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Ore 22.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano 10, Pavia 9, Padova e Giana Erminio 8, FeralpiSalò 7, Cremonese, Reggiana e SudTirol 6, Cittadella e Pordenone 5, Alessandria e Mantova 4, AlbinoLeffe, Cuneo, Lumezzane, Pro Piacenza e Renate 3, Pro Patria 0.
Ore 22.25 – Lega Pro girone A, fischio finale: Reggiana-Giana Erminio 0-0.
Ore 22.10 – (Il Piccolo) Meno della metà degli spettatori sugli spalti rispetto a due settimane fa (e un manipolo fuori a protestare), un terzo dei punti in classifica rispetto agli obiettivi e una società che per la seconda volta dovrà tamponare istanze di fallimento in tribunale. Al Rocco scende in campo una squadra senza un allenatore (il buon Lotti si sta prestando come responsabile dell’area tecnica), una squadra con un diesse Pinzin che è rientrato nei ranghi dopo le sue dimissioni appena venerdì e con il presidente Pontrelli (inibito) le cui intenzioni sono nebulose. Ma in campo c’è una squadra che pur perdendo 2-1 con il Levico dimostra di avere voglia di stare in campo. L’Unione perde perché gioca bene solo nei primi 15’ e nel secondo tempo ma paga un quarto d’ora di black-out (e un baby portiere che va assolto) e almeno un gol di Zubin annullato in modo strampalato per un fuorigioco inesistente. In questo ambiente per nulla stimolante (anzi) va dato atto ai giocatori di non aver mollato sullo 0-2 e di aver dimostrato che hanno la stoffa per stare ben più su del quartultimo posto in classifica. Ma la realtà è questa. Il resto sono chiacchiere. Il debutto di Andjelkovic al fianco di Beghin è confortante anche se forse troppo affrettato, il ritorno a destra di Crosato è ragionevole, l’utilizzo di Mattielig dà consistenza al centrocampo. Sul potenziale offensivo non c’erano mai stati dubbi. Basta attendere che Zubin entri in forma e magari qualche volta dare fiducia a Baggio. Tutti ingredienti che Lotti cerca di mettere nel pentolone. L’avvio di partita è promettente perché finalmente i giocatori sembrano giocare con la mente libera. Al 2’ una botta di Kabine su buona manovra collettiva viene respinta bene dal portiere ospite e pochi minuti dopo Zubin va in gol ma in fuorigioco. Dopo una ventina di minuti però arriva il pasticcio difensivo. Su un corner da destra Pancheri (a ridosso dell’area di porta poco custodita) può scaricare il piatto destro in rete. L’Unione reagisce con Kabine che da sinistra dà un ottimo assist a Zanardo ma Nervo fa un gran intervento. Altra disattenzione e arriva il raddoppio dei trentini: Piccinini imbecca l’indisturbato Baido che poco dentro l’area fa secco Bonin. Nella ripresa i triestini partono a testa bassa e già al 7’ su ottimo traversone da destra di Crosato Kabine trasforma la rete che trasforma la squadra. I padroni di casa prendono coraggio. Entra Pettarini per dare qualità al centrocampo. Zubin non ha la mira giusta sia al 15’ che al 23’ ma poi il suo colpo di testa in rete viene annullato nonostante il centravanti sia dietro a Tobanelli. Baggio viene inserito al 36’ e fa quel che può. Finisce ancora una volta con la gioia dei trentini increduli nell’espugnare il Rocco. Non sono i primi a farlo. E non saranno gli ultimi.
Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno conquista la prima vittoria stagionale. Dopo quattro pareggi in altrettante partite, la squadra di Roberto Vecchiato ha messo in campo una prestazione solida e ha guadagnato i tre punti grazie alla rete di Corbanese nel primo tempo. Al bomber gialloblù è stato anche annullato un gol per presunta posizione di fuorigioco, mentre nel secondo tempo Calcagnotto e compagni si sono trovati in dieci dal 17’ per l’espulsione diretta di Bertagno e in nove in pieno recupero per la doppia ammonizione a Paolo Pellicanò. In mezzo anche il Montebelluna ha perso un giocatore per espulsione, Nchama Oyond, e nel finale l’allenatore Fonti. Mister Vecchiato schiera Solagna tra i pali. In difesa fa il suo esordio Pescosta, infortunato al piede da più di un mese, sulla corsia opposta c’è Pellicanò e la coppia centrale difensiva è formata da Calcagnotto e Sommacal. Si accomoda in panchina Mosca, non al meglio per una botta al ginocchio rimediata in settimana. A centrocampo il gioco è affidato al solito Bertagno sostenuto da Masoch e Duravia. Miniati non è convocato per infortunio. Davanti bomber Corbanese guida l’attacco insieme ad Acampora e il giovane, classe 1998, Marta Bettina. Tra le fila del Montebelluna c’è una conoscenza del Belluno, Zecchinato, già tra le fila del Ripa Fenadora, che si accomoda inizialmente in panchina. Il primo tempo inizia alla grande per il pubblico del Polisportivo che in una manciata di minuti vede subito una grossa occasione da entrambe le parti. Al 4’ Acampora pennella in area per Corbanese che stoppa e gira in rete ma il guardalinee alza la bandierina e fa annullare per fuorigioco. Sul capovolgimento di fronte Cusinato taglia l’intera difesa del Belluno e davanti alla porta si fa chiudere da un doppio intervento firmato Pellicanò, che disturba il giocatore, e Solagna che manda la palla in angolo. Al 12’ Marta Bettina approfitta di una sponda di testa e penetra l’area del Montebelluna mettendo in mezzo una palla invitante per il “Cobra”, che non ci arriva per un soffio. Mister Vecchiato prova a cambiare qualcosa tra il centrocampo e l’attacco invertendo le posizioni di Masoch e Duravia a metà campo e quelle di Acampora e Marta Bettina in avanti. Gli sforzi del Belluno, che fino ad ora ha messo in campo una prestazione solida e aggressiva, sono ripagati al 18’ quando Pellicanò pennella in mezzo all’area per l’eterno Corbanese che di testa anticipa tutti e firma il vantaggio con un gran gol. Una manciata di minuti dopo, il capitano del Belluno fallisce il raddoppio dal limite dell’area piccola su assist invitante di Pescosta. Al 25’ è Duravia a provarci dal limite con un tiro a giro che sfiora il palo e finisce sul fondo. In campo si vede solo il Belluno, che con un gran ritmo comanda senza problemi il gioco e la manovra. Nel finale gli ospiti hanno mezza occasione per pareggiare, ma Solagna è bravissimo a uscire al limite dell’area e murare il tiro di Visinoni. Il secondo tempo è più equilibrato ma la situazione dei gialloblù si complica al 17’, quando Bertagno entra scomposto su Zecchinato che cade a terra urlante. La scena non lascia indifferente l’arbitro, che sventola il rosso diretto. Al 26’ su angolo è ancora il “Cobra” a provarci in girata, ma Rigo gli dice di no con un gran intervento. Alla mezz’ora fa il suo esordio anche Franchetto, classe 1997, che prende il posto di Pescosta con i crampi. Nel finale il Montebelluna sfiora il pari in due occasioni con Samba, che non inquadra la porta. In pieno recupero, becca il rosso per doppia ammonizione anche Pellicanò ma il Belluno si difende.
Ore 21.30 – (Gazzetta di Mantova) Una scarpata al capo durante una fase di gioco ha costretto Giuseppe Ungaro a lasciare il terreno dello Zini dopo soli 13 minuti dal suo ingresso, avvenuto all’intervallo. Il giovane attaccante ha anche messo lo zampino in una delle due reti dell’Acm ma pochi istanti più tardi, a seguito dello scontro, è stato prima medicato dallo staff medico e poi costretto a uscire per un trauma cranico che gli ha prodotto un lieve intontimento. Nello spogliatoio dell’Acm si è poi ripreso ed è tornato in città con la squadra. Gli uomini di Maspero tornano ad allenarsi oggi pomeriggio (ore 15) al Centrale Te, in preparazione alla quinta giornata di campionato, che alle 20.30 di sabato sera propone agli sportivi mantovani il derby casalingo con la Reggiana, che stasera giocherà il posticipo con la Giana Erminio. Ipotizzato che Ungaro possa essere già in campo, restano da valutare le condizioni di Puccio e Momentè: il primo potrebbe ricevere il via libera per unirsi ai compagni proprio prima della seduta odierna, il secondo dovrebbe essere recuperato dopo la distorsione al ginocchio. Ai box restano Scalise (una decina di giorni di stop) e Pane (che tornerà a gennaio per la frattura della rotula).
Ore 21.20 – Lega Pro girone A, termina il primo tempo del posticipo: Reggiana-Giana Erminio 0-0.
Ore 21.10 – (Gazzetta di Mantova) I soliti sfottò arricchiscono il clima di Cremonese-Mantova, derby che in campo, tra prodezze ed errori, non è stato certo avaro di emozioni. Geniale il saluto della curva mantovana ai cugini grigiorossi prima del fischio d’inizio: tutti seduti a sventolare le mani, richiamando l’attenzione su una scritta formata dalla disposizione dei tifosi e che farebbe la felicità del visconte Cambronne. Forte di un primo tempo pressoché dominato, il settore di casa più caldo incita incessantemente i propri beniamini ma gli sportivi biancorossi si prendono la rivincita nell’emozionante ripresa, sino al pari finale che non scontenta nessuno. Tutto è comunque filato liscio sotto il profilo della sicurezza, mentre non è mancato qualche isolato insulto piovuto all’indirizzo di Maspero, portabandiera per un decennio di una Cremonese mai così d’alto livello in passato e poi nemmeno negli anni a venire. A gustarsi il derby numerosi allenatori ed ex delle due squadre: a parte Gigi Simoni non sono passati inosservati Giuseppe Brucato, Armando Madonna, Attilio Lombardo (papà del biancorosso Mattia, ieri in panchina), il procuratore Alberto Bergossi e il tecnico Alberto Maresi.
Ore 20.50 – (Gazzetta di Mantova) Uno confeziona assist e reti da consumato bomber, preziose prodezze che valgono punti. L’altro deve chinarsi tre volte a raccogliere palloni finiti alle sue spalle, eppure è tra i biancorossi più in evidenza. Francesco Ruopolo e Francesco Bonato si dividono la scena tra gli uomini-chiave della scoppiettante sfida dello “Zini”. Che anche sotto il profilo dialettico resta un enigma per i due giocatori dell’Acm: ko evitato o vittoria sfumata? «Resta l’amaro in bocca per il gol subìto al 90′ – ammette “Ciccio” Ruopolo -, ma sono anche contento per la reazione che io e i miei compagni abbiamo avuto dopo l’intervallo. Ci siamo resi conto che peggio di così non si poteva fare, la nostra prima frazione ha parecchie analogie con quella dell’ultima gara casalinga con il Pordenone. A quel punto, sotto di due reti, abbiamo tirato fuori gli attributi, abbiamo cercato di mettere in pratica ciò che prima non ci riusciva, con maggiore cattiveria e pensando esclusivamente al risultato. La reazione è stata veemente, ho creduto in quel pallone servito ad Anastasi e sull’1-2 abbiamo messo paura agli avversari, ottenendo subito il pari. La rete del 3-2? È stata un’emozione incredibile, segnarla sotto il settore dei tifosi mantovani. Non vedo l’ora di ripetermi al Martelli e festeggiare questa gioia con i tifosi». «Sono soddisfatto e dispiaciuto – dice il portiere Francesco Bonato -, nel primo tempo ci siamo trovati sotto per episodi sfortunati e discutibili, ancor più che per nostre colpe. Volevamo raddrizzarla e ce lo siamo detti nello spogliatoio, con il mister che ci ha scosso con le parole giuste. Per quanto mi riguarda giocare non è più una sopresa, scendo in campo sempre più tranquillo. Ma ora serve una vittoria, da festeggiare sabato con la Reggiana».
Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il 2-0 del primo tempo probabilmente Fulvio Pea, mister della Cremonese, pensava di avere già messo in archivio a suo favore il derby contro il Mantova. Che invece ha poi ribaltato la gara costringendo i padroni di casa a un pareggio in extremis per evitare la beffa casalinga. «Purtroppo in avvio di ripresa abbiamo avuto un sbandamento di 7/8 minuti dove abbiamo commesso una serie di errori fatali – dice Pea – e questi hanno consentito ai nostri avversari di rimettersi in corsa. Lo so che non dovrebbero succedere, però li metto nel computo di una squadra che sta crescendo e ha bisogno di trovare amalgama e compattezza. Non è facile da trovare subito, considerando che alleno un gruppo composto da 20 giocatori nuovi su 24: per questo predico pazienza e so che con il lavoro quotidiano aggiusteremo queste imperfezioni sul piano sia tecnico che tattico». Anche perché il giudizio di Pea sulla Cremonese rimane positivo: «Mi sembra di poter dire che abbiamo divertito, forse anche i tifosi mantovani per avere regalato un paio di gol (sorride, ndr), mettendo comunque in mostra trame di buona qualità. Ma la cosa che mi inorgoglisce ancora di più è che i miei ragazzi quando hanno subìto il 3-2 non si sono persi d’animo. Potevano crollare psicologicamente, invece si sono ributtati in avanti e hanno raggiunto il meritato pareggio. Raccogliendo gli applausi del pubblico che per due volte li hanno chiamati sotto la curva con un gesto bellissimo. Il Mantova? Di solito sono concentrato a guardare la mia squadra». Gigi Simoni, ex tra due bandiere, responsabile area tecnica dei grigiorossi: «Quando si vince 2-0 e ci si fa rimontare rischiando addirittura di perdere è normale ci sia del rammarico. Alla fine siamo stati bravi a pareggiare e in definitiva credo che il risultato sia giusto».
Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Gira tra i corridoi dello Zini come si fa nel giardino di casa. Mister Riccardo Maspero a Cremona ci ha passato una vita, stavolta da avversario è riuscito nell’impresa di rimettere in sesto una gara che al 45’ sembrava chiusa in archivio con doppia mandata: «Ci siamo ritrovati nel fango più profondo – dichiara senza giri di parole – e abbiamo capito che potevamo solo riemergere. Il secondo tempo è stato da manuale, i ragazzi sono stati semplicemente eccezionali. Quello che è successo qui a Cremona deve servirci per il futuro: se vogliamo diventare grandi dobbiamo lavorare sodo, ma la grinta e la voglia che ci abbiamo messo è la base sulla quale partire». A fine primo tempo doppio cambio: fuori capitan Caridi e Raggio Garibaldi, dentro Ungaro e Anastasi: «Io so come si possono compiere queste rimonte e ho cercato di trasmetterlo al gruppo. Siamo passati dal 3-5-2 al 3-4-1-2 – continua Maspero – con Ungaro sulla trequarti per avere più dinamismo e Anastasi davanti per sfruttare le palle lunghe. Non sono un integralista, penso sempre che per fare punti e vincere conta il gioco. Tra il primo e secondo tempo ho cercato di non drammatizzare la situazione ma al tempo stesso di dare la scossa. In campo i ragazzi hanno risposto alla grande. Resto convinto di una cosa: alla lunga troveremo i giusti meccanismi di gioco e daremo soddisfazioni ai nostri tifosi». Tornando al primo tempo c’è pure qualche dubbio su un presunto fuorigioco grigiorosso non ravvisato dalla terna: «Era una fase di studio e quella rete viziata da una posizione irregolare ha cambiato l’inerzia del match. Sotto di due reti poteva finire male, ma il cuore e l’anima della squadra hanno fatto la differenza». Fino all’incredibile ribaltamento del 2-3: «Non averla vinta deve farci crescere dentro la giusta rabbia per il futuro – osserva il tecnico –. A mente fredda si può dire che il derby è stato uno spot per il calcio, bello anche sugli spalti. Abbiamo regalato emozioni». Il Mantova raccoglie un punto prezioso in una gara complicata. Manca ancora il salto di qualità per spiccare il volo: «Siamo una squadra nuova, una società nuova, ci serve tempo soprattutto per conoscerci e capirci al meglio in campo – sottolinea Maspero – se la nostra gente ci aspetterà sapremo ricambiarla». Sabato un altro derby sentito dalla piazza contro la Reggiana. Un’occasione ghiotta per fare un regalo al popolo biancorosso.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova pareggia allo “Zini” un derby per cuori forti, in cui succede davvero di tutto. I biancorossi vanno al riposo sotto di due gol (entrambi probabilmente viziati da fuorigioco), pareggiano i conti nell’arco di due minuti all’inizio della ripresa (Anastasi e Carini) e poi – dopo aver più volte rischiato di andar di nuovo in svantaggio – nel finale trovano addirittura il 3-2. Quando sembra ormai fatta, però, al 90’ arriva il definitivo 3-3 firmato da Forte. Altrettanto rocambolesca è la lettura tattica del match: Maspero cambia modulo e passa al 3-5-2 e il collega Pea fa lo stesso, varando un inedito 3-4-1-2. Così, per un tempo il Mantova gioca come di solito fa la Cremonese e viceversa. Nella ripresa, poi, le cose si capovolgono di nuovo: l’Acm torna al 3-4-1-2 e la Cremonese passa al 3-5-2. A dir poco singolare. Il match merita comunque di essere raccontato nel dettaglio, partendo dallo spettacolo nello spettacolo offerto dai quasi 4mila spettatori sugli spalti. Per quanto concerne il campo, dopo qualche minuto di studio la Cremonese trova subito il gol con Brighenti, servito (in sospetto fuorigioco) dall’esterno destro Guglielmotti, che s’infila in un buco della difesa biancorossa e che sarà per tutto il match una spina nel fianco per il Mantova. A quel punto le cose si mettono male, perché lo svantaggio impedisce ai biancorossi di sfruttare la densità del centrocampo a 5 e di ripartire negli spazi. Il tema tattico insomma si capovolge, con la Cremonese arroccata sulla trequarti e pronta a sfruttare le ripartenze. E così i grigiorossi mancano qualche buona opportunità in contropiede (bravo Bonato in due circostanze), mentre sull’altro fronte Raggio Garibaldi prima e Di Santantonio poi non sfruttano un paio di illuminanti assist di Caridi. E Foglio fa ancora peggio, perché sbaglia il pallonetto a tu per tu con il portiere. Al 43’, infine, arriva il 2-0 di Magnaghi, merito di un’azione del solito Brighenti che vince un rimpallo contro due biancorossi al limite dell’area. Maspero lascia negli spogliatoi Caridi e Raggio Garibaldi, inserendo Ungaro e Anastasi e passando al 3-4-1-2. La mossa è vincente, agevolata da un rientro un po’ molle in campo della Cremonese. In due minuti, dal 3’ al 5’, il Mantova pareggia con le reti di Anastasi e Carini. Sull’onda dell’entusiasmo sembra che i biancorossi possano dilagare, ma poi la Cremonese ritrova ordine, anche perché Pea rileva la punta Magnaghi con il mediano Benedetti e torna al 3-5-2. Maspero perde invece Ungaro per infortunio e inserisce Zammarini, avanzando Di Santantonio nel ruolo di trequartista. I grigiorossi ora giocano meglio e sfondano ripetutamente a destra dove Rosso e Guglielmotti sono imprendibili per Dalla Bona e Foglio. Lo stesso Guglielmotti e Maiorino sciupano occasioni a tu per tu con Bonato, che se la cava alla grande anche su altre conclusioni avversarie. Poi al 41’ Ruopolo ruba palla all’esausto Guglielmotti e segna il 3-2 che fa impazzire i tifosi biancorossi. Sembra fatta, ma al 45’ il neoentrato Forte salta più in alto di Scrosta e Carini e infila di testa il definitivo 3-3. Giusto così ed entrambe le squadre vanno a raccogliere applausi sotto le rispettive curve.
Ore 19.30 – (La Provincia Pavese) E’ schietto, Michele Marcolini: «E’ una fortuna avere giocatori in grado di fare la differenza. Le grandi squadre ce li hanno e io ne sono consapevole. Sono anche convinto che spesso le gare contro squadre così tignose e organizzate come il Cuneo si potranno risolvere così». Già, perché la gara con il Cuneo il Pavia l’ha vinta nel finale con i colpi dei suoi talenti, Cesarini e il ritrovato Ferretti. E’ sincero l’allenatore del Pavia, ma poi serve anche un’analisi complessiva della partita, al di là degli exploit dei singoli: le loro qualità non sarebbero bastate, probabilmente, se non ci fosse stato un atteggiamento della sua squadra diverso, rispetto a un disastroso primo tempo. «Abbiamo fatto un pessimo primo tempo e un secondo invece molto buono – dice il mister azzurro – è giusto rendere merito al Cuneo e fargli i complimenti per come ha giocato nei 45’ iniziali. Però mi ha dato fastidio il fatto che la mia squadra abbia risentito delle tre gare giocate in una settimana, non dal punto di vista fisico ma mentale: fin dall’avvio siamo stati lenti nella manovra e molli». Il fatto di ritrovarsi una squadra che per l’occasione aveva cambiato il sistema di gioco passando dal 4-4-2 al 3-5-2, così da giocare a specchio, può aver creato delle difficoltà restringendo gli spazi? «Se il nostro gioco dovesse dipendere dal modulo degli avversari andremmo poco lontano – dice Marcolini – in realtà gli spazi c’erano e si sarebbe potuto fare di più. Avremmo dovuto essere più aggressivi, i duelli li abbiamo persi tutti». Poi nel secondo tempo l’atteggiamento è cambiato. In particolare, si sono visti i tre centrali di difesa alzarsi e partecipare alla costruzione della manovra offensiva. «Sì, è quello che gli chiedo di fare, anche per alzare la percentuale di errore degli avversari. Nel secondo tempo hanno gestito bene la fase del possesso palla. Ma tutta la squadra nel complesso ha avuto un atteggiamento diverso». La vittoria di Cuneo ha comunque finito per mostrare una buona capacità di reazione della squadra. E la speranza di portare a casa i tre punti Marcolini dice di non averla persa nemmeno dopo il 2-1 del Cuneo. «Infatti il cambio successivo, quello di Ferretti per Ghiringhelli , l’ho preparato prima ancora che il Cuneo tirasse il rigore». Nel primo tempo, dopo aver perso prima Mattia Marchi e poi Del Sante, il tecnico non se l’è sentita di rischiare anche Ferretti. «Andrea l’avevo portato soltanto per fargli riassaporare il clima della gara, sarebbe stato troppo rischioso mettere subito anche lui, c’è stata una consultazione e ho deciso di mandare in campo Anastasia». Salvo poi giocarsi il jolly quando le cose si erano di nuovo messe male. Viene chiesto anche al mister se non ha pensato di far partire titolare Marco Cristini, che ci teneva a essere in campo visto che del Cuneo è stato anche capitano nei suoi otto anni t in biancorosso. «Mi spiace per lui, lo posso capire – è la risposta del tecnico – ma io devo fare le mie valutazioni e a livello tattico e stavolta avevo bisogno di un giocatore come Alessandro Marchi e della sua corsa». Scelta a sorpresa, invece, quella di schierare Sabato al posto di Martin, che è stato fin qui uno dei migliori. «Marco ha fatto benissimo – conferma Marcolini – ma non è facile fare bene tre partite in una settimana. Bisogna alternare un po’ e ho preso questo decisione. E mi sembra che Rocco Sabato, che si è allenato sempre alla grande, abbia fatto più che bene».
Ore 19.10 – (La Provincia Pavese) «Adesso la perdiamo anche!», urla Iacolino dopo il 2-2 del Pavia a 3’ dalla fine. A qualche metro di distanza Marcolini sprona i suoi a cercare la vittoria: «Dai, dai!». Sta di fatto che di lì a pochi secondi il funesto presentimento del mister del Cuneo e il pensare positivo dell’allenatore del Pavia combaciano perfettamente, grazie all’ennesimo gioiello di Cesarini: palla da venti metri nel sette e azzurri che vincono una gara brutta e folle, che pareva ormai persa. Già perché il primo tempo sembra un déjà vu della gara di Mantova (0-3) dell’anno scorso: una squadra irriconoscibile, il Pavia, che dopo aver preso il gol non solo non riesce a reagire, ma balla pericolosamente di fronte alla maggiore brillantezza e incisività del Cuneo. Dice pure male agli azzurri, che perdono nel giro di quattordici minuti prima Mattia Marchi (al 21′) e poi Del Sante (al 35′) entrato a sostituire il compagno infortunato (per entrambi dovrebbe trattarsi di stiramento). Già l’avvio aveva mostrato un Pavia in difficoltà a trovare spazi di fronte alla mossa di mister Iacolino che – forse anche scottato dalle zero in classifica nonostante buone prestazioni – abbandona il 4-4-2 per un 3-5-2 pari a quello del Pavia, che soffoca ogni iniziativa azzurra e consente ai biancorossi di ripartire con efficacia. Per la verità senza creare grossi pericoli nei primi minuti, salvo una invidiabile collezione di angoli (già sei nei primi 20′, che diventano nove al 45’ ). Su uno di questi però il Cuneo passa, al 21’, con il Pavia momentaneamente in dieci proprio per l’infortunio a Marchi: stacca Franchino e centra il palo, la palla rimbalza e diventa una sponda perfetta per Conrotto che non deve fare altro che scaraventare in rete. Si scuote, il Pavia? Nemmeno per sogno, anzi il Cuneo tra il 26’ e il 35’ con pochi passaggi riesce ad arrivare alla conclusione, fallendo il bersaglio sempre per pochi centimetri: Corradi chiude un triangolo sullo stretto accarezzando la traversa e poi con un tiro cross sfiora il palo, quindi tocca a Chinellato su punizione sfiorare i legni, stesso risultato per Banegas dopo slalom centrale. Fuori anche Del Sante, il Pavia si ritrova senza centravanti e sarebbe troppo rischiare anche Ferretti, rientrante dopo uno stop di quasi due mesi. Entra allora il baby Anastasia e il Pavia con Cesarini tira per la prima volta in porta, al 46’: sinistro un po’ largo. Si chiude il tempo con la bomba su punizione da trenta metri di Corradi, Facchin neutralizza coi pugni. Tanti passaggi sbagliati, poca grinta, confusione in campo: al Pavia nella ripresa serve una sveglia, e di quelli potenti, per uscire indenne dal Paschiero. Non accade esattamente questo ma il passo avanti è evidente, anche in senso letterale, con i tre difensori centrali che tengono una linea più alta e partecipano alla manovra offensiva. Cesarini buca la difesa al 2’ ma il tiro è debole. Ma al 10’ un’altra iniziativa del Mago riporta la gara in equilibrio: tocco di mano di Gorzegno che ai più pare involontario, ma per l’arbitro è rigore, che lo stesso Cesarini trasforma. Il Pavia ora ha il comando delle operazioni e anche se non riesce a creare granché dà la sensazione di poter ribaltare la gara contro un Cuneo che nel primo tempo ha sprecato troppo. Ma al 25’ ricade nello sconforto: l’arbitro fa il paio con il rigore precedente e ne assegna uno dubbio anche al Cuneo, per un presunto abbraccio di Sabato su Franchino. Cavalli trasforma e siamo 2-1. Marcolini a quel punto gioca anche la carta Ferretti, che otto minuti dopo il suo ingresso, al 42’, fa sapere che è davvero tornato: la palombella di Bellazzini lo pesca sul filo del fuori gioco a centro area e il Principe non sbaglia. E’ 2-2 ma non è finita, perché passano due minuti e Cesarini raccoglie palla al limite e di destro firma un altro gol incantevole. E fanno nove punti in nove giorni. Mica male.
Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) «Se la stagione è storta, gare come queste puoi anche perderle: attacchi tutti i 90’ e poi subisci la ripartenza. Invece noi abbiamo portato a casa un punto, bisogna essere soddisfatti». Il capitano neroverde Mirko Stefani si associa alla linea del tecnico Tedino e vede così di buon grado il pareggio conseguito col Renate. «Stiamo dando continuità alle nostre prestazioni, ci stiamo confermando: non sono aspetti di poco conto – afferma il difensore trentino –. Oggi (ieri, ndr) ci abbiamo provato in tutti i modi, non dobbiamo rimproverarci nulla. Ci è mancata un po’ di lucidità in fase di finalizzazione, ma è positivo aver creato così tante situazioni pericolose. Il gol arriverà». Il Pordenone staziona ora a metà classifica ed è destinato a un buon campionato: adesso arriva la trasferta di Busto Arsizio con la Pro Patria, che può dare un ulteriore spinta alle ambizioni neroverdi. «E’ una gara impegnativa – guarda al futuro Stefani – ma che possiamo fare nostra se continuiamo a essere umili come fatto sinora». La squadra riprende a lavorare già stamattina al De Marchi. Quindi programma normale, con probabile inserimento di un match amichevole col Porcia per mercoledì pomeriggio. Intanto ieri sera a Tpn il presidente Mauro Lovisa ha ribadito la sua volontà di entrare nel consiglio di Lega Pro. «Il prossimo 15 ottobre c’è la riunione e sono pronto a candidarmi, per creare un calcio migliore. La Pro Patria riammessa senza spendere? Mi batterò anche perché non succedano più cose come questa».
Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) Lo diceva già a inizio settimana: «Questa è la gara più difficile dell’avvio di stagione». Ieri lo ha ribadito e per questo Bruno Tedino ha accolto soddisfatto il punto dalla sfida col Renate. «E’ un ottimo pareggio – ha affermato –, al termine di una prestazione positiva. E’ mancato solo il gol, ma adesso posso dire che siamo una squadra matura». Un gruppo “maggiorenne”, dunque, ma che va ancora aspettato. Per questo alla fine ha sottolineato un concetto in particolare: «Siamo questi, abbiamo dei limiti: non pretendete troppo». Tedino, temeva molto il Renate: una squadra muscolare, che sa ripartire. E’ uscita la partita che si aspettava? «Sì, ha giocato il match che attendevo. Ed è stata la partita più difficile da interpretare. Per la prima volta è passato al 4-4-2 e ci ha fatto sudare. Ma a livello di prestazione sono molto soddisfatto: abbiamo creato 3-4 palle-gol importanti, ci abbiamo provato in ogni modo». Si può dire che il Pordenone ha passato l’esame di maturità? «Possiamo dirlo, perché non era scontato fare una gara così di spessore con questo avversario, procurandosi così tante occasioni da rete. Il Renate è un team allenato da un ottimo tecnico, che farà soffrire tante altre squadre. Io voglio si guardi la prestazione: poi, è chiaro, se fa gol De Cenco cambia la storia». Il problema sta lì: a volte si fa fatica a finalizzare. «Se fossimo bravi anche nell’ultima fase, chissà dove ci troveremmo ora. Pecchiamo in precisione, questo è indubbio, ed è anche normale vista la fase di stagione in cui ci troviamo. Ricordo a tutti una cosa: siamo partiti per salvarci. Nessuno ci ha chiesto di vincere il campionato. Per me la partenza è stata positiva, dobbiamo migliorare ma siamo questi, abbiamo dei limiti. Quindi è bene che non si pretenda la luna da questo gruppo, che sono orgoglioso di allenare». Capitolo modulo: la prossima gara, col rientro di Pederzoli, si ritorna al 4-3-3? «La squadra è stata creata per essere pericolosa sugli esterni, quindi è probabile. Deve esserci però brillantezza e una buona condizione fisica da parte delle ali: oggi (ieri, ndr) Cattaneo ha fatto bene e poi è calato; Valente è entrato in partita col piglio giusto. A breve riavremo Finocchio al top e con la Pro Patria si può pensare di tornare all’antico». Tedino, 6 punti in 4 gare e imbattibilità mantenuta: è soddisfatto? «Più della classifica, comunque importante, guardo le prestazioni. Che sono molto positive. Abbiamo dimostrato sinora di potercela giocare con tutti. E’ questo l’aspetto che mi fa ben sperare per il futuro».
Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Certo, a ripercorrere le prime tre giornate, la vittoria centrata e le due mancate più che altro a causa degli episodi sfavorevoli, viene da storcere il naso. Questo Pordenone, con un avvio di stagione sprint che forse pochi si aspettavano, ha abituato bene i propri tifosi. La realtà dice però che non sempre si può sopperire all’assenza di un bomber di razza, da 10-15 gol in categoria. Ed è difficile soprattutto se in mezzo al campo manca un faro del calibro di Pederzoli, ieri assente per squalifica. Ecco spiegato il pareggino a reti bianche col non certo trascendentale Renate, frutto di una prestazione discreta, ma penalizzata dagli errori – soprattutto nel secondo tempo – delle punte Strizzolo e De Cenco. Il bicchiere resta, comunque, mezzo pieno: la personalità c’è, la classifica rimane più che buona e l’imbattibilità è conservata. Alla vigilia della trasferta sul campo del fanalino di coda Pro Patria, non ci si può lamentare. Schierato con un inedito 4-4-2, con Marchi centrale in difesa, Pasa in mezzo al campo assieme a Mandorlini e Berardi (un po’ spaesato) alto sulla fascia mancina, il Pordenone parte timido. In Renate, al contrario, è inaspettatamente vivace e prende in mano il pallino del gioco, con il gigante Evans Kondogbia (fratello dell’interista Geoffrey) punto di riferimento offensivo, mobile e volenteroso, che fa valere il fisico pur denotando limiti tecnici negli appoggi. I neroverdi tentano qualche sortita offensiva soprattutto sulla fascia destra. E’ più Pasa di Mandorlini a cercare di non far rimpiangere Pederzoli. Da lui arriva al 15’ un bel pallone servito sulla corsa a De Cenco, che conclude di poco alto. Mentre il Renate combina poco davanti nonostante il prodigarsi di Valotti e Scaccabarozzi, pian piano i neroverdi prendono coraggio e cominciano a rendersi pericolosi con una certa continuità: al 19′ Mandorlini pesca in profondità l’inserimento di Strizzolo, che tocca appena e favorisce l’intervento del portiere. Poco dopo, su una percussione mancina di Cosner, Berardi conclude centralmente. La reazione degli ospiti è un destro debole dai 16 metri di Scaccabarozzi, su cui Tomei arriva senza difficoltà. Nell’azione s’infortuna Kondogbia, sospetto stiramento all’adduttore destro, sostituito dal ’98 N’Diaye, viste le assenze delle due punte titolari Ekuban e Napoli. Il Pordenone non ha la stessa brillantezza delle ultime uscite e il Renate se ne accorge: continua a correre a cento all’ora e a spaventare i padroni di casa, sempre senza riuscire, però, a impensierire Tomei. Nella ripresa Tedino passa al rombo, spostando in difesa Cosner a destra e inserendo a sinistra De Agostini (fuori Boniotti). Che sia la variante tattica o la stanchezza degli ospiti, i ramarri crescono notevolmente di intensità. Al 7’ con una bella invenzione Cattaneo pesca in verticale Strizzolo, che stoppa bene e si ritrova a tu per tu con l’estremo difensore avversario, ma dall’altezza del dischetto invece di sfondare la porta recapita una “mozzarella” morbida morbida all’incredulo Castelli. E’ l’occasione più ghiotta per il Pordenone, che al quarto d’ora potrebbe nuovamente passare: discesa sulla fascia di Valente – entrato molto bene per Berardi – che salta un uomo e mette al centro per De Cenco, il quale arriva tardi all’appuntamento. Sul ribaltamento di fronte gran tiro da fuori area di Valagussa, alto di un soffio sopra il sette. Il Pordenone ha in mano la partita, ma non la fa sua neppure al 26,’ quando ancora Valente trova un super-assist dal fondo per la testa di De Cenco, che fallisce il tocco di testa ravvicinato. Nel finale ci si aspetta un assedio, invece i Tedino-boys si limitano a controllare. E alla fine gli applausi arrivano comunque: il pubblico si è abituato bene, è vero. Ma anche non rischiare e non perdere mai fa piacere.
Ore 17.50 – (Gazzetta di Reggio) Alla vigilia di Reggiana-Giana Erminio, Alberto Colombo, che recupera Rampi e Giannone, predica cautela. Mister, è la tipica partita in cui, se vinci, hai solo fatto il tuo dovere? «E’ una mentalità tipica italiana. Dobbiamo dimostrare che il nome dei nostri avversari conta relativamente: se siamo più bravi lo dimostreremo sul campo. Il blasone è differente, certo, ma giocano nel nostro campionato e conta, più di tutto, quel che faranno i giocatori in campo». Con quale atteggiamento scenderà in campo la Reggiana? «Dovremo approcciare la gara nel modo giusto, come a Piacenza e Lumezzane. Gli episodi dobbiamo portarli a nostro favore, volendolo». I due rigori di Piacenza hanno lasciato scorie? «Analizziamo la prestazione nel complesso: è stato un passo avanti alla prova di Lumezzane e abbiamo confermato di avere qualcosa ancora da sistemare. Siamo generosi e ci sfaldiamo, qui possiamo migliorare. Per il resto, cerco di dare fiducia a una squadra che ne ha bisogno. Abbiamo bisogno di conferme e di fiducia per fare campionato di alta classifica». La Reggiana sta cambiando personalità? «E’ più consapevole dei propri mezzi. Poi serve cattiveria agonistica per chiudere i conti, per cui dobbiamo essere cinici come a Lumezzane e belli come la prima mezz’ora di Piacenza». Squadra che gioca bene non si cambia? «Ho dei giocatori che mi danno garanzie. Se ci sono delle variazioni è perché ci sono infortuni. Chi gioca è perché sta facendo bene, o ha la fortuna di non avere alternative». Spanò recuperato? «Ha subìto due botte che l’hanno costretto a stare fermo. Parola perché è un centrocampista che sa impostare da dietro e sarebbe un’opzione contro avversari che si chiudono. Dobbiamo migliorare coi nostri centrali per rendere la manovra più veloce e fluida». I rigoristi sono sempre Nolè, Arma e Bruccini? «Se hanno personalità, sì. La lista è quella, se dovessero sbagliare ci arrabbiamo ancora una volta, ma hanno dimostrato personalità. Pure Messi l’ha sbagliato nell’ultima gara». Bartolomei in panchina? «Maltese domenica ha fatto sessanta minuti alla grande. Ha caratteristiche diverse da Bartolomei, ma sta facendo bene e in fase di non possesso si muove come piace a me. Se la merita questa fiducia». Che partita si aspetta dalla Giana? «Difficile dirlo. Potrei pensare che chiudevano dietro per poi ripartire ma con già sette punti posso pensare alla voglia di venire a giocarsela a viso aperto». Reggiana da play off? «E’ presto per dirlo. Le nostre prestazioni sono in crescendo, le potenzialità per centrarli le abbiamo. Vedremo».
Ore 17.40 – (Gazzetta di Reggio) Parmigiano Reggiano contro Gorgonzola. Pasta dura a scaglie contro pasta cremosa erborinata. In poche parole, Reggiana-Giana Erminio. Il “derby dei formaggi”, se ci concedete la poco originale fantasia, è pronto ad essere giocato sul manto erboso del Città del Tricolore (stasera, ore 20.30). Eppure, quella di Gorgonzola, in provincia di Milano, è una realtà, anche piuttosto interessante, nel moderno panorama calcistico di LegaPro. Al secondo anno tra i professionisti, dopo la meritata salvezza della scorsa stagione, la Giana Erminio è ripartita alla grande con sette punti in tre partite fin qui disputate, che la catapultano in vetta al girone A, assieme a Bassano e Padova. Un’altra curiosità che caratterizza il piccolo club brianzolo, è la longevità sulla panchina di Cesare Albè, il Ferguson di Gorgonzola, alla guida dei biancazzurri dal 1994. Un altro chiaro segnale di come questa Giana Erminio non abbia ancora adottato a 360 gradi pregi e difetti del calcio professionistico. Quel che è certo, tuttavia, è che questa squadra non bisogna sottovalutarla (per info, chiedere a Renate, Lumezzane e Cuneo) soprattutto perché, a scorrerne la rosa, si scorgono nomi altisonanti quali il 36enne Sasà Bruno reduce da 16 gol nella passata stagione al Real Vicenza e Andrea Gasbarroni (ex, tra le altre, di Sampdoria, Parma e Torino) oltre a tanti giocatori che formano il blocco della Giana Erminio fin dai tempi del dilettantismo. Un avversario scomodo, quindi. Per carità, non è il nuovo Bayern Monaco. Ma un avversario che chi non è capace di andare oltre il nome, il blasone, rischia di scottarsi senza nemmeno accorgersene. Per affrontare la Giana Erminio, quindi, occorre prendere le giuste precauzioni. E la Reggiana di Alberto Colombo deve ricominciare dalla prima mezz’ora di Piacenza se non vuole ritrovarsi ad inseguire un avversario che lascia giocare ma, quando vuole, sa anche chiudersi in difesa. Via la spocchia da presunta grande del campionato, quindi. Via la superficialità e il “tiki taka”. Occorrerà pazienza, certamente, perché la Reggiana resta un cantiere aperto anche per via dei numerosi innesti di fine mercato. Ma quando sarà il momento, i granata dovranno farsi trovare pronti a graffiare, ben sapendo che ci sarà anche da soffrire. Il cammino per diventare grandi, in questo girone, passa anche da partite come queste. Passa dallo splendido cinismo dimostrato a Lumezzane, alla “foga ragionata” del primo tempo di Piacenza. Passa soprattutto dalla maturità che, inevitabilmente, si acquisisce di partita in partita, anche a costo di giocare male agli occhi di alcuni tifosi.
Ore 17.20 – (Gazzettino) «È incredibile il rigore che si è inventato l’arbitro, ha fatto un grande regalo al Monfalcone». Dicono tutto le parole di Massimiliano De Mozzi a fine gara sull’episodio che ha condannato la sua squadra alla sconfitta. «La palla era tra i piedi di Tescaro e l’ha rinviata fuori orbita, e l’arbitro ha fischiato un rigore che non ha capito nessuno commettendo un grave errore. Ma gravi errori ne abbiamo commessi anche noi dato che non abbiamo sfruttato tante occasioni da gol clamorose. Difesa e centrocampo hanno giocato benissimo, ma davanti non finalizziamo ed è successo altre volte quest’anno: dobbiamo metterci in testa che bisogna fare gol, altrimenti si fa fatica. Manca sempre il gol e questa è un’assurdità. Non so se sia più un nostro limite tecnico o la mancanza di vera fame agonistica». Quindi aggiunge. «Adesso ci aspettano tre partite con squadre di livello (Virtus Vecomp, Luparense San Paolo e Venezia, ndr) e nelle ultime due gare abbiamo perso sei punti preziosi in classifica. Ora siamo obbligati a dover soffrire molto e questo dovevamo evitarlo».
Ore 17.10 – (Mattino di Padova) L’Abano cincischia e paga il conto. I neroverdi non riescono a scrollarsi di dosso la “maledizione delle piccole”, perdendo contro il fanalino di coda Monfalcone, spinto da una rete del “vecchietto” di turno, Denis Godeas. Un rigore contestato, dunque, condanna i ragazzi di Massimiliano De Mozzi alla seconda sconfitta consecutiva, inaspettata e, a detta dello stesso tecnico, un po’ imbarazzante per il divario tecnico tra le due squadre. Eppure il Monfalcone combina qualcosa: come al 10’, quando Bezzo si fa parare da Ruzzarin, anche se le trame offensive dei padroni di casa non sono mai troppo elaborate. Dall’altra parte, la conclusione dalla distanza di Thomassen (15’) non fa impallidire Contento, che assume invece sembianze feline al 20’ sulla conclusione di Bortolotto, servito dalla destra da Tescaro, al 40’ su Maistrello (assist di Bortolotto) e al 43’ su Munarini, lanciato da Rampin. Nella ripresa l’Abano continua a premere, e lo fa con Munarini, tanto bravo nello slalom quanto impreciso sotto porta, e Bortolotto, fermato da Contento. La squadra giuliana, dal canto suo, reclama un rigore al 65’ per un presunto sgambetto su Rodic. Lo ottiene 7’ più tardi per un fallo di Tescaro su Bezzo: dagli undici metri Godeas non sbaglia. L’Abano si ripiglia subito, sfiora il pareggio con Tescaro (imbeccata di Bortolotto) e si fa sorprendere in contropiede da Rodic, sul quale Ruzzarin si supera. L’assalto finale, imbastito con tanto cuore e pochi schemi, non sortisce effetti.
Ore 16.50 – (Gazzettino) È la terza vittoria in altrettante partite lontano dal Gabbiano e Antonio Andreucci non può che essere soddisfatto. «Abbiamo fatto una buona gara, nella quale ci siamo applicati molto bene. Siamo partiti molto forte andando subito sul doppio vantaggio, il che ha spianato la strada. Nel secondo tempo siamo tornati in campo per chiudere la partita e l’abbiamo fatto al meglio, contenendo poi il ritorno degli avversari. Sono contento della prestazione dei ragazzi». La classifica dice secondo posto. «In questo momento ci vede protagonisti, ma ci vogliono ancora cinque-sei partite per capire quali sono le squadre migliori». Nel prossimo turno di campionato i biancorossi saranno impegnati sul campo amico con la Sacilese, ma c’è intanto da pensare al derby di Coppa Italia in trasferta con la Luparense San Paolo che è in programma mercoledì alle 15. «È un’altra competizione e ci teniamo a fare bene. Darò spazio a chi ha giocato finora di meno, ma ho a disposizione una rosa di giocatori che mi permette di schierare una formazione in grado di disputare una bella partita».
Ore 16.40 – (Mattino di Padova) Dietro il Venezia c’è il Campodarsego. Una favola, forse, per la formazione dell’Alta padovana, che mai avrebbe immaginato di trovarsi in Serie D con un pezzo di storia del calcio veneto. Ma soprattutto, mai avrebbe pronosticato un inizio di campionato in vetta e da diretta inseguitrice. Perché, diciamolo pure un Campodarsego protagonista è sicuramente un riconoscimento da “schiena dritta e petto in fuori”. È marziale e un po’ marziana la formazione di Antonio Andreucci pure sul neutro di Costa di Vigalzano contro il Dro che può solo limitare i danni e fare una statua al suo portiere. Decidono Aliù, Ruopolo, Pelizzer e un gol della bandiera (bellissimo) del nuovo acquisto dei trentini Di Senso che serve solo a far incavolare Andreucci. Un monologo a tinte biancorosse, insomma, che inizia al 4’ con il vantaggio di Aliù: traversone di Piaggio dalla sinistra e zuccata in tuffo dell’attaccante albanese. Il Campodarsego insiste, prima con Radrezza (tiro deviato al 12’) e poi con Bedin, che su punizione serve a Ruopolo l’assist per il 2-0 (14’). Due gol in un quarto d’ora che stendono, di fatto, il Dro ma non accontentano il Campodarsego. È il 16’, infatti, quando Aliù lanciato in profondità scarica il piattone su Chimini. Il portiere di casa si supera al 27’ su Bedin, servito a rimorchio da Aliù, e pure su Cacurio, bravo ad incrociare il tiro dopo una bella combinazione con Aliù e Radrezza. Nella ripresa Chimini è ancora superbo su Aliù (51’) e Pelizzer (53’). Proprio Pelizzer chiude i conti al 55’, chiudendo in diagonale un gran cross di Cacurio. L’unica azione del Dro riesce a imbastirla Proch, che serve Gili, approssimativo nella conclusione. Il gol, invece, porta la firma del nuovo acquisto Di Senso, con una girata al volo da 40 metri che lascia di sasso Merlano.
Ore 16.20 – (Gazzettino) Fra il quinto pareggio di fila e la prima vittoria della stagione c’è la magia di Coraini, che a un soffio dal triplice fischio cambia le sorti di una partita che assomiglia fin troppo a tutte le altre. «Quando si vince si fa sempre bene – conferma l’allenatore Andrea Pagan – questa partita è stata molto simile alle altre, ma stavolta abbiamo concluso in porta più del solito. Abbiamo fatto una buona gara contro una squadra importante, che ha solo tre punti in classifica ma che uscirà con il passare del tempo. «Il primo tempo mi è piaciuto, abbiamo fatto gol subito e stiamo stati bravi a tenere il campo – continua il tecnico – ma abbiamo iniziato molto male il secondo tempo, soffrendo troppo. Potevamo fare il due a zero e loro ci hanno invece colpito. Ma i ragazzi hanno cercato e voluto questa vittoria con grande caparbietà, è stata un’ottima prova». I primi tre punti dell’anno hanno un valore speciale per la società. «Vogliamo dedicare questa vittoria – spiega il vicepresidente Stefano Marchetti – al presidente Renzo Lucchiari per il suo compleanno».
Ore 16.10 – (Mattino di Padova) Immaginate la scena. È il novantesimo minuto di Este-Mestre: sugli spalti, disquisizioni tattiche nello slang tipico del posto e critiche serrate al tecnico, Pagan s’intende, vicino al quinto pareggio in altrettante partite sulla nuova panchina. Tifosi e dirigenti mestrini, invece, iniziano i tirarsi pacche sulle spalle accompagnate da proverbiali «ben dài», segno che il pareggio non è il massimo ma dopo tre sconfitte consecutive è comunque manna dal cielo. Un Mestre, tra l’altro, rimasto in dieci per l’espulsione di Saitta e più propositivo, almeno nel secondo tempo, dell’Este. Al minuto 92 Stefano Coraini, a 20 metri dalla porta, si gira senza badare all’agilità, non mira manco l’angolino e spara un sinistro che ha dell’incredibile. 2-1. Cambia tutto: l’Este risale dalla bassa classifica, il Mestre sprofonda al penultimo posto. L’Este vince la prima partita in campionato, il Mestre perde la quarta consecutiva. Si potrebbe andare avanti all’infinito, perché, si sa, sono anche i paradossi che rendono il calcio interessante. E invece i giallorossi riescono a spuntarla, ringraziando la dea bendata travestita da Coraini (o viceversa), ma anche la tenacia del collettivo, che nel primo tempo riesce a mettere sotto il Mestre. Scalda subito gli animi, infatti, l’1-0 in girata di Mastroianni (lasciato solo a centro area), servito dalla destra da Tiozzo (2’). Non è da meno la punizione di Marcolini (21’), ma il risultato non è altrettanto glorioso, così come la conclusione di Marcandella (bravo a convergere dalla sinistra) deviata in angolo. Il Mestre, dal canto suo, fa tanta, troppa confusione. Tutt’altra storia nella ripresa: l’affondo di Serena (55’) semina il panico in area atestina, ma una deviazione di Montin vanifica l’inserimento di Florian. Tre minuti dopo Marcandella fallisce il 2-0, alzando troppo il pallonetto su assist di Coraini. Ed è forse l’unico acuto dell’Este prima del risveglio degli uomini di Feltrin: il pareggio di Casarotto (tiro perfetto dai 16 metri) arriva al 64’ mentre l’azione solitaria di Bedin, che apre in due la difesa, obbliga Lorello al tuffo. Il pareggio, a questo punto, sembrerebbe accontentare tutti. Tranne Coraini. L’attaccante veronese rispolvera la specialità della casa, batte Cont Zanotti e poi sfoga tutta la sua gioia sotto la tribuna centrale del Nuovo Stadio.
Ore 15.50 – (La Nuova Venezia) «È stato un buon ritorno al Penzo, con un 4-0 rotondo che ci ha visti soffrire solo in rare occasioni. Ho avuto un’ottima risposta dai ragazzi anche se ho la consapevolezza che non sempre potrà andare così». Il successo netto del Venezia soddisfa il tecnico Paolo Favaretto che, nel dopo partita, aggiunge: «Mercoledì in Coppa Italia ci sarà spazio per il turnover, in una competizione che rispettiamo e intendiamo onorare. Rimango pur sempre l’ultimo allenatore veneto ad averla vinta a Pieve di Soligo. La panchina di destra? E’ stata una scelta condivisa tra me e il direttore sportivo Perinetti. So che non era mai successo, ma va bene così. In fin dei conti su quella panchina avevo vinto anche qualche mese fa con il Real Vicenza…». Enrico Cunico invece osserva: «Abbiamo costruito qualcosina ma è difficile affrontare una squadra come questo Venezia, che ti fa giocate di qualità in continuazione e ha la giusta cattiveria agonistica. Una squadra completa in ogni reparto con cui è dura competere se hai un gruppo nuovo. I miei hanno dato tutto e ne sono consapevole. Campionato segnato? Il Venezia può solo migliorare. Non vedo come possa perdere questo torneo in cui non c’è neppure un Altovicentino di turno». Matteo Serafini si gode invece la seconda doppietta stagionale e la dedica alla moglie Silvia. «È stato un buon rientro al Penzo, ed è positivo essere stati subito “sul pezzo”. Contro squadre che si chiudono, segnare subito è prezioso per avere poi degli spazi in più». Daniel Beccaro, autore in difesa di una prestazione positiva, racconta il duello con il cugino Marco: «Abitiamo vicinissimi a Reschigliano, e siamo sempre insieme. Per noi è stata una partita un po’ speciale, molto sentita. Amici fuori, ma avversari veri in campo, e ne sono uscito con un sopracciglio gonfio. In un contrasto ci siamo scontrati e ho avuto la peggio prendendo una testata involontaria, adesso so che mi prenderà in giro per un bel po’ di tempo. Per il resto abbiamo giocato una grande partita, e ora l’importante è proseguire su questa strada».
Ore 15.40 – (La Nuova Venezia) Il Venezia ha messo sul piatto quattro gol per presentarsi nel miglior modo alla prima stagionale al Penzo. Un successo per 4-0 sulla Luparense tanto rotondo quanto meritato, con una squadra che ha dato la sensazione a tratti di giocare perfino con il freno a mano tirato per non esagerare. Davanti fa paura, con un tridente assetato di gol che ha fatto girare la testa ai difensori padovani e messo sotto chiave la partita già all’inizio della ripresa. Novità. La prima legata al prato del Penzo, apparso finalmente degno di uno stadio di calcio. Il manto erboso ha retto l’impatto con la partita dopo i primi due turni casalinghi che hanno visto il Venezia migrare a San Donà, però qualche sbuffo di terra ha lasciato intendere che ci vorrà ancora qualche giorno per vederlo in condizioni ottimali. La seconda è quella della panchina del Venezia. Favaretto si è seduto infatti su quella di destra, rispetto a chi sedeva in tribuna, quella che storicamente è sempre stata riservata agli ospiti. Volo. Quello che prende il Venezia sin dai primi minuti gioco. Gli arancioneroverdi presidiano subito le fasce dove la Luparense sperava di trovare spazi con Donè e Perosin, soffocando l’ex Nichele apparso più un gatto di marmo in mezzo al campo, costringendolo a continui errori e bloccando così i rifornimenti per le punte. Il risultato è che già al 13’ il Venezia va in gol con Fabiano, abile con un diagonale rasoterra dalla sinistra a centrare la porta dopo un perfetto suggerimento di Gualdi. Sarebbe tutto perfetto se l’arbitro non decidesse di ammonire l’autore del gol e Carbonaro per aver esultato attaccati alla ringhiera che li separava dalla Curva Sud. La Luparense non si scuote, ed è tutta in un gol annullato per fuorigioco a Nichele al 17’. I minuti passano senza sofferenza per Vicario che non si sporca i guanti, e al 41’ Serafini fa il 2-0 ribattendo in rete un pallone che, di testa, Gualdi aveva spedito sul palo. Partita chiusa. Al 7’ del secondo tempo grazie a Carbonaro che riempie anche la sua casella marcatori nel tridente del Venezia. La squadra di casa mostra pieno controllo sul match, e alla prima occasione fa tris con l’esterno destro di attacco che chiude in diagonale. A questo punto il Venezia rallenta la morsa e la Luparense trova un pizzico di coraggio in più, ma alla fine gli varrà solo la vittoria nella sfida dei calci d’angolo (9-4). Dopo l’ingresso di Barreto per Carbonaro e una conclusione alle stelle di Paganelli sottomisura, Vicario si guadagna la pagnotta al 17’ salvando con la punta delle dita su una conclusione di Marco Beccaro, cugino del Daniel Beccaro veneziano. Il duello tra i due è stato uno degli aspetti più interessanti della partita, con quest’ultimo uscito con un sopracciglio gonfio per una testata involontaria in “famiglia”. Ultimi colpi. La partita fila via sul velluto per la squadra di Favaretto, che al 31’ vede Barreto colpire una traversa clamorosa su assist millimetrico di Ferrante, mentre 40’ un accenno minimo di pressing dell’attacco porta al recupero di un pallone sulla trequarti, con Maccan a liberare Serafini. L’ex bomber della Pro Patria ha tutto il tempo per prendere la mira e fare secco dal limite Murano: 4-0 e corsa sotto la curva a festeggiare il quinto successo di fila.
Ore 15.30 – (Gazzettino) Nessuno poteva aspettarsi miracoli in pochi giorni di lavoro con il nuovo tecnico, ma qualche segnale di ripresa nella pesante sconfitta di Venezia si è comunque intravisto, come ha spiegato Cunico: «Si sapeva che la partita sarebbe stata difficilissima, contro una squadra che ha capitalizzato tutto quello che ha costruito in campo. Il Venezia è completo in tutti i reparti, anche noi siamo riusciti a fare qualcosa di buono, in certi frangenti abbiamo pure creato qualche difficoltà agli avversari, purtroppo le nostre azioni non siamo riuscite a concretizzarle». Cunico è consapevole del lavoro da portare avanti: «La Luparense San Paolo deve compattarsi, è una squadra totalmente nuova, da assemblare, e deve trovare la giusta sintonia e quadratura tra i reparti. Quello che è stato provato in settimana siamo riusciti a ripeterlo in partita, in campo i ragazzi hanno dato tutto quello che potevano. Certo, ci sono tanti errori da correggere, ma c’è il tempo per farlo, e la qualità della rosa è all’altezza».
Ore 15.20 – (Mattino di Padova) Chiariamo subito: il Venezia è più forte della Luparense. Non serviva certo la gara del Penzo per capirlo, anche se il neo allenatore dei padovani Enrico Cunico aveva provato la difesa a cinque per arginare la forza avversaria. Invece se, pronti via, ti trovi sotto per uno a zero, poi diventa difficile scalare la montagna arancioneroverde. Per sollevare i tifosi luparensi, possiamo dire che forse la gara del Sant’Elena non era la più adatta per sperare di portar via dei punti ma siccome ogni partita fa storia a sé e si parte sempre dallo 0-0, i rossoblu erano arrivati in laguna con le migliori intenzioni. Giusto che sia così ma poi quando vai in campo e dall’altra parte hai un intero attacco titolare che segna, inutile stare lì a recriminare. Eppure a fine gara Cunico ha trovato degli ottimi spunti da cui ripartire, perché la squadra non è malaccio e il torneo è ancora lungo; dall’altra parte c’era quel Venezia già visto in queste domeniche e destinato a vincere il girone. Poi nel calcio può succedere di tutto ma è senza dubbio la più forte. La squadra di Paolo Favaretto ha sempre avuto in mano la partita; è vero che Murano non è che abbia dovuto fare il Superman della situazione ma è altrettanto vero che il Venezia quando c’era da spingere, lo ha fatto senza guardare in faccia nessuno. Per giunta, ha segnato tre gol di buona fattura e colpito pure una traversa con Barreto a zero metri dalla linea di porta. Neanche il tempo di capire che aria tira, visto il vento sul Sant’Elena, e i padovani devono già rincorrere, perché l’assist di Gualdi per Fabiano è di quelli al bacio, che taglia fuori la difesa luparense e mette il numero dieci davanti al portiere: 1-0 e palla al centro. Gli ospiti avrebbero segnato anche l’immediato pareggio ma Nichele è oltre la difesa avversaria quando colpisce di testa e infila Vicario. È quasi un fuoco di paglia, perché il Venezia riprende in mano le redini della gara che chiude, di fatto, poco prima del riposo con Serafini, bravo a sfruttare un’incertezza di Murano su azione da calcio d’angolo. Si rientra e Cunico prova ad alzare i centimetri in attacco con Paganelli, mentre dall’altra parte arriva subito il tris con un bel diagonale di Carbonaro, applaudito da tutto lo stadio. A questo punto la Luparense prende coraggio, tanto c’è poco da perdere, e lo stesso Paganelli avrebbe la palla per ridare un po’ di sapore alla partita ma spreca malamente calciando in curva da pochi passi. Chiude il gol di Serafini.
Ore 14.50 – (Gazzettino) Un Cittadella a due facce (in difficoltà nel primo tempo, più determinato nella ripresa) coglie il secondo pareggio di fila e fatica a decollare in classifica. Tanto il lavoro che attende ancora il tecnico Venturato per dare un volto più competitivo alla squadra sul piano della personalità e del gioco. I granata sono stati decisamente colti di sorpresa dall’approccio arrembante della Pro Piacenza. Punto di forza della formazione ospite un centrocampo molto dinamico che con un pressing feroce ha ridotto all’osso il raggio d’azione di Iori e compagni. Bravissimi i giocatori di Viali anche a ripartire negli spazi, con velocità d’azione e perfette verticalizzazioni. Il frutto di tanta applicazione è stato il gol del meritato vantaggio (7’): Alessandro ha trovato un varco centralmente, assist al bacio per Cristofoli che ha saltato il portiere in uscita e spedito la sfera in rete. La reazione del Cittadella è stata timida e anche un po’ confusa. Iori e Paolucci hanno dovuto spesso forzare la giocata per sottrarsi all’aggressività degli avversari e anche sulle corsie esterne i granata non sono mai riusciti a sfondare. Morale della favola? I rifornimenti per gli attaccanti sono arrivati con il contagocce e come se non bastasse i pochi palloni giocabili non sono stati sfruttati a dovere da Bizzotto e Litteri. Decisamente più spigliata la Pro Piacenza che in due occasioni è andata vicinissima al raddoppio: nella prima circostanza (25’) è stata provvidenziale la chiusura in extremis di Pascali su Rantier, poi il sinistro radente dal limite di Cristofoli (36’) ha centrato la base del palo. Scampato il doppio pericolo e riordinate le idee nell’intervallo, il Cittadella ha affrontato la ripresa con più vigore. La squadra è riuscita finalmente ad alzare il ritmo della manovra e al primo serio tentativo ha acciuffato il pareggio. A creare le premesse del gol è stata la catena di destra, fino a quel momento abbastanza evanescente: Cappelletti ha liberato nello spazio Schenetti, cross a mezza altezza e pronta girata al volo di Litteri che non ha dato scampo al portiere. Il tifo del Tombolato si è acceso e i granata hanno intravisto la possibilità di ribaltare il punteggio. Bizzotto ha sprecato per troppo altruismo una situazione favorevole, quindi ci hanno provato i nuovi entrati Minesso e Chiaretti, trovando sulla loro strada un sempre attento Fumagalli. Pericoloso anche un colpo di testa di Pascali. Lo stesso difensore è stato però decisivo nella propria area, andando a disinnescare in extremis una conclusione a colpo sicuro di Rieti. L’ultimo guizzo è stato di Coralli (subentrato poco prima a Schenetti): bravo il portiere ospite a distendersi in tuffo e a sventare la minaccia. E al Cittadella sono rimasti i rimpianti.
Ore 14.30 – (Gazzettino) Roberto Venturato è un inguaribile ottimista. Anche in una giornata dove si è visto un Cittadella opaco e sottotono, il tecnico granata cerca lo spunto positivo: «Mi piace guardare sempre al bicchiere mezzo pieno e di rimanere positivi, è il messaggio importante che voglio trasmettere alla mia squadra». Non sono parole campate per aria quelle dell’allenatore, sa di avere tra le mani un organico all’altezza della categoria, che può fare grandi cose, per questo cerca di tenere sempre alto il morale della squadra, anche dopo aver sofferto un tempo contro il Piacenza. «Sapevamo che giocava in questo modo e aveva le caratteristiche che poi ha evidenziato in campo. Il Cittadella ha sbagliato i primi venti minuti, ha patito l’aggressività degli avversari che non ci ha permesso di fare ciò che sappiamo. Molto meglio nella ripresa, ma non è bastato. Dobbiamo credere nelle nostre potenzialità, e farlo sin dall’inizio della partita, e mantenere un certo tipo di ritmo e di atteggiamento per tutti i novanta minuti. Il Cittadella è stato indicato da tutti come una delle squadre da battere, non mi piace l’etichetta ma dobbiamo imparare a convivervi. Gli avversari non ci regaleranno mai niente, né in casa né in trasferta. Tutte le vittorie ce le dobbiamo conquistare da soli». In tanti non si sono espressi al meglio delle potenzialità. «Dobbiamo prenderne atto e lavorare per migliorare quest’aspetto, ma lo dobbiamo fare con il sorriso, non con l’amarezza per aver pareggiato due partite. Credo invece che per disputare una grande annata si deve creare entusiasmo in un gruppo, anche quando vivi una giornata storta. Potenzialmente la rosa è forte, ha individualità importanti, conta molto l’atteggiamento: è in questo aspetto che dobbiamo crescere». Sull’ingresso, per tanti tardivo, di Coralli. «È un giocatore importante per questa squadra, l’ho sempre detto e ribadito. Lo conosco da tanti anni, quand’è entrato in campo ha costruito una bella occasione, è fondamentale per puntare all’alta classifica».
Ore 14.10 – (Gazzettino) Enrico Alfonso ci teneva a fare bella figura al cospetto della sua ex squadra. Ha subìto un gol senza poter fare granché, poi un bell’intervento sul colpo di testa di Bini. La sua parte l’ha fatta, egregiamente, non si può dire altrettanto del Cittadella: «Di sicuro loro hanno giocato meglio di noi nella prima parte di gara. Forse non ci aspettavamo degli avversari così aggressivi, non siamo riusciti a giocare come volevamo, com’era stata preparata la partita. Nello spogliatoio poi Venturato s’è fatto sentire, e nei secondi 45 minuti si è visto un Cittadella diverso, più caparbio e convinto. Siamo riusciti a pareggiare subito, e si poteva anche portare a casa l’intera posta in palio». Un altro pareggio, altri due punti lasciati per strada. «Non siamo certi contenti del risultato, ma per quanto si è visto nell’arco dei novanta minuti l’1-1 è giusto». Sia Venturato che Marchetti hanno detto che gli avversari che incontrano il Cittadella danno sempre il massimo, e lo stesso devono fare i giocatori granata: «Dev’essere così. Il Cittadella arriva da anni di serie B, e i giocatori ci guardano con un certo timore, che in campo riescono a trasformare in grande agonismo, e non ci dobbiamo fare trovare impreparati». Bravo e anche fortunato, nel palo di Cristofoli. «A volte quando il pallone prende il palo e carambola in testa al portiere, va dentro», conclude Alfonso. Se l’allenatore è contento a metà del Cittadella, il diggì Stefano Marchetti è più critico nei confronti della squadra: «Abbiamo fatto un passo indietro rispetto alle altre prestazioni. Primo tempo regalato, meglio nel secondo dove abbiamo raggiunto il pari. Dispiace, ma questa è la realtà. Sappiamo dove c’è da lavorare, e lo faremo fin dal prossimo allenamento. Sono stati in tanti a non avere centrato la partita, non si tratta del singolo o di un reparto. Abbiamo perso anche gli scontri nell’uno contro uno, e davanti a una squadra forte fisicamente come il Piacenza, soffri». Il Cittadella a livello tecnico appare attrezzato in ogni reparto, ma deve crescere. «Ha qualità importanti, ma non bastano quelle: bisogna giocare da squadra, devi avere soprattutto carattere, perché chi ci troveremo di fronte darà sempre il cento per cento, lo stesso dovremo fare noi».
Ore 13.50 – (Gazzettino) Mezz’ora prima della partita c’è stata l’inaugurazione della copertura della tribuna est del Tombolato. Allietato dal gruppo bandistico e majorettes “Ciro Bianchi Young Band”, il pubblico presente si è intrattenuto nel piazzale d’ingresso al settore alla presenza delle autorità e delle istituzioni locali: il sindaco Luca Pierobon, l’assessore allo sport Francesco Pozzato e l’assessore regionale Giuseppe Pan, tra l’altro ex sindaco della Città Murata, che hanno tagliato il classico nastro. «Un’opera importante, realizzata in sinergia tra la società e l’amministrazione comunale. Adesso speriamo di vedere la tribuna sempre gremita dai tifosi, per sostenere il Cittadella che vogliamo subito in serie B», le parole del sindaco Pierobon. L’opera, iniziata a maggio e completata a luglio, è stata realizzata dalle ditte Cecar per la parte edile e Menon che ha curato le strutture metalliche, quasi 3.000 metri quadri costati 1 milione di euro per mettere al “riparo” gli oltre 5.000 tifosi del settore.
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Festa mesta. E beneficenza fatta. Agli alluvionati, ma pure alla Pro Piacenza. Squadra che certo non ha fatto vedere nulla di trascendentale al Tombolato, ma nemmeno ha rubato niente. Non ha innalzato le barricate che si potevano attendere alla vigilia e ha strappato un punto che in Emilia sarà accolto positivamente, visto che l’ambizione degli uomini di Viali è quella di salvarsi senza troppi patemi, né più né meno. Lo stesso non si può dire per il Cittadella che, chiamato a riscattare lo 0-0 di Meda della scorsa settimana, ha letteralmente regalato il primo tempo all’avversario. Nel giorno dell’inaugurazione della nuova Tribuna Est coperta e con nelle orecchie ancora «l’augurio di un pronto ritorno in serie B» lanciato al megafono dalle autorità presenti, prima del taglio del nastro, l’1-1 finale ha un sapore amaro per i granata. E suona come un avvertimento: in questo campionato di Lega Pro, nessuno regalerà niente. Guai a dimenticarselo. POCA AGGRESSIVITÀ. E dire che la Pro Piacenza ha seguito un canovaccio noto: palla al centravanti Cristofoli appena possibile, e lui che la smista per gli inserimenti dei compagni. Un copione che ha dato subito i suoi frutti, con i granata che ci hanno messo un po’ a capirci qualcosa, spesso in inferiorità numerica a centrocampo e più volte infilati in difesa. Decisamente diverso l’approccio alla partita delle due squadre, con la Pro molto più aggressiva rispetto a un Citta frastornato. Già nei primi cinque minuti Ruffini e Alessandro sono andati al tiro in modo pericoloso, offrendo un’anticipazione di quello che sarebbe accaduto poco dopo: assist di Alessandro, Cristofoli che “taglia” dentro – ma dov’erano i centrali del Citta? – e trafigge Alfonso, solo contro l’attaccante. A quel punto gli ospiti si sono trovati nelle condizioni ideali: potevano restare compatti e affidarsi al contropiede. E il risultato è che gli uomini di Venturato hanno rischiato di beccarsi il secondo gol, perché per uno Jallow vicino all’1-1 con una conclusione da centro area, su assist di Cappelletti, ci sono stati un salvataggio di Pascali su tiro di Rantier da buona posizione e il palo pieno colto dal solito Cristofoli, nettamente il migliore in campo, con un sinistro dal limite. LITTERI SI SBLOCCA. Dopo l’intervallo è arrivata la sospirata reazione granata. E, con essa, pure il pareggio. Significativo che i protagonisti dell’azione decisiva siano stati due dei giocatori più spenti della prima metà del match, Schenetti e Litteri: il primo, avulso dalla manovra nei primi 45’, si è finalmente proposto in fascia e ha scodellato in mezzo un invitante pallone che il centravanti catanese ha girato al volo in porta. Una rete di pregevolissima fattura, che ha fatto pensare che la gara potesse cambiare volto. E invece, se è vero che Iori e compagni hanno preso possesso a lungo della metà campo avversaria, è vero anche che in realtà la furia granata si è spenta presto e può essere ridotta al pallone rubato da Bizzotto in area avversaria – con la punta del Citta però poco lucida nell’occasione – e in un paio di incursioni offensive di Minesso e Chiaretti, subentrati a Jallow – generoso ma “anarchico” e non sempre preciso – e allo stesso “Baby Biz”, per il quale vale il discorso fatto per il gambiano: tanto movimento, non sorretto da altrettanta prontezza nel leggere le situazioni di gioco. Nel finale, poi, c’è stato pure il rischio della beffa, con Pascali di nuovo a salvare la conclusione a botta sicura, in mischia, di Rieti. IL MONITO. E così il pareggio è il risultato più giusto. Ma siccome il Cittadella ha le qualità per giocare molto meglio di così, resta da capire come sia stato possibile incappare in una prestazione tanto sciapa e chiedersi le ragioni di quell’approccio “molle” al match. Anche perché sabato prossimo davanti ci sarà il primo scontro della stagione con una diretta pretendente alla promozione, in casa del Pavia, gara che sarà seguita subito dopo dal derby con il Padova. Non è più il caso di lasciare punti per strada se si vuole pensare in grande.
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) C’è parecchia delusione in casa granata dopo il pareggio casalingo contro la Pro Piacenza. Mister Venturato prova a non fare drammi e a restare positivo, ma è molto evidente, nelle facce e nelle dichiarazioni dei protagonisti, la sensazione di amarezza che lascia in dote questo punto casalingo. «Io voglio guardare il bicchiere mezzo pieno», ribadisce il tecnico granata. «So bene che abbiamo sbagliato l’approccio alla partita. Per venti minuti non abbiamo giocato bene, concedendo troppo agli avversari e andando sotto. Abbiamo sprecato un tempo, senza riuscire a mettere in pratica ciò che siamo in grado di fare. Nella ripresa abbiamo ripreso le fila della gara, avevo pensato anche di giocare con il trequartista, ma siamo riusciti a pungere sugli esterni riuscendo a trovare il pareggio». Eppure è mancato il forcing finale, che si aggiunge a quella sensazione di precarietà che ha lasciato la squadra granata nel primo tempo. Cos’è andato storto nell’approccio alla partita? «Sapevamo che avrebbero giocato così, ma abbiamo sbagliato atteggiamento e questo non va bene. Dobbiamo toglierci certi freni. A inizio anno siamo stati additati come squadra da battere, per questo i nostri avversari daranno sempre qualcosa di più quando verranno qui. Dobbiamo convivere con questo e non perdere sicurezza, senza pensare che qualcuno ci regali qualcosa. In questa categoria, in cui tutte le squadre sono organizzate, ci si deve sudare ogni punto». Il mantra che ripete a ogni frase Venturato, è uno: lavoro. Ma qual è la necessita più impellente su cui deve lavorare la squadra per togliere i difetti evidenziati con la Pro Piacenza? «Dobbiamo riflettere, ma rimanere positivi, credendo nelle nostre qualità. Si riparte con il sorriso e non con l’amarezza. I campionati si costruiscono anche con l’entusiasmo che non deve mai mancare. Per il resto serve mantenere ritmo e atteggiamento costanti per i novanta minuti». Anche il direttore generale Stefano Marchetti non si nasconde, ammettendo che «è stato fatto un passo indietro rispetto alle ultime prestazioni. Abbiamo regalato un tempo, rimediando solo in parte nel secondo. Dobbiamo metterci qualcosa in più perché non è stato dato il cento per cento. Non per una svogliatezza dei ragazzi, ci mancherebbe. Capitano partite così, in cui non girano i singoli né i reparti. La nostra squadra ha qualità, ma non basta. Per vincere servono anche gamba, fisicità e soprattutto carattere». L’ultima battuta, Marchetti, la regala sul pubblico: «Ci aspettiamo sempre più presenze, ma dovremmo essere bravi noi, giocando partite migliori di questa, ad attirare il pubblico». E così il migliore in campo in casa granata è stato il portiere Enrico Alfonso, che ha salvato due volte il risultato: «Per la mia prestazione sono soddisfatto», conferma il numero uno, «mi dispiace molto per i tre punti mancati. Il pareggio è giusto, abbiamo giocato un tempo per parte, riprendendoci nell’intervallo dopo la strigliata del tecnico. Bisogna farsi trovare più preparati».
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Fosse arrivata l’attesa vittoria, la giornata avrebbe avuto sicuramente un altro sapore. Ma in casa granata, ieri pomeriggio, c’era comunque di che essere orgogliosi: bastava alzare gli occhi e godersi la nuova Tribuna Est, inaugurata prima del match, con i suoi 5 mila posti coperti e i 3 mila metri quadrati di tetto, grazie all’intervento delle imprese Menon srl e Ce.Car srl. Il complesso bandistico “Ciro Bianchi & Majorettes” di Cittadella ha preceduto i saluti dei presenti con in prima fila il sindaco reggente Luca Pierobon, l’assessore allo sport Francesco Pozzato e l’assessore regionale, già primo cittadino, Giuseppe Pan, oltre ovviamente ad Andrea Gabrielli. «È un regalo fatto ai nostri tifosi», le parole del presidente granata. «Questa struttura ci permetterà di ospitare anche eventi e concerti» hanno sottolineato le autorità cittadine.
Ore 12.20 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 7; Dionisi 6.5, Diniz 6.5, Fabiano 7, Favalli 6.5 (st 37′ Anastasio sv); Bucolo 6.5, Corti 6.5; Bearzotti 6 (st 17′ Aperi 6), Cunico 6.5, Petrilli 6.5 (st 42′ Niccolini sv); Altinier 6.5.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Nella ripresa Parlato inverte le posizioni di Petrilli e Bearzotti e il Padova si rende subito pericoloso, in un veloce susseguirsi di emozioni. Al 4′ va a segno di testa Romero su cross dalla destra di Tantardini, ma l’arbitro annulla per fallo su Dionisi e poco dopo c’è il miracolo in uscita di Favaro su Maracchi che si era incuneato in area in mezzo ai due centrali biancoscudati. Non vanno a buon fine un paio di pericolosi contropiede veneti e al 16′ Caglioni atterra in area Altinier che lo aveva superato su perfetto servizio di Cunico, ma il direttore di gara giudica irregolare la posizione dell’ex Ascoli. Si arriva così al pareggio dei bresciani propiziato da un’incursione in area dalla sinistra del neoentrato Tortori che supera tre uomini e appoggia all’indietro per Romero, abile a mettere in rete. La risposta del Padova è immediata con un triangolo sullo stretto tra Petrilli e Cunico, con il primo che poi serve Altinier, anticipato di un niente da Leonarduzzi. Nel frattempo ritrova il campo Aperi (al posto di Bearzotti) dopo lo stop dovuto alla rottura del legamento con conseguente intervento ad aprile, e nel finale Parlato, con il Feralpi che avanza il proprio baricentro alla ricerca della vittoria, rinforza il pacchetto arretrato, inserendo Niccolini per Petrilli.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Il copione iniziale vede Cunico e colleghi rispondere di rimessa alle iniziali sfuriate locali per poi prendere gradualmente campo, pungendo soprattutto sulla destra con le sovrapposizioni di Dionisi e poi a sinistra con le consuete incursioni di Petrilli, sempre pericoloso. A parte una parata di Favaro su punizione di Greco, però, la gara procede senza acuti per una ventina di minuti. Al 24′ tremano i circa 400 tifosi biancoscudati arrivati in riva al Garda, con i locali vicinissimi al gol, ma Bracaletti manca l’appoggio a porta praticamente sguarnita su assist di Romero al termine di un’azione veloce avviata da Greco. Cinque minuti dopo è invece il Padova a sfiorare il vantaggio con Altinier che, spalle alla porta su cross dalla sinistra di Cunico, costringe il portiere a un difficile intervento. C’è gloria pure per Favaro che para in tuffo sull’incornata di Ranellucci su punizione dalla trequarti di Settembrini (33′) e al 42′ Fabiano sblocca la gara. Prima colpisce male di testa, ma la palla finisce sulla destra a Diniz che calcia in area di potenza, per la finezza del connazionale che mette fuori causa Caglioni.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Perde la vetta della classifica, ma conquista ulteriore autostima il Padova dopo il positivo pareggio ottenuto sul campo del temibile Feralpi Salò, al termine di una gara giocata a viso aperto e con continui capovolgimenti di fronte. Esame dunque superato per i biancoscudati che confermano, solidità, esperienza e qualità, ma con ancora ampi margini di crescita. In questa occasione, pur essendo giusto il risultato maturato sul campo, resta qualche rimpianto per non avere saputo chiudere la gara nella ripresa dopo il vantaggio realizzato prima dell’intervallo da Fabiano con uno spettacolare colpo di tacco, ancora una volta sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Cunico. Dopo tre gare di fila con lo stesso undici di partenza, Parlato è costretto a cambiare due pedine: Petkovic (comunque in panchina) e Neto Pereira non recuperano i rispettivi fastidi muscolari e così si registrano i debutti di Favaro tra i pali e, dal primo minuto, di Altinier in avanti. Per i bresciani l’ex Michele Serena punta ancora sul modulo ad albero di Natale, con terminale offensivo Romero spalleggiato da Bracaletti e Giuseppe Greco, all’ombra del Santo nella stagione 2004-05. In panchina Pinardi.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Per Alessandro Favaro, una giornata difficile da dimenticare. «Avevo sensazioni molto positive – racconta – aspettavo questo esordio e mi tenevo pronto; sono contento per come è andata. I compagni sin dall’inizio e già prima della partita mi hanno aiutato e poi con questa difesa è tutto più facile. Peccato per il gol, senza quella disattenzione potevano arrivare tre punti, ma il risultato è ottimo, contro un avversario così forte». Il portiere si è superato in particolare su un’incursione in area di Maracchi: «Ho cercato di chiudere lo specchio della porta all’attaccante ed è andata bene. Spero di continuare così». Per Fabiano è il secondo gol di fila: «Sono andato a saltare, la palla è passata e Diniz l’ha tirata al centro. Non potevo calciare di destro e allora l’ho fatta passare e ho colpito di tacco. Grazie a Dio è entrata. Io bomber? Sono contento soprattutto per avere aiutato squadra, ma mi piacerebbe superare il mio record stagionale di cinque gol». Così Michele Serena, per la prima volta da avversario dopo l’esperienza padovana di due stagioni fa: «I tifosi biancoscudati mi hanno fatto emozionare, li ringrazio anche per questo. Ho ritrovato un Padova forte e tosto, entrambe le squadre hanno giocato a viso aperto, forse noi si è fatto qualcosa di più, ma il pari mi soddisfa».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Un episodio, quella della rete del Feralpi, con Tortori che è riuscito a passare in mezzo a tre giocatori, che Parlato vuole rivedere con più calma: «In quelle situazioni il difensore deve andare deciso. Gli avversari non hanno avuto tante grandi occasioni, ma è stato sin troppo facile per loro avere un giocatore a pochi metri dalla porta dopo che la palla è passata in mezzo a tante gambe». E adesso si guarda avanti: «La scalata continua, restiamo aggrappati alla montagna e cerchiamo di ripeterci. Dobbiamo prenderci quanto di buono fatto oggi e correggere gli errori, soprattutto legati al fatto che potevamo gestire meglio». Così sul mancato utilizzo di Neto Pereira: «Abbiamo preferito non rischiare. E lo stesso vale per Petkovic che non poteva fare certi movimenti, ma Favaro ha fatto molto bene». E intanto i difensori continuano ad andare a segno: «Ben vengano i loro gol, ma alla fine dell’annata arriveranno soprattutto da chi sta più vicino alla porta». L’ultimo pensiero è rivolto ai tifosi: «Li ringrazio perché erano numerosi e calorosi. La loro presenza ha dato ai ragazzi motivazioni in più».
Ore 11.20 – (Gazzettino) «Accettiamo il verdetto del campo, ma faccio i complimenti ai ragazzi perché sono stati autori di una buonissima prestazione». Così Carmine Parlato al termine del buon pareggio ottenuto in riva al lago di Garda. Ma non manca un pizzico di rammarico. «Peccato per l’episodio del gol subìto – aggiunge il tecnico – in cui sicuramente c’è stato qualche errore da parte nostra. Un po’ rode, si danno meriti agli avversari quando segnano, ma potevamo essere più attenti». «Abbiamo dato impressione di quadratura – aggiunge – giocato palla e messo in difficoltà un avversario di valore e questo sicuramente ci fa crescere in autostima». Non mancano però i margini di crescita: «Forse nella seconda frazione dovevamo avere la forza per chiudere la partita. Questo è l’appunto che posso fare alla squadra, ma se il campo ha detto 1-1 ci prendiamo questo verdetto. Nelle azioni di rimessa serve la forza per ripartire e poi la qualità per andare a finalizzare. In due o tre situazioni potevamo gestire meglio il contropiede, prima del loro gol, per ammazzare la partita».
Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Uno ‘zoccolo duro’ di tifosi così meglio di tanti occasionali”) Non sono tantissimi, ma neppure pochi, soprattutto perché il loro amore e il loro modo di farsi sentire incidono su testa e gambe di chi corre e sgomita in campo. A Reggio Emilia avevano risposto per le rime alle “provocazioni” degli ultras amaranto, stavolta non c’è stata gara. Lo stesso mister lo ha riconosciuto a fine partita, è stato come giocare all’Euganeo. La fede calcistica di una piazza ricca di storia e blasone si misura soprattutto in queste occasioni, e il ritorno in Lega Pro sta rivelandosi prodigo di soddisfazioni. Il gruppo c’è, ha capito in fretta quali sono i rischi da evitare e dove invece puntare per non farsi cogliere impreparato, lo staff tecnico sta lavorando con profitto e il terzo posto è un bel premio a tanta professionalità. A questo punto, se non saranno 3.500 gli abbonamenti che verranno sottoscritti entro giovedì 1 ottobre, poco male: il percorso imboccato è quello auspicato, e consente di ridurre al minimo le conseguenze degli errori che la squadra, una “matricola” della categoria va sempre ricordato, commette nell’arco dei 90’. Per noi il Padova può recitare da protagonista, e la gente ancora diffidente se ne farà una ragione. Resta la società. Bergamin, Bonetto e i nuovi soci sono il mastice in grado di (ri)portare il Padova e i suoi tifosi là dove meritano di stare, almeno in Serie B. Non sarà forse quest’anno, ma state sicuri che ci arriveranno. Lavorano sodo tutti, l’importante è che continuino ad andare d’accordo. Domani è previsto un incontro fra gli azionisti. Ci saranno novità? È possibile, soprattutto sul piano degli investimenti futuri. Attendiamo notizie e intanto ci associamo anche noi agli applausi nei confronti de i giocatori.
Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Uno ‘zoccolo duro’ di tifosi così meglio di tanti occasionali”) Di Parlato e delle sue belle parole spese nei confronti dei tifosi leggete a parte, ma il leit motiv di Salò ce lo hanno offerto proprio i padovani che hanno seguito la squadra nella trasferta lombarda, positiva sul piano del risultato e ricca di fascino con quel paesaggio incantevole che offre il lago di Garda. Perché, proprio rifacendoci all’articolo con cui ieri avevamo commentato il desolante numero di abbonati (appena 89) registrato dalla riapertura della campagna in poi (cinque giorni), la conclusione che ci sentiamo di trarre è una sola: meglio uno “zoccolo duro” come questo che non sperare nei tanti occasionali che si presentano all’Euganeo solo quando le cose vanno più che bene, per poi restarne lontani al primo venticello contrario. Per certi versi, è sembrato infatti di essere ritornati ai primi mesi del 2015, quando nei tanti stadi di Serie D il minimo comune denominatore era il colore del tifo, tutto dalla parte biancoscudata ovviamente. E l’effetto è stato ancora una volta convincente: perché i ragazzi della “Fattori” presenti e, insieme a loro, i tifosi dei club che si sono spostati, singolarmente o in gruppi, dal Veneto sino al “Lino Turina” hanno riempito l’aria di slogan, cori e passione, facendo la parte del leone. Non suoni come frase fatta, la realtà è che il Padova sa di poter contare ancora su una presenza forte di pubblico al seguito, il patrimonio su cui ha costruito le basi per la cavalcata trionfale fra i dilettanti.
Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Favaro 6.5; Dionisi 6, Diniz 6.5, Fabiano 7, Favalli 6 (Anastasio sv); Bucolo 6, Corti 6.5; Bearzotti 5.5 (Aperi 6), Cunico 6, Petrilli 6.5 (Niccolini sv); Altinier 6.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) All’inizio del secondo tempo ti aspetteresti la reazione energica degli uomini di Serena, invece è il Padova ad avere subito la palla-gol per chiudere il match, ma dopo neppure 40 secondi dal via prima Bearzotti e poi Corti sprecano. Al 4’ il direttore di gara annulla il pareggio bresciano, realizzato di testa da Romero su cross di Tantardini, ed in effetti il centravanti si appoggia su Dionisi, impedendogli di saltare. Decisione a nostro avviso giusta. I biancoscudati subiscono in questo frangente e Favaro è grande nel neutralizzare di piede il tiro di Maracchi, incuneatosi benissimo in area (6’). Serena inserisce il vivace Tortori dopo il quarto d’ora e l’ago della bilancia si sposta dalla sua parte. Pareggio evitabile. A furia di spingere, la Feralpi trova il corridoio giusto per sfondare e rimettere in equilibrio la gara. Dionisi non fa quello che ci si aspetterebbe, rinviare deciso e la palla resta in area, ne approfitta proprio Tortori che sguscia via fra il terzino e Bucolo e mette al centro, dove Romero non sbaglia (25’). Da lì alla fine non ci sono più grosse emozioni, solo una raffica di ammonizioni da parte di Schirru, alcune esagerate. Ma va bene così, il Padova continua ad esserci e a rispondere “presente”. Ora sotto con il Sudtirol, sabato all’Euganeo (ore 15). La corsa riprende.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Serena – invocato sotto la tribuna dai suoi vecchi supporter – schiera l’ex Giuseppe Greco come trequartista, dietro il “gigante” Romero, e piazza in mezzo tre centrocampisti. Il Padova ha una maggiore supremazia territoriale e al 20’ invoca gli estremi del calcio di rigore per una spinta (apparsa abbastanza netta) di Leonarduzzi su Altinier, che l’arbitro giudica inspiegabilmente non passibile della massima punizione. Botta e risposta. Il momento migliore dei primi 45’ viaggia a cavallo fra il 24’ e il 33’, quando finalmente si vedono le occasioni da gol. Ci provano i verdeblù di casa e sono rischi seri per Favaro, perché Romero gira fuori di poco una bella palla servitagli dal fondo da Fabris dopo incursione lungolinea di Greco (24’), replica il Padova con un colpo di tacco di Altinier su cross di Cunico, con Caglioni bravissimo a distendersi in tuffo e a mettere sul fondo (29’). Favaro si conferma poi sicuro su un colpo di testa di Ranellucci, andato ad impattare il pallone su punizione di Fabris (33’). Fabiano, e sono due. Il vantaggio ospite matura a pochi minuti dall’intervallo, ancora sugli sviluppi di un calcio d’angolo: batte Cunico, Ranellucci devia di testa nel grappolo sotto porta, ma proprio dalle parti di Diniz, il quale, dentro l’area, calcia fortissimo; Fabiano, d’istinto e di furbizia, colpisce di tacco e mette dentro. Gol bello quanto fortuito, costruito sull’asse dei due difensori brasiliani (42’).
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Secondo pareggio esterno, dopo due vittorie all’Euganeo. Il Padova è ancora imbattuto, incamera il suo ottavo punto, che lo mantiene nei quartieri alti della classifica (ora è terzo, in attesa di sapere cosa farà stasera la Giana Erminio con la Reggiana), ed esce soddisfatto dal (temuto) campo della Feralpi Salò, che resta dietro alla “matricola”, staccata di una lunghezza. Risultato giusto, anche se un pizzico di rammarico c’è, perché con un po’ più di attenzione dietro si sarebbe potuto evitare l’1-1 ed incamerare l’intera posta in palio. Petkovic e Neto out. Di bello c’è che l’approccio di Cunico & C. alle partite è subito convincente. In trasferta come in casa, la squadra di Parlato gioca un calcio concreto e sbarazzino, mettendo in difficoltà l’avversario di turno sin dalle prime battute. Era successo a Reggio Emilia, stessa musica nelle due gare interne con Pro Piacenza e Lumezzane (anche se i gol della vittoria erano giunti nella ripresa), e il copione si ripete sulla sponda bresciana del lago di Garda. Dove, detto per inciso, sembra di essere all’Euganeo, perché il tifo dei 400 arrivati dal Veneto sovrasta nettamente il compassato pubblico di casa. Un sostegno incessante, che dà la carica ai biancoscudati, costretti, come si temeva, a rinunciare a due pedine importanti del loro scacchiere, Petkovic e Neto Pereira, bloccati da malanni muscolari (e il brasiliano non è neppure in panchina). Li sostituiscono Favaro e Altinier, come dire che cambia poco o nulla, la sostanza del “4-2-3-1” non ne viene scalfita.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Siete riusciti a sbloccare il match con un altro gol su palla inattiva. E ora il capocannoniere della squadra è un difensore centrale. Che effetto fa? «In quelle circostanze, se un difensore va con la convinzione giusta, è normale che possa arrivare a fare gol. Ma questo non significa nulla. Persino io, quando giocavo, in una stagione fui capace di buttarla dentro 7-8 volte: ben vengano i gol dalla difesa, ma vedrete che a fine campionato saranno ben di più quelli degli attaccanti». Cos’è accaduto nella ripresa? La Feralpi è cresciuta prendendo sempre più campo. «Avremmo dovuto avere la forza di chiudere la gara, questa è l’unica cosa che posso imputare alla squadra. Sapevo che loro si sarebbero alzati lasciandoci gli spazi per provare qualche contropiede, ci è capitato addirittura dopo pochi minuti con Bearzotti, ma avremmo dovuto avere più qualità nella finalizzazione. Non siamo riusciti ad “ammazzare” la partita, e questo rode ancora di più, visto che nel complesso la Feralpi non aveva avuto grandissime occasioni». Nel complesso, però, 8 punti in 4 gare sono un buon bottino. «Certo, il pareggio a Salò e questa classifica fanno crescere l’autostima del gruppo. Ci prendiamo quanto di buono fatto in campo, ma ci sono ancora errori da correggere. Grazie ai tifosi, eravamo praticamente in casa: giocare in questo campo da soli contro l’avversario sarebbe stato difficile».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Che cos’è successo nell’azione che ha portato all’1-1? «C’è stato sicuramente qualche errore da parte nostra, gli avversari sono stati bravi a creare l’azione, ma dovevamo essere più attenti: è stato fin troppo facile per la Feralpi arrivare ad un metro dalla porta con la palla tra i piedi. In quelle circostanze il difensore deve andare deciso sul pallone, deve avere in testa una cosa sola. È andata così, peccato, ma complimenti alla squadra perché raccogliere un punto in questo stadio è un risultato utilissimo». Le premesse non erano buone: out Petkovic e Neto Pereira, difficili da rimpiazzare. «Petkovic non era nelle condizioni giuste per poter effettuare delle giocate in maniera sicura, ma sapevo che Favaro avrebbe fatto molto bene e così è stato. Neto, invece, aveva solo un piccolo fastidio, ma il rischio che potesse procurarsi un infortunio serio era troppo alto».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Un pari a Salò, in casa della Feralpi, alla vigilia avrebbe potuto essere considerato un risultato sicuramente soddisfacente. Invece, a giudicare dal volto di Carmine Parlato nel dopo-gara, sguardo basso e voce abbastanza ruvida, sembra quasi sia maggiore l’amarezza per i due punti sfumati sul pallone sporco calciato in porta da Romero della soddisfazione per una prestazione dei biancoscudati, che, ancora una volta, è stata di livello. «Se il campo ha detto questo, possiamo solo portarcelo a casa», chiosa il tecnico in sala-stampa dopo il triplice fischio finale. «Devo complimentarmi con i ragazzi perché hanno fatto una buonissima prestazione, ma mi dispiace molto per quell’episodio che ci ha fatto subire il gol del pareggio. Siamo venuti a Salò e abbiamo dato l’impressione di avere la giusta quadratura, giocando la palla e mettendo in difficoltà una squadra importante come quella di Serena. Fa sicuramente crescere l’autostima. Ma prendere un gol così mi rode».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Siamo contenti della nostra partita e dell’impegno che ci abbiamo messo, continuiamo con questa mentalità e ci toglieremo diverse soddisfazioni. Sul gol preso c’è poco da dire: Tortori è stato fortunato nel vincere il rimpallo, ma poi bravissimo a stoppare la palla e a dribblare due difensori, a quel punto non si poteva fare più niente». E a negare la rete alla Feralpi, prima dell’azione decisiva di metà ripresa, ci aveva pensato un debuttante in Lega Pro come il giovane portiere Alessandro Favaro, senza il quale, probabilmente, la gara avrebbe preso ben altra piega. «Sono soddisfatto del mio esordio in campionato», le parole dell’estremo difensore giunto dalla Sacilese, che finora aveva giocato solo in Coppa Italia. «Solo poco prima della partita ho saputo che avrei giocato: mi sono fatto forza e mi sono detto “Adesso tocca a me”. Senza quel gol avremmo potuto tornare a casa con una grande vittoria, ma un pari su un campo ostico e contro un’avversaria forte fa comunque morale. Penso che il mio sia stato un buon esordio, con i tre punti sarebbe stato ancora più bello, ma posso essere contento anche così».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Il capocannoniere del Padova, adesso, è un difensore centrale. Dopo quattro gare di campionato, dei 5 gol realizzati dai biancoscudati due sono di Fabiano Medina: difensore roccioso, saltatore seriale sui palloni alti, ma con fiammate improvvise che rendono giustizia alle sue origini brasiliane. Perché se lo stacco imperioso con la Pro Piacenza poteva pure essere un prevedibile colpo del suo repertorio, il tacco sfoderato ieri a Salò ha lasciato tutti di stucco. «È stato un gol cercato», l’ammissione di Fabiano. «Sul calcio d’angolo ho visto Diniz che rimetteva la palla in mezzo, e siccome non potevo assolutamente calciare d’interno destro, ho provato la soluzione con il tacco. Volevo riuscirci, e fortunatamente la sfera è entrata in rete. Ho già segnato due gol, ma non voglio fermarmi qui: sono contento, se non altro questa rete è servita a regalare un punto alla squadra». L’1-1 finale è un buon risultato, anche se quel pareggio di Romero un po’ di amaro in bocca lo lascia: «Non era facile venire qui, su questo campo difficile, e fare una simile prestazione», prosegue Fabiano.
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «Dentro di me conservo sempre delle emozioni fortissime di quell’annata, come in tante altre piazze in cui ho giocato o allenato non mi era mai capitato. La chiamata della curva è stato un momento bellissimo, e voglio ringraziare pubblicamente tutti i padovani per avermelo regalato, non me l’aspettavo. Io e Padova abbiamo un legame fortissimo, il loro affetto è totalmente ricambiato». Alla fine, pur felice per l’accoglienza, Serena un piccolo nodo al fazzoletto se l’è fatto: «Oggi (ieri, ndr) il Padova ha dimostrato che può stare in certe posizioni», ha detto l’allenatore della Feralpi, «ma se devo muovere un appunto, lo faccio all’arbitro: nel primo tempo c’era una spinta non sanzionata su un mio difensore nell’azione dell’1-0, invece nella ripresa a Romero è stato annullato il gol. Mi sarei aspettato un giudizio uniforme».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Forse è stata una delle immagini più belle dell’intero pomeriggio. Prima della partita, al momento dell’ingresso in campo delle due formazioni, dalla curva biancoscudata, gremita da circa 400 tifosi, si è alzato a gran voce l’invito a Michele Serena a presentarsi al cospetto dei suoi ex supporters. I padovani lo amano e lo rispettano ancora, nonostante la sua guida tecnica sia coincisa con una mesta retrocessione in Lega Pro: l’allenatore veneziano si è avvicinato al settore Nord e ha ascoltato i loro cori, ricambiando con un applauso e la mano a battere sul cuore. «Non riesco ancora a capire, tanto più essendo mestrino, cosa posso aver fatto a questa gente per ricevere un affetto simile», il ringraziamento commosso di Serena dopo la partita.
Ore 08.40 – Nella foto (scattata da Simone Venezia – Fotolive e tratta dalla pagina Facebook del FeralpiSalò) il saluto di Michele Serena sotto la curva biancoscudata ieri prima della partita.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (quinta giornata, sabato 3 ottobre): Bassano-Cuneo, Padova-SudTirol e Pro Patria-Pordenone ore 15.00, Alessandria-Albinoleffe, Pavia-Cittadella e Renate-Lumezzane ore 17.30, Cremonese-FeralpiSalò, Giana Erminio-Pro Piacenza e Mantova-Reggiana ore 20.30.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano 10, Pavia 9, Padova 8, FeralpiSalò e Giana Erminio 7, Cremonese e SudTirol 6, Cittadella, Pordenone e Reggiana 5, Alessandria e Mantova 4, AlbinoLeffe, Cuneo, Lumezzane, Pro Piacenza e Renate 3, Pro Patria 0.
Ore 08.26 – Lega Pro girone A, i risultati della quarta giornata: AlbinoLeffe-Pro Patria 2-1 (Brega (Al) al 19′ pt, Filomeno (Pp) al 31′ st, Soncin (Al) su rigore al 45′ st) giocata sabato, Cuneo-Pavia 2-3 (Conrotto (Cn) al 21′ pt, Cesarini (Pv) su rigore al 10′ st, Cavalli (Cn) su rigore al 34′ st, Ferretti (Pv) al 43′ st, Cesarini (Pv) al 45′ st), Cittadella-Pro Piacenza 1-1 (Cristofoli (Pp) al 6′ pt, Litteri (Ci) al 5′ st), Cremonese-Mantova 3-3 (Brighenti (Cr) al 11′ pt, Maiorino (Cr) al 43′ pt, Anastasi (Mn) al 4′ st, Carini (Mn) al 6′ st, Ruopolo (Mn) al 41′ st, Forte (Cr) al 45′ st), Lumezzane-Alessandria 2-0 (Belotti (Lu) al 15′ pt, Russini (Lu) al 5′ st), Pordenone-Renate 0-0, SudTirol-Bassano Virtus 0-2 (Barison (Ba) al 22′ pt, Misuraca (Ba) al 19′ st). Reggiana-Giana Erminio stasera ore 20.30.
Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.22 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 27 settembre: 1-1 tra FeralpiSalò e Padova, al gol di tacco di Fabiano risponde Romero.