Dietro ad una squadra che viaggia ancora imbattuta in campionato, a ridosso delle prime posizioni nel girone A di Lega Pro, ci sono tanti piccoli aspetti, secondari o meno. Di grande utilità o, magari, solamente scaramantici. Poi c’è qualcosa che viaggia su entrambi i binari, è una tradizione ereditata dalla cavalcata in Serie D ma allo stesso modo strizza l’occhio al calcio europeo. Il Padova, infatti, ha abolito il ritiro pre-partita. Sia per le gare in casa che per quelle in trasferta. Sarebbe una novità già solo per le sfide dell’Euganeo, ma se a queste ci aggiungiamo anche le partite fuori casa, la società biancoscudata diventa quasi una mosca bianca nel panorama calcistico italiano. In Inghilterra, ormai, è una consuetudine decennale. In Italia, invece, non è mai stato così: non solo per le gare esterne, ma anche per quelle in casa, il ritiro la sera prima della gara rappresentava per le società la garanzia che i giocatori fossero concentrati solo sulla partita, mentre molti (degli stessi calciatori) vivevano l’imposizione come una gabbia dalla quale (ogni tanto) fuggire di nascosto.
Negli ultimi tempi, tuttavia, qualcosa sta cambiando. Il Cittadella, ad esempio, da anni lascia i giocatori liberi di dormire a casa prima delle gare al Tombolato. In Serie A, invece, sono soprattutto gli allenatori stranieri a provare a mutare questa mentalità tutta italiana. Benitez (e Sarri ne ha subito ripercorso le orme), quando poteva, dava ampia libertà ai napoletani, stesso discorso per Paulo Sousa adesso a Firenze. A Padova tutto è iniziato la scorsa stagione: vuoi per la natura dilettantistica del campionato, vuoi per le trasferte vicine, il punto d’appoggio rappresentato dall’hotel Europa in centro è servito solo per il pranzo e non per passare la notte. In più, in tutte le trasferte, la squadra è sempre partita la mattina stessa della gara, a parte per quelle più lontane (vedi Fano, in Coppa Italia, e Trieste). Quest’anno si replica. «Tutto parte dal senso di responsabilità che si vuole affidare ai ragazzi», spiega mister Carmine Parlato.
«Io vengo da una carriera fatta di ritiri, tutti i sabati. Ma i tempi cambiano, da parte nostra ricordiamo sempre ai giocatori di far vita sana, mangiare bene e riposare. Poi dipende dal gruppo che si ha a disposizione. Noi abbiamo deciso di continuare con quanto fatto in D, sia per le gare in casa che, per ora, per quelle in trasferta». Logico che, quando le trasferte saranno più lontane (vedi Cuneo o Alessandria), probabilmente la squadra dormirà fuori Padova. Ma sarà un’eccezione. «Sì», chiude Parlato, «anche perché due ore di pullman, come abbiamo fatto sinora, si possono affrontare in giornata. Partendo la mattina, mangiando insieme e avendo la possibilità di riposarsi prima di arrivare allo stadio. A volte, andare in ritiro può anche caricare troppo la tensione prima di una partita». Una scelta, ovviamente, condivisa con la società: «Stare con la famiglia e dormire nel proprio letto può aiutare, più che stare in hotel, nella preparazione di una partita», ribadisce il vice-presidente Edoardo Bonetto. «Noi abbiamo la fortuna di avere un gruppo formato da ragazzi responsabili».
(Fonte: Mattino, Stefano Volpe)