C’è un’immagine che più di tutte rende l’idea di come Yusupha Bobb si sia inserito a Cittadella. È una domenica mattina, cade una pioggia leggera sul Tombolato e gli uomini di Venturato hanno appena terminato la seduta defatigante voluta dopo la scorribanda di Pavia. Sul campo sintetico i Giovanissimi regionali granata se la stanno vedendo contro i pari età della Liventina e il 19enne centrocampista gambiano, invece di rientrare subito in spogliatoio, si ferma, apre il cancello che porta al campo secondario e si siede a guardare la partita, sempre affiancato dal suo “best friend” Lamin Jallow. Poco distante il d.g. Stefano Marchetti se li coccola entrambi con gli occhi: «Ma avete idea di quanto sia importante per i più piccoli vedere i giocatori della prima squadra che assistono ai loro incontri? Da questi particolari si può capire quanto questi siano due ragazzi seri e umili. Bobb non giocava una partita intera dalla trasferta di Teramo in Coppa Italia, eppure, da allora, non ha mai sbagliato un allenamento o adottato atteggiamenti fuori luogo. E un gruppo come il nostro, queste cose, le nota: chi si comporta da prima donna rischia di essere emarginato. E invece osservate come vengono trattati: Yousupha e Lamin sono più piccoli e sono stati adottati da tutti come due ragazzi di casa». Quando poi ci si avvicina a Bobb, autore di una prova di qualità e sostanza allo stadio Fortunati, che va ben oltre il pregevole sinistro al volo con cui ha realizzato il primo gol del Cittadella, è un continuo siparietto con i compagni. «Ho saputo che sarei stato titolare soltanto sabato mattina. Dedico il gol a questo gruppo, che mi fa sentire uno della famiglia», racconta in inglese il diretto interessato. Poi passa Iori, diretto verso lo spogliatoio, e gli rifila un buffetto sulla nuca. Passa Vaccarecci e gli si pianta dietro di soppiatto, fingendo di dargli un bacetto sulle orecchie. Passa Paolucci e si offre di fare da traduttore. Passa Coralli e sorride: «Questo ragazzo ha tutto per fare strada. L’importante è che non si monti la testa». Per poi aggiungere, scherzando: «Ma tanto potete scrivere pure quello che volete, non corriamo pericoli simili: lui i giornali non li legge ancora». Già, l’impressione è che a mancare a questo ragazzo, che ha corsa, facilità di lancio con entrambi i piedi e senso del tempo negli inserimenti, sia solo la capacità di padroneggiare l’italiano. «Ma sia lui che Lamin stanno frequentando delle lezioni private, al ritmo di due o tre a settimana, proprio per migliorare anche sotto a questo aspetto», assicura Marchetti. Certo è che il suo apporto a Pavia si è sentito: ha dato sostanza alla linea mediana granata, permettendo allo stesso Iori di esprimersi come sa, avendo un punto di riferimento accanto da aggiungere a Paolucci. Notati dagli scout del ChievoVerona nella seconda parte della scorsa stagione, i due gambiani del Citta sono nel Belpaese soltanto da pochi mesi. «Ma sono rientrato a casa mia a giugno, per poi tornare in Italia», spiega Bobb. Che vive in appartamento a due passi dal campo e che sta sempre insieme a Lamin, «il mio migliore amico». Cittadella? «I love this town. Mi piace molto. È una città tranquilla». La squadra? «Very good (molto buona, ndr)». Il balletto dopo il gol? «È una danza tipica del mio Paese, mi piace festeggiare così. Lo aveva già fatto Lamin dopo la sua rete al Cuneo alla prima giornata. E, quando ho segnato io, su un suo assist, è subito venuto a ripeterla assieme a me». Un’esultanza simpatica, da cui traspare quanto questi ragazzi interpretino il calcio come un momento di gioia nella vita. La stessa gioia che, si spera, regaleranno ai tifosi granata in questa stagione.
(Fonte: Mattino di Padova)
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Tre punti scacciapensieri. Il successo di Pavia riporta serenità in casa granata: ieri mattina alla ripresa degli allenamenti solo sorrisi e pacche sulle spalle tra i giocatori, con Yusupha Bobb che riceve l’affetto e i buffetti da quasi tutti i compagni di squadra che lo incrociano. Il centrocampista classe 1996 – gol a parte – è stato uno dei protagonisti della trasferta lombarda, per Stefano Marchetti addirittura «il migliore tra i ventidue giocatori in campo». Il ragazzo prelevato dalla Primavera del Chievo è subito entrato nelle simpatie dello spogliatoio granata, assieme al suo inseparabile amico Lamin Jallow, connazionale del Gambia. I compagni di squadra li hanno presi sotto le proprie ali protettrici, anche perché come spiega Marchetti «sono ragazzi di una bontà immensa, arrivati a Cittadella con tanta umiltà e voglia di crescere». L’unico ostacolo per la completa integrazione nel gruppo è la lingua: Bobb parla solo l’inglese. «Ma sta imparando l’italiano. Due o tre volte la settimana in sede studia la nostra lingua con un’insegnante», prosegue il diggì del Cittadella, che considera Bobb un talentino dal futuro roseo: «L’avete visto bene? Sa fare tutto in mezzo al campo, gioca e calcia indifferentemente con il destro o il sinistro, e lo fa con una naturalezza incredibile. Farà tanta strada. A Pavia ha fatto un gol difficile, giocando con tanta personalità per un ragazzo così giovane. Recupera palla e imposta l’azione: è un giocatore moderno e completo». Ecco allora Yusupha Bobb. È contento per il gol, ma prima ancora del successo del Cittadella: «Abbiamo ottenuto tre punti importanti contro una grande squadra come il Pavia, e non era affatto semplice». Dopo il gol, il balletto con Jallow nei pressi della bandierina del corner: «È un siparietto preparato ancora quando giocavo nelle giovanili del mio Paese, in Gambia». Dove c’è stato la scorsa estate, a giugno. In Italia vive da solo, alloggia nei pressi dello stadio. Cittadella gli piace molto: «Amo questo posto. È una bella cittadina e si sta tranquilli, si può lavorare serenamente». È contento anche del gruppo: «Tutti mi vogliono bene, come vedete… Il Cittadella è una buona squadra, può far bene in campionato». Neanche a dirlo, il suo migliore amico è Lamin Jallow: «Non potrebbe essere altrimenti, siamo cresciuti assieme giocando a calcio». Il primo gol con la maglia granata è difficile da dedicare, così Bobb abbraccia tutti: «È per loro, per i miei compagni, per la squadra». Una squadra che torna a sorridere. «Abbiamo raccolto una vittoria piena – sottolinea Marchetti – Ai tre punti abbiamo aggiunto una prestazione maiuscola, il risultato poteva e doveva avere i contorni diversi, ci stava un nostro successo più largo anche a livello numerico». Questa volta, però, il diggì granata quasi sorvola anche sulle tante occasioni sprecate: «È diverso, a Renate abbiamo sbagliato gol che si dovevano fare, a Pavia abbiamo invece preso un palo, una traversa, il pallone di Litteri aveva superato la linea di porta, così mi hanno detto, e comunque c’era un fallo da rigore nei suoi confronti. Abbiamo avuto anche una buona dose di sfortuna». Marchetti è soddisfatto dei suoi: «Abbiamo commesso qualche errore, ma i ragazzi hanno rimediato, senza mai mollare. Il pareggio subìto poteva tagliarci le gambe, invece i giocatori ci hanno creduto sino alla fine, evidenziando grande carattere». È la settimana del derby. «È una partita bella, ci sarà una grande cornice di pubblico. Confronti come quello di sabato ti regalano tante emozioni, da vivere».
(Fonte: Gazzettino)