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Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Gettato nella mischia a meno di mezzora dal termine, tre minuti dopo che il Venezia aveva corso l’unico pericolo (parata di Vicario su Gnago) rischiando di veder dimezzato il proprio vantaggio, Denis Maccan con il suo gol ha definitivamente chiuso di una partita senza storia. «Un appoggio facile facile, ha fatto tutto Carbonaro sulla destra e io da due passi ho solo dovuto spingere dentro il 3-0 – Davvero, il merito è tutto del mio compagno». Nel finale, invece, il portiere sacilese Andreatta si è superato negando all’attaccante arancioneroverde il 5-0. «Ho sbagliato io – il mea culpa – perché avrei dovuto appoggiare a Gualdi che era libero a sinistra e si sarebbe trovato la porta spalancata, ma uscito dal dribbling mi sono fatto ingolosire, ho calciato forte e davvero il numero uno avversario ha fatto una gran parata». Nel complesso il Venezia si è confermato come da pronostico straripante, anche grazie all’impatto dei giocatori provenienti dalla panchina, subito incisivi così da non consentire ai titolari di abbassare la guardia. «È così che deve andare, le potenzialità della nostra squadra sono davanti agli occhi di tutti, ma prima che con la tecnica e tattica questo campionato possiamo e dobbiamo vincerlo con l’intelligenza. Aspettando il nostro turno, entrando e dando un apporto concreto e visibile». Per Denis Maccan, assente nel debutto a Dro per una squalifica ereditata dagli sfortunati playout col Pordenone in Lega Pro, l’inizio del suo “Venezia bis” promette decisamente bene. «Nel 2005 avevo 21 anni, ero giovane, scalpitavo, non ebbi la pazienza di aspettare e conquistarmi il mio turno tra i vari Gennari, Moro, Pradolin che fecero grandi cose. Stavolta alla prima presenza ho segnato, un inizio che mi auguro benaugurante: in quella C2 ci riuscii a gennaio (in un 1-1 a Montichiari, ndr) e poco dopo decisi di andar via scendendo al Modica». Da allora, pur tra tanti infortuni, le soddisfazioni non sono mancate per il 31enne pordenonese, dai 18 gol di Lumezzane trampolino verso la B di Brescia, allo scudetto di serie D da lui regalato al suo Pordenone. «Questo Venezia può vincere ma non sarà facile, alla minima distrazione i rischi si corrono anche in serie D e noi non vogliamo perdere punti per strada. La testa infatti è già al Monfalcone».
Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Entusiasmante e irritante. Lo è il Venezia sia a livello di squadra sia di società. Il fronte dirigenziale del sodalizio lagunare ha rilanciato l’ambiente impegnandosi in una campagna acquisti di alto livello – che garantisce di sicuro bel gioco e risultati – ma non ha ancora consentito alla città di conoscere i vertici societari. Dal momento dell’assegnazione al gruppo Daniels dell’incarico di far rinascere il Venezia si sono susseguiti appuntamenti e rinvii per la presentazione della presidenza: e dopo quasi due mesi non si è visto ancora nessuno. Di certo la bontà degli intenti è dimostrata dal mercato – come detto – ma la mancata conoscenza della proprietà porta inevitabilmente a voci di ogni genere, persino a quella del probabile arrivo di Joe Tacopina da Bologna (attualmente ai ferri corti nel club felsineo). E la doppia sensazione si percepisce anche sul campo. Entusiasmo per il gioco e la capacità di concretizzare la superiorità, ma nel contempo irritazione per una certa sufficienza con la quale si affronta una parte della gara. Nella partita di sabato a San Donà contro la Sacilese (4-0), infatti, il Venezia ha giocato bene i primi venti minuti – mettendo alle corde un avversario schierato con un 4-2-3-1 che poneva di fatto sei giocatori a difesa delle retrovie – per poi rallentare il passo (ancora sull’1-0, poi aumentato a 2-0 da un rigore a fine prima frazione) e riprendere a giocare con una certa intensità solamente a una ventina di minuti dalla fine quando gli innesti di Carbonaro e Maccan hanno portato nuova verve dando l’impressione che ciò avvenisse più per iniziativa personale che per scelta collettiva. Di certo la superiorità del team lagunare in queste prime giornate è stata ben evidenziata dal tecnico avversario Vinicio Bisioli che ha “contestato” la presenza di squadroni, destinati a condizonare inevitabilmente il campionato. E c’è da dire che il Venezia deve ancora iniziare ad utilizzare la sua punta di diamante Vitor Barreto. Nota positiva anche a livello di partecipazione dei tifosi: la prima uscita il sabato pomeriggio ha portato a San Donà 1082 tra paganti e abbonati, anche se proprio il numero dei sottoscrittori di tessera stupisce per esiguità: solamente 345! Una cifra indubbiamente bassa, probabilmente riconducibile alla scomodità di raggiungere il Penzo dalla terraferma, non certo legata alla qualità dell’organico. Intanto forse anche la prossima interna – dopo la trasferta di mercoledì a Monfalcone – potrebbe giocarsi a San Donà contro la Virtus Vecomp attuale co-capolista.
Ore 21.30 – (La Nuova Venezia) Paolo Favaretto non fa sconti al Venezia: domenica mattina al Taliercio in vista del primo turno infrasettimanale del girone C. Chi ha giocato contro la Sacilese ha effettuato 45’ di lavoro defatigante agli ordini del professor Casale, tutti gli altri sono rimasti in campo per quasi due ore con tanto di partitella finale dove hanno giocato sia Modolo che Barreto, mentre l’ultima parte della seduta è stata risparmiata a Cantini, che è più in ritardo nella tabella predisposta al rientro rispetto agli altri due. Il lavoro di avvicinamento alla partita di Monfalcone inizierà oggi, dopo che il tecnico avrà visionato la relazione della partita di ieri tra i goriziani e il Dro, come avrà un’idea più precisa dei postumi del match contro la Sacilese (ieri Fabiano accusava un affaticamento muscolare). Saranno due giorni preziosi per valutare se riconfermare in blocco la squadra o se apportare qualche cambio anche in vista del match contro la Virtus Verona. Oggi riprende anche la campagna abbonamenti, che sarà aperta fino a venerdì 18. Domani mattina rifinitura al Taliercio, pranzo e poi partenza per Monfalcone.
Ore 21.10 – (La Nuova Venezia) Il Venezia corre veloce, come un treno ad alta velocità: la temuta partenza ad handicap dovuta all’inizio in ritardo della preparazione non c’è stata, favorita anche dall’aver affrontato due formazioni, Dro e Sacilese, che non sono di prima fascia. La squadra c’è, gioca, vince e segna gol a grappoli, gestendo le energie. Matteo Serafini è il leader dell’attacco (3 reti in due gare), ma sono già cinque i giocatori andati a segno (Innocenti e Fabiano a Dro, Maccan e Gualdi contro la Sacilese). E mercoledì si preannuncia un duello stellare ad alta quota tra il capitano arancioneroverde e Denis Godeas, il bomber della promozione in Seconda Divisione e dello scudetto dilettanti (17 reti in 30 gare), che guida l’attacco del neopromosso Monfalcone. Serafini, al di là dei due rigori infilati, ha realizzato contro la Sacilese un eurogol: destro in contro balzo in diagonale che non ha lasciato scampo ad Andreatta. «In occasione della prima rete mi sono trovato il pallone che mi rimbalzava davanti, ho pensato di metterla dalla parte opposta sul palo lungo. Diciamo che sono stato bravo a crederci, ma anche un po’ fortunato nell’azzeccare la traiettoria perfetta: ho cercato più la precisione che la potenza. Sono quelle conclusioni che quando non ti riescono, rischi di fare una pessima figura, ma è bello provare». Il gol dopo 8’ ha indirizzato il match nella direzione voluta dal Venezia. «Deve diventare una nostra caratteristica: partire forte, concedere poco e far capire all’avversario la nostra forza, alla distanza il tasso tecnico viene sicuramente fuori. Tre reti in due gare? Beh, non male come inizio, anche se io non gioco con l’assillo del gol. Fino a 26 anni giocavo a centrocampo, poi mi hanno spostato in avanti e ho iniziato a segnare tanto, ma provo la stessa gioia se riesco a mandare in rete un compagno di squadra». Mercoledì nuovamente in campo, a Monfalcone, contro la neopromossa di Zoratto guidata in attacco da Godeas. «Lo rivedrò con piacere» spiega Serafini, «siamo stati compagni di squadra tanti anni fa a Cremona. Lui ha tre anni più di me e di gol ne ha sempre segnati tanti, in ogni categoria, dovremo fare molta attenzione». Nell’estate ’97 Godeas (ora 40enne), arrivò a Cremona in prestito dall’Udinese, mentre Serafini è cresciuto nelle giovanili grigiorosse. Non avendo la certezza di ultimare la sistemazione del Penzo in tempo, prende sempre più consistenza l’ipotesi che anche la gara contro la Virtus Verona, in calendario domenica 20 settembre, possa essere giocata in anticipo sabato allo “Zanutto” di San Donà. Il Venezia sta aspettando la risposta definitiva della Lega Nazionale Dilettanti dopo aver ricevuto il benestare anche della società scaligera.
Ore 20.50 – (Gazzettino) È passato un mese e mezzo dall’infortunio capitato a Lavarone, ad inizio del ritiro precampionato: lacerazione del tendine adduttore lungo la coscia sinistra, recitava il bollettino medico dopo gli esami di rito. Adesso il peggio è passato, il periodo di inattività è ormai alle spalle e Alessandro Sgrigna può riassaporare l’ebbrezza di calpestare l’erba del campo da calcio. Dopo le corse a secco, è imminente il rientro in gruppo: «Adesso va meglio, ho iniziato a fare un po’ di tutto, anche con il pallone». La diagnosi parlava di tre mesi, prima di rivederla in campo. La tabella di recupero è rispettata? «Vedremo come risponderà il muscolo quando comincerò a caricare, poi avremo tempi più precisi». Ma quanto si soffre stare fuori e vedere i propri compagni di squadra lottare e gioire in campo? «Tantissimo. Non potete immaginare quanto grande sia la voglia che ho di tornare, di stare con il gruppo, di vivere le emozioni dello spogliatoio, è quello che mi manca di più. Le terapie mi hanno fatto stare lontano dai compagni, ora però dovrei tornare ad aggregarmi al resto della squadra, inizierà il lavoro al campo». Da fuori, come ha visto il Cittadella che nel frattempo ha completo la rosa dei giocatori? «Secondo me è stata allestita un’ottima squadra, competitiva. Finora ho visto un buon calcio, anche nella prima di campionato, con il Cuneo, se escludiamo gli ultimi dieci minuti di partita». È completa la rosa? «Siamo messi bene in ogni reparto, ci sono valide alternative dappertutto». Gli addetti ai lavori si sono sbizzarriti nei pronostici: c’è chi mette il Cittadella in primissima fascia, chi appena dietro. «Non voglio fare proclami, viviamo di giornata in giornata, sapendo benissimo qual’è il nostro obiettivo. Alla fine faremo i conti». Sulla carta quali sono le avversarie più temibili? «Alessandria, Pavia, Bassano, Reggiana. Lo stesso Padova vedo bene in campionato. Poi mi dicono che il Feralpisalò esprime un bel calcio: non è affatto un girone facile, ci sono tante squadre attrezzate che possono puntare in alto. Il Cittadella deve pensare al proprio cammino, senza guardare agli altri». Quando avremo un quadro ben definito dei valori del girone? «Credo alla fine dell’andata, non prima. Non conosci le altre squadre, per noi la Lega Pro è una realtà nuova, il campionato è più corto rispetto alla serie B, c’è tanto agonismo e ci sono giovani che si vogliono mettere in mostra. Bisogna affrontare tutte le squadre, quindi, prima di dire quale siano le più forti». In Lega Pro gente come Coralli, Iori, Pascali, Paolucci può fare la differenza. Quanto “pesa” l’esperienza del singolo? «Tanto, in ogni categoria. Sarà così anche dove ci sono molti giovani, magari alla prima esperienza di categoria». Pellizzer, prima di lasciare Cittadella, ha parlato dello spogliatoio più forte degli ultimi anni. «Anche quello dello scorso anno era buonissimo. Nell’ultima stagione è girato tutto storto, ecco perché siamo retrocessi. È innegabile però che giocatori come Iori e Pascali, pieni di carisma, esperienza e carattere, possono offrire un valido contributo, anche per fare crescere i giovani di grande prospettiva che abbiamo». Ha convinto lei Litteri – compagno di squadra a Vicenza – a scegliere Cittadella? «No, lui ha tanta voglia di riscattare l’esperienza di Latina. È un lottatore, corre, fa reparto in attacco. Un valido acquisto».
Ore 20.30 – (Mattino di Padova) In un certo senso ha lavorato anche ieri, Roberto Venturato. Nel giorno di forzato riposo concesso ai suoi uomini a causa del rinvio del match con la Pro Patria ha infatti assistito dagli spalti dello Stadio Zini alla sfida tra Cremonese e Pavia, due delle più serie rivali per la promozione. «Ma più che altro per studiare il Pavia, visto che lo affronteremo già alla quinta giornata» spiega il tecnico del Cittadella. Diciamolo subito, questa pausa se la sarebbe evitata… «Sicuramente mi sarebbe piaciuto dare continuità alla prestazione offerta contro il Cuneo ma preferisco guardare il bicchiere mezzo pieno: abbiamo avuto 15 giorni per prepararci bene, recuperare Alfonso, far lavorare Sgrigna, e conoscere i nuovi arrivati. Non mi va di lamentarmi». A proposito dei nuovi arrivati, Chiaretti, autore di una doppietta nell’amichevole vinta sabato contro la Berretti, non sembra lontanissimo dalla migliore condizione. Ha già deciso in che ruolo utilizzarlo? «Ha qualità importanti. È leggermente più avanti rispetto a Litteri perché ha avuto modo di giocare qualche amichevole a Vercelli e perché ha una costituzione fisica diversa da Gianluca. Sabato l’ho fatto partire da esterno offensivo, per poi impiegarlo da seconda punta: credo che si rivelerà utile in entrambe le posizioni, a seconda delle esigenze che avremo. E poi ho visto che anche lui è arrivato qui con lo spirito giusto». Ovvero? «Animato da quella “fame” e dalla voglia di dimostrare il proprio valore che è sempre stata una delle caratteristiche dei giocatori di questa squadra. Tanto più in un anno come questo, dopo una retrocessione. È lo stesso spirito che vedo anche in Litteri». Sabato, mentre voi giocavate con i ragazzi di Giacomin, Pellizzer ha fatto il suo esordio nell’Entella, in campo per gli ultimi minuti della sfida vinta dai liguri sul Cesena per 2-1. Come ha accolto la sua inattesa cessione? «Parliamo di un giocatore che ha dato molto al Cittadella e le cui qualità non si discutono. Mi avrebbe fatto piacere averlo, ma nel momento in cui è arrivata un’offerta dalla serie B abbiamo fatto delle valutazioni: quest’opportunità accontentava lui e non lasciava in difficoltà noi, perché nel suo ruolo possiamo contare su elementi come Pascali, Scaglia, De Leidi e lo stesso Cappelletti. Insomma, siamo ben coperti sia in caso di infortuni sia per quanto riguarda le caratteristiche tecniche dei giocatori».
Ore 20.10 – (Corriere delle Alpi) Di certo essere felici non si può, quando subisci il pareggio-beffa al 92’ e sei costretto a commentare il secondo pareggio consecutivo. Non fa quindi eccezione mister Vecchiato, che però non riesce a non togliersi dalla scarpa il sassolino del rigore. Quasi un macigno, visto che appena dopo è arrivato il pareggio dei veneziani: «Purtroppo non ci hanno dato quel fallo su Farinazzo, che era grande come una casa. Non è un periodo certamente fortunato, dopo che la settimana scorsa ci hanno annullato un gol regolare. Spiace». C’è comunque anche il fastidio per il gol preso, quando sarebbe stato il caso di non far entrare neppure uno spillo in area di rigore. Come era poi successo quasi in tutta la partita: «Certamente siamo stati ingenui a subire una rete nella nostra area piccola, cosa che non deve succedere. Non abbiamo sicuramente giocato una delle nostre migliori partite, ma su questo campo era difficile anche perché loro sono una buona squadra. Va detto però che, se si esclude quel colpo di testa nel finale, prima del gol non avevamo rischiato assolutamente nulla. Dispiace perché meritavamo di portarci a casa i tre punti». Non è tanto una questione del morale di squadra, quanto proprio di classifica che non è bellissima, pur quanto possa contare dopo due giornate: «Il morale si solleva, non ci sono problemi. Sono i due punti che non mi piacciono». Sorprendente sicuramente la scelta della prima da titolare per i due giovanissimi Marta Bettina e Quarzago: «Mi hanno date ottime risposte, rispondendo a una scelta dettata da condizione e anche i problemi che hanno i vari Pescosta, Farinazzo e Franchetto». Raggiante, e non poteva essere altrimenti, il mister veneziano Soncin, che incassa il secondo punto, dopo quello di Este: «Un ottimo risultato, contro una squadra che ha giocatori importanti per la categoria in tutti i reparti. Nel primo tempo non abbiamo fatto benissimo, mancando spesso qualcosa nell’ultimo passaggio. Poi i due cambi hanno contribuito a portarci a casa un risultato giusto».
Ore 19.50 – (Corriere delle Alpi) Signore e signori, ecco la beffa. Il Belluno fatica ancora a credere di essere stato raggiunto in pieno recupero. La zuccata di Rizzato confeziona il secondo pareggio consecutivo e priva così la squadra di Vecchiato di tre punti, che erano già in cassaforte. Bastava chiuderla e non sarebbero più usciti. Non che i gialloblù avessero regalato chissà che bella prestazione, anzi forse il Calvi aveva quasi condotto di più il gioco specie nella ripresa, ma i rischi erano stati ridotti al minimo e nessuno avrebbe mai pensato finisse così. Pesa anche, appena prima dell’azione decisiva, un fallo apparso netto su Farinazzo, che era lanciato in area e non aveva alcun interesse a cadere quando ormai lo specchio della porta era ad un passo. Il cagliaritano Nehrir ha optato per la simulazione, beffando il Belluno che poi sarebbe capitolato. E così le due vittorie su due dello scorso anno restano un ricordo e per il primo successo occorre riprovare nell’infrasettimanale di mercoledì. C’è tanto entusiasmo alla prima in assoluto di serie D per la neo promossa tanto che nella piccola tribunetta centrale si fatica a trovare posto, mentre ce ne sono di più su quelle montate in estate per aumentare la capienza. La curiosità che colpisce i tifosi bellunesi è che il portiere veneziano sia l’ex Siena Marco Fortin, che a 41 anni fa ancora la sua bella figura. Mister Vecchiato aveva preannunciato alcune novità negli undici titolari che si concretizzano nella scelta di Sommacal come terzino destro e nel debutto da titolari di Quarzago e Marta Bettina. Anche Masoch gioca al posto di Miniati. I padroni di casa partono con tanto entusiasmo e, puntando più sulla vivacità dei singoli che sul gioco corale, tentano di farsi vedere in avanti. Come spesso accade in questi casi però la grossa palla gol la confeziona il Belluno. Corre il 6’ quando Masoch da poco fuori l’area di rigore non punisce adeguatamente un errore della difesa di casa, appoggiando alto una conclusione con la visuale dello specchio completamente libera. Sommacal fatica a prendere le misure a Siega che sulla sinistra è indemoniato, ma è sulla sinistra del Belluno che arriva il vantaggio. Dopo una fitta rete di passaggi, Sommacal pennella un lungo cross che Quarzago però spizza ottimamente all’indietro, favorendo l’inserimento di Mosca che infila in rete dopo aver anche colpito il legno. Partita in discesa quindi anche per la squadra di Soncin ci mette un po’ a riorganizzarsi. L’incontro registra di fatto pochi sussulti con la Calvi che tiene un po’ di più il pallone, ma il Belluno quando si fa vedere in avanti fa sempre preoccupare i veneziani. Sommacal e Duravia evitano che Fortin possa annoiarsi tentando di sorprenderlo in un paio di circostanze. Prima dell’intervallo Solagna si sporca i guanti su una conclusione tutt’altro che pericolosa di Viola. Ripresa e subito Marta di testa manda alto, poi Corbanese gira fuori di testa una punizione di Mosca. Nel frattempo è entrato Rizzato per i biancocelesti che i tifosi del Belluno conosceranno loro malgrado poi. Calcagnotto è murato prima che possa girare in rete un pallone vagante, poi è il neo entrato Miniati a provarci senza soddisfazione. Mancano dieci minuti alla fine e arriverà la prima nitida palla gol per la Calvi. La girata di Viola di testa esce talmente di poco che più di qualche tifoso urla al gol. Pericolo scampato ma allarme che suona prima che Rizzato sempre di testa su cross di Dell’Andrea faccia esultare, stavolta sì, i tifosi di casa.
Ore 19.30 – (La Provincia Pavese) Mister Marcolini si presenta in sala stampa e il tono – come era ovvio – era mesto. Esordire in campionato con una sconfitta fa male. «Di sicuro non abbiamo fatto nostra partita più brillante – dice il mister -. Era chiaro che una partita così si risolveva con un episodio e sono stati bravi loro a coglierlo. A noi è mancata un po’ di convinzione e determinazione». Marcolini, lo aveva detto alla vigilia, sapeva che a Cremona non sarebbe stata una partita facile. «Per certi versi mi aspettavo anche una partita brutta, almeno in certi punti della gara». Marcolini sapeva e temeva l’organizzazione dei cremonesi: «Non ci hanno lasciato spazio – ammette l’allenatore azzurro -. E noi, va riconosciuto, non lo abbiamo concesso a loro. Per certi versi era una partita da 0 a 0 e i grigiorossi sono stati bravi a cogliere l’occasione su calcio d’angolo». Il mister, comunque, non torna indietro: «Non cambio le mie idee per una partita che abbiamo perso in questo modo. E’ chiaro, anche, che dovremo rivedere alcune cose. Ma si tratta soprattutto di avere maggiore attenzione. Hanno calciato diversi calci d’angolo e solo su uno sono riusciti a fare gol. Anche per la bravura di Brighenti». Anche Cesarini ha avuto un’occasione. «Non è stato fortunato – conclude il mister in sala stampa – ma non è un dramma. Andiamo avanti per la nostra strada e guardiamo alla prossima partita, contro il Sud Tirol. Ritengo comunque che il Pavia abbia dimostrato di saper giocare e tenere duro con una formazione tosta come è apparsa la Cremonese».
Ore 19.10 – (La Provincia Pavese) Mettiamola così: si vede che Cremona non porta bene al Pavia. Ad aprile proprio allo Zini era cominciata la parabola discendente della squadra di Maspero nella corsa alla B. E sempre a Cremona il Pavia stecca l’esordio in campionato dopo un grande pre-stagione. E’ stata una gara con pochissime occasioni da rete. Il primo tiro nello specchio della porta da parte del Pavia è arrivato nel recupero: emblematico di come gli azzurri debbano ritrovare quella brillantezza mostrata prima dell’avvio del torneo. Hanno pesato, certo, anche i tanti problemi in attacco, con infortuni a ripetizione, e la scarsa vena di parecchi elementi in mezzo al campo. Si prevedeva una gara tattica, con due squadre schierate allo stesso modo, con un 3-5-2, e i primi 45’ lo confermano. Gli azzurri ritrovano, dopo un mese senza impegni ufficiali, quella solidità difensiva che aveva contraddistinto il precampionato. Meno bene a centrocampo, dove Bellazzini e Marco Cristini, preferito ad Alessandro Marchi, faticano a trovare il passo giusto in una gara nella quale le due formazioni sembrano annullarsi in mezzo al campo. Anche la Cremonese per attaccare la difesa azzurra cerca soprattutto le giocate in velocità sulle corsie laterali. Ma si rende pericolosa solo al 23’ quando – dopo un articolato schema su punizione del Pavia che per poco non si chiude – Guglielmotti approfitta di una palla persa dagli azzurri per involarsi verso Facchin e sparare un destraccio che sibila all’incrocio. Il Pavia dal canto suo prova a imbastire azioni offensive affidandosi all’estro di Cesarini che fa ammonire due avversari con la sue giravolte e offre con un cucchiaio volante un assist appena lungo per Mattia Marchi, La sostanza però è che i due portieri non sono chiamati mai all’intervento e i potenziali offensivi delle due squadre, che pure sono notevoli, risultano annullati. Sono gare che – si dice -possono essere sbloccate solo da prodezze personali o gol su calci piazzati. Buona la seconda, e buona per la Cremonese: al 5’ della ripresa funziona l’ennesimo «trenino» su angolo dei grigiorossi, con Zullo che stacca su tutti e fa la torre per il secondo tocco di testa, vincente, di Brighenti appostato sotto rete. La reazione del Pavia fatica ad arrivare contro una squadra che fa della fase difensiva il suo punto di forza. Esce Marco Cristini per Alessandro Marchi che fornisce più dinamismo e ravviva una catena di destra del Pavia che aveva lasciato a desiderare. Ma non basta ancora per impensierire la Cremonese. Al 22’ Martin, sicuramente tra i migliori, affonda a sinistra e mette un mezzo una palla sulla quale Mattia Marchi viene contrato. Marcolini si gioca anche la carta Del Sante per Bellazzini, passando al 3-4-1-2. Il mister azzurro chiama i suoi ad andare avanti ma il tentativo di arrembaggio del Pavia va a sbattere sul muro grigiorosso e anzi il nuovo entrato Djiby sfiora il raddoppio con un tiro a giro. Solo al 43’ Alessandro Marchi riesce a trovare un varco sull’out destro e crossa rasoterra per Cesarini che spara alto quasi dal limite dell’area piccola, sprecando la migliore occasione capitata al Pavia durante tutto l’incontro. La Cremonese può giocare nelle condizioni migliori, chiudendo gli spazi e ripartendo, e al 47’ sfiora il raddoppio quando Magnaghi riesce a infilarsi in area e solo una prodezza di Facchin (rientrante a tempi record dall’intervento al menisco) gli impedisce di realizzare il 2-0. Si finisce con l’espulsione di Djiby per un’entrataccia su La Camera. E con la punizione sulla quale per poco non ci scappa il pareggio, con Cesarini sul quale chiude alla disperata il portiere della Cremonese, Ravaglia.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) Il suo gol in avvio di partita ha messo subito la gara in discesa per la Reggiana. La sua partita è stata la conferma che questo giocatore cresce con il passare del tempo e sta diventando, ogni giorno di più, il beniamino dei tifosi reggiani. Alessandro Spanò al termine della sfida con il Lumezzane è ovviamente contento per il gol e per la prestazione della difesa, osannata anche dal suo mister pochi minuti prima. «Il gol è arrivato sugli sviluppi di un calcio d’angolo – ricorda il difensore classe 1994 – Abbiamo provato questo schema in allenamento e il risultato direi che è stato molto buono. Sono contento per il gol, ma di più per la vittoria finale che ci ha fatto recuperare dopo il mezzo stop con il Padova». Il campionato è appena iniziato e il tempo per migliorare è parecchio. «Lo vediamo anche in serie A – sottolinea Spanò – Le prime giornate sono le più pericolose perché i livelli devono ancora emergere. Fare tre punti su un campo difficile come può essere quello di Lumezzane è molto importante». Per una squadra che punta alla Serie B, l’obiettivo non è un mistero, fare risultato con le squadre più piccole diventa fondamentale così come vincere gli scontri diretti. «È quello che ci è mancato la scorsa stagione – spiega Spanò – Siamo quindi partiti con il piede giusto e così dobbiamo proseguire. Contro il Padova abbiamo compiuto un mezzo passo falso. Ce ne siamo accorti e abbiamo cercato di rimediare alla prima occasione utile. Direi che la lezione della scorsa giornata l’abbiamo imparata. Ora dobbiamo evitare altri intoppi». La difesa ha subito veramente poco. «Direi però che siamo stati bravi a contenere il Lumezzane senza permettergli di crearci problemi – sottolinea – I meccanismi mi sembra siano andati molto bene. Abbiamo tempo per migliorare, ma siamo sulla buona strada». La sfida personale con Manuel Sarao, il più pericoloso degli attaccanti del Lumezzane, Spanò l’ha vinta nonostante la fisicità del numero nove valgobbino. «Questi sono le sfide in campo che preferisco – spiega il difensore di Alberto Colombo – Direi che mi sono divertito anche perché alla fine non abbiamo subito reti e abbiamo portato a casa il risultato pieno. Una vittoria meritata? Per quanto visto in campo – chiude Spanò – certamente sì».
Ore 18.30 – (Gazzetta di Reggio) La soddisfazione per i tre punti conquistati al Saleri di Lumezzane è molta. Una vittoria importante che rimette in carreggiata la Reggiana dopo il pareggio nella prima giornata contro il Padova (che sabato prossimo tra l’altro ospiterà il Lumezzane nella terza giornata di campionato). Ma l’incontentabile Colombo, non è contento al 100%. Lo si vede dall’espressione con cui arriva in sala stampa e si concede a microfoni e taccuini. Sì, Alberto Colombo ha qualcosa da ridire su quanto i suoi ragazzi hanno fatto. Soprattutto nel secondo tempo quando in vantaggio per due reti a zero i suoi giocatori avrebbero potuto chiudere la partita prima, sfruttando l’impalpabilità degli avversari. Non lo hanno fatto e la reprimenda del tecnico reggiano è abbastanza dura: «Purtroppo non abbiamo sfruttato a dovere alcune occasioni che nei secondi 45 minuti il Lumezzane ci ha concesso – spiega l’allenatore granata in sala stampa dopo il successo per 2 a 0 contro il Lumezzane – Potevamo chiudere la partita prima. Questo è solo un piccolo rammarico visto che nel complesso la prestazione della squadra è stata parecchio soddisfacente». I tre punti arrivati contro una “piccola” sono fieno in cascina in vista degli appuntamenti più importanti delle prossime giornate. E di questo, ovviamente, Colombo è felice: «Nelle prime giornate di campionato l’importante è il risultato – ricorda l’allenatore della Reggiana – Le prestazioni arriveranno dopo quando avremo più benzina nel motore e migliorerà la condizione». Lo scorso anno la Reggiana ha pagato dazio soprattutto con le formazioni di fascia inferiore. «È vero – ricorda Colombo – Siamo solo all’inizio, ma la mentalità è quella giusta. La strada è ancora parecchio lunga». Tornando a quanto messo in campo dai suoi, Colombo è molto contento per quello che hanno fatto i difensori granata. Ed è proprio la difesa il reparto che era sotto osservazione, un reparto che ha reso secondo le sue volontà: «Non abbiamo concesso nulla – sottolinea l’allenatore granata – Nel primo tempo solo due conclusioni e nella ripresa appena un cross. La prestazione è quindi stata molto confortante. Ripeto, tutti i reparti hanno giocato bene, l’unico “rimprovero” che potrei fare ai ragazzi è quello di non essere riusciti a chiudere prima la gara sfruttando qualche errore degli avversari». La Reggiana è inserita nel gruppo delle favorite per la promozione in serie B. Colombo lo sa, come sa che la sua formazione può ancora crescere. «Abbiamo giocatori che stanno cercando la condizione migliore – osserva – penso a Nolè, per esempio, che ha sì fatto una buona partita, ma può dare ancora di più. Dobbiamo solo aspettare ancora un po’ di tempo per essere assolutamente pronti per le sfide che ci attendono. In questo momento i tre punti sono il nostro obiettivo, il gioco può solo migliorare con il tempo». Sull’altro fronte lapidario D’Astoli: «bbiamo provato a rimetterci in carreggiata ma contro questa Reggiana non c’è stato nulla da fare».
Ore 18.10 – (Gazzetta di Reggio) Tutto troppo facile per la Reggiana, che impiega poco più di mezz’ora per sbarazzarsi di un Lumezzane in evidente difficoltà. La squadra di Colombo sblocca la gara dopo appena dieci minuti grazie a Spanò che colpisce di testa su calcio d’angolo, per poi mandare al tappeto l’avversario poco dopo la mezz’ora grazie al senso del gol mostrato ancora una volta da Arma. Prova convincente da parte della squadra, che riscatta il pari interno contro il Padova dimostrando una buona dose di maturità nella gestione del vantaggio, senza sprecare energie ma controllando senza patemi lo 0-2. Il tempo dirà fino a quando la pochezza del Lumezzane ha agevolato la Reggiana, che nel frattempo può cominciare la sua corsa al vertice della classifica. Rispettando le previsioni della vigilia, Colombo presenta i suoi con il solito 4-3-3 che vede in prima linea Arma supportato da Nolè e Siega. In mediana c’è Maltese protetto da Bruccini e Angiulli. Difesa affidata alla coppia centrale Spanò-Sabotic, Mogos e Frascatore sono i terzini davanti al portiere Perilli. Schieramento speculare per la formazione di D’Astoli, reduce da un ko all’esordio contro la Giana Erminio. Le scorie della prima sconfitta si fanno sentire nell’approccio alla gara, perché dopo 10′ la Reggiana è già in vantaggio: sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Nolè, Spanò ruba il tempo ai suoi colleghi avversari e, di testa, manda il pallone alle spalle di Furlan. La Reggiana gioca con il vento in poppa e non rischia praticamente nulla fino al 33′, quando un diagonale di Mancosu termina di poco alla destra di Perilli. E’ un fuoco di paglia perché a trovare il gol è ancora alla Reggiana: è il 36′ quando Nolè serve a Bruccini un pallone che suggerisce al compagno di tirare in porta, sulla respinta di Furlan si fa trovare pronto Arma che a porta vuota segna lo 0-2. Lumezzane colpito e affondato, anche se nel finale la squadra di D’Astoli ha un lampo di orgoglio e al 41′ Sarao si fa spazio dal limite provando la conclusione che tuttavia non inquadra lo specchio della porta. E’ comunque poco per sperare di riaprire la gara perché la Reggiana appare nel pieno controllo della gara tanto che D’Astoli, al rientro in campo, presenta il suo Lumezzane con una novità: fuori Rapisarda, dentro Russu. Eppure l’inerzia della gara non cambia, perché la squadra di Colombo appare troppo esperta al cospetto della fragilità di un avversario che inizia a vedere troppo presto i fantasmi del secondo ko di fila dopo aver subito due gol nel primo tempo. La Reggiana rischia soltanto al 23′, quando Perilli neutralizza un tocco sottomisura di Cruz, poi D’Astoli manda in campo anche Barbuti per Russini mentre Colombo si affida a Parola al posto di Maltese. A dieci minuti dalla fine il tecnico concede la passerella anche a Nolè, sostituito da Danza che farà di tutto per sfruttare ogni pallone ricevuto. Per il resto la partita non ha molto altro da offrire: i ritmi sono molto bassi anche perché il Lumezzane appare ormai rassegnato alla sconfitta (la seconda su due gare giocate, e stavolta senza possibili recriminazioni) e non riesce mai ad avvicinarsi all’area piccola. La Reggiana ringrazia, Colombo chiama Loi al posto di Siega e osserva i suoi che lasciano intelligentemente passare gli ultimi minuti fino al triplice fischio finale del direttore di gara.
Ore 17.50 – (Alto Adige) Nella sala stampa del Druso il primo ad arrivare è mister Stroppa. Il profeta di questo Alto Adige è un tantino rauco, colpa del continuo “dialogo a gran voce” sostenuto per tuto l’arco della gara. «E’ stata una vittoria sudata ma meritata – afferma il mister -. Sapevamo della forza del Mantova che in alcuni frangenti ci ha messo in difficoltà. La nostra risposta è stata esemplare, perché nonostante siamo andati sotto nel punteggio abbiamo continuato a crederci. Bisogna fare i complimenti ai ragazzi che hanno lottato sino all’ultimo istante». La perfomance biancorossa denota ancora una volta lo spessore di un collettivo che è stato capace di mettere alle corde l’ordinata organizzazione del Mantova. «A me interessa questo, ovvero che la squadra abbia questa identità, che attacchi e che difenda insieme, che lavori insieme. A livello di coralità di gioco siamo andati meglio nel secondo tempo ma in ogni caso l’intera prestazione è da sottolineare. Bisogna fare i complimenti a questi ragazzi che hanno dato l’anima giocando l’uno per l’altro. Contro queste squadre e contro questi attaccanti puoi mettere i preventivo di prendere gol, ma l’importante è saper reagire». Da Bergamo a Bolzano, cos è cambiato? «Abbiamo fatto dei passi avanti. Al di la del risultato finale, avrei fatto i complimenti alla squadra anche se fosse rimasto l’uno a zero. L’errore sul gol? Siamo andati molli sul contrasto, incertezza che si è saldata con una combinazione di errori che dobbiamo certamente eliminare. I tre punti importanti anche perché ne mancano trentadue per la salvezza». Uno ad uno sfilano altri protagonisti che sembrano usciti dal romanzo di Dumas, della serie “tutti per uno, uno er tutti”, a cominciare da Tait. «Un’altra prestazione tutta cuore da parte di tutta la squadra – afferma il difensore biancorosso -. Una grande prestazione di personalità che ci ha permesso di reagire allo svantaggio. Abbiamo conquistato tre punti fondamentali contro una squadra forte ed organizzata. Adesso si va a Pavia per fare sempre meglio». Nel giorno del suo compleanno Giacomo Tulli si è regalato una prestazione tutta quanta da applausi: «È stata una grande vittoria perché ottenuta in rimonta. Siamo soddisfatti ma non appagati e bisogna già pensare alla prossima sfida. La standing ovation che mi ha tributato il pubblico dello stadio Druso? Credo che sia da tributare tutti i miei compagni, un grande applauso da condividere con tutti». Infine arriva anche mister Maspero, tecnico del Mantova, al quale la cocente delusione gli fa esprimere un concetto sintetico ma efficace: «È una sconfitta che da fastidio perché non siamo riusciti a gestire la gara con tranquillità, commettendo un errore dietro l’altro. Che dire è stata una sconfitta meritata». E adesso per l’Alto Adige c’è la prova del nove contro il Pavia in casa di quella che con l’Alessaandria è considerata la grande favorita per la promozione diretta. però questo Alto Adige ha mestiere, esperienza e gambe per potersela giocare.
Ore 17.30 – (Alto Adige) Nella domenica più inflazionata di sport degli ultimi anni con la Pennetta che canta “New York, New York” , Valentino Rossi balla il liscio in Romagna, Fabio Aru viene celebrato a Madrid come re di Spagna e il Bolzano battezza la prima stagionale al Palaonda, l’Alto Adige c’è. Eccome se c’è. Le sensazioni positive della scorsa settimana a Bergamo si sono trasformate in buone impressioni se non ancora certezze ieri al Druso. Perchè il successo con il Mantova è”tanta roba” come dicono i giovani sia in termini di punteggio che di morale. Certo, sono state disputate solo due partite ma intanto l’Fc è lì, davanti a tutti e per un’altra settimana può viaggiare in prima classe, anzi in “business” con tutti gli agi che questo comporta. Una vittoria che è figlia del gioco ma soprattutto del carattere anche perchè la formazione biancorossa è riuscita a rimontare lo svantaggio, una condizione che non meritava assolutamente visto che il Mantova non è praticamente mai stato intercettato dai radar nello spazio aereo sovrastante il Druso. Sul piano del gioco ci sono ovviamente degli aggiustamenti da fare ma si tratta di una squadra “work in progress” e senza lasciarsi prendere da eccessi di entusiasmo è doveroso sottolineare l’approccio positivo con un campionato dove è necessario abbinare ai piedi gentili anche quei modi rozzi che neanche nei peggiori bar di Caracas… Si parte dalla certezza tattica che è quel “3-5-2” che protegge bene la difesa e che dà equilibrio ad una formazione che crea gioco ed il cui limite è fino ad ora la realizzazione. La vittoria per 2 a 1 è sicuramente stretta nel punteggio anche perchè all’Fc sono stati negati due rigori e Maritato si muove bene ma non vede la porta e perchè il gol di vantaggio dei virigiliani è nato come conseguenza di un vistoso fallo su Crovetto non visto dall’arbitro. È semplice ma chiara la filosofia di gioco di mister Stroppa che mette centimetri e chili in difesa, fa spingere gli esterni con la regola dell’alternanza come nella tradizione dei governi democristiani e lascia a Fink il compito di inserirsi da dietro. Furlan corre l’ennesima maratona e Bertoni meriterebbe il premio come miglior regia al Festival del cinema di Venezia. Sarà dura per Lima trovare posto in questo centrocampo (a proposito, cosa avrà mai combinato per prendersi tre giornate di squalifica in Uruguay dove si scalcia più che nei rodei di Austin?). La squadra è piaciuta, le manca forse un po’ di concretezza ma si è già visto come si riuscirà ad ovviare a questa lacuna. Già perchè a una manciata di minuti dalla fine è entrato Gliozzi che ha segnato dopo nemmeno venti secondi di gioco, avventandosi come un falco su un pallone rasoterra di Crovetto. Davvero un bel “crack” il talento di scuola Sassuolo che ha un fisico da peso massimo ma piedi buoni e anche una buona velocità. Stroppa non lo vuole “bruciare” perchè il ragazzo ha solo vent’’anni ma ha dimostrato che le osservazioni degli addetti ai lavori che lo indicano come uno dei più interessanti prospetti italiani non sono fuoriluogo. E non dimentichiamoci di Girasole che nei pochi minuti in cui ha toccato l’erba del Druso ha confermato che non ha giocato in serie B per caso. Insomma, c’è da essere soddisfatti della squadra che attende ovviamente delle verifiche magari con squadre più impegnative ma intanto è lì, tre metri, anzi sei punti sopra il cielo dove per ora non osano il Pavia e l’Alessandria, le grandi favorite della vigilia.
Ore 17.10 – (Gazzetta di Mantova) La prima sconfitta fa male ma il presidente del Mantova Sandro Musso prova a non perdere l’ottimismo. I biancorossi hanno sofferto molto a Bolzano, sono andati in difficoltà e alla fine si sono dovuti arrendere alla miglior brillantezza del Sudtirol. Un passo indietro, da analizzare con la massima lucidità e senza ansie: «Può capitare, non facciamo drammi – sottolinea il numero uno di Viale Te –. Sapevamo che questo è un campionato durissimo, pieno di insidie e difficoltà. Ne abbiamo avuto una prova contro il Sudtirol che ci ha battuto meritatamente. Anche dalle sconfitte però si può ripartire e sono convinto che la squadra saprà farlo. Gli errori e le situazioni negative viste al Druso vanno analizzate con calma per permettere al gruppo di migliorare». Peccato però, perché il Mantova era riuscito a sbloccare la gara con un gran gol di Ruopolo: «Ma le partite durano 90 minuti, non 60 – sottolinea Musso – e la storia del calcio è piena di ribaltamenti di questo tipo. È difficile a caldo fare un’analisi tecnica di cosa non ha funzionato. Voglio rivedere con calma il finale perché ho visto due match. Prima abbiamo sofferto ma abbiamo retto con ordine, poi invece abbiamo sofferto e basta. Forse la tensione ci ha giocato un brutto scherzo». Gli applausi della tifoseria sono però un bel segnale per la nuova dirigenza: «Continuano a stupirmi – dichiara Musso in merito –, non possiamo che ringraziarli. Dobbiamo fare tesoro di questa stima che ci hanno dato, abbiamo una grande responsabilità nei loro confronti. Penso che poche squadre possano contare su un sostegno del genere». Visibilmente deluso il direttore sportivo Alfio Pelliccioni: «Abbiamo meritato di perdere, c’è poco da girarci intorno – afferma –. Ci hanno surclassato e alla fine siamo crollati. Siamo riusciti a segnare con l’unico tiro in porta fatto durante tutta la gara, dall’altra parte però non siamo stati in grado di difenderci. Abbiamo subìto molto il loro dinamismo». Dopo tante buone prestazioni una sfida che ha visto il Mantova in difficoltà. Un piccolo campanello d’allarme? «No, siamo solo alla seconda giornata ed è chiaro che ci vorrà tempo per vedere il vero Mantova. Il Sudtirol ha lottato e corso fino al 95’, noi invece abbiamo finito la benzina prima. Devo essere sincero – rivela Pelliccioni –, al gol di Ruopolo speravo in un pareggio perché sapevo che di fronte c’era una squadra di alto livello. Non siamo però riusciti a difenderci con attenzione e alla fine è arrivata una sconfitta che ci sta tutta». Ora la prova d’appello sabato allo stadio Martelli contro il Pordenone. In casa la musica deve essere nettamente diversa: «Stavolta siamo andati alle corde – conclude il ds – spero che nella prossima partita le cose cambino».
Ore 16.50 – (Gazzetta di Mantova) La delusione tra i giocatori biancorossi è palpabile per questa sconfitta maturata nel finale ma della quale le avvisaglie si erano già viste in precedenza: «Non so cosa sia successo ad un certo punto della gara – dice Fabio Gavazzi – e mi riesce davvero difficile trovare una logica risposta. L’unica cosa che mi verrebbe da dire é che abbiamo avuto paura di vincere una gara che sapevamo di non meritare. Quel che è certo é che una squadra della nostra esperienza, una volta in vantaggio, deve chiudere la partita e basta. Non dico raddoppiare ma sull’1-0 per noi la gara dev’essere finita. Anche se giocavamo contro una squadra forte e che ha confermato le proprie qualità bisognava portare a casa il pareggio». La riflessione di Gavazzi porta ad un problema mentale: «Non si tratta di modulo, quanto piuttosto di atteggiamento. In vantaggio abbiamo avuto un’occasione con Foglio e poi sull’1-1 una bella punizione di Dalla Bona. Dobbiamo crescere a livello di carattere, abbiamo dimostrato di saper creare gioco. Ma per fare punti occorre imparare a fare risultato mettendoci cattiveria, a maggior ragione quando metti la partita dalla tua parte».
Ore 16.30 – (Gazzetta di Mantova) Musi lunghi tra i biancorossi al fischio finale e a poco è valsa per lenire la delusione per il ko la consolazione del caloroso applauso ricevuto dai sostenitori della Te, accorsi in buon numero. Tra loro si rammarica Francesco Ruopolo, autore del provvisorio vantaggio degli uomini di Maspero. «Purtroppo il mio gol non è bastato – riconosce il bomber – ed ora è dura digerire la sconfitta. L’avevano messa sui giusti binari, eppure non siamo riusciti a conservare nemmeno un pari che sarebbe stato utilissimo. Devo però riconoscere che il Sudtirol ci è stato superiore sotto il profilo dell’aggressività e quando sí subiscono rimonte così è giusto fare i complimenti agli avversari. Ogni gara di Lega Pro presenta difficoltà, non dobbiate scordarlo: era accaduto con il Renate e la conferma è giunta qui». Secondo Ruopolo la squadra vigiliana è andata in tilt davanti all’asfissiante pressing degli avversari: «Io e miei compagni non siamo riusciti a liberarci della morsa del Sudtirol a centrocampo. Hanno spinto tantissimo nel finale, giocando molto uniti e vanificando ogni nostra possibile reazione. Credo che questa sia la chiave del match, altrimenti non avremmo perso la sfida. Ci hanno surclassato, niente da dire». Ora c’è una pericolosità offensiva da ritrovare, a fronte della pochezza espressa dai biancorossi al Druso (un solo tiro in porta, appunto il gol). «Sappiamo di non esprimerci sui livelli di qualche settimana fa – si lascia scappare Ruopolo – ma torneremo presto brillanti e lo faremo attraverso il lavoro e la giusta dedizione agli schemi del mister. Ne sono certo, limiteremo gli errori e faremo presto esultare i nostri tifosi».
Ore 16.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova esce tra gli applausi dei tifosi biancorossi presenti al Druso, ma è chiaro che l’umore della truppa di Riccardo Maspero non può essere a mille. Il tecnico analizza con lucidità la sfida con il Sudtirol e non si nasconde dietro le classiche frasi di circostanza: «Una prestazione insufficiente e una sconfitta che a conti fatti è meritata – osserva l’ex Pavia –. Abbiamo subito troppo il loro gioco e alla fine siamo andati in difficoltà. Peccato, eravamo riusciti a tenere bene nel corso del primo tempo, poi l’abbiamo sbloccata e con Foglio potevamo chiuderla. Ma abbiamo fatto troppo poco, è giusto così». Il Sudtirol ha spinto sull’acceleratore e ha dominato soprattutto nel corso della ripresa. Il Mantova in quel frangente è andato in apnea: «Mi aspettavo una gara dura – continua Maspero – ma eravamo pronti. A livello tecnico abbiamo commesso troppi errori. Tanti passaggi a vuoto, non siamo riusciti a fare quello che di solito riusciamo a esprimere in termini di gioco. C’è stata poca qualità nella gestione della palla e il Sudtirol ne ha approfittato». Nella ripresa dopo il vantaggio il Mantova è passato al 4-4-2. L’idea era quella di presidiare meglio le fasce, nella sostanza però c’è stato un passo indietro nel baricentro: «Volevo provare a rischiare il meno possibile coprendo ogni possibile ripartenza dei nostri avversari – commenta il mister – invece per assurdo abbiamo fatto peggio. I cambi sono stati forzati a causa di acciacchi e stanchezza. Non facciamo drammi: dispiace molto perdere in questo modo, ovvero meritatamente». Il Mantova è fermo a quota 3 punti in classifica. Avvio altalenante in questo avvio di campionato, ma siamo solo alla seconda giornata: «La graduatoria non la guardo in questo momento, è troppo presto e non avrebbe alcun senso. Chiaro, potevamo trovarci a6 punti e invece dobbiamo tornare a lavorare sodo per migliorare gli aspetti che non hanno funzionato. Non siamo stati in grado di gestire la partita e credo ci sia da rivedere la prestazione di qualcuno. I piedi comunque sono ben saldi per terra e non si sono mai sollevati». L’ultima considerazione è per la tifoseria: «Ci hanno applaudito a fine match quasi come se avessimo vinto – chiude Maspero – ed è stato un bell’attestato di stima nei nostri confronti. La fiducia che c’è la sentiamo e daremo il massimo per ripagarla».
Ore 15.50 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova esce a bocca asciutta e con le ossa rotte dalla prima trasferta stagionale. Il 2-1 del “Druso”, infatti, è perfino generoso con i biancorossi, messi sotto per tutto il match dal Sudtirol e addirittura travolti dagli avversari dopo l’inaspettato vantaggio firmato da Ruopolo. Si comincia su un campo decisamente non in buone condizioni e per giunta allentato dalla pioggia. Maspero, un po’ per scelta e un po’ per necessità, cambia quasi mezza squadra rispetto al vittorioso debutto contro il Renate. I volti nuovi sono Bonato fra i pali, Momentè in attacco e Scalise e Foglio sulle fasce. Il modulo è il consueto 3-4-1-2. Stroppa dispone invece il suo Sudtirol con un 3-5-2 che presenta Tulli e Maritato in prima linea. Dopo le prime fasi di studio, si capisce subito che ci sarà da soffrire. Il Mantova, infatti, dopo aver corso i primi rischi nel tentativo di avviare l’azione palla a terra nonostante il pressing avversario, accetta la battaglia e comincia a giocare palle lunghe. Sulle quali (spesso imprecise, come i tentativi di appoggio rasoterra), però, Ruopolo e Momentè hanno spesso la peggio. Risultato: pallino del gioco in mano al Sudtirol, che riesce invece talvolta a trovare spazi nella metà campo biancorossa. In particolare, si rivelano efficaci le mezze ali Furlan e Fink, che si allargano molto e vanno a creare superiorità numerica sulle fasce. Bonato è fortunato quando la splendida rovesciata di Tulli (21’) s’infrange sulla traversa. e poi (29’) è bravo a smanacciare in tuffo un pregevole destro a giro del solito Fink. Nel mezzo il Mantova ha un’opportunità in area con Caridi, ma è soltanto un lampo. I biancorossi sono in affanno, subiscono anche da polli qualche infilata da lanci lunghi (Maritato sbaglia una facile occasione) e chiudono il primo tempo sullo 0-0 lottando con i denti. La ripresa comincia sotto lo stesso segno (destro a lato di Fink e gol annullato a Tait per fuorigioco), ma nel calcio quando non si concretizza la propria superiorità si finisce col pagare dazio. E infatti, puntuale, al 7’ arriva l’inatteso vantaggio del Mantova con una zuccata di Ruopolo su cross di Scalise. La reazione altoatesina è rabbiosa, ma vane sono le proteste di Fink, che chiede il rigore per un contatto in area con Carini. Il Sudtirol attacca a testa bassa e si scopre e il Mantova manca il raddoppio in contropiede con Foglio. Maspero prova a correre ai ripari per arginare i padroni di casa e inserisce prima Sereni per Caridi e poi Gonzi per Scalise, passando al modulo 4-4-2. Ma le cose, se possibile, peggiorano, perché la squadra perde i suoi riferimenti. All’ennesima iniziativa sulla destra, Furlan pesca in area Tait, il cui tiro cross (deviato da Carini) beffa Bonato. L’1-1 galvanizza il Sudtirol, che subito dopo manca il raddoppio con Maritato, che solo davanti a Bonato si fa parare il tiro. Furibonde le proteste altoatesine per un fallo di Carini sul centravanti, che però calcia lo stesso. Maspero prova a chiudersi a riccio e toglie Momentè inserendo Di Santantonio. La squadra passa così al 4-2-3-1, che in fase divensiva diventa però un 4-5-1. Ma il Sudtirol è scatenato e prende d’assalto l’area dei biancorossi, ormai solo votati a difendere. Finché al 42’ Gliozzi, appena entrato a sostituire Maritato, segna il gol vittoria.
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Festeggiati i 40 anni di matrimonio con la moglie, Ezio Maccan arriva al divorzio dal Pordenone Calcio dopo un triennio. Entrato nel club neroverde a novembre 2012 quale terzo azionista, l’allora presidente del Prata e noto imprenditore mobiliero si affiancò a Mauro Lovisa e al presidente onorario Gianpaolo Zuzzi. Quella operazione non era solamente legata ad una partecipazione azionaria, ma si sarebbe dovuta configurare – dalle dichiarazioni ufficiali del tempo – in un più ampio progetto di stretta collaborazione e sinergia, sportiva ed organizzativa, tra il Pordenone Calcio e il Prata. Addirittura affermando che si intendeva riproporre, con le dovute proporzioni, quello che l’Udinese stava facendo con il Granada in Spagna e il Watford in Inghilterra. Si sa com’è andata poi. La decisione di Ezio Maccan di uscire dal Pordenone, maturata negli ultimi caldissimi mesi anche per divergenze nelle scelte compiute, dovrebbe trovare compimento in giornata, con la formale cessione delle quote detenute (il 10% della srl). Non è dato sapere se le stesse saranno riacquisite dal presidente, oppure se verranno diversamente distribuite fra gli altri soci. In particolare Maurizio Orenti, ultimo socio inserito, ma il cui rilievo all’interno del Pordenone sta palesando una continua crescita. Sia per gli aspetti legati alla sponsorizzazione principale, che ha sostituito l’azienda presidenziale sulle maglie, che per quelli non meramente gestionali e di rapporti con l’esterno. Intanto, l’evoluzione societaria si sta formalizzando “sotto traccia”, soprattutto per la ritrosia dello stesso Ezio Maccan di esternare. Parimenti a quando il figlio Denis, con la maglia neroverde del Noncello (e non lagunare come sabato), realizzava gol per vittorie storiche.
Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Un milione di euro in due prima di ricominciare la LegaPro, ma poi il Pordenone ne ha messi altri e spesi meglio. Resta il fatto che l’Albinoleffe sia da conservare come un amuleto, visto quel che è successo la primavera scorsa e quanto è accaduto in questo finale d’estate. La prima vittoria stagionale in casa, ancora recriminando per quanto accaduto a Piacenza e perché il Pordenone poteva essere a punteggio pieno, è il premio raccolto dai neroverdi contro un avversario con meno frecce in faretra. Mica una passeggiata, ma soffrendo quanto basta (soprattutto nella ripresa), senza comunque concedere nulla. Tomei si piglia una sufficienza perché è stato vigile, però di fatto mai chiamato a parare con impegno. Il Pordenone cerca di fare la partita e, dopo due colpi, trova quello giusto per sfondare. All’8′ dal fondo a destra, Buratto confeziona un tiro-cross che Amadori smanaccia sopra la traversa. Poi arriva il gol-partita dall’attaccante che più di altri in precampionato aveva messo in vetrina pregevole mercanzia. A De Cenco basta il piattone destro per prendere in controtempo Amadori, ricevuta palla bassa da destra su servizio di Mandorlini, innescato da Pederzoli. Esplode il Bottecchia: l’esultanza di gruppo accomuna campo e spalti. Non si accontenta, la squadra di Tedino, e mantiene l’iniziativa. Prima che si veda qualcosa di efficace ma poco concreto da parte dei bergamaschi, c’è ancora un tentativo di Buratto (da fuori, alto). Poi, sull’altro versante, Calì sbilanciato da Boniotti conclude debole. Fin che ce n’è si lavora sugli esterni. Valente dribbla bene e dal fondo serve l’accorrente Cattaneo, il quale devia fuori. È una delle sfuriate neroverdi, mentre Calì e Soncin mettono più apprensione nella metà campo di casa, senza comunque chiamare in causa il portiere. Piove e si accendono le luci al Bottecchia. L’acqua bagna le polveri al Pordenone, l’Albinoleffe si piglia il pallino del gioco, pur con diversi errori nei passaggi. Ripartendo, arriva l’altra possibilità dei ramarri (40′), quando Mandorlini di testa da una dozzina di metri fa rimbalzare fuori la palla di Valente. Si chiude la prima frazione con i neroverdi in vantaggio e un contropiede ospite, innescato da Calì. Cremonesi mette un’ottima palla a Soncin, il quale però devia fuori la ghiotta opportunità. Il primo tempo è stato l’estate pordenonese, il secondo un autunno un po’ cupo. Nei primi 10′ l’Albinoleffe soffre, ma si fa pericoloso (7′) con Perini: tiro deviato dalla difesa in angolo, scavalcando Tomei. Il numero uno di casa va all’attacco del pallone scagliato dal corner prima che Checcucci possa intervenire di testa, così sbroglia. Gli azzurri bergamaschi manovrano lentamente nelle uscite, i naoniani calano ma reggono. Nell’ultimo quarto Tedino deve farcela con un uomo in meno. Non lesinando un centrocampo a 4 e pure una difesa a 5, il fortino di nome Bottecchia è portato a compimento. Il contropiede consente a Mandorlini, 34′, di provare da oltre 20 metri. Amadori si tuffa e allunga in angolo (questo è il nono). Qualche scossetta la generano Brega e Cremonesi, ma da lì ad andare in gol all’Albinoleffe manca parecchio.
Ore 14.50 – (Messaggero Veneto) Dai gol fantastici, quasi impossibili, del precampionato, a questo semplice semplice valso tre punti. «Firmerei per segnarli tutti così, se portano la squadra alla vittoria». Caio De Cenco va dritto al sodo: il centravanti del Pordenone ha segnato il suo primo centro neroverde in gare ufficiali ma lui, più che per se stesso, è soddisfatto per il successo. «E’ naturale che, come ogni attaccante, vivo per la rete: mi sono tolto un peso, avendola trovata – spiega –. Però l’importante era centrare l’affermazione, per partire bene di fronte al nostro pubblico e prenderci ciò che non abbiamo ottenuto a Piacenza. E’ andata bene. Ora guardiamo al futuro, alla gara di Mantova di sabato». La rete – come costruzione – ricalca quella segnata da Maracchi con l’Albinoleffe lo scorso 10 maggio: stessa porta, azione nata sulla destra con cross e colpo vincente al centro. Per il bomber del Pordenonese è anche il ritorno al gol dopo un digiuno che durava dal 18 aprile scorso. «Fu la rete-vittoria con la Pro Piacenza – spiega –: il 2-1 per il Pontedera. Sono contento, anche se penso alla squadra e al fatto che possiamo ancora migliorare. Ogni settimana facciamo un passo in avanti: stavolta, per esempio, siamo stati bravi a difenderci con ordine per la prima volta in 10 contro 11». Chiusura con gli obiettivi personali: »Io penso soltanto a dare il massimo, non mi fisso un numero di gol. Do tutto, poi arrivare ciò che deve arrivare». La squadra riprende ad allenarsi già stamattina (alle 10 al De Marchi). Poi il gruppo sosterrà la settimana classica, con partenza per Mantova venerdì alle 18 dopo la seduta.
Ore 14.30 – (Messaggero Veneto) Al fischio finale Bruno Tedino – solitamente pacato, nelle esultanze – si lascia andare: inclina il busto, alza le braccia e fa partire un urlo che è un mix di gioia, liberazione e soddisfazione. «Ho sfogato tutto ciò che tenevo dalla settimana scorsa – afferma in conferenza stampa –: avevo ancora la rabbia per ciò che abbiamo lasciato a Piacenza. Ce lo siamo ripresi». Il tecnico del Pordenone è felice per la prima vittoria in campionato. «L’avevo chiesta per la classifica e l’abbiamo ottenuta: merito di questo gruppo, fantastico. Ora rimaniamo umili, ma non ci accontentiamo». Tedino, esordio in casa in campionato con successo. Può esserci di meglio? «Abbiamo fatto una buona gara. Nel primo tempo ho visto una grande prestazione: abbiamo creato diverse occasioni pericolose, trovando subito il gol con Caio (De Cenco, ndr). Siamo partiti benissimo nella ripresa, poi dopo l’espulsione ci siamo abbassati. Ma era normale». Il “rosso” a Valente è parso eccessivo: cosa ne pensa? «Sì, in un eccesso di generosità è incappato in questo episodio. Può capitare. Eppure, nonostante l’uomo in meno, ho visto un grande spirito di sacrificio da parte dei miei. Ci siamo chiusi troppo? Sì, ma dovevo farlo: ci siamo sistemati col 5-3-1, lasciando all’Albinoleffe il possesso palla perché volevo chiudere gli spazi. Dovevo evitare il contropiede. Se mantenevo un baricentro alto e subivo gol su ripartenza, mi avrebbero dato del c… (sorride, ndr)». Non è andata così: è arrivata la vittoria. E fanno 4 punti in 2 gare. Si aspettava un inizio così? «Bisogna guardare la classifica sin da subito e devo dire che la nostra è una buona partenza. L’obiettivo rimane la salvezza: se la centriamo ad aprile è buona cosa, se arriva a maggio va bene lo stesso. Rimaniamo coi piedi per terra, mantenendo però la fame». Al gol la squadra, ancora una volta, ha esultato tutta assieme. Segnali importanti. «Mi fa piacere che venga notato. Ripeto, è un gruppo unito. Guardate Buratto: ha sostituito all’ultimo Berardi e ha disputato una gran partita, pur non giocando da molto. Ma c’è dell’altro: si doveva partire sabato, per Mantova, visto che si gioca alle 20.30. La squadra ha invece chiesto di anticipare il viaggio al venerdì: segno che i ragazzi stanno bene assieme e vogliono lavorare per arrivare in alto». Non le piace parlare dei singoli, ma la prova di Mandorlini merita due parole… «Gran partita, e non è ancora al massimo. Ma Matteo lo voglio citare perché è un esempio: è ancora indietro, nel finale si trascina eppure non molla. E’ un esempio, vorrei avere mille giocatori come lui».
Ore 14.10 – (Messaggero Veneto) Piglio autoritario, dinamicità e, soprattutto, pragmatismo. Tutte queste qualità, assolutamente sconosciute nella scorsa stagione, valgono al Pordenone la prima vittoria in campionato alla seconda giornata di Lega Pro. Un successo meritato, inseguito sin dal primo minuto e difeso senza patema alcuno nel finale in inferiorità numerica. Certo, l’avversario era l’Albinoleffe, non certo una squadra di primo livello. Ma fa specie pensare che dopo due turni i neroverdi veleggino a quota 4 punti e che, in particolare, senza il rigore inventato dall’arbitro a Piacenza nel turno inaugurale, ora la squadra di Tedino sarebbe a punteggio pieno in Lega Pro. Già, Tedino. La sua mano è evidente, i ramarri ricalcano alla perfezione la sua idea di gioco: molto mobili, propositivi, pronti al dialogo, corti, uniti e sempre disposti ad aiutare il compagno in difficoltà. E Lovisa durante l’intervallo dispensa sorrisi a destra e a manca. Nonostante le assenze – ieri all’ultimo momento si è fermato Berardi – il gruppo non si snatura e va in campo per proporre il suo gioco, badando bene a non scoprirsi troppo. A dare una mano, questa volta, anche il manto dello stadio cittadino, irriconoscibile rispetto a quello di tre settimane fa. Se in occasione della gara di Coppa contro il Mantova sembrava un campo di patate, ieri era un biliardo, che ha retto tutto sommato bene anche dopo la pioggia caduta nel primo tempo. Merito della manutenzione dell’associazione Bottecchia, capace di realizzare un vero miracolo in così poco tempo. Continua dunque a dare soddisfazioni il 4-3-3 varato dal tecnico neroverde, con Pederzoli ormai padrone della mediana (il regista svaria su tutto il fronte, a volte anche troppo, perdendo un po’ di lucidità) e una mezzala formidabile, Mandorlini, in grado di tamponare e far ripartire l’azione con il piglio di un giocatore di livello superiore. C’è qualche piccola indecisione in difesa e ancora un po’ di timidezza in attacco, ma non si può avere tutto. Intanto, nota particolarmente lieta, si sblocca il brasiliano De Cenco: al 13’ Mandorlini va in sovrapposizione sull’affondo esterno di Cattaneo e mette al centro un pallone delizioso per il centravanti, bravo a fintare lo scatto sul primo palo, a lasciare sul posto il proprio marcatore e a farsi trovare liberissimo in mezzo per il tocco ravvicinato del gol-vittoria. Primo, pesantissimo centro in neroverde per lui. Sulle ali dell’entusiasmo il Pordenone continua a macinare gioco e ad aggredire l’Albinoleffe soprattutto sugli esterni. I bergamaschi provano a organizzare la manovra e dimostrano anche qualche buona idea, ma sono i locali ad andare vicino al raddoppio al 25’ con Cattaneo e al 40’ con Mandorlini, imbeccati entrambi da Valente. Proprio allo scadere, però, i biancocelesti sfiorano il pari dopo una bella iniziativa di Cremonesi, che taglia fuori Boniotti sulla fascia mancina e serve al centro Soncin, il quale, pressato da Pasa, tocca sporco e grazia Tomei da due passi. Nel secondo tempo il Pordenone tiene a bada un Albinoleffe che pare avere meno benzina in corpo rispetto al primo. La pressione degli ospiti provoca solo un fallo di “frustrazione” di Valente, che viene ammonito al 22’ e quindi espulso tre minuti dopo per un secondo giallo (parso eccessivo) su un veniale tocco di mano. Ma neppure in dieci uomini il Pordenone si scompone. Tedino toglie Buratto e fa debuttare Marchi, il centrocampo passa a quattro e davanti rimane il solo De Cenco, poi sostituito da Strizzolo. In inferiorità numerica i ramarri arrivano anche alla (pericolosa) conclusione con Mandorlini, che Amadori neutralizza al 32’. Poi si attende solo il triplice fischio, che arriva dopo 4’ di recupero scatenando la festa in campo e negli spogliatoi.
Ore 13.50 – (Il Piccolo) La prima trasferta lascia l’amaro in bocca all’Unione Triestina che ai piedi dei Colli Euganei nelle tre stagioni di serie D ha sempre perso. Non sfugge all’impietosa regola l’undici di Masitto, soddisfatto nel complesso dell’atteggiamento della squadra, molto meno delle disattenzioni costate care nell’economia del risultato. Pur avendo creato diverse palle gol, vi siete trovati sotto nel primo tempo. Siamo partiti discretamente, ordinati in una prima fase di studio, poi abbiamo preso un gol ingenuo su un cambio di gioco dalle retrovie. Era una situazione facile da leggere eppure ci siamo trovati in svantaggio. La reazione da parte della squadra è stata ottima, per tutto il primo tempo abbiamo cercato la porta, senza trovare la via del gol, complice un po’ di sfortuna. Nel secondo tempo siamo rientrati in campo con la voglia di pareggiare, cambiare l’inerzia della partita, ed è arrivato l’episodio per noi penalizzante in area di rigore con l’arbitro che ha fischiato una simulazione a Kabine. Già l’espulsione per somma di ammonizioni ci avrebbe messo in difficoltà, in più abbiamo preso subito gol e si è complicata ancor di più. Mercoledì c’è un’altra partita, dunque giù la testa e lavorare. Cosa le è piaciuto della sua squadra e cosa non ha funzionato a dovere? Mi sono piaciuti lo spirito e la personalità della squadra nel lottare fino all’ultimo secondo dei minuti di recupero. Mi piace meno il fatto che spesso ci dobbiamo svegliare dopo aver preso lo schiaffo, questo significa che dobbiamo ancora migliorare in fase di approccio alla partita. Dispiace aver perso, contro una squadra che, va detto, è buona. Abbiamo molti margini di miglioramento. Una vittoria e una sconfitta, presto per un bilancio, ora vi attende un tour de force.. Prima recuperiamo le energie, saranno tutte partite difficili in questo campionato e spesso vengono decise dagli episodi. Chi poteva immaginare nella lettura di questa partita di restare in dieci in questa maniera. Il nostro obiettivo è cercare di capire sempre i nostri errori e prepararci all’avversaria di volta in volta, ogni partita fa storia a sé».
Ore 13.30 – (Gazzettino) È soddisfatto il tecnico De Mozzi dopo la vittoria sulla Triestina: «Sono contento della prestazione della squadra, abbiamo fatto una buona partita e conquistato tre punti importanti. Ci sta che l’Abano possa vincere contro squadre più blasonate, lo abbiamo dimostrato anche lo scorso anno, ma ora è importante trovare continuità nei risultati». Non è stata comunque una passeggiata per i neroverdi, che dopo aver sbloccato il risultato nei primi minuti, hanno dovuto fronteggiare la reazione ospite: «Nel primo tempo la Triestina ci ha messo in difficoltà – ammette De Mozzi – Gli avversari correvano tanto e sono andati con costanza al tiro. Ma nella ripresa sono calati e siamo stati bravi a fare gol». De Mozzi rivela poi una curiosità statistica che lo riguarda: «Questa è la prima volta che vinco una partita nelle prime tre giornate di campionato». Incamerati i tre punti, il pensiero va alla trasferta infrasettimanale a Dro: «È una squadra ostica, sarà dura, ma dovremmo impegnarci per fare risultato».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Un’ode al pragmatismo. Doveva essere la domenica della Triestina, descritta dagli addetti ai lavori come l’antagonista per eccellenza del Venezia nella corsa alla Lega Pro. Le reti di Munarini e Thomassen, invece, regalano all’Abano un esordio (si fa per dire) “casalingo” con i controfiocchi. Al Nuovo Stadio di Este gli uomini di Massimiliano De Mozzi soffrono, certo, ma riescono a colpire al momento giusto, spinti da caparbietà e fortuna. La Triestina, infatti, domina per larghi tratti del primo tempo. La mezza girata di Kabine sul cross di Ciave spaventa Ruzzarin (4’), ma è il destro al rallentatore di Munarini, bravo a sfruttare il passaggio dalla sinistra di Zattarin, a far gioire il pubblico (quasi interamente di casa, visto lo sciopero del tifo giuliano). La punizione di Ballarin, facile per Di Piero, risveglia definitivamente gli ospiti, che si riversano nella metà campo avversaria con un arrembaggio dietro l’altro: l’ex di turno Zanardo ci prova dalla distanza al 21’, ma la conclusione carambola sui piedi di Kabine e sfiora il palo. Il duetto Zanardo-Kabine replica al 40’: percussione sulla sinistra del primo, deviazione mancata per un pelo del secondo. Il solito Kabine, al 42’, indovina pure il diagonale, senza troppa fortuna. Proprio allo scadere, Ruzzarin ci mette una pezza su Zanardo, servito a centro area da Solinas. L’Abano riattacca la spina nella ripresa: Segato impegna Di Piero con una staffilata su punizione, ma i neroverdi danno la sensazione di avere le carte in regola per raddoppiare. E, oltre alle carte, la fortuna: nel bel mezzo di un’azione a dir poco confusionaria, Kabine pensa bene di sbrogliare la matassa tuffandosi nella propria area di rigore. L’arbitro Gariglio, su chiamata dell’assistente, espelle l’attaccante, sventolandogli il secondo giallo. Il fischietto di Pinerolo assegna così la punizione indiretta, battuta da Segato e concretizzata da Thomassen, lasciato colpevolmente solo al limite dell’area. Dopo il 2-0 entrambi i tecnici optano per un cambiamento d’assetto: De Mozzi sceglie la velocità di Barichello, Masitto la fisicità (e l’esperienza) di Zubin. Barichello si fa vedere dalle parti di Di Piero alla mezz’ora, mentre Zubin, servito da Santoni, non riesce a battere Ruzzarin (80’) di testa. Negli ultimi minuti, nonostante gli attacchi disperati della Triestina, l’Abano riesce a difendere il risultato.
Ore 12.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic sv; Dionisi 6, Diniz 6, Fabiano 7, Favalli 6 (Anastasio sv); Bucolo 6, Corti 6; Bearzotti 6.5, Cunico 6.5 (Mazzocco sv), Petrilli 6.5; Neto Pereira 7 (Altinier sv).
Ore 12.40 – (Gazzettino) Più autoritario il piglio esibito dal Padova nella ripresa. E dopo dieci minuti l’incornata di Fabiano, lasciato troppo libero di colpire a centro area (grazie anche al movimento di Corti), ha messo la partita dei biancoscudati in discesa. Da lì in poi infatti c’è stata solo una squadra in campo, mentre la Pro Piacenza si è completamente disunita. E a salire in cattedra è stato soprattutto Neto Pereira, le cui giocate hanno fatto divertire il pubblico. Come in occasione del raddoppio (19’): il brasiliano si è bevuto il suo marcatore e ha liberato davanti alla porta Cunico che a sua volta ha vestito i panni di uomo-assist confezionando un pallone d’oro per Petrilli. Sfera addomesticata e destro in corsa per timbrare il 2-0 e mettere al sicuro il risultato.
Sabato pomeriggio all’Euganeo con il Lumezzane i biancoscudati hanno l’occasione per concedere subito il bis. Possibilmente davanti a una platea più numerosa.
Ore 12.30 – (Gazzettino) L’errore iniziale del Padova è stato quello di affidarsi troppo alle giocate sulla corsia mancina di Petrilli, ben francobollato da Calandra. A disagio anche Cunico, che centralmente si è trovato sempre la strada sbarrata da Carrus e compagni. Con il passare dei minuti la manovra del Padova ha però cominciato a lievitare, sia perchè è stata coinvolta anche la catena di destra (Bearzotti e Dionisi) e sia perchè intelligentemente il capