Mancano quattro minuti al novantesimo. La gara è Padova-Lumezzane. Con i biancoscudati in vantaggio di una sola rete, prende la palla sulla trequarti, la tiene al piede avanzando verso il limite dell’area, e portandosi a spasso due difensori più giovani di lui di almeno una decina d’anni riesce ad aprire un varco in mezzo all’area e a servire Cristian Altinier. Un mezzo pasticcio nel primo controllo, altrimenti il 2-0 sarebbe stato cosa fatta, e il Lumezzane che riparte: il contropiede è fulmineo, ne nasce un calcio d’angolo dalla parte opposta sul quale, ancora una volta, c’è lui a spazzare l’area di rigore. È questa, forse, l’immagine-simbolo delle prime tre strepitose partite di Neto Pereira: 36 anni e non sentirli, una carriera più che onorevole alle spalle in Serie B con il Varese, ma quella voglia di correre e lottare che ha subito conquistato i tifosi padovani. Quell’attaccante che a volte non segna, ma che fa segnare e che non molla mai un centimetro, aggiungendovi quella spruzzata di classe purissima che, da buon brasiliano, al pubblico non fa altro che bene. Il pubblico di fede biancoscudata ha impiegato davvero poco tempo a capire perché a Varese fosse tanto amato. «Sento dire da molti qui che sono sprecato per questa categoria», sorride Neto, «ma che volete che vi risponda? A me non piace parlare in questi termini di un singolo, tantomeno di me stesso».
«Penso solo che sia giusto così: mi fanno molto piacere gli applausi dei tifosi, tuttavia alla fin fine sto facendo solo il mio lavoro, quello per il quale sono pagato. Ovvero dare il massimo impegno sempre, perché solo così si possono raggiungere obiettivi importanti». Si rende conto che poche volte, da queste parti, si è visto un atteggiamento simile da parte di chi era “sceso” da un campionato superiore? «Non so cosa sia successo in passato, ma la realtà è che Padova non può assolutamente essere considerata un passo indietro, non è certo una piccola dimensione. La categoria è inferiore, ma venendo qui sapevo che quello di Lega Pro sarebbe stato un torneo avvincente e difficile. Sono capitato in un bel gruppo, formato da tanti grandi giocatori, e ciò rende tutto più facile. E poi questa è una società importante, è naturale provare a dare il massimo per raggiungere un obiettivo all’altezza». Per lei è un ritorno nel Triveneto, dopo la lunga esperienza a Gradisca d’Isonzo. Contento? «Molto, e pensare che quella volta non sarei nemmeno dovuto arrivare in Friuli! Era il 2000, giocavo nella formazione del Matsubara (con sede nella città di Cambarà, sud del Brasile, ndr), che partecipava al Torneo di Viareggio: si tratta di una società gestita da una famiglia giapponese, di cui ha preso il nome».
«Alcuni osservatori mi proposero di venire in Italia, e nel 2001 approdai alla Cremonese in Serie C/2, ma il destino volle che in quell’anno la formazione lombarda non potesse tesserare giocatori extracomunitari. Tramite un procuratore brasiliano che mi stava seguendo, entrai allora in contatto con l’Itala San Marco, e da lì partì la mia avventura nel Bel Paese. Sono stati otto anni bellissimi e che mi hanno insegnato tanto, ma il salto di qualità è arrivato ovviamente a Varese». E quest’estate è successo ancora: nuova città e nuova avventura. «Dopo tante “visite” da avversario, ho preso casa vicino a Città Giardino e non posso essere che contento. Padova ha molte più possibilità di Varese, è sicuramente molto bella». Domani si va a Salò: sfida aperta ad ogni risultato? «Sicuramente è una partita fra le più difficili di questo inizio di stagione. La Feralpi è una squadra molto forte, giocheremo su un campo ostico, dove loro non perdono quasi mai. Ma ci stiamo preparando bene, arriveremo pronti alla sfida. Dopo di loro, incontreremo Sudtirol e Cittadella: ci aspettano tre match ravvicinati contro avversarie che puntano in alto. Se facessimo bene, potremmo dare un serio segnale alle rivali in campionato».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia)
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Nella prima trasferta pareggiata con la Reggiana è stato decisivo con il sigillo del momentaneo vantaggio siglato dopo pochi secondi, ora Neto Pereira scalda il motore in vista della sfida in terra bresciana con il Feralpi Salò, con l’auspicio di concedere il bis, magari con un gol ancora più pesante ai fini del risultato. «Spero di ripetermi e che la squadra porti a casa punti, se poi con un mio gol arrivasse anche la vittoria, mi farebbe piacere. Non sarà comunque una partita facile dato che il Feralpi Salò è una buona compagine e sta facendo bene, e sul suo campo cercherà di fare del proprio meglio. Ma noi siamo il Padova e dobbiamo andare a giocarcela a viso aperto». Cosa può fare la differenza domani? «Può essere determinante la giocata del singolo o su una palla inattiva». Quest’ultima, tra l’altro, l’avete usata alla perfezione per piegare a domicilio Pro Piacenza e Lumezzane. «Sappiamo che sono situazioni di gioco importanti da sfruttare e nelle due partite in casa le abbiamo interpretate nel migliore dei modi. Ma tutta la squadra nel suo complesso ha disputato prestazioni importanti in queste prime uscite, e l’auspicio è di continuare su questa strada».
Gol a parte con la Reggiana, anche nelle due gare interne ha fatto vedere il suo talento risultando tra i protagonisti. È soddisfatto del suo rendimento? «Sì, sono a disposizione del tecnico e cerco di mettere in pratica quello che mi chiede. Penso che il mio contributo sia stato positivo». Nella ripresa con il Lumezzane c’è stato per qualche minuto anche l’esperimento del suo decentramento a sinistra, anche se le cose sono andate meglio quando è stato riportato al centro dell’attacco. «Non è una soluzione da bocciare, ma era la prima volta che la mettevamo in pratica non avendo avuto il tempo di provarla prima. Ciò che conta però è che tutti siano disposti a fare un sacrificio per il bene della squadra». Tornando al Feralpi Salò, c’è qualche giocatore in particolare da tenere d’occhio? «Bisogna stare attenti a tutti dato che sono una buona squadra, fermo restando che Pinardi è un giocatore di qualità superiore e l’ha dimostrato anche in serie B. È acciaccato? Se non dovesse essere della partita, sarebbe meglio per noi».
In questo primo scorcio di campionato Padova in campo sempre con il 4-2-3-1 e con gli stessi interpreti in partenza. «Quando fai risultati e prestazioni non è il caso di cambiare, e comunque il tecnico sa perfettamente cosa è meglio per la squadra. L’importante è che tutti si mettano a disposizione: anche chi è entrato a partita in corso ha dato sempre il suo apporto e questo è lo spirito che dobbiamo avere sempre». Siamo solo all’inizio, intanto però il Padova è davanti a tutti in classifica insieme a Bassano e Giana Erminio. «Abbiamo giocato poche partite, ma è senz’altro meglio stare lassù. Dobbiamo continuare». Le potenzialità per consolidarvi ulteriormente nei quartieri alti non mancano. «La società ha allestito un gruppo di giocatori importanti e abbiamo un allenatore bravo. Continuiamo a lavorare pensando una partita alla volta e tenendo i piedi per terra, ma siamo consci della nostra forza».
(Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli)