Sincero e mai banale, Ezio Glerean non si tira indietro. Il doppio ex di Cittadella-Padova, colui che ha allenato entrambe le padovane nella settimana che porta al derby di sabato sera al Tombolato, si apre un po’: «Sulla carta il Cittadella ha qualcosa in più del Padova e mi pare che anche l’obiettivo dichiarato dalle due dirigenze a inizio stagione fosse diverso». Cittadella favorito, dunque, secondo Glerean. Anche perché il Padova ha cambiato tanto giocoforza e la pazienza è necessaria. «Il derby è una partita particolare — spiega Glerean — in cui entrano in gioco tante situazioni e componenti caratteriali. Il Padova non è facile da affrontare, può giocarsela contro chiunque. Quindi anche con il Cittadella, il mio giudizio riguarda le squadre nel loro complesso. Il Cittadella è retrocesso ma, persa la categoria, ha tenuto quasi tutti i migliori, ha cambiato poco e ha dichiaratamente messo in piedi una squadra in grado di tentare subito il ritorno in serie B. Il Padova invece ha cambiato molto, bisogna dar tempo alla squadra di assestarsi, i giocatori si devono conoscere».
Glerean analizza a fondo le due squadre, basandosi sulle indicazioni di mercato e in queste prime giornate. «Venturato ha due giovani come Jallow e Bizzotto che possono fare la differenza — osserva — senza dimenticare Chiaretti, che può rappresentare una validissima alternativa a Coralli e Sgrigna. Non vedo grossi punti deboli, la rosa è completa e ha ricambi all’altezza. Magari quest’anno avranno qualche pressione in più, perché la dirigenza si è sbilanciata un po’ nelle dichiarazioni estive. E comprensibilmente, aggiungo, visto che la squadra è valida». Di fronte avrà un Padova che non aveva mai perso prima di sabato scorso: «Il Padova è una buona squadra — analizza Glerean — ma secondo me troppo dipendente da Cunico e Neto Pereira. Sono due grandi giocatori, sono l’arma in più e allo stesso tempo possono rappresentare un problema, nel senso che in rosa non vedo grosse alternative o giocatori con le loro caratteristiche».
«E parliamo di due “ragazzi” di 37 anni, non si può pensare che giochino tutte le partite. Però non mi pare che a Padova i dirigenti abbiano detto di voler subito salire di categoria. Bisogna consolidarsi, poi se si costruisce qualcosa di duraturo con un po’ di pazienza i risultati arriveranno. La piazza deve capirlo, anche se sappiamo che pretende tutto e subito». Il Cittadella, come il Chievo, è la dimostrazione che la geografia del calcio veneto sta cambiando. «La storia di Padova e Verona rimane irraggiungibile – evidenzia Glerean – ma gli equilibri non sono immutabili. Era impensabile qualche anno vedere in serie A Frosinone, Carpi e lo stesso Chievo, o che in serie B il Cittadella lottasse ad armi pari con le migliori. Ma se c’è programmazione e se le spalle sono larghe, i risultati arrivano. E a Padova e Cittadella gli ingredienti per fare bene ci sono tutti».
(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)