Live 24! Cittadella-Padova, il giorno dopo: domenica di riflessione per i Biancoscudati, “rullati” dai granata

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Ore 21.30 – (Il Piccolo) Al di là di traversie societarie e orizzonti ancora nebulosi, l’Unione Triestina 2012 ritrova almeno un sorriso. E lo fa nel momento forse più inaspettato: al minuto 88 e al suo primo tiro in porta di una partita che si stava incanalando stancamente sullo 0-0. Il lampo che stende il Mestre arriva da Proia, che chiude velocemente un triangolo con Kabine e da poco fuori il limite dell’area sferra un micidiale sinistro in diagonale che si infila all’incrocio dei pali. Un eurogol che significa vittoria e tre punti preziosi. Prima, a dire la verità, da parte della Triestina si era visto pochino, solo un paio di tiri abbondantemente fuori prima di Kabine e poi di Di Dionisio (subentrato al posto dell’altro nuovo arrivo Catalano). Ma anche il Mestre si era spento nella ripresa dopo una prima mezz’ora scoppiettante, nella quale solo un grande Di Piero aveva salvato la baracca. Lotti si schiera con il 4-3-3 e causa le ben note assenze fra “congelati”, infortunati e squalificati, propone un’inedita linea offensiva Baggio-Kabine-Solinas, supportata a centrocampo da Migliorini che fa il centrale con Proia e la novità Catalano mezzali. In difesa la coppia Piscopo-Andjelkovic al centro con Crosato e Ciave terzini. Nei primi trenta minuti il Mestre è pimpante, l’Unione commette un paio di gravi errori difensivi e gli ospiti si divorano tre occasioni da rete, anche grazie alla giornata di grazia del portiere di casa. Al 10’ dopo un errore di Ciave, Gherardi si invola solitario ma davanti a Di Piero tenta un debole pallonetto che è preda del portiere. Al 19’ Andjelkovic va a vuoto, Ferrari dalla destra mette in mezzo per Episcopo che da due passi tira a botta sicura, ma Di Piero si oppone. Al 27’ ancora Ferrari da due passi ma Di Piero si esibisce nel secondo miracolo della giornata. La sfuriata del Mestre piano piano si esaurisce (mentre la bora sferzante invece aumenta), ma soprattutto l’Unione comincia a commettere meno errori, anche se davanti conclude poco: solo un tiro alto di Kabine. Nela ripresa la squadra di Lotti è messa meglio in campo e riesce a imbrigliare gli ospiti che non riescono più a rendersi pericolosi. Entrano Zottino e Di Dionisio per Solinas e Catalano, gradatamente la Triestina si scrolla un po’ di timidezza e si fa viva nelle parti dell’area avversaria. Uno scambio Baggio-Kabine non va a buon fine, poi una sponda del marocchino libera di Di Dionisio che però calcia a lato. Nel finale entra Spadari che fornisce un paio di buone geometrie. Una di queste imbecca Proia, che è lesto a scambiare in velocità con Kabine e a realizzare nel sette. Il Mestre cerca di riversarsi in avanti, ma i 4 minuti di recupero scorrono senza che Di Piero corra altri pericoli.

Ore 21.10 – (Corriere delle Alpi) E derby fu. Si è visto quasi tutto il repertorio contemplato dalle stracittadine in quel di Rasai dove il Ripa Fenadora ospitava l’Ital Lenti Belluno. Il primo derby ufficiale della stagione è finito con un pareggio (1-1), che sicuramente scontenta più i padroni di casa che gli ospiti bellunesi. Anche perché, almeno per tutto il primo tempo, i locali di mister Lauria hanno menato le danze a dovere, con un Belluno quasi inesistente. Ed infatti già al secondo minuto Madiotto impegna su punizione Solagna che di pugno libera oltre l’area di rigore. Due minuti dopo, un fallo su Gjoshi permette a Malacarne di battere un altro piazzato ed ancora Solagna toglie dalla testa di Guzzo un’ottima palla salvandosi in angolo. Sul corner lo schema vede Madiotto crossare in area e questa volta è Masoch a salvare ancora sull’incursione di Guzzo. Passata la paura il Belluno si fa vedere nella metà campo dell’Union, conquistando due corner a breve distanza che Salsano ed i suoi difensori sventano senza problemi lanciando anche un buon contropiede durante il quale Madiotto mette il “sombrero” a Duravia anche se poi l’azione sfuma sullo sfondo. La pressione dei locali in attacco continua e per poco il retropassaggio corto di Sommacal a Solagna non facilita il lavoro di Santi la cui conclusione a colpo sicuro manca clamorosamente la porta. Al 17′ è ancora il Ripa Fenadroa protagonista della scena e l’attore principale è ancora Madiotto il quale cerca la più difficile soluzione personale invece che offrire un buon assist a Cibin meglio piazzato. Quasi alla mezz’ora si rivede il Belluno ed è Corbanese dalla fascia a mettere un cross in diagonale che Dall’Ara è bravo ad intercettare di testa. L’azione dell’Union riprende e questa volta Cibin prova da fuori ma il pallone si perde sopra la traversa. Come spesso accade se i gol non li fai alla fine rischi di subirli e così, dopo il clamoroso palo di Calcagnotto, al 41′ anche Acampora, obbliga Gjoshi a tamponare in angolo. La battuta di Duravia è secca e potente e davanti a Salsano si scatena il classico flipper con il cuoio che rimbalza tra diverse gambe senza però mandare in tilt la difesa di casa che alla fine spazza. Al rientro dall’intervallo Pellicanò si infortuna a livello muscolare tanto da dover lasciare il campo al 7′ della ripresa. Essendo fuoriquota mister Vecchiato è costretto al doppio cambio, che però sembra giovare al Belluno con l’inserimento dell’esperienza di Mosca in difesa e della fantasia del giovane Farinazzo in attacco. Proprio quest’ultimo al ventesimo è lestissimo a siglare un facile gol approfittando del mancato retropassaggio di Malacarne che nel tentativo di servire Salsano sbaglia sia il tempo che la distanza forse scivolando anche sul piede d’appoggio. L’Union reagisce subito ed in 5′ Madiotto conquista un fallo da rigore in area bellunese. Sul dischetto va sempre lui ma il tiro è troppo angolato e il palo salva gli ospiti dal pareggio. Mister Lauria a pochi minuti dalla fine butta nella mischia forze fresche tra cui Peotta che appena entrato trova, con la “complicità” di Bertagno, la deviazione vincente sulla punizione battuta da Caridi. Peccato che poco dopo lo stesso Peotta si faccia espellere, ma anche in dieci il Ripa Fenadora prova a lanciare per due volte in attacco il giovane Savi che costringe Sommacal al fallo da espulsione; l’arbitro lo punisce però solo con il giallo prima di fischiare il termine delle ostilità dopo 5′ di recupero.

Ore 20.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il Vicenza non riesce a trovare i tre punti contro il Crotone e quello contro i calabresi è il quarto pareggio consecutivo al Menti. Pasquale Marino al termine del match non è del tutto contento. «La nota stonata è il risultato – spiega – perché abbiamo creato tante occasioni ma non siamo riusciti a trovare il gol. Come già successo contro il Pescara abbiamo fallito un rigore, dispiace perché la partita avrebbe potuto prendere un’altra piega». Nell’occasione del penalty Giacomelli è scivolato mentre stava calciando perdendo il piede d’appoggio e il tiro è finito alto. «E’ andata male – sospira Marino – e dopo due errori consecutivi non potrò confermare Giacomelli come primo rigorista, anche per togliergli un po’ di responsabilità. Non c’è da colpevolizzare nessuno, è normale valutare la situazione e prendere le dovute decisioni». Undici punti in sette partite rappresentano un buon avvio, con l’unico neo rappresentato dal fatto che al Menti il Vicenza non vince. «La vittoria arriverà, non c’è da farne un caso, anche se è indubbio che c’è il rammarico di non aver finora trovato la vittoria davanti ai nostri tifosi; ma adesso archiviamo questo pareggio e pensiamo subito alla prossima a Vercelli».

Ore 20.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Per i tifosi biancorossi non c’è proprio verso di vedere una vittoria in casa. Altro pari, il quarto di fila, questa volta senza reti contro un avversario sicuramente più forte tra quelli finora incontrati. Vicenza meno brillante rispetto a quanto visto in altre occasioni: probabilmente qui il merito va tutto agli avversari, bravi a pressare e ad aggredire in ogni angolo di campo. Peccato, anche perché il Vicenza l’occasione giusta l’ha avuta, sotto forma di un calcio di rigore fallito da Giacomelli. Peccato, anche perché il Crotone ha giocato per oltre mezz’ora in inferiorità numerica, ma il Vicenza non ha saputo approfittarne. Andrà meglio la prossima volta, si spera. Resta comunque il fatto di aver giocato contro chi oggi guida la classifica (e per quanto visto al Menti con pieno merito) alla pari, meritando la vittoria per occasioni create. Ma nel calcio, purtroppo, queste valgono zero. Finalmente l’emergenza infortuni e’ finita (all’appello mancano solo Brighenti, Manfredini, Gentili e Pozzi con gli ultimi due ormai prossimi al rientro) e mister Marino ha la possibilità di scegliere tra tante alternative. Tra i pali Vigorito c’è: superato in fretta il fastidio che l’ha costretto al forfait ad Avellino. In difesa ritorna al consueto ruolo di esterno D’Elia con Rinaudo centrale al fianco di El Hasni. A centrocampo conferma di stima per Modic, con capitan Cinelli pedina inamovibile e il rientrante Gagliardini interni. In avanti il trio ormai collaudatissimo Galano-Raicevic-Giacomelli.
Il primo tempo si concentra tutto in due momenti. Il primo al 13’: leggerezza di D’Elia che si fa sfuggire Ricci, lo tira per la maglia al limite dell’area. Il fallo c’è, a termine di regolamento ci sarebbe anche il rosso, ma per fortuna del Vicenza dal taschino dell’arbitro esce il giallo. Pericolo scampato, come pure dal calcio di punizione seguente. Al 38’ il secondo momento. Parte tutto da un’azione in contropiede avviata da Giacomelli e conclusa da Galano, il cui tiro viene rimpallato in angolo. Sullo sviluppo dell’azione il cross di D’Elia viene intercettato in area da un braccio alzato di Claiton. Rigore per il Vicenza; dal dischetto Giacomelli calcia in curva, forse anche tradito da una buca del terreno, con i cinquanta tifosi calabresi che, ovviamente, in curva se la godono. E’ il secondo errore dell’attaccante biancorosso dal dischetto: la prossima volta, forse, sarà meglio che a calciare ci vada un altro. La ripresa inizia con l’ingresso di Urso al posto di Modic, un po’ impacciato e leggermente a disagio per il grande pressing degli avversari. Al 7’ Crotone vicino al vantaggio: su cross dalla destra di Balasa Martella di testa manda la palla a stamparsi sulla traversa. Al 13’ il Crotone rimane in dieci uomini; Ricci, già ammonito, ferma una ripartenza di Giacomelli: secondo giallo e uscita anticipata dal campo. Nel Vicenza entra Gatto per Gagliardini, con Galano che arretra sulla linea di centrocampo. Mossa azzeccata perché l’ex Lanciano si rende subito molto pericoloso; al 16’ su azione di Giacomelli sulla corsia sinistra, calcia a botta sicura ma Claiton respinge a portiere battuto. Pochi minuti più tardi ancora Gatto vicino al gol; palla filtrante per il giocatore biancorosso che con un dribbling secco mette a sedere un difensore e di sinistro calcia verso la porta: gran parata di Cordaz che salva la sua porta e il risultato. In pieno recupero ultima occasione per il Vicenza: sul cross di Giacomelli Cordaz in uscita ribatte di pugno proprio contro il biancorosso, che manda la sfera sul fondo.

Ore 19.50 – (Mattino di Padova) Qualcosa s’inizia a capire. L’Este riesce finalmente ad offrire una prova senza punti di domanda: due gol (uno per tempo) e una prestazione che ha gran poco di eccepibile bastano a far fuori il Montebelluna, arrivato nelle lande padovane senza pile. Ferrara e Marcandella, serviti da un Mastroianni particolarmente ispirato nelle vesti di rifinitore, regalano la seconda vittoria stagionale, che va a riequilibrare, seppure in parte, una serie di pareggi da nevrosi. Gli uomini di Pagan mettono da parte le noiose formalità del calcio nostrano e partono subito all’attacco, presentandosi nel “feudo” difeso da Rigo dopo neanche due minuti: cross dalla sinistra per Marcandella, il trequartista si libera di Bressan e poi spara addosso al portiere ospite. L’Este continua il forcing ma conferma di non avere ancora superato del tutto la sindrome dei 16 metri: Marcandella e Mastroianni si trovano che è una meraviglia, ma dentro l’area perdono un po’ la bussola. Si orienta meglio Marcolini, che, sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Rosina, trova la zuccata ma non l’angolino. Il Montebelluna stenta a reagire: Visinoni può solo accennare lo scatto nel pericoloso «mia-tua» fra Guagnetti e Lorello, mentre i giallorossi sfiorano l’1-0 con un mezzo-esterno di Marcandella da fuori area, deviato in angolo dall’ottimo Rigo. Ma è solo il trailer del vantaggio atestino, che arriva al 29’ grazie all’inserimento di Ferrara sul traversone dalla destra di Mastroianni. A dirla tutta, gli atestini avrebbero pure il 2-0 in canna se non fosse per i riflessi di Rigo, decisivi sul sinistro al volo di Rosina. Nella ripresa, l’Este puntella il risultato quasi subito: altro assist di Mastroianni, doppio dribbling di Marcandella e tiro sotto la traversa. Il raddoppio spegne le velleità dei padroni di casa (in 10 per l’espulsione al 60’ di Rosina), che preferiscono gestire. I biancazzurri, invece, riescono a creare poco se non con il neo entrato Zecchinato (piattone parato da Lorello) e Nchama che, di fatto, riapre temporaneamente il match all’84’ sbagliando un cross. Hanno detto. Andrea Pagan si gode la vittoria tra i complimenti della dirigenza («Ho visto calcio-spettacolo», le parole del presidente onorario Giannantonio Lucchiari) e le urla dei suoi giocatori: «Sono molto contento perché la squadra ha giocato bene e finalmente ha concretizzato le occasioni create» afferma soddisfatto.

Ore 19.30 – (Mattino di Padova) Dalle parti di Monfalcone il vento tira forte. Il Campodarsego, però, non si fa spazzare via. Anzi, segna, diverte, gestisce il 2-1 e si riconferma seconda forza del girone dietro al Venezia (in campo oggi), in vista del turno infrasettimanale di mercoledì prossimo contro la Virtus Vecomp, altra bella gatta da pelare. Il Fincantieri, guidato dagli esperti Rodic e Godeas, non può fare altro che arrendersi alla freschezza di Arthur e Aliù, sempre più i leader della formazione biancorossa. Non si fanno pregare gli uomini di mister Antonio Andreucci, bravi a ingranare subito e a portarsi in vantaggio già al 7’ con il diagonale di Aliù, propiziato dall’assist di Arthur. I giuliani, tuttavia, si affidano spesso e volentieri alle sponde del quarantenne Godeas senza grandi risultati, ma si dimostrano tosti e poco propensi a cedere all’entusiasmo degli ospiti: al 22’ la girata di Zanon esce di poco, mentre al 38’ la conclusione di Godeas esalta Merlano in tuffo. Il Campodarsego, invece, sfiora il 2-0 per ben due volte con Gal e Piaggio (45’ e 59’), sugli sviluppi di un corner e dalla distanza. A far quadrare i conti ci pensa Arthur, devastante lungo la fascia di competenza, che al 23’ della ripresa scambia con Pelizzer e infila Contento. Il Monfalcone accorcia le distanze poco dopo la mezz’ora grazie a Rodic, semplicemente perfetto nella deviazione di testa di un cross dalla trequarti (con la complicità in questo caso della retroguardia biancorossa). Lo stesso Rodic, che non disdegnerebbe il pareggio, prova a sorprendere Merlano (senza riuscirci) a 3’ dalla fine. Il Campodarsego, nei minuti di recupero, ha pure l’occasionissima per il 3-1, ma le stoccate di Pelizzer e Aliù centrano rispettivamente il palo e un difensore avversario. «Abbiamo vinto una partita molto difficile», commenta a caldo l’allenatore del Campodarsego, Antonio Andreucci, soddisfatto della prestazione dei suoi ragazzi. «Siamo stati bravi a segnare subito e a gestire bene un match dai toni agonistici molto alti e condizionato da un vento fortissimo». «Mercoledì prossimo», aggiunge l’ex Real Vicenza, «ci attende una partita altrettanto dura contro la Virtus Vecomp, tra le squadre più forti del girone. Ce la giocheremo con la solita umiltà e fiducia».

Ore 19.10 – (Mattino di Padova) La Luparense si aggiudica il derby, per l’Abano invece è notte fonda. Esulta il pubblico di San Martino di Lupari: l’arrivo di Enrico Cunico alla guida dei Lupi ha fatto davvero cambiare marcia ai rossoblù, che con il 2-0 rifilato ai neroverdi festeggiano la seconda vittoria consecutiva e soprattutto la terza gara di fila senza subìre reti. Per la squadra di De Mozzi, squalificato e sostituito in panchina da Maniero, il quarto k.o. di fila è figlio solo in parte delle pesanti assenze (Bortolotto e Segato su tutti): senza nemmeno un tiro nello specchio della porta in tutti i 90’, con un atteggiamento troppo timido e una retroguardia traballante, non si poteva verosimilmente pensare di portare a casa qualcosa di più. Anche perché, dopo 15’ di studio, all’improvviso ci pensa Beccaro con un autentico colpo di genio a dare la sveglia a tutto l’ambiente: è il 19’ quando, sul passaggio filtrante di Nichele, il numero 10 di casa cerca di servire Paganelli, anticipato da Meneghello, raccoglie il pallone di nuovo al limite e, in completa solitudine, s’inventa un destro al volo che finisce all’incrocio dei pali. L’Abano non riesce a scuotersi, anzi: De Cesare, spostato dietro le due punte dopo un quarto d’ora con Rampin arretrato in mediana, fatica a trovare le misure tra le linee e il risultato è che di palloni, alla coppia di attaccanti, ne arrivino ben pochi. L’unico pericolo nasce da un’azione convulsa di Munarini al 36’, il cui tiro, sporcato da De March, diventa un assist involontario per Barichello, il quale in spaccata, sull’uscita di Murano, alza sopra la traversa. La ripresa si apre in maniera decisamente più accelerata: non sono passati nemmeno 5’ quando, sul cross perfetto di Beccaro pescato da Perosin, Paganelli si ritrova (dimenticato dall’intera difesa dell’Abano) a tu per tu con Ruzzarin ma “cicca” clamorosamente l’appoggio del 2-0 a pochi passi dalla linea bianca, mentre sul ribaltamento di fronte, dopo un’azione confusa in area, il tiro di Barichello viene deviato in angolo. Le fiammate dell’Abano, tuttavia, sono poche e confuse, mentre quando la Luparense riesce a tagliare la difesa, per i neroverdi sono dolori: vedere per credere quanto accade al 14’, quando Perosin della sinistra fa partire un cross perfetto che Paganelli insacca di testa, anticipando Meneghello e ringraziando l’uscita a farfalle di Ruzzarin. Prima rete stagionale per l’ex attaccante del Rimini. Incamerato il doppio vantaggio, Cunico ridisegna la Luparense con gli ingressi di Mattioli e Benucci, e a parte un colpo di testa di Thomassen (22’) che sfila a poca distanza dalla traversa di Murano, e il cross di Tescaro sul quale al 37’ non arrivano né Barichello né Munarini in scivolata a pochi passi dal bersaglio, la Luparense deve solo amministrare. A San Martino di Lupari è definitivamente tornato il sereno. Per l’Abano, invece, ci sarà da lavorare: mercoledì, nel turno infrasettimanale, l’arrivo del Venezia a Monteortone potrebbe non essere propriamente la migliore occasione per risorgere.

Ore 18.40 – (La Provincia Pavese) «Siamo una squadra forte ma questo non basta. Però siamo già caduti due volte in questo campionato e nonostante questo siamo soli al secondo posto». Michele Marcolini a fine gara e dopo la quarta vittoria del Pavia su sei gare, sottolinea gli aspetti positivi di una prestazione non perfetta. «In certi frangenti avremmo potuto essere più incisivi e ficcanti e a volte abbiamo fatto la scelta sbagliata. Succede – dice il tecnico azzurro – forse non abbiamo avuto tante occasioni da gol, ma se c’è un portiere che ha fatto parate è il loro. Qualche contropiede potevamo gestirlo meglio. Dobbiamo migliorare l’intensità ed evitare di rischiare di pareggiare partite nelle quali non subiamo tiri in porta. L’1-1 è arrivato su una palla persa vicino alla nostra area, sono errori da ingenuità da eliminare. Ma fino a lì davamo l’impressione di poterla chiuderla e non lo facevamo. Difensivamente abbiamo coperto bene gli spazi, siamo stati più compatti che con il Cittadella. Dopo il pareggio c’è stata la volontà di riacciuffare la gara. Ho voluto essere più offensivo e siamo stati premiati». Con il gioiello di Ferretti: «Andrea è un grande giocatore, abbiamo un attacco da mille e una notte, sono stati bravi lui e Cesarini e penso che siamo sulla strada giusta». In qualche contropiede forse Cesarini ha peccato di egoismo? «Ma io ero il primo a dirgli di puntare gli avversari e c’era Vinetot già ammonito. Poi i contropiedi spesso se li era costruiti lui, creando superiorità». Debutto per Siniscalchi: «Per fortuna ho abbondanza in tutti i reparti. Biasi ha sempre giocato e fatto ottime prestazioni, stavolta è toccato a Siniscalchi».

Ore 18.20 – (La Provincia Pavese) Il Pavia trova quello che cercava, la vittoria dopo la battuta d’arresto con il Cittadella. Ma la trova solo al 90’, dopo che con un po’ di sufficienza non aveva scritto la parole fine sulla gara, e lo fa grazie a un incredibile Ferretti, al quarto gol in una presenza e mezza, più lo scampolo di gara con il Cuneo. La rete del 2-1 è un gioiello in mezza rovesciata, una giocata da fuoriclasse quale d’altronde è. Ma se il risultato è raggiunto, il Pavia non ha ritrovato ancora quel ritmo e quella brillantezza di cui si è dimostrato capace. Si parte con novità in difesa, dove Siniscalchi prende il posto di Biasi a comandare il reparto, e naturalmente a centrocampo dove Carraro sostituisce lo squalificato Bellazzini. Rispetto alla gara con il Cittadella i passi in avanti nella gestione della gara ci sono, anche se si continuano a vedere diverse imprecisioni pure in appoggi che paiono piuttosto semplici. Ma la differenza rispetto a sette giorni prima è anche un Ferretti dal primo minuto. E si sente, al di là del gol che sblocca la gara al 19’. C’è anche di fronte un avversario che non è certo al livello del Cittadella, una compagine giovane con soli tre punti all’attivo nelle precedenti cinque partite, frutto della vittoria sulla cenerentola Pro Patria. All’8’ si intuisce che Amadori, portiere dell’Albinoleffe, non è in grande giornata: non trattiene il destro di La Camera e Malomo per poco non ne approfitta. Una fuga di Cesarini, che brucia Magli, porta anche Ferretti a un passo dalla conclusione vincente. Poi ancora Cesarini pennella per la testa di Carraro (palla a fil di palo). L’Albinoleffe ruota molto attorno all’ex capitano azzurro Andrea Soncin (oggi capitano dei bergamaschi e salutato dai tifosi azzurri al grido di «Cobra uno di noi»), che gioca quasi da trequartista, parte da dietro e al 13’ fa fuori Siniscalchi scaricando dai venti metri un gran destro che chiama al volo Facchin, con palla fuori non di molto. Perini al 16’ vede un corridoio nella difesa azzurra (ma ieri la maglie erano rosse con bordature gialle) e spedisce un pallone per cinquanta metri all’indirizzo di Danti, il Pavia chiude a fatica. Al 19’ però Cesarini va via alla sua maniera, saltando avversari, il suo sinistro trova di nuovo un Amadori incerto: sulla respinta si avventa Ferretti che scarica a rete senza che stavolta i difensori dell’Albinoleffe riescano a fermarlo. Una chiusura di Martin in area su Muchetti e lo slalom di Cesarini al 45’, che si chiude con un destraccio un po’ svirgolato, in precario equilibrio, completano il primo tempo. Un’ammonizione e una punizione per parte (con Ferretti che accarezza la parte superiore della rete) aprono una ripresa che si gioca a ritmi non certo esasperati, con l’Albinoleffe che fa troppo poco per riacciuffare la gara e il Pavia che non è incisivo abbastanza per chiuderla. E allora capita che un giovanissimo marocchino, Kanis, entri e mostri tutte le sue doti: al 30’ chiama lo scambio a Danti, buca la difesa azzurra e di sinistro non dà scampo a Facchin. Il pareggio sembra la punizione, forse eccessiva, a un atteggiamento poco cinico del Pavia. Cesarini è troppo egoista in un paio di contropiedi nei quali il Pavia si presenta davanti all’area di rigore in superiorità. Il liscio di Ferretti al 44’ sul servizio di Martin sembra il presagio di una partita incompiuta. Ma il Principe di rifà qualche secondo dopo, su cross ancora di Martin, con la meravigliosa girata al volo che decide il match. Meno male che è tornato.

Ore 18.00 – (Gazzetta di Reggio) «Primo tempo no “very god”, ma il secondo “fantastic”». L’ospite iraniano Javad Ghaderi ha seguito la partita nel palco del presidente – dove ha sostato anche lo specialista di portieri, lo scandianese William Vecchi uomo di fiducia di Carletto Ancellotti – e quando se ne va è sorridente, soddisfatto. Come lui tutto lo staff della Eefa Ceramica (che adesso ha una sede anche a San Donnino di Casalgrande) che non parla italiano ma a quanto pare di calcio se ne intende. Si complimenta per la rotondità del risultato e per lo splendore dello stadio. Sarà un prossimo socio della Reggiana? «Per ora è solo un ottimo sponsor – replica Compagni – ma speriamo lo diventi presto. In settimana ci sarà la presentazione di un nuovo amico che si pone al nostro fianco. Stiamo raccogliendo apprezzamenti e concreti interessamenti. Vaglieremo società e persone che vogliono vivere con noi questa bella avventura. Stiamo seminando e siamo sulla buona strada per un ottimo raccolto». Certo che sei gol in due sole partite sono un bel bottino. «Ciò che mi lusinga – prosegue Compagni – è l’entusiasmo che si è acceso attorno alla squadra. La “standing ovation” al quarto gol è stata esaltante. D’altra parte il mister lo aveva detto in settimana che voleva dedicare la vittoria ai tifosi. Un bel regalo che penso sia il frutto sia di scelte fortunate – Ferrara è finalmente soddisfatto – che di un ottimo lavoro di squadra. In settimana ho potuto notare lo spirito del gruppo, la voglia di lavorare insieme. La base c’è e per ora non penso alla classifica ma non può che far piacere sapere di essere là in alto sia pure in buona compagnia. La Reggiana sta tornando una calamita per tanti appassionati». Fra questi ultimi un paio di ex presidenti. Come Alessandro Barilli che annota: «Un bel giocattolo vero?». Ed Ermete Fiaccadori che apre la mano: «Quattro gol, tanti, e tutti belli».Poi c’è il vice Sisto Fontanili: «Il più era fare il primo golletto che ci ha sbloccati. Dopo è cambiato tutto. Siamo forti». Due note di cronaca: a metà gara è stata soccorsa una signora e portata via in ambulanza. Pare un semplice svenimento. Poi un buffet a base di castagne servito agli ospiti da un socio, Claudio Lugli della Eurofluid Hidraulic di Borzano, per festeggiare un compleanno.

Ore 17.40 – (Gazzetta di Reggio) «Questa partita è la dimostrazione che dobbiamo giocare con l’acqua alla gola. Sotto pressione la squadra reagisce. Così mi tocca sempre arrabbiarmi tra primo e secondo tempo». Alberto Colombo si gode la netta vittoria, ma col rammarico del brutto primo tempo. Mister, percé questa metamorfosi? «Questo dimostra che non conta tanto il sistema di gioco. Il risultato è la prova che conta aver un atteggiamento di un certo tipo quando si scende in campo. La Reggiana non può mai rilassarsi un secondo. Quando siamo passivi siamo vulnerabilissimi. Lo abbiamo dimostrato in altre occasioni. Sotto pressione invece giochiamo bene». Cosa è cambiato tra primo e secondo tempo? «Per me il secondo tempo dimostra che noi abbiamo bisogno di spazi. Se riusciamo a sbloccare la partita poi abbiamo grande capacità di ribaltare l’azione con tutti i centrocampisti. Negli spazi siamo letali». In cosa dovete migliorare? «Serve una gestione più saggia ed efficiente della palla e della partite in generale. L’hanno scorso l’ho detto 15 volte almeno, quasi dopo ogni match in casa. Alle volte vedo troppa fretta da parte dei miei, mentre servono certi movimento per stanare gli avversari». Si è visto qualche cross in più per Arma. Perché tanta fatica a servirlo dalle fasce? «Si tratta di capire la situazione e saperla leggere. Gli attaccanti devono rompere la linea difensiva, gli altri devono scattare in profondità». Come giudica il cammino della Reggiana dopo la sesta giornata? «Fino ad ora stiamo giocando secondo le nostre aspettative. Ci mancano solo i due punti persi in trasferta a Piacenza. Dopo questa partita mi sento di dire che sono un po’ più tranquillo» A proposito. Arma ha segnato il quarto gol, ma nessuno di testa. Come lo festeggerà quando arriverà finalmente? «Intanto mi godo i quattro di piedi e per me va bene che continui a segnare anche così. L’importante è che continui a segnare».

Ore 17.20 – (Gazzetta di Reggio) L’allievo ha battuto il maestro: Alberto Colombo fa sua la sfida contro la sua ex squadra, il Renate, allenata da quel Simone Boldini che gli faceva da tecnico ai tempi di Monza e Como, con un 4-0 che non ammette repliche. E’ giusto però analizzare a fondo questa gara perché la Reggiana scesa in campo nella ripresa non è stata la stessa vista nel primo tempo. Come preventivabile Bruccini e compagni hanno trovato un avversario con l’acqua alla gola, pronto a lottare su ogni pallone, e ben messo in campo al punto che sono proprio gli ospiti a farsi vivi già dai primi minuti, nulla di particolarmente pericoloso ma abbastanza da spaventare i granata che non riescono mai ad imbastire un’azione corale e partecipata come a Mantova. Davvero poche le occasioni della prima frazione e tutte di marca granata ma i tiri dalla distanza di Angiulli e Frascatore non creano problemi all’ex Castelli, così come i colpi di testa di Arma ed il tiro di Giannone da posizione ravvicinata. Brividi nel finale di tempo quando Graziano ha saltato completamente libero dalle parti di Perilli senza inquadrare la porta. Impressionante il cambio di passo nella ripresa della formazione di Alberto Colombo, che nello spogliatoio deve aver strigliato per bene la squadra, ma la svolta del match è stato l’ingresso in campo di Angiulli – sì perché nel primo tempo c’era solo un numero 4 che vagava per il campo ma non poteva essere lui – che ha trasformato il centrocampo granata, specie in fase offensiva: suo è stato il tiro in apertura che Castelli ha tolto letteralmente dalla base del palo con un grande intervento, sempre suo l’assist ad Arma che ha sbloccato la partita poco dopo, ancora suo l’assist millimetrico per Siega in occasione del terzo gol ed all’87 ha pure timbrato il taccuino dell’arbitro mettendo a segno il poker. Ovviamente la Reggiana non è stata solo Angiulli perché ieri sera anche Siega è stato un leone su ogni pallone, salvando pure un gol sulla linea a metà ripresa, senza dimenticare un cecchino come Arma che ha messo a segno il quarto centro stagionale. Il tecnico di Lecco alla vigilia chiedeva ai suoi uomini continuità nei risultati e miglioramenti sotto il profilo del gioco: i tre punti sono arrivati per dare continuità; tatticamente nel secondo tempo, quando il Renate ha offerto i fianchi nel tentativo di recuperare qualche gol, si è rivista a tratti la Reggiana bella e cinica dell’anno scorso che pare aver già assimilato il nuovo 3-5-1-1. L’unica cosa che ancora non va è l’approccio alla partita, soprattutto contro le piccole, ma adesso il calendario offrirà tre sfide da alta classifica ( Feralpisalò, Cremonese e Sudtirol ) che potranno dirci se questa squadra pùò lottare per il vertice fino alla fine.

Ore 17.00 – (Gazzetta di Mantova) Il signor Pietropaolo di Modena fischia la fine e la tifoseria biancorossa perde le staffe. La prestazione del Mantova è stata al di sotto delle aspettative: un ko sul campo del fanalino di coda del girone A di Lega Pro è duro da digerire. Partono una serie di fischi in direzione della squadra, qualche giocatore si avvicina al recinto che delimita il campo dagli spalti e volano insulti. Tra i bersagli anche mister Riccardo Maspero che non si nasconde e anzi va verso il settore occupato dai circa 50 sostenitori del Mantova. Parte un gavettone e una bottiglietta d’acqua vuota, entrano in campo le forze dell’ordine. La situazione però non degenera e anzi si apre un dialogo tra le curva e il tecnico biancorosso. C’è chi invoca le dimissioni, chi invece respinge l’ipotesi e invita Maspero a trovare la quadra. Il clima è teso ma tutto sommato civile: la curva per tutto il match ha incitato la squadra, anche dopo lo svantaggio arrivato su calcio di rigore in chiusura di primo tempo. Mentre i giocatori rientravano negli spogliatoi ecco il coro “vogliamo 11 leoni”. Richiesta evidentemente non recepita dal Mantova che nella ripresa non ha trovato il bandolo della matassa. E alla fine ecco gli insulti e la frustrazione di una tifoseria che si è sobbarcata 700 chilometri (350 andata, altrettanti per il mesto ritorno) e che ha assistito al secondo ko consecutivo, il terzo dall’inizio del campionato. Anche i dirigenti dell’Acm si accorgono del faccia a faccia tra tifosi e squadra e si avvicinano alla zona occupata dai supporter virgiliani per capirne di più. La rabbia è tanta e viene espressa a chiare lettere in direzione di tutto il gruppo. Alla fine Maspero lascia il campo e anche i tifosi si incamminano verso il rientro. Di fronte la partita con il Lumezzane. Nessuno lo dice, ma ha l’aria di essere un’ultima spiaggia.

