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Ore 23.00 – (Il Piccolo) Dopo l’amichevole di poco più di un mese fa, nella quale la Triestina aveva subito nella prima mezz’ora contro il Tamai delle ripartenze micidiali ed era andata sotto di due reti, Stefano Lotti ha lavorato tutta la settimana sotto questo aspetto proprio per prevenire questi problemi. Ma ieri, una volta in campo, si è rivisto in pratica lo stesso copione: «Tutto quello che avevamo preparato in settimana sulle loro ripartenze – ammette il tecnico – non siamo riusciti a farlo. Purtroppo subito nelle prime due occasioni abbiamo fatto male e abbiamo preso proprio due ripartenze che ci sono costate i due gol. Anche perché loro hanno tre giocatori davanti che fanno la differenza. Sotto di due gol, è diventata una partita nervosa e difficile, non siamo riusciti a rimetterla sui binari giusti». Di certo, rispetto alla prova di una settimana prima con il Levico Terme, un deciso passo indietro. Inevitabile pensare al fatto che il contesto societario cominci a pesare sui giocatori. Ma Lotti preferisce esaminare solo l’aspetto tecnico: «Abbiamo sbagliato la partita e come ho detto si è subito messa male. Con la superiorità numerica siamo entrati nella ripresa belli carichi e li abbiamo messi là, poi su una palla lunga loro hanno trovato un incredibile tiro nel sette. Nonostante il 3-0, ci abbiamo provato, abbiamo sbagliato occasioni importanti ma ormai era troppo difficile. Il problema, come detto, è stato l’inizio. Purtroppo tutti i concetti su cui abbiamo lavorato in settimana, poi alla prova dei fatti non siamo riusciti a metterli in opera. Peccato, avevamo cambiato poco rispetto alla scorsa settimana: vista la loro qualità offensiva, ho scelto di inserire un altro più esperto dietro come Pramparo, e l’unica altra novità era quella di Pettarin, che era fresco non avendo giocato neanche in settimana. Ma è andata così».
Ore 22.40 – (Il Piccolo) Grande vittoria del Tamai che umilia la Trestina non nuova a figuracce di questo tipo in questo inizio di stagione. Gara senza storia per gli alabardati, che sono riusciti a salvare la faccia grazie al gol di Andjelkovic. Partita senza nessuna difficoltà per i ragazzi di De Agostini, che al primo affondo si portano in vantaggio: è il 14′ azione dalla destra di Paladin che approfitta dell’errata applicazione del fuorigioco dei difensori ospiti e crossa al centro per l’accorrente Sellan, che non ha difficoltà ad insaccare l’1-0-. Attimi di paura con tanto di sospensione per tre minuti per l’infortunio occorso a Kryeziu, poi però tutto riprende, ed al 35′ inevitabile il 2-0. E’ però un errore dell’assistente dell’arbitro a far partire il contropiede concluso proprio da Kryeziu con un diagonale forte ed imprendibile. Al 40′ primo spunto della Triestina con Andjelkovic che manda alto da pochi passi dopo una precedente parata sul tiro di Kabine da calcio piazzato. Al 40′ doppio giallo per Kryeziu e Tamai ridotto in 10 uomini. Ti aspetti la reazione della Triestina, ma in apertura di ripresa il Tamai chiude subito i conti con una prodezza di Diaw, gran tiro imparabile che vale il 3-0. La squadra di De Agostini molla un po’ la concentrazione ed abbassa i ritmi subendo di fatto la rete della speranza ospite firmata di testa da Andjelkovic. La Triestina si riversa in avanti con la speranza di poter riaprire la partita, anche perché i locali si trovano in 10 uomini, ma tutti gli sforzi degli alabardati si infrangono nelle buone intenzioni, infatti non arrivano pericoli per il portiere Peresson, che svolge soltanto l’ordinaria amministrazione. Il Tamai copre tutti i varchi e non lascia scampo nelle ripartenze. Su una di queste, quasi allo scadere arriva anche il poker di Petris, che riesce a trovare il pertugio giusto dal limite su calcio piazzato. Finisce 4-1 con i tifosi di casa increduli di tanta facilità, la Triestina porta soltanto il nome (in realtà nenanche quello), in questo momento sta attraversando una vera e propria crisi d’identità. Neppure in superiorità numerica per tutto un tempo è riuscita a fare qualcosa di buono, tanti cross molti passaggi sbagliati e soprattutto errori su errori in difesa e a centrocampo. Così non si va lontano. Si è vista una squadra nervosa, che non riesce a fare tre passaggi di fila, poi ci si è messa anche una terna arbitrale molto negativa che ha commesso errori gravi. Ma alla fine quel che conta è ch la classifica inizia a far paura.
Ore 22.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Abbiamo avuto quattro o cinque occasioni importanti, ma complessivamente non abbiamo fatto una buona partita. Il punteggio magari è un po’ ampio, ma il Mestre ci ha messo più cattiveria e quindi ha meritato di vincere». Roberto Vecchiato commenta così la sconfitta del suo Belluno, piegato per 3-0 a Mogliano da Gherardi e Andrea Nobile. «Non è un periodo fortunato per quanto riguarda infortuni e assenze, ma questo non può essere un alibi: si poteva e doveva fare meglio, è difficile trovare aspetti positivi in questa partita. Abbiamo commesso tanti errori tecnici e non ci siamo mossi bene; nonostante la mediocre prestazione abbiamo comunque costruito delle opportunità nel primo tempo, ma se non fai gol prima o poi finisci per prenderlo». Due reti subite su calcio piazzato, «una situazione per noi strana: ci difendiamo a zona da tre anni e in queste occasioni avevamo preso poche reti. Ci sta comunque anche il merito dell’avversario, non sempre è colpa del difensore. È stato sia merito loro sia demerito nostro: non è facile capire dove cominci uno e dove finisca l’altro». Vecchiato non nasconde il proprio rammarico per lo svolgimento della gara, che gli episodi avrebbero potuto indirizzare in ben altro modo. «Abbiamo avuto occasioni anche se ci siamo mossi abbastanza lentamente; sarebbe bastato andare a una velocità superiore. Il Mestre poi ci ha messo la qualità, raggiungendo una meritata vittoria; in queste condizioni diventa difficile rimontare». Sabato prossimo il Belluno giocherà contro l’Union Ripa La Fenadora, dando vita al derby provinciale. «Spero che una sconfitta del genere ci sia d’aiuto per ritrovare un po’ di cattiveria agonistica. Gli stop non fanno mai bene, ma abbiamo perso e quindi dobbiamo cercare di coglierne l’aspetto positivo: da qui dovrà arrivare la spinta per reagire».
Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Crollo del Belluno. La squadra di Vecchiato esce con le ossa rotte dal viaggio a Mogliano Veneto, casa temporanea del Mestre in attesa della sistemazione dello storico Baracca. Un tre a zero netto, firmato da una doppietta di testa dell’ex Delta Gherardi e dal timbro di Andrea Nobile. In tutto questo un Belluno che ha sì creato qualche occasione interessante, ma ha subito la grossa voglia di vincere degli arancioneri. La squadra gialloblù è apparsa lenta e ha palesato poca grinta. C’erano tre assenze per squalifica, soprattutto quelle di Pellicanò e Bertagno, e un paio di problemi fisici a Miniati e Mosca, ma non può essere una giustificazione. La classifica non è un problema e ci mancherebbe altro ad appena sei giornate dal via del campionato, però meglio cercare di non perdere terreno. Nell’undici titolare Vecchiato recupera Mosca sull’out di sinistra, mentre Miniati parte dalla panchina. Scelte pressoché obbligate, con Sommacal centrale assieme a Calcagnotto e il ritorno da titolare di Farinazzo accanto a Corbanese. Il regista, in assenza di Bertagno, è Duravia. I mestrini hanno tanta voglia di rivincita dopo un avvio difficoltoso e in panchina hanno il nuovo mister Tiozzo, calorosamente salutato dal numeroso pubblico di casa. Pronti via e Belluno che ha qualcosa da ridire quando, dopo una quarantina di secondi, Farinazzo è toccato in area. Il dubbio rimane. Però si vede che i mestrini hanno qualcosa in più in termini di determinazione e passano alla prima situazione pericolosa. Angolo di Migliorini e perfetta zuccata di Gherardi. È il 6’ e Corbanese e compagni devono già rincorrere. Va detto che immediatamente il Belluno crea due palloni interessanti tra il nono e il decimo. Masoch di testa gira a lato una punizione di Duravia e appena dopo Quarzago imbecca perfettamente Farinazzo che in diagonale non fredda l’insicuro portiere ospite. Dopo di che calano le situazioni interessanti, anche perché il Mestre concede davvero poco, mettendo a nudo le difficoltà del Belluno a reagire. È un sussulto quello del 27’, quando Acampora con un tiro cross coglie la traversa, Corbanese la gira verso Farinazzo che gira alto. Poi scontro frontale tra Masoch e Bedin con l’agordino costretto a uscire. Prima dell’intervallo risponde presente Solagna, andando a prendere la zuccata di Gherardi e la botta da fuori di Casarotto. Intervallo ma i brividi il Belluno li torna a sentire appena ricomincia il secondo tempo, con un tiro di Migliorini deviato in corner da un tocco di Miniati. Entra Marta Bettina al posto di Quarzago prima dell’episodio del 12’ che non può essere un’alibi, ma che poteva fare la differenza. Su un’azione insistita, Farinazzo manca l’impatto di testa per una trattenuta piuttosto netta. Non servono a niente le proteste e purtroppo l’idea è che il mancato penalty affossi il morale della squadra gialloblù, che poco dopo subisce il bis. Sempre un calcio piazzato di Migliorini e sempre inzuccata di Gherardi. La reazione non c’è proprio e neppure il cambio della disperazione con l’ingresso di D’Incà per un evanescente Acampora. Il Cobra non riesce ad avere mezzo pallone da giocare, ma è il meno, quando Calcagnotto si fa anticipare in maniera irrisoria da Florian che sguscia in area; Solagna è bravo a deviare, ma Nobile è abilissimo a mettere in diagonale il tre a zero. Uno stop che è un brutto segnale, ma tempo per risalire non manca. A partire da quel derby di sabato a Rasai.
Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) Voleva almeno duemila tifosi allo stadio, Nicola Bignotti. Ma all’appello del direttore generale del Pavia la città azzurra ha risposto in maniera tiepida: 1.426 i paganti, oltre cinquecento in meno del minimo richiesto. Con curva pressoché piena ma ampi spazi vuoti altrove. Complice, probabilmente, anche la giornata uggiosa con minaccia di pioggia. Sta di fatto che finora il saldo alla voce pubblico è negativo rispetto alle prime tre gare interne dello scorso campionato, nonostante l’attuale dote di oltre 500 abbonamenti (il numero esatto non è stato ancora comunicato dal club), circa trecento in più della passata stagione. Se infatti un anno fa Pavia-Pro Patria (di sabato pomeriggio), Pavia-Feralpi (domenica pomeriggio) e Pavia-Albinoleffe (lunedì sera) erano state seguite rispettivamente da 1.337, 1.650 e 1.708 spettatori paganti, per una media di 1.565, quest’anno si è partiti peggio: al debutto contro il Sudtirol (sabato sera) c’erano 1.245 spettatori, calati a 699 in occasione della seconda gara interna con la Pro Patria (mercoledì sera, in concomitanza con il turno infrasettimanale della serie A) e poi risaliti appunto a 1.426 sabato pomeriggio contro il Cittadella, partita che peraltro si poteva considerare il primo scontro diretto con una concorrente alla vittoria del campionato. La media fa 1.123, oltre quattrocento in meno dello scorso anno. Un dato obiettivamente deludente visto anche il grande precampionato degli azzurri.
Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) Alessandro Malomo analizza la gara con il Cittadella focalizzandosi sulle difficoltà che il Pavia ha evidenziato nei primi 45’. «Nel primo tempo non riuscivamo a essere abbastanza aggressivi – dichiara il difensore azzurro – infatti abbiamo preso qualche infilata e qualche cross di troppo e subitoil gol. Nel secondo tempo eravamo messi meglio in campo non solo per un modulo diverso ma per atteggiamento, con più sicurezza e con più voglia e siamo riusciti a pareggiare. Avevo la sensazione che potessimo a quel punto anche vincerla. Poi però abbiamo preso un cross sul quale non ho capito se ci sia stata una deviazione ed è andata male». Una sconfitta che rallenta la corsa del Pavia nelle zone alte della classifica. «Non frena perché sappiamo che dobbiamo arrivare lì davanti a tutti e abbiamo le carte in regola per poterlo fare – risponde Malomo – dobbiamo avere una mentalità più per la Lega Pro perché avevamo fatto un precampionato tutto bello in Coppa Italia contro squadre di categoria superiore, ma in questo campionato è un’altra cosa. Le squadre sono più aggressive, non ti lasciano spazio, ti vengono a pressare. Ci conoscono e sanno che siamo un’ottima squadra e quindi spesso sono loro a giocare su di noi. Quando giochiamo contro squadre chiuse e calcio più maschio soprattutto nei primi tempi facciamo un po’ più fatica. E’ un momento così dopo questa sconfitta, ma siamo sereni perché consci di essere una grande squadra con un grande allenatore. Non siamo preoccupati, ma sappiamo di dover lavorare sempre più e meglio». Merito poi al Cittadella, non solo demeriti del Pavia. «Si è persa una partita contro una squadra che l’anno scorso faceva la serie B – ricorda il difensore – con grandi qualità davanti, solida dietro. Poi alla fine di una stagione se guardi che hai perso con il Cittadella ci può anche stare. Ma non facciamo drammi: prima di questa gara eravamo a un punto dalla prima e stavamo facendo un ottimo campionato».
Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Il problema dell’attacco in emergenza si è sentito con mister Marcolini costretto a riadattare la squadra. Lo conferma anche Andrea Ferretti, che per ora non è ancora al meglio. «Nel primo tempo ci hanno veramente schiacciati soprattutto perché non avevamo una punta di ruolo – dice Andrea Ferretti – non ce l’avevamo per tutti i novanta minuti, perché io sono rientrato da nove giorni con la squadra e ho nelle gambe 40-45’ e il mister mi ha messo in campo nel secondo tempo, quando c’era bisogno. Non è stato facile nel primo tempo perché abbiamo subito molto e il Cittadella gioca un gran calcio. Nella ripresa abbiamo cambiato la partita, l’avevamo tirata dalla nostra parte. Siamo riusciti a pareggiare, ma purtroppo abbiamo preso quel gol strano proprio nel nostro momento migliore e ci ha spezzato le gambe. Diciamo che per quello che si era visto nel secondo tempo meritavamo il pareggio come per loro la vittoria ci sta, visto il numero di occasioni che hanno creato». Per la sua condizione Ferretti conferma che la scelta di un impiego part-time è per ora quella giusta: «Era rischioso giocare dal primo minuto. Purtroppo l’incidente dell’anno scorso alla mandibola mi ha cambiato tutta la postura, ho sempre dolori alla schiena. E’ un problema che sto risolvendo facendomi vedere dai dottori ma non è facile. E tutti i problemi che ho avuto dopo la preparazione sono derivati da quello. Devo lavorare come sto facendo, ma è logico che non posso spingere ancora al massimo. Oggi stavo bene e sono entrato con la carica giusta e credo di aver fatto anche bene». Dopo tre vittorie consecutive il Pavia si ferma. «Dobbiamo continuare sulla nostra strada, questa sconfitta non cambia niente – dichiara Andrea Ferretti – e continuare a fare quello che sappiamo fare. Abbiamo perso dei punti fondamentali con gli infortuni di Mattia Marchi e Stefano Del Sante perché io non c’ero e loro stavano facendo molto bene. Adesso sono rientrato io e spero di star meglio al più presto per il bene della squadra. Le premesse sono buonissime perché si è vista l’intesa con Cesarini, e non è una novità. Ci intendiamo benissimo ed è difficile che ci fermino: facciamo gol o li facciamo fare. Ed è una bella sfida per gli altri giocare contro di noi».
Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) Intendiamoci: il Pavia anche dopo la sconfitta con il Cittadella è terzo (anche se potrebbe essere scavalcato proprio dai veneti, che devono recuperare la gara con la Pro Patria). E non vanno dimenticate le tre vittorie di fila prima dello scivolone interno di sabato pomeriggio. Ma soprattutto, che il campionato è appena iniziato. Eppure qualcuno comincia a chiedersi dove sia finita quella squadra così brillante che nel precampionato stellare, con i botti in Coppa Italia, s’era quasi ritagliato il ruolo di candidata numero uno per la B. La sconfitta all’esordio con la Cremonese in fondo ci poteva stare: una sorta di prezzo di ingresso da pagare in un torneo con squadre di livello inferiore (rispetto a Bologna, Latina e Pro Vercelli incontrate in Coppa e amichevole), ma per certi versi più toste e impegnative per tipo di calcio giocato. Ecco, bisognava solo resettarsi e il Pavia sembrava averlo fatto con le vittorie senza discussioni contro Sudtirol e Pro Patria. Diverso il discorso per la terza vittoria, contro il Cuneo fanalino di coda, strappata solo nel finale e grazie alle prodezze dei talenti dopo aver rischiato la sconfitta. Forse un campanello d’allarme, alla luce del ko di sabato con il Cittadella. Viste le potenzialità mostrate dalla rosa, fin qui l’impatto sulla Lega Pro è stato al di sotto delle aspettative. Già, la rosa. Di prim’ordine, quella allestita in estate, più forte di quella già forte dello scorso anno. Ma va ricordato che negli ultimi giorni di mercato due elementi importanti di quella rosa sono stati ceduti. Prima Andrea Rosso, una perdita pesante non solo sotto l’aspetto tecnico (e si è visto anche sabato, con un centrocampo che ha subìto gli avversari) ma anche umano, di esperienza e per lo spogliatoio. Il fatto che prima dell’esordio con la Cremonese, nuova squadra di Rosso, mister Michele Marcolini abbia tributato un omaggio spontaneo al mediano (subito ricambiato dal giocatore) è segno che la cessione non è stata certo caldeggiata dal tecnico azzurro. Quanto a peso della seconda cessione, quella dell’ex capitano Andrea Soncin, è probabile che ora qualcuno se ne stia pentendo, visti gli infortuni a ripetizione che hanno ridotto al di sotto dei minimi termini l’attacco. Già in occasione della prima di campionato (poi saltata, e c’è da dire per fortuna), il Pavia non avrebbe potuto schierare né Ferretti, né Mattia Marchi, né Del Sante. E nemmeno Soncin, appena ceduto. Dopo Cuneo la situazione si è ripetuta e anche aggravata, per via di nuovi infortuni muscolari ancora più seri per Marchi e Del Sante, con un Ferretti ancora sulla via del recupero. Soncin, che aveva accettato di restare al Pavia pur sapendo che gli spazi per lui si sarebbero ristretti notevolmente, sarebbe stato invece utilissimo. Non costringendo, per esempio, Marcolini a smontare sabato – rischiando anche soluzioni inedite – quell’assetto di squadra che tanto era sembrato solido, quadrato ed efficace nel precampionato. Discorsi col senno di poi, si dirà, ma sta di fatto che per una squadra che punta alla B una leggera sovrabbondanza di roganico può non essere un’esagerazione. Il Pavia, in agosto battuto solo dal Chievo (e per 2-1), e con una difesa saracinesca, ha già perso 2 delle 5 gare giocate nel campionato di Lega Pro e subito 6 reti, uno dei passivi peggiori tra le 18 squadre di Lega Pro (ma ha anche il migliore attacco). E’ una squadra che deve ritrovarsi, ma bisogna essere fiduciosi. Perché i giocatori e il suo allenatore hanno tutte le qualità per riuscirci in fretta.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Dopo la bella e importantissima vittoria di Mantova, Rachid Arma e compagni si ritrovano questo pomeriggio (ore 15) ai campi di via Agosti per iniziare la settimana di allenamenti che culminerà nella sfida di sabato sera allo stadio Città del Tricolore (ore 20.30, sesta giornata di andata) con il Renate. Una sfida inedita, quella contro la squadra brianzola che veste nerazzurro dai tempi della fondazione avvenuta nel 1947 ad opera di simpatizzanti interisti. Ora la squadra sta attraversando un difficile momento e, tra l’altro, si presenterà a Reggio senza Chimenti e Sciacca che verranno squalificati dopo le rispettive espulsioni ricevute nella gara interna persa contro il Lumezzane. NOLE’. Buone nuove giungono nel frattempo dall’infermeria granata: l’intervento effettuato al Salus Hospital, dall’equipe del dottor Rodolfo Rocchi nella giornata di sabato all’attaccante Raffaele Nolè è perfettamente riuscito. Il calciatore è già stato dimesso e si confida in un pronto recupero dopo che lo stesso è stato sottoposto ad infiltrazioni con fattore di crescita sul muscolo semi membranoso della coscia destra, quello “stiratosi” nella sfida interna con la Giana Erminio. PRO PATRIA. La squadra bustocca, ancora a quota zero punti dopo quattro gare, comunica di aver esonerato Oliva e di aver temporaneamente affidato l’incarico all’allenatore in seconda Angelo Mastropasqua, ma in pole position c’è Giuseppe Galderisi.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Rachid Arma è quota tre gol: quello di Mantova è il primo della Reggiana arrivato su azione e non grazie ad errori degli avversari. Lancio lungo di Dario Maltese, Arma si inserisce tra portiere e difensore centrale rubando il tempo a entrambi ed infilando di destro sull’uscita di Bonato. Un gol da vero centravanti. «E’ un’azione che abbiamo studiato in allenamento perché la difesa del Mantova sta molto alta e quindi c’era molto spazio in profondità – spiega il bomber – io e Nicholas (Siega, ndc) siamo stati bravi ad attaccare lo spazio». In difesa non avete concesso nulla… «E’ stata una partita da grande squadra. Ci siamo dati una mano tutti, siamo stati compatti e, anche in qualche piccolo momento di difficoltà, abbiamo dimostrato di essere una vera squadra». Erano piovute alcune critiche dalla dirigenza. Voi giocatori avete avvertito il momento di difficoltà? «Io credo non ci siano dubbi sul mister. E’ impossibile mandare via un allenatore senza sconfitte. Ma non ci abbiamo fatto nemmeno caso, avevamo preparato la partita nei dettagli perché ci serviva la vittoria. Abbiamo fatto una grande prestazione». Mancano i cross: non le piacerebbe fare anche un gol… di testa? «A me va bene segnare anche di piede, è sempre gol! Stiamo lavorando anche su questo aspetto, ma finchè la butto dentro, sia pure con i piedi, va benissimo così». Lei ha giocato una gara di grande sacrificio, ha corso su tutti i palloni… «Sì, è vero. Ma la partita col Mantova era importante per dare un segnale. Dovevamo sacrificarci tutti, il mister ce l’ha chiesto e io cercavo di far salire la squadra». Ultima considerazione: seicento tifosi giunti da Reggio non sono pochi, non trova? «Siamo contenti di aver loro regalato questa vittoria nel derby. Ci ha fatto molto piacere la loro spinta durante la partita e durante la stagione sarà fondamentale il loro supporto a tutta la squadra».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Difesa sotto accusa, nei giorni precedenti il derby del Po. La partita di Mantova ha segnato una ritrovata solidità del reparto, anche se uno dei suoi perni , Minel Sabotic, non è d’accordo su un aspetto: «Abbiamo concesso un tiro, massimo due al Mantova, ma credo che nelle precedenti partite il copione sia stato il medesimo. Non mi piace essere criticato quando si subiscono due tiri in porta in 90 minuti. Che non si faccia gol è un conto, ma in attacco non abbiamo fatto male e là dietro abbiamo concesso due tiri al massimo». Come si trova nel nuovo modulo a tre difensori? «A tre là dietro si corre un po’ di più! Scherzi a parte, questo nuovo assetto l’abbiamo provato solo pochi giorni fa, però è andato bene». Non avevate qualche timore sulle palle alte? Avevate contro Ruopolo e Anastasi… «Avevamo studiato la situazione e il modo di giocare del Mantova. Anche Andrea (Parola, ndc) ci ha dato una grossa mano, poi i centrocampisti venivano sempre ad aiutarci sui secondi palloni giocati di sponda dagli attaccanti mantovani». State con Alberto Colombo, voi giocatori? «Noi sì, siamo sulla stessa barca e proviamo a fare meglio dell’anno scorso». Dice poco… «Lo so, infatti a me dispiace aver fatto questi due o tre pareggi in campionato, anche se tutt’intorno sembrava che avessimo perso». Avete abituato bene i tifosi. «Probabilmente è vero e lo capisco, ma anche l’anno scorso non partimmo benissimo, anzi, perdemmo la prima partita a Forlì. Pian piano poi abbiamo iniziato a carburare. Quest’anno è forse ancora meglio se leggiamo i numeri: due gol subiti e nessuna sconfitta». Provocazione: vi siete montati la testa dopo il campionato dell’anno scorso? «Non direi proprio. Dopo un campionato del genere, ritrovarsi ancora in Lega Pro significa che dobbiamo fare ancora molto. Io in questa categoria ci voglio rimanere pochissimo ancora. Ognuno di noi pensa a fare meglio, e ambisce a categorie superiori. Se poi si fa con la Reggiana è ancora meglio».
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Dopo una giornata di riposo, seguita al ko (0-2) subìto al Martelli con la Reggiana, oggi pomeriggio il Mantova riprenderà gli allenamenti al “Dante Micheli” in vista della gara in programma sabato (ore 15) a Cuneo. Sicuramente prima della seduta mister Ricardo Maspero analizzerà a lungo insieme ai suoi giocatori la gara di sabato, nel corso della quale tante cose non hanno funzionato in casa biancorossa. I fari sono poi puntati sui calciatori usciti acciaccati dalla sfida con la Reggiana. Innanzitutto Francesco Ruopolo, che ha accusato una sublussazione al gomito destro e ha anche avvertito un fastidio al muscolo flessore della coscia destra. Oggi Ruopolo verrà sottoposto a un’ecografia e lo stesso esame verrà effettuato a Valerio Foglio, anch’egli uscito dal campo per infortunio (problema all’adduttore). Da valutare saranno inoltre le condizioni di Fabio Gavazzi, che sta stringendo i denti a causa di un problema al menisco e di Manuel Scalise, che sta recuperando dopo lo stiramento al polpaccio di due settimane fa.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Rintuzzare le critiche, difendere mister e squadra e fare quadrato, senza per questo negare le grosse difficoltà in cui si sta dibattendo il Mantova e la necessità di una «reazione importante» domenica a Cuneo. È questa la linea che il presidente Sandro Musso traccia con un’intervista a 360 gradi dopo la sconfitta contro la Reggiana, che ha fatto piovere roventi critiche sui biancorossi. Presidente, è stata una nottata difficile? «Sì, abbiamo fatto le 5 di mattina a discutere di quanto è successo sabato sera e della situazione del Mantova». E cosa è uscito da questo vertice societario? «La consapevolezza che ci sono difficoltà e che per uscirne bisogna lavorare tutti insieme, se possibile anche con l’aiuto dei tifosi». Può essere più chiaro? «Intendo dire che capisco le critiche del pubblico, ma invito chi ama il Mantova a cercare di muoverne di costruttive e non soltanto a sparare a zero su tutti per distruggere. Ho sentito e letto su internet “sentenze” spietate, ma così si rischia di finire nel disfattismo e di favorire reazioni altrettanto scomposte». A quali reazioni si riferisce? «Faccio un discorso generale e non vorrei che si finisse per dar ragione a presidenti del passato, che ci dicevano che Mantova è una piazza impossibile in cui far calcio. Io non credo che sia così: ho capito che è molto più difficile di quanto immaginassi, ma non impossibile». In fondo i tifosi lamentano soltanto di non vedere in campo quel «bel calcio» promesso per tutta l’estate… «Io l’avevo promesso innanzitutto a me stesso, siamo noi i più delusi di tutti. Per ora non ci stiamo riuscendo, ma non ci arrendiamo: cosa dovrei fare, dimettermi e alzare bandiera bianca? No, si va avanti e si cerca di risalire la china. D’altro canto, la compattezza deve esserci anche fra di noi, senza scaribarile: nè da parte della società nei confronti dell’allenatore nè da parte del mister nei confronti della squadra». Messaggio chiaro: dunque Maspero non è al momento in discussione? «Sarebbe folle dopo 5 partite mandare tutto all’aria e non ci pensiamo neanche. D’altro canto è chiaro che un esame di coscienza dobbiamo farlo tutti, per capire e risolvere a brevissimo termine i problemi». Lei che idea s’è fatto della natura di questi problemi? «Il rendimento della squadra non è quello che ci si attendeva, ma questo può dipendere da molte cause messe assieme. E aggiungo che avevamo anche previsto di poter andare incontro a momenti difficili perché consci di avere una squadra nuova, costruita in tutta fretta e che deve assimilare schemi non facilissimi. Quei momenti sono arrivati, ci siamo dentro e adesso dobbiamo dimostrare di saper reagire con calma e determinazione». In concreto cosa bisogna aspettarsi? Ha parlato con Maspero dopo il ko di sabato? «Sì, ci siamo parlati stamani (ieri per chi legge, ndr) ed è chiaro che nè il mister nè la società sono contenti. Siamo vicini a Riccardo, lo sosteniamo e ci confronteremo in modo ancor più assiduo, per capire tutti insieme come risolvere ciò che non va e come trovare una via d’uscita. A Cuneo vogliamo una reazione importante, un Mantova diverso».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pordenone che ha strapazzato la Pro Patria attende la Cremonese superata con un rigore allo scadere dalla FeralpiSalò. Sabato al Bottecchia, con fischio d’inizio alle 17.30, saranno dunque diverse le spinte che accompagneranno le due protagoniste. Dopo il quinto impegno di campionato si trovano a tre punti di distacco, con i neroverdi di Tedino in vantaggio. La Cremonese viaggia in parità quanto a gol fatti e subiti (5). C’è da considerare che, soprattutto, fuori casa ha ottenuto due pareggi in altrettante trasferte. Mentre il Pordenone ha appena raccolto il primo successo esterno, ai portacolori della città di Stradivari, Mina, Tognazzi e del torrone manca ancora la prima vittoria in trasferta. Sabato è stato Pinardi a trasformare il rigore che al 90′ ha conservato la FeralpiSalò davanti ai ramarri per un punto (10-9), piazzandolo al secondo posto. Il primato è sempre del Bassano Virtus, con 13 punti.
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Davanti solo Bassano e FeralpiSalò. Dietro Cittadella, Padova, Alessandria, Cremonese, Mantova, Albinoleffe e Pro Patria, società che hanno fatto la storia del calcio italiano. Dopo 5 turni il Pordenone è terzo, imbattuto (9 punti, 2 vittorie e 3 pareggi). Durerà? La risposta non ci interessa. È un momento che va gustato con calma. Terzi in Terza serie: per ritrovare il ramarro così in alto bisogna viaggiare a ritroso nel tempo, sino alla stagione 1959-60, ai tempi di Cirielli (presidente) e Varglien (tecnico), con Vecil, Facca, Magnetto, Canal, Aggradi, Varnier, Renzulli, Oderda, Carli, Del Grosso, Lugo, Veglianetti, Villa, Mariotto, Moretto, Comisso, Jaconissi e Stabile ad alternarsi sul rettangolo, per chiudere poi la memorabile stagione al quarto posto. LE SO TUTTE – Vuoi vedere che ancora una volta ha ragione Lovisa? In tempi non sospetti, re Mauro aveva dichiarato: «Questo è un gruppo importante, con tanti giocatori di qualità e un fuori-categoria come Alex Pederzoli. È una squadra nata dall’esperienza sugli errori commessi nella passata stagione». Il presidente ha l’esperienza maturata sul campo per poter giudicare. Giusto anche il rating su Pederzoli, regista che quando riesce a mettere testa e cuore insieme non ha nulla a che vedere con la C. DOLCE VELENO – L’uomo però che in questo inizio di stagione ha più deliziato il popolo neroverde è sicuramente Luca Cattaneo: un gol, due assist e tante piccole preziose gemme sparse sul tappeno dello Speroni. A Busto Arsizio, quando a pochi minuti dal termine Tedino ha chiamato fuori “Veleno”, l’hanno applaudito tutti. Anche i supporter dell’Aurora. L’estetica non ha colori. BRUNO ESTINTORE – Prova, ma fa tanta fatica, Bruno Tedino a raffreddare gli entusiasmi che come soffioni schizzano qua e là, lungo i 100 mila metri quadri del De Marchi. «Non continuate a chiedermi – invita il tecnico – dove possa arrivare questo Pordenone. Siamo in alto, è vero, ma siamo anche solo alla quinta giornata. Chiedetemelo di nuovo a gennaio dell’anno prossimo. Noi – ricorda – siamo partiti, in ritardo, per salvarci. I ragazzi hanno lavorato tanto e bene. Sono contento che i risultati premino l’impegno loro, di tutto lo staff tecnico e della dirigenza, ma solo se troveremo continuità nel tempo potremo alzare l’asticella delle nostre ambizioni». Intorno ascoltano. Annuiscono seri Cattaneo, Pasa, De Agostini, De Cenco (autori del poker rifilato alla Pro), ma anche il caposala Pederzoli, il capitano Stefani e gli altri che hanno contribuito ad alzare il ramarro. Negli occhi i lampi beffardi di chi sta pensando: «Te la combiniamo grossa, mister». LUNGA ATTESA – Ricordavamo la scorsa settimana che, ultrà a parte, il pubblico naoniano risponde solo quando il ramarro lotta per un obiettivo, che sia verso l’alto o per evitare di cadere in basso. Sabato (17.30) al Bottecchia arriverà la Cremonese (6), appena battuta in casa proprio dalla FeralpiSalò del mulo Maracchi. Bassano (a Gorgonzola con la Giana) e Feralpi (a Bolzano con il Sudtirol) giocheranno fuori. Si può salire ancora.
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Le due rose sono di valore decisamente diverso. Ma di fronte ai numeri non si scappa. Impietoso il confronto rispetto alla scorsa stagione: in cinque giornate il Pordenone di Tedino ha totalizzato i punti che l’anno passato aveva ottenuto nell’intero girone d’andata. I 9 punti conquistati sinora, in cinque giornate, i “ramarri” dell’esordio in Lega Pro li avevano portati a casa a gennaio 2015, dopo la gara vittoriosa di Bergamo con l’Albinoleffe. La squadra, sotto la gestione Zauli, aveva totalizzato 2 punti, con Foschi alla guida 3 e, infine, con Rossitto 4. Storie diverse, sia chiaro, perché un giocatore come Pederzoli – per esempio – non l’aveva nessuno dei tre tecnici avvicendatisi lo scorso campionato. Tuttavia il dato è significativo perché fa capire come la società abbia capito la lezione e sia riuscita a dare una svolta, mettendo alle spalle quei mesi sciagurati. Adesso all’orizzonte c’è la Cremonese, proprio la rivale con cui l’anno scorso arrivò la prima vittoria…
Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Il Pordenone, ieri, con i suoi tifosi, ha cominciato la giornata con un’insolita novità. La squadra e i suoi supporter, infatti, si sono svegliati in zona play-off: davanti ci sono solo la capolista Bassano e la sua vice Feralpisalò. Affiancate Alto Adige, Reggiana e Pavia. Incredibile, se si pensa che i neroverdi sono un club retrocesso e ripescato. Ma verdetto giusto se si ripercorrono le prime gare. Il blitz per 4-1 in casa della Pro Patria ha confermato la bontà del gruppo e le scelte fatte, oltre che a convincere la dirigenza avversaria a esonerare il tecnico Oliva. Durerà? Si vedrà, di certo l’impianto è solido. Intanto è giusto che la città e la società si godano il momento. Devastante. Il successo di Busto Arsizio ha lanciato in orbita i “ramarri”. E’ vero, a questi tre punti bisogna fare la tara. I lombardi sono ancora un grande cantiere aperto e, in attesa dell’innesto in squadra di gente come Carcuro e Cacchioli, rimangono un team non adatto alla categoria, anche troppo inesperto, come dimostra il fatto di avere un portiere classe ’98 titolare. Tuttavia, la vittoria della squadra di Tedino è stata netta, indiscutibile. Ottenuta con merito, non con espedienti. Andata in vantaggio per 2-0 (reti di Cattaneo e De Agostini) già poco dopo la mezzora del primo tempo, i neroverdi hanno continuato a fare la partita, massacrando il rivale. Solo l’errore di Tomei ha permesso ai bustocchi di segnare e cullare il sogno-pareggio. Poi il devastante Cattaneo ha fatto nascere il terzo e quarto gol, messi a segno da Pasa e De Cenco. Risultato praticamente mai in bilico, totale controllo della gara, ottimo gioco espresso. Questo è piaciuto a tutti, dirigenza e addetti ai lavori. Futuro. I giocatori si stanno divertendo, ed è un altro grande segnale che certifica il lavoro svolto da Bruno Tedino. Il tecnico, che di esperienza ne ha da regalare, continua a predicare umiltà e basso profilo. Ha ragione. Perché 9 punti, frutto di 2 vittorie e 3 pareggi e nessuna sconfitta, è un buon bottino, ma c’è da sottolineare che il Pordenone sinora ha incontrato rivali non irresistibili (Pro Piacenza, Albinoleffe, Mantova, Renate e Pro Patria) e che gli scontri super-tosti devono ancora arrivare. Anche il trainer ha riconosciuto quest’aspetto, suggerito anche dall’immediato calendario. Sabato prossimo, alle 17.30, arriva la Cremonese, dietro di 3 punti in classifica, beffata dalla Feralpi allo scadere in questo turno, ma pur sempre una big del campionato; tra due settimane al Bottecchia ci sarà l’Alto Adige, anch’esso a 9 punti e reduce da un meritato blitz all’Euganeo. Salvezza, campionato tranquillo o addirittura play-off? Vedendo la classifica, per ora, è bene sognare. Ma bisogna sempre ricordarsi da dove si è venuti, e il Pordenone, pur sapendo di avere delle qualità, è bene che continui a lavorare senza montarsi la testa.
Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Nel rotondo 3-1 degli uomini di Mister Favaretto, uno dei protagonisti assoluti della gara è stato senza dubbio Carbonaro che commenta così la prestazione della sua squadra: «Non sono interessato agli elogi personali, a me piace parlare sempre di squadra, perché le vittorie arrivano grazie all’apporto di tutti. Abbiamo avuto qualche problema all’inizio, poi nel nostro momento migliore, quando pensavamo che ormai era tutto in discesa, è arrivato il pareggio. Loro si sono chiusi e hanno cercato spesso di ripartire in contropiede, ma noi siamo stati abili a fermarli. Siamo riusciti a trovare la profondità e di conseguenza il goal. Sull’1-1 abbiamo dimostrato di essere squadra, l’unità di intenti ci ha permesso di arrivare al vantaggio e in seguito di chiudere la partita. Non abbiamo mai mollato e abbiamo tirato fuori delle energie che finora non avevamo mostrato di avere. È stata sicuramente la partita più difficile che abbiamo affrontato fin qui. Il nostro obbiettivo e sempre quello di migliorarci e di arrivare alla fine del campionato nella stessa posizione che abbiamo oggi». Un altro dei giocatori più in forma del Venezia è sicuramente Gualdi che, dopo questa prestazione, dichiara: «Siamo contentissimi di questa vittoria, stiamo giocando molto bene e con un ritmo alto. Siamo consapevoli di mettere in difficoltà qualsiasi avversario e finché giochiamo con questa intensità i risultati arriveranno. Parlando nello specifico della gara, nel primo tempo abbiamo dominato, anche se alla prima loro occasione abbiamo subito goal. Nel secondo tempo abbiamo imposto il nostro gioco ed è arrivato il goal e la vittoria. C’è da dire che abbiamo affrontato un’ottima squadra, ben messa in campo e che in alcune occasioni si è resa pericolosa. La vittoria però è stata chiara. Sapevamo di avere una squadra in grado di ammazzare il campionato, ma non avremmo mai pensato dopo sei gare di essere a punteggio pieno. Adesso è tutto nelle nostre mani».
Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) La settima vittoria consecutiva tra campionato e Coppa Italia soddisfa Paolo Favaretto, ma l’allenatore del Venezia esprime anche rammarico per l’espulsione di Fabiano. «Abbiamo offerto un’altra buona prestazione, anche se nella ripresa in diverse situazioni entrambe le squadre si sono allungate molto nel tentativo di trovare il gol vittoria. Nonostante questo abbiamo avuto pochi spazi per costruire azioni più pericolose. I valori e la qualità dei singoli in campo pendevano dalla nostra parte, ovviamente, ma anche il Montebelluna ha offerto un’ottima prestazione. L’unico neo resta il cartellino rosso a Fabiano, perché lo avrei sostituito di lì a poco. Era mia intenzione far uscire i giocatori ammoniti, ma non ho avuto il tempo per farlo».
Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Qualità superiore, quella del Venezia. E se sei più forte degli altri, alla fine vinci. Il problema può stare nell’evitare distrazioni, qualche eccesso di presunzione e nel saper chiudere i conti al momento giusto. Vittoria limpida, dunque, questa sul campo del Montebelluna, 3-1 e non c’è niente da discutere. Ma non è stata una vittoria facile: sia perchè il Montebelluna è di valore medioalto per questa categoria, sia perchè Fonti l’ha messa bene, creando nei limiti del possibile qualche ostacolo alla prevedibile marcia del Venezia verso la sesta vittoria consecutiva in campionato. Un primo tempo non esaltante, da una parte un Monte più passivo che creativo, dall’altra un Venezia padrone e sprecone. Parecchie palle gol, nessuna dentro . Poi arriva la splendida azione dell’1-0, Ferrante crossa basso, Acquadro inventa un velo artistico (autotunnel) e Gualdi si ritrova smarcato per il gol facile. Ma la partita vera e propria è quella del secondo tempo, tenuta aperta da un Montebelluna che pareggia dopo pochi minuti e rimanda il verdetto alle battute finali. Segna Perosin che arriva più rabbioso di tutti su una mischia davanti a Vicario affrontata un po’ molle dai difensori veneziani. Venezia con il suo 4-3-3, Fabiano illumina, Carbonaro graffia, Serafini supervisore delle operazioni. La novità tattica è del Monte: difesa a tre, ma con Bressan staccato qualche metro avanti a prendersi cura della punta centrale veneziana, talvolta trequartista talvolta vertice del rombo. Così il Monte rompe le linee e disturba Favaretto fino alla contromossa. Nel secondo tempo invece gli azzurri tornano a quattro e chiedono sostegno al centrocampo per arginare un Venezia che sale con forza (ma a volte con poca precisione) anche sugli esterni. Nuvole in cielo, sereno tra la gente, il pubblico di Montebelluna (in minoranza) applaude gli avversari, l’incitamento arancioneroverde si fa sentire con puntualità, cresce poco alla volta la velocità del contropiede veneziano e si capisce come andrà a finire di lì a poco. C’è da aggiungere anche che si parla di una partita corretta, qualche fallo di gioco, nessun eccesso, nessuna entrata da ortopedia. E allora stupisce l’elenco di ammoniti (cinque, di cui quattro del Venezia), prima dell’espulsione di Fabiano, che si becca il secondo giallo per una caduta in area che l’arbitro giudica tuffo. Proprio Fabiano poco prima aveva dato il via all’opearzione vittoria, ispirando il 2-1 firmato da Carbonaro (taglio sulla sinistra, doppio passo e diagonale che infila il portiere come uno spiedino, e poi il 3-1 con una azione nata da corner e rifinita per ultimo da Serafini, con tocco smarcante al puntuale Calzi per un destro dai dieci metri, imparabile. Insomma, un colpo sull’acceleratore per cambiare faccia, tema e risultato alla partita, con un 3-1 che visto dalla sponda di Favaretto ci può stare, visto dall’altra parte è anche pesantino, almeno sullo sviluppo della partita, non certo per i valori delle squadre. E finisce così, tra applausi e abbracci ai tifosi. Adesso la squadra regina della D aspetta solo la festa per lo sbarco degli americani.
Ore 16.40 – Flash di Fabrizio De Poli al termine dell’allenamento sulla situazione degli infortunati: “Neto Pereira? Sta facendo terapie, poi mercoledì o giovedì facciamo un controllo e vediamo come sta. Lo stesso discorso vale per Favalli”
Ore 16.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.10 – Qui Guizza: partitella finale.
Ore 16.00 – Qui Guizza: lavoro atletico per i Biancoscudati.
Ore 15.40 – Qui Guizza: si rivede Amirante, che corre a parte.
Ore 15.20 – Qui Guizza: iniziato l’allenamento. Assenti Neto Pereira e Favalli, in gruppo Petkovic.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati a bordo campo a colloquio con mister Parlato.
Ore 14.40 – (Gazzettino) Molta delusione in casa neroverde al termine del match. Andrea Maniero, in panchina al posto dello squalificato Massimiliano De Mozzi, analizza così l’amaro finale di partita: «Stiamo sbagliando nei particolari, che sono troppo importanti nel calcio, soprattutto in un periodo in cui ci gira male. Dobbiamo cambiare la mentalità ed essere più aggressivi, attaccare ogni centimetro di campo e ritrovare la cattiveria giusta per portare a casa il risultato. Per vincere le partite bisogna essere concentrati fino al 95’». È innegabile però che il secondo gol degli ospiti, nasce da una svista arbitrale, che non rileva un falloso intervento ai danni di Thomassen, steso a terra da un giocatore gialloblù al limite della propria area. Maniero non cerca alibi e la prende con filosofia: «C’era una gomitata clamorosa su Thomassen, ma l’arbitro può sbagliare, ci sta nel calcio. Il vero errore l’abbiamo commesso nel loro primo gol, che ha dato il via alla rimonta della Virtus Vecomp».
Ore 14.30 – (Mattino di Padova) L’Abano non ne viene più fuori. C’è solo l’illusione della rinascita contro la Virtus Vecomp, perché i neroverdi riescono a buttare via prima la vittoria e poi il pareggio, in tre minuti e con quattro difensori centrali in campo. Se le due sconfitte consecutive con Sacilese e Monfalcone pesavano su classifica e morale, ecco che il terzo ko inizia a preoccupare un po’: l’Abano gioca, a tratti pure bene, ma sembra un po’ fragile nei momenti clou, in fase di realizzazione e di gestione del risultato. La formazione di mister Massimiliano De Mozzi (sostituito per squalifica da Andrea Maniero), nel primo tempo riesce anche a mettere sotto gli avversari e l’avanzamento di De Cesare (incontrista di ruolo) sulla tre quarti dà i suoi frutti, con Barichello che non deve correre a destra e a manca a pressare i difensori avversari e può ronzare con più insistenza. Come all’8’, quando recupera il pallone appena dentro l’area e conclude per ben due volte, ma senza fortuna. La Virtus Vecomp alza la testa al 24’: il cross di Santuari per Mensah è perfetto, l’inserimento dell’attaccante un po’ meno. Se la cava meglio Cernigoi, servito due minuti più tardi da Verdun, che insacca prima di strozzare l’esultanza per il fischio dell’arbitro, convinto del fuorigioco. Finisce lontano dallo specchio, invece, il tiro di Bortolotto (27’) mentre il rasoterra di Verdun (40’) vale un tuffo di Ruzzarin per controllarne la traiettoria. Lo stesso Ruzzarin si guadagna la pagnotta a inizio ripresa, respingendo la conclusione da distanza ravvicinata di Cernigoi e la botta da fuori area di Verdun (50’). Il doppio intervento del portiere neroverde dà una scrollata all’Abano, che sorprende gli avversari al 57’ con un traversone dalla destra di Barichello, incornato da Munarini. Dopo il gol del vantaggio torna a far male la Vecomp. Nel finale, Abano incassa il pareggio firmato da Vesentini. Il centravanti si ripete al 90’, favorito da uno sfondamento centrale di Cernigoi (che rifila una gomitata a Thomassen giudicata involontaria), bravo a servire il compagno in una zona scoperta.
Ore 14.10 – (Gazzettino) Due punti gettati al vento, anche se l’imbattibilità è stata mantenuta. Andrea Pagan, tecnico dell’Este, cerca di trovare del buono anche nel pareggio esterno contro il Fontanafredda. Ma è dura: «Stavolta è difficile girarci attorno – ammette – questi sono proprio punti buttati via perché c’è stata una squadra sola in campo per quasi tutta la gara. A dire il vero avevo chiesto ai ragazzi due cose, che erano il mantenimento dell’imbattibilità e poi portare a casa i tre punti. Siamo riusciti a fare solo una delle due». «Per almeno 75 minuti – spiega Pagan – abbiamo giocato una grande partita, con padronanza del gioco e con l’atteggiamento giusto. Nell’ultimo quarto d’ora, quando dovevamo spingere sul serio, abbiamo mollato. Certo l’espulsione di Coraini non ci ha permesso di giocare con l’uomo in più. Devo comunque fare i complimenti alla mia squadra per l’atteggiamento e per il gioco, ci è mancata solo la cattiveria sottoporta. Adesso non possiamo permetterci di pensare troppo a questa gara, sotto con il Montebelluna».
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Oltre che di “pareggite”, si può parlare di record. In positivo, se si considera che l’Este, dopo sei giornate, è ancora imbattuto. In negativo, invece, se si va nel dettaglio dei cinque pareggi dei giallorossi. E con l’en-plein (di “ics”, s’intende) sventato dal gol di Coraini in extremis con il Mestre, non più di otto giorni fa. Contro il Fontanafredda è il solito ritornello: tanta manovra, poco cinismo e pochissima precisione sotto porta. Insomma, l’Este è la più grande incognita del girone C, e prima ancora per se stesso. Tuttavia, di demeriti ne hanno sicuramente gli attaccanti: Mastroianni è utile ma realizza poco in proporzione alle occasioni, Marcandella idem, mentre Coraini una domenica stupisce e quella successiva manda a quel paese l’arbitro. Va a sprazzi anche Ferrara, più rifinitore che bomber, bravo a servire Mastroianni, fermato da Buiatti (14’) nella prima azione interessante del match. Colpisce la barriera, invece, la punizione di Marcolini (19’). Il mediano atestino, un minuto più tardi, costringe Buiatti alla parata deviando di testa il corner di Maldonado. Non valgono il vantaggio nemmeno la conclusione di Marcandella (32’) e il colpo di tacco di Ferrara (33’). Il Fontanafredda, non pervenuto fino al 43’, si sveglia grazie all’imbucata di Moras: Guagnetti spazza via a mo’ di libero anni ’80.Nella ripresa si rinnova la sfida Mastroianni-Buiatti. L’ex Clodiense non riesce a insaccare al 54’ mentre al 55’ l’arbitro annulla l’1-0 per un presunto fallo del centravanti. L’altro sussulto porta la firma di Marcandella, anche se il tiro-cross non riesce a ingannare Buiatti. Stessa sorte per la bordata di Guagnetti e la zuccata di Favre. Nel finale l’Este preme ancora, ma deve rinunciare all’arrembaggio per l’espulsione di Coraini. A tempo scaduto Lorello è costretto a salvare il risultato sull’incursione di Zambon. Finisce 0-0, ma stavolta i tre punti sono buttati al vento. Ora i giallorossi giocheranno la partita col Montebelluna, valida per la settima giornata, sabato 10 ottobre, in vista del turno infrasettimanale di mercoledì 14.
Ore 13.40 – (Gazzettino) Enrico Cunico tira un bel sospiro al termine della gara con il Monfalcone. La Luparense San Paolo è tornata a vincere: «Si poteva anche arrotondare, ma un po’ per nostra imprecisione, un po’ per la bravura del portiere avversario, il risultato è rimasto aperto sino alla fine». Un successo comunque meritato. «Credo di sì, sono contento per i ragazzi e per l’ambiente tutto – prosegue Cunico – Abbiamo giocato bene per lunghi tratti, chiaro che bisogna lavorare molto per crescere, ma abbiamo imboccato la strada giusta. Gli errori ci sono stati anche con il Monfalcone, ci saranno ogni domenica, dobbiamo limitarli più che possiamo». La Luparense San Paolo ha chiuso schiacciata nella propria metacampo. «Ci siamo abbassati troppo negli ultimi venti minuti, è subentrata la paura di prendere il gol e non siamo più riusciti ad esprimerci come avevamo fatto prima. Con il Monfalcone però ci poteva stare, la squadra arrivava da un periodo difficile. È un altro aspetto sul quale lavorare, ma non mi preoccupo, perché c’è un gruppo serio, che ha tanta voglia di riscatto».
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Dopo aver raccolto un solo punto nelle quattro precedenti uscite di campionato, la Luparense San Paolo risorge a San Martino e coglie i tre punti di misura contro il modesto Monfalcone dei veterani Godeas, Rodic e Contento, 112 anni in tre. Del trio di “frecce” goriziane, però, solo quest’ultimo, l’estremo difensore ospite, riesce a dare mostra delle proprie qualità: i due attaccanti vengono imbrigliati da una difesa rossoblù quasi perfetta almeno fino al 75’, mentre dall’altra pare il numero uno dell’Unione ci mette del suo per evitare un passivo più pesante. Dopo la sconfitta di Venezia e l’eliminazione ai rigori dalla Coppa, Enrico Cunico può festeggiare: la squadra porta a casa la prima vittoria della sua gestione ma soprattutto mostra grandi passi in avanti nel gioco. Nel primo tempo la squadra di casa mette in mostra tutto ciò che le era mancato nelle prime giornate: velocità, verticalizzazioni a sorpresa, difesa attenta e rocciosa, e soprattutto freddezza sotto porta. Al di là dei primi cinque minuti, infatti, nei quali i friulani producono solo un’incursione dalla destra di De Gregorio parata da Murano (2’), i Lupi prendono in mano le redini del gioco e a più riprese mettono Brotto in condizione di far male. Il numero 9 di casa, autentico protagonista della prima frazione, al 13’ tenta la girata ma colpisce male, quindi 3’ più tardi, sul calcio d’angolo pennellato da Giglio, colpisce di testa indisturbato e mette alle spalle di Contento l’1-0. Tra il 21’ e il 26’, è ancora lo scatenato Brotto a costruirsi altre due azioni interessanti: prima riceve la splendida verticalizzazione di Beccaro ma incrocia a lato col mancino, quindi si gira in area di rigore e cerca il tiro a giro sotto l’incrocio dei pali, ma l’estremo difensore goriziano vola a mettere in corner. Il canovaccio non cambia nella ripresa: è la Luparense a comandare le operazioni, e il Monfalcone, se non altro, cerca con maggiore fiducia il contropiede. Passato nemmeno un minuto dall’intervallo la Luparense va vicina al raddoppio: Beccaro, servito da Brotto, dal limite dell’area cerca il tiro a giro sul secondo palo, ma trova il volo prodigioso di Contento a negargli il 2-0. Pur mantenendo il possesso di palla, i Lupi nell’ultima mezzora rischiano di sedersi sugli allori: Cunico recepisce in fretta e con l’ingresso di Donè puntella la retroguardia passando a quattro. In contropiede Beccaro e Brotto non riescono a chiudere in anticipo la gara. Finisce comunque 1-0, e per ora va bene così.
Ore 13.10 – (Gazzettino) Il commento del tecnico di casa Antonio Andreucci, dopo la vittoria sulla Sacilese è improntato alla soddisfazione: sicuramente perchè il suo Campodarsego è secondo in classifica, e poi anche perchè il gruppo che sta costruendo si dimostra unito e solido, stante anche la presenza di numerosi giovani nella formazione. «La squadra ha offerto una buona prestazione – osserva – prendendo in mano la partita e creando molte occasioni nel primo tempo. Dopo il rigore ha controllato la gara, che comunque si è dimostrata nel complesso impegnativa». Nonostante la posizione arretrata in classifica i friulani hanno fatto il loro gioco, riflette l’allenatore del Campodarsego che vede la presenza di giovani interessanti anche nelle file avversarie: «Abbiamo giocato contro una squadra che non ha regalato niente. Del resto ci sta che la nostra debba lottare, ma vedo positivamente il fatto di non aver preso gol, con un blocco difensivo molto giovane come il nostro, composto da due giovani del ’96 e uno del ’97».
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Il Campodarsego vince anche la sfida contro la Sacilese e può definitivamente continuare a volare nei quartieri alti della classifica. Per la matricola terribile i punti adesso sono 14, che confermano il secondo posto alle spalle della capolista Venezia. Le due squadre ingranano da subito la quarta, perché già nei primissimi minuti vanno registrati un tiro al volo di Radrezza e una traversa di De Martin su un’incornata. Pian piano però sono i padroni di casa a prendere il sopravvento, sfiorando il gol al quarto d’ora con Aliù che si gira e lambisce il palo. Il gol arriva al 24’, grazie a un’iniziativa di Piaggio che avanza sulla sinistra e dopo una serie di dribbling crossa per Aliù: il centravanti raccoglie l’invito, supera un ultimo avversario e con un rasoterra porta in vantaggio i suoi. Tempo due minuti ed ecco il raddoppio di Cacurio, che capitalizza un cross di Radrezza. Lo stesso Cacurio sfiora il tris (e la doppietta) poco prima della mezzora con un pallonetto al volo respinto dal montante. Risponde Grion su punizione, sopra la traversa. Ma risulta uno sprazzo, perché i padovani restano padroni del campo. Tra loro ci prova pure Piaggio, che ricevuta palla dal solito Radrezza si incunea nella difesa e impegna Andreatta. Ancora Piaggio in centro per i compagni, ma un difensore libera. Di nuovo triangolazione Aliù-Pelizzer-Radrezza, con quest’ultimo che colpisce a colpo sicuro; portiere battuto, ma Bello salva. Rientrati dagli spogliatoi, al 5’ il Campodarsego beneficia di un rigore per l’atterramento di Piaggio; batte Cacurio che però si fa respingere in angolo la palla. Poteva essere il colpo del ko e invece la Sacilese si riporta in avanti. All’11’ prima parata di Merlano che respinge a colpo sicuro. Il Campodarsego si riaffaccia nella tre quarti ospite, con un rasoterra su calcio piazzato di Buson e una botta dalla distanza dell’onnipresente Piaggio. Nel frattempo i friulani alzano il baricentro, ma senza costruire azioni particolarmente pericolose. Perlomeno fino alla punizione assegnata sulla destra, da cui scaturisce un cross verso il fondo rimesso a centro area da un’incornata di Villanova e con De Martin che sempre di testa costringe Merlano a uno scatto di reni. Ma è un altro guizzo senza seguito, perché il Campodarsego riesce ad amministrare il risultato e a restare con due gol di scarto pure nei quattro minuti di recupero che precedono il triplice fischio finale.
Ore 12.30 – (Gazzettino) Tre punti scacciapensieri. Il successo di Pavia riporta serenità in casa granata: ieri mattina alla ripresa degli allenamenti solo sorrisi e pacche sulle spalle tra i giocatori, con Yusupha Bobb che riceve l’affetto e i buffetti da quasi tutti i compagni di squadra che lo incrociano. Il centrocampista classe 1996 – gol a parte – è stato uno dei protagonisti della trasferta lombarda, per Stefano Marchetti addirittura «il migliore tra i ventidue giocatori in campo». Il ragazzo prelevato dalla Primavera del Chievo è subito entrato nelle simpatie dello spogliatoio granata, assieme al suo inseparabile amico Lamin Jallow, connazionale del Gambia. I compagni di squadra li hanno presi sotto le proprie ali protettrici, anche perché come spiega Marchetti «sono ragazzi di una bontà immensa, arrivati a Cittadella con tanta umiltà e voglia di crescere». L’unico ostacolo per la completa integrazione nel gruppo è la lingua: Bobb parla solo l’inglese. «Ma sta imparando l’italiano. Due o tre volte la settimana in sede studia la nostra lingua con un’insegnante», prosegue il diggì del Cittadella, che considera Bobb un talentino dal futuro roseo: «L’avete visto bene? Sa fare tutto in mezzo al campo, gioca e calcia indifferentemente con il destro o il sinistro, e lo fa con una naturalezza incredibile. Farà tanta strada. A Pavia ha fatto un gol difficile, giocando con tanta personalità per un ragazzo così giovane. Recupera palla e imposta l’azione: è un giocatore moderno e completo». Ecco allora Yusupha Bobb. È contento per il gol, ma prima ancora del successo del Cittadella: «Abbiamo ottenuto tre punti importanti contro una grande squadra come il Pavia, e non era affatto semplice». Dopo il gol, il balletto con Jallow nei pressi della bandierina del corner: «È un siparietto preparato ancora quando giocavo nelle giovanili del mio Paese, in Gambia». Dove c’è stato la scorsa estate, a giugno. In Italia vive da solo, alloggia nei pressi dello stadio. Cittadella gli piace molto: «Amo questo posto. È una bella cittadina e si sta tranquilli, si può lavorare serenamente». È contento anche del gruppo: «Tutti mi vogliono bene, come vedete… Il Cittadella è una buona squadra, può far bene in campionato». Neanche a dirlo, il suo migliore amico è Lamin Jallow: «Non potrebbe essere altrimenti, siamo cresciuti assieme giocando a calcio». Il primo gol con la maglia granata è difficile da dedicare, così Bobb abbraccia tutti: «È per loro, per i miei compagni, per la squadra». Una squadra che torna a sorridere. «Abbiamo raccolto una vittoria piena – sottolinea Marchetti – Ai tre punti abbiamo aggiunto una prestazione maiuscola, il risultato poteva e doveva avere i contorni diversi, ci stava un nostro successo più largo anche a livello numerico». Questa volta, però, il diggì granata quasi sorvola anche sulle tante occasioni sprecate: «È diverso, a Renate abbiamo sbagliato gol che si dovevano fare, a Pavia abbiamo invece preso un palo, una traversa, il pallone di Litteri aveva superato la linea di porta, così mi hanno detto, e comunque c’era un fallo da rigore nei suoi confronti. Abbiamo avuto anche una buona dose di sfortuna». Marchetti è soddisfatto dei suoi: «Abbiamo commesso qualche errore, ma i ragazzi hanno rimediato, senza mai mollare. Il pareggio subìto poteva tagliarci le gambe, invece i giocatori ci hanno creduto sino alla fine, evidenziando grande carattere». È la settimana del derby. «È una partita bella, ci sarà una grande cornice di pubblico. Confronti come quello di sabato ti regalano tante emozioni, da vivere».
Ore 12.10 – (Gazzettino) C’è fermento nella tifoseria granata in vista del ritrovato derby con il Padova in calendario sabato sera al Tombolato. Diversi club stanno organizzando iniziative specifiche tenendo aperto il tesseramento dei soci per incrementare le adesioni. Intanto a Cendrole di Riese Pio X il club “Jack Foscarini” si è incontrato al gran completo con l’ex tecnico granata Claudio Foscarini, nativo di Riese e festeggiato dai suoi compagni di scuola, con in testa l’ex sindaco e attuale assessore provinciale Gianluigi Contarin, il presidente del club Renato De Luchi, il tesoriere del Centro di coordinamento granata Giuseppe Callegari. «Il nostro club intende continuare a seguire il Cittadella – ha precisato De Luchi- affinchè l’esperienza decennale di Claudio Foscarini alla guida della società granata rimanga viva nel tempo». Il direttore generale Stefano Marchetti ha aggiunto: «Credo che non tutti abbiano capito ciò che Foscarini ha fatto a Cittadella, portando la squadra ai vertici della sua storia». A Foscarini è stato consegnato il libro “Non dire gatto” di Giovanni Trapattoni. «No, non vado in pensione – ha precisato il tecnico- ma non ho fretta ad accettare una nuova panchina. A Cittadella ci sono valori e amicizia che anche stasera trovano conferma». A San Giorgio in Bosco il club “Dino Pettenuzzo” si è riunito al “Ja Re bet Bar” con ospiti il bomber Claudio Coralli e la capitana delle Lupe di basket Mary Sbrissa per lo scambio degli auspici ai rispettivi campionati rafforzando sinergie e gemellaggi instaurati in questi ultimi anni. Presente anche l’assessore allo sport di San Giorgio in Bosco Fabio Miotti. Infine martedì 20 ottobre ci sarà nel tendone in Villa Rina la 4. Festa del tifoso granata aperta a tutti i club.
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) C’è un’immagine che più di tutte rende l’idea di come Yusupha Bobb si sia inserito a Cittadella. È una domenica mattina, cade una pioggia leggera sul Tombolato e gli uomini di Venturato hanno appena terminato la seduta defatigante voluta dopo la scorribanda di Pavia. Sul campo sintetico i Giovanissimi regionali granata se la stanno vedendo contro i pari età della Liventina e il 19enne centrocampista gambiano, invece di rientrare subito in spogliatoio, si ferma, apre il cancello che porta al campo secondario e si siede a guardare la partita, sempre affiancato dal suo “best friend” Lamin Jallow. Poco distante il d.g. Stefano Marchetti se li coccola entrambi con gli occhi: «Ma avete idea di quanto sia importante per i più piccoli vedere i giocatori della prima squadra che assistono ai loro incontri? Da questi particolari si può capire quanto questi siano due ragazzi seri e umili. Bobb non giocava una partita intera dalla trasferta di Teramo in Coppa Italia, eppure, da allora, non ha mai sbagliato un allenamento o adottato atteggiamenti fuori luogo. E un gruppo come il nostro, queste cose, le nota: chi si comporta da prima donna rischia di essere emarginato. E invece osservate come vengono trattati: Yousupha e Lamin sono più piccoli e sono stati adottati da tutti come due ragazzi di casa». Quando poi ci si avvicina a Bobb, autore di una prova di qualità e sostanza allo stadio Fortunati, che va ben oltre il pregevole sinistro al volo con cui ha realizzato il primo gol del Cittadella, è un continuo siparietto con i compagni. «Ho saputo che sarei stato titolare soltanto sabato mattina. Dedico il gol a questo gruppo, che mi fa sentire uno della famiglia», racconta in inglese il diretto interessato. Poi passa Iori, diretto verso lo spogliatoio, e gli rifila un buffetto sulla nuca. Passa Vaccarecci e gli si pianta dietro di soppiatto, fingendo di dargli un bacetto sulle orecchie. Passa Paolucci e si offre di fare da traduttore. Passa Coralli e sorride: «Questo ragazzo ha tutto per fare strada. L’importante è che non si monti la testa». Per poi aggiungere, scherzando: «Ma tanto potete scrivere pure quello che volete, non corriamo pericoli simili: lui i giornali non li legge ancora». Già, l’impressione è che a mancare a questo ragazzo, che ha corsa, facilità di lancio con entrambi i piedi e senso del tempo negli inserimenti, sia solo la capacità di padroneggiare l’italiano. «Ma sia lui che Lamin stanno frequentando delle lezioni private, al ritmo di due o tre a settimana, proprio per migliorare anche sotto a questo aspetto», assicura Marchetti. Certo è che il suo apporto a Pavia si è sentito: ha dato sostanza alla linea mediana granata, permettendo allo stesso Iori di esprimersi come sa, avendo un punto di riferimento accanto da aggiungere a Paolucci. Notati dagli scout del ChievoVerona nella seconda parte della scorsa stagione, i due gambiani del Citta sono nel Belpaese soltanto da pochi mesi. «Ma sono rientrato a casa mia a giugno, per poi tornare in Italia», spiega Bobb. Che vive in appartamento a due passi dal campo e che sta sempre insieme a Lamin, «il mio migliore amico». Cittadella? «I love this town. Mi piace molto. È una città tranquilla». La squadra? «Very good (molto buona, ndr)». Il balletto dopo il gol? «È una danza tipica del mio Paese, mi piace festeggiare così. Lo aveva già fatto Lamin dopo la sua rete al Cuneo alla prima giornata. E, quando ho segnato io, su un suo assist, è subito venuto a ripeterla assieme a me». Un’esultanza simpatica, da cui traspare quanto questi ragazzi interpretino il calcio come un momento di gioia nella vita. La stessa gioia che, si spera, regaleranno ai tifosi granata in questa stagione.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Almeno 4.000 spettatori, forse 4.500. Tante sono le presenze attese sugli spalti per il derby Cittadella-Padova, in cartellone sabato sera, alle 20.30, al Tombolato. Contando i 1.109 abbonati della società granata e i pochi chilometri che separano le due realtà, è lecito immaginarsi uno stadio equamente spartito fra sostenitori di casa e biancoscudati. La Curva Nord Ospiti, che tiene 1.144 posti, sarà tutta riempita dai ragazzi della “Fattori”, ragion per cui i tifosi in più in arrivo da Padova e dintorni finiranno nella Tribuna Scoperta Ovest e in Tribuna Est. Le prevendite da oggi. I biglietti saranno acquistabili rivolgendosi alla sede del Cittadella in via Ca’ dai Pase 41/b con orari 9-12.30 e 15-18.30, tutti i giorni fino a venerdì. Sabato la sede rimarrà, invece, aperta dalle ore 9 alle 12. I tagliandi sono in vendita anche on line sul circuito Ticketone, con possibilità di ritiro il giorno della gara al botteghino o di “print at home”, per avere comodamente il biglietto a casa. La prevendita on line terminerà venerdì alle ore 19. I biglietti per il settore ospiti, con obbligo di Tessera del Tifoso, sono acquistabili al costo di 13 euro per la Curva Nord, e di 20 euro per la Tribuna scoperta Ovest (323 posti), con una riduzione a 15 euro per donne, over 60 e ragazzi tra i 14 e i 18 anni, mentre i ragazzi sotto ai 14 pagano un solo euro. Sabato i botteghini del Tombolato saranno aperti dalle ore 18. Oggi riposo. Intanto, il tecnico del Citta, Roberto Venturato, ha spostato ad oggi il giorno di riposo concesso ai suoi uomini dopo la vittoriosa trasferta di Pavia. E sarà l’unico giorno di pausa nei prossimi dieci, visto che subito dopo il derby Iori e compagni dovranno preparare il recupero della sfida con la Pro Patria, in programma mercoledì 14 ottobre a Busto Arsizio (ore 15). Resta da vedere se Jallow, espulso a Pavia dopo essersi reciprocamente spintonato con Bellazzini, salterà una o due partite. «Spero soltanto una», commenta il d.g. Marchetti. «Il ragazzo è un impulsivo e ha sbagliato a reagire, ma certo non c’era cattiveria nel suo gesto. Lamin è tutto tranne che cattivo».
Ore 11.00 – (Gazzettino) LA PAROLA AL CAPITANO. «Speriamo che quella di sabato sia una botta sui denti che ci fa diventare ancora più tosti». Così Marco Cunico archivia la sconfitta, pur con la difficoltà di capire le sue cause. «La partita era stata preparata molto bene in settimana – spiega – anche simulando le situazioni, eravamo belli carichi e l’atteggiamento degli avversari non è stato una sorpresa. Almeno per quanto mi riguarda, temevo particolarmente questo impegno contro una squadra non di nome, ma di assoluto valore, dopo i nostri quattro risultati utili per cui non c’è stato un calo di concentrazione. Fatico a capire la proporzione tra la loro partita e la nostra non partita». Poi il capitano sviluppa tale concetto. «In campo volevamo alzare il baricentro, ma eravamo come un pugile all’angolo e il Sudtirol nel primo tempo non ha sbagliato uno stop o un passaggio da favorire una nostra ripartenza. Ci hanno fatto correre come mai era ci capitato in passato, ma a vuoto e facendo confusione, in una gara in cui non si salva nessuno». Come archiviarla? «Ci sta una partita storta, con tutti sottotono e di fronte a un avversario che, se giocasse sempre così, sarebbe primo. Va metabolizzata, capita e fatta rientrare nel nostro bagaglio d’esperienza». «Abbiamo apprezzato gli applausi finale dei tifosi – chiude Cunico – si è fatta una brutta figura, ma hanno capito che eravamo in buona fede e che abbiamo comunque dato tutto».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Ed è giusto tirare una riga, tenendo presente le risposte positive fornite in precedenza dalla squadra contro quattro avversarie che sabato hanno tutte vinto le rispettive sfide. «Una partita non scalfisce l’amore e l’impegno che tutti mettono in campo. Si è consapevoli che per 45 minuti non si è reso come si doveva, ma occorre guardare avanti, correggere gli errori e vedere questa gara come un episodio che nulla toglie alla stima verso un gruppo fantastico. Dirò ai ragazzi di dimenticare quanto prima e di ripartire, cercando di imporre il proprio gioco con coraggio senza preoccuparsi degli avversari». Poi dal tecnico arriva un messaggio chiaro e forte: «Bisogna stare vicini alla squadra, che sabato aveva solo quattro undicesimi dell’anno prima, in un campionato iniziato bene, ma comunque molto duro, pur con una rosa attrezzata. Guai a chi tocca i ragazzi, io sarò sempre con loro perché stanno mettendoci il cuore sin dal ritiro». E sabato tocca il derby a Cittadella. «Il destino ha voluto arrivasse proprio dopo il nostro primo ko in casa e dunque bisogna fare in modo che l’impegno caschi a pennello per andarci a prendere da professionisti quanto perso».
Ore 10.40 – (Gazzettino) «È lampante il fatto che la prestazione sia stata da dimenticare, ma al tempo stesso non bisogna buttare via quanto di buono fatto finora». Carmine Parlato, il giorno dopo la sconfitta all’Euganeo con il Sudtirol, ha dedicato buona parte della domenica ad analizzare al video la prova dei suoi per cercare ulteriori risposte a una battuta a vuoto a cui non si era abituati. «Sicuramente possono capitano delle partite in cui dici che oggi non è aria, ma se vengono meno quell’attenzione e quel giocare in undici che servono, poi si pagano le conseguenze. Tutta la squadra doveva fare certe cose che in passato aveva svolto e purtroppo questa volta non è successo, non so il perché. Restano dunque le sensazioni del dopo gara, fermo restando che in partita è tutto diverso rispetto alle sedute settimanali». Non manca un riferimento all’avversario. «Affrontavamo una signora squadra, reduce però da due sconfitte per cui si sarebbe dovuta contenere la loro forza nei primi 20-5 minuti, per poi alzarsi un po’ alla volta, tutte cose provate e riprovate con consapevolezza e coscienza dei ragazzi e questo sarà dunque motivo di confronto con loro. Abbiamo corso tanto, ma male. Come successo anche quando si è vinto – prosegue – ci sarà una seduta video per rivedere gli errori fatti, fermo restando che un giocatore già a fine partita sa come si è comportato, e dopo si chiude il discorso».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Si aprono questa mattina le prevendite per il derby di sabato al Tombolato. A Cittadella tagliandi in vendita nella sede granata in via Ca’ Dai Pase 41/b, con orario 9-12.30 e 15-18.30 fino a venerdì e dalle 9 alle 12 sabato. I biglietti potranno essere acquistati pure online sul sito di Ticketone, in questo caso fino alle 19 di venerdì, con possibilità di ritiro ai botteghini del Tombolato o di stamparli direttamente a casa. Come settore ospiti, solo per possessori di Tessera del tifoso, saranno a disposizione la curva nord (1.144 posti) al costo di 13 euro e la tribuna scoperta ovest (323 posti) a 20 euro, 15 per donne, over sessanta e ragazzi tra i 14 e i 18 anni, mentre gli under 14 pagheranno 1 euro. Sabato le biglietterie dello stadio apriranno alle 18. Questi i prezzi degli altri settori. Tribuna centrale ovest coperta 30 (25 ridotti, 5 under 14); tribuna fedelissimi ovest 45 (45, 5); tribuna sostenitori ovest 45 (45, 1); tribuna coperta est 13 (1 per gli under 14). NUOVO CLUB. Mercoledì sera alle 20.45 alla Trattoria Ai Ferri in via Roma 14 ad Albignasego si terrà la prima riunione ufficiale, con nomina del direttivo, del locale club biancoscudato: l’appuntamento è aperto a tutte le persone interessate ad aderire.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Perdi una volta e spuntano i disfattisti”) Quelli che la sanno sempre più lunga degli altri, quelli che si piangono addosso perché eternamente sfigati rispetto alle tifoserie di altre piazze, quelli che hanno capito (chissà perché adesso, e non prima, quando i risultati arrivavano) che Parlato non è un allenatore adatto alla Lega Pro, quelli che sono arciconvinti della coperta troppo corta messa a disposizione del tecnico da parte della proprietà, quelli, infine, che trinciano giudizi sull’esito della stagione con una sicurezza disarmante, pronti a scommettere che il Padova faticherà tantissimo a salvarsi. Bisogna stupirsi? No, affatto, perché nel Dna di questa piazza, calcisticamente parlando, non esiste il concetto di “mezze misure”: massima esaltazione se le cose vanno bene, pedale pigiato sulla negatività ai primi intoppi. Ora, nessuno nega il diritto alla critica, specie dopo una prestazione collettiva infelice come quella con gli altoatesini, ma da qui a sbilanciarsi in previsioni apocalittiche sul conto della “matricola” ce ne corre… Nulla di nuovo, era così negli anni precedenti e il copione non è mutato. Decisamente meritevoli di attenzione, piuttosto, sono i rilievi e le osservazioni da parte di chi teme un effetto “panchina corta” sullo spessore, tecnico e tattico, della squadra. Mancano Neto Pereira e Favalli e non sono assenze che si possono… digerire senza conseguenze. Come dire: le seconde linee non sono sempre all’altezza delle prime. E questo è difficile da confutare. Un dato, al di là del “non essere pervenuti” nei primi 45’ di sabato, fa riflettere: il Padova ha subìto 3 reti da parte di FeralpiSalò e Sudtirol e ne ha realizzata appena 1, perdipiù con un difensore (Fabiano). Il reparto offensivo, una volta fuori il brasiliano, si è inceppato. Solo un caso? Non crediamo e una riflessione in questo senso andrebbe fatta. Altra considerazione, sempre fondata, da parte di chi ragiona su ciò che non ha funzionato nelle ultime due giornate: a Bucolo e Corti deve essere concesso di rifiatare. Giandonato o Mazzocco, allora, se si lascia fuori uno dei due? Ecco un rebus da sciogliere: il primo è troppo lento e stenta ad entrare con efficacia nei meccanismi della manovra; il secondo potrebbe e dovrebbe essere utilizzato di più, anche a partita in corso. Entriamo in una settimana molto delicata, l’importante è che Parlato e i suoi possano lavorare in tranquillità, gettando le basi del riscatto. Va detto, però, che il derby ha un favorito d’obbligo, e questo è il Cittadella.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Perdi una volta e spuntano i disfattisti”) A chi ha la memoria corta – non tantissimi, ma neppure pochi – va ricordato ancora una volta come nessuno del Padova (società, tecnici e giocatori) abbia mai parlato, da luglio ad oggi, di puntare alla vittoria del girone A di Lega Pro. In sostanza, i biancoscudati non “devono” per forza di cose arrivare davanti a tutti, perché l’obiettivo del ritorno fra i cadetti, nel momento in cui a fine luglio 2014 Bergamin e Bonetto costituirono il nuovo club partendo dai dilettanti, va centrato nell’arco di un triennio, dunque con scadenza 2017. Che cosa chiedevano, e chiedono, invece i dirigenti di viale Rocco ai loro uomini? Di essere comunque protagonisti, e di mirare – parole dell’ad Roberto Bonetto – ad un posto playoff, il che significa chiudere secondi o terzi (sono solo due, come da regolamento, le migliori quarte squadre ammesse agli spareggi-promozione e per sceglierle, nei tre gironi, si guardano i punti fatti, poi la differenza reti, il maggior numero di gol segnati ecc. ecc.). A Cittadella, viceversa, ci si è sbilanciati in modo chiaro e netto: i granata, beffati da criteri di ripescaggio assai discutibili, vogliono riprendersi subito la serie B e il loro traguardo (dichiarato) è la promozione diretta o ai playoff. Hanno costruito un organico di tutto rispetto e non hanno ancora perso, anzi sono a quota 8, alla pari degli uomini di Parlato, in attesa del recupero con la Pro Patria di mercoledì 14 ottobre. Perché questa doverosa e lunga premessa? Perché, secondo noi, si sta esagerando. Non sotto le Mura, dove pure i borbottii dopo il pareggio inatteso con la Pro Piacenza avevano lasciato il segno (e la reazione dell’altroieri a Pavia è stata la miglior replica possibile da parte del gruppo), ma bensì attorno al Padova. È bastata una sconfitta – netta, senza attenuanti, pesante per il modo in cui è maturata – per ridare fiato ai disfattisti di professione.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Sabato andate a Cittadella: è un bene che il derby arrivi dopo una sconfitta così? «Quando si viene da una sconfitta, inconsciamente si ha più voglia di rivalsa, e quindi maggiori motivazioni. Il fatto che adesso ci tocchi affrontare una partita diversa dalle altre, visto che andiamo a Cittadella, l’aumenta sensibilmente (la voglia di rivalsa, ndr). Nonostante la brutta figura, i tifosi al termine dell’incontro di sabato ci hanno applaudito, e di certo non per farci i complimenti: io l’ho interpretato come un volerci dire che ci sono, che sono vicini a noi, e quindi per cancellare la sconfitta mi piacerebbe davvero tanto regalare loro una soddisfazione. Ma sappiamo che non sarà facile: andiamo ad affrontare un avversario di assoluto valore».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Parlato ha detto che forse è stato sbagliato il modulo. È d’accordo con questa tesi? «Da tecnico lui ne sa sicuramente più di me, io dal campo ho avuto l’impressione che, comunque avessimo giocato, loro ci avrebbero messo sempre sotto. In ogni caso, se due squadre non utilizzano sistemi speculari, ci sono punti di forza e di debolezza sia per l’una che per l’altra: il Sudtirol poteva sfruttare la superiorità numerica a centrocampo, noi qualcosa in più con le punte esterne. Loro ci sono riusciti, noi no: questo, per me, significa solo che hanno giocato meglio, non che il modulo fosse sbagliato». È possibile che, visto quanto sta pesando l’assenza di Neto, in alcuni reparti il Padova abbia la coperta un po’ corta? «Qui c’è un altro discorso da fare: ora a noi manca Savio Amirante, e non ne stiamo parlando solo perché in questo inizio di stagione siamo stati abituati a rinunciarvi. Il fatto è che per noi lui sarebbe importantissimo, la squadra ce l’ha, ma non può ancora utilizzarlo. La nostra è una compagine di ottimo valore, che in un modo o nell’altro può sopperire a qualunque assenza, l’importante è che non manchi un certo tipo di intensità».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Che spiegazione si dà, allora? «Non lo so, è qualcosa che fortunatamente capita di rado. L’avversario per i primi 45 minuti ha avuto una supremazia netta, non possiamo dire, come si usa in casi del genere, che “abbiamo sbagliato la partita”. È successo qualcosa che ancora non mi spiego, e che forse capirò dopo aver rivisto la gara. Dico solo che, da quando sono qui, quella con il Sudtirol si va aggiungere alla gara di Mogliano, l’unica, vera brutta partita disputata sino a sabato». Come mai anche Marco Cunico è andato così in difficoltà? «È dipeso dal fatto che non ho ricevuto un solo pallone giocabile, in una zona nella quale, vista la grande densità in mezzo al campo, avrebbe dovuto esserci un discreto spazio di manovra. Mi è mancato un po’ proprio il pallone per dialogare con Altinier, abbiamo fatto fatica a costruire un’azione degna di tal nome, e quando prendevamo palla, ci trovavamo sempre con la pressione avversaria addosso».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Il giorno dopo la prima sconfitta casalinga in campionato da quando Carmine Parlato siede sulla panchina biancoscudata, la delusione tra i giocatori è forte. Marco Cunico, il capitano del Padova che sabato contro il Sudtirol è incappato in una vera e propria débâcle, non cerca scuse. «Sono coincisi due fattori principali», osserva. «Da un lato la loro grande partita sotto tutti i punti di vista, dato che non hanno sbagliato nemmeno un passaggio o un controllo, e dall’altra la nostra prestazione sottotono. E mi riferisco a tutti, non salvo proprio nessuno. Il Sudtirol è stato perfetto, noi no. E l’aspetto più strano di questa gara è che sapevamo esattamente che loro avrebbero giocato in quel modo». Cosa intende dire? «Che l’avevamo preparata bene, eravamo consci del fatto che avremmo incontrato una squadra fisica, con gamba, che dopo due sconfitte sarebbe sicuramente arrivata all’Euganeo arrabbiata. Eravamo concentrati, pensavamo di essere in partita, e invece lo sono stati nettamente loro più di noi».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Comincia oggi per i biancoscudati la marcia di avvicinamento al derby di sabato sera a Cittadella. La squadra di Carmine Parlato, a due giorni dalla sconfitta con il Sudtirol e dopo le 24 ore di riposo concesse dal tecnico, alle 15 si ritroverà ai campi della Guizza per il primo allenamento settimanale. L’attenzione di tutti, dalla società, al tecnico e ai tifosi, sarà naturalmente concentrata su Neto Pereira, le cui possibilità di recupero in extremis si capiranno solo nella seconda metà della settimana: dopo aver saltato le gare contro FeralpiSalò e Alto Adige, l’attaccante brasiliano dovrebbe allenarsi ancora a parte e il rischio che anche sabato prossimo debba dare forfait esiste, putroppo.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Week end positivo per il pianeta “Calcio Padova”, con la squadra femminile che stravince all’esordio in Coppa e la formazione di calcio a 5 che strappa un buon pareggio nella prima uscita di campionato. Le ragazze di mister Mafficini hanno battuto 5-1 il Gordige, sul campo di via Vermigli. In rete bomber Ferrato con una doppietta, al 12’ e al 13’ della ripresa. In mezzo anche le reti di Lancellotti al 28’, Fabbruccio al 34’ e Mazzuccato al 25’ della ripresa. Un dominio assoluto contro una squadra che è riuscita soltanto a ridurre le distanze con Sacchetto al 23’ della ripresa. La settimana prossima le ragazze del Calcio Padova osserveranno un turno di riposo, con la Coppa Italia che tornerà a novembre e vedrà le biancoscudate giocarsi la qualificazione contro il Vittorio Veneto. Sabato 18, invece, prima giornata di campionato, sempre al Vermigli, contro il Trento. È ancora imbattuto anche il calcio Padova a 5, che ha debuttato in campionato venerdì scorso in trasferta contro il Cornedo. Uno a uno il risultato finale per il quintetto di Rodriguez, reduce dal doppio successo in Coppa Veneto contro Vigoreal e Petrarca. Venerdì prossimo, alle 21.30, per la seconda giornata di campionato il Padova ospiterà al Palagozzano l’Atletico Bassano.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (sesta giornata, sabato 10 ottobre). Ore 14.00: Lumezzane-Pro Patria. Ore 15.00: Cuneo-Mantova, SudTirol-FeralpiSalò. Ore 17.30: AlbinoLeffe-Pavia, Giana Erminio-Bassano, Pordenone-Cremonese, Pro Piacenza-Alessandria. Ore 20.30: Cittadella-Padova, Reggiana-Renate.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano 13, FeralpiSalò 10, Pavia, Reggiana e SudTirol 9, Cittadella, Giana Erminio, Padova e Pordenone 8, Alessandria 7, Cremonese, Lumezzane e Pro Piacenza 6, Mantova 4, AlbinoLeffe e Renate 3, Cuneo e Pro Patria 0.
Ore 08.26 – Lega Pro girone A, risultati e marcatori della quinta giornata: Bassano-Cuneo 2-0 (Falzerano (Ba) al 6′ pt, Misuraca (Ba) al 43′ pt), Padova-SudTirol 0-2 (Maritato (St) al 13′ pt e su rigore al 24′ pt), Pro Patria-Pordenone 1-4 (Cattaneo (Pn) al 25′ pt, De Agostini (Pn) al 34′ pt, Taino (Pp) al 7′ st, Pasa (Pn) al 16′ st, De Cenco (Pn) al 19′ st), Alessandria-Albinoleffe 2-1 (Sosa (Al) al 45′ pt, Soncin (Ab) su rigore al 29′ st, Mezavilla (Al) al 44′ st), Pavia-Cittadella 1-2 (Bobb (Ci) al 44′ pt, Ferretti (Pv) su rigore al 36′ st, autorete di Biasi (Ci) al 42′ st), Renate-Lumezzane 0-2 (Barbuti (Lu) al 3′ pt, Russini (Lu) al 35′ st), Cremonese-FeralpiSalò 0-1 (Pinardi (Fs) su rigore al 45′ st), Giana Erminio-Pro Piacenza 1-2 (Rantier (Pp) al 7′ st, Bruno (Ge) al 45′ st, Ruffini (Pp) al 47′ st), Mantova-Reggiana 0-2 (Arma (Re) al 6′ pt, autorete di Gavazzi (Re) al 43′ st).
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E’ successo, 4 ottobre: domenica di riposo per i Biancoscudati dopo la sconfitta casalinga col SudTirol.