Si è conclusa ieri sera (e stavolta in modo definitivo) la campagna abbonamenti del Padova. E il dato, alla fine, non si è discostato poi molto da quello dello scorso, facendo però registrare una lieve flessione che ha deluso non poco i vertici di viale Rocco. Poco dopo le 20 il club biancoscudato ha sfornato il suo «bollettino», certificando con esattezza il numero di tifosi che ha deciso di dare fiducia alla squadra: 3411. Una quota che spedisce il Padova in testa alla classifica del girone A della Lega Pro, ben oltre le cosiddette inseguitrici, ma che non soddisfa troppo Roberto Bonetto: «Innanzitutto – spiega l’ad biancoscudato – vorrei ringraziare, uno ad uno, tutti i 3411 abbonati che hanno deciso di rinnovarci la fiducia. Detto questo, da imprenditore non posso essere soddisfatto e soprattutto mi delude un po’ il dato relativo alla riapertura della campagna stessa. Abbiamo fatto di tutto per andare incontro alle esigenze della gente, la risposta è stata inferiore alle attese. Ci auguriamo che la flessione rispetto allo scorso anno sia dovuta a un insieme di fattori, fra cui il campionato spezzatino e la mancata conoscenza dell’orario esatto delle partite. Dobbiamo concludere che lo zoccolo duro del tifo è questo. Siamo sotto del 20%, anche come volume complessivo della quota spesa per abbonato, perchè è calata rispetto allo scorso anno. Abbiamo contenuto i prezzi quanto più possibile, ma evidentemente non è bastato per catturare nuovi tifosi».
Le parole che dovrebbero preoccupare la tifoseria, tuttavia, sono quelle successive. Si parla tanto di nuovo stadio, di un Euganeo inadatto alle esigenze della tifoseria, di trasferimento al Plebiscito e di altre situazioni contingenti. Grandi manovre che coinvolgono palazzo Moroni e che non lasciano indifferente la società. Bonetto risponde di getto alla domanda se il dato di 3411 tessere possa in qualche modo frenare gli investimenti futuri della proprietà: «E’ inutile che ci giri attorno – chiude l’ad – questi sono dati che fanno riflettere. Mi fermo qui, perché non voglio aggiungere altro, ma faccio notare ancora una volta che noi, come società, siamo costretti a fare i conti su tutto, perché i tempi delle vacche grasse sono terminati». Insomma, tanta amarezza nelle parole dell’ad biancoscudato e un pensiero sul futuro su cui riflettere, anche se formulato a botta calda e, quindi, inevitabilmente con un pizzico di emotività in più.
(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)