L’ultima volta l’avevamo visto in campo sei mesi fa: nei minuti finali di un Padova-Arzignano terminato 0-0 all’Euganeo, ultima “frenata” stagionale di una squadra che, da lì in avanti, avrebbe navigato a vele spiegate macinando punti contro qualunque avversario prima di festeggiare la promozione in Lega Pro, Parlato aveva gettato nella mischia Sebatiano Aperi, alla ricerca di quel gol che ben sette volte era riuscito a trovare, spesso e volentieri proprio subentrando dalla panchina. Domenica scorsa, a distanza di 200 giorni da quell’8 marzo, l’attaccante catanese è tornato ad indossare la maglia biancoscudata in campionato, subentrando a Bearzotti al 17’ della ripresa. Una vera liberazione, dopo l’infortunio al legamento del ginocchio patito ad inizio aprile, l’intervento chirurgico e un’estate trascorsa tra ambulatori, palestra e riabilitazione. «Una bellissima soddisfazione», sorride Aperi il giorno dopo il suo rientro nel clima agonistico. «Dopo il grave infortunio che ho subìto, tornare a giocare una gara ufficiale è stata una grandissima gioia, sotto tutti i punti di vista».
Immaginiamo l’emozione nel rivedere il tabellone luminoso alzarsi con il suo numero di maglia… «Era da tanto tempo che lo sognavo, mentalmente era ormai da settimane che mi concentravo in attesa di questo momento. Alla fine penso di averlo sfruttato nel miglior modo possibile, anche se non è arrivato il gol. Spero che giunga anche quello il prima possibile». Cosa le ha detto Parlato? «Niente di particolare: mi ha dato indicazioni su ciò che avrei dovuto fare, mi ha chiesto di stare attento alla fase difensiva, visto che la Feralpi spingeva parecchio, ma di cercare comunque di scardinare la difesa come so fare». Com’è stata, allora, la sua prima apparizione dopo il lungo infortunio? «Sono entrato nel modo giusto, concentrato, e avrei avuto anche la possibilità di segnare se quel destro da fuori area fosse riuscito un po’ meglio. Anche fisicamente è andata bene: non ho avuto problemi di fiato né muscolari, il mio procuratore, che ha visto la gara su internet, mi ha detto di avermi visto davvero bene. E mi ha fatto molto piacere». Adesso torna a giocarsi una maglia da titolare. E non sarà facile scalzare i titolari. «La concorrenza c’è in qualunque squadra, se non altro quest’anno non esiste più la regola dei giovani. Me la gioco come ho sempre fatto, sto al mio posto e cerco di impegnarmi per guadagnare quello che merito».
Tra poco tornerà anche Ilari, il che significa che a giocarvi il posto, a conti fatti, siete gli stessi della Serie D. Non le fa un effetto strano? «E ciò significa solo che, come ho sempre saputo, quella squadra era davvero almeno tre scalini sopra le altre. L’ha detto anche il campionato: abbiamo chiuso con 15 lunghezze di vantaggio sulla seconda, eravamo troppo superiori e l’abbiamo dimostrato». A Salò, intanto, è arrivato l’ottavo punto stagionale. Siete soddisfatti del ruolino di marcia? «I punti dobbiamo farli in casa, e finora ci siamo riusciti. Se riuscissimo a ripeterci ogni tanto anche in trasferta, meglio: l’importante, come siamo stati bravi a fare a Reggio Emilia e a Salò, è non perdere. Stiamo andando benissimo, 8 punti non saranno come le nove giornate a punteggio pieno dell’anno scorso, ma in un campionato così difficile rappresentano un ottimo passo». Adesso troverete Sudtirol e Cittadella: due pareggi potrebbero bastare? «Sono due partite molto importanti, ma non firmerei per due punti: voglio vincere la prossima in casa con l’Alto Adige, e poi andare a Cittadella a giocarmela. Dai granata mi aspettavo qualcosa in più in questo inizio di stagione, non vedo l’ora che arrivi il derby». La squadra. Oggi ripresa degli allenamenti: doppia seduta alla Guizza, aspettando Ilari, che dovrebbe finalmente tornare ad allenarsi con i compagni.
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia)