Non è il salotto del David Lettermann Show, ma neanche quello di Marzullo. Nessuno sbadiglia, e poi è mattina. Joe Tacopina arriva un po’ in ritardo, segnale che si sta italianizzando. L’accordo, nella redazione della Nuova Venezia, è quello di parlare di tutto quello che ci salta in mente, per conoscere meglio, più da vicino l’”uomo”, più che il presidente. Del quale si è già capito come intende muoversi. Presidente, acqua alta in questi giorni? Ha preso gli stivali? «Ah ah. Per ora non ho gli stivali di gomma. Ma sarebbe una idea farli con lo stemma del Venezia. Così tifosi e anche tanti turisti li comprano. Una operazione di marketing». Nostalgia di New York? «New York è New York, ma ragazzi, sono a Venezia, la più bella città del mondo. Tutto bello, tutto perfetto, la gente mi saluta per strada. E soprattutto mi pare di essere a casa. L’Italia è casa mia e io poco alla volta voglio diventare veneziano. Glielo ho detto anche al sindaco Brugnaro». Brugnaro ama il basket… «Brugnaro è prima un imprenditore, poi sindaco, come Bloomberg a New York. Ha già capito le mie intenzioni, ho un programma che coinvolgerà e farà crescere tutta la città». Venezia dopo Roma e Bologna. Tante differenze? «Tantissime. A Roma e Bologna ho trovato squadre ad alto livello e organizzazione perfetta. Qui siamo ripartiti dalla serie D, quasi da zero. C’è proprio da costruire, ma tutto questo è stimolante e mi piace. Il Venezia in tre anni sarà in serie A». Fettuccine a Roma, tortellini a Bologna. E qui? «Un momento: fettuccine okay ma solo cacio e pepe. A Bologna meglio le lasagne. Qui divento matto (testuale, ndr) per i tramezzini. Fantastici. Numero uno al mondo, posso mangiarli a pranzo e cena». (Per evitare pubblicità gratuita omettiamo cinque-sei posti di Mestre e Venezia specialisti in tramezzini elencati dal presidente). Meglio le donne italiane oppure le americane? «Non ho capito (e ride). Vai alla prossima domanda». Nei prossimi mesi sarà pendolare Venezia – New York. «Farò quello che sarà meglio per il Venezia. In undici mesi a Bologna ho fatto 21 volte andata e ritorno negli States». Cosa ha di italiano? «Tante cose. Il cognome, i miei genitori sono di Roma, mio papà ama il calcio. Ho il sangue italiano, per questo sto bene in Italia, è la mia casa. Dell’Italia amo la cultura, la storia. Sì, potrei fare il “professore” di storia». Invece fa l’avvocato. «Giusto. Per fortuna nel mio studio trattiamo casi importanti. Attualmente mi occupo della vicenda di Chico Forti, italiano da 16 anni bloccato in Florida. Siamo in sei, nel mio studio. Per Abc tivù ho fatto un lavoro quasi giornalistico, spiegavo gli aspetti giuridici della vicenda di Meredith Kercher». Ma lei va d’accordo con i giornalisti? «Certo. Voi fate il vostro lavoro. Se io sbaglio dovete scrivere che ho sbagliato». Il Venezia farà mai allenamento a Central Park? «Il Venezia nel 2016 farà una tournee in Usa e l’anno seguente in Asia. Dobbiamo entrare in mercati nuovi. Il brand del Venezia Football Club va esportato, venderemo maglie, tute, qualsiasi cosa con il nostro logo».
(Fonte: La Nuova Venezia)
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«A dream»: la sua prima settimana in laguna nella veste ufficiale di presidente del Venezia Fc è come un sogno. Ma Joe Tacopina, ospite ieri in redazione al Corriere del Veneto , non si lascia avvolgere dall’atmosfera romantica della città. Anzi, è lui a travolgere come un ciclone l’ambiente arancioneroverde: in ufficio ha fissato una lista di 200 cose da fare e, dice, è «arrivato al punto 6». E Tacopina ha chiaro un obiettivo: riportare il Venezia in serie A: «Per me ci possiamo arrivare in due anni e mezzo», dice rispondendo alle domande dei giornalisti delle redazioni sport e cronaca. Presidente, come è nata l’idea di acquisire il Venezia? Lo scorso gennaio Yuri Korablin, allora presidente dell’Unione Venezia, disse di essere stato contattato da lei e da Joey Saputo per la vendita della società. E’ così? «No, è falso. Non ho avuto nessuna conversazione con Korablin. Non so da dove sia uscita questa cosa. Allora mi stavo occupando solo di riportare il Bologna in serie A. Solo dopo ho iniziato a pensare al Venezia: è un progetto eccitante, è quello che a mio avviso ha più potenziale tra quelli in cui sono stato coinvolto. Perché è una città con una storia importante e deve avere una squadra e uno stadio all’altezza». A proposito dello stadio, lei ha dichiarato fin dall’inizio che viene prima il progetto sportivo, ma che lo stadio rientra nei suoi programmi. Non a caso si vocifera che tra i suoi soci via sia anche un costruttore di impianti sportivi. Fino ad oggi, però, da Zamparini in poi, nessuno è riuscito nell’impresa. «Non ho dubbi che lo stadio si farà. Ci vorranno fondi privati, con gli sponsor, fondi pubblici con il Credito sportivo. Sono stato contattato già da molti architetti al riguardo, ad esempio da Matt Rossetti, che ha realizzato la Red Bull Arena di New York. Sarà un grande impianto, vicino all’aeroporto, che darà visibilità a tutti gli sponsor che parteciperanno alla realizzazione. Non ho dubbi, ci riusciremo, ora è diverso. C’è il sindaco Brugnaro, che è prima di tutto un imprenditore, ci supporta. Lo faremo prima di quanto ci si immagini». Uno stadio da serie A, e la squadra? Arriverà presto in serie B? «Serie B? Io voglio la serie A e l’Europa. Sembra solo un sogno, ma sono qui per questo. Porto rispetto alle altre categorie, ma noi le attraverseremo per arrivare in serie A. Ho chiamato il ds Giorgio Perinetti per questo, lui è un dirigente importante e Venezia è una città da serie A. Quando ci arriveremo? Non si può dire ora, il calcio è imprevedibile. Ma speriamo di essere in Lega Pro la prossima stagione e poi in serie B quella dopo. Per me saliamo subito in serie A, mentre Perinetti è più cauto. Quel che penso io è che in due anni e mezzo saremo in A». Come è stato accolto da Venezia? Cosa le è piaciuto? «Amo questa città ed è un onore per me rappresentarla. Sono orgoglioso di portare questo logo (dice mostrando lo stemma del Venezia Fc sulla t-shirt, ndr ) e ho detto ai giocatori che devono esserne fieri. Sento in città un’energia nuova, tante persone chiamano per ringraziarmi. Nel mio iPhone c’è una foto che guardo spesso: è quella di piazza San Marco piena di tifosi e bandiere arancioneroverdi per la promozione in serie A. La prendo come spunto e vorrei che si realizzasse di nuovo». Quell’euforia si è spenta da un pezzo. Come riavvicinare i tifosi al Venezia? «So che in questi anni i tifosi hanno sofferto. Il modo per riportarli allo stadio è avere una buona squadra in campo e fuori. Li ho già incontrati, sono a loro disposizione perché rispetto e apprezzo quello che hanno fatto. Dobbiamo lavorare insieme e migliorare ogni settimana. L’ho detto anche al sindaco Brugnaro: sono a disposizione per la città». Intende dire che sosterrà dei progetti o delle iniziative del Comune? «Certo. L’ho fatto anche a Bologna, con il Teatro Comunale, indipendentemente dal mio ruolo calcistico. Lo farà sicuramente anche qui». Verrà spesso a Venezia? Come gestirà il lavoro da fare a distanza? «Ci sono tante persone fantastiche che lavorano in questo club: un team da serie A. Io sarò qui molto spesso, sono capace di lavorare 24 ore su 24 per il Venezia. Stiamo già parlando dei giocatori per il prossimo anno e per quello dopo. L’importante è che i tifosi ci sostengano e tornino a credere nel Venezia. Se ci crederemo diventerà contagioso».
(Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Venezia)
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Serie A e poi Europa in uno stadio nuovo. Con una squadra che sappia finanziarsi in maniera eguale con i proveniti della tv, quelli della commercializzazione di marchio e marchandising e infine quelli provenienti dagli incassi del botteghino. Joe Tacopina, nuovo presidente del Venezia Fc, ha rinnovato le promesse formulate in occasione della presentazione alle città di una settimana prima, aggiungendo qualche novità tipo la volontà di effettuare ogni estate una tournée estiva negli States o in Asia, oltre a precisare che un’immediata serie B si giocherebbe al Penzo e il nuovo stadio (obiettivo realizzarlo in tre anni) sarà di 28mila posti tipo Juventus Stadium. Tacopina, avvocato nativo di Brooklyn ma figlio di genitori romani, si è presentato (assieme alla responsabile della comunicazione Veronica Bon) in tutta la sua semplicità e simpatia nella sede de Il Gazzettino per rispondere alle domande del direttore Roberto Papetti, del capo dell’edizione di Venezia Tiziano Graziottin e di Alberto Francesconi e Luca Miani. Oltre a quelle dei lettori. – Per anni si è parlato di nuovo stadio oltre che di serie A. Ma ben poco si è visto: perchè gli sportivi dovrebbero crederle? «Intanto perchè quello che dico lo faccio – afferma Tacopina – e poi perchè ci sono tempi diversi e persone diverse. Io sono differente da chi mi ha preceduto, ho grandi volontà e posso contare sull’appoggio di un business-man come il sindaco Luigi Brugnaro che il nuovo stadio lo vuole poichè molto importante: per la città e per la necessità di adeguarsi ai tempi». – Nuovo stadio per far volare il Venezia. «La serie A e poi l’Europa sono il progetto che vogliamo realizzare: spero in due anni e mezzo ma anche se ci sarà da impegnarsi di più siamo pronti a farlo. Stadio da 28mila solamente per il calcio in zona aeroporto con area commerciale e hotel attorno: un biglietto da visita ottimo per questa città. Ma anche per la Regione Veneto: al più presto conto di incontrare il Governatore Luca Zaia per parlargli di questo. Ma il Penzo – romantico e affascinante – sarà utilizzato almeno sino alla serie B e poi vorrei mantenerlo attivo con delle amichevoli e delle altre manifestazioni». – La scelta di approdare in laguna dopo Roma e Bologna? «Perchè in Italia ci sono grandi potenzialità essendo i team calcistici sottovalutati a livello economico. C’è la possibilità, cambiando la mentalità di reperimento degli introiti, di far decollare anche il Venezia utilizzando settori sinora non sviluppati. Per questo al più presto apripremo uno store a Venezia per commercializzare i nostri prodotti e il marchandising sarà uno dei punti di forza della nostra filosofia. Inoltre effettueremo delle tournée estive nel mondo: negli States e in Asia dove Venezia è molto considerata e amata, ad anni alterni. Il tutto assieme a Giorgio Perinetti, il diesse che anche Antonio Conte mi ha consigliato, al quale ho affidato il compito di trasformare il mio progetto in realtà». – Il rapporto con i tifosi? «Venezia e Mestre devono essere unite nei colori arancioneroverdi per puntare in alto. I nostri fans vengono da stagioni senza soddisfazioni e vanno ripagati. La squadra rappresenta le due città e i tifosi sono ben distibuiti». – Domenica c’è il derby con la Calvi. «Speriamo ci sia una bella risposta dei tifosi e il ritorno al succeso». – Joe Tacopina quali sport ha praticato? «Come tutti i giovani statunitensi football e hockey, ma poi giocavo a calcio per la strada con i miei amici: è sempre stato la mia passione. Ma sono state anche campione newyorchese di lotta grecoromana, il vero wresling non quello della tv, nel 1984».
(Fonte: Gazzettino, edizione di Venezia)