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Ore 22.30 – (Il Piccolo) Stefano Lotti avrebbe potuto essere il primo tecnico dell’Unione Triestina 2012 di questi anni di serie D a cogliere tre successi di fila. Non ci erano riusciti Costantini (che a dire la verità aveva avuto solo 5 partite a disposizione) e Rossitto il primo anno, non ce l’avevano fatta neanche lo stesso Lotti e poi Ferrazzoli e tantomeno Gagliardi. Ma il tecnico triestino ha dovuto rinunciare (almeno per ora) a questo parziale primato e onestamente ha ammesso che un pareggio è già oro colato per quanto fatto vedere dall’Unione domenica contro l’Este. Ma perché una prova così scialba? Detto che tutta la squadra è apparsa sottotono, va almeno sottolineato che la Triestina non ha preso gol e nelle ultime tre partite ha subito una sola rete su corner a Fontanafredda. La difesa, pur con qualche amnesia e grazie soprattutto agli svarioni dell’attacco ospite, se l’è cavata. Ma dove la squadra ha peccato in maniera evidente è stato in fase di costruzione: lo stesso Lotti ha denunciato un undici troppo allungato, capace di provare solo lanci in avanti sperando che succeda qualcosa. E in attacco non si è creato nulla, a parte l’ultimo quarto d’ora. Quando, guarda caso, era entrato Kabine, l’eroe di Fontanafredda stranamente relegato in panchina a inizio gara. Del resto, con la formazione schierata domenica, era chiaro che fare gol sarebbe stato piuttosto difficile: tra gli undici scesi in campo solo Santoni, Proia e Andejlkovic sono andati finora in gol (una rete ciascuno), ma quello del bomber non è certo il loro mestiere. Finora i realizzatori della Triestina erano stati Zubin e Kabine con 3 reti a testa: con il bomber di Capodistria fuori per le note scelte societarie e con il marocchino in panchina per motivi di turnover (è quanto sostenuto da Lotti a fine match), era ovvio che trovare la via della rete sarebbe stato complicato. Anche perché era in panchina l’unico altro giocatore che ha una certa familiarità con il gol, ovvero Zanardo, appena reintegrato. Del tridente offensivo visto contro l’Este, Santoni è un esterno vivace, ma piuttosto individualista e con precisi limiti, mentre Zottino appare davvero leggerino. E l’ultimo arrivato Giordani? Finchè la condizione ancora precaria l’ha sorretto, è apparso un centravanti di discreta tecnica, capace di mettere giù palla, far salire la squadra e fare qualche sponda, ma non sembra avere nel dna le qualità del bomber vero e proprio, come del resto dimostra finora la sua carriera ( 4 reti in 49 presenze con la Pistoiese in serie D e nessun gol in 15 presenze con il Savoia in serie C). E allora questa squadra può davvero in questo momento fare a meno dell’effervescenza di Kabine in attacco? E se proprio il marocchino deve rifiatare, può rinunciare all’unico altro buon mestierante del gol attualmente in rosa che è Zanardo? Motivi su cui riflettere, nelle scelte per le prossime partite.
Ore 22.10 – (Corriere delle Alpi) Doppio ko. Il Belluno ricomincia la settimana con addosso la sconfitta patita a Castelfranco Veneto. Non bastasse, sabato mattina ha visto fermarsi anche Davide Solagna. Il numero uno gialloblù, uno dei più positivi in questo avvio di stagione, si è fermato durante uno degli ultimi esercizi della rifinitura. Il problema. «Sabato stavamo completando l’allenamento quando mi si è bloccato il ginocchio e mi ha fatto subito male». Così, Solagna, spiega il suo problema. «Sono andato all’ospedale e ho messo un tutore, ma ogni piccolo movimento mi provoca dolore». Mister Vecchiato, nel post partita contro il Giorgione, aveva detto che il numero uno soffriva già di un problema a quel ginocchio. «Effettivamente due anni fa avevo avuto un piccolo distaccamento, che però si era risolto abbastanza velocemente. Questa volta però è diverso, perché fa parecchio male ogni qualvolta faccio dei movimenti. Ieri ho fatto la risonanza magnetica e nei prossimi giorni vedremo quale sarà il responso». Sensazioni. «Credo che ci sarà da fare un’operazione, visto che si tratta quasi certamente del menisco, spero però sinceramente di limitare al mese la mia assenza. Mi dispiace, perché ero contento del mio rendimento fino ad ora ma sono convinto che Brino farà benissimo». Momento no. Infortuni e risultati sul campo non stanno certo dando una mano a mantenere alto l’umore in casa Belluno. Solagna si è unito a Pellicanò nell’infermeria e anche Bertagno non è uscito al meglio da Castelfranco. Fosse almeno arrivata una vittoria… «Non ho visto la partita dal vivo ma qualche immagine sì e devo dire che, a differenza di quanto si può pensare, quello è un campo difficile. Magari noi non siamo brillantissimi, ma il campionato si è livellato e per noi le cose si sono complicate senza dubbio. Dispiace perché volevamo dare continuità al successo con l’Este, ma proveremo a riprenderci già dalla prossima». Domenica l’Unione Triestina. Al Polisportivo domenica occorre cercare il riscatto, magari sfruttando il bilancio fin qui positivo tra le mura amiche. Contro una formazione che appaia il Belluno in classifica occorre cercare la vittoria. Non ci sono squalificati, visto che il solo diffidato Duravia non si è preso il quinto giallo.
Ore 21.50 – (La Provincia Pavese) L’attaccante avversario non lo aspetta, ma se lo va a prendere fuori area. Spesso molto fuori, fino e oltre la linea di centrocampo. Angelo Siniscalchi il ruolo di centrale difensivo lo interpreta così, in maniera moderna, con grande personalità e dando così l’impressione di essere nel pieno controllo della situazione. E alla sua seconda presenza nel Pavia, al rientro dopo un lungo infortunio, segna anche il gol – il settimo in carriera – che indirizza la gara a favore degli azzurri. «Una gara ostica, difficile da sbloccare perché il Pro Piacenza era parecchio arroccata dietro – dice il trentunenne ex Mantova commentando la partita – per fortuna è arrivato questo primo gol. Sono contento per me ma soprattutto per la prestazione della squadra, abbiamo dimostrato che siamo in crescita e quindi dobbiamo continuare su questa strada». Una carriera, la sua, che si è sviluppata soprattutto in C1 al Sud (Salernitana, la squadra della sua città, e Benevento, ma anche un anno a Pescara), con puntate a Bellaria e Portogruaro e sette presenze in B ad Ascoli. Poi negli ultimi due anni si è spostato al nord: Cuneo e appunto Mantova, prima del Pavia. In azzurro le cose non sono cominciate bene per via del problema al ginocchio (tendinopatia al rotuleo) che l’ha costretto a un lungo stop. A Bergamo è rientrato e ha mantenuto il posto nella gara successiva, quella di domenica contro il Pro Piacenza. «Di solito quando perdi tutta la preparazione è sempre difficile rientrare con il gruppo – spiega il difensore – sono stati due mesi lunghi e brutti da superare. Però ora è tutto alle spalle, sto cercando di recuperare la migliore condizione. Stavolta è andata sicuramente meglio di quella precedente a Bergamo a livello fisico». E ha confermato l’autorevolezza intravista già a Bergamo nello stare in campo, uscendo spesso dalla linea difensiva per andare all’attacco diretto dell’avversario. «Sì, le mie caratteristiche sono queste – dice – mi piace prendere la punta abbastanza alta anche rischiando un po’. Ma credo che accorciando subito sull’attaccante si possano evitare guai peggiori. Contro il Pro Piacenza comunque si è mossa bene l’intera difesa ma è tutta la squadra che quando è così aggressiva e attenta su ogni particolare rende la vita difficile a chiunque». Tra le squadre affrontate lo ha colpito il Cittadella: «Una formazione retrocessa ma organizzata, sarà un campionato difficile perché ci sono squadre come appunto il Cittadella e l’Alessandria che possono essere attrezzate come noi per il salto di categoria. Bisogna continuare così, anche con la Giana Erminio sabato sarà una partita difficile, ma dobbiamo andare lì a imporre il nostro gioco».
Ore 21.30 – (Gazzetta di Reggio) A Salò Rachid Arma ha realizzato il gol che ha chiuso la partita. Buona la prestazione dell’attaccante granata che quest’anno sta segnando di frequente: «Vivo del gol, di stare spesso nell’area di rigore e di buttare dentro qualsiasi palla che passa in ogni maniera umanamente possibile. In questo inizio di stagione mi sta capitando spesso, quindi spero di continuare così. In questo momento mi sento molto bene e sono felice di essere prezioso per la Reggiana» spiega. Non è però solo merito di Rachid: «Devo ringraziare i miei compagni, perché se segno significa che dietro a me c’è un grande squadra. Buona parte del merito è loro, sia del centrocampo che della difesa, perché ci permettono di creare e sfruttare al meglio queste occasioni. Siamo un grande gruppo che cresce di gara in gara. Mi auguro di mantenere questa quadratura ancora per molto tempo». «A Salò – spiega -. Abbiamo superato il primo vero esame di maturità della stagione. Dal mio punto di vista la FeralpiSalò è davvero una grandissima squadra. Noi siamo stati bravi a non sbagliare approccio al match e a tagliare le gambe ai nostri avversari con il primo gol. Poi abbiamo continuato a pressare, riuscendo a conquistare il rigore e a provocare l’espulsione del portiere. Dopo il due a zero non ci siamo fermati, ed è arrivata la terza rete. Diciamo che oltre ad essere bravi siamo stati anche fortunati. Siamo stati attenti e abbiamo difeso il 3-0 sino alla fine. Abbiamo rischiato qualcosa e non dovevamo permetterglielo, perché sul 3-0 incosciamente si tende un pò a mollare. Questo errore non dobbiamo più commetterlo». I tre punti con la FeralpiSalò valgono molto: «E’ stato un passo importante per affrontare le prossime partite. Il campionato è equilibrato e difficile, ci sono tante squadre attrezzate per vincere. Ci siamo però anche noi. Cercheremo di dare fastidio a tutte».
Ore 21.10 – (Gazzetta di Reggio) Otto secondi e qualche decimo. Poi c’è chi non se lo aspettava e lo ha annotato con qualche attimo di ritardo, ma quel gol di Vasile Mogos al Feralpi Salò – anche senza fare uso di autovelox – è stato il più rapido nella storia della Reggiana. Nel primo embrione di azione lo stantuffo romeno ci è andato sicuro, su quel pallone: uccellando un Caglioni, portiere gardesano, che non si è rassegnato a passare alla storia come capoclassifica dei trombati di Lega Pro e si è poi fatto cacciare dopo aver tentato di arare Alessandro Spanò. FANELLO E ROMANO. Andando a ritroso, diventa quasi un azzardo stabilire i secondi esatti di una marcatura: nei tabellini da sempre si arrotonda il tempo al minuto corrente oppure a quello successivo, secondo lo spartiacque dei 30 secondi. Un gol della Reggiana sicuramente maturato entro il primo minuto di gioco fu quello di Giovanni Fanello al Modena, il 7 gennaio 1968 al Mirabello. Mogos dunque scalza quella gloriosa ala destra dal primo gradino del podio. Gol rapido anche quello di Francesco Romano a Lecco (1’) il 1 dicembre 1978- SINIGAGLIA. Il record momentaneo avrebbe potuto essere di Davide Sinigaglia, nell’inverno scorso: 23 secondi ma nella sua prima apparizione in maglia Giana Erminio, con quella granata appena svestita. FRIGNANI. Anche il compianto Amleto Frignani firmò un record di rapidità nei panni di ex granata (all’epoca era al Milan): il 30 dicembre 1954, con la casacca della Nazionale, andò a segno al 30° secondo. I DOLORI. Sul librone granata c’è anche un capitolo di delusioni brucianti. Il gol più veloce in assoluto segnato alla Reggiana è senza dubbio quello di Scaratti nella gara tra il suo Hellas Verona ed i granata del 13 giugno 1965: dieci secondi e frittata già in tavola… Poi occorre balzare all’annata 2010 quando la Reggiana di Loris Dominissini incassò un gol urticante dalla Spal, nel derby allo stadio Mazza: a segno Schiavon, dopo 19 secondi. Infine la stretta attualità: Reggiana-Padova, 6 settembre 2015, con il veneto (si fa per dire…) Neto Pareira a trafiggere l’incredulo Perilli dopo appena 48 secondi di partita. RECORD DEI RECORD. Il gol più rapido nella storia del calcio mondiale risale però al 7 novembre 2009 ed è stato segnato dal giovane arabo Nawaf Al Abed : 2 secondi! Dopo essersi fatto toccare il pallone, scavalcò il portiere avversario con un incredibile pallonetto dal centro del campo. In serie A invece il primato è tuttora di Paolo Poggi: in Piacenza-Fiorentina beffò il portiere viola Manninger dopo 8 secondi e 9 decimi.
Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) Tenere i piedi per terra quando le cose vanno bene. Non deprimersi troppo quando vanno male. E’ una regola aurea, dalla quale non vuole discostarsi il direttore generale Raffaelle Ferrara, nonostante le note liete per rallegrasi siano davvero molte in questo inizio di campionato. ANDREONI. Unico motivo d’apprensione, di non poco conto, è la spada di Damocle che pende su Cristian Andreoni. Ieri sera il verdetto del tribunale antidoping del Coni non era ancora arrivato. Ferrara, per lui sono stati chiesti quattro anni. Sarebbe una mazzata… «Mi dispiacerebbe per il ragazzo, prima ancora che per il calciatore e la società. Mi auguro non sia questo il verdetto». LA SQUADRA. Torniamo ai responsi del campo. Sognare è davvero possibile, non dica che non lo fa anche lei. «Chi fa il nostro mestiere e vive nel calcio sa che bisogna tenere i piedi per terra. Siamo ovviamente molto contenti di quello che la squadra sta facendo. I tifosi è giusto che vivano questo momento con entusiasmo. Mi auguro che quando ci saranno tempi meno brillanti ci siano vicini, come hanno fatto l’anno scorso». Tre vittorie consecutive. Due sole reti subite. Secondo posto… «Sono numeri incoraggianti, ma ricordo che siamo alla settima giornata e il girone è particolarmente complicato. Faccio un esempio. Il Giana sta facendo soffrire le grandi e anche con il Cittadella ha avuto la possibilità di pareggiare per tre volte. Nessuna squadra può essere sottovalutata». Tre vittorie dopo il cambio di modulo: è stata quella la chiave di volta? «La penso come il mister. Tutti i moduli possono essere utili se c’è il giusto atteggiamento. Al contrario se manca la determinazione qualsiasi modulo non è quello giusto» Arma è uno di quelli che sta impressionando di più, anche per lo spirito di sacrificio e la capacità di mettersi al servizio della squadra… «Penso che tutti i nuovi si siano inseriti molto bene, Bartolomei, Arma, Nolè, Mogos, Frascatore, Perilli. Del resto hanno trovato un gruppo solido, è stato più semplice inserirsi». Yuri Meleleo dopo essersi infortunato in allenamento la scorsa settimana è stato operato di menisco:t empi di recupero? « Una ventina di giorni. Oggi per il menisco non ci vuole tanto di più». In via Agosti si vocifera di un possibile ritorno a gennaio di Mignanelli dal Pescara. «Non è una voce che posso confermare, anche perché mi sembra strano che il ragazzo si sia già stancato di fare la B». Sul mercato come vi state muovendo? «Abbiamo ancora qualche posto libero, ma non vedo urgenza di agire sugli svincolati, discorso che mi è mai piaciuto più di tanto. Stiamo alla finestra e vediamo di cosa abbiamo bisogno. Inutile prendere uno a novembre che poi diventa disponibile per gennaio». Con la Cremonese cosa si attende? «La Reggiana del primo tempo con il Salò e del secondo con il Renate».
Ore 20.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Rabbia ed euforia in salsa brasiliana: è il mix servito il giorno dopo nei bar sport della città. Euforia per la qualità del gioco espresso da Pedersoli e compagni nei primi 45′ con il Sudtirol (2-0 al riposo). Rabbia per la direzione di Pasciuta da Agrigento, ma anche per le ingenuità commesse dai ramarri, soprattutto negli ultimi 10′. Leggerezze che hanno regalato il 2-2 agli increduli altoatesini. Non per nulla Giovanni Stroppa, tecnico biancorosso, ammette: «È un pareggio che vale una vittoria. Siamo usciti dal Bottecchia con un punto importante dopo aver lottato contro un grande avversario». EUROCAIO – Grande protagonista è stato il brasiliano, che sbaglia le reti più facili e poi ne fa una da copertina continentale, con una rovesciata spettacolare. «Sì, proprio un bel gol – annuisce con soddisfazione Caio De Cenco, riguardando il filmato -. Questa volta – sorride – non ho sbagliato io. Ma ora – invita – pensiamo alla prossima a Lumezzane e a non commettere più errori». MALE NECESSARIO – A volte, parlando di arbitri, viene voglia di parafrasare Aulo Gellio: “È un male, ma un male necessario”. In realtà l’autore latino del secondo secolo d.C. “punzecchiava” la donna del suo tempo, non certo la giacchetta nera di turno. Precisiamo: non ci riferiamo agli arbitri dei dilettanti, e soprattutto non ai ragazzi che fanno pratica nei tornei giovanili, ma a quei signori che sui rettangoli di LegaPro in un’ora e mezza esibiscono tutto il prepotente autoritarismo (non autorità, cosa ben diversa) che magari nelle altre 166 ore e mezza della settimana non riescono a esercitare. Non è la prima volta che il Pordenone viene penalizzato. Già la scorsa stagione alle indubbie colpe di giocatori, tecnici e società, per determinare la retrocessione si erano aggiunte quelle di certi direttori. Un “aiutino” al contrario, costato a Lovisa mezzo milione per il ripescaggio. Dissipata la nube di rancore, resta la viva sensazione che questo Pordenone non abbia peso politico. Che in società non ci sia nessuno, al di là del presidente (che spesso viene imbavagliato), capace di battere i pugni sui tavoli del palazzo romano e di quello fiorentino. DIFESA D’UFFICIO – È probilmente anche vero che se sul 2-0 Mandorlini avesse messo alle spalle di Miori l’invitante pallone servitogli da Pasa, Pasciuta avrebbe avuto meno possibilità di determinare il risultato. Quindi, prima di recriminare verso il “male necessario”, i ramarri devono fare un utile esercizio di autocritica. Berretti neroverde affidata provvisoriamente a Stefano Daniel, già responsabile tecnico del Settore giovanile.
Ore 20.10 – (Messaggero Veneto) Quella di domenica scorsa, per Alex Pederzoli, è stata la partita numero 290 tra i professionisti. Di esperienza ne ha e, dall’alto dei suoi campionati in serie B e Lega Pro, riflette su questo Pordenone e regala spunti importanti. «E’ una squadra che può arrivare in alto, forse quanto il “mio” Alto Adige di due anni fa», assicura. Quello che, tradotto in soldoni, arrivò a giocarsi la finale dei play-off di serie C con la Pro Vercelli. Non è esagerato, nel suo paragone, il regista neroverde. «Nel calcio ci si lascia influenzare molto dai risultati – afferma –: è chiaro che, vedendo l’epilogo della gara col Suedtirol, simile alle precedenti, una possa avere dei pensieri negativi. Ma non va assolutamente fatto: in questo momento siamo in credito, la classifica è ingenerosa nei nostri confronti, ma forse è meglio così. Abbiamo delle certezze, sotto tutti i punti di vista: ci torneranno utili in futuro. Nel processo di crescita della squadra – continua – credo sia meglio un pareggio del genere, che una vittoria “rubacchiata”. Continuiamo a fare prestazioni, non è poco. Andando avanti così arriverà anche la fortuna». La sua parola d’ordine è positività, nonostante il pareggio subìto: «Altrimenti – spiega – si innescano spirali negative di cui non abbiamo bisogno. Nessuno, a questo gruppo, ha chiesto di vincere il campionato o di arrivare ai play-off. Non siamo il Pavia o il Mantova. Però posso dire che, tenuto conto della mia carriera, vedo questa formazione forte, attrezzata, con margini di crescita: per questo faccio il paragone con l’Alto Adige di due stagioni fa». Insomma, questo Pordenone può arrivare molto in alto. Bisogna aspettarlo e lasciarlo crescere.
Ore 19.50 – (Messaggero Veneto) Non è un inganno: la classifica è reale. Peccato che si riferisca ai risultati dei primi tempi. Se le partite terminassero dopo 45’, questo dice la statistica, il Pordenone sarebbe primo. Proprio così, la squadra sarebbe davanti a tutti in Lega Pro, con un ruolino di marcia di 6 vittorie, un pareggio e 19 punti su 21 disponibili. Un ritmo forsennato. Purtroppo per i neroverdi le gare durano novanta minuti e qui emerge il difetto del team, cioè la tenuta sulla lunga distanza, il fatto di subire troppo spesso rimonte. Dettagli, comunque, visto il campionato che la squadra sta disputando tenendo conto degli obiettivi e delle aspettative. Tuttavia la statistica va analizzata. In origine ci fu l’incontro di Piacenza, con la Pro: squadra avanti per 1-0 dopo 45’ grazie alla punizione di Pederzoli, quindi raggiunta nella ripresa da un rigore di Alessandro. Non succede nulla, in questo senso, nel secondo turno, quando il Pordenone vince con l’Albinoleffe per 1-0; l’evento torna così a ripetersi alla terza giornata, a Mantova. Avanti a fine primo tempo al Martelli per 1-0 grazie alla rete di Strizzolo, la squadra si fa raggiungere all’inizio del secondo atto da Carini. Nella quarta e quinta tappa non si vedono rimonte subite: col Renate finisce 0-0 e con la Pro Patria la squadra vince facilmente per 4-1. Il difetto riemerge così nelle ultime due giornate. Con la Cremonese il Pordenone è avanti per 1-0 al 45’ (gol di Mandorlini), quindi si fa raggiungere a metà ripresa da un gol di Forte; con l’Alto Adige la storia è nota, con le reti di Gliozzi negli ultimi minuti che vanifica l’uno-due del primo tempo firmato da De Cenco e Finocchio. Il totale di punti gettati al vento è di 8: tanti. Ma tenere il ritmo e l’intensità dei primi 60’-70’ di gioco è una missione quasi impossibile. E, al contempo, il difetto porta a riconoscere un altro punto debole, la poca profondità dell’organico del Pordenone: chi entra ha qualcosa in meno rispetto ai titolari. Si tratta però di trovare il pelo nell’uovo. Quello dei “ramarri” rimane un campionato di enorme spessore.
Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) La squadra fatica a vincere? Pazienza. Sì, perché domenica al Bottecchia si è visto davvero calcio spettacolo. E non è stata la prima volta. Il Pordenone diverte, e parecchio. Pratica un calcio vivace, spumeggiante, di stampo offensivo, com’è nelle corde di Bruno Tedino, il mister scelto per portare la società cittadina in salvo in Lega Pro dopo il ripescaggio. Finalmente andare al Bottecchia è diventato un vero piacere, al di là dei risultati. Dopo anni di formazioni votate solo alla ricerca del risultato, adesso si bada comunque alla vittoria, ma con un altro stile, propositivo, spettacolare. E il manifesto perfetto si trova nella favolosa rete di Caio De Cenco, una rovesciata che entra di diritto tra i gol più belli visti negli ultimi anni al Bottecchia. E se poi la vittoria non arriva, si torna a casa comunque soddisfatti, appagati. Consci di tifare per una squadra “vera”, in tutti i sensi. Filosofia. Ed è successo questo, domenica scorsa, dopo la gara con l’Alto Adige. C’era una punta di rammarico, com’è normale che sia visto l’epilogo, un pareggio immeritato e subìto per giunta al 95′ su rigore dubbio. Un sentimento che ha lasciato spazio a un altro, alla fine: la soddisfazione per avere visto l’ennesima grande prova del Pordenone. Una squadra che, oltre all’incredibile capacità di adattamento a nuovi spartiti tattici – contro gli altoatesini per la prima volta il 4-3-1-2 – fa la partita, non la subisce; aggredisce l’avversario e si difende attaccando. Un cambio netto di filosofia, rispetto al passato, reso possibile dalla qualità dei giocatori a disposizione ma principalmente voluto dal suo allenatore, Tedino, che ama proporre. Il tecnico è seguito dai suoi giocatori, perché è competente ma anche perché è un vero amante e studioso del calcio. Legge, s’informa, si documenta. Sperimenta. Bagaglio, questo, che riesce a trasmettere alla squadra. Ed è così che sono nati i grandi primi tempi con la Cremonese, col Mantova, con l’Alto Adige; è attraverso questa ricerca del gioco che il Pordenone ha 11 punti in classifica e riceve gli applausi di tutto il girone A di Lega Pro. Da matricola sprovveduta, la scorsa stagione, è passata a realtà solida e che dà spettacolo. “Golazo”. Va usata proprio questa espressione: perché la rete di Caio De Cenco è l’immagine da copertina del calcio spumeggiante voluto da Bruno Tedino. La costruzione dell’azione è stata esemplare, così come il gesto tecnico. Dopo un gol così, ai tifosi neroverdi, sono venuti in mente gli altri magnifici gol visti negli ultimi anni. Ce ne sono tanti, da ricordare: il centro di Eric Herrera in Pordenone-Treviso del 2010, un controllo volante spalle alla porta concluso con un tiro di sinistro nell’angolino; ancora più indietro, la rete di Maki Mvondo nel 2008 in Eccellenza, nata da un assist in “rabona” di Andreolla. In tempi più recenti, il sinistro da 40 metri finito all’incrocio da parte di Zamuner a Tamai, nel derby del 2012; oppure il tiro al volo di destro di Zubin in area piccola col Dro nel 2014 e, nello stesso anno, la rovesciata a Vittorio Veneto da parte di Florean. L’amichevole. Insomma, oggi veder giocare il Pordenone è un piacere per gli occhi. Un’altra occasione ci sarà prima della gara di domenica (alle 14) a Lumezzane, ovvero nell’amichevole in programma giovedì alle 17 a Rauscedo, praticamente a casa del presidente Lovisa, contro il Vivai di Prima categoria.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) I biancorossi, dopo l’importantissima vittoria di domenica (2-0) sul Lumezzane, hanno subito ripreso ieri pomeriggio gli allenamenti per prepararsi alla gara in programma sabato (ore 15) all’Euganeo contro il Padova. Mister Riccardo Maspero nella circostanza dovrà sicuramente fare a meno di tre giocatori infortunati, oltre che ovviamente del lungodegente Pane. Il difensore Filippo Carini, vittima di una distorsione alla caviglia e già assente nell’utima gara, è stato visitato dall’ortopedico Antonio Zanini, che ha stabilito in circa venti giorni i tempi per il suo recupero. Lunga potrebbe rivelarsi anche l’assenza di Samuele Sereni e Gaetano Caridi, entrambi finiti ko nel corso del match con il Lumezzane a causa di infortuni muscolari. Sereni e Caridi, per i quali la prima diagnosi parla di sospette lesioni muscolari (preoccupa più Tano del terzino), saranno sottoposti a risonanza magnetica domani sera e a quel punto si avrà un quadro chiaro sui tempi di recupero. A piena disposizione è tornato invece Enzo Di Santantonio, vittima di una contusione al piede sabato scorso e andato in panchina contro il Lumezzane pur non essendo utilizzabile. Oggi la squadra sosterrà due sedute di allenamento, al mattino e nel pomeriggio. La preparazione proseguirà poi con allenamenti mattutini domani, giovedì e venerdì, quando mister Maspero dirigerà la seduta di rifinitura e scioglierà le riserve sull’undici da schierare all’Euganeo. Il Mantova, vista la vicinanza fra le due città, partirà in pullman per Padova direttamente sabato mattina.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) «Eh sì, quando si vince è tutto diverso». Lo ammette Riccardo Maspero al termine della seduta di allenamento al Te, dopo aver ricevuto i complimenti degli immancabili tifosi della “Corteccia” e aver constatato che anche i suoi giocatori hanno ritrovato il sorriso dei giorni migliori dopo il 2-0 al Lumezzane. «I risultati aiutano a dare convinzione, a credere nel lavoro che si fa in settimana – aggiunge il tecnico – e soprattutto a esprimersi con la testa libera. Ed è proprio questa la cosa più importane adesso: i ragazzi devono ritrovare l’entusiasmo e la spensieratezza che avevano nell’amichevole contro il Milan, devono essere consapevoli che hanno qualità tecniche, tattiche e umane per affrontare qualsiasi avversario senza paura». Il pensiero vola infatti già a Padova, dove il Mantova sabato inizierà un ciclo terribile: dopo l’Euganeo, Giana in casa, Bassano e Cittadella fuori, FeralpiSalò al Martelli, Pavia in trasferta e ancora Alessandria in casa. «Padova sarà un esame importante – dice Maspero -, per confermare che siamo in crescita. Ma nel calcio del resto ogni settimana c’è un esame da superare. Sabato dovremo innanzitutto ripeterci sotto il profilo della voglia di vincere, della capacità di soffrire, della grinta e della cattiveria agonistica». Per quanto riguarda gli aspetti tattici, Maspero non ha alcun dubbio: «Andremo avanti con il modulo 4-4-2, che in questo momento ci consente di avere maggiore compattezza di squadra, di coprire bene il campo in ampiezza e profondità e di sfruttare a dovere le fasce, che resta il mio pallino. La nostra rosa si adatta bene anche a questo sistema di gioco, abbiamo calciatori capaci di coprire tutti i ruoli». L’unico neo al momento riguarda gli infortuni: «Carini, Caridi e Sereni purtroppo staranno fuori per un po’ – spiega il mister – e non ci voleva, soprattutto adesso che è in arrivo anche la Coppa Italia (mercoledì 28 al Martelli contro la Spal, ndr) e che ci avrebbe fatto comodo avere tutti a disposizione per gestire le forze. Comunque non ci fasciamo la testa, abbiamo una rosa ampia e giovani che non vedo l’ora di utilizzare. Sugli esterni, ad esempio, Ungaro e Di Santantonio torneranno molto utili. Zammarini l’abbiamo già visto all’opera domenica e presto spero sarà anche il turno di Lombardo e Longo, che finora non hanno avuto spazio. Li tengo tutti in grande considerazione – assicura Maspero in conclusione -, ma in questi momenti di difficoltà per la squadra ho preferito gestirli con cautela, per non rischiare di bruciarli».
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tutti i protagonisti più attesi a turno rispondono presente, il Venezia capolista non può però prescindere dai suoi giovani. Dal portiere Vicario (’96) ai terzini Ferrante (’95) e Galli (’97) – ben sostituito dal debuttante Luciani (’96) nel 3-0 alla Calvi Noale – fino a un Matteo Callegaro (’97) che nelle ultime due gare ha soffiato il posto da titolare ad Acquadro (’96). Proprio Callegaro, peraltro, è l’unico promosso dei vari under – usciti dal vivaio arancioneroverde – testati in ritiro per valutarne la «spendibilità» in prima squadra. «L’uscita dal settore giovanile non è una passeggiata, prima di tutto bisogna crescere in fretta sul piano mentale – racconta il suo salto Callegaro -. Qui si fa calcio professionistico vero, ho la fortuna di giocare con compagni esperti e dalle carriere importanti, sto cercando di migliorare nella concentrazione. Nelle giovanili le pause ci stanno, tra i «grandi» no, la testa non stacca mai». Il 18enne Callegaro, che assieme a Cernuto è l’unico reduce del Venezia della scorsa Lega Pro, si è ben comportato sia ad Abano sia con la Calvi. «Volevamo «riscattarci» dopo quel 2-2 che ha interrotto l’ottima serie di 7 vittorie di fila. Ci siamo riusciti con una grande prestazione, da pelle d’oca per me giocare davanti a un pubblico che si aspetta prestazioni e risultati ma che dà anche molto in cambio sul piano del calore. Il morale sta salendo ancora, ringrazio mister Favaretto per la fiducia e spero di averla ripagata un po’». Domenica gli arancioneroverdi faranno visita al Campodarsego (ore 14.30) vicecapolista. «Aver raccolto 25 punti su 27 ed essere «solo» a +4 è un grande stimolo, un motivo in più per insistere. Per certi versi è più difficile gestire che giocare sapendo di dover vincere, nostro obiettivo anche per Campodarsego». Oggi alla ripresa al Taliercio mancherà Acquadro impegnato a Pomezia con la Rappresentativa di serie D. Ieri squadra e società con in testa il presidente Joe Tacopina hanno partecipato alle esequie di Umberto Vasta, papà del dirigente Alessandro.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il presidente Joe Tacopina può andare orgoglioso del lavoro svolto dal diesse Giorgio Perinetti che, anche se ha sforato il budget assegnato pur di assicurarsi Barreto, ha indubbiamente allestito una sauadra altamente competitiva. Una formazione così completa che consente al tecnico Paolo Favaretto di avere a disposizione moltissime soluzioni tattiche – come dimostrato anche nel derby di domenica vinto 3-0 al Penzo sulla Calvi Noale grazie a una favolosa tripletta di Denis Maccan – e soprattutto di avere un ventaglio di giocatori così ben assortito e di qualità elevata che i “sostituti” valgono quanto i “titolari”. Un’ottima garanzia in vista di un campionato che è sia lungo sia non semplicissimo come potrebbe invece apparire scorrendo la classifica. Anzi, i risultati delle prime giornate dimostrano come almeno un paio di formazioni siano in grando di tenere un passo abbastanza vicino a quello del Venezia capolista: il Campodarsego (che ospietrà i lagunari domenica) e la Virtus Vecomp. Una realtà che deve fungere da stimolo alla formazione arancioneroverde per non far scendere mai il livello di attenzione, mantenere la qualità delle prestazioni alta sia nell’arco della stagione sia nello specifico del singolo match. In un paio di occasioni almeno, infatti, i lagunari hanno rallentato nella ripresa, a risultato virtualmente acquisito, rischiando un po’. Ciò non è avvenuto domenica anche per le scelte effettuate dal tecnico che ha “costretto” la squadra a una tensione costante. Solamente continuando così e con l’umiltà che proprio Giorgio Perinetti va predicando dal primo giorno, questo Venezia può sperare di centrare il primo obiettivo, scalare il primo gradino di quella risalita che la società ha nel proprio progetto. Il presidente Tacopina sta facendo da entusiasta trascinatore di un pubblico che in parte sta ritornando al Penzo, e che è pronto a spingere sempre più una squadra vincente.
Ore 17.50 – (La Nuova Venezia) Denis Maccan nella storia dei triplettisti del Venezia, l’ultima risale al 2 marzo 2014 quando al Penzo Riccardo Bocalon infilò tre palloni nella porta della Pro Patria. Maccan come Zubin o Modolo, triplette in serie D con Concordia e Union Quinto il centravanti, con la Virtus Verona il difensore, anche se i tris più famosi rimangono quelli rifilati da Alvaro Recoba in serie A alla Fiorentina e da Sasà Campilongo alla Juve di Baggio in Coppa Italia. La prima tripletta postfusione fu di Stefano Marchetti al Tenni (0-3) in C/2 nel 1987, in serie B ancora Campilongo (5-2 al Bari) e Provitali (3-1 al Perugia). Ripresa. Oggi il Venezia riprende al Taliercio e Favaretto ritrova in gruppo Victor Barretto, un’arma in più per un attacco che ha già realizzato 25 reti con Serafini bomber (6 centri), mentre Maccan ha raggiunto Carbonaro (4). Nei gironi con nove gare già disputate Venezia leader come numero di punti conquistati (25, Parma 23), gol realizzati (25, Caronnese 23), differenza reti (+19, Parma +17) e vantaggio sulla seconda in classifica (+4, Piacenza +3). Si comincia a preparare il big-match con il Campodarsego, imbattuto come il Venezia seppur staccato di 4 punti, in arrivo la squalifica di Andreucci, tecnico della formazione padovana espulso per proteste nel vittorioso derby di San Martino di Lupari. Sarà un’altra settimana con tre partite visto che prima dell’arrivo del Levico al Penzo ci sarà la trasferta (mercoledì 28) di Coppa Italia a Trieste. Tacopina. Ieri il presidente, insieme a dirigenti, staff tecnico e squadra, ha presenziato nella chiesa del cimitero di Mestre al funerale del papà del consigliere delegato Alessandro Vasta. In serata è andato nella sede Rai di Venezia, ospite del “Processo del Lunedì”, mentre domani registrerà il servizio che andrà in onda alla sera su Sky dopo le partite di Champions League. Il presidente torna a New York giovedì.
Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Effetto Joe Tacopina. L’arrivo a Venezia del nuovo presidente arancioneroverde sta già producendo i primi effetti, non solo in termini di ritrovato entusiasmo. Domenica al Penzo, ad assistere alla vittoria degli uomini di mister Paolo Favaretto sul Calvi Noale (3-0, tripletta di Maccan), cerano 1.846 spettatori, un dato di pochissimo inferiore rispetto ai 1.965 di sette giorni prima. Ma il numero dei paganti è in crescita (mille euro in più) e questo significa che se per la «prima» di Tacopina al Penzo molte file sugli spalti erano state occupate dai ragazzini del settore giovanile, stavolta a riempire le tribune sono stati tifosi paganti. «Stiamo inoltre ottenendo i primi riscontri positivi a livello di aziende e possibili sponsor — riferisce il dg Dante Scibilia — si percepisce molto chiaramente che la fiducia attorno al Venezia sta crescendo». Ed è merito del presidente arancioneroverde, che in questi primi giorni di permanenza in laguna ha dato una scossa a livello comunicativo e organizzativo. Il Penzo mostra già i primi segni di restyling e il logo a centrocampo visto domenica non è che il primo tassello. Si sta pensando di allargare lo staff, inserendo due nuove figure che si occupino di marketing, comunicazione e merchandising, affiancando così le persone già presenti negli uffici di viale Ancona per dare seguito a tutti i progetti che Tacopina intende avviare. Sul piano mediatico anche le tv nazionali hanno acceso i riflettori sul Venezia, nonostante militi in serie D: ieri sera il presidente, in collegamento dagli studi di Palazzo Labia, è stato ospite del Processo del lunedì su RaiTre, mentre domani sarà Sky a collegarsi con Venezia (forse da piazza San Marco), nello spazio di approfondimento dopo la Champions League. Tacopina rimarrà a Venezia fino a giovedì, quando ripartirà per New York per fare ritorno in città per il derby col Mestre l’11 novembre. Ieri intanto l’intera dirigenza, la squadra e lo staff hanno partecipato, nella chiesa del cimitero di Mestre, ai funerali del padre di Alessandro Vasta, l’avvocato membro del cda arancioneroverde.
Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Roberto Venturato, allenatore del Cittadella, aveva pronosticato che Bassano-Alessandria non sarebbe finita in pareggio. Al contrario sulla «ruota» del Mercante è spuntato il segno X che, tutto sommato, accontenta tutti. Stefano Sottili, perché non perde troppo terreno nei confronti dei rivali e allo stesso tempo tiene a distanza l’Alessandria, Angelo Gregucci perché dà continuità al lavoro delle ultime settimane restando in scia alle migliori. «Si sono affrontate due belle squadre — ammette Sottili — che hanno dato vita ad una partita equilibrata, mantenendo però entrambe dei ritmi elevati per cercare di conquistare la vittoria. Non ci sono state molte occasioni, noi ne abbiamo avute due nitide con Pietribiasi ma è stata una partita molto fisica e tattica che poteva essere decisa solamente da un episodio o una giocata individuale. Io sono contento della prestazione dei miei». Sottili ha ritrovato, dopo un’estate turbolenta, anche Daniel Semenzato. Il rinnovo complicato e una concorrenza molto agguerrita lo avevano spedito un po’ in naftalina, adesso il ritorno fra i titolari è un buon segnale anche in prospettiva: « La rosa è ampia e competitiva — ammette il difensore giallorosso — e bisogna pronti quando si viene chiamati in causa. Contro l’Alessandria come occasioni avute forse meritavamo qualcosa in più, tuttavia quest’anno chi sbaglia meno rimarrà in testa. La strada è ancora lunga, dobbiamo armarci di pazienza e ragionare sulla lunga scadenza». Il calendario è amico. Dando uno sguardo alla prossima settimana, in programma c’è un’altra partita casalinga e contro un avversario ben più abbordabile rispetto all’Alessandria. Si tratta della Pro Patria, ancora inchiodata a quota zero punti in classifica dopo sette giornate e con un organico che in categoria sta facendo davvero fatica. Un’occasione più unica che rara per tornare a marciare, incamerando altri tre punti nella lunga corsa a ostacoli verso la B.
Ore 16.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.20 – Qui Guizza: partitella finale a tutto campo.
Ore 15.50 – Qui Guizza: quadrangolare a campo ridotto.
Ore 15.40 – Qui Guizza: provate soluzioni offensive.
Ore 15.30 – Qui Guizza: scelto il campo sintetico anche nel pomeriggio, in gruppo anche Amirante.
Ore 15.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento pomeridiano.
Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) Montenegrino di Podgorica, 22 anni, Filip Raicevic è la grande rivelazione di questo avvio di stagione del Vicenza. L’attaccante è stato acquistato nel luglio scorso nell’operazione che ha visto la cessione del centravanti Niko Bianconi, operazione in cui l’esborso del Vicenza è stato pari a circa venticinquemila euro. La punta montenegrina è dotata di un fisico molto possente (191 cm per 82 chili), con la caratteristica principale di riuscire a fare reparto da solo; caratteristiche che sono piaciute fin da subito a Pasquale Marino che, appena Andrea Cocco è stato ceduto al Pescara, ha bloccato la cessione in prestito di Raicevic alla Pistoiese. Raicevic ha una storia calcistica che comincia nel 2008, quando fino al 2011 ha militato nel FK Partizan di Belgrado; nel 2012 è passato all’Ofk Petrovac Montenegro e nel 2013 è arrivato in Italia, periodo in cui si è allenato con il Carpi senza però essere tesserato. Dopo una breve parentesi in Belgio, al Rrfc Montegnee, è ritornato in Italia giocando dal gennaio del 2014 con la maglia della Lucchese realizzando 3 reti in dieci presenze in serie D e, nella scorsa stagione, sempre in rossonero, altri tre gol in 26 presenze ma in Lega Pro. A luglio Raicevic, che ha doppio passaporto, è stato acquistato dal Vicenza e nemmeno lui poteva immaginare un impatto così positivo. «Quando mi hanno detto che mi aveva acquistato il Vicenza ero felicissimo – sottolinea Raicevic – e sono partito subito per raggiungere il ritiro. Il giorno dopo era in programma l’amichevole con la Lazio e scendere in campo contro tanti campioni è stata una emozione che non dimenticherò». Nelle amichevoli estive alterne buone prestazioni a qualche prova un po’ sottotono, ma mostra una determinazione che colpisce tutti. «Per me Vicenza rappresenta una grande occasione – spiega Raicevic – e ringrazio la società per la fiducia e i compagni di squadra, fin da subito mi hanno accolto benissimo. Qui ci sono tutti bravi ragazzi, è importante perché tra di noi c’è unità e compattezza». Raicevic si è trovato subito a suo agio, tanto che aveva deciso di rimanere in biancorosso anche se Cocco fosse rimasto a Vicenza. «Lui aveva segnato 20 gol l’anno scorso e io sarei stato una riserva, lo sapevo, ma volevo lo stesso provare a giocare le mie possibilità. Poi è andata come si sa e ora non posso e non voglio fermarmi». E con 4 gol segnati è il capocannoniere del Vicenza. «E’ una soddisfazione – precisa Raicevic – ma prima di tutto viene la squadra e se, come successo a Vercelli, segno e si perde la delusione per me è grande».
Ore 14.20 – (Gazzettino) La sera del 22 maggio, al termine di Cittadella-Perugia che sancì la retrocessione della squadra granata in Lega Pro, il presidente Andrea Gabrielli aveva rassicurato tutti, dicendo che «la società è solida e faremo di tutto per ritornare subito in serie B». Si è ripartiti con un nuovo allenatore, Roberto Venturato, e con Stefano Marchetti che ha lavorato sodo e bene per allestire una rosa non solo all’altezza della categoria, ma in grado di puntare decisa alla vittoria. Ebbene: alla sesta giornata il Cittadella ha raggiunto la vetta, in coabitazione con il Bassano, e da domenica è solo al comando del girone. «È giusto essere felici per il primato in classifica, ma non si è vinto ancora niente. Sarebbe troppo bello se il campionato fosse finito domenica sera, ma non è così. Siamo sul binario giusto, quello che conduce a grandi traguardi. E sono più fiducioso di quanto ero qualche settimana fa», confida Andrea Gabrielli. Che poi aggiunge: «Mi sento ben rappresentato dalla squadra, che sta facendo un ottimo lavoro, dobbiamo continuare così».
Nemmeno il numero uno granata, nella scorsa estate, si immaginava un Cittadella così presto al comando. «È impossibile stilare una classifica teorica ad inizio campionato, già dire di voler puntare a vincere il torneo significa esporsi troppo e può essere pericoloso. La strada per arrivare all’obiettivo è ancora tanto lunga, devono convergere molte componenti». Intanto però un proposito è stato raggiunto. «Dopo una retrocessione era fondamentale ricompattare l’ambiente e riportare l’entusiasmo nella piazza. Penso di poter dire che ci siamo ripresi bene dopo l’amarezza patita». In effetti Cittadella ha risposto bene: non ci saranno numeri da grande realtà ma tra i tifosi si respira entusiasmo. «La gente allo stadio arriverà con i risultati, anche se l’incognita del giorno delle partite non giova: non sai mai se devi giocare al sabato oppure alla domenica, e tutto ciò non aiuta il tifoso. In questo momento, poi, ci sono le grandi fiere e manifestazioni sul territorio, che attirano tanta gente. Aldilà di questo, posso dire di essere contento della risposta che stiamo ottenendo: incontro persone che si complimentano per i risultati, che trovano piacere nel seguire il Cittadella allo stadio, specialmente adesso che è la gradinata est è coperta. Senza il pericolo della pioggia, magari vedremo qualche famiglia in più alle partite casalinghe». Quarta vittoria di fila, l’ultima sofferta. «Domenica abbiamo pagato qualcosa sul piano fisico, in termini di lucidità. Si sono fatti sentire gli sforzi delle tre gare ravvicinate, ma vincere in queste situazioni e senza prendere gol è sintomo di una grande squadra. So che il tifoso vorrebbe sempre vedere un bel calcio e vittorie con ampi margini, ma si deve mettere in conto anche momenti difficili nell’arco di una stagione». Tra le note positive del Cittadella ci mettiamo anche Roberto Venturato: se lo immaginava così? «Sinceramente sì. Dall’inizio mi aveva dichiarato le sue caratteristiche, si sta confermando. Ha portato il suo credo, conosce la categoria e gli avversari. Ogni tanto fa bene cambiare nel calcio». Gabrielli preferisce invece non parlare dei singoli calciatori: «Dico solo che si è creato un ottimo amalgama, un bel gruppo che mi ha favorevolmente impressionando». Stasera sotto il tendone di Villa Rina c’è la quarta festa del tifoso: un’altra bella iniziativa. «Ci voleva questo filotto di vittorie consecutive, siamo tutti contenti. Sono iniziative che abbiamo legato con il calcio Cittadella. Quando si può cerchiamo di fare beneficenza, è anche l’occasione per stringersi attorno alla squadra e saldare il rapporto con la tifoseria».
