“Sai, il calcio è strano. Se ti dicessi che da piccolino (al Vitoria da Bahia) io giocavo titolare mentre David Luiz se ne andava spesso in tribuna, ci crederesti? E poi guarda David dov’è ora! In quella squadretta brasiliana c’era anche Hulk, esplosivo già allora. Il calcio è strano sì…” continua Marcus Diniz, in buon italiano, abbastanza fluido. “Una delle prime cose che ha fatto il Milan quando sono arrivato in Italia è stata mandarmi a studiare la lingua, per integrarmi subito”. Sarà anche strano il calcio ma quanto fa sognare? “Tantissimo. Non ero ancora maggiorenne e mi scoprì Aldair in un torneo Primavera, in Brasile: mi portò dritto al Milan nel 2005. Un Milan di campioni che vinceva un trofeo all’anno quasi”. Ricordi nitidi, memoria lucidissima. “Il mio idolo e modello è sempre stato Cafù e pensa… al Milan ci uscivo a cena insieme! Che persona splendida, m’invitava spesso a mangiare da lui. E se avevo bisogno di qualcosa, anche di un paio di scarpe, era sempre pronto ad aiutarmi. Oggi sento ancora i suoi figli che hanno la mia stessa età”. Cafu ok, ma non solo. “Ronaldo, Inzaghi, Giardino, Shevchenko, Kakà. E Ronaldinho. “Un grande, una bravissima persona. A casa conservo ancora la sua maglia in un quadro. E le sue scarpe in una cesta di vetro”. Marcus Diniz, tanto Milan ma sempre di passaggio. Poi prestiti qua e là, e debutto in A con il Livorno. “Sarò sempre riconoscente a Spinelli”. L’attaccante più complicato che hai marcato? “Lavezzi mi faceva correre sempre troppo…”. Ridiamo.
“Che bella è Padova? Ogni mattina scendo e passeggio lungo le piazze, dal Pedrocchi all’Orologio. Mi prendo un caffè e leggo il giornale. Si vive benissimo, una sensazione davvero piacevole che ho percepito sin dal primo giorno”. Voce allegra, un tipo simpatico Marcus, a suo agio e si sente. “Un colpo di fulmine? Direi di si!”. Diniz racconta quel momento in esclusiva per Gianlucadimarzio.com: “Mi trovavo a Lecce quando il mio procuratore mi ha messo al corrente dell’interessamento del Padova: volevano conoscermi, il presidente chiese di vedermi di persona”. Detto, fatto. “Sincero sincero? Non ci ho pensato nemmeno un secondo. Un po’ la storia del club, un po’ questa società sana e fatta di persone per bene: ho firmato il giorno stesso, senza alcun dubbio”.
“Ma quel neretto lì in mezzo alla difesa, che forte non è?” si domandavano ironici i primi tifosi in ritiro. Fisico, tecnico, veloce, tempestivo nelle chiusure e spesso efficace. Altro? Forte, fortissimo per la categoria: già, perché un Marcus Diniz in Lega Pro è un piccolo lusso che fa dormire sogni tranquilli a Carmine Parlato e al suo Padova. “Contro il Pro Piacenza non hai sbagliato nulla…” commento io. Lui ringrazia, educato, e aggiunge con testa sulle spalle: “Stiamo giocando bene sì, ma prima dobbiamo raggiungere la salvezza e poi chiaro, noi vogliamo vincere sempre. Siamo un bel gruppo di amici, Fabiano lo conosco da 10 anni mentre Neto Pereira da 5. Scendiamo in campo sempre per vincere e sognare, magari una promozione in Serie B. Perché sai, il calcio è strano…”.
(Fonte: GianlucaDiMarzio.com, Matteo Moretto)