Massimo Bitonci, 50 anni, da giugno dell’anno scorso primo cittadino è stato anche l’uomo che ha comandato l’amministrazione del capoluogo dell’Alta. Vicesindaco dal ’94 al 2002, poi sindaco nel 2002 e ancora nel 2007. Ieri su Facebook parlando del derby al Tombolato ha scritto un eloquente: “Io ci sarò”.
E il cuore da che parte batterà?
«Da quello della festa dello sport. Al di là del risultato è importante è che sia una festa, non dobbiamo dimenticarne i valori. Spero, come è succeso in passato, che le due tifoserie vedano il derby come un momento d’incontro fra due squadre che puntano allo stesso risultato. Io? Nel cuore le ho tutte e due».
Ma lei si sente più padovano o cittadellese?
«Le faccio un po’ di storia. Mio padre è padovano, abitavamo in via Facciolati, avevamo casa lì fino al ’91».
E poi?
«Ci siamo trasferiti a Cittadella dove lavorava alla Pasquale liquori, poi divenuta Acqua Vera. E infine è stato dirigente del gruppo Gabrielli. Lui era un grande appassionato, poi giocava a basket con la ProPace e faceva pure tennis».
Dunque lei viene da una grande famiglia sportiva..
«E anch’io ho fatto molti sport, ho giocato a calcio con gli amici, poi a tennis per molti anni, anche in Coppa Italia. E ancora a basket e a rugby con la squadra dei Monsters di Cittadella. E ho fatto dodici maratone».
Ma a Cittadella quando è arrivato quanti anni aveva?
«Avrò avuto 5 anni. Ho fatto tutte le scuole lì poi ho vissuto per un periodo a Padova dai nonni quando andavo a Venezia all’Università. Poi ho lavorato a Padova in una società di certificazione di bilancio. Ho tutti i parenti a Padova».
Allora sabato?
«Il mio appello è che le squadre si incontrino secondo i valori fondamentali, tifare senza contrapposizione oltre lo sport. L’agonismo va benissimo, ogni squadra punterà a vincere. Ma una partita di cartello come questa è così importante per la provincia che bisogna stare molto attenti a non rovinarla».
Le due squadre hanno una solida tradizione. Qual è il segreto di questa continuità?
«A Cittadela fu un mix di accorta conduzione familiare dei Gabrielli, con un attento controllo di costi e uscite che vuol dire organizzazione imprenditoriale scrupolosa, come a Padova oggi».
Lei dove va aggiusta stadi vero?
«Nel 2007 per mettere a norma lo stadio Tombolato spesi davvero una fortuna, circa 1 milione e 800 mila euro, tutto l’avanzo di cassa e qualcosa di più, poi integrati da Regione e società. Ora tocca a Padova. Metteremo i seggiolini negli 8mila posti del Plebiscito e poi i tornelli con 2,5 milioni. E credo che l’anno prossimo il campionato il Padova potrà giocarlo lì. Nel 2017 creeremo le curve sud e nord e lo porteremo a 15mila posti. Senza la pista di atletica le partite si potranno vedere proprio da vicino».
Quindi lei chi applaudirà al gol?
Pausa… «Forse non applaudirò nessuna squadra».
Ma in cuor suo che risultato si aspetta?
Sorrisetto… «Beh, anche zero a zero andrebbe bene».
(Fonte: Gazzettino, Mauro Giacon)