Cittadella-Padova, Edoardo Bonetto: “Ho fatto le giovanili coi granata, ma la fede è sempre stata biancoscudata!”

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Estate 1999. Papà e giovane figlio calciatore si aggirano per via Ca dei Pase a Cittadella. Ad un certo punto si avvicinano ad un signore che sta chiacchierando fuori da un bar e chiedono: «Scusi, sa dirci dov’è la sede del Cittadella Calcio?». Il signore risponde subito: «È questa qui di fianco, ma non c’è nessuno. Vi apro io, desiderate?». «Firmare un tesseramento per le giovanili». Quindici anni dopo i tre si ritroveranno, 30 chilometri più a sud. I protagonisti? Papà Roberto Bonetto, figlio minorenne Edoardo, signore di fianco alla sede Fabrizio De Poli. Il quale, considerata l’assenza, quel giorno, del responsabile del settore giovanile granata Nuccio Bresolin, sbrigò le pratiche per il tesseramento del giovane difensore in arrivo dal Padova. E allora, può essere una partita come le altre il derby di sabato?

«Me lo ricordo bene quel periodo», sorride Edoardo Bonetto. «A Padova stavo trovando poco spazio, così per l’ultimo anno di Allievi decisi di trasferirmi a Cittadella. Iniziai a respirare calcio vero nelle successive due stagioni in Primavera, con Rolando Maran in panchina. Il Torneo di Viareggio, qualche convocazione con la prima squadra in Serie B, anche se non sono riuscito mai ad andare in panchina. Può sembrare un luogo comune, ma sottoscrivo quello che ha già detto De Poli: a Cittadella si è sempre respirato un clima familiare, tutti si davano del “tu”, era un ambiente sereno». In quell’ambiente il giovane Bonetto ha modo anche di stringere legami importanti: «All’epoca avevo un ottimo rapporto con Stefano Marchetti, rapporto rimasto inalterato anche adesso. Lui era collaboratore tecnico, stava molto vicino ai giocatori, soprattutto ai più giovani e li aiutava nei momenti di difficoltà. Guardava migliaia di partite, si capiva avrebbe fatto strada».

Tutto bello, romantico, signorile. Ma non per questo le differenze e la rivalità tra le due squadre sono state cancellate con un colpo di spugna. «Io sono sempre rimasto biancoscudato di fede, ovviamente», spiega Edoardo. «Per me quella di sabato è una partita come le altre, perché vale 3 punti. La rivalità e l’attesa devono coinvolgere i tifosi, non i protagonisti, che devono essere concentrati solo sulla partita». Per lei nessuna emozione particolare? «Forse l’emozione arriverà quando sarò allo stadio. Quando rivedrò luoghi familiari, come mi successe la prima volta che misi piede alla Guizza dopo tanto tempo. Mi verranno in mente i ricordi di quand’ero giovane e inseguivo il sogno di diventare un giocatore professionista». Giocatore no, vice-presidente sì. E con qualche responsabilità in più. Concorda con chi dice che il Citta è favorito? «Il campionato è molto equilibrato, il Citta ha tanti giocatori che arrivano dalla B, ma io non scambierei la mia squadra con nessuno. Contro il Sudtirol è stata una giornata storta, ma i valori del nostro gruppo sono alti. Spero in una vittoria al Tombolato».

Hanno suscitato qualche polemica le dichiarazioni in cui suo padre si mostrava un po’ deluso per il dato degli abbonamenti. Che ne pensa? «Sono state interpretate male da chi pensa che l’abbia detto solo per questioni di bilancio. Cinquecento o mille abbonamenti in più non avrebbero spostato il bilancio del Padova. Però avrebbero permesso di avere un tifo ancora più trascinante all’Euganeo». Già papà Bonetto, altro “ex”. Sì, perché un paio d’anni dopo l’arrivo del figlio Roberto entrò come socio nell’organigramma granata, fu anche vice-presidente e si occupò del settore giovanile per quattro stagioni. «Conservo un ottimo ricordo», commenta direttamente dall’Indonesia l’amministratore delegato biancoscudato, che tornerà in Italia a poche ore dal derby. «Ho imparato molto su come si amministra una società sportiva e si cura il bilancio, stando attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Un ambiente umile e competente. Il Cittadella da questo punto di vista non può che essere preso a modello». Lo sguardo, tuttavia, è già rivolto al campo: «Ritroverò tanti amici, ma vorrò batterli. Per noi la vittoria sarebbe molto importante dopo il capitombolo contro il Sudtirol».

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe)




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