Due vittorie consecutive, testa della classifica (sia pure insieme a Bassano e alla sorpresa Giana Erminio) agguantata e doppio impegno casalingo sfruttato alla perfezione. Non poteva iniziare nel migliore dei modi il cammino biancoscudato in campionato, con 7 punti raccolti in tre giornate che hanno fatto dimenticare in fretta lo scivolone di Coppa contro il Pordenone. Due successi convincenti e caratterizzati da un minimo comune denominatore: il gol decisivo arrivato sfruttando uno schema da calcio piazzato. Sia contro la Pro Piacenza che con il Lumezzane il Padova ha faticato in avvio, ma non si è disunito, cercando di affondare il colpo con pazienza e riuscendo a scardinare le difese avversarie su palla da fermo. Ma chi pensa che sia tutto frutto del caso si sbaglia di grosso. I gol da palla inattiva sono l’esempio più lampante del lavoro settimanale e della meticolosità dell’allenatore, e per il secondo anno consecutivo rappresentano una delle armi più potenti a disposizione di Parlato.
Il lavoro sui calci piazzati del tecnico altro non è che una prosecuzione di quanto impostato lo scorso anno in Serie D. Nel campionato vinto a maggio, il 20% del totale delle reti realizzate è arrivato sfruttando situazioni da fermo, vale a dire 19 gol su 77. Un’ottima percentuale, in linea con quanto accade in tutti i campionati maggiori negli ultimi anni, basti pensare che la scorsa stagione in Serie A il 30% delle reti è maturato su situazioni da palla inattiva. Un Padova cinico e moderno, una squadra in cui ciascun giocatore in campo sa bene come comportarsi. Altinier ne è l’esempio: al momento di fare il suo ingresso sul rettangolo di gioco già conosceva i suoi compiti e quelli dei compagni, in caso di calci d’angolo o punizioni. Il gol è una conseguenza. Sei punti arrivati da calcio d’angolo per piegare due contendenti ostici e ingranare al meglio la nuova stagione. Esattamente come successe lo scorso anno, quando i gol decisivi della prima partita in Coppa Italia (Niccolini con la Castellana) e della prima in campionato (Ferretti con l’Union Pro) arrivarono su corner.
Dietro a questo, come dicevamo, ci sono studio e applicazione. Chi si ricorda del drone che per qualche seduta ha svolazzato sui cieli di Pieve di Cadore per monitorare dall’alto l’allenamento biancoscudato? Ebbene, sì, anche il drone ha il suo ruolo in tutto ciò, assieme ai filmati dalle tribune e alle prove sul campo. Parlato dedica gran parte del suo tempo alle analisi video, riguarda le registrazioni delle sedute e delle partite (proprie e altrui), per studiare gli schemi migliori e perfezionare i movimenti sbagliati. Un lungo lavoro di selezione e montaggio, per poi mostrare gli spezzoni delle azioni ai giocatori. Quindi, nell’ultima fase, gli schemi vengono ripetuti a lungo sui campi d’allenamento e memorizzati da tutti gli interpreti. Ovviamente, ci vuole chi la butti dentro e chi sappia calciare il pallone perfettamente su testa e piedi dei compagni, proprio come fa Marco Cunico. Delle 5 reti realizzate fin qui, tra campionato e Coppa, 4 sono giunte su assist di un capitano sempre più leader.
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe)