Un anno fa ad affrontare il Padova, con la maglia dell’Union Pro, era stato il figlio Riccardo; domenica, a poco più di un anno dall’epilogo della sua esperienza all’ombra del Santo, il confronto con il suo recente passato sarà diretto. Quello in riva al Garda si prospetta per Michele Serena, ora tecnico del Feralpi Salò, un appuntamento dalle emozioni forti. «Farà un effetto particolare – conferma l’interessato – e tutti sanno che ho il massimo rispetto per questa piazza e l’ambiente». Nonostante l’esito infausto, in una stagione travagliata sul piano tecnico – tre diversi allenatori e due diesse – e societario, il suo legame con il popolo biancoscudato non è stato scalfito di una virgola: «Spiace sia finita così, per me è sempre una ferita aperta e mi sento in debito per qualcosa che non sono riuscito a mantenere, ma non posso dimenticare l’attaccamento dei tifosi verso me e la squadra fino alla fine».
«Ricorderò sempre – aggiunge – quanto successo al termine della gara che ha decretato la matematica retrocessione in Lega Pro quando i tifosi mi hanno chiamato sotto la curva per salutarmi e ringraziarmi. Evidentemente è stato premiato il lavoro e la serietà della persona e questo episodio farà sempre parte della mia vita». Anche da qualcosa finito male, dunque, può restare una traccia positiva: «È stato un miscuglio di cose. Alcune vanno dimenticate, come il mancato rispetto da parte di certe persone (il riferimento alla società di allora è chiaro, ndr), ma rimangono emozioni forti e vere». Il presente del Padova è di altro tenore: «Mi fa piacere che in un solo anno sia tornato tra i professionisti e in primis va applaudita la nuova società che prima lo ha fatto rinascere e poi ha svolto un egregio lavoro. Non conosco gli obiettivi attuali, ma mi aspettavo comunque una squadra protagonista, anche se magari non proprio al primo posto. Vuol dire che si opera sulla falsariga dell’anno scorso».
Che ruolo può avere nell’attuale torneo? «Gente esperta e navigata di categoria superiore come Neto Pereira, Corti, Cunico, Altinier e Fabiano non ha bisogno di presentazioni. Nella mia personale griglia, considerati obiettivi e ingaggi, metto l’Alessandria davanti a tutte, seguito da Cittadella, Pavia e Reggiana; poi vedo Padova, Cremonese, Bassano e, spero, il Feralpi». Che ha vinto due gare su tre compreso l’esordio ad Alessandria: «La mia priorità nelle scelte professionali di quest’estate era legata alla serietà della società, per poter fare in maniera normale quello che amo. Abbiamo giocato molto bene la prima, poi con il Bassano (ko in casa, ndr) potevamo essere più cinici e infine è arrivato l’ultimo successo esterno (5-0 sul campo della ripescata Pro Patria, ndr). E ora il Padova: »Arriva di slancio per i due successi di fila e questa è una dimostrazione di forza. Lo affronteremo a viso aperto come sempre fanno le mie squadre perché non sono capace di giocare a mosse. Entrambe le contendenti possono puntare al bottino pieno e dunque metteranno in campo le proprie carte senza timori e in fondo proprio questa è la parte più bella del calcio».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)