Ore 14.00 – (Gazzettino) Per ritrovare il Cittadella in vetta solitaria alla classifica in campionato occorre tornare indietro di quasi otto anni e il precedente fa ben sperare sul piano della scaramanzia dato che in quel torneo (si giocava in C1), dopo essere giunto terzo al termine della regular season, l’undici granata poi festeggiò la promozione in serie B, superando ai play off prima il Foligno e poi la Cremonese. In quella stagione la squadra fu prima da sola tra la decima giornata (29 ottobre 2007 Pro Sesto-Cittadella 1-2) e la dodicesima; venne agganciato dal Sassuolo alla tredicesima a quota 28, per poi staccarlo nuovamente sette giorni dopo grazie a un successo per 2-1 a Terni il 18 novembre (a segno Marco Rigoni per gli umbri, Meggiorini e Coralli al novantesimo). Nel turno seguente di nuovo vetta a tre (con Cremonese e Sassuolo) e poi scese al terzo posto. Guardando al presente, i numeri certificano l’attuale primato. È proprio di Litteri e colleghi, infatti, la più lunga striscia di successi, finora quattro, a fronte dei cinque complessivi in sette giornate, come il Pavia che però ha perso in due occasioni. Il Cittadella, invece, è ancora imbattuto come Bassano, Reggiana e Pordenone. Solo una volta, in casa con il Pro Piacenza, si è trovato provvisoriamente sotto sul piano del risultato e in un’unica occasione, a Renate, il suo attacco è rimasto all’asciutto. Quanto alle classifiche parziali, la formazione allenata da Venturato è terza sia con riguardo alle reti realizzate (12) che a quelle subite (5 come l’Alessandria).
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Primo non prenderle, dice un vecchio adagio del mondo del calcio. E quanto sia importante la solidità difensiva per far strada in campionato lo si è capito bene proprio domenica sera. In una delle sue giornate meno brillanti, anche per via delle scorie lasciate dalla terza partita disputata nel giro di una settimana, il Cittadella è riuscito comunque ad incamerare i tre punti, facendo affidamento sulla compattezza del proprio reparto arretrato. Per la prima volta nella stagione, al Tombolato – la seconda contando anche la trasferta di Meda dello scorso 19 settembre – gli uomini di Venturato non hanno subìto reti. Per carità, “merito” anche della pochezza offensiva della Giana Erminio, che avrebbe potuto sfruttare meglio un paio di occasioni, ma è altrettanto vero che il portiere Alfonso è arrivato al “6” in pagella solo attraverso interventi di normalissima amministrazione e senza effettuare una parata degna di tal nome. Solo in due meglio dei granata. Terzo miglior attacco del campionato dopo sette giornate, con 12 gol realizzati, contro i 15 del Pavia e i 13 della Reggiana, il Citta sale sul terzo gradino del podio pure con la sua retroguardia, con 5 reti al passivo, un dato che pone i padovani alla pari dell’Alessandria, alle spalle della solita Reggiana (2 soli gol incassati) e del Bassano, fermo a 4. A livello individuale probabilmente nessun’altra realtà del girone può vantare una coppia centrale come quella formata da Scaglia e Pascali, mentre Salvi e Cappelletti a destra e Benedetti e Donazzan a sinistra hanno sin qui garantito sia la fase di spinta che un adeguato appoggio alla fase difensiva, aiutati, va sottolineato, anche dalla diga creata dal “nuovo” centrocampo a rombo. Se si va poi ad analizzare che tipo di gol sono stati presi, si nota che soltanto in un caso, contro la Pro Piacenza, il Cittadella non si è “fatto male da solo”: nel conto finiscono infatti la papera di Vaccarecci, che sostituiva Alfonso, con il Cuneo; i rigori evitabili delle partite con Pavia e Padova, e l’errore nel rinvio di Alfonso a Busto Arsizio. Leggerezze che, come Venturato ha ribadito più volte, occorre evitare per operare il definitivo salto di qualità. «L’anno del riscatto». Tra i volti nuovi di questo Cittadella rispetto alla scorsa stagione c’è quello di un giocatore che in rosa era già presente: il terzino sinistro Nicola Donazzan, che domenica ha infilato la quarta presenza da titolare. «Vengo da una stagione complicata, perché prima ho dovuto fare i conti con una brutta lesione al bicipite femorale e poi con… Barreca, che era difficile da scalzare. L’anno scorso ho giocato poco, mentre ora sto finalmente trovando quella continuità che prima non potevo avere», ammette il trentenne giocatore di Bassano, il quale, curiosamente, sta seguendo un percorso inverso rispetto allo stesso Barreca, rivelazione dello scorso campionato di Serie B ma oggi ai margini del progetto di Rastelli a Cagliari. «Con la Giana nel secondo tempo abbiamo faticato, ma è un calo che ci sta, perché la stanchezza si è fatta sentire. Teniamo anche conto di come gli avversari, contro di noi, diano sempre più del massimo: credo che dovremo abituarci a questo tipo di partite. Non nascondo che, prima della nostra gara, un occhio al risultato di Bassano-Alessandria l’avevamo dato: volevamo approfittare del loro pareggio e ci siamo riusciti, ma questo primato in classifica, adesso, ci carica di responsabilità ancora maggiori».
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Sono circa 500 i partecipanti attesi alla Festa del tifoso granata, in cartellone stasera, a partire dalle ore 20, nella tensostruttura di Villa Rina, a Borgo Treviso. La raccolta delle adesioni si è chiusa domenica sera, dopo la partita con la Giana Erminio, che ha contribuito a regalare entusiasmo all’ambiente. All’evento parteciperà anche la squadra, capolista solitaria del girone A, che oggi pomeriggio riprenderà ad allenarsi dopo il giorno di riposo concesso ieri dal tecnico. Sono previsti gli interventi del presidente Gabrielli, del d.g. Marchetti e dello stesso Venturato. La festa è organizzata dal Centro coordinamento dei club, dalla società e dalla Pro Loco di Cittadella. Oltre alla cena, prevede una raccolta di fondi benefica a favore del centro “Casa del Carmine”, per l’acquisto della strumentazione medica di contenimento del dolore per i malati terminali della struttura. La quota di partecipazione è fissata in 15 euro.
Ore 13.00 – (Corriere del Veneto) Primi. Da soli. Con un gioco spumeggiante e allo stesso tempo cinico, quando serve. Come domenica contro la Giana Erminio: alla terza partita in una settimana, il Cittadella ha mostrato il suo lato più pratico e concreto. Una volta messo in cassaforte il vantaggio, si è chiusa nel secondo tempo a protezione dell’1-0, evitando qualsiasi concessione all’estetica e privilegiando al massimo la conservazione del vantaggio. Detto, fatto. È arrivato il terzo successo consecutivo, il primo posto è una splendida realtà e la gestione della rosa porta anche qualche piacevole sorpresa. Come il ritorno a ottimi livelli di Nicola Donazzan, che pare aver scalzato Amedeo Benedetti dal ruolo di titolare sulla fascia sinistra. Un giocatore ritrovato a cui Roberto Venturato sta dando fiducia con continuità e costanza. «Lo scorso anno ho visto poco il campo — evidenzia Donazzan — sia per i problemi fisici sia per le buone prestazioni di Barreca. Adesso le cose stanno cambiando e ho qualche possibilità in più per dimostrare il mio valore. Speriamo di continuare con queste buone prestazioni». E al primo posto Donazzan reagisce con grande serenità e realismo: «Siamo solo alla settima partita, il primato fa piacere ma non ci deve far sentire arrivati. Quando incontri la prima in classifica dai sempre qualcosa di più, noi siamo anche retrocessi dalla serie B, le squadre ci “temono” un pochino. Nel secondo tempo abbiamo avuto un calo, era la terza partita in una settimana ed è stata brava la Giana a metterci in difficoltà». Sabato alle 17.30 c’è la trasferta con l’Albinoleffe. Una chance importante per incrementare il vantaggio sulle inseguitrici, al momento di due punti. Oltre al Bassano spuntano Reggiana e Pavia, squadra quest’ultima che non conosce mezze misure. O vince o perde, il pareggio è un risultato sconosciuto e questo nell’epoca dei tre punti aiuta molto a recuperare eventuali gap legati a una sconfitta. La forza del Cittadella, invece, sembra essere una rosa adeguata e attrezzata con ricambi in tutti i reparti. Alla lunga, questo, un aspetto che potrebbe fare la differenza.
Ore 12.30 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Disinnescare le trappole dell’emotività”) Un errore che pesa. Il rigore sbagliato al 91 minuto da Altinier lascia la truppa biancoscudata nel limbo di un disagio tecnico e mentale che rischia di aprire scenari imprevedibili se non ci sarà al più presto un cambio di rotta. A Meda si è visto all’opera un Padova timido, quasi impaurito, che oltre a produrre poco o nulla sul piano offensivo, ha evidenziato significative smagliature a centrocampo e preoccupanti carenze difensive. Di sicuro il passaggio al 4-3-3 voluto da Parlato non è stato ancora pienamente digerito – e non poteva essere altrimenti dopo appena una settimana di lavoro sul campo – ma da questa squadra è giusto pretendere una qualità di gioco decisamente superiore a quella espressa nelle ultime modeste esibizioni. E qui entrano in scena sia Parlato che i giocatori. L’allenatore deve restituire al Padova quella compattezza e quell’equilibrio che nelle prime giornate di campionato erano stati il marchio di fabbrica. Quanto ai biancoscudati, il nemico da sconfiggere è la tensione emotiva che annebbia le idee, frena le gambe e provoca un’inutile dispersione di energie nervose. Al resto ci dovrà pensare la società, disinnescando i primi malumori dei tifosi e tenendo sempre la barra dritta nel suo percorso di crescita.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Preoccupazione si legge anche nelle parole del diesse Fabrizio De Poli. «Come ho visto la squadra? Non bene. Era contratta, non ha saputo esprimersi e ha fatto tanti errori. Si tratta di un’involuzione inaspettata. Dobbiamo ritrovarci e tornare quelli d’inizio campionato». Da cosa può dipendere? «Penso che sia un discorso di autostima e di convinzione. Non è questione di modulo, ma di personalità. A livello mentale non possiamo fare una partita come quella di domenica: posso capirla con il Cittadella, non con il Renate. Mi aspettavo di vedere una squadra diversa. Quando non riesci a fare quattro-cinque tiri in porta, c’è qualcosa che non va. E si tratta di capire come mai non riusciamo ad appoggiare la fase offensiva». Può essere che la rosa sia stata sopravvalutata? «Se gli stessi giocatori hanno fatto determinate partite, non possono essere diventati scarsi. Purtroppo c’è qualcosa che non sta andando come dovrebbe. Dobbiamo migliorare, parlerò con i ragazzi».
Ore 12.10 – (Gazzettino) Bonetto va avanti a ruota libera. «È vero che nei miei momenti di ottimismo avevo parlato di una squadra da play off, ma mi ero permesso di dirlo dato che a fronte di un budget importante messo a disposizione per allestire la rosa, era stata proprio la stampa a dire che la campagna acquisti del Padova era buona per stare in una classifica medio-alta. Poi come amministratore delegato devo alzare l’asticella, e si parlava che nei play off ci andassero le prime cinque», invece ci vanno seconde e terze classificate dei tre gironi, più le due migliori quarte. Considerate le difficoltà che sta incontrando la squadra nella fase di finalizzazione, state valutando il mercato degli svincolati? «Non è questione di braccetto corto o lungo, ma chi troviamo tra gli svincolati? Se non hanno squadra, non sono certo giocatori di qualità e avrebbero bisogno di un periodo di preparazione. Tra l’altro Neto Pereira è pronto la prossima settimana, Amirante tra due-tre settimane. Poi se a gennaio ci sarà la necessità, la proprietà interverrà».
Ore 12.00 – (Gazzettino) «In momenti come questi bisogna rimboccarsi le maniche: la società deve fare la sua parte, ma è la parte tecnica che deve trovare il modo di uscirne fuori». Quando dice che la società deve fare il suo, a cosa si riferisce? «Nella stanza di comando si deve cercare di dare serenità all’ambiente e tranquillità all’intera struttura tecnica sperando di venirne fuori il prima possibile. Fa male quando leggo su alcuni siti internet e blog accuse del tipo che abbiamo fatto la squadra con i fichi secchi e che siamo una squadra da retrocessione. Qualcuno forse ha la memoria corta e si dimentica dove eravamo la stagione scorsa. Ci chiamiamo Padova 1910, ma in realtà questa società ha solo un anno e mezzo di vita. Quando siamo arrivati io e il presidente Giuseppe Bergamin abbiamo trovato il deserto dei tartari, eravamo in serie D e ci eravamo prefissati un programma triennale per portare il Padova in Lega Pro, non di portarlo in due anni in serie B. L’obiettivo di arrivare in Lega Pro l’abbiamo ottenuto, ora ci venga dato un po’ di tempo».
Ore 11.50 – (Gazzettino) «Non mi sarei mai aspettato una situazione simile. Qualche scivolone sì, ma non una caduta così». Le parole dell’amministratore delegato Roberto Bonetto fotografano il momento di difficoltà che stanno attraversando i biancoscudati, sprofondati in una spirale involutiva sul piano del gioco e dei risultati. Con il Renate era lecito attendersi il riscatto dopo gli stop in serie con Sudtirol e Cittadella, invece niente. «Sono un po’ preoccupato. Domenica mi sarei aspettato di tornare a vedere la squadra delle prime partite, tanto più che era la gara ideale per riprendere un cammino interrotto momentaneamente, ma purtroppo non è stato così. C’è delusione per il risultato e per come è venuto. Il rigore a nostro favore c’era, ma se avessimo vinto sarebbe stata una rapina». Come spiega questa involuzione? «Sarà motivo di riflessione. Sabato ho voluto seguire la squadra in ritiro. Sono stato con loro e ho visto un gruppo affiatato, con i ragazzi che ridono e scherzano tra di loro. Poi però sul campo fanno fatica».
Ore 11.40 – (Gazzettino) AICB. Consentire la prevendita dei tagliandi anche alle società. È questa la richiesta formulata dal direttivo dell’Aicb in una lettera al direttore generale Renato Cipollini della Lega Pro. «C’è un aspetto che ostacola notevolmente la possibilità di sostenere la nostra squadra del cuore in occasione delle partite in trasferta, ossia la difficoltà e a volte l’impossibilità di acquistare il tagliando in prevendita. Alla luce del suo ruolo istituzionale, le chiediamo che si faccia carico con le autorità competenti di una nostra semplice richiesta, già avanzata un paio d’anni fa al presidente Andrea Abodi della Lega Serie B senza ottenere riscontro, riguardante la modifica normativa della questione. Chiediamo – continua la lettera – che venga concesso anche alle società calcistiche che ne facciano richiesta, l’utilizzo della tecnologia che consente l’acquisto dei tagliandi in prevendita sia nelle sedi delle società e sia nei loro siti online ufficiali. In questo modo il tifoso avrebbe un riferimento certo sulla tempistica e sulla sede della prevendita, evitando disagi a volte insostenibili».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Un faccia a faccia dai toni comunque tranquilli, nel corso del quale gli ultras hanno sostanzialmente chiesto alla squadra di metterci più cuore, anima e impegno rispetto alle ultime prestazioni che hanno evidenziato una pericolosa involuzione dopo i buoni risultati e le buone prestazioni delle prime quattro giornate di campionato. Insomma, solo un modo da parte della tifoseria per dare una scossa alla squadra che, rigore sbagliato a parte, anche a Meda è apparsa in difficoltà, tanto da rischiare di perdere la partita di fronte a un avversario sulla carta nettamente inferiore. Il tutto con l’auspicio che già dalla prossima gara interna di sabato con il Mantova si possa intravedere un’inversione di tendenza nel rendimento dei biancoscudati.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Quel coro «Meritiamo di più» scandito al termine del derby perso a Cittadella, con la squadra chiamata sotto la curva, è stato il primo segnale finalizzato a spronare i giocatori ad un migliore rendimento. Domenica dopo il deludente pareggio con il Renate si è andati oltre, con tanto di chiarimento nel bel mezzo di un autogrill dell’autostrada. E così, pur non facendo mai venire meno il loro incitamento alla squadra durante la partita, a fronte degli ultimi risultati poco soddisfacenti (un punto nelle ultime tre uscite) gli ultras hanno voluto far sentire la propria voce direttamente ai biancoscudati. Ecco allora che l’altro ieri il dopo-partita ha avuto un appendice sulla strada del ritorno, più precisamente all’autogrill Brianza Sud dove si sono incontrati un gruppetto formato da quattro-cinque rappresentanti della Tribuna Fattori e tre biancoscudati, vale a dire il direttore sportivo Fabrizio De Poli, l’allenatore Carmine Parlato e capitan Marco Cunico.
Ore 11.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento mattutino.
Ore 10.40 – Qui Guizza: lavoro atletico differenziato per titolari di domenica e riserve.
Ore 10.20 – Qui Guizza: spostamento sul campo sintetico. In gruppo anche Neto Pereira.
Ore 10.10 – Qui Guizza: inizia l’allenamento dopo un colloquio di una decina di minuti tra mister Parlato e la squadra in mezzo al campo.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) È stato a questo punto che il Padova, perso Neto, ha perso la sua verve: a Salò, il giorno dopo l’infortunio, era riuscito a mettere insieme comunque tre apprezzabili azioni da gol e a strappare un punto alla squadra di Serena. Ma fra Sudtirol, Cittadella e Renate, la pericolosità offensiva è completamente svanita: contro gli altoatesini il primo tiro in porta è arrivato all’11’ della ripresa (colpo di testa di Niccolini), al Tombolato, nel derby perso con i “cugini” granata, il Padova, rigore di Altinier a parte, dalle parti di Alfonso non è arrivato quasi mai, infine a Meda, dagli undici metri, Altinier ha sprecato l’opportunità più ghiotta per portare a casa tre punti, che, per quanto prodotto, sarebbero stati immeritati. La speranza. Dopo aver saltato quattro partite nelle quali il Padova ha raccolto due punti, ha messo all’attivo due soli gol e non è riuscito mai ad imporre il proprio gioco, sabato prossimo Neto Pereira dovrebbe tornare in campo. Una vera liberazione, per il diretto interessato ma soprattutto per l’ambiente e la squadra: Parlato ha provato a cambiare modulo, a variare gli uomini e la tattica offensiva, ma non è riuscito a dare una quadratura alla squadra priva del bomber. Contro il Mantova, che si presenterà all’Euganeo con l’ex Francesco Ruopolo, il quale, vista la situazione dei biancoscudati e il precedente in Coppa, rischia di fare ancora male, Neto Pereira è pronto a riprendere il suo posto. E questa è la miglior notizia che potesse arrivare, in un momento in cui ce n’è assoluto bisogno. Ma non basterà lui da solo, è evidente, per far cambiare passo alla “matricola”. A parte Petrilli, in gol contro la Pro Piacenza, sia Cunico che Ilari che Bearzotti sono ancora alla ricerca della loro prima marcatura stagionale. Che tutti si augurano giunga molto presto.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Due palle-gol, e poi stop. C’è una statistica che meglio di ogni altra fotografa il periodo di appannamento del Padova: è quella che ne certifica la sterilità offensiva, il vero problema di una formazione che si è dimenticata come si va a bersaglio. Il culmine di una discesa verticale è arrivato proprio a Meda, domenica: due misere occasioni, una all’inizio, sciupata da Altinier, fattosi rimontare dal terzino Anghileri del Renate, e una alla fine, la più clamorosa, con il penalty da tre punti fallito dallo stesso centravanti. Cinque reti messe a segno nelle prime quattro giornate, quindi il vuoto: da Salò in poi, nelle tre gare successive, i biancoscudati hanno realizzato un solo gol. Su rigore, per giunta, timbrato proprio da Altinier a Cittadella. E lo spartiacque nell’inizio di campionato del Padova ha un nome e un cognome: Neto Pereira. Non sono mancate solo le reti, da quando l’attaccante brasiliano è uscito di scena, alla vigilia della sfida di Salò, l’ultima gara disputata a grandi livelli dagli uomini di Parlato. Sono mancate del tutto le opportunità sotto porta, un dato incontrovertibile che dice una cosa sola: senza Neto Pereira il Padova è una squadra smarrita. A Reggio Emilia, dopo il gol-lampo proprio del brasiliano, si erano create almeno sei potenziali occasioni per il raddoppio. Alla prima in casa, contro la Pro Piacenza, Neto aveva dato il meglio di sé mandando in porta i compagni, cercando lo specchio tre volte, aiutando la squadra a portare a casa i tre punti grazie ai sigilli di Fabiano e Petrilli: in tutti i 90’ ben otto occasioni nitide, comprese quelle vincenti. Contro il Lumezzane, poi, era arrivato l’apice di questa ascesa offensiva: almeno dieci potenziali palle-gol, delle quali però una sola, quella di testa di Altinier, era risultata utile a battere la rocciosa difesa lombarda.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Disguidi ai botteghini, punti-vendita dislocati in zone della provincia raggiungibili solo con mezz’ora di auto, circuiti di vendita sconosciuti e privi di negozi on line. I problemi, per i tifosi, oggi non sono solo quelli legati alle code ai tornelli dello stadio: i mal di testa cominciano ben prima, perché nella maggior parte dei casi anche acquistare il biglietto per seguire la propria squadra fuori casa diventa un’impresa. È per questo che l’Aicb, l’Associazione che raccoglie i club di tifosi del Padova, ha deciso di puntare direttamente al cuore del problema scrivendo una lettera al direttore generale della Lega Pro, Renato Cipollini, e chiedendo una modifica ai regolamenti in vigore che diminuirebbe notevolmente i disagi. «C’è un aspetto che ostacola notevolmente la possibilità di sostenere la nostra squadra del cuore in occasione delle partite in trasferta», hanno scritto i tifosi nella loro missiva, «ovvero la difficoltà, e a volte l’impossibilità, di acquistare il tagliando per il settore ospiti in prevendita. Noi chiediamo che Lei si faccia carico, presso le autorità competenti, di una nostra semplice richiesta: che sia concesso anche alle singole società calcistiche, che ne facciano richiesta, l’utilizzo della tecnologia che permette l’acquisto dei tagliandi in prevendita sia nei locali delle sedi delle società stesse, sia on line nei siti ufficiali delle squadre». Adesso non rimane che attendere la riposta della Lega Pro, ed evidentemente anche la replica dei circuiti di emissione, i quali, c’è da giurarci, non prenderanno la proposta con eccessivo entusiasmo. Verso Padova-Mantova. Nel mentre, è già attiva la prevendita dei tagliandi per la sfida di sabato (in programma alle ore 15) all’Euganeo. I biglietti sono disponibili attraverso il circuito Ticketone, nei punti vendita di città e provincia e sul sito internet www.ticketone.it fino alle ore 12.30 di sabato 24. Le biglietterie dello stadio apriranno, invece, il giorno della partita alle ore 13.30.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) È programmata per questa mattina alle 10, negli impianti della Guizza, la ripresa degli allenamenti dei biancoscudati: la squadra di Parlato sosterrà una doppia seduta, tornando ad allenarsi anche alle 15. Domani e giovedì, invece, Cunico e compagni lavoreranno sul campo alle 15, sempre nella struttura di via Gozzano, dove poi venerdì mattina alle 10, giorno di vigilia di Padova-Mantova, sosterranno l’ultima rifinitura.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Anche in questo caso, al di là delle dichiarazioni di rito, l’involuzione generale è preoccupante. Lo scadimento di forma di alcuni uomini (Ilari, Petrilli, Corti, Mazzocco, Dionisi, lo stesso Bucolo) condiziona inevitabilmente la squadra. E qui si torna alla domanda iniziale. Cosa accadrebbe in caso di rovescio casalingo col Mantova? Parlato potrebbe essere esonerato? Per ora dalla società filtra opposizione totale a uno scenario estremo ma certamente nessuno, ma proprio nessuno, fra i vertici del club, si aspettava una situazione simile. Considerate le dichiarazioni dell’ad Roberto Bonetto, che ha (a più riprese) parlato di squadra da playoff, è lecito nutrire qualche dubbio sugli scenari futuribili sulla panchina del Padova. Insomma, fiducia sì, ma ci si aspetta una reazione immediata. Perché questo Padova è troppo brutto per essere vero e non può certo proseguire su una strada che ha assunto, via via con il passare delle giornate, le sembianze inconfondibili di un vicolo cieco.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Al di là delle dichiarazioni ufficiali rilasciate a più riprese dalla dirigenza di viale Rocco, la sua posizione potrebbe diventare improvvisamente instabile e a rischio scossoni clamorosi in caso di ko casalingo contro il Mantova. «Sono un po’ preoccupato — ha confessato apertamente il presidente Giuseppe Bergamin — di sicuro non stiamo attraversando un buon momento ma questo è un campionato in cui tutte le squadre sono difficili da superare. A Meda neppure il Cittadella ha vinto, per questo dico che non è tutto da buttare. Era importante invertire la tendenza delle ultime settimane e il punto che abbiamo conquistato è di sicuro un punto guadagnato». Parlato ha tentato un cambio di modulo, rinunciando al capitano Marco Cunico, che nelle ultime uscite aveva accusato un sensibile calo di rendimento. Un accantonamento temporaneo, questo è certo, ma di fatto il ricorso al 4-3-3 con un’aggiunta di un centrocampista non ha scosso la squadra da un torpore per certi versi inspiegabile. «Per l’impegno che abbiamo profuso — spiega Parlato — avremmo probabilmente meritato i tre punti. Abbiamo giocato molto meglio nel secondo tempo, con gli opportuni correttivi. Questa squadra per caratteristiche ha nel suo dna il cambio del modulo base, il 4-2-3-1».
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Domanda da un milione di dollari: e se dovesse andare male pure sabato prossimo con il Mantova? A Padova, nello spazio di tre settimane, si è passati da un’euforia per molti versi ingiustificata dopo gli 8 punti conquistati nelle prime quattro partite, alla depressione più cupa. Giustificata solo in parte dall’evidente involuzione che la squadra sta palesando, confermata in tutto e per tutto dalla scialba partita di Meda. Lo 0-0 contro il Renate nasconde un arretramento complessivo, nelle prestazioni, preoccupante. Neanche un tiro in porta degno di tal nome in novanta minuti, stato di forma davvero scadente per diversi protagonisti, rigore fallito al 93’ da Altinier che evita al Renate quella sarebbe stata una sconfitta immeritata, per quanto visto sul campo. Carmine Parlato, come accade costantemente nel mondo del calcio salvo rarissime eccezioni, non è in bilico ma di sicuro è finito sotto osservazione.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (ottava giornata, 24/25 ottobre): Albinoleffe-Cittadella, Alessandria-Renate, Bassano-Pro Patria, Cuneo-SudTirol, Giana Erminio-Pavia, Lumezzane-Pordenone, Padova-Mantova, Pro Piacenza-FeralpiSalò, Reggiana-Cremonese.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 17, Bassano, Pavia e Reggiana 15, Alessandria, FeralpiSalò, Pordenone e SudTirol 11, Cremonese 10, Giana Erminio, Lumezzane e Padova 9, Mantova 8, Cuneo e Pro Piacenza 6, Renate 4, AlbinoLeffe 3, Pro Patria 0.
Ore 08.26 – Lega Pro girone A, i risultati della settima giornata: Pordenone-SudTirol 2-1 (De Cenco (Pn) al 28′ pt, Finocchio (Pn) al 41′ pt, Gliozzi (St) al 42′ st e su rigore al 45′ st), Bassano-Alessandria 0-0, Mantova-Lumezzane 2-0 (Ruopolo (Mn) al 17′ st, Momenté (Mn) al 29′ st), Pro Patria-Cuneo 0-3 (Banegas (Cn) al 42′ pt, Garin (Cn) al 7′ st, Cavalli (Cn) su rigore al 14′ st), Renate-Padova 0-0, Cittadella-Giana Erminio 1-0 (Schenetti (Ci) al 36′ pt), Cremonese-AlbinoLeffe 2-0 (Bianchi (Cr) al 8′ pt, Brighenti (Cr) al 45′ st), FeralpiSalò-Reggiana 0-3 (Mogos (Re) al 1′ pt, Bruccini (Re) su rigore al 10′ pt, Arma (Re) al 24′ pt), Pavia-Pro Piacenza 3-0 (Siniscalchi (Pv) al 15′ st, Bellazzini (Pv) al 26′ st, Cesarini (Pv) al 36′ st).
Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.22 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 19 ottobre: lunedì di riposo per i Biancoscudati, sotto esame dopo la prova incolore di Meda col Renate.