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Ore 23.20 – (La Provincia Pavese) «Abbiamo affrontato questa gara senza fare calcoli, purtroppo l’ha spuntata il Pavia con un gran gol di Ferretti, noi abbiamo il rammarico di aver tenuto testa per larghi tratti della partita alla squadra più forte del girone, quindi possiamo guardare con ottimismo al futuro. Spiace non aver raccolto punti, ma prendiamo quello che c’è di buono e andiamo avanti». Andrea Soncin ha vissuto la sua gara particolare contro la squadra del quale è stato capitano (lo è ancora oggi, ma con l’Albinoleffe). «E’ stata una partita particolare per me – spiega il Cobra – un’emozione ritrovare tanti compagni di avventura dello scorso anno». Gara particolare anche per i cori dedicati a Soncin dalla curva del Pavia: «E’ stata una dimostrazione di affetto incredibile, sinceramente ne vado orgoglioso, vuol dire che ho fatto qualcosa di buono e mi hanno apprezzato. Sono sensazioni che mi porterò sempre dentro». Tornando alla gara, cerca di pensare positivo anche il tecnico dei bergamaschi David Sassarini: «Abbiamo fatto molto bene come gioco, siamo cresciuti giocando alla pari con due squadre blasonate come Alessandria e Pavia. Non era facile perché ho visto tante volte il Pavia dominare l’avversario. Non dimentichiamo che abbiamo 5 giocatori che lo scorso anno facevano la B e due ex Berretti». Al di là del gol, ottima prestazione del diciottenne Hicham Kanis, italo-marocchino prodotto del vivaio, già nazionale Under 20 del Marocco: «E’ entrato subito bene in partita, con la giusta intensità».
Ore 23.00 – (La Provincia Pavese) Dopo quella con la Pro Patria è arrivata per Federico Carraro la seconda opportunità di parrire tra i titolari. Approfittando anche dell’assenza per squalifica di Bellazzini, il ventitreenne padovano si è preso una maglia a centrocampo, da mezzala, tra La Camera e Martin. «Naturalmente sono felicissimo di aver giocato – spiega – a centrocampo siamo tanti ma il mister cerca di dare fiducia a tutti. Ho cercato di fare il meglio per la squadra. Dal ritiro lavoriamo tanto, fisicamente sto abbastanza bene, anche la gara con la Pro Patria mi ha aiutato a cercare la migliore condizione. Non sono ancora al 100% per tutti i novanta minuti, ma mi sto avvicinando alla forma ideale». Il commento sulla gara contro l’Albinoleffe è in linea con quello di mister e compagni. «Erano rre punti fondamentali per riscattarci dopo la sconfitta con il Cittadella, dovevamo forse chiudere la partita prima, anche se non abbiamo avuto tante occasioni ci sono stati dei contropiedi che potevamo sfruttare meglio. Comunque siamo partiti forte e abbiamo disputato un bel primo tempo, anche rispetto alle partite con Cittadella e Cuneo, e abbiamo avuto le occasioni migliori. Nel secondo siamo calati un po’, ma non subendo». A centrocampo la concorrenza è nutrita: «Trovare un posto fisso? Non lo so, ma penso di potermi ritagliare uno spazio, sfruttando al massimo le occasioni che avrò. Come mi trovo con La Camera? Benissimo, lui ha tanta qualità». Intanto dopo essere risalito al secondo posto dietro al Bassano, il Pavia sarà impegnato domenica prossima (ore 17.30) contro la Pro Piacenza. Quindi il turno successivo si disputerà sabato 24 ottobre in trasferta sul campo della Giana Erminio (fischio d’inizio ore 20.30). Intanto però mercoledì alle 15 si giocherà il recupero di Pro Patria-Cittadella, rinviata per consentire ai bustocchi di allestire la rosa dopo il ripescaggio. In caso di successo contro l’ultima in classifica (ancora a zero punti), il Cittadella scavalcherebbe Pavia e Reggiana, che occupano il secondo posto, e agguanterebbe il Bassano in testa alla classifica.
Ore 22.40 – (La Provincia Pavese) Sedici gol l’anno scorso. Tanti, e tutti su azione. Spesso superbi. Ma siccome bisogna sempre trovare il pelo nell’uovo, ecco che partiva la critica: sì, d’accordo, ma ne ha segnati solo tre fuori casa… E invece Andrea Ferretti sta dimostrando di poter dissolvere anche i residui scetticismi: 3 delle 4 reti (in soli 160’ giocati) di questo incredibile ritorno dopo l’infortunio le ha segnate lontano dal Fortunati. E sono fruttate prima un pareggio- poi tramutato in successo grazie al gemello del gol Cesarini – e una vittoria, sabato a Bergamo. «Sì, diciamo che sto invertendo la tendenza – spiega Ferretti – ora sono tre fuori casa e solo uno in casa. L’anno scorso solo tre in trasferta, ma abbiamo anche fatto pochi punti fuori». Tre bei punti invece sono arrivati con l’ultima perla del Principe, quella di Bergamo al 90’: la mezza rovesciata al volo con palla che schizza per terra e si infila nell’angolo. «E’ stato importante perché sinceramente s’era messa davvero male sull’1-1 – racconta afine match – il secondo gol è stato uno dei più belli dal punto di vista estetico, ci ha dato la vittoria e siccome è arrivato proprio alla fine è stato ancora più bello». Una gara che s’era riaperta dopo che il Pavia aveva mancato di chiuderla. «Sì, potevamo sfruttare meglio dei contropiedi ma non era semplice, perché io e Cesarini avevamo sempre sessanta metri di campo da fare, bisognava stare un po’ più alti». L’intesa con Cesarini ha funzionato alla grande, nonostante la lunga assenza. «Ci cerchiamo e ci troviamo anche perché ci vogliamo bene – spiega Andrea – fra due giocatori intelligenti non serve tanto giocare insieme, conta più la testa». Un rientro pazzesco, comunque, dopo uno stop di quasi due mesi: «Rientrare così era impensabile, e devo ancora trovare la migliore condizione». E a quel punto che succederà? «Chissà, magari poi capita che non faccio gol nemmeno a morire… L’importante è stare bene di testa, se poi anche fisicamente meglio ancora».
Ore 22.20 – (La Provincia Pavese) Facce abbacchiate, come dopo una sconfitta. E invece poco prima i giocatori del Pavia avevano festeggiato sotto la curva dei loro tifosi una vittoria – sia pure al fotofinish – che ha rilanciato la squadra al secondo posto in classifica. La gara con l’Albinoleffe è terminata da un’oretta e all’uscita dagli spogliatoi dello stadio Atleti Azzurri d’Italia ci sono solo musi lunghi. Diamine, ma come è possibile? Cosa sarà mai successo? Lo si scopre poco dopo: pare incredibile, ma la società al termine della partita ha comunicato che il consueto giorno libero dopo l’impegno di campionato è annullato. Tutti i giocatori, alcuni dei quali pronti a partire con mezzi propri per raggiungere le famiglie che non abitano a Pavia, dovranno tornare con il pullman del club e il giorno dopo presentarsi alle 9.30 al Fortunati per un allenamento straordinario. Decisioni che nel mondo del calcio si prendono in casi gravi, in genere dopo brutte sconfitte e con l’intento di dare una scossa a una squadra che sta prendendo una deriva pericolosa. Era successo, per dire, l’anno scorso dopo il tonfo di Mantova (0-3). E allora che c’entra tutto questo con una vittoria in trasferta, sia pure all’ultimo minuto e con una prestazione non impeccabile? Che c’entra con un secondo posto a -2 dalla prima, che si è salvata in extremis dalla sconfitta sul campo della Giana Erminio? «E’ un modo per tenere alta la tensione», fa sapere la società. Sta di fatto che ieri mattina per giocatori e staff tecnico del Pavia invece della giornata di riposo c’è stata la sveglia alla buon’ora (anche gli allenamenti ordinari mattutini mai vengono fissati alle 9.30). Poi al campo, a sgobbare. Poco dopo le 11 si vedono uscire mister Michele Marcolini assieme al suo vice Davide Mandelli e i giocatori, anche quelli fuori rosa. Eppure a ben vedere l’allenamento punitivo di ieri non è proprio un fulmine a ciel sereno. In settimana la squadra e lo staff tecnico del Pavia avevano ricevuto la visita del presidente Xiaodong Zhu, arrivato in Italia. Un incontro seguito alla sconfitta interna contro il Cittadella, una delle candidate alla vittoria finale del girone A di Lega Pro. Una gara giocata quasi senza attacco per via dei tanti infortuni e persa comunque nei minuti finali con un gol bizzarro. Il discorso di Zhu a quanto pare è stato piuttosto vigoroso: in pratica la richiesta è stata quello di un impegno maggiore da parte della squadra, perché la società sta facendo tanti sforzi per cercare di andare in B. Però a proposito di impegno, a qualcuno è anche venuto in mente che l’ultimo stipendio percepito risale a fine luglio (la scadenza del 1° agosto, riferita ai mesi di maggio e giugno, era quella da rispettare per non incorrere in penalizzazioni). La squadra aveva chiesto di ricevere i bonifici mensilmente, a prescindere dal fatto che il club per non incappare nelle penalizzazioni debba attestare di aver pagato entro i termini previsti dalla Lega (i mesi di agosto e settembre entro venerdì prossimo). La società, comunque, ha risposto con un no secco, chiarendo che pagherà comunque entro il 16 ottobre. Nonostante questo, non si può certo dire che l’impegno sia mancato: il Pavia ad agosto ha fatto sfracelli in Coppa Italia, con storici successi su Latina e Bologna e approdo alla sfida col Verona di dicembre. Ha giocato alla pari in amichevole con squadre di B e A come Pro Vercelli e Chievo. E in campionato ha vinto 4 gare su 6. Non è bastato, così come la vittoria di Bergamo, per evitare una punizione incomprensibile. Il calcio, si sa, è un mondo strano, pieno di follie. La decisione del Pavia è solo l’ultima di una lunga lista.
Ore 22.00 – (Gazzetta di Reggio) Adesso viene il difficile. O il bello. Finora non è che il calendario abbia riservato alla Reggiana, ad eccezione forse del Padova, avversari dalle medesime ambizioni. Ora arrivano le trasferte a Salò e Bolzano inframezzate dal match casalingo con la Cremonese. Può anche essere un bene, visto che si tratta di formazioni che in qualche maniera sono chiamate a fare anch’esse la partita e la Reggiana – vedi il secondo tempo con il Renate – diventa devastante negli spazi. «Lo dirà il campo – dice Nicholas siega – di sicuro contro di noi, specie a casa nostra, le altre formazioni si abbassano molto per toglierci spazi e provare a ripartire, ma non è che il nostro calcio sia attendista, noi proviamo sempre ad imporre il gioco, solo che a volte non ci riesce». Un passo indietro: quel primo tempo scialbo è stato solo merito del Renate? «Noi eravamo sotto tono, abbiamo sbagliato qualche passaggio di troppo e gli avversari, con il 4-4-2 all’inizio, ci hanno concesso pochi spazi. Poi si sono un poco allungati ed una volta sbloccato il risultato tutto è diventato facile. Sono contento, finalmente siamo riusciti a regalare il successo al nostro meraviglioso pubblico». L’allenatore ha detto che nell’intervallo ha battuto i pugni e non in senso letterale sulla porta, visto che aveva una mano gonfia… «E’ così, noi in settimana prepariamo determinate giocate che non sempre riescono in partita, abbiamo iniziato la ripresa in maniera più aggressiva, ma la chiave di volta di tante partite sta nel riuscire a sboccarle». Le mancava il gol? «Non vivo per il gol, ma sono un attaccante e la gente da me si aspetta anche che ne faccia, ovvio che l’astinenza un po’ cominciasse a pesarmi». Ma qual è il ruolo di Siega? «Esterno, d’attacco o di centrocampo. Ma dove l’allenatore mi mette io cerco sempre di dare il massimo». Come si è trovato a fare l’esterno nel 3-5-2? «Bene, a parte il fatto che lì si corre molto di più, lasciatelo dire ad uno che di chilometri è abituato a macinarne, ma, lo ripeto, sono sempre pronto ad assecondare le richieste dell’allenatore ed ad adeguarmi alle necessità della squadra». Mancano i due punti di Piacenza e sareste in vetta… «In una stagione qualche punto va e viene, stiamo facendo bene e abbiamo gente come Nolè, Pesenti, Bartolomei fuori per infortunio, penso che al completo potremo toglierci delle soddisfazioni».
Ore 21.40 – (Gazzetta di Reggio) Sei partite, dodici punti in saccoccia e secondo posto nella classifica del girone A, a due lunghezze dalla lepre Bassano. Okay e l’anno scorso? Eccoci: sei partite, nove punti e posizione numero quattro nella graduatoria del girone B, a tre lunghezze da un Teramo già in fase di decollo. C’è spazio per fare tutte le considerazioni del mondo, a questo punto si può studiare l’atlante, si possono comparare i calendari vecchio e nuovo, ma un dato balza all’occhio inequivocabile, roba scritta nel marmo: la Reggiana sta facendo ancor meglio della pur positiva stagione scorsa. Si è sempre detto – o meglio, ci hanno sempre detto – che il girone A è tutt’altra roba rispetto al girone B, che la musica per la Regia sarebbe cambiata e molto in peggio. Boh, sarà così, vedremo. Intanto annotiamo che rispetto alle prime sei giornate dello scorso torneo c’è stata una vittoria in più e soprattutto i granata hanno segnato 10 reti (cioè 7 in più) e mantenuto un’ermeticità incoraggiante (2 reti al passivo). Chi osserva che il calendario sia stato quest’anno un pochettino più benevolo, opponendo alla Regia avversarie (per ora e sulla carta) tra le più deboli, dovrebbe ripensare al fatto che anche l’anno scorso la squadra di Alberto Colombo non è che avesse iniziato con il Borussia Dortmund, bensì al Morgagni – in una serata loffia su tutti i fronti – perdendo uno a zero contro la neopromossa Forlì. Così come matricola era l’Ancona del nano Cornacchini, la prima visitatrice e vittima del Città del Tricolore. E chi equiparava la Giana Erminio ad un circolo di formaggiai in viaggio premio, farebbe bene a dare un’occhiata alla classifica. Che colloca la squadra di Gorgonzola al nono posto, dunque con altrettante squadre dietro; a fiutare. Possiamo stare qui a raccontarcela sino allo sfinimento ma non c’è bisogno di scomodare Zichichi o Rubbia per enunciare il teorema che se vinci sei forte tu e se perdi è più forte l’avversaria. E se vinci il campionato, hai avuto fortuna a capitare in un girone facile. Bòun e poch bòun rimane l’unica legge del calcio e questa Reggiana dà l’impressione di essere decisamente dalla parte dei boun. Avanti così, alla faccia del girone…
Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) La ripresa degli allenamenti del Mantova avverrà domani mattina sul Centrale Te. La squadra di mister Riccardo Maspero dovrà preparare la sfida di domenica (ore 15) al Martelli contro il Lumezzane. Buone notizie sul fronte degli acciaccati: i giocatori tenuti fuori a Cuneo per problemi fisici saranno a disposizione per il match interno contro i bresciani. Sereni ha smaltito la contrattura muscolare, Foglio e Scalise si alleneranno regolarmente con il gruppo e anche per Ruopolo ci sono buone possibilità di vederlo in campo con il Lumezzane. L’unico indisponibile sarà il portiere Pane che durante la scorsa settimana ha ripreso a lavorare con il gruppo. Per lui i tempi di recupero restano lunghi, se ne riparlerà tra circa un mese. La gara di Cuneo è stata tranquilla per quanto concerne gli infortuni: al di là di qualche sporadico acciaccio lieve nessuno è uscito dal Fratelli Paschiero con dei problemi fisici rilevanti. La settimana del Mantova proseguirà regolarmente fino alla rifinitura di sabato. Il turno successivo, in trasferta a Padova, si giocherà sabato 24 alle 15.
Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) Avanti con Maspero. Il Mantova non cambia guida tecnica e si stringe intorno al suo allenatore. La sconfitta di Cuneo brucia ancora e fa il paio con quella di Bolzano e con il derby con la Reggiana. Tanta amarezza, ma nessun ribaltone. Almeno per il momento: «La linea è chiara, siamo pronti a proseguire sulla nostra strada – afferma il presidente Sandro Musso –. Una cosa deve essere chiara: io e la società non ci stiamo al gioco al massacro. Le critiche che la tifoseria ci ha rivolto sono legittime, ma cambiare tutto in questo momento non rientra nei nostri piani». Ieri sera una lunga riunione tecnica a Brescia. Presenti il tecnico, il presidente con i soci di Sdl Pigolotti e Di Loreto, il dg Bernasconi. Un confronto di oltre 2 ore sui perché di un avvio complicato. Alla squadra manca qualcosa: «Il primo contestatore della squadra in questo momento sono io – continua Musso – ma sono uno abituato a criticare in modo costruttivo. Sarebbe troppo facile cacciare il mister. Il problema in questo periodo non è tanto nelle sconfitte, ma nel come vengono, ovvero senza gioco. Stiamo facendo delle riflessioni serene e credo che la colpa di tutto ciò non sia unicamente dell’allenatore». Il presidente poi analizza obiettivi e intenzioni: «Forse qualcuno pensava ad un campionato da vincere – conclude – ma io sono sempre stato chiaro. Sapevo che sarebbe stato un anno duro, serve tempo e attenzione». Maspero e il suo staff restano quindi al loro posto. Da domani si tornerà a lavorare per la gara con Lumezzane. Chiaramente la sfida con i bresciani diventa un crocevia importante per la stagione. In caso di passo falso la crisi sarebbe nei fatti. Maspero si gioca molto contro il Lumezzane, ma il presidente non vuole sentir parlare di fiducia a tempo: «Dobbiamo trovare i punti critici della squadra, le motivazioni che portano a delle prestazioni incolori. Nessuna fiducia a tempo, Maspero ha il nostro appoggio». Concetto ribadito in tarda serata dal dg Gianfranco Bernasconi: «Il primo passo sarà creare un rapporto più stretto con squadra e staff – spiega – e quindi la società cercherà di essere ancora più vicina all’allenatore. Forse siamo stati un po’ distanti, rimedieremo. Il gruppo resta competitivo, chiaramente qualcuno è in ritardo di condizione e c’è una generale insicurezza nei propri mezzi che non dovrebbe esserci». Alla ripresa degli allenamenti potrebbe esserci un confronto nello spogliatoio tra dirigenza e squadra: «Sicuramente faremo qualcosa – assicura Bernasconi – ma la faremo con Maspero».
Ore 20.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Millecento spettatori cosa sono? Un numero allargato rispetto al colpo d’occhio che lasciavano intravvedere tribuna coperta e scoperte. Dilatato per gli spazi liberi. Sono comprensivi dei duecento abbonamenti che, alla fine delle trafila prolungata di fidelizzazione, la società neroverde è riuscita ad incamerare. Praticamente la metà del record di presenze raggiunto in primavera contro l’Albinoleffe e che rimane lì come un totem. In attesa di essere eguagliato. Ancora, una risposta tiepida agli inviti, alle chiamate a raccolta, all’incitamento verso la squadra guidata da Bruno Tedino. Erano stati comunicati ottocento presenti due settimane fa, quando c’era il Renate al Bottecchia. Millecento spettatori segnano un incremento di poco superiore ad un terzo rispetto la gara precedente. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? È preferibile considerarlo come dato intermedio. Una tappa di un percorso di avvicinamento, che è auspicabile sia valicato velocemente, che intanto di certo non vive di fiammate. Tanto meno si porta appresso il bagaglio caricato lo scorso anno. Azzerata la squadra, si è ripartiti con la costruzione anche di questo legame. Certamente chi ora frequenta il Bottecchia gode di uno spettacolo diverso, vede il Pordenone confrontarsi alla pari con compagini da primi posti in graduatoria, assapora il gusto di una permanenza in categoria non più legata al racimolare gli ultimi punti allo scadere del tempo massimo stagionale. Oppure neanche in quello. Domenica si replicherà immediatamente la misurazione. Sarà subito dopo pranzo (ore 14) contro il Südtirol, spartendosi gli spettatori neutrali con qualche concorrente in più dello scorso sabato tardo pomeriggio.
Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Praticamente nel bel mezzo del gruppone migliore. I neroverdi ufficialmente sono sesti in classifica, con dieci punti in sei partite. Di fatto rappresentano il quarto posto insieme a Alessandria e Südtirol. Da dove è posizionato, il terzetto vede quattro passi avanti il Bassano apripista. A 12 punti ci stanno Reggiana e Pavia, con 11 Feralpisalò e Cittadella. Mentre, se si considera lo stesso divario fra Pordenone e Bassano verso il basso, si vanno a sfiorare i play-out. NUMERI – Lasciamo da parte le considerazioni su quel che poteva essere, perché con i se e con i ma non si fa la realtà. Che almeno due pareggi, tra cui l’ultimo con la Cremonese, potessero essere vittorie lascia tutto sul tavolo del latte versato. Di certo i neroverdi si inseriscono nel gruppo dei primatisti dei pareggi. Quattro, cioè due terzi di tutte le gare svolte. Come la Cremonese, che ha imposto la “X” più recente e che conta tre punti in meno. Resiste l’imbattibilità pordenonese, caratteristica che accomuna i ramarri ad un altro terzetto di concorrenti col blasone: il Bassano primo in classifica, la Reggiana seconda e il Cittadella (con una partita in meno) che precede di un passo capitan Stefani e compagnia. Insieme a Bassano e Cittadella il Pordenone ha in comune pure i gol subiti, che sono quattro. Solo la Reggiana si sta dimostrando più ermetica: i suoi avversari fin qui l’hanno infilata a rete solamente due volte. PROSPETTIVA – Si presenta in parità il conto alla vigilia fra Pordenone e Südtirol. Stessi punti (dieci), addizionati dai bolzanini di Stroppa con tre vittorie ed un pareggio (due le sconfitte). Hanno segnato di meno (6-8) e patito di più (5-4) rispetto ai neroverdi. Si presentano con un attaccante come Maritato che ha firmato la metà di tutti i gol insaccati. Due portano la sigla di Gliozzi e uno quella di Tulli. PROSEGUENDO – La Lega Pro ha anche comunicato il programma relativo all’ottava giornata di campionato. Domenica 25 ottobre il Pordenone sarà in trasferta sul campo del Lumezzane. Giocherà, nuovamente, alle 14.
Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Non succederà più. Non succederà che alla vigilia della trasferta a Pordenone l’avversaria di turno faccia proclami del tipo «Andiamo al Bottecchia a fare il pieno». Dopo la sfida con la Cremonese, prima vera avversaria da metà alta del tabellone, non succederà più. Perché chi ha tratto guadagno dall’1-1 finale è stata la squadra del presidente Gigi Simoni, una fra i personaggi del mondo del calcio più amati indipendentemente dai colori e dalla fede di ciascuno dei suoi componenti. Lo ha ammesso lui stesso. Lo ha ribadito Fulvio Pea, mister dei grigiorossi che la scorsa stagione ha fatto disperare il popolo neroverde vincendo, alla guida del Monza, tutti e quattro gli incontri giocati con i ramarri. Non succederà più. Può stare tranquillo Mauro Lovisa, primo a entrare in sala stampa sabato, subito dopo la fine del match, per sputare un rospo masticato da un mese o poco meno: «Qui non si viene a fare il pieno – ha tuonato re Mauro -. Da qui è difficile portare via anche un solo punto. Se ne stanno accorgendo tutti». GIGI L’ONESTO – «Il Pordenone avrebbe meritato i 3 punti – riconosce Simoni -. È una bella squadra, con un centrocampo di qualità e due attaccanti che sanno farsi valere. Nel primo tempo ci ha messo in grosse difficoltà. Abbiamo avuto il merito di reagire in avvio di ripresa raggiungendo il pareggio. Complessivamente però – ribadisce l’ex trainer di Inter, Napoli, Torino e Genoa – avrebbe meritato di vincere il Pordenone». Giudizio condiviso da “La Provincia”, giornale di Cremona che esalta giustamente gli interventi salva-risultato del portiere Ravaglia: «Male i grigiorossi nel primo tempo: mai pericolosi e distratti – si legge sulla pagina sportiva – con i padroni di casa che vanno in gol e sfiorano il raddoppio. Più determinati i ragazzi di Pea nella ripresa. Prima del pareggio di Forte è il Pordenone a esaltare i riflessi di Ravaglia. Il portiere della Cremonese è miracoloso, sull’1-1, in almeno due circostanze». FULVIO IL PREVIDENTE – Fulvio Pea questa volta si porta a casa un solo punto. Visto come si sono svolte le cose in campo gli è andata bene e resta imbattuto nei match contro il Pordenone. L’ex trainer del Monza si candida per un eventuale futuro neroverde magnificando le doti di Mauro Lovisa: «Presidente straordinario – è il suo esordio – che non si è abbattuto dopo la retrocessione (causata dal suo Monza, poi fallito, ndr) della passata stagione. Anzi ha rilanciato mettendo insieme una buona squadra che ha iniziato bene la nuova stagione. Un uomo, Lovisa, che tutta la città, anzi l’intero mondo del calcio, dovrebbe ringraziare». Anche Pea ammette l’inizio difficile dei grigiorossi. «Credevamo – ha detto – di arrivare al Bottecchia e prendere subito il controllo della gara. Invece siamo stati bloccati da un episodio negativo (il gol di Mandorlini, primo in neroverde, ndr). Poi però – corregge il tiro del suo presidente – abbiamo disputato un secondo tempo straordinario». Qualcuno gli ricorda i “miracoli” di san Nicola (Ravaglia, portiere grigiorosso): «Entrambi i portieri, sia Tomei che Ravaglia – taglia corto Pea – hanno disputato un’ottima partita». SETTEBELLO – La mancata vittoria con la Cremonese ha fatto scivolare il Pordenone fuori dalla “zona Champions”. I ramarri restano imbattuti in “zona Europa”. Domenica saranno di nuovo al Bottecchia (inizio alle 14) per affrontare il Südtirol con il quale condividono il sesto posto a quota 10. Dubitiamo che gli altoatesini dichiareranno la volontà di rifornirsi al “distributore” neroverde, irritando pure loro re Mauro.
Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) A difendere il portiere Matteo Tomei dopo il pareggio tra Pordenone e Cremonese (gol dell’1-1 avvenuto in seguito a un’uscita troppo timida del numero 1 neroverde) è stato in sala stampa un nome illustre del ruolo, Gigi Turci, ex Udinese nonché già preparatore dei portieri del Pordenone e attualmente trainer degli estremi difensori della Cremonese, tra cui Ravaglia, il migliore in campo di sabato scorso. «Non leggo quella circostanza in maniera così negativa – ha affermato ai microfoni di Telefriuli Turci –: Matteo è uscito per cercare di risolvere una situazione, non l’ha subita. Ha avuto un atteggiamento propositivo e di questo va tenuto conto». Per Tomei non è stato un inizio di campionato del tutto positivo, ma ci può stare: il campionato è lungo, il tecnico – che l’ha voluto fortemente – e la società hanno fiducia in lui. Tomei, visto il suo talento, si riscatterà.
Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Mauro Lovisa, dopo la gara, faceva fatica in sala stampa a contenere la rabbia: sentiva di aver lasciato due punti sul campo. Lo stato d’animo del presidente è capibile. Ed è quello di tutto il Pordenone. I neroverdi hanno accolto con una punta di rammarico il pareggio con la Cremonese. Andati in vantaggio ancora una volta, per la quinta gara su 6, i “ramarri” si sono fatti raggiungere chiudendo sull’1-1. Peccato, anche se c’è da dire che la squadra e in crescita e non sempre capiterà di trovare un portiere avversario come Ravaglia, autore di numerosi interventi salva-risultato. Muro. Si parta da quest’ultimo aspetto. Nella gara del Bottecchia la squadra di Tedino ha avuto di fronte a sé un estremo difensore che fa la differenza. Classe ’88, cresciuto nel vivaio del Cesena, proprio con i romagnoli ha debuttato in serie A nel 2011-2012 totalizzando 9 presenze. Nel curriculum anche stagioni di B e di Lega Pro di alto livello: è un estremo difensore che porta punti e col Pordenone si è visto con le parate-salva risultato. Tomei, invece, di parate “vere” non ne ha dovute compiere, perché è stato più il Pordenone a giocare, in particolare nel primo tempo. Poi il team ha mollato la presa nei primi 20’ del secondo tempo: il brutto momento sembrava passato, la Cremonese ha tenuto duro e ha trovato il gol del pari. Continuità. I “ramarri” hanno così perso l’inviolabilità casalinga della propria porta in campionato – primo gol subito tra le mura amiche – ma hanno mantenuto l’imbattibilità. E questo è un dato decisamente interessante. Il Pordenone, con Bassano, Cittadella e Reggiana, è una delle quattro formazioni nel girone Di Lega Pro a non avere mai perso. Il Pavia, che ha 2 punti in più, è caduto in due circostanze. Da un lato si può dire che con i pareggi, non si va lontano, ma è altrettanto vero che nessuno ha chiesto a Tedino di vincere il campionato o i play-off, ma solo di salvarsi. E quindi, vista la partenza, la strada imboccata è quella giusta: la Cremonese era un ostacolo duro e il Pordenone l’ha superato. Futuro. Di fronte adesso c’è l’Alto Adige, domenica alle 14, per la seconda gara casalinga consecutiva. E’ un’altra sfida dura, che Tedino teme per la muscolarità dell’avversario: i neroverdi soffrono le squadre forti fisicamente e capaci di limitare il palleggio proprio come i bolzanini, che col loro 3-5-2 hanno già mandato fuori giri diversi team. Sarà però un match alla pari, entrambi i team hanno 10 punti. Dopo l’incontro con il Suedtirol il Pordenone – che riprende a lavorare domani pomeriggio – andrà a Lumezzane e lo farà domenica 25 ottobre per l’ottava giornata. Un altro incontro duro, considerato che i bresciani sono reduci da tre vittorie filate e hanno un ex – Barbuti – in grande spolvero.
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) A fine gara dimostra tutto il suo entusiasmo affrontando il dialogo con la stampa in italiano e chiudendo l’incontro con un “Forssa Venessia” dove le esse gli escono sonoramente doppie. Joe Tacopina, nuovo presidente del Venezia ha vissuto «un giorno davvero speciale. Con tanta emozione e con la forte voce dei tifosi a sottolineare il settimo successo consecutivo, un record!» Continua parlando di calcio. «È stata una buona partita dove abbiamo dimostrato di esserci anche senza tre giocatori importanti. È tutto l’ambiente che funziona a dovere. Sono circondato a dirigenti incredibili che rendono la nostra squadra davvero speciale». Poi torna sulla giornata particolare. «Uno spettacolo girare lo sguardo al Penzo – afferma – dalle montagne alla laguna, la chiesa, il campanile… E i ragazzini tanti, entusiasti. I nostri giocatori e tifosi del futuro». Tanti apprezzamenti per lo stadio Penzo, ma… «Mi è piaciuto, è romantico, ma purtroppo è vecchio. Noi avremo bisogno di una nuova struttura per giocare la serie A, forse già dalla serie B anzi. Ci serve un top-stadio». Dopo le esperienze a Roma e Bologna cosa anima la sua avventura veneziana? «Come ho detto nello slogan “Uniti ripartiamo”, qui c’è da costruire tutto. Una città importante con una tifoseria calda che per troppo tempo non ha visto soddisfatte le sue ambizioni. Quando arrivai a Roma si era già in Europa, a Bologna la stagione prima si era in A. Qui, invece, c’è da realizzare un progetto che ha un potenziale più alto di tutti, Venezia è citta importantissima in una regione forte come il Veneto». Un progetto ambizioso. «Nel quale abbiamo salito il primo gradino e sappiamo che ci sarà molto lavoro da fare per migliorare. Iniziamo coinvolgendo ancor di più i tifosi. A breve vicino alla curva sud vi sarà una fan-zone per rendere più bello il nostro stadio. E anche la squadra avrà divise di rappresentanza adeguate. Ogni settimana cresceremo. Intanto ci godiamo l’attenzione di tutti i media nazionali che sottolineano come il nostro sette su sette sia da record!»
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tre punti più sofferti del previsto? Averli comunque conquistati è un buon segno a sentire gli arancioneroverdi, unanimi nel sottolineare come i campionati si vincano stringendo i denti. «Sul piano personale sono contento perché avevo bisogno di una prestazione «vera» con diverse parate nei 90′- la voce del 19enne portiere Guglielmo Vicario -. A volte ho sgridato i compagni? Direi piuttosto che ho cercato di suonare la carica in alcuni frangenti nei quali la nostra tensione stava forse un po’ calando. Peccato per il gol preso nel finale, però è stato un pomeriggio speciale e conta solo aver vinto davanti al presidente Tacopina». Schierato da trequartista al posto dello squalificato Fabiano, Luciano Gualdi ha trovato il suo terzo gol di fila tra campionato e coppa. «Quando vinci 7 partite di fila puoi solo essere contento. Questa in effetti è stata più sudata, avanti 2-0 si è un po’ spenta la luce e abbiamo concesso troppe giocate semplici, comunque dopo una prima mezzora ai nostri soliti livelli. Dobbiamo tenere a mente che non possiamo mai calare d’intensità, altrimenti diventiamo un Venezia «normale»». Utile nel finale l’innesto di Paolo Carbonaro per riguadagnare metri. «Non ero al top, ma anche ieri c’è stata la conferma che abbiamo molte frecce al nostro arco, in attacco e negli altri reparti. Forse abbiamo abituato tutti troppo bene – sorride – però altri tre punti dopo 90′ sottotono valgono moltissimo».
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Con l’arrivo di Joe Tacopina ritorna l’entusiasmo attorno al Venezia che infila la settima vittoria consecutiva su altrettante gare giocate (più una in Coppa Italia) e che riporta al Penzo duemila spettatori paganti oltre a qualche centinaio di ragazzini del settore giovanile. Festa grande per salutare il nuovo presidente non senza qualche brivido che il pur bravo arbitro Cosso di Reggio Calabia ha deciso di limitare, anticipando di un minuto la chiusura del match (giocati solamente 3’ di recupero contro i quattro annunciati). Già perchè il Venezia è stato protagonista del match contro la Liventina ma con un comportamento sin troppo sornione che ha consentito a un avversario, che si è dimostrato di buona qualità, di “rischiare” il pareggio nel finale del confronto. Vola il Venezia dei record (stabilito quello nuovo in apertura di stagione per il team lagunare) che non ha equali al momento nelle prime categorie calcistiche come ruolino di marcia: ha dimostrato che anche cambiando tre elementi rispetto al match precedente il risultato finale non cambia (anche se stavolta ha faticato a conquistare i tre punti). I lagunari hanno chiuso troppo presto la partita contro la Liventina: un gol di Innocenti al 4’ e di uno di Gualdi al 22’ hanno di fatto appagato la truppa di Paolo Favaretto. Pian piano quindi il gioco è scemato, arrivando a concedere sempre più terreno alla Liventina. Che in avvio ripresa ha particolarmente aumentato la pressione trovando in Boem e Grandin due grimaldelli contro un Venezia intento più a camminare che a correre. Per gli uomini di Tossani spazio per più di una giocata, senza però cogliere frutti. Così appena passata la mezz’ora della ripresa l’innesto di Carbonato fa ritornare pericoloso il Venezia, che si sbilancia in avanti e rischia la terza rete ma si scopre un po’ troppo dietro, tant’è che al 47’ subisce il gol e appena dopo corre un altro pericolo. Ma non c’è tempo per rimettere in parità il match. La cronaca. 4’ Beccaro lancia bene in area Innocenti che si sistema palla sulla sinistra e infila in diagonale Bettin. 10’ Gualdi in area tocca male palla propizia. 17’ Serafini dall’area di destra calcia un diagonale rasoterra che Bettin devia sul fondo. 20’ né Grandin né Iacono riescono a toccare una palla che attraversa l’area. 22’ Innocenti mette in area da sinistra per Serafini che a tu per tu con Bettin si vede rimpallare la sfera, arriva tempestivo Gualdi a realizzare il 2-0. 33’ Zanetti serve in area Vianello che di tacco mette palla a Fantin: conclusione tra le braccia di Vicario. 36’ Vianello dal limite impegna l’estremo lagunare a terra. 38’ Zanetti per Grandin in area, conclusione su Vicario. 39’ in area di sinistra all’altezza del palo Grandin salta Cernuto e mira la porta, Vicario si supera. Ripresa. 8’ Pagan dal limite di destra impegna Vicario. 15’ azione simile alla precedente con protagonista Boem. 28’ punizione di Grandin con palla in area sulla quale svetta Vicario. 30’ Dene dalla sinistra in corsa calcia un diagonale di poco sul fondo. 37’ Carbonaro dal limite costringe Bettin a terra. 44’ triangolo Carbonaro-Serafini-Carbonaro con conclusione ravvicinata sui piedi di Bettin. 45’ Luciani per Maccan che al volo spedisce sul fondo. 46’ Boem dal limite, Vicario alza sopra la traversa. 47’ Grandin in area gira in rete una palla sporca. 48’ Dene dal fondo di destra conclude su Vicario. L’entusiasmo di Tacopina a fine partita appare solamente in parte sul volto del tecnico Favaretto: ma mercoledì è di nuovo campionato ad Abano. Comunque con tre punti in più.
Ore 18.00 – (La Nuova Venezia) «È stato un giorno speciale per me e per i tifosi, ho vissuto molte emozioni e questa vittoria ci mantiene imbattuti, quindi avanti così». Poche parole ma chiare quelle di Joe Tacopina, scandite in un italiano che continua a migliorare. «Sto studiando» ammette il presidente, ma non ha bisogno di una traduttrice sempre appresso. Cambiano i tempi e i presidenti, e per la prima volta dopo anni se ne rivede uno nella sala stampa del Penzo. «Mi è piaciuto il fatto di vedere tanti bambini e giovani tifosi allo stadio. Il “Penzo” è bello e romantico: dall’alto vedi il mare, la laguna, la città storica e le Dolomiti. Per ora andiamo avanti così, poi con la serie B vedremo. Il progetto è a lungo termine, comincia ora e sta dando già risultati, ma soprattutto abbiamo il tempo per attuarlo. E poi sono orgoglioso che si parli di noi. Sabato sera in televisione ci siamo stati anche noi dopo gli Azzurri e con Inter, Milan e Juventus. Non male vero? Forza Venezia!».
Ore 17.40 – (La Nuova Venezia) Il Tacopina Day allo stadio Penzo inizia alle 13.15, ben prima dell’arrivo della squadra. Il presidente vuole vedere tutto e ha calcolato ogni minimo dettaglio di questa sua prima uscita allo stadio di Sant’Elena. Metodico e preciso, passa palmo a palmo tutti locali dalla sala stampa agli spogliatoi, dal bar alle tribune. Con i suoi fedelissimi Goldman e Tapinis controlla anche il perimetro interno dell’impianto, e poi saggia il prato, osserva le panchine e borbotta, sottolinea cosa va e cosa non va, cosa vuole e cosa si deve assolutamente cambiare. Probabile che le panchine siano proprio uno dei prossimi aspetti da prendere in considerazione. Molto è stato fatto in queste ultime settimane, riconosce lui stesso a fine partita che il Penzo è “romantico”, ma che così non basta. I minuti passano, i tifosi entrano e prendono posto, ma il presidente è in piena attività. Stringe mani, sorride, si fa fotografare e non dice mai di no a nessuno. Si respira un’altra aria all’interno del Penzo, con la dirigenza a stelle e strisce che sembra infondere relax. Tacopina è perfino difficile da seguire nelle sue evoluzioni dentro e fuori dallo stadio, ma si vede e si legge nei suoi occhi che vuole che tutto sia perfetto, che i tifosi siano contenti, perché alla fine sono loro i primi fruitori dell’impianto, e se all’interno si sta bene vengono più volentieri. Alle 14.58 Tacopina prende posto in tribuna sotto la cabina dello speaker. Alla sua sinistra John Goldman, alla destra il direttore sportivo Giorgio Perinetti. Quando arriva l’annuncio della sua presenza dagli altoparlanti, in tribuna è standing ovation tra applausi e saluti, e lui ricambia sempre sorridente. Le lancette fanno pochi giri e al gol di Innocenti si può già esultare, e via con gli abbracci e le pacche sulle spalle. Tacopina segue il gioco con sguardo attento, quasi a voler entrare anche lui nell’azione, nelle teste e negli occhi dei suoi giocatori in campo. Il raddoppio è una festa e poi arriva l’intervallo, con i ragazzi del settore giovanile che entrano in campo, sfilano e stendono un maxi striscione con tutte le loro firme sotto la scritta “Welcome Joe”. E il presidente ricambia, filmando con il telefonino, scattando foto e applaudendo. Dopo un salto nell’hospitality zone sul tetto dello stadio, al 20’ della ripresa è già seduto in tribuna. Segue la partita, soffre e si morde le labbra. Poi al triplice fischio esulta e non può mancare un salto in spogliatoio per ringraziare giocatori e tecnico. Altra aria, musica e aspettative dalle tinte arancioneroverdi.
Ore 17.20 – (La Nuova Venezia) Il settimo successo consecutivo in campionato regala un Favaretto dai due volti nel post partita. «L’aver vinto è senza dubbio positivo, ma non posso negare di essermi incazzato in spogliatoio dopo aver visto una squadra poco attenta. L’essere stati avanti 2-0 dopo 21’ ci ha fatti rilassare, invece dobbiamo mantenere la stessa attenzione per tutto l’incontro, perché alla fine i nostri avversari più pericolosi siamo noi stessi. Questi cali di tensione non ci devono essere». Poi il tecnico del Venezia aggiunge: «È stata una settimana particolare con l’arrivo del presidente e l’assenza in partita di tre giocatori importanti. Abbiamo toccato degli equilibri che avevamo consolidato e si è visto l’effetto. Non so se ad Abano mercoledì sarà turnover, forse Modolo giocherà dal 1′, ma dovremo produrre più gioco».
Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Il settimo sigillo in campionato per il Venezia arriva soffrendo, con un risultato risicato e dopo un avvio contro la Liventina che pareva dovesse sfociare in goleada. Invece è finita 2-1, dando perfino spazio al rammarico degli ospiti che hanno giocato la loro onesta partita, e nella ripresa hanno messo in difficoltà la capolista più volte. Sia chiaro: il Venezia ha saputo gestire la situazione, ma il piccolo trotto non è il ritmo richiesto da Favaretto in panchina e dai tifosi sulle tribune, tantomeno può permetterti di coprirti da ogni rischio e le sorprese, si sa, prima o poi arrivano. Ventuno. I punti fin qui conquistati dal Venezia. Questi tre sono arrivati grazie a due lampi iniziali. Il primo dopo due minuti soltanto: lancio splendido di Beccaro dalla destra, Innocenti entra in area e timbra il vantaggio in diagonale. Il raddoppio al 21’ con un premio al grande opportunismo di Gualdi, che sfrutta una corta respinta di Bettin su conclusione ravvicinata di Serafini. Un buon Venezia quello che si vede in campo, abile nel chiudere gli spazi, con Favaretto che consegna le chiavi del centrocampo e la fascia di capitano a Soligo, e un risultato che esalta la proprietà statunitense e i tifosi in tribuna. Tutto molto bello, forse fin troppo facile, con la Liventina a fare da spettatrice e le sue maglie bianche regolarmente respinte sulla trequarti. Vicario fa lo spettatore fino al 38’ quando Grandin sfrutta un errore di posizione di Cernuto, poi però il primo tempo finisce qui. Pausa. Quella offerta dall’intervallo della partita, ma anche quella emersa nel gioco della squadra di Favaretto. Il punteggio è favorevole, ma i giocatori tirano troppo i remi in barca. Tantissimi i passaggi sbagliati in mezzo al campo, con Serafini, Innocenti e Gualdi che escono dal gioco. La Liventina trova così coraggio, e inizia a tessere la sua ragnatela dalle parti di Vicario. Prima con tentativi all’acqua di rose, poi sempre più ficcanti. Favaretto inserisce Maccan e Carbonaro per Malagò e Innocenti: davanti c’è più verve, ma è un nulla di fatto. La musica non cambia e la Liventina è sempre lì in agguato. Al 38’ Ferrante ha i crampi e viene portato fuori a braccia da tre giocatori (ma la barella?), quindi poco dopo Cofini nell’area del Venezia imita il Maradona di Messico ’86, ma la sua mano non è “de Dios”, si becca il secondo giallo e va sotto la doccia anzitempo. A seguire Maccan e Carbonaro si mangiano gol già fatti e, dopo un miracolo di Vicario su Boem, in pieno recupero arriva il gol degli ospiti con Grandin, meritato, ma che non basta a strappare un punto alla capolista. Tra due giorni il Venezia andrà ad Abano, e con la squadra ci sarà anche il presidente Tacopina. Servirà ben altra attenzione e intensità per mantenere ancora una volta l’imbattibilità.
Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.00 – Qui Guizza: intenso lavoro atletico per i Biancoscudati.
Ore 15.40 – Qui Guizza: lavoro particolareggiato per la fase offensiva.
Ore 15.20 – Qui Guizza: corsa a parte per Neto Pereira, Favalli ed Amirante.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 14.20 – (Gazzettino) Toh, l’Este è quinto in classifica. La formazione giallorossa è arrivata a fari spenti a ridosso del treno delle prime e con la vittoria di sabato sul Montebelluna ha scavalcato proprio i trevigiani: il Venezia lì davanti ha un’altra marcia, ma nel gruppetto degli inseguitori tutto è possibile. Anche perché l’undici atestino è l’unica formazione del girone, assieme alla capolista e al Campodarsego, che non ha ancora perso una partita. Per non parlare del fatto che nella casella dei gol subiti campeggia un bel 4. Ma Andrea Pagan, allenatore dell’Este, non bada granché alle faccende di classifica e mette già nel mirino la prossima gara: mercoledì i giallorossi andranno nella tana del Belluno per il turno infrasettimanale. Una partita che negli anni scorsi era fra le più prestigiose del torneo rischia di diventare un match di metà classifica. «Adesso stiamo già pensando al Belluno – conferma Pagan – Si tratta di una trasferta tanto insidiosa quanto stimolante. Il nostro obiettivo però è quello di continuare su questa strada». Ovvero: vincere ancora, eventualmente non perdere e non subire gol. Esattamente in quest’ordine. La squadra atestina sembra comunque in grado di raggiungere l’obiettivo fissato dal tecnico, dato che il collettivo è cresciuto alla distanza in modo impressionante. Ora, assieme alla difesa e alla mediana, gira a pieno ritmo pure l’attacco e la faccenda inizia a farsi interessante. «La squadra ha fatto un’ottima prestazione anche con il Montebelluna – spiega l’allenatore – dal punto di vista del gioco e anche per quanto riguarda la corsa. I ragazzi hanno voluto la vittoria fin dal primo minuto e l’hanno ottenuta giocando un buonissimo calcio. E gliel’ho detto negli spogliatoi, facendogli i complimenti dopo la partita. Peccato per quelle due espulsioni, che ci hanno fatto soffrire un po’ troppo nella partita con il Montebelluna e che ci portano a incontrare il Belluno con due squalificati». L’Este ha infatti concluso il match di sabato con solo nove uomini in campo. Rosina si è fatto ammonire per due volte e Canton è entrato malamente su un avversario a centrocampo, guadagnandosi un rosso diretto. Squalifiche a parte, Pagan ha visto una squadra molto più matura e concentrata: «Rispetto alla domenica precedente, quando abbiamo pareggiato a Fontanafredda, abbiamo messo in quello che stavamo facendo molta più cattiveria e tanta concretezza».
Ore 14.00 – (Gazzettino) «Ci mancano gli attributi, bisogna fare un bagno di umiltà». Parole dure quelle di Andrea Maniero dopo la sconfitta nel derby con la Luparense San Paolo, quarto stop di fila degli aponensi. Il direttore sportivo neroverde ha rimpiazzato sabato in panchina Massimiliano De Mozzi che era squalificato. «Anche l’anno scorso abbiamo rimediato quattro sconfitte di fila e poi ne siamo usciti. L’anno scorso la situazione era peggiore sul piano del gioco, ora da questo punto di vista non puoi dire niente. Nel primo tempo se c’è stata una squadra che ha fatto bene era la nostra, abbiamo sviluppato gioco come vuole il tecnico, quindi, non ci fosse neanche quello sarei preoccupato. Ripeto, mancano gli attributi e la determinazione, e queste cose non si allenano. Bisogna capire che in questo sport non basta andare in campo e giochicchiare anche bene, perché ti capitano periodi come questo nel quale non porti a casa niente. I ragazzi devono cambiare, oppure cambierò io qualcosa», chiaro riferimento al mercato che riaprirà in dicembre. Nel derby dell’altro ieri, tra l’altro, la squadra non ha praticamente mai tirato in porta. «Tescaro ha anche messo quattro-cinque palloni invitanti in mezzo, ma non li abbiamo presi perché non c’è la fame giusta, è sempre questione di pochi centimetri. Bisogna capire che siamo in serie D e se qualche giocatore vuole migliorarsi per andare a fare un calcio ancora più importante non è questo il modo di fare. Abano è una piazza tranquilla che si deve salvare e nella quale nessuno pretende niente, ma se un giocatore viene qui a camminare non va da alcuna parte». Aggiunge: «È anche un momento che gira così, la Luparense San Paolo ha fatto un tiro in porta mettendo la palla sotto l’incrocio dei pali. Le tre partite precedenti dovevano essere altrettante vittorie, e alla fine ci siamo trovati a commentare altrettante sconfitte. Ci mancano i piccoli particolari e non va bene. È un periodo nel quale il gruppo deve stare unito e lottare». Mercoledì allo stadio delle Terme nel turno infrasettimanale arriva la capolista Venezia. «Probabilmente andremo incontro alla quinta sconfitta, ma in campo saremo in undici come loro e dovremo sputare sangue in campo. Non parto mai battuto in partenza e quando ero giocatore, più gli avversari erano forti e più mi volevo mettere in mostra, quindi confido anche in questo».
Ore 13.40 – (Gazzettino) «Il secondo posto in classifica va al di là delle nostre aspettative. L’obiettivo resta ottenere la salvezza il prima possibile, poi se arriviamo nelle prime cinque sarà una gratificazione». Non ce l’ha fatta a seguire la squadra nella trasferta vittoriosa (2-1) con il Monfalcone dato che è rientrato proprio sabato da Panama per motivi di lavoro, ma il presidente Daniele Pagin si gode il brillante avvio di stagione dei suoi. «Purtroppo non sono riuscito a rientrare per tempo sabato, ma ho seguito al telefono gli ultimi quindici minuti della partita. Stiamo facendo bene e soprattutto la squadra esprime un bel gioco. Diciamo che è stata azzeccata tutta la squadra in sede di campagna acquisti, merito di Gementi e di Andreucci. Abbiamo un gruppo nel quale sono tutti titolari e non nego che mi fa un certo effetto vedere il Campodarsego al secondo posto». Mercoledì nel turno infrasettimanale sarà sfida al Gabbiano con la Virtus Vecomp, poi derby con la Luparense San Paolo e a seguire il Venezia. Un trittico di fuoco. «Ce la giocheremo a viso aperto, non abbiamo niente da perdere avendo già incamerato punti importanti». Nel Campodarsego che viaggia come un siluro, Antonio Andreucci è il timoniere che ha trovato subito la “quadra” in un gruppo rivoluzionato rispetto all’anno scorso. «I ragazzi stanno raccogliendo con merito i frutti del lavoro che svolgono durante la settimana. La partenza in campionato è molto bella e siamo soddisfatti, anche se sabato abbiamo dovuto soffrire un pò con una squadra molto fisica e anche il vento ha reso difficile la gestione della gara. È una vittoria che ci dà grande fiducia e morale. E resto dell’idea che se continuiamo a giocare con grande umiltà, possiamo fare bene. Dobbiamo restare con i piedi per terra consapevoli che ce la possiamo giocare con tutti». Con il Monfalcone è arrivata la quarta vittoria in altrettante gare lontano da casa, mentre proprio al Gabbiano il ruolino parla al momento di un successo e due pareggi. «Fuori casa troviamo campi più ampi nei quali riusciamo a mettere in mostra la nostra velocità, in casa non è semplice anche per noi prendere subito le misure dato che siamo una squadra quasi completamente nuova». Tutto sta girando alla perfezione e sabato, oltre al sigillo di Aliù, è stato decisivo ai fini dei tre punti il gol del raddoppio siglato da Francis Arthur, terzino destro ghanese classe 1997 in prestito dal Bassano. «È un ragazzo che s’impegna molto e merita questa soddisfazione: ha fatto una bella azione, è stato bravo. Ed è stato bello vedere come lo hanno festeggiato tutti i compagni, anche quelli della panchina, facendo mucchio in campo». Ecco proprio Arthur che nasce attaccante nel Cittadella, l’anno scorso faceva l’esterno nel 3-5-2 al Bassano e ora al Campodarsego gioca esterno basso destro. «È un ruolo che mi piace molto, anche se devo migliorare nella fase difensiva». Ci racconta il suo primo gol in serie D? «Mi hanno passato palla e inizialmente non volevo rischiare, ma Bedin mi ha detto di puntare e allora l’ho fatto: ho saltato due avversari e dopo uno scambio con Aliù ho toccato la palla con l’interno destro. Quando ho visto che è entrata in porta non ci credevo, è stata un’emozione incredibile». Quale è il suo obiettivo? «Arrivare a giocare almeno in Lega Pro, intanto mi trovo benissimo al Campodarsego: all’inizio ero un po’ timoroso ad accettare questa esperienza, invece si è rivelata la scelta giusta».
Ore 13.20 – (Gazzettino) Un gol da cineteca con la palla colpita al volo che s’infila sotto l’incrocio dei pali, senza dimenticare che è stato una costante minaccia per l’Abano. Quanto basta per eleggere Marco Beccaro il migliore in campo nella sfida casalinga vinta dalla Luparense San Paolo, al secondo acuto pieno consecutivo con tanto di risalita in classifica al sesto posto. «Il gol è stato un gesto istintivo – racconta l’interessato – Ho visto la palla scendere, ho provato a calciare al volo ed è andata bene. Sono contento soprattutto per avere sbloccato il risultato, poi abbiamo gestito la partita segnando il raddoppio». Tra le sue giocate anche un assist al bacio a inizio ripresa per Paganelli che si è divorato il gol. «Peccato, in quella occasione c’è stata un’incomprensione. Ma il raddoppio è comunque arrivato qualche minuto più tardi, quindi va bene così». La mano di Enrico Cunico comincia a vedersi. Cosa è cambiato dal suo arrivo? «Il modo di affrontare le partite, ci siamo messi a tre dietro, abbiamo maggiore controllo in difesa, siamo più aggressivi sull’uomo e siamo più compatti tra i reparti. È cambiata la mentalità e dobbiamo continuare su questa strada. Avevo già avuto Cunico al Marano, conosco la sua idea di calcio. Nelle ultime tre partite (inclusa la sfida con il Campodarsego in Coppa Italia, ndr) non abbiamo subito gol, vuole dire che a livello di gioco stiamo facendo bene. Davanti sappiamo che in qualche modo il gol lo facciamo, importante è non prenderlo». A inizio stagione eravate accreditati tra le squadre favorite del campionato, poi c’è stato l’avvicendamento in panchina. Siete ancora tra i favoriti? «Di sicuro. Magari non siamo la squadra che può vincere il campionato, dato che il Venezia è di un’altra categoria, ma possiamo fare senz’altro un buon campionato e arrivare nei play off. Ora pensiamo a battere mercoledì il Montebelluna e poi ci concentreremo sul derby con il Campodarsego mettendoci lo stesso impegno». Per lei con l’Abano è stato il sigillo numero tre in stagione. «Sono contento, l’importante è che i miei gol servano per potare in alto la Luparense». Non può che essere soddisfatto anche Cunico: seconda vittoria consecutiva, la terza senza prendere gol. «È un dato importante. Sappiamo che quando la squadra non subisce gol, qualcosa davanti la costruisce sempre e siamo stati bravi in questa occasione. Siamo andati un po’ in difficoltà nei primi dieci-quindici minuti nei quali l’Abano aveva preso campo, poi ci siamo un po’sciolti e mi è piaciuto come abbiamo disputato il resto della gara. Sono contento non solo per il risultato, ma anche per la prestazione e l’atteggiamento dei ragazzi. Abbiamo messo in difficoltà una signora squadra come l’Abano». Il raddoppio è arrivato a mezzora dalla fine, e non avete arretrato il baricentro come era accaduto nel precedente successo interno con il Monfalcone. «Avevo detto ai ragazzi che se arretravamo, concedevamo campo rischiando di prendere gol. È sempre meglio rimanere più alti di trenta-quaranta metri, dato che si corrono meno rischi, ma è un aspetto sul quale dobbiamo lavorare ancora mentalmente: dobbiamo essere consapevoli dei nostri mezzi». Dove deve anche migliorare la squadra? «Dobbiamo essere meno lunghi in alcune fasi della gara, voglio una squadra più corta e aggressiva. L’abbiamo fatto a tratti, ma possiamo farlo meglio». Mercoledì trasferta con il Montebelluna, poi altro derby con il Campodarsego. «Pensiamo a una gara alla volta a cominciare dal Montebelluna, una formazione giovane e sbarazzina che fisicamente ci può mettere in difficoltà poichè corre molto. Non sarà facile, ma più che all’avversario, penso a migliorare la mia squadra».
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Le prime sette partite sono scivolate via tra sorprese, conferme e delusioni. Qualche riserva è ancora da sciogliere, perché Abano, Campodarsego, Este e Luparense devono definire il proprio ruolo nel girone. Il Campodarsego, per esempio, a bocce ferme era stato inserito direttamente in zona playoff. Per capirci, tra la seconda e la quinta posizione. Il ruolo di diretta inseguitrice del Venezia rappresentava la più rosea delle aspettative all’esordio assoluto in Serie D, ma capitan Bedin & C. sono riusciti a rispettare e addirittura a surclassare i pronostici, piazzandosi davanti alle varie Virtus Vecomp, Belluno, Triestina e Mestre. Diciassette punti, frutto di 5 vittorie e 2 pareggi, e un’imbattibilità condivisa solo con Venezia ed Este. Dei 13 gol segnati finora dal Campodarsego, ben 4 sono di Grasjan Aliù, attaccante voluto due anni fa dal presidente Daniele Pagin: «Il Campodarsego ha creduto in me dopo alcune stagioni vissute ai margini a causa degli infortuni», racconta il centravanti albanese. «All’Este mi sono rotto il legamento crociato per ben due volte e non sono mai riuscito ad esprimermi al massimo. Ho deciso di scendere in Eccellenza per far parte di un bel progetto: siamo saliti di categoria al secondo tentativo e ora le cose stanno andando molto bene». Aliù ha sbloccato il risultato anche sabato scorso a Monfalcone, propiziando la vittoria che ha regalato il secondo posto solitario. «Ci attendono sfide che serviranno a capire chi siamo veramente (Virtus Vecomp, Luparense e Venezia, ndr), ma in questo primo scorcio ci siamo tolti delle belle soddisfazioni», aggiunge il bomber biancorosso. «In più, abbiamo un grande allenatore che sa come tenere le redini del gruppo». Le stesse redini che non può mollare Massimiliano De Mozzi, tecnico dell’Abano, il quale sta vivendo un momento molto delicato. I neroverdi non se la stanno passando bene dopo quattro sconfitte consecutive, l’ultima delle quali incassata nel derby con la Luparense. Tuttavia, il presidente Gildo Rizzato non ne vuole sapere di processi a giocatori e staff tecnico: «La squadra gioca bene, ma non riesce a concretizzare» ammette. «Di sicuro pesano le assenze di Bortolotto e Segato, ma anche la sfortuna sta facendo la sua parte. In ogni caso, le somme si tirano alla fine del campionato e non ora. Mister e giocatori hanno la mia fiducia». Mercoledì, allo stadio delle Terme arriverà il Venezia, grande favorita per il salto in Lega Pro: «I ragazzi giocheranno una grande partita, ne sono sicuro», conclude Rizzato. «Contro le “grandi” l’Abano ha sempre stupito». La Luparense, invece, si è rialzata dopo un inizio choc: una sola vittoria nelle prime quattro giornate, poi l’esonero di Daniele Pasa e l’ingaggio di Enrico Cunico, che ha portato 6 punti e una bella botta di entusiasmo. Con l’arrivo dell’ex mister dell’Altovicentino si è ripreso la leadership dell’attacco Marco Beccaro, autore di una rete strepitosa nel derby di sabato: «Sono contento per il gol, ma soprattutto per la seconda vittoria consecutiva», commenta l’esterno offensivo. «Fino a poco tempo fa i risultati non rispecchiavano il valore della squadra e sicuramente il cambio in panchina ha dato una scrollata all’ambiente. Cunico ha portato il suo modo di intendere il calcio, ha cambiato modulo, passando al 3-4-3 e la squadra ha reagito bene. Ora, per tornare in zona playoff, ci vuole continuità». Nel turno infrasettimanale i Lupi affronteranno in trasferta il Montebelluna, mentre l’Este, che nell’ultimo turno ha battuto proprio la formazione trevigiana, dovrà superare l’esame Belluno. In porta, manco a dirlo, ci sarà capitan Alessandro Lorello, 28 anni, tra i più esperti del girone C. L’Este è tuttora imbattuto ma è la squadra che ha pareggiato di più (ben 5 le “ics” in sette partite) in coppia con il Belluno: «Le difficoltà erano in preventivo, anche perché la rosa, dopo l’addio di mister Zattarin, è stata completamente rivoluzionata», spiega l’ex estremo difensore di Varese e Giorgione. «Zattarin e Pagan sono due allenatori molto diversi: il primo è carismatico e bravo a gestire collettivi di alto profilo, il secondo un gran lavoratore, che è riuscito a mettere insieme 20 giocatori giovanissimi con buoni risultati, in poco più di due mesi». Il quinto posto, secondo Lorello, è la dimensione giusta per i giallorossi: «Abbiamo lasciato tre punti per strada, ma possiamo giocarcela con tutti. Ci sono squadre che prima o poi si rialzeranno, quindi dovremo guardarci anche alle spalle. Una cosa è certa: cercheremo di migliorare di partita in partita, come stiamo già facendo».
Ore 12.30 – (Gazzettino) Il successo nel derby ha contagiato tutti: subito dopo il triplice fischio dell’arbitro per le vie del centro si sono visti caroselli e gruppetti di tifosi inneggianti ai colori granata fino a tarda notte. E sui social network impazzano le foto, i post e i commenti sul 3-1 rifilato ai cugini del Padova. Anche i giocatori non sono sfuggiti al clima festaiolo: ieri mattina dallo spogliatoio filtravano i cori della squadra, quasi un karaoke collettivo. Sorrisi felici, ma soltanto fino all’uscita in campo: poi tutti agli ordini di Venturato e del suo staff, perché ormai il derby è alle spalle e mercoledì c’è il recupero con la Pro Patria che potrebbe lanciare il Cittadella in vetta alla classifica. Un impegno sulla carta abbordabile ma che può nascondere tante insidie. «Dobbiamo restare concentrati e non abbassare la guardia: è in questi momenti che si vede la grande squadra, e noi vogliamo portare a casa l’intera posta in palio. Abbiamo due giorni per prepararci al meglio». Gianluca Litteri parla quasi da veterano dello spogliatoio dove ha fatto presto ad imporsi. «È stata una vittoria importante, per tanti motivi. Era il mio primo derby, e Ciccio (Coralli, ndr) mi aveva caricato a pallettoni. Sono contento per la squadra e i tifosi. È andato tutto bene». Ha offerto un’altra dimostrazione di cosa voglia dire essere un attaccante moderno. «Sono uno che lavora per la squadra, cercando ovviamente il gol: sabato sera è arrivato anche quello». Un derby vinto soprattutto a livello mentale. «L’atteggiamento per me ha fatto la differenza». Litteri tira in ballo il gruppo: «Ci sono tanti bravi giocatori, e prima ancora ragazzi fantastici. Tutti presupposti per disputare un grande campionato». Al derby Coralli ci teneva più di tutti, avrebbe fatto carte false per apparire tra i marcatori. «Credo si sia visto, speravo di fare gol, non è arrivato ma l’importante è che abbia vinto il Cittadella. C’era tanta gente allo stadio, è stata una festa per tutti». Il Cittadella ha dominato la sfida. «Abbiamo fatto tutto quello che ci aveva chiesto l’allenatore, e sono contento per il gol di Pascali. Se lo merita». Anche Coralli come Litteri è già proiettato a mercoledì: «Sabato sera si è festeggiato, adesso si riparte. Pensiamo quindi al recupero con la Pro Patria, che potrebbe regalarci un’altra grande soddisfazione, il primo posto in classifica». Ieri mattina alla ripresa degli allenamenti c’era anche Stefano Marchetti. Il direttore generale si è intrattenuto con la squadra e il tecnico Venturato, complimentandosi con i ragazzi. «L’avevo detto prima della partita con il Padova: i derby sono particolari, sfuggono ai pronostici, il risultato finale è la somma di tante componenti. A me interessava vedere una grande prestazione da parte del Cittadella: c’è stata, da parte di tutti, anche di coloro che sono entrati nel corso della partita, non bisogna dimenticarlo». Marchetti sottolinea il concetto: «Abbiamo giocato da squadra, in tutti i sensi. I ragazzi hanno corso e si sono sacrificati, dal primo all’ultimo. È questo l’aspetto che più mi è piaciuto del derby, aldilà della vittoria». I calciatori non hanno incassato soltanto complimenti da parte del direttore generale: prima di cominciare l’allenamento infatti sono stati messi in guardia sulla delicatezza del prossimo impegno. «Una partita che può nascondere tante trappole, l’ho detto alla squadra. Il derby si carica da solo, qui è l’esatto contrario. Con il Padova abbiamo speso tantissimo a livello psicologico, e recuperare energie nervose non è semplice. Credo che la maturità di un gruppo passi anche attraverso queste prove. Ed è sbagliato pensare a una Pro Patria spacciata in partenza perchè nelle ultime gare disputate ha venduto cara la pelle».
Ore 12.10 – (Gazzettino) Il derby ormai è acqua passata, il Cittadella è già proiettato verso l’immediato futuro: ieri mattina la squadra si è nuovamente radunata allo stadio per la ripresa degli allenamenti, c’è da preparare l’impegno infrasettimanale di Busto Arsizio, recupero della seconda giornata di campionato. I granata mercoledì alle 15 saranno infatti di scena allo “Speroni”, opposti alla Pro Patria. Il gruppo si è allenato in due tronconi: coloro che hanno giocato il derby hanno svolto un lavoro differenziato agli ordini del preparatore atletico Redigolo, sostanzialmente un’ora di corsa attorno al campo ed esercizi defaticanti; tutti gli altri sul campo sussidiario per una seduta normale, i portieri con Pierobon. Nessun caso particolare da segnalare, anche Sgrigna ha lavorato regolarmente ed è quasi pronto per tornare in campo, adesso si tratterà di recuperare la migliore condizione fisica. Il Cittadella si allenerà oggi pomeriggio, domani la partenza per il ritiro di Varese.
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Forse, in doccia, ha smesso finalmente di correre. In campo, invece, non si è fermato un secondo. Certo, nella memoria dei tifosi resta il formidabile gol che ha messo i sigilli alla partita, realizzato con un sinistro sotto la traversa dopo aver fatto perdere la testa alla difesa biancoscudata. Ma se anche quella rete non ci fosse stata, Gianluca Litteri sarebbe stato comunque uno dei grandi protagonisti del derby numero 31 fra Cittadella e Padova. Ha aperto spazi per gli inserimenti dei compagni, costringendo Niccolini al fallo si è guadagnato il rigore con cui capitan Iori ha sbloccato il risultato, ha causato l’espulsione di Fabiano. Ed è così definitivamente entrato nel cuore degli aficionados granata, che l’hanno visto crescere gara dopo gara: ai margini del gioco nelle prime due uscite, in gol con la Pro Piacenza dopo una prova comunque ancora non esaltante, trascinatore nella scorribanda di Pavia, man of the match sabato sera. «È stata una partita quasi perfetta», afferma il centravanti, al secondo centro in campionato. «Abbiamo lavorato molto per arrivare a vivere un derby come questo e ci è riuscito tutto come lo avevamo preparato. Siamo stati bravi, concentrati e abbiamo meritato la vittoria». Mentre parla, davanti a lui passa Pascali e s’intromette nella conversazione: «C’è un giocatore che ti sembra particolarmente forte fra i nuovi arrivati?», gli chiede cercando di confondersi tra i giornalisti. E Litteri sta al gioco: «Beh, mi piace soprattutto Pascali, che è davvero un ottimo difensore», ride il bomber. E anche questo siparietto serve a descrivere la serenità che si respira sotto le Mura, la stessa che si è intuita a fine partita, quando tutti i giocatori si sono ritrovati a festeggiare in mezzo al campo davanti ai tifosi. «Il gol? Lo sapete, per noi punte è fondamentale, anche se io sono sempre stato, prima di tutto, un attaccante al servizio del collettivo, che lavora molto per gli altri. Lo dedico a mio padre, Paolo, che ha compiuto gli anni pochi giorni fa. In un certo senso è il mio regalo», riprende Gianluca. «Ma se sono contento per la rete, lo sono ancora di più per la prova offerta dai compagni: tutti si sono espressi alla grande. Se facciamo quello che ci chiede il mister, poi i risultati arrivano». L’impressione è che con l’inserimento in pianta stabile di Bobb e Chiaretti in mezzo al campo il Citta abbia trovato una solidità ancora maggiore, checché ne dica, almeno pubblicamente, Roberto Venturato, che non vuole sentir parlare di un modulo migliore degli altri. E Litteri non si discosta dalle parole del tecnico di Atherton. «È vero, nelle partite in cui ci siamo schierati in campo con il trequartista abbiamo fatto bene, ma uno dei punti di forza di questo gruppo è proprio quello di avere tante diverse soluzioni alternative da cui pescare. In fondo, anche con il 4-4-2 con le ali larghe ci siamo espressi sotto tono solo nella partita contro la Pro Piacenza». Appena un paio di settimane fa, “lu bomber pacio” – il bomber pazzo, come lo avevano soprannominato ai tempi della Ternana, che condusse con i suoi gol alla promozione in Serie B – aveva dichiarato di essere appena al 60-70% della condizione. E adesso? «Adesso è sicuramente migliorata, avevo solo bisogno di giocare per ritrovare il ritmo partita. Ma, se volete saperlo, non credo di aver raggiunto il top. Ho margini di crescita». E allora ai tifosi granata non rimane che attendere fiduciosi: Litteri può crescere ancora e, assieme a lui, può crescere il Citta, che se conquisterà i tre punti nel recupero di mercoledì a Busto Arsizio, in casa della Pro Patria, potrà addirittura issarsi in vetta alla classifica, accanto al Bassano. E sarebbe davvero tanta roba.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Dopo il derby c’è stato subito il “rompete le righe”. Non una cena di gruppo con giocatori e staff, ma ognuno libero di festeggiare per conto proprio con amici e familiari, in genere con una pizza “veloce” e tornando subito a casa. Anche perché già ieri mattina Iori & compagni si sono ritrovati al Tombolato per allenarsi. Una seduta defatigante per chi è sceso in campo sabato sera, un po’ più sostenuta per gli altri. Fino a domenica 18, data della sfida casalinga contro la Giana Erminio, in programma alle ore 7.30, non ci sarà più alcun giorno di riposo per i granata. Oggi l’allenamento è fissato per le 15, domani invece è previsto alle 10.30, mentre nel pomeriggio ci sarà il trasferimento a Busto Arsizio. E mercoledì, alle ore 15, si giocherà il recupero della seconda giornata contro la Pro Patria, che l’altroieri ha incassato la quinta sconfitta in altrettante gare disputate, cedendo 2-1 in casa del Lumezzane. Un k.o. che ha fatto saltare i nervi al direttore generale Fulvio Collovati, il quale ha rilasciato dichiarazioni infuocate in un comunicato ufficiale, scagliandosi contro gli arbitri: «È giunto il momento di dire basta! Basta ad una situazione che va avanti dall’inizio della stagione e che non possiamo tollerare oltre. Serve rispetto! Rispetto per una società gloriosa come la Pro Patria, che è stata a più riprese danneggiata da una serie di decisioni arbitrali incomprensibili», si legge nella nota firmata dal campione del mondo di Spagna ’82. «Con il Lumezzane ci sono stati negati almeno due rigori solari, mentre uno decisamente assurdo è stato concesso ai nostri avversari. Ho giocato a calcio per vent’anni e non ho mai creduto ai complotti volti a danneggiare questa o quell’altra società, però, ripeto, è ora di smetterla di considerare la Pro Patria come una Cenerentola a cui si può mancare di rispetto senza il minimo riguardo per dei colori storici e per tutti coloro, che, quei colori li amano». Nervi più che tesi, quindi, in casa bustocca, dopo l’esonero del tecnico Oliva, sostituito dal suo vice Mastropasqua prima della gara con i bresciani.
Ore 11.00 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Arriva ora per i granata il vero esame di maturità”) Promossi i granata, rimandati i biancoscudati. Ecco le due facce della medaglia del derby di sabato sera. Il Cittadella può giustamente gustarsi la vittoria. Bella, dinamica e organizzata la truppa di Venturato, che in entrambe le fasi di gioco ha dimostrato di avere piena consapevolezza della propria forza. Unico neo il non avere chiuso prima la partita (clamorosa la doppia occasione fallita in rapida successione da Coralli e Chiaretti). Era già successo a Pavia e la scena è stata rivissuta con il Padova. In entrambe le circostanze però la squadra granata ha dimostrato un carattere fuori dal comune, andando a riprendersi una sfida che rischiava pericolosamente di sfuggirle di mano. Ma adesso va completata l’opera: il recupero di mercoledì sul campo della Pro Patria e il match di domenica in casa con il Giana Erminio, due squadre sulla carta ampiamente alla portata del Cittadella, rappresentano il vero esame di maturità. La seconda sconfitta di fila del Padova apre sicuramente qualche crepa sulle certezze di inizio stagione. Anche al Tombolato la partita dei biancoscudati è stata dominata dal grigio: difensori spesso alle corde, centrocampo a corto di spinta e a disagio nella fase di copertura, gioco offensivo che non è quasi mai decollato. L’esame di coscienza per tutti, invocato in queste pagine dal direttore sportivo De Poli, è la medicina migliore per uscire in fretta da questo momento di crisi e ripartire di slancio. Possibilmente tenendo sempre saldo il timone dell’equilibrio e disinnescando sul nascere quei focolai che già si sono accesi intorno alla squadra e che rischiano solo di creare inutili tensioni.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Le prossime due giornate prevedono incontri con avversarie più indietro in classifica. «Affronteremo però un Renate molto arrabbiato e il Mantova che è una buona squadra. Questo campionato è molto equilibrato e occorre essere bravi a gestire gli episodi». I tifosi a fine gara hanno gridato “meritiamo di più”. «In questo frangente negativo – chiude De Poli – sono loro l’unica cosa gratificante». QUI ALTINIER. Grazie al rigore di sabato, l’attaccante è l’unico giocatore insieme a Di Nardo che ha segnato nel derby con entrambe le maglie. Una magra consolazione, visto il risultato finale. «Purtroppo la mia rete non è bastata – commenta – anche se aveva rimesso in piedi una gara equilibrata decisa e chiusa poi da un calcio piazzato e dall’espulsione di Fabiano, frutto di due gialli generosi. Nell’immediatezza il morale non è dei migliori e prevalgono rabbia e amarezza, ma poi si ricomincia a lavorare per ribaltare questa situazione. Rispetto al Sudtirol siamo comunque migliorati».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Come spiega questo oggettivo calo nelle prestazioni del Padova? «Non abbiamo ancora trovato l’equilibrio e la giusta mentalità. Se abbiamo fatto prima bene, vuol dire che è successo qualcosa che ha scombinato gli equilibri. Faccio fatica a pensare che un giocatore da bravo diventi scarso e viceversa. Dobbiamo aumentare i nostri picchi e operare sulla concentrazione e la mentalità». Una chiave di lettura importante riguarda le assenze di Favalli e Neto Pereira e c’è chi ritiene che il Padova non abbia adeguate alternative in rosa. «Non penso che l’undici di partenza al Tombolato fosse insufficiente. Va bene le assenze, ma si tratterebbe di un alibi; non si può sparare sui sostituti o sulla posizione in cui sono stati impiegati i giocatori».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Il derby ha chiuso infatti un trittico di gare impegnative, iniziato con il buon pareggio a Salò dove l’undici di Parlato, come nelle sfide precedenti, aveva evidenziato solidità e organizzazione e con una involuzione nei due incontri successivi. «Tre partite totalmente differenti tra loro. La prima ben giocata, con il Sudtirol non siamo entrati in campo». E il derby? «Nel secondo tempo, prima e dopo il pareggio, avevamo tenuto testa al Cittadella fino al loro secondo gol, arrivato su una ribattuta di una palla inattiva. Quell’episodio e l’espulsione hanno cambiato la gara, anche se poi nella mente resta l’ultima mezz’ora in cui, con tutti i nostri limiti e in inferiorità numerica, abbiamo cercato il pari, esponendoci al loro contropiede e subendo la terza rete per un altro errore nostro». Il pacchetto arretrato è apparso in grande difficoltà. «La difesa – replica il diesse – è figlia dell’aiuto che arriva dagli altri reparti e dunque sta pagando qualcosa che non va da parte di tutta la squadra. Quello che mi preoccupa di più, in realtà, è che non arriviamo a chiudere le azioni e a finalizzare. Il motivo conduttore è che tutti ci si deve mettere in riga, fare un esame di coscienza e lavorare per tornare ai livelli precedenti, mantenendoli poi il più a lungo possibile».
Ore 10.20 – (Gazzettino) «La squadra ha già mostrato in precedenza dei valori e non vedo perché non debba tornare su quei livelli». Così Fabrizio De Poli il giorno dopo la sconfitta per 3-1 rimediata dal Padova nel derby con il Cittadella, seconda battuta a vuoto di fila dopo un incoraggiante avvio di campionato. Il primo pensiero del direttore sportivo biancoscudato è per gli avversari: «Abbiamo affrontato la formazione a mio avviso più forte del girone perché strutturata, organizzata e con buonissime individualità oltre all’ottimo collettivo; con noi si è dimostrata di alto livello». Quindi una sconfitta da mettere in preventivo? «Questo è un discorso che si fa a posteriori. Anche se i granata possono avere fatto una gara migliore della nostra, nella ripresa siamo stati a nostra volta migliori rispetto al precedente match con il Sudtirol».
Ore 10.10 – (Gazzettino) Squadra in campo già oggi pomeriggio alle 15 per la ripresa della preparazione agli impianti della Guizza in vista della sfida in programma domenica prossima, con calcio d’inizio alle 15 a Meda contro il Renate, reduce da una pesante sconfitta per 4-0 sul campo della Reggiana.
Per questo appuntamento si spera nel recupero di Favalli e Neto Pereira (più facile quello del terzino ex Cremonese) che negli ultimi giorni della scorsa settimana hanno ripreso a correre senza accusare particolari problemi e che proveranno a intensificare il lavoro per valutare le risposte sul campo, anche dopo ulteriori controlli medici. Oltre ad Amirante, contro il Renate mancherà sicuramente il centrale difensivo Fabiano, espulso al Tombolato per doppia ammonizione, con conseguente squalifica per una giornata. Intanto i tifosi si stanno intanto già attivando per la trasferta lombarda. I ragazzi della Fattori raccolgono adesioni domani sera alle 21 nella loro sede a Rubano per il viaggio in pullman. Costo 10 euro, ritrovo al parcheggio sud dell’Euganeo alle 9. Dopo i due incontri esterni seguirà un impegno casalingo, l’ultimo di un mese di ottobre finora avaro di soddisfazioni, con il Mantova che verrà disputato sabato 24 ottobre con calcio d’inizio alle 15.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Ci eravamo tanto illusi? I conti si fanno alla fine”) Come un camaleonte che cambia pelle all’improvviso, disorientando tifosi e addetti ai lavori. Ci sembra fuori luogo, però, chiedere adesso – come vorrebbe qualcuno – la testa dell’allenatore, solo perché a questi livelli ha maturato poca esperienza in carriera. Nessuno aveva da ridire su di lui sino al dopo Salò, sono bastati due schiaffoni, pesanti quanto si vuole ma pur sempre due, per metterlo in discussione. La solita piazza, incapace di mezze misure: massima esaltazione quando si va bene, depressione e negatività a josa appena il vento soffia contrario. Il punto, a nostro avviso, non è il mister, ma il materiale su cui conta: il “ci eravamo tanto illusi” potrebbe riguardare, infatti, con fondati riscontri chi sta deludendo, e non sono pochi, fra i reduci della passata stagione, e chi dei nuovi procede a strappi come prestazioni. Il 4-2-3-1 caro al tecnico ha bisogno di interpreti che si calino al massimo, mentalmente e fisicamente, nella parte loro richiesta. Il Padova paga dazio ultimamente, invece, proprio dove sfondava con decisione, vale a dire sulle corsie esterne, e ha problemi sia a centrocampo che in difesa perché non c’è più l’intensità di prima nel pressing e nelle marcature. In alcuni ruoli, forse, si è sopravvalutato il parco-giocatori allestito. Tuttavia, non è questo il momento di sputare sentenze: i conti si fanno alla fine, vale a dire l’8 maggio 2016, dopo l’ultima gara. Sino ad allora, per fortuna, tempo per rimediare o correggere ce n’è. E parecchio.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Ci eravamo tanto illusi? I conti si fanno alla fine”) Il derby del Tombolato ha detto chiaramente che, in questo momento, non c’è storia fra Cittadella e Padova. Troppa la differenza di qualità, di alternative in panchina, di mentalità e organizzazione in campo fra una squadra retrocessa dalla Serie B (e molti dei giocatori che hanno subìto l’umiliazione di finire in Lega Pro sono rimasti), ma calatasi in fretta nella dimensione di una categoria dura e rognosa come la terza serie, e una che è invece approdata tra i professionisti dopo la cavalcata trionfale in Serie D, una volta rinata dalle ceneri del vecchio Biancoscudo. I tre punti di divario in classifica non dicono tutto: se i granata dovessero, com’è nelle loro corde, vincere anche mercoledì a Busto Arsizio, balzerebbero al primo posto, insieme al Bassano, dilatando a sei le lunghezze di vantaggio nei confronti dei “cugini”. I quali adesso navigano a metà graduatoria, dopo due brutte scoppole, e devono preoccuparsi di gestire al meglio la prima, vera crisi stagionale. Dato al Citta ciò che gli spetta – parliamo di un’autorevole candidata al successo finale – è sul Padova che bisogna soffermarsi con attenzione. Ci eravamo tanto illusi dopo le prime quattro giornate, caratterizzate da due successi e due pareggi? Verrebbe facile (e comodo) rispondere di sì, perché l’undici di Parlato si è involuto in modo inaspettato, negli schemi, nelle idee, nella personalità e nella capacità di “leggere” le partite.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La coperta è corta? Non è che si stiano pagando le scelte di aver cambiato troppo rispetto alla rosa che ha dominato in Serie D? «La coperta non è corta e sono state fatte delle valutazioni di un certo tipo in estate. Bisogna solo dare di più e avere la capacità di fare ancora più gruppo». Prima dell’avvio della stagione, lei sosteneva che questo Padova potesse sistemarsi nelle zone medio-alte della classifica. Ne è ancora convinto? «Sì, e non saranno due partite a farmi cambiare idea, sebbene ci sia ancora tanto da lavorare e migliorare». Interverrete sul mercato a gennaio? «Sì, se ci sarà bisogno di migliorare quest’organico». È preoccupato? «Lo sono nella maniera giusta dopo aver subìto due sconfitte così negli ultimi 7 giorni. Penso che sia giusto preoccuparsi tutti insieme, guardarci in faccia e cercare di trovare le contromisure il prima possibile». Quanto brucia perdere il derby? «Tutte le sconfitte mi danno fastidio, quelle incassate nei derby ancora di più».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Da che punto si deve partire per una reazione già domenica prossima in casa del Renate? «Non è facile da capire. Di sicuro ci confronteremo tra di noi e con la squadra. È stata una partenza di stagione molto strana, quasi indecifrabile. All’inizio abbiamo faticato, poi abbiamo messo in fila una serie di buone prestazioni, prima di incappare in queste due battute d’arresto. La squadra non ha continuità, dobbiamo capire perché». Il punto debole più evidente è parso la manovra offensiva: non si costruiscono occasioni da gol. Tre reti nelle ultime quattro partite, tutte arrivate da azioni da fermo, sembrano un campanello d’allarme inequivocabile. Perché si fatica così tanto in avanti? «Non mi nascondo, abbiamo grandi difficoltà a proporci in fase offensiva. I dati lo dimostrano, ma non ha senso parlare solo di attaccanti. Credo che debba migliorare l’intero assetto della squadra, dobbiamo diventare più compatti e stare più alti in campo. Sappiamo ciò che c’è da fare, ma dobbiamo metterlo in pratica». L’assenza di Neto Pereira davanti, unita a quella di Favalli che ha scombinato l’assetto difensivo, hanno pesato troppo? «Il fatto è che una squadra compiuta sa sopperire alle assenze di alcuni uomini importanti e non ne risente. Il problema è questo, non tanto le assenze. Non voglio dare demeriti a chi ha giocato ultimamente, perché una squadra deve avere assolutamente una propria identità e coralità di gruppo. Qualità che permettono di determinare le partite, mentre noi ci siamo dimostrati inconcludenti».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Alcune volte si rilassa andando a pescare, altre facendo giardinaggio. Ieri, invece, non ha voluto abbandonare il suo caro, vecchio biancoscudo. Fabrizio De Poli ha trascorso la mattinata successiva alla sconfitta di Cittadella sugli spalti del Bassanello, per osservare la partita tra i Giovanissimi del Padova e quelli del Giorgione. Poche ore di sonno alle spalle, tante riflessioni notturne, qualche analisi a caldo già effettuata con la proprietà e i più stretti collaboratori, e la convinzione che ci sia bisogno di cambiare marcia al più presto. Dopo una buona partenza, il Padova ha inanellato due pesanti sconfitte consecutive, rimediando 5 gol e segnandone solo 1 su rigore. Direttore sportivo De Poli, cosa sta succedendo? «Innanzitutto dobbiamo distinguere le due prestazioni. Contro il Sudtirol siamo stati praticamente indifendibili. Al Tombolato si è visto qualcosa di meglio, tenendo conto che abbiamo affrontato un avversario molto forte, solido, che sa quello che fa. Una squadra organizzata, con ottimi interpreti. Detto questo, adesso spetta a noi migliorare e c’è da lavorare molto».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Gli schemi da calcio d’angolo avevano fruttato al Padova due vittorie consecutive, che avevano permesso di mettere in risalto il lavoro scrupoloso di Carmine Parlato. Eppure, l’attacco biancoscudato sembra fermarsi proprio alle palle inattive. Il problema principale, emerso dopo le due sconfitte con Sudtirol e Cittadella, sta infatti nella difficoltà di concludere a rete. Il Padova sin qui ha segnato 6 gol in altrettante partite giocate, ma di questi solo 2 sono arrivati su azione: il centro di Neto Pereira a Reggio Emilia alla prima giornata e il raddoppio di Petrilli la settimana successiva contro la Pro Piacenza. Da quattro turni a questa parte la “matricola”non riesce più a segnare su azione e la classifica ne risente. Soltanto cinque squadre hanno realizzato meno dei biancoscudati e, dopo la sconfitta nel derby, il conto complessivo è finito anche in passivo, con 7 gol incassati da inizio campionato. Una rotta che il Padova proverà a invertire già da domenica prossima, curiosamente contro la squadra più sterile del girone A. Il Renate, infatti, oltre a non aver ancora vinto, ha segnato solo 1 gol in campionato e da quattro turni consecutivi è all’asciutto.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (settima giornata, sabato 17 ottobre): Ore 14.00: Pordenone-SudTirol. Ore 15.00: Bassano-Alessandria, Mantova-Lumezzane, Pro Patria-Cuneo, Renate-Padova (a Meda). Ore 17.30: Cittadella-Giana Erminio, Cremonese-AlbinoLeffe, FeralpiSalò-Reggiana, Pavia-Pro Piacenza.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano 14, Pavia e Reggiana 12, Cittadella e FeralpiSalò 11, Alessandria, Pordenone e SudTirol 10, Giana Erminio e Lumezzane 9, Padova 8, Cremonese 7, Pro Piacenza 6, Mantova 5, AlbinoLeffe, Cuneo e Renate 3, Pro Patria 0.
Ore 08.26 – Lega Pro Girone A, risultati e marcatori della sesta giornata: Lumezzane-Pro Patria 2-1 (Montini (Pp) al 7′ pt, Barbuti (Lu) su rigore al 13′ pt, Varas (Lu) al 36′ st), Cuneo-Mantova 1-0 (Cavalli (Cu) su rigore al 47′ pt), SudTirol-FeralpiSalò 0-0, AlbinoLeffe-Pavia 1-2 (Ferretti (Pv) al 19′ pt, Kanis (Al) al 31′ st, Ferretti (Pv) al 45′ st), Giana Erminio-Bassano 2-2 (Rossini (Ge) al 28′ pt, Iocolano (Bs) al 38′ pt, Romanini (Ge) al 40′ st, Germinale (Bs) su rigore al 45′ st), Pordenone-Cremonese 1-1 (Mandorlini (Pn) al 8′ pt, Forte (Cr) al 30′ st), Pro Piacenza-Alessandria 0-4 (Bocalon (Al) al 25′ pt, Boniperti (Al) al 42′ pt e al 45′ pt, Bocalon (Al) al 27′ st), Cittadella-Padova 3-1 (Iori (Ci) su rigore al 27′ pt, Altinier (Pd) su rigore al 15′ st, Pascali (Ci) al 22′ st, Litteri (Ci) al 30′ st), Reggiana-Renate 4-0 (Arma (Re) al 8′ st, Bruccini (Re) al 13′ st, Siega (Re) al 28′ st e Angiulli (Re) al 42′ st).
Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
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E’ successo, 11 ottobre: domenica libera per i Biancoscudati dopo la cocente sconfitta col Cittadella.