Ore 16.40 – (Gazzetta di Mantova) Sotto l’ombra del Monviso, con una squadra che di girare come si deve proprio non ne vuole sapere. Mister Riccardo Maspero è sul banco degli imputati: i tifosi a fine match lo criticano. C’è chi vorrebbe le dimissioni, chi invece lo sprona a tirare fuori gli attributi per far ripartire la baracca. Lui incassa, ascolta tutti e poi si presenta in sala stampa per commentare una delle prestazioni peggiori nella sua gestione: «Ho visto un buon primo tempo – commenta il tecnico – nel quale il portiere del Cuneo ha fatto due autentici miracoli. Eravamo pronti a chiudere la prima frazione sullo 0-0, invece ci siamo complicati la partita con quel rigore». È mancata poi la reazione: «Cercavamo il gioco con le spizzicate delle punte ma non siamo riusciti ad essere incisivi. C’è da analizzare con calma i problemi per trovare le soluzioni – continua – dobbiamo dare una grande risposta sul campo dal punto di vista professionale. Capisco la delusione dei nostri tifosi». Tifosi imbufaliti per l’atteggiamento della squadra: «Ci siamo parlati, ci siamo chiariti. È uscito un dialogo corretto come è giusto che sia. La mia fiducia in questo gruppo è immensa e immutata rispetto all’inizio – spiega l’allenatore – e sono sicuro che alla lunga le qualità emergeranno. Ora però non è alla lunga, deve essere al più presto». Già, il tempo. Maspero spera di averne ancora a disposizione. Tutto è nelle mani della società che al momento ha congelato ogni decisione: «Io sono sempre in discussione – taglia corto l’allenatore biancorosso – fa parte del mio lavoro e del mio ruolo. Io non penso al mio futuro, solo alla squadra e a come fare per migliorarla. Bisogna ricordarsi che si è partiti per un progetto triennale e questa doveva essere una stagione importante per conoscerci e consolidarci. Ci vuole un po’ di pazienza e dobbiamo rimanere uniti: io i problemi li ho sempre risolti». In attesa di capire come su muoverà il club, a Maspero non resta che rimboccarsi le maniche: «Dobbiamo affrontare un torneo lungo con serenità – conclude – e a tutti i costi dobbiamo dare delle soddisfazioni alla gente che ci segue. Il disfattismo non è che la prima pietra verso il male, dobbiamo trasformare la rabbia della tifoseria in energia. Non può diventare un peso. Bisogna fare un’inversione di marcia». Magari già domenica con il Lumezzane, gara che diventa cruciale per il destino di una squadra che al momento sta deludendo le aspettative della piazza.

Ore 16.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova a Cuneo non trova l’auspicato riscatto e incassa il secondo ko consecutivo dopo quello interno nel derby con la Reggiana. Riuscendo nell’impresa di rilanciare il fanalino di coda della classifica, finora inchiodato a zero punti. I biancorossi reggono a malapena per un tempo, nel quale creano una clamorosa occasione da gol ma ne concedono tre altrettanto nitide agli avversari, che alla fine vanno in vantaggio nel recupero. La ripresa è invece inguardabile, con il Mantova incapace di reagire e di creare anche un solo mezzo brivido al portiere avversario e il Cuneo che manca più volte il raddoppio in contropiede. Insomma, una pena. Che scatena la contestazione dei circa cinquanta tifosi al seguito e pone in bilico mister Maspero, il quale si ferma a lungo a parlare proprio con i fan biancorossi a fine gara prima di rientrare negli spogliatoi. Veniamo allo sviluppo del match ora. Si comincia con il Mantova che torna al modulo 3-4-1-2 e che presenta ben sei volti nuovi rispetto alla sfida con la Reggiana: si tratta di Trainotti, Gonzi, Puccio (al debutto), Caridi, Momentè e Beretta. Il Cuneo risponde con un classico 4-4-2, che fin dall’avvio si dimostra efficace. I padroni di casa si fanno preferire nel palleggio, mentre il Mantova è più raccolto del solito e difende cercando di ripartire negli spazi. Il Cuneo prima reclama invano il rigore per un fallo di mani in area di Gavazzi e poi sbaglia con il centravanti Chinellato un gol facile facile. Alla mezz’ora è invece il Mantova ad avere la grande occasione per passare, ma il portiere Tunno è strepitoso prima su colpo di testa di Momentè e poi sul successivo tiro di Trainotti. I biancorossi non incantano ma trovano almeno in Puccio una regia lucida e in qualche accelerazione di Gonzi il cambio di passo che tanto manca a questa squadra. C’è anche qualche guizzo di Caridi e Momentè, ma poco di più. E allora è ancora il Cuneo, devastante sulla destra con il 22enne Beltrame, a mancare un gol a tu per tu con Bonato (bravo a respingere su Banegas). Quando sembra che lo 0-0 sia scritto, almeno per i 45’, ecco invece che un uno-due Banegas-Corradi taglia a fette la difesa biancorossa (schierata) e Gavazzi stende Banegas, arrivato solo davanti a Bonato. L’arbitro concede il rigore e grazia Gavazzi, che andava espulso e viene invece soltanto ammonito. Dal dischetto Cavalli spiazza Bonato ed è 1-0. Nell’intervallo Maspero prova a dare la scossa inserendo Dalla Bona e Anastasi al posto di Raggio Garibaldi e Beretta, ma l’unico sussulto biancorosso è un tiro a lato di Caridi. Che poi viene sostituito al 17’ con Ungaro. Il Mantova è incapace di trovare varchi nella difesa avversaria, la manovra è lenta e imprecisa e anche i tentativi di buttare da dietro palle alte per Anastasi e Momentè è vano. Il Cuneo difende compatto senza affanni e sfiora più volte in contropiede il gol del raddoppio, mancandolo per imprecisione degli attaccanti. La gara arriva così al termine senza che il Mantova riesca a fare un solo tiro verso la porta avversaria: è una resa molto brutta da vedere, che fa giustamente imbestialire i tifosi al seguito. Così proprio non va.

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pordenone finora ha pigliato pochi gol. La maggioranza non per puro merito degli avversari. Una metà con situazione contestabili, o quantomeno dubbie. Anche contro la Cremonese il gol dell’1-1 genera malcontenti, espressi in modalità diversificata. «Voglio vedere se anche questo era fuorigioco – ripete più volte Mauro Lovisa in sala stampa – dopo che abbiamo pareggiato lasciando alla Cremonese solo un quarto d’ora di possesso palla nel secondo tempo. E poi, ancora con quelle dichiarazioni degli avversari tipo “andiamo al Bottecchia a rifarci” – aggiunge il presidente riferendosi, contrariato, a quanto pubblicamente dichiarato prima dal Renate e quindi dai grigiorossi ieri ospiti – invece è dura anche portar via un punto da qua». Sul gol patito ci sono demeriti di portiere e difesa pordenonesi? «Hanno messo in mezzo una palla velenosa – risponde Bruno Tedino – ed è stato un episodio che ci ha penalizzato, non c’è demerito di alcuno, perché la squadra per l’intera partita ha fatto un grande sforzo tutta assieme. Il migliore in campo è stato il loro portiere, mentre il loro indice di pericolosità è stato basso, tant’è che non ci sono state parate di Tomei».
Cosa lascia questo punto? «La consapevolezza – risponde l’allenatore del Pordenone – che si può battagliare in campionato. Ci tenevamo a regalare tre punti al pubblico numeroso. Abbiamo sentito la spinta che arrivava sia dai tifosi in gradinata che dalla tribuna». Matteo Mandorlini ha segnato la sua prima rete neroverde, di testa come l’unica messa a segno la scorsa stagione: «Quindi sono già a pari – sorride -, ma c’è rammarico perché meritavamo la vittoria. Sono stato bravo a liberarmi dalla marcatura e a rubare il tempo. Non vorrei mai accontentarmi, così dico che salviamo la prestazione». La Cremonese era presentata come il primo vero ostacolo stagionale: il pareggio cosa dice? «Che abbiamo superato questo step a pieni voti, meritavamo di più, continuiamo ad acquistare consapevolezza e forza di partita in partita».

Ore 15.40 – (Messaggero Veneto) Una vittoria con la Cremonese avrebbe rappresentato l’ennesimo indizio del valore del Pordenone e quindi la prova di un ramarro pronto a rivedere al rialzo le proprie ambizioni di stagione. I tre punti sono invece mancati nonostante il miglior primo tempo sinora giocato dai ragazzi di Tedino. Una prima frazione che ha impressionato anche qualcuno che il calcio lo ha vissuto ad altissimi livelli, come il presidente della Cremonese e già allenatore di Inter e Napoli, Gigi Simoni, al quale di certo non manca la sportività: «Il Pordenone è una gran bella squadra che con un centrocampo di qualità, due buoni attaccanti e tanta sicurezza. Ci ha messo in grossa difficoltà e avrebbe meritato i tre punti, anche se nella ripresa abbiamo dimostrato un’importante reazione che ci ha portato al pareggio. Mentre il Pordenone sembra una squadra che lavora insieme da tempo – ha continuato Simoni – per noi il risultato del lavoro tarda a dare i suoi frutti». Un confronto rispetto al Pordenone dello scorso anno: «Allora perdemmo una partita in modo molto strano, credo che questi neroverdi abbiano tutt’altro spessore». Come accennato da Simoni, è mancato qualcosa nella ripresa, quando la Cremonese, avversario peraltro di obiettivo livello, nei primi venti minuti è evidentemente cresciuta riuscendo prendere il possesso del campo e dell’iniziativa. Poco importa se, come rimarcato da mister Tedino, l’indice di pericolosità dei grigiorossi non sia stato sostenuto, perché se all’avversario concedi troppa iniziativa e possesso del campo, è naturale che in lui cresca la fiducia e, con il passare dei minuti, azioni di per sé non particolarmente significative possano mutarsi in minacce. I margini di miglioramento per il Pordenone rimangono dunque ampi, vanno colmati alcuni gap che si presentano nell’arco della gara. Un aspetto, quest’ultimo, che va visto positivamente perché è evidente quanto il gruppo continui a dimostrare qualità generali importanti e sappia reagire prontamente agli stimoli ben definiti del proprio allenatore.

Ore 15.20 – (Messaggero Veneto) Se la sua uscita avventata, la scorsa settimana con la Pro Patria, era costata un gol ininfluente, stavolta l’indecisione è pagata a caro prezzo. Ma al di là del momento non superlativo del portiere neroverde Matteo Tomei, al Pordenone viene voglia di mangiarsi le mani per l’occasione sciupata: miglior primo tempo dall’avvio di stagione e tante grandi occasioni da gol fallite nella ripresa, per giunta contro una squadra di spessore come la Cremonese. Un’altra chance per volare non sfruttata anche per colpa di una ventina di minuti di “black-out”. Ai ramarri resta comunque la consapevolezza di essere una squadra di ottimo livello, in gradi di recistare da protagonista in questa Lega Pro. Per arginare il super-offensivo 3-4-3 schierato un po’ a sorpresa da Pea, Tedino rinuncia al 4-3-3 e manda in campo un 4-4-2 più solido a centrocampo, con Pasa e Cattaneo esterni e Pederzoli e Mandorlini in mezzo. La mossa dà subito i suoi frutti: Pordenone padrone del campo, con i grigiorossi letteralmente imbambolati dal veloce giro palla dei padroni di casa, dal loro gioco di prima e da alcuni tocchi di classe pura, che denotano grande sicurezza. Così già al 9’ arriva il vantaggio: angolo di Pederzoli, Mandorlini ruba il tempo a Crialese, che incespica pure. Per il numero 10, indisturbato, è uno scherzo trafiggere di testa Ravaglia. È un monologo neroverde, che De Cenco al 24’ e Cattaneo al 40’ non riescono a far fruttare nel raddoppio. Nella ripresa la Cremonese sale decisamente di tono, ma il Pordenone, più protetto con Strizzolo che va a fare l’esterno, l’ispiratissimo Pasa al centro e Pederzoli davanti alla difesa, non disdegna le sortite offensive e al 12’ ci vogliono due veri miracoli di Ravaglia per negare il 2-0: sventola angolata di Pasa dal limite, il portiere respinge in tuffo e si rialza in tempo per deviare con un colpo di reni oltre la traversa il tap-in in semirovesciata di De Cenco. Poi, però, il Pordenone cala e i grigiorossi ne approfittano per prendere in mano le redini del match, senza peraltro creare grandi pericoli. Ma Pea inietta peso offensivo, dentro Forte per lo spento Magnaghi: Mossa indovinata, perché l’ex Inter gela subito il Bottecchia: cross di Formiconi al 29’, Tomei smanaccia troppo debolmente sui piedi di Maiorino, che calcia malissimo, trovando però la deviazione vincente di Forte. I ramarri a quel punto si scuotono e riprendono a macinare gioco. Al 33’ Cattaneo, dopo una veemente azione personale, dà una gran palla a De Agostini, botta al volo e nuova prodezza di Ravaglia. Al 44’ splendido assist in verticale di un Pasa “de-luxe” per l’inserimento del neoentrato Valente, conclusione potente e precisa, ma l’estremo difensore ospite dice ancora di no con un balzo felino. Prima della fine c’è il tempo per un gol annullato a De Agostini: presunto fallo sul portiere nel correggere in rete un’inzuccata da lontano di Marchi. È l’ultima emozione di un match che il Pordenone sistema nello scaffale delle beffe.

Ore 15.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Rigori, espulsioni (tre), cartellini gialli (sette), rissa da saloon nel finale, quattro gol. Giana Erminio-Bassano offre uno spettacolo pirotecnico e alla fine è 2-2. Pareggio meritato per la capolista, che in nove uomini riesce a non perdere, rimontando due volte i lombardi di Cesare Albè. Che la Giana Erminio non sia un bluff lo si capisce immediatamente. Perché il Bassano va in apnea, non riesce a scrollarsi di dosso la fatica mentale di essere la favorita, oltre che la capolista, e fatica molto a imporre il proprio gioco. Il match si scuote all’improvviso: il Bassano costruisce due nitide palle gol, la prima al 22’ (colpo di testa di Barison su angolo di Proietti), la seconda un minuto dopo (discesa di Falzerano e tiro in diagonale a lato di pochissimo). Ma alla fine è la Giana a colpire, sfruttando un clamoroso malinteso fra Toninelli e Rossi, che regalano il pallone a Rossini, che in girata non può sbagliare e firma il gol del vantaggio della Giana. La reazione giallorossa è scomposta e confusa, ma Misuraca e Iocolano confezionano il pari al 38’ con una splendida azione corale che porta il capitano a tu per tu con Paleari. Il tiro è chirurgico, il pari è servito. Tuttavia, quando la partita sembra viaggiare nella direzione sperata da Sottili, è Davì a commettere un’ingenuità incredibile per un giocatore della sua esperienza. Già ammonito e graziato qualche minuto prima, il centrocampista siciliano, commette un fallo evitabilissimo e l’arbitro giustamente lo espelle. Comincia la ripresa e non ci sono cambi né per Albé, né per Sottili. Che arretra la posizione di Misuraca spostandolo sulla linea dei centrocampisti e che non arretra il baricentro tenendo alta la pressione su un avversario che potrebbe sfruttare meglio la superiorità numerica. In campo si lotta, il Bassano quasi mostra il suo volto migliore in inferiorità numerica, riuscendo a coprire molto bene gli spazi. Sottili corregge la formazione a inizio ripresa, inserendo Cenetti al 12’ per Falzerano. La Giana gioca discretamente, ma tutto sommato non fa nulla di eccezionale. Bruno al 10’ in girata sfiora il vantaggio colpendo il palo esterno, poi in campo domina solo il nervosismo. Nel finale succede di tutto: Romanini appena entrato firma il 2-1 al 40’, il Bassano rimane in nove per le espulsioni per proteste di Proietti e del vice di Sottili, La Grotteria. Ma anche in doppia inferiorità Fabbro riesce a conquistarsi un rigore solare: sul dischetto va Germinale che non sbaglia. Pareggio strameritato, in campo si accende una rissa con sei minuti di recupero e una pioggia di cartellini gialli.

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Regalare subito la prima gioia «live» a Joe Tacopina nel giorno del suo esordio da presidente al Penzo. Il Venezia capolista riceve la Liventina (ore 15) per cavalcare con la settima vittoria di fila l’onda lunga del clima, di festa e curiosità, suscitato dall’insediamento dell’ex numero uno del Bologna al timone del club. Un’adrenalina che senza perdere tempo l’avvocato newyorkese ha iniziato a trasmettere dal vivo alla squadra. «Sapevamo da tempo chi c’era dietro le quinte, ma chiaramente non potevamo farci sfuggire una parola – confida Luciano Gualdi, suo l’1-0 sette giorni fa nel 3-1 di Montebelluna -. Conoscere il presidente è stato una «scossa», ci ha fatto un’impressione davvero super». Pubblicamente «Taco» (ieri mattina in giro a Mestre con tappa dal sindaco Brugnaro impegnato a rendere conto dei suoi primi cento giorni di governo) ha parlato di serie A in tre stagioni pur essendo da poco partita la prima. «Anche a noi ha parlato di serie A, per quanto ci riguarda stiamo dimostrando sul campo di voler mettere il primo mattone del progetto di rilancio. Venezia già di per sè mette i brividi, figuriamoci con Tacopina, ora credo che anche i tifosi non abbiano motivi per non ritornare al Penzo». Il 26enne centrocampista bergamasco finora ha messo a segno due gol, più uno in Coppa Italia, entrando spesso con assist e inserimenti nelle azioni decisive. Anche per questo contro la Liventina potrebbe toccare proprio a Gualdi alzarsi alle spalle delle punte al posto dello squalificato Fabiano. «Non ho certo le sue qualità tecniche, però è un ruolo che potrei fare se mister Favaretto lo ritenesse necessario. Finora il Venezia ha vinto giocando da squadra, oggi mi preme che non snaturiamo le nostre caratteristiche per cercare di strafare».
L’ex Renate e Ascoli mette in guardia da una possibile «controindicazione» dell’effetto-Tacopina. «Non dobbiamo cadere nella tentazione, per quanto comprensibile, di cercare la giocata un po’ più leziosa per metterci in mostra e divertire. Noi vogliamo vincere, quindi non dovremo mai prescindere dalla concretezza di squadra avuta sin qui».

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) La prima al Penzo del Venezia Fc con la proprietà Usa sugli spalti. E’ un appuntamento speciale il match di oggi pomeriggio contro la Liventina. Arrivato giovedì e presentatosi alla città venerdì, oggi il presidente Joe Tacopina sarà per la prima volta in tribuna a Sant’Elena per assistere alla partita dei suoi ragazzi. Per i tifosi, così come per la squadra e per mister Paolo Favaretto sarà una novità, anche se il presidente ha già salutato il gruppo ufficialmente venerdì al termine dell’allenamento, dopo un precedente passaggio ufficioso nelle scorse settimane. «E’ importante anche per noi la presenza della proprietà — conferma mister Favaretto — perché i club riescono a fare bene e a progredire se alle spalle c’è una proprietà che permette di lavorare in un certo modo, per raggiungere gli obiettivi prefissati». L’obiettivo evidente del Venezia è di cavalcare questo campionato di serie D al galoppo, per ritornare dal prossimo anno tra i «pro». E le prime giornate vanno esattamente in questa direzione: dopo sei vittorie consecutive in altrettante giornate, oggi gli arancioneroverdi puntano al settimo sigillo. Pur dovendo tenere conto delle prime defezioni stagionali che obbligheranno Favaretto a rivedere l’impostazione complessiva: mancherà Fabiano per la squalifica e purtroppo darà forfait anche Calzi, acciaccato. Il tecnico arancioneroverde potrebbe modificare il modulo, aggiungendo un giocatore a centrocampo (passando quindi al 4-4-2), altrimenti dovrebbe puntare sul tridente, ma la disponibilità degli attaccanti è ai minimi termini, visto che Carbonaro non è al top ed è rientrato in gruppo solo venerdì, oltre a mancare sempre Barreto. Probabile dunque che Favaretto decida per la linea mediana a quattro, inserendo Malagò e Soligo con Acquadro e Gualdi, con Serafini ed Innocenti davanti. «E’ la prima volta che ci troviamo a far fronte a dei cambiamenti importanti — osserva il tecnico del Venezia — e sarà importante che ciascuno dei giocatori chiamati in causa si facciano trovare pronti. La vera forza di una squadra si vede proprio in questi frangenti». Sarà anche l’occasione per alcuni giocatori, come appunto Malagò e Soligo, di avere più spazio rispetto al solito. «Questi momenti rappresentano un’opportunità per chi ha avuto meno spazio e i ragazzi dovranno saperla cogliere», è l’auspicio di mister Favaretto. Al Penzo arriva una squadra in salute, che ha appena battuto il Dro (3-0) ma che ha saputo giocare alla pari anche con la Virtus VeComp (2-2). Complessivamente la Liventina, esordiente in serie D, viaggia a metà classifica con 8 punti (2 vittorie, 2 sconfitte e 2 pareggi, 8 gol segnati, 9 subiti). «E’ una squadra – osserva Favaretto – che sta trovando il suo equilibrio in queste ultime partite, dopo aver sofferto all’inizio. Ha un buon potenziale in attacco e giocatori d’esperienza». Il Venezia tornerà in campo già mercoledì per il turno infrasettimanale ad Abano, mentre a fine mese (il 28) disputerà la Coppa Italia, in trasferta con la Triestina.

Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) A caccia della settima vittoria di fila in campionato, alla presenza del presidente Tacopina, per allungare la striscia-record, ma anche per tenere a distanza Campodarsego (17 punti) e Virtus Verona (16), vittoriose negli anticipi del sabato. Venezia che per la prima volta dovrà cambiare assetto per defezioni causate da squalifiche (Fabiano), infortuni (Calzi, Cangemi e Barreto) o condizioni non ottimali (Carbonaro). Un’occasione per chi è partito finora in seconda fila per dimostrare di valere i titolari. Inizia il secondo trittico della stagione (Liventina, Abano e Calvi Noale), dopo quello di settembre (Sacilese, Monfalcone e Luparense), che metterà a dura prova gli organici e, sulla carta, il Venezia potrebbe trarne ulteriore vantaggio. Favaretto. Il tecnico è costretto a rinunciare a Fabiano e Calzi, centrocampo da ridisegnare con l’’inserimento di Soligo e Malagò, magari con lo spostamento dietro alle punte di Gualdi, il più offensivo tra i giocatori in mezzo al campo. Carbonaro si è allenato a scartamento ridotto, considerando che si gioca già mercoledì, è plausibile che Favaretto opti per Innocenti al fianco di Serafini. «La Liventina, dopo aver pagato lo scotto dell’esordio, ha trovato il suo equilibrio» spiega l’allenatore del Venezia, «nell’ultima trasferta è andata a pareggiare a Verona, rimontando due volte lo svantaggio, e domenica ha segnato tre gol in un tempo al Dro. Noi avremo qualche assenza a centrocampo, è un’occasione da sfruttare per chi finora ha giocato meno». Tacopina&Brugnaro. Esordio allo stadio “Penzo” per il neopresidente Joe Tacopina, che assisterà anche alle partite contro Abano (mercoledì in trasferta ) e Calvi Noale (domenica 18 in casa) prima di rientrare a New York. Ieri mattina Tacopina, accompagnato dall’avvocato Vasta, era al Cento Culturale Santa Maria delle Grazie in occasione della conferenza stampa del sindaco Brugnaro sui primi cento giorni di mandato. «Visto che il sindaco era a Mestre» ha spiegato Vasta, «Tacopina ne ha approfittato per salutarlo». Poi breve trasferimento in Piazza Ferretto per alcune foto. Liventina. Ripescata in estate, la Liventina di Mauro Tossani è reduce da due risultati positivi: il pareggio (2-2) in casa della Virtus Verona con doppietta di Gardin e la netta vittoria (3-0) in casa sul Dro con rigore del veneziano Matteo Vianello e doppietta di Grandin. Viene al Penzo decisa a giocarsela e il fatto di non aver nulla da perdere può essere d’aiuto. Probabili formazioni. Venezia (4-3-1-2): 1 Vicario; 2 Ferrante, 5 Beccaro, 6 Cernuto, 3 Galli; 7 Acquadro, 4 Soligo, 8 Malagò; 10 Gualdi; 9 Serafini, 11 Innocenti. A disposizione: 12 D’Alessandro, 13 Di Maio, 14 Luciani, 15 Modolo,16 Busatto, 17 Callegaro, 18 Seno, 19 Maccan, 20 Carbonaro. Allenatore: Paolo Favaretto. Liventina (4-4-2): 1 Bettin; 2 Cofini, 5 Gandin, 6 Fantin 3 Cescon; 7 Pagan, 4 Iacono, 8 Boem, 11 Zanetti; 9 Vianello, 10 Grandin. A disposizione: 12 Rossi, 13 Perissinotto, 14 Cardin, 15 Dene, 16 Fornasier, 17 Fregonas, 18 Lion, 19 Polesel, 20 Ghedini . Allenatore: Mauro Tossani. Arbitro: Francesco Cosso di Reggio Calabria.

Ore 14.00 – Le pagelle del Cittadella (Gazzettino, Simone Prai): Alfonso 6; Salvi 6.5, Scaglia 6.5, Pascali 7, Donazzan 6; Bobb 6.5 (Lora sv), Iori 6.5, Paolucci 7, Chiaretti 6.5 (Schenetti sv); Coralli 6 (Minesso sv), Litteri 8.

Ore 13.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 7; Dionisi 5.5, Fabiano 5, Niccolini 5, Diniz 5; Mazzocco 5.5, Corti 5.5; Ilari 5 (Bucolo 5.5), Cunico 5 (Bearzotti 5.5), Petrilli 5 (Aperi sv); Altinier 5.5.

Ore 13.40 – (Gazzettino) I biancoscudati tornano in campo nella ripresa con un modulo più offensivo (4-3-1-2) che prevede l’avanzamento di Petrilli al fianco di Altinier. Ma a tenere in partita il Padova è il portiere Favaro, bravissimo prima su Coralli e poi su Chiaretti. La doppia prodezza si rivela decisiva perché al quarto d’ora la squadra di Parlato acciuffa il pareggio. La rovesciata in area di Mazzocco è tutt’altro che irresistibile ma sbatte sul braccio largo di Pascali. Secondo rigore del match e Altinier, l’altro ex della gara, la riporta in parità. Con la tempra costruita nei tanti campionati in Scozia il difensore del Cittadella non si abbatte e al 22′ riporta in vantaggio la formazione di casa: chirurgica la sua incornata su cross dalla destra di Bobb. E poco dopo il Padova resta in dieci per il doppio giallo a Fabiano. A chiudere i giochi ci pensa poi una straordinaria giocata di Litteri: Cittadella in paradiso, Padova dietro la lavagna a leccarsi le ferite.

Ore 13.30 – (Gazzettino) L’occasione più nitida capita al quarto d’ora sui piedi di Bobb che liberato al limite dell’area da un assist al bacio di Litteri non riesce ad inquadrare la porta. Il Cittadella sfrutta principalmente la corsia di destra per affondare i colpi, approfittando dei disagi di Diniz, poco a suo agio nel ruolo di terzino sinistro. Bobb sfrutta la circostanza e al 26′ trova lo spazio per lanciare Litteri in area. Niccolini prova ad anticipare l’attaccante, ma sbaglia i tempi dell’intervento. I due vengono a contatto, Litteri cade e l’arbitro fischia il rigore. Perfetta la trasformazione dell’ex Iori. Il Padova fatica a reagire. E anzi rischia di restare in dieci per un’entrata da dietro al limite del rosso di Corti su Chiaretti. La truppa di Parlato cerca di alzare il baricentro, ma la sua azione non decolla sia perché il centrocampo non trova mai i tempi delle giocate e sia perché sulle fasce la retroguardia di casa fa buona guardia, disinnescando le velleità di Petrilli e Ilari.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Il derby del Tombolato premia meritatamente il Cittadella, alla seconda vittoria di fila e sempre più lanciato all’inseguimento della capolista Bassano. Troppo superiori i granata per un Padova involuto sul piano del gioco come già nel ko di sette giorni fa con il Sudtirol (pesa moltissimo l’assenza di Neto Pereira). “Meritiamo di più” hanno intonato gli ultras biancoscudati dopo il gol del 3-1 di Litteri e anche alla fine della gara, con la squadra schierata davanti alla curva quasi a chiedere scusa. Un segnale di malessere che non va sottovalutato. Il primo tiro della gara è di Petrilli, poi sono i granata a fare la partita. Molto prezioso soprattutto il lavoro di raccordo del brasiliano Chiaretti, sul quale i biancoscudati faticano a trovare le contromisure. In questa fase si distingue anche Paolucci, bravo nel verticalizzare per Coralli, anticipato di un soffio dal portiere, e poi minaccioso con un colpo di testa in tuffo.

Ore 13.10 – (Gazzettino) Ad ascoltare la conferenza stampa del tecnico, oltre al presidente Giuseppe Bergamin, è presente anche l’amministratore delegato Roberto Bonetto. «Abbiamo giocato contro un grande Cittadella, purtroppo abbiamo pagato qualche errore. Nella ripresa abbiamo avuto un atteggiamento diverso, ma non riuscivamo a salire. È naturale che la mancanza di Neto Pereira davanti si sente: era fuori anche con il Sudtirol e per due volte siamo andati sotto. Bravo il Cittadella, noi dobbiamo solo lavorare e restare sereni e iniziare un nuovo ciclo dalla prossima partita». A fine partita la squadra è andata sotto la curva degli ultras e si è sentito anche un coro “Meritiamo di più”. «I nostri tifosi sono meravigliosi, hanno incitato la squadra anche sul 3-1 fino alla fine. Ci dispiace per non averli potuti accontentare». Sui tifosi, ecco un flash di capitan Marco Cunico. «Ci si merita tutti di più, i tifosi per primi. Ma ci hanno sempre incitato e applaudito anche in questa occasione. Ci sta lo sconforto, l’abbiamo noi e figuriamoci i tifosi». La squadra fatica a creare occasioni. «È abbastanza palese, la maggior parte dei gol li abbiamo fatti su palla inattiva. Ci sono momenti nei quali tendiamo ad abbassarci troppo e siamo troppo lontani dalla porta: dobbiamo riuscire ad alzare il baricentro, è quello che ci manca».

Ore 13.00 – (Gazzettino) «Perdere non fa mai piacere, ho cercato di capire gli stati d’animo un pò di tutti per regolarci di conseguenza». Le parole sono di Carmine Parlato che prima di arrivare in sala stampa si è intrattenuto qualche minuto in spogliatoio con i giocatori, quindi comincia la sua disamina. «Nel primo tempo abbiamo cercato di contenere e anche ripartire, ma mancava qualcosa nella fase offensiva. Poi l’episodio del rigore ha cambiato l’andamento della gara e la nostra testa. Nella ripresa il cambio di modulo e le sostituzioni ci hanno dato più forza e abbiamo raggiunto il pareggio. Purtroppo l’episodio della punizione ha consentito al Cittadella di riportarsi in vantaggio, è stato un peccato. Con più attenzione in quella circostanza potevamo fare qualcosa di più, anche se bisogna riconoscere i meriti dei granata». Preoccupato per la seconda sconfitta di fila? «No, la reazione c’è stata dopo lo stop con il Sudtirol. Ripeto, dovevamo essere più attenti sulla punizione che ha portato al 2-1, sapevamo che loro erano pericolosi sulle palle inattive».

Ore 12.50 – (Gazzettino) Tornando sul derby con il Padova, continua: «Sono soddisfatto perché la squadra ha evidenziato continuità di gioco e consapevolezza nei propri mezzi. La rosa è di valore con giocatori importanti, anche coloro che sono entrati dalla panchina hanno fatto bene. E’ fondamentale mettere in difficoltà l’allenatore al momento di fare le scelte». Guardando avanti l’allenatore conclude: «Bisogna dimostrare questi valori contro qualsiasi avversaria». Il presidente Andrea Gabrielli è soddisfatto sotto tutti i punti di vista: «La prestazione della squadra e il risultato sono stati positivi per i nostri colori, ma sono particolarmente contento per il pubblico che, aldilà della partecipazione numerica, si è fatto sentire all’altezza del tifo avversario, sempre sostenendo i giocatori in campo». Il primo dirigente commenta il 3-1: «Il Cittadella è uscito alla grande nel secondo tempo e il risultato sarebbe stato più consistente se il loro portiere non avesse limitato i danni, con interventi risolutori».

Ore 12.40 – (Gazzettino) Soddisfatto l’allenatore del Cittadella Roberto Venturato, che commenta: «Era un partita importante che siamo riusciti a fare nostra creando molto gioco. Una prestazione senza grosse sbavature». Il tecnico granata ha solo un rammarico: «Potevamo chiuderla prima sul 2-0, comunque la squadra ha dimostrato una grande forza morale nel voler riprendere il risultato. Adesso diventa importante mantenere l’atteggiamento giusto e recuperare le energie perché mercoledì c’è la trasferta di Busto Arsizio con la Pro Patria». Venturato illustra le ultime due vittorie: «Sono usciti i grandi valori che la squadra possiede, dobbiamo capire che ci sono anche gli avversari, per cui non sempre si riesce a giocare come si è preparato durante la settimana. Il Cittadella ha lavorato molto bene in questa settimana, e i risultati ottenuti non sono arrivati a caso».

Ore 12.20 – Le pagelle del Cittadella (Mattino di Padova, Diego Zilio): Alfonso 6; Salvi 6.5, Scaglia 6.5, Pascali 6.5, Donazzan 6; Bobb 6.5 (Lora sv), Iori 7, Paolucci 6.5; Chiaretti 7 (Schenetti 6); Coralli 5.5 (Minesso 6.5), Litteri 7.5.

Ore 12.10 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Favaro 7; Dionisi 5, Niccolini 4.5, Fabiano 4.5, Diniz 5; Mazzocco 5.5, Corti 5; Ilari 5 (Bucolo 5.5), Cunico 5.5 (Bearzotti 6), Petrilli 5.5 (Aperi sv); Altinier 6.

Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Coralli si divora la palla del 2 a 0 tirando su Favaro, che respinge ripetendosi subito dopo su Chiaretti (7’), poi Litteri viene fermato incredibilmente dall’arbitro mentre sta puntando verso la porta per un fallo assai dubbio (9’). Parlato cambia le pedine del proprio scacchiere, inserendo Bucolo e Bearzotti e passando al 4-3-1-2, e al 15’, su cross proprio del ragazzo giunto da Verona, il Padova pareggia: perché Pascali rintuzza con il braccio alzato la bella rovesciata di Mazzocco. Dagli undici metri Altinier, altro ex, non perdona. A questo punto il derby svolta dalla parte dei granata, che in un quarto d’ora piazzano il doppio colpo del ko: Pascali si rifà dell’errore con gli interessi, inzuccando alla perfezione il pallone indirizzatogli da Bobb con un morbido cross di sinistro (22’). Fabiano incappa in due “gialli” nel giro di 4’ e la rimonta diventa impossibile. Anzi, è Litteri a mettere il sigillo definitivo, con un’azione strepitosa, a coronamento di una grande prova (30’). Favaro, alla fine, ci mette una pezza, evitando il poker con due interventi importanti. Niente da dire, il Citta merita di stare in alta quota. Se fa suo anche il recupero di mercoledì sul campo della Pro Patria, balza in vetta, raggiungendo il Bassano. Ed è un’occasione da sfruttare al massimo. Per il Padova è un momentaccio: male come gioco e male anche a livello di singoli. Oltre al fatto che davanti non si segna più e dietro si subiscono reti assurde.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Il riassetto della difesa, con Niccolini accanto a Fabiano, non sortisce per il Padova l’effetto sperato: gli scricchiolìi aumentano con il passare dei minuti e i segnali della possibile crepa arrivano, prima con un salvataggio in corner di Niccolini su un pallone insidioso gettato in mezzo all’area dal solito Salvi (13’), e poi con un assist di Litteri, che aveva rubato la sfera allo stesso Niccolini, per Bobb, il quale spreca malamente calciando alto (15’). Il fallo da rigore? Un’ingenuità. La “frittata” la confeziona Niccolini al 27’: Chiaretti apre velocemente per Salvi, il quale non si fa pregare e crossa; il centrale biancoscudato sbaglia il tempo dell’intervento e va a vuoto, dietro a lui c’è Litteri che aggancia e al momento di tirare a colpo sicuro subisce il fallo dell’avversario. La decisione del direttore di gara è ineccepibile e meno male che Di Martino non infierisce estraendo il “rosso”, limitandosi alla semplice ammonizione. Dal dischetto capitan Iori non sbaglia, spiazzando Favaro con un preciso rasoterra sulla sinistra del portiere. Sotto la curva dei tifosi padovani l’ex non esulta, per rispetto dei suoi vecchi tifosi. Cunico & C. accusano il colpo e non impensieriscono seriamente Alfonso: ci prova Diniz, calciando di molto fuori bersaglio (34’), poi Fabiano di testa su punizione del capitano, ma la deviazione aerea è alta (37’). Emozioni, gol ed espulsione. Anche nella ripresa l’inerzia della gara è sempre più dalla parte dei padroni di casa, che suggellano la loro prova con una crescita, dei singoli e del collettivo, tale da non lasciare dubbi sui loro meriti.

Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Vince la squadra più forte e meglio attrezzata, perde la “matricola”, che dopo un avvio di campionato incoraggiante viene richiamata alla dura realtà di una Lega Pro dove non puoi concederti la minima distrazione, altrimenti paghi conti salati. E sono già due, nell’arco di una settimana. Differenza netta di organico, di qualità e di esperienza: ecco riassunto in poche parole il derby padovano numero 31, che sorride al Cittadella con legittimo merito. Adesso i conti sono pari: 10 vittorie dei granata, 10 dei biancoscudati e 11 pareggi. Sotto le Mura possono gongolare, la loro notte è radiosa: hanno raggiunto i “cugini” come successi e li sopravanzano in classifica di tre lunghezze. Giusto così. Più Cittadella nei primi 45’. Rispetto alle previsioni della vigilia, qualcosa cambia nei due schieramenti, anche se i moduli sono quelli noti: Chiaretti è dietro le due punte nel Citta, che non sono Litteri e Bizzotto, ma l’ex Latina e “Ciccio” Coralli, mentre in difesa c’è Salvi sulla corsia di destra; nel Padova Parlato si gioca a sorpresa la carta Mazzocco al posto di Bucolo, e propone Diniz terzino sinistro, lasciando Dionisi a destra. È un derby che fatica a decollare, le squadre si studiano molto nei primi 10 minuti, dove i biancoscudati fanno meglio degli avversari. Ma poi, gradualmente, gli uomini di Venturato salgono di tono e sostanza, grazie ad un Chiaretti ispirato (sul quale Corti patisce parecchio) e soprattutto sfuttando l’asse di destra Salvi-Bobb, che macina palloni su palloni, con cross sempre pericolosi.

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) È preoccupato dopo queste due sconfitte? «No, perché ho visto una reazione. Quando abbiamo pareggiato, avremmo dovuto capire la situazione, stringere i denti e avere più attenzione». La dirigenza.Pochi sorrisi anche in seno allo stato maggiore del Padova. «Non sono di certo felice», taglia corto patron Giuseppe Bergamin, «ma rispetto alla gara con il Sudtirol ci siamo comportati meglio. Il Cittadella ha dimostrato di essere superiore al di là degli episodi, e ogni tanto le partite possono anche andare male. Credo che la squadra abbia dato il massimo, tutti si sono sacrificati sino alla fine. Anche Parlato dovrà correggere qualcosa, è una persona intelligente e sono sicuro che sappia già come fare». Predica ottimismo anche il d.g. Roberto Bonetto: «Non sono preoccupato per questa situazione, ma bisogna riflettere bene, ponderare il momento e cercare di non perdere la testa».

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Dove avete perso questa gara? «Nella prima frazione volevamo contenerli e ripartire, ma ci è sempre mancato qualcosa nella fase offensiva. L’episodio del rigore ha cambiato l’andamento del match e pure la testa dei giocatori, ma con il cambio di modulo nella ripresa la squadra ha preso forza e consapevolezza, fino ad arrivare al pari. Poi, però, con il calcio di punizione dal quale è nato il gol di Pascali, e quindi con il rosso a Fabiano, era difficile andare a riprendere la gara». Come si spiega tante difficoltà in difesa, anche nei singoli? «Avremmo dovuto fare alcune cose che non abbiamo fatto. Niccolini, Fabiano e Diniz sono i nostri tre centrali, e vista le defezioni qualche ragazzo (alludendo ad Anastasio, ndr) ancora psicologicamente un po’ in difficoltà, ho deciso di puntare sui quattro esperti». Non crede che, oltre alla difesa, sia mancata la prestazione di qualche uomo-chiave? «Non tutti, forse, si sono espressi al meglio, ma nella ripresa c’era una buona propensione offensiva. Diamo i giusti meriti anche agli avversari: oggi sul campo il Cittadella si è dimostrato migliore di noi».

Ore 11.10 – (Mattino di Padova) Due sconfitte nel giro di una settimana, cinque gol subìti e uno solo segnato, per giunta su calcio di rigore. Il Padova non sta attraversando di certo il suo miglior momento, ma Carmine Parlato continua a non fasciarsi la testa. Nemmeno dopo la sconfitta nel derby, anche perché, come lui stesso sostiene, il Padova rispetto alla gara con il Sudtirol qualcosa di apprezzabile l’ha fatto vedere. «Peccato per com’è finita», spiega il tecnico biancoscudato, «perché abbiamo fatto una buona prestazione e con grandissimo sforzo eravamo anche riusciti a pareggiarla. L’unica cosa che mi rode è che sull’1-1 non ci sia stata da parte nostra la necessaria attenzione in difesa, per giunta da una di quelle situazioni su calcio piazzato che avevamo studiato e che sapevamo il Cittadella avrebbe cercato di sfruttare. Chissà, se fosse passato più tempo tra il pari e il nuovo svantaggio forse ora staremmo parlando di un altro finale».

Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Alla fine i tifosi hanno urlato: «meritiamo di più». «E noi vogliamo dare di più per noi stessi e per i nostri tifosi che ci hanno sempre incitato». Concetto ribadito anche da Marco Cunico: «Capisco la delusione dei nostri sostenitori, dopo il fischio finale. Ci hanno sempre incitato e applaudito, anche sul 3-1. Cosa sta succedendo a questo Padova? Non voglio cercare scuse, il Cittadella si è dimostrato molto forte. Questa, però, è stata una partita equilibrata decisa dagli episodi. Noi non ci siamo fatti trovare pronti dopo il pareggio, quando potevamo metterli in difficoltà anche mentalmente. E invece, gol subito ed espulsione ci hanno abbattuto». Perché il Padova fatica così tanto a far gioco? «Il baricentro è troppo basso, siamo spesso lontano dalla porta. Dovremmo essere più alti per recuperare il pallone in zone pericolose».

Ore 10.50 – (Mattino di Padova) È entrato nella storia, ma non può importargliene di meno. Cristian Altinier, dopo il gol segnato ieri, è diventato l’unico giocatore, assieme a Di Nardo, ad aver segnato in un derby Padova-Cittadella con entrambe le maglie. Ma dopo il 3-1 subito non può essere una consolazione: «Avrei preferito vincere senza segnare», sospira il centravanti. «Purtroppo non è andata bene, in una partita decisa dagli episodi. Abbiamo affrontato una squadra forte, non c’è dubbio, ma credo che la chiave del match sia stata a metà ripresa. Abbiamo subito il 2-1 su un calcio da fermo e subito dopo è arrivata l’espulsione dubbia di Fabiano. Lì si è chiusa una partita che poteva finire diversamente». È innegabile però che il Cittadella si sia mostrato più maturo dei biancoscudati e che il Padova faccia fatica a creare occasioni. «È vero, anche se nel primo tempo anche i granata non hanno tirato in porta, rigore a parte. La partita è stata equilibrata, ma per noi è un momento che gira male. Abbiamo fatto meglio che contro il Sudtirol ma non è bastato e per questo lavoreremo ancora più intensamente per tornare a vincere».

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Tra i protagonisti del derby c’è stato sicuramente Manuel Pascali. «Abbiamo fatto esattamente la partita che avevamo preparato. Queste gare ti ripagano di tanti sacrifici: è sempre bello viverle e ancora di più vincerle. Il gol? Lo avevo sfiorato in tre o quattro occasioni nelle giornate precedenti e finalmente è arrivato. Per me, che arrivo dall’estero, ha un valore ancora maggiore. In un certo senso emozioni come queste compensano i momenti difficili. Chissà che serva anche a cancellare dalla memoria dei tifosi quel fallo da rigore. E sono ancora più contento perché allo stadio, a vedermi, c’erano mia moglie e i miei bimbi». Dove può arrivare questo Cittadella? «Fino ad un paio di settimane fa c’era chi ci criticava, ma sappiamo che non eravamo brocchi dopo la brutta partita con la Pro Piacenza e non siamo fenomeni ora che abbiamo vinto due gare delicate contro Pavia e Padova. La strada è lunga perché mancano ancora una trentina di incontri. Già mercoledì saremo di nuovo in campo a Busto Arsizio e per noi quella sarà la prova della maturità».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) L’impressione è con i tre di centrocampo e con Chiaretti trequartista il Citta abbia trovato la cosiddetta quadratura del cerchio. «Noi abbiamo sempre lavorato su due moduli: il 4-4-2 con le ali larghe e il 4-3-1-2 visto nelle ultime due gare. Ma non c’è un modulo migliore degli altri, continueremo ad insistere su questa doppia formula, valutando a seconda dei casi e degli avversari quale può essere la soluzione migliore». Nella partita più importante si è visto, forse, il miglior Cittadella della stagione. «Anche nelle altre partite erano usciti i valori di questa squadra, ma a mancarci era stato la continuità che oggi abbiamo avuto. Avevamo di fronte un avversario forte come il Padova, e c’è soddisfazione per essere riusciti a realizzare una prestazione di ottimo livello. Certo, questo risultato ci regala ulteriore consapevolezza, ma ora bisognerà ripeterci anche con avversari meno “sentiti” del Padova». E dire che mancavano due elementi del calibro di Jallow e Sgrigna. «Ma noi abbiamo una rosa ampia e di qualità. E mi è piaciuto lo spirito con cui sono entrati in campo i giocatori che erano in panchina. Litteri? Non c’è stato un singolo sopra gli altri».

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Il derby che sognava. Roberto Venturato mantiene la consueta serenità di giudizio, ma, in sala-stampa, a fine partita, il volto è rilassato, il sorriso disteso. Il suo Citta ha disputato la gara che lui aveva in testa. «Sì, abbiamo fatto una partita importante», afferma il tecnico granata. «Abbiamo creato molte occasioni da gol e l’unica cosa di cui rammaricarsi è che potevamo chiudere la partita prima: abbiamo avuto le opportunità per andare sul 2-0, non le abbiamo sfruttate, e così abbiamo rischiato, perché il rigore dell’1-1 avrebbe potuto cambiare la gara. Abbiamo tuttavia avuto la forza e la volontà per andare a riprenderci il match e siamo riusciti a farlo. Adesso? Diventa fondamentale mantenere l’atteggiamento giusto, ma questo risultato ci regala tante soddisfazioni. A noi, alla società e ai tifosi, che mi auguro siano sempre più numerosi a tifare sugli spalti del Tombolato, perché abbiamo bisogno di cornici come quella di questo turno. Da domattina (stamattina, ndr), però, è importante cominciare a pensare alla prossima sfida, perché mercoledì siamo in casa della Pro Patria per il recupero della seconda giornata».

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Una cornice di pubblico d’effetto, cori da una parte e dall’altra, e la nuova tribuna coperta del Tombolato a rendere l’impianto granata decisamente più affascinante per la serata di gala del derby. Alla fine, Cittadella-Padova non ha deluso le attese: erano più di quattromila sugli spalti, equamente divisi in tutti e tre i settori, a seguire la sfida tutta padovana. E lo “scotto” della Lega Pro non si è fatto sentire, anzi: i 4.093 spettatori di ieri sera, tra paganti e abbonati, rappresentano il secondo maggior afflusso degli ultimi cinque anni. Inarrivabili i 4.611 presenti qui in occasione dell’ultimo derby di due anni fa, ma nel 2013 e 2012 si era andati sotto, rispettivamente con 4.036 e 3.661 tra paganti e abbonati. E ieri sera, tra gli sfottò e i canti che hanno animato la gara, sugli spalti non sono mancati gli ospiti d’eccezione: dal sindaco di Padova, ed ex di Cittadella, Massimo Bitonci, al decano dei tecnici padovani Gianfranco Bellotto, sino a Ivone De Franceschi e Federico Dionisi, fratello del biancoscudato Matteo e giocatore del Frosinone in Serie A.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) La Lega Pro ha reso noto il programma delle gare dell’8ª giornata di campionato. Questo il quadro nel girone A: sabato 24, ore 15 Padova-Mantova e Cuneo-Sudtirol; ore 17.30 Albinoleffe-Cittadella (stadio «Atleti Azzurri d’Italia», Bergamo) e Bassano-Pro Patria; ore 20.30 Giana Erminio-Pavia e Pro Piacenza-FeralpiSalò; domenica 25, ore 14 Lumezzane-Pordenone; ore 15 Reggiana-Cremonese; ore 17.30 Alessandria-Renate.

Ore 09.40 – Le pagelle del Cittadella (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Alfonso 6.5, Salvi 6, Pascali 7, Scaglia 6.5, Donazzan 6; Paolucci 6.5, Iori 7, Bobb 7.5 (Lora s.v.); Chiaretti 7 (Schenetti 6.5); Coralli 5 (Minesso 6.5), Litteri 7.5.

Ore 09.30 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Favaro 7; Dionisi 4.5, Niccolini 4, Fabiano 4, Diniz 5.5; Mazzocco 5, Corti 5; Ilari 5 (Bucolo 5), Cunico 4.5 (Bearzotti 6), Petrilli 5 (Aperi s.v.); Altinier 6.5.

Ore 09.20 – (Corriere del Veneto) Il tecnico granata invece è il ritratto della felicità e con la consueta calma si gode il primo derby vinto da condottiero di Coralli e compagni. «Abbiamo fatto una partita importante, creando tante occasioni. Peccato perché avremmo potuto chiudere la gara anche prima, portandoci sul 2-0. Il rigore del Padova ci ha messo alla prova, la reazione è stata un segnale importante. Adesso dobbiamo mantenere il giusto equilibrio ma questa vittoria dà soddisfazione. Da domani pensiamo al match di mercoledì con la Pro Patria. In tutte le gare fin qui giocate abbiamo dimostrato dei valori importanti, a volte ci è mancata quella continuità che stavolta abbiamo trovato».

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Sono i due volti opposti della stessa medaglia. Carmine Parlato e Roberto Venturato si presentano in sala stampa dopo un derby tirato, che il Cittadella si è portato a casa con un secondo tempo di sostanza. Il tecnico padovano è scuro in volto. Seconda sconfitta consecutiva per i suoi ragazzi e ora servirà rimboccarsi le maniche in fretta per cambiare la rotta: «Al Padova è mancato qualcosa — spiega Parlato — il primo penalty ha cambiato la nostra testa. Dopo il pareggio vedevo una gara equilibrata, ma il loro secondo gol ha spianato la strada al Cittadella e in dieci la partita era ormai compromessa. Peccato essere capitolati su una palla inattiva, dopo aver fatto una buona prestazione e aver agguantato il pareggio. Va dato comunque merito agli avversari, con i ragazzi cercheremo di capire gli stati d’animo e regolarci di conseguenza. Nel primo tempo non tutti si sono espressi al meglio, poi col cambio di modulo c’era una squadra più propositiva. Il Cittadella ha fatto un grande match, ora dobbiamo correggere gli errori e andare avanti. Niccolini? Insieme a Fabiano e Diniz sono i nostri centrali e rifarei queste scelte».

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Corti rischia il cartellino rosso, il resto è un lento via vai che non sposta di un millimetro le certezze del Cittadella. Il Padova è in bambola, ma in qualche modo regge e Parlato prova a spostare gli equilibri togliendo un Cunico che non riesce a reggere il ritmo avversario e un Ilari inesistente. Il gioco gli riesce, sembra quasi per caso, perché Coralli sbaglia goffamente un gol fatto e Altinier pareggia su rigore (c’è fallo di mano di Pascali sulla rovesciata di Mazzocco). Si riparte da 1-1 poi Pascali, un gladiatore vero, ristabilisce la verità andando a riprendersi con gli interessi il vantaggio siglando di testa il 2-1. Fabiano si fa espellere per doppia ammonizione, la difesa del Padova subisce un’imbarcata memorabile, mostrando un’inadeguatezza tecnica evidente. Chiude il sipario Litteri, con una rete da applausi. È 3-1, ma sul campo ci potevano stare anche tre gol di differenza. Verità che forse fa male, ma che a Padova sarà bene metabolizzare in fretta. E agire di conseguenza.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Ed è proprio l’ex centravanti di Ternana e Vicenza il protagonista della prima mezzora. Al 12’ è lui ad iniziare l’azione che porta Salvi a pescare Paolucci in area e il suo tap-in fa terminare il pallone a lato di pochissimo. Il Cittadella spinge molto, offre più qualità in mezzo al campo col terzetto Bobb-Iori-Paolucci che distribuisce palloni in abbondanza e inforca gli occhiali, salendo in cattedra per lunghi tratti di primo tempo. Il Padova soffre la velocità granata, al 15’ è Bobb a sparare alle stelle vanificando un ottimo assist di Litteri, poi ecco l’episodio che sposta gli equilibri della serata. Al 26’ Niccolini stende Litteri, il rigore ci può stare e (visto che il fallo viene concesso) potrebbe starci pure il cartellino rosso: l’arbitro si limita al giallo, sul dischetto Iori spiazza Favaro. Il Padova arranca, costruisce qualcosa solo su calcio piazzato (Fabiano alza di testa al 37’, Cunico tenta il tiro dalla distanza trovando sulla sua strada un ottimo Alfonso) e cede spesso il passo in mezzo al campo.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Il bello è che, dopo 60 minuti, da questo derby il Padova potrebbe pure portare a casa un risultato positivo. Quasi paradossale per quanto visto sino a quel momento sul campo, dove il Cittadella travolge la banda Parlato in tutto: corsa, tecnica, tattica, forza fisica, determinazione. Insomma, non c’è partita. Alla fine sarà 3-1 ma per qualche minuto il gol fallito da Coralli e il pari su rigore di Altinier potrebbero scrivere un verdetto apparentemente difficile da «leggere». Poi tutto si rimette a posto ma la differenza di valori sul campo è schiacciante e, forse, sarà bene che qualcuno tra i dirigenti che aveva sopravvalutato il Padova a inizio stagione cominci a rendersi conto che la qualità è poca e che sarà bene riporre in un cassetto, fino a data da destinarsi, i sogni di gloria. La partita a scacchi fra Venturato e Parlato comincia prima del fischio d’inizio. Ed esattamente alla lettura delle formazioni: una sorpresa per parte, con Mazzocco preferito a Bucolo ma nessun cambio modulo e con Coralli titolare accanto a Litteri.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (settima giornata, sabato 17 ottobre): Ore 14.00: Pordenone-SudTirol. Ore 15.00: Bassano-Alessandria, Mantova-Lumezzane, Pro Patria-Cuneo, Renate-Padova (a Meda). Ore 17.30: Cittadella-Giana Erminio, Cremonese-AlbinoLeffe, FeralpiSalò-Reggiana, Pavia-Pro Piacenza.

Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano 14, Pavia e Reggiana 12, Cittadella e FeralpiSalò 11, Alessandria, Pordenone e SudTirol 10, Giana Erminio e Lumezzane 9, Padova 8, Cremonese 7, Pro Piacenza 6, Mantova 5, AlbinoLeffe, Cuneo e Renate 3, Pro Patria 0.

Ore 08.26 – Lega Pro Girone A, risultati e marcatori della sesta giornata: Lumezzane-Pro Patria 2-1 (Montini (Pp) al 7′ pt, Barbuti (Lu) su rigore al 13′ pt, Varas (Lu) al 36′ st), Cuneo-Mantova 1-0 (Cavalli (Cu) su rigore al 47′ pt), SudTirol-FeralpiSalò 0-0, AlbinoLeffe-Pavia 1-2 (Ferretti (Pv) al 19′ pt, Kanis (Al) al 31′ st, Ferretti (Pv) al 45′ st), Giana Erminio-Bassano 2-2 (Rossini (Ge) al 28′ pt, Iocolano (Bs) al 38′ pt, Romanini (Ge) al 40′ st, Germinale (Bs) su rigore al 45′ st), Pordenone-Cremonese 1-1 (Mandorlini (Pn) al 8′ pt, Forte (Cr) al 30′ st), Pro Piacenza-Alessandria 0-4 (Bocalon (Al) al 25′ pt, Boniperti (Al) al 42′ pt e al 45′ pt, Bocalon (Al) al 27′ st), Cittadella-Padova 3-1 (Iori (Ci) su rigore al 27′ pt, Altinier (Pd) su rigore al 15′ st, Pascali (Ci) al 22′ st, Litteri (Ci) al 30′ st), Reggiana-Renate 4-0 (Arma (Re) al 8′ st, Bruccini (Re) al 13′ st, Siega (Re) al 28′ st e Angiulli (Re) al 42′ st).

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E’ successo, 10 ottobre: il Cittadella batte meritatamente 3-1 il Padova grazie alle reti di Iori, Pascali e Litteri. Inutile il momentaneo pareggio di Altinier.




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