Alcune volte si rilassa andando a pescare, altre facendo giardinaggio. Ieri, invece, non ha voluto abbandonare il suo caro, vecchio biancoscudo. Fabrizio De Poli ha trascorso la mattinata successiva alla sconfitta di Cittadella sugli spalti del Bassanello, per osservare la partita tra i Giovanissimi del Padova e quelli del Giorgione. Poche ore di sonno alle spalle, tante riflessioni notturne, qualche analisi a caldo già effettuata con la proprietà e i più stretti collaboratori, e la convinzione che ci sia bisogno di cambiare marcia al più presto. Dopo una buona partenza, il Padova ha inanellato due pesanti sconfitte consecutive, rimediando 5 gol e segnandone solo 1 su rigore. Direttore sportivo De Poli, cosa sta succedendo? «Innanzitutto dobbiamo distinguere le due prestazioni. Contro il Sudtirol siamo stati praticamente indifendibili. Al Tombolato si è visto qualcosa di meglio, tenendo conto che abbiamo affrontato un avversario molto forte, solido, che sa quello che fa. Una squadra organizzata, con ottimi interpreti. Detto questo, adesso spetta a noi migliorare e c’è da lavorare molto».
Da che punto si deve partire per una reazione già domenica prossima in casa del Renate? «Non è facile da capire. Di sicuro ci confronteremo tra di noi e con la squadra. È stata una partenza di stagione molto strana, quasi indecifrabile. All’inizio abbiamo faticato, poi abbiamo messo in fila una serie di buone prestazioni, prima di incappare in queste due battute d’arresto. La squadra non ha continuità, dobbiamo capire perché». Il punto debole più evidente è parso la manovra offensiva: non si costruiscono occasioni da gol. Tre reti nelle ultime quattro partite, tutte arrivate da azioni da fermo, sembrano un campanello d’allarme inequivocabile. Perché si fatica così tanto in avanti? «Non mi nascondo, abbiamo grandi difficoltà a proporci in fase offensiva. I dati lo dimostrano, ma non ha senso parlare solo di attaccanti. Credo che debba migliorare l’intero assetto della squadra, dobbiamo diventare più compatti e stare più alti in campo. Sappiamo ciò che c’è da fare, ma dobbiamo metterlo in pratica». L’assenza di Neto Pereira davanti, unita a quella di Favalli che ha scombinato l’assetto difensivo, hanno pesato troppo? «Il fatto è che una squadra compiuta sa sopperire alle assenze di alcuni uomini importanti e non ne risente. Il problema è questo, non tanto le assenze. Non voglio dare demeriti a chi ha giocato ultimamente, perché una squadra deve avere assolutamente una propria identità e coralità di gruppo. Qualità che permettono di determinare le partite, mentre noi ci siamo dimostrati inconcludenti».
La coperta è corta? Non è che si stiano pagando le scelte di aver cambiato troppo rispetto alla rosa che ha dominato in Serie D? «La coperta non è corta e sono state fatte delle valutazioni di un certo tipo in estate. Bisogna solo dare di più e avere la capacità di fare ancora più gruppo». Prima dell’avvio della stagione, lei sosteneva che questo Padova potesse sistemarsi nelle zone medio-alte della classifica. Ne è ancora convinto? «Sì, e non saranno due partite a farmi cambiare idea, sebbene ci sia ancora tanto da lavorare e migliorare». Interverrete sul mercato a gennaio? «Sì, se ci sarà bisogno di migliorare quest’organico». È preoccupato? «Lo sono nella maniera giusta dopo aver subìto due sconfitte così negli ultimi 7 giorni. Penso che sia giusto preoccuparsi tutti insieme, guardarci in faccia e cercare di trovare le contromisure il prima possibile». Quanto brucia perdere il derby? «Tutte le sconfitte mi danno fastidio, quelle incassate nei derby ancora di più».
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe)
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«La squadra ha già mostrato in precedenza dei valori e non vedo perché non debba tornare su quei livelli». Così Fabrizio De Poli il giorno dopo la sconfitta per 3-1 rimediata dal Padova nel derby con il Cittadella, seconda battuta a vuoto di fila dopo un incoraggiante avvio di campionato. Il primo pensiero del direttore sportivo biancoscudato è per gli avversari: «Abbiamo affrontato la formazione a mio avviso più forte del girone perché strutturata, organizzata e con buonissime individualità oltre all’ottimo collettivo; con noi si è dimostrata di alto livello». Quindi una sconfitta da mettere in preventivo? «Questo è un discorso che si fa a posteriori. Anche se i granata possono avere fatto una gara migliore della nostra, nella ripresa siamo stati a nostra volta migliori rispetto al precedente match con il Sudtirol».
Il derby ha chiuso infatti un trittico di gare impegnative, iniziato con il buon pareggio a Salò dove l’undici di Parlato, come nelle sfide precedenti, aveva evidenziato solidità e organizzazione e con una involuzione nei due incontri successivi. «Tre partite totalmente differenti tra loro. La prima ben giocata, con il Sudtirol non siamo entrati in campo». E il derby? «Nel secondo tempo, prima e dopo il pareggio, avevamo tenuto testa al Cittadella fino al loro secondo gol, arrivato su una ribattuta di una palla inattiva. Quell’episodio e l’espulsione hanno cambiato la gara, anche se poi nella mente resta l’ultima mezz’ora in cui, con tutti i nostri limiti e in inferiorità numerica, abbiamo cercato il pari, esponendoci al loro contropiede e subendo la terza rete per un altro errore nostro». Il pacchetto arretrato è apparso in grande difficoltà. «La difesa – replica il diesse – è figlia dell’aiuto che arriva dagli altri reparti e dunque sta pagando qualcosa che non va da parte di tutta la squadra. Quello che mi preoccupa di più, in realtà, è che non arriviamo a chiudere le azioni e a finalizzare. Il motivo conduttore è che tutti ci si deve mettere in riga, fare un esame di coscienza e lavorare per tornare ai livelli precedenti, mantenendoli poi il più a lungo possibile».
Come spiega questo oggettivo calo nelle prestazioni del Padova? «Non abbiamo ancora trovato l’equilibrio e la giusta mentalità. Se abbiamo fatto prima bene, vuol dire che è successo qualcosa che ha scombinato gli equilibri. Faccio fatica a pensare che un giocatore da bravo diventi scarso e viceversa. Dobbiamo aumentare i nostri picchi e operare sulla concentrazione e la mentalità». Una chiave di lettura importante riguarda le assenze di Favalli e Neto Pereira e c’è chi ritiene che il Padova non abbia adeguate alternative in rosa. «Non penso che l’undici di partenza al Tombolato fosse insufficiente. Va bene le assenze, ma si tratterebbe di un alibi; non si può sparare sui sostituti o sulla posizione in cui sono stati impiegati i giocatori». Le prossime due giornate prevedono incontri con avversarie più indietro in classifica. «Affronteremo però un Renate molto arrabbiato e il Mantova che è una buona squadra. Questo campionato è molto equilibrato e occorre essere bravi a gestire gli episodi». I tifosi a fine gara hanno gridato “meritiamo di più”. «In questo frangente negativo – chiude De Poli – sono loro l’unica cosa gratificante».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)