterno. Le sedute mattutine in programma oggi e domani fugheranno i dubbi, mentre la squadra partirà per Padova direttamente sabato mattina in pullman.

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Avrebbe potuto rimanere vincolato alla Sampdoria, invece ha preferito tentare il tutto per tutto ripartendo da Venezia. L’ultimo volto nuovo del team arancioneroverde – in campo domenica a Campodarsego (ore 14.30) – è quello del 19enne Luigi Luciani, protagonista di un buon esordio da titolare in difesa (per Galli) nel 3-0 del Penzo sulla Calvi Noale, dopo tanta panchina e una manciata di minuti con la Liventina. «Lo scorso anno nella Primavera della Samp giocavo centrale, il Venezia mi ha preso come terzino destro e invece ho debuttato a sinistra – ci scherza su il giovane pugliese -. Mi piace essere un jolly, dimostrando di poter fare più ruoli potrò avere maggiori prospettive d’impiego. Ci tenevo a far vedere a mister Favaretto che ci sono, l’unica difficoltà è stata quella di abituarmi a giocare a sinistra pur essendo destro di piede». Dopo 4 anni nel vivaio sampdoriano, con una parentesi allo Spezia, Luciani ha optato per una scelta «impopolare». «Mi era stato proposto un pre-contratto, magari sarei andato in prestito in Lega Pro ma non mi piaceva la prospettiva di poter essere a spasso a fine campionato. Ho preferito fidarmi del ds Perinetti, la sua stretta di mano vale più di mille promesse. Qui posso giocarmi le mie carte con le mie forze, farò di tutto per restare in un Venezia che non ha niente a che vedere con la serie D». Ieri pomeriggio la Juniores arancioneroverde ha perso 1-0 a Campodarsego (gol subìto in apertura e 85′ di vano «assedio») nel turno infrasettimanale di campionato. Domenica invece toccherà alla prima squadra (in tribuna non ci sarà il presidente Joe Tacopina che oggi rientrerà a New York) con un obiettivo che Luciani non nasconde. «Vogliamo salire a +7, il primo passo per battere i padovani sarà quello di non sottovalutarli, altrimenti ci complicheremmo la vita da soli diventando una squadra normale. Dovremo partire e pressarli forte come sempre, io è chiaro che spero nella riconferma, non sono qui per scaldare la panchina. Ci aspetta una gara fondamentale per dare uno scossone da grande squadra».

Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il Venezia prepara la sfida di domenica a Campodarsego, secondo big match dopo quello vinto quattro giorni fa al Penzo contro il Calvi Noale. La squadra padovana è seconda in classifica a -4 dalla vetta ed è l’unica avversaria ancora imbattuta (sei vittorie e tre pareggi) dopo nove giornate, come gli arancioneroverdi. Mister Paolo Favaretto può contare sull’intero gruppo disponibile: ieri è tornato Acquadro dalla due giorni con la rappresentativa di serie D, oggi rientrerà Cantini mentre si sta allenando con il gruppo anche Barreto. Il brasiliano non deve comunque forzare e difficilmente sarà schierato domenica, visto il problema dovuto proprio alla fretta di ritornare in campo. Ieri intanto il presidente Joe Tacopina è stato ospite della trasmissione «Football Night» su Sky Sport 1, in collegamento prima dal ristorante al Colombo, dove ha assistito al match di Champions della Juventus insieme al locale club bianconero, poi da piazza San Marco con l’inviato Gianluca Di Marzio. Oggi il presidente ripartirà per gli States e farà ritorno in laguna per il derby con il Mestre. Si sono celebrati ieri, infine, i funerali di Cesare Antonello, collaboratore del Venezia.

Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) Venezia senza l’asse dell’ex Pro Patria a Campodarsego. Squalificato Matteo Serafini (seconda giornata in tribuna), il giudice sportivo ha fermato per un turno anche il centrocampista Giampaolo Calzi, che ha rimediato nel derby con la Calvi Noale il quinto cartellino giallo della stagione dopo quelli incassati con Dro, Monfalcone, Virtus Verona e Luparense. Paolo Favaretto può dormire sonni tranquilli visto come Maccan ha sostituito domenica Serafini, mentre Calzi dovrebbe essere rilevato in posizione centrale da capitan Evans Soligo, titolare già nel derby come mezzala, posizione dove il tecnico arancioneroverde potrà sistemare Matteo Malagò. Il Campodarsego, neopromosso in serie D e squadra rivelazione del girone C, dovrà fare a meno del suo allenatore, Antonio Andreucci, espulso domenica a San Martino di Lupari e appiedato per una giornata. I padovani, imbattuti come il Venezia (6 vittorie, 3 pareggi) hanno un ruolino di marcia singolare: 15 punti in 5 partite in trasferta, 6 punti in casa dove hanno battuto solo la Sacilese, impattando con Este, Triestina e Virtus Verona. «Ho giocato in tutti i ruoli in mezzo al campo», ha spiegato Evans Soligo, ritornato in estate al Venezia dopo 12 anni in giro per l’Italia, «questa è una squadra con molti giocatori che possono disimpegnarsi bene in tante zone del campo. Il nostro ruolino di marcia è ottimale e vogliamo continuare, abbiamo portato a casa 7 punti in una settimana, niente male. Adesso siamo attesi dal Campodarsego, secondo in classifica e imbattuto come noi, segnali di una squadra competitiva, che proverà a metterci alle corde. Non sarà comunque una partita decisiva, qualunque sia il risultato, visto che poi mancheranno ancora 28 gare». Trentasei anni di Marghera, cresciuto nel settore giovanile del Venezia, Evans Soligo fu uno dei giocatori portati a Palermo da Zamparini nel 2002, anche se poi ritornò subito in arancioneroverde con Bellotto (16 presenze), segnando tra l’altro il primo gol del 3-1 con cui il Venezia conquistò nel 2003 la salvezza all’ultima giornata contro la Sampdoria. Oggi il presidente Joe Tacopina volerà negli Stati Uniti, dopo due settimane dense di impegni in Italia, l’ultimo ieri sera con la diretta su Sky Sport dopo la partita della Juventus in Champions. Ieri una folta rappresentanza di dirigenti arancioneroverdi, guidati dal direttore generale Dante Scibilia, ha partecipato ai funerali di Cesare Antonello.

Ore 16.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.20 – Qui Guizza: provati cross e tiri in porta.

Ore 16.00 – Qui Guizza: partitella a campo ridotto.

Ore 15.40 – Qui Guizza: prove tecniche anti-Mantova, provato il 4-3-1-2.

Ore 15.20 – Qui Guizza: tutti presenti, anche il neo padre Altinier.

Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sabato scorso, a Vercelli, il Vicenza ha subito la sua prima sconfitta: uno stop che ha lasciato molto amaro in bocca perché scaturito da evidenti errori che, di fatto, hanno favorito il primo gol della Pro e letteralmente regalato il secondo con un autogol che avrebbe fatto la gioia di «Mai dire gol» dei tempi d’oro. Perdere una partita dopo essere riusciti a superare il terzo turno di coppa Italia e collezionare 11 punti nelle prime otto giornate di campionato non è certo un dramma, anche perché il cammino del Vicenza è stato finora pesantemente condizionato da tante assenze, tra cui quelle di Brighenti e Manfredini che nella scorsa stagione hanno formato una eccellente coppia di difensori centrali. Pasquale Marino sa che domani contro il Novara una vittoria sarebbe la miglior medicina per il suo Vicenza, anche perché al Menti la squadra biancorossa non è ancora riuscita a vincere nonostante abbia sempre fornito buone prestazioni. Ecco quindi che il tecnico siciliano contro il Novara potrebbe cambiare qualcosa nell’undici iniziale: non solo nei protagonisti in campo ma soprattutto nell’impostazione tattica della squadra. Non subirà variazioni la linea arretrata, che resterà a quattro con Sampirisi a destra, Rinaudo e Mantovani al centro, e D’Elia a sinistra, ma non è escluso che Marino in mediana cambi qualcosa andando ad inserire nel centro-destra un giocatore duttile come Laverone che potrebbe garantire l’allargamento del gioco su quella corsia e, allo stesso tempo, dare la copertura a un giocatore offensivo come Galano che sarebbe così libero di puntare la porta senza particolari compiti tattici. Una soluzione che Marino potrà adottare solo contro il Novara, visto che Laverone è stato a lungo ai box per un problema al ginocchio sinistro ad inizio stagione e poi è stato fermato dal giudice sportivo per tre turni dopo l’espulsione nei minuti finali del match giocato contro il Pescara. Marino potrebbe però rilanciare anche Pazienza davanti alla difesa nonostante il giovane Urso stia confermando le buone indicazioni fornite in estate. Il tecnico siciliano deciderà probabilmente oggi quando al centro tecnico di Isola Vicentina la squadra biancorossa sosterrà la seduta di rifinitura, ultimo test prima di scendere in campo contro il Novara che. sabato scorso. è riuscito nell’impresa di battere il Cagliari. A centrocampo il solo Cinelli pare certo di una maglia da titolare, con Urso e Pazienza a contendersi il ruolo di mediano davanti alla difesa e con Laverone in pole da interno destro. Più delineata la situazione in attacco, dove il tridente sarà composto da Galano a destra, che potrà contare sulla copertura che gli garantirà Laverone, Raicevic al centro e Giacomelli a sinistra, anche se il tecnico del Vicenza ha spesso alternato l’ex pescarese con Gatto; una scelta che pare fatta però in funzione delle prossime tre gare in rapida successione (Novara al Menti, martedì a Trapani e lunedì posticipo a Cagliari) che verranno giocate in dieci giorni e che suggeriranno a Marino un pò di turn over.

Ore 14.00 – (Gazzettino) «Portare il Venezia a Campodarsego è un avvenimento storico. Penso che anche il sindaco e l’assessore allo sport ci siano grati per quello che stiamo facendo». Tutto l’ambiente biancorosso si appresta a vivere una domenica memorabile e le parole del presidente Daniele Pagin suonano come epocali. Tanto più che non sarà una partita qualsiasi del campionato di serie D, trattandosi dell’appuntamento clou dell’intera giornata (inizio alle 14.30): un autentico scontro diretto tra la capolista e la sua più immediata inseguitrice, ossia Bedin e compagni che pagano al momento quattro lunghezze di ritardo. «Affrontare il Venezia da secondi è una cosa inaspettata e al tempo stesso un premio per la squadra. Non oso neanche pensare se dovessimo vincere, sarebbe un altro risultato al di là di tutte le aspettative. Però ce la giochiamo: siamo imbattuti come il Venezia, abbiamo il secondo migliore attacco e la seconda migliore difesa proprio dopo di loro. Numeri per i quali dopo nove giornate non si può parlare di fortuna, significa che la squadra c’è e sta giocando bene». Come stanno vivendo questa lunga vigilia i giocatori? «Io sono in fibrillazione già da lunedì, ma non stiamo caricando più del dovuto questa partita con i ragazzi, sono sfide che si preparano da sole. Dai loro occhi però si capisce che si sta avvicinando un appuntamento importante. Ci sarà anche molta gente allo stadio, tutti quelli che incrocio per strada mi dicono che domenica verranno a vederci». Unico neo la squalifica per una giornata di Antonio Andreucci ufficializzata ieri dal giudice. In panchina andranno il vice Luciano Stevanato e il direttore generale Attilio Gementi. «Per la squadra non cambia niente dato che sa benissimo cosa fare, mi dispiace per il nostro allenatore che dovrà saltare proprio questa partita». Sarà quasi certamente record di presenze, con la capienza del Gabbiano che è di 1.350 posti. E la macchina organizzativa si è già messa in moto. «La Questura ci ha imposto di dividere le tifoserie, e gli ultras del Venezia andranno nella nuova curva ospiti da 350 posti», che è già provvista di biglietteria e servizi igienici, e sarà allestito anche un bar. Per l’ingresso nella tribuna centrale, alla biglietteria già esistente ne sarà aggiunta una seconda per agevolare l’afflusso. Il costo del tagliando per tutti in settori è di 10 euro e le biglietterie apriranno alle 13. Quanto ai parcheggi, oltre a quello antistante allo stadio, i tifosi potranno usufruirne di un altro distante qualche centinaio di metri e il Campodarsego metterà a disposizione due “navette” che faranno la spola per portare i tifosi.

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Niente panchina per Antonio Andreucci contro il Venezia, nel big match di Serie D di domenica al “Gabbiano” con il Venezia (ore 14.30). Il tecnico dei biancorossi, espulso durante il derby con la Luparense per proteste, è stato squalificato per una giornata e dovrà seguire la supersfida con la capolista dall’esterno del recinto di gioco. In panchina ci sarà al suo posto Luciano Stevanato. Il giudice sportivo ha anche inflitto un turno di stop a Francesco Tiozzo Fasiolo, difensore dell’Este.

Ore 13.00 – (Gazzettino) «Questa serata è dedicata a quanti, come noi, sono accomunati da un’incrollabile passione, condividono un forte spirito di appartenenza a una grande squadra, dividono la felicità della vittoria, riscoprono nuove energie dopo l’amarezza della sconfitta e sono desiderosi di affrontare nuove ed esaltanti sfide. I volontari di Ca’ Onorai». Era il messaggio stampato di fianco al menu della “Quarta festa del tifoso granata», organizzata sotto il tendone allestito a Villa Rina. Una serata all’insegna della beneficenza, con il ricavato che sarà devoluto al Centro residenziale per anziani di Cittadella. L’ennesimo successo per il Centro di Coordinamento dei Club Granata, sempre in prima fila nell’organizzazione di eventi che coniugano calcio, tifosi e solidarietà. Martedì sera erano oltre 500 le persone presenti, tutte unite sotto un unico colore, quello granata. Un momento di festa per intere famiglie, con i più giovani continuamente a caccia di foto e autografi dei giocatori del Cittadella, presenti al gran completo al pari dello staff tecnico e della dirigenza. È stato il presidente Andrea Gabrielli a fare gli onori di casa, prima del taglio della torta: «Ero convinto che i tifosi sarebbero rimasti vicini alla squadra anche dopo la retrocessione, e ne ho avuta la conferma anche in questa occasione. Spero possa aumentare l’affluenza allo stadio perché, com’è scritto nel messaggio che abbiamo sui nostri tavoli, siamo tutti uniti sotto un’unica passione, quella per il Cittadella. Abbiamo una grande squadra, e non mi riferisco solo a quella che scende in campo la domenica, bensì a tutti voi che siete al Tombolato a sostenere i ragazzi. Il campionato è ancora lungo, ma insieme raggiungeremo grandi traguardi». Il clima della serata era assolutamente festoso, ben diverso da quello che aleggiava un anno fa, quando il Cittadella non stava raccogliendo grandi risultati. «È giusto gioire per le vittorie, ma dobbiamo restare umili, con i piedi per terra perché conta solo il risultato finale, ed è ancora molto lontano», le parole del direttore generale Stefano Marchetti. Infine il sindaco Luca Pierobon ha dato appuntamento a maggio dell’anno prossimo: «Allora scadrà il mio mandato e covo un grande desiderio, quello di poter festeggiare tutti assieme il ritorno della squadra in B».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Allenamento pomeridiano a ranghi completi, ieri, per Iori & C., in preparazione della trasferta di Bergamo, in casa dell’Albinoleffe, in programma sabato alle 17.30. Intanto sono stati comunicati data e orario di Cittadella-Sudtirol, valevole per il secondo turno (in gara secca) della Coppa Italia di Lega Pro: si giocherà mercoledì 4 novembre, alle ore 14.30, allo stadio Tombolato. Impegno che cadrà tra l’incontro casalingo di campionato con l’Alessandria del 31 ottobre e la trasferta di Lumezzane del week end successivo. Sempre mercoledì 4, alla stessa ora, si disputerà anche Bassano-Pro Piacenza.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Sotto il tendone accanto a Villa Rina che ospita la Festa del Tifoso, ad un certo punto, quelli della “Vecchia Guardia 1994” intonano un coro amplificato dalle casse degli altoparlanti: «Sa-lu-ta-te la ca-po-li-sta!». Roberto Venturato, insieme a tutto lo stato maggiore del Cittadella, sorride. L’allenatore nato 52 anni fa ad Atherton, in Australia, da genitori trevigiani (originari di Trevignano), che si è caricato sulle spalle l’onere, non facile, di riportare il calcio granata in Serie B, da cui è sceso dopo sette stagioni di fila, ha già realizzato un’impresa: issare la squadra in vetta al girone A di Lega Pro, con 17 punti all’attivo, conquistati in sette partite di campionato. Mister, dica la verità: si sta proprio bene lassù, sopra tutti… «È sicuramente una sensazione piacevole, l’ho detto anche domenica dopo la vittoria sulla Giana Erminio. Le responsabilità aumentano quando si è in testa, l’importante è comunque rimanere con i piedi per terra, visto che il torneo è molto lungo, e sapere che, quando si è davanti, bisogna lavorare di più». Che riuscisse, però, in così breve tempo a far quadrare i conti, forse non se lo sarebbe aspettato neppure Lei. «Vedendo come si sono impegnati i ragazzi, il loro atteggiamento quotidiano e la vicinanza costante della società, sicuramente ci speravo. Chiaro, poi le cose bisogna concretizzarle. Credo che da questo primo passo, concretizzato appunto al meglio, dobbiamo imparare qualcosa, ad esempio che le responsabilità aumentano, che tutte le domeniche bisogna conquistarsi le partite (e i successi) e avere rispetto e grande umiltà nei confronti di tutti gli avversari». Insistiamo: più difficile di quanto prevedesse, o invece è stato “normale” riuscire ad assemblare un gruppo di giocatori come questo? «Creare una squadra di calcio non è mai semplice. Adesso colgo grande disponibilità da parte di tutti, c’è voglia di applicarsi e faticare. E questa è una delle componenti fondamentali per continuare a provarci, a restare tra le prime, aspettando marzo, vale a dire la prossima primavera, per capire dove saremo e giocarci sino in fondo il campionato». Natali australiani, genitori trevigiani, e (propria) famiglia a Cremona. Qual è la “matrice” vera di Roberto Venturato? «Ho vissuto in Veneto perché i miei sono di qui e poi emigrarono in Australia a fine anni ’50. Sono poi tornato in questa regione per giocare (era centrocampista, ndr) nel Montebelluna, quindi mi sono spostato in Lombardia, a Cremona e a Bergamo. Sicuramente qui mi sento a casa ed avere avuto la possibilità di allenare a Cittadella lo ritengo quanto mai gratificante. Un’esperienza da vivere con entusiasmo e passione. A Cremona c’è la famiglia, e ci sono gli amici: una città che ha contrassegnato una parte importante della mia esistenza. È piccola ma bella e ci si conosce tutti. Mi ci trovo davvero bene e, appena posso, vi ritorno, perché i miei affetti sono lì». Le piacerebbe caratterizzare un altro ciclo vincente sotto le Mura, com’è stato per Foscarini, che in granata è rimasto 10 anni? «Nel calcio, se c’è la possibilità di lavorare in un ambiente sano e positivo com’è quello di Cittadella, un allenatore non può chiedere di meglio. La realtà è seria, importante, con una famiglia, i Gabrielli, che gestisce la società da tantissimi anni, ed è una condizione che non si trova di frequente. Claudio (Foscarini, ndr) ha compiuto un lavoro straordinario, difficile imitarlo, però l’idea di poterlo avvicinare mi attrae molto». Vi siete sentiti? «Lui ha giocato nel Montebelluna prima del sottoscritto, ci siamo conosciuti lì. È un amico ed è una persona che stimo molto. Sì, ci siamo scambiati un po’ di impressioni». Quali sono gli interessi che coltiva al di fuori del pallone? «Architettura e comunicazione. Sono diplomato in ragioneria e avevo il pallino dell’architettura, appunto, ma ho smesso prima di laurearmi». Un giorno la vedremo su una panchina di Serie A? «Avere degli obiettivi nella vita e motivazioni forti è sicuramente un valore. Anch’io ne ho: e uno di questi obiettivi è provare ad allenare in A». Infine, chi è il giocatore del Cittadella che l’ha stupita di più sin qui? «Giulio Bizzotto. Un ragazzo molto giovane, ma che ha una grande testa, una maturità fuori dal comune».

Ore 12.00 – (Gazzettino) In quei giorni era infatti emerso che nell’interrogatorio del 7 marzo, poi secretato, davanti al procuratore federale Stefano Palazzi, Ruopolo aveva ammesso il suo coinvolgimento nella combine di tre partite ai tempi in cui militava nell’Albinoleffe, condotta per la quale il 31 maggio ha patteggiato una squalifica di sedici mesi. «Siamo infastiditi, delusi e furibondi con Ruopolo – scrivevano gli ultras il 10 maggio – che nei mesi scorsi ha ammesso il suo coinvolgimento nella vicenda e in questo periodo ha continuato a giocare; ci chiediamo con che dignità e faccia abbia potuto esultare dopo un gol. Questa persona – aggiungevano – non la vogliamo più vedere, non vogliamo più che scenda in campo con la nostra maglia, non la vogliamo più a Bresseo o in qualsiasi luogo legato al Padova. Non importa se ha commesso l’illecito con un’altra squadra. Se ne deve andare ed entro sabato vogliamo che sia fuori rosa, faccia le valigie e lasci la città. Diversamente lo farà comunque: è solo questione di scegliere il modo».

Ore 11.50 – (Gazzettino) «Ho fatto un grosso sbaglio e ho pagato perdendo due anni di carriera e tanto altro. Ho confessato tutto, sono pentito e ho preso questa cosa come una lezione di vita. Ora sono un uomo più forte e guardo avanti». A pronunciare queste parole tre mesi fa, in occasione della sua presentazione al Mantova, è stato Francesco Ruopolo che così ha archiviato la sua vicenda legata al calcioscommesse. Sabato l’attaccante tornerà per la prima volta da avversario all’Euganeo ed è difficile pensare che la cosa lascerà indifferenti i tifosi biancoscudati. Non a caso, la società lombarda per questa settimana ha deciso di non fargli rilasciare alcuna intervista. Approdato all’ombra del Santo con un triennale nell’estate 2011, la sua esperienza (33 presenze e 7 gol, tra cui una doppietta al Cittadella) si è chiusa anticipatamente a maggio 2012 proprio a causa dello scandalo scommesse, anche a seguito di un pesante comunicato della Tribuna Fattori.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Caso più unico che raro, ieri alla Guizza si sono allenati tutti i giocatori della rosa biancoscudata con il solo Amirante che, seppure in gruppo, non è ancora pronto sul piano della condizione fisica e che dunque dovrà ancora pazientare qualche giorno prima del rientro in una partita ufficiale. In avanti è ormai recuperato Neto Pereira e il tecnico Parlato nell’incontro di sabato all’Euganeo con il Mantova (calcio d’inizio alle 15) potrà contare dietro anche su Fabiano che ha scontato il proprio turno di squalifica. Restano invece in diffida Diniz e Corti. La squadra ha lavorato sul campo in sintetico, con esercitazioni che simulavano varie situazioni tattiche della formazione avversaria e una partitella finale in famiglia. Maggiori problemi sul fronte dell’infermeria in casa del Mantova, reduce dal successo casalingo per 2-0 con il Lumezzane. Il tecnico Maspero non avrà a disposizione il difensore Filippo Carini, l’altro ex biancoscudato insieme a Ruopolo, all’ombra del Santo due stagioni fa in serie B, e il capitano Caridi. In dubbio anche il terzino sinistro Sereni.

Ore 11.30 – (Gazzettino) «Non avremmo problemi, quindi, a replicare il tutto qui, anche in piccolo. Inoltre, abbiamo costruito la tribuna mobile, quella che si alza e si abbassa per consentire il transito dei mezzi di soccorso in caso di emergenza. Adesso bisognerà capire bene quali sono le ambizioni del Calcio Padova e di conseguenza si potrà decidere da che basi iniziare la progettazione». «Allo Juventus Stadium – ha detto poi Pino Scalese della Fip – la copertura dell’impianto, che è in acciaio e sospesa, è targata Padova. Se dovessimo ripetere qualcosa di analogo anche in viale Nereo Rocco, avremmo a disposizione maggiori opportunità, in quanto giochiamo… in casa». Quanto ai tempi, sia Valdisolo che Scalese assicurano che sarebbero sufficienti un paio di anni: a Torino ne sono bastati tre per un’opera più grande, ma lì si è lavorato giorno e notte perché c’erano grossi interessi economici che imponevano di chiudere al più presto. Sui costi, invece, si può calcolare una somma indicativa facendo un ulteriore raffronto con l’impianto dei bianconeri: «Ci sono voluti 130 milioni euro per uno stadio con 41 mila posti – ha concluso Scalese – mentre per una struttura che possa accogliere 25-30 mila persone ne possono bastare sessanta».

Ore 11.20 – (Gazzettino) «In questi giorni – ha detto ieri pomeriggio lo stesso Bonetto – ci incontreremo con uno studio di ingegneria di primaria importanza, quello che ha progettato lo Juventus Stadium per informarci su una serie di aspetti e problematiche connessi a un impianto del genere, cercando di coinvolgere chi ha il know-how per fare determinate cose». Ed è probabile che l’amministratore delegato biancoscudato, che si è ripromesso di realizzare l’opera aggregando un gruppo di imprenditori, abbia appuntamento proprio con i vertici della Fip Industriale, per cominciare a lavorare al masterplan da presentare poi al sindaco Massimo Bitonci nell’incontro già in agenda a novembre, durante il quale gli manifesterà l’interesse ad avere a disposizione l’area di 125 mila metri quadrati in viale Nereo Rocco. Ma in che modo le aziende padovane hanno contribuito alla costruzione dello Juventus Stadium? «A Torino – ricorda Valdisolo – ha lavorato un consorzio di imprese, di cui era capofila la Fip Industriale del Gruppo Mantovani. Ci siamo occupati della copertura metallica che è stata concepita e realizzata a Padova, così come i due piloni esterni di sostegno».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Uno Stadium. Sì, proprio come quello della Juventus. Con caratteristiche analoghe, ma dimensioni più contenute. Si comincia a delineare, quindi, come potrebbe essere tradotta in concreto l’idea dell’amministratore delegato del Calcio Padova Roberto Bonetto, il quale l’altro ieri ha annunciato di avere iniziato a lavorare per la realizzazione dello stadio che prenderà il posto dell’Euganeo, e che potrebbe essere costruito proprio sulla sede di quest’ultimo, destinato a essere raso al suolo. L’impianto avveniristico della Juventus, quindi, avrebbe un mini “clone” in viale Nereo Rocco, tenuto conto anche che alla sua concretizzazione hanno contribuito fattivamente alcune realtà padovane, tra cui l’impresa di costruzioni Fip, che ha curato la copertura in acciaio, avvalendosi della collaborazione della Tecnogel, la ditta di carpenteria di cui è dirigente il sindaco di Teolo Moreno Valdisolo, e la Errezeta di Due Carrare. Ma non sono solo questi gli elementi che confermano l’intenzione di voler replicare a ridosso di Corso Australia la realizzazione della società bianconera.

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Quell’impianto è fatto in maniera tale per cui il terreno di gioco può uscire dallo stadio, slittando su una zona di parcheggio e quindi l’area può essere usata anche per altre cose. Il sabato si fa un concerto e la domenica si gioca. Naturalmente parliamo sempre di progetti a livello embrionale e bisogna vedere i costi; se per questa cosa ci volessero cinque milioni, andrebbe scartata». Nessun conflitto d’interessi, dunque, secondo Bonetto con l’impresario musicale Zed che organizza i concerti nell’attuale Euganeo: «Lui ha una magnifica attività che porta avanti con successo. Se andassimo temporaneamente a giocare al Plebiscito – e in tal senso l’intervento previsto dal Comune su quell’impianto viaggia di pari passo con il nostro progetto – prima dell’abbattimento dell’Euganeo, che avverrebbe solo a iter completato, lo stadio sarebbe a disposizione sua o di altri per musica e manifestazioni». Così sui possibili investitori: «È chiaro che già ho delle persone interessate, per ora vengono da fuori regione. Prima però va fatta la manifestazione d’interesse per stabilire che interventi fare, con un piano economico finanziario di massima, poi vanno cercati gli investitori».

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Il mio impianto ideale? Nel telefonino e nel computer ho la bozza di progetto, una piccola bomboniera». Il giorno dopo l’intervista al Gazzettino in cui ha illustrato il progetto del nuovo stadio da costruire al posto dell’Euganeo in un’area pubblica di 125 mila metri quadrati, l’amministratore delegato Roberto Bonetto aggiunge ulteriori particolari e sogni, come quello di creare una sorta di azionariato popolare ad hoc. «Penso – esordisce – a uno slogan del tipo “comprati il tuo posto allo stadio”, una iniziativa in cui, come succede in Germania, una volta stabilito il costo dell’impianto diviso per ciascuno spettatore, si dà la possibilità al tifoso di avere un posto, o a un imprenditore più posti, per qualche anno». E sempre dalla Germania, in particolare dallo stadio di Gelsenkirchen che ospita lo Schalke 04, potrebbe essere estrapolato un accorgimento tecnico per permettere la convivenza tra calcio e concerti.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) E lui, l’agosto scorso, dopo aver siglato a tempo quasi scaduto la rete del definitivo 1-1 ed aver polemicamente esultato verso la curva padovana portando le mani alle orecchie, non le ha certo mandate a dire alla sua vecchia tifoseria: «Per me la storia del calcioscommesse è acqua passata, per i loro tifosi no», aveva detto begli spogliatoi.«Io vado avanti per la mia strada, quanto ai padovani sono fatti loro». Gara da paura. Si riparte da qui, dalla “sfida nella sfida” tra i due attaccanti, dai loro gol nell’1-1 in Coppa Italia, e dal timore, quasi naturale, che sabato attanaglierà due formazioni non propriamente in forma sul campo di gioco: il Padova, arenatosi da tre gare su errori banali, e il Mantova, rialzatosi solo domenica scorsa dalla crisi d’inizio campionato. Il Padova, se non altro, è pronto a contare di nuovo su Neto Pereira, allenatosi anche ieri con la squadra. Oggi, alle 15, alla Guizza ultime prove generali in vista della rifinitura di domattina.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Tra l’attaccante biancoscudato, mantovano di nascita e legato alla squadra che l’ha lanciato nei “pro”, e la tifoseria virgiliana l’amore non è mai veramente sbocciato: l’estate scorsa, di fronte ai corteggiamenti delle due società, Altinier ha scelto Padova, una decisione che in Lombardia la piazza non ha certo preso con entusiasmo. Quando ha deciso di sposare la proposta arrivata dal Veneto, lo scorso luglio, al “Martelli” il suo posto è stato preso da Francesco Ruopolo, reduce dall’esperienza con la Reggiana dopo aver scontato i 18 mesi di squalifica in seguito alla nota vicenda legata al calcioscommesse. Sabato, c’è da giurarci, l’Euganeo riserverà un’accoglienza durissima all’ex attaccante di Atalanta e Albinoleffe: dopo la fuga da Padova, nell’anno della gestione Dal Canto, i tifosi biancoscudati non hanno mai smesso di far pesare a Ruopolo quella decisione.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) La scorsa estate hanno firmato nello stesso giorno i contratti con le rispettive nuove squadre. Nello stesso giorno hanno messo a segno il loro primo gol. E nello stesso giorno, manco a farlo apposta, si sono ritrovati a sfidare il loro passato. Padova-Mantova, in programma sabato alle 15, vivrà delle emozioni e dei ricordi di due giocatori-simbolo delle rispettive compagini. Entrambi hanno un rapporto difficile con le tifoserie opposte, entrambi, al primo incrocio in Coppa Italia lo scorso agosto, riuscirono a trovare la via del gol: Cristian Altinier e Francesco Ruopolo, la sfida nella sfida tra i due attaccanti si rinnova. Con un aspetto in più: il silenzio. Bocche cucite. Nessuno dei due, questa settimana, parlerà in vista della gara che li attende. Per motivi simili ma comunque assolutamente diversi.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «Stiamo lavorando a un masterplan che prevede uno stadio, il nostro centro sportivo, una piscina coperta, un palazzetto del basket, campi da tennis, dove trasferirci dopo il Plebiscito. In settimana ci siederemo ad un tavolo con i progettisti dello Juventus Stadium per una consulenza». Un piano ambizioso e che prevede un investimento milionario. La cordata di imprenditori che ci sarebbe dietro la manifestazione d’interesse, sembrava aver coinvolto il presidente di Arte di Abitare Alberto Pedrina (già sponsor del Calcio Padova), e il suo socio Agostino Cadeo. «Assolutamente no» ha risposto Bonetto, «sono tutti nomi che lasciano il tempo che trovano. Pedrina è nostro sponsor e Cadeo è un suo socio, ma non ho mai parlato con loro di questo progetto. Io prima devo presentarlo e poi avrò tempo per trovare investitori». Ma bisogna offrire garanzie al sindaco Bitonci per poter dare credibilità al masterplan? Quindi, chi c’è dietro? «Ovviamente, bisogna dimostrare di avere solidità economica per portarlo avanti. Per ora mi sento di dire solamente che mi rivolgerò a imprenditori da fuori regione. Poi, non dimentichiamo che anche altri potranno manifestare il proprio interesse e partecipare ad un eventuale bando. Il mio è già pronto, è una bomboniera ma è solo nel mio telefonino. Il sogno è uno stadio legato a un azionariato popolare, dove ognuno decide di comprarsi il proprio posto allo stadio per alcuni anni». Sul piatto anche il possibile conflitto con Zed per utilizzare l’Euganeo per i concerti: «Quando giocheremo al Plebiscito, prima che venga buttato giù lo stadio, Zed potrà utilizzarlo. Nel frattempo, stiamo lavorando sull’ipotesi di uno stadio simile a quello dello Schalke 04, dove il terreno di gioco viene fatto slittare all’esterno, in modo che l’area possa essere usata anche per altre eventi».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Sì al Plebiscito per qualche anno, ma poi uno stadio di azionariato popolare, simile al “Veltins Arena” in Germania (dove gioca lo Schalke 04), finanziato da imprenditori provenienti da fuori regione e con la consulenza degli ingegneri dello “Juventus Stadium”. È un Roberto Bonetto a tutto campo quello che, ieri pomeriggio, durante gli allenamenti della squadra alla Guizza, ha voluto prima di tutto correggere il tiro delle dichiarazioni rilasciate in tv («non sono mai stato contattato dall’amministrazione per la questione Plebiscito»). Dopo quelle affermazioni, l’ad del Calcio Padova ha ricevuto una telefonata dal sindaco Massimo Bitonci, che ha preteso chiarimenti, e ha distinto i ruoli nell’operazione che dovrebbe portare, entro l’inizio del prossimo campionato, il calcio al Plebiscito. «È stato messo in dubbio il rapporto tra la nostra società e l’amministrazione comunale, ma in realtà c’è perfetta sintonia» ha chiarito. «E non c’è discrepanza neanche sul Plebiscito. Loro hanno una visione a 360° sulla realtà della città e quindi se hanno deciso di investire credo non sia tutto finalizzato solo al futuro del Calcio Padova, ma anche a eventuali progetti futuri e alla riqualificazione della zona». Progetti futuri che potrebbero essere realizzati solamente se l’ipotesi Plebiscito fosse veramente transitoria, in attesa che venga costruito il nuovo stadio al posto dell’Euganeo. Finora l’unico elemento concreto sono i 3 milioni inseriti da Bitonci nel piano triennale delle opere pubbliche da investire nel Plebiscito per omologarlo al calcio. «Tra una quarantina di giorni presenteremo al sindaco una manifestazione d’interesse per il nuovo stadio», ha garantito Bonetto.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Ma quali calunnie? A sgombrare il campo dagli equivoci ci ha pensato Tomat, che il giorno dopo ha scritto di proprio pugno una lettera aperta a Giorgio Ferretti, ponendo una serie di domande. Le sue accuse, in soldoni, sono due: l’Aicb non è trasparente e c’è bisogno di un profondo rinnovamento. «Nelle casse dell’Aicb ci sono solo 30 euro», denuncia Tomat. «Perché Ferretti non vuole far vedere il bilancio? Perché le spese delle trasferte non sono pubbliche? Perché non fare sinergia con la “Tribuna Fattori”? Io non calunnio nessuno, ma chiedo trasparenza. Credo che i tempi siano maturi perché tu, caro Giorgio, faccia un passo indietro e ti dimetta». La risposta di Ferretti non si è fatta attendere: «Tomat è falso e vuole solo mettermi in cattiva luce», tuona il presidente dell’Aicb. «Il bilancio, l’ho già detto ai club, è disponibile per chiunque lo voglia vedere. Ci sono 30 euro perché è quello che è rimasto dopo le spese di trasferte, giornalino e feste della passata stagione. Tutto normale. Un mio passo indietro? Il rinnovamento è già iniziato, sto portando avanti nuove leve prima di lasciare».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il Padova, sul campo, non sta certamente passando un periodo felice. E lo stesso si può dire stia accadendo anche alla più longeva e attiva associazione di tifosi. C’è un po’ di maretta interna, infatti, nell’Aicb e la testimonianza è rappresentata dall’uscita dall’associazione di uno dei sodalizi storici: la Fossa dei Leoni. Un’uscita molto rumorosa. È battaglia aperta tra il presidente dell’Aicb, Giorgio Ferretti, e il numero uno della Fossa dei Leoni, Aldo Tomat, iniziata dopo le prime riunioni stagionali dei club. Le prime frizioni iniziano alla riunione del 9 settembre, ma vanno avanti, striscianti, fuori dai canali ufficiali. Il tutto sino al comunicato di due giorni fa, pubblicato sul sito dell’Aicb a firma Giorgio Ferretti, nel quale viene puntato l’indice sullo stesso Tomat, pur senza nominarlo. «Siamo stanchi delle sue calunnie», si legge. «Dispiace che un club così glorioso sia finito in mano ad una persona del genere».

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) «Loro hanno fatto la loro parte – disse a proposito degli insulti ricevuti nel corso della partita dai tifosi biancoscudati – e io ho fatto la mia, segnando il gol del pareggio. L’esultanza? Ci sta, mi sono portato le mani alle orecchie perché sono stato insultato per tutta la partita. Quando ero a Padova mi fu intimato di andarmene per la vicenda legata al calcioscommesse: loro se legarono al dito, io vado avanti per la mia strada». Quelle parole, per quanto non fossero niente di così eclatante, gettarono altra benzina sul fuoco. Molti gli promisero un’accoglienza «speciale» all’Euganeo, qualcuno mise nero su bianco la propria presenza solo per riservargli un trattamento «particolare», nessuno in generale la prese bene. La ruota gira e adesso il calendario sabato propone proprio Padova-Mantova. Ruopolo, salvo sorprese, ci sarà, e c’è da scommettere che il clima allo stadio sarà infuocato. Cristian Altinier, sulla sponda opposta del fiume, è reduce da una settimana particolare. Ha fallito un rigore decisivo a Meda contro il Renate, privando il Padova di una vittoria che sarebbe stata assolutamente immeritata per quanto visto sul campo. La settimana prima a Cittadella dal dischetto non aveva sbagliato e, del resto, tutti i grandi attaccanti prima o poi hanno commesso un errore dagli undici metri. Nessun dramma, ma il momento è particolare e Altinier ha preferito declinare l’invito di giornali e tv che avrebbero voluto interpellarlo e conoscere il suo pensiero per una partita così speciale. Ma la sfida tra centravanti, stavolta, si consumerà sul campo di gioco e non a parole. A pensarci bene, meglio così. Dopotutto con i sentimenti (e con il passato) non si scherza.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Destini incrociati: 14 agosto 2015, primo turno di Coppa Italia. Mantova-Padova è in corso, i biancoscudati sono in vantaggio 1-0 (rete dell’ex di turno Cristian Altinier), ma al 43’ Francesco Ruopolo, un altro ex, segna e pareggia il conto del match. Finirà 1-1 ma non si chiude lì, perché Ruopolo segna e si porta le mani alle orecchie, dopo aver raccolto gli insulti degli ultras biancoscudati presenti al Martelli per tutta la partita. Fischi, insulti e urla di scherno per quello che i tifosi considerano uno dei protagonisti negativi della stagione 2011-2012 all’ombra del Santo, a cui segue quella reazione e una conferenza stampa condotta fra qualche sorriso ironico e mezze frasi lasciate in sospeso. Quel passato non è facile da dimenticare per i tifosi padovani: diversi atleti coinvolti nel calcioscommesse a vario titolo, qualche assoluzione in sede ordinaria ma non in sede sportiva, dove arrivarono squalifiche (poi ridotte), punti di penalizzazione (poi restituiti) e provvedimenti disciplinari molto pesanti. Ruopolo finì nell’occhio del ciclone per partite vendute ai tempi della militanza con l’Albinoleffe, che originarono un patteggiamento concordato dal suo legale Massimo Diana e una condanna a 16 mesi di squalifica, interamente scontati. Episodi emersi a distanza di anni proprio quando Ruopolo vestiva la maglia del Padova.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) «A quel punto, ovviamente, il sindaco sarà tenuto a fare una gara pubblica – ha aggiunto Bonetto – per mettere a confronto la nostra proposta con eventuali altre». Ma chi sono gli imprenditori coinvolti in questo piano? «Si tratta di investitori provenienti da fuori regione – ha tagliato corto l’ad del Calcio Padova – Non posso dire di più». Vanno registrate, poi, un paio di curiosità: «Nei prossimi giorni, incontreremo uno degli studi d’ingegneria che ha progettato lo Juventus Stadium», ha confidato Bonetto. E ancora: «Il modello? Mi piace molto la Veltins Arena di Gelsenkirchen (lo stadio della squadra tedesca Schalke 04, ndr ), dove il terreno di gioco può slittare all’esterno e rendere l’impianto polivalente», ha fatto sapere il dirigente biancoscudato, avvalorando l’ipotesi di coinvolgere Zed nell’affare. Sogno? Realtà? Sarà il tempo a dirlo. Il futuro immediato, comunque, si chiama Plebiscito, per sistemare il quale Palazzo Moroni ha già «prenotato» tre milioni di euro. Del progetto, in municipio, si stanno occupando l’architetto Luigino Gennaro e l’ingegner Claudio Rossi, pure se lo studio di fattibilità è stato affidato ad un professionista esterno, l’architetto Massimiliano Pagnin. Il piano, che siamo riusciti a farci raccontare in anteprima, prevede la creazione di due nuove aree parcheggio, una a nord (a fianco del campo da baseball) e una a sud (poco prima del distributore di benzina), per una dotazione complessiva di circa un migliaio di posti auto. Inoltre, per portare la capienza totale dello stadio a quota 10mila persone, è in programma la realizzazione di una curva sud da duemila posti. A breve, il sindaco Bitonci e l’assessore comunale allo Sport Cinzia Rampazzo vorrebbero presentare pubblicamente il progetto. Così da far partire i lavori entro fine anno. In tanti, però, continuano a domandarsi: perché spendere tre milioni di euro (che, si vocifera, potrebbero anche non bastare) per una soluzione temporanea e non definitiva?

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) «Non esiste alcuna frizione tra noi e l’amministrazione comunale». L’amministratore delegato del Calcio Padova Roberto Bonetto, ieri pomeriggio a margine dell’allenamento della squadra al centro sportivo Geremia di via Gozzano alla Guizza, è tornato a parlare della questione stadi. E, prima di entrare nel dettaglio della vicenda, ha categoricamente smentito che il rapporto tra la società biancoscudata e la giunta di Palazzo Moroni si sia in qualche modo incrinato: «Con il sindaco Massimo Bitonci c’è un’assoluta unità d’intenti. Tanto che – ha ricordato Bonetto – in due delle ultime tre partite, in casa contro il Sud Tirol e in trasferta contro il Cittadella, il primo cittadino era in tribuna al nostro fianco».
Più di qualcuno, nei giorni scorsi, aveva però notato una certa diversità di vedute tra il club di viale Rocco e i vertici del municipio a proposito, appunto, del tema stadi. Da un lato, infatti, il sindaco aveva spiegato che il trasferimento del Calcio Padova al Plebiscito, peraltro a partire già dalla prossima stagione, sarebbe stato definitivo e che l’Euganeo sarebbe stato adoperato soltanto per i grandi eventi, sportivi e musicali, magari coinvolgendo Zed nella sua gestione. Dall’altro, invece, lo stesso Bonetto aveva rivelato che, nelle intenzioni sue e del presidente Giuseppe Bergamin, lo spostamento nell’ex impianto del rugby sarebbe stato solamente momentaneo, cioè per il tempo necessario alla costruzione di un nuovo stadio al posto di quello di corso Australia. E ieri, nel merito, l’ad biancoscudato ha mantenuto il punto: «Confermo che, tra un mese e mezzo, presenteremo al Comune una manifestazione d’interesse per l’area dell’Euganeo, dove abbiamo in mente di realizzare non solo un nuovo impianto, ma anche un vero e proprio centro polisportivo, con piscine e strutture per altri sport».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (ottava giornata, 24/25 ottobre): Albinoleffe-Cittadella, Alessandria-Renate, Bassano-Pro Patria, Cuneo-SudTirol, Giana Erminio-Pavia, Lumezzane-Pordenone, Padova-Mantova, Pro Piacenza-FeralpiSalò, Reggiana-Cremonese.

Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 17, Bassano, Pavia e Reggiana 15, Alessandria, FeralpiSalò, Pordenone e SudTirol 11, Cremonese 10, Giana Erminio, Lumezzane e Padova 9, Mantova 8, Cuneo e Pro Piacenza 6, Renate 4, AlbinoLeffe 3, Pro Patria 0.

Ore 08.26 – Lega Pro girone A, i risultati della settima giornata: Pordenone-SudTirol 2-1 (De Cenco (Pn) al 28′ pt, Finocchio (Pn) al 41′ pt, Gliozzi (St) al 42′ st e su rigore al 45′ st), Bassano-Alessandria 0-0, Mantova-Lumezzane 2-0 (Ruopolo (Mn) al 17′ st, Momenté (Mn) al 29′ st), Pro Patria-Cuneo 0-3 (Banegas (Cn) al 42′ pt, Garin (Cn) al 7′ st, Cavalli (Cn) su rigore al 14′ st), Renate-Padova 0-0, Cittadella-Giana Erminio 1-0 (Schenetti (Ci) al 36′ pt), Cremonese-AlbinoLeffe 2-0 (Bianchi (Cr) al 8′ pt, Brighenti (Cr) al 45′ st), FeralpiSalò-Reggiana 0-3 (Mogos (Re) al 1′ pt, Bruccini (Re) su rigore al 10′ pt, Arma (Re) al 24′ pt), Pavia-Pro Piacenza 3-0 (Siniscalchi (Pv) al 15′ st, Bellazzini (Pv) al 26′ st, Cesarini (Pv) al 36′ st).

Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.22 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 21 ottobre: allenamento pomeridiano sul sintetico per i Biancoscudati, tutti presenti.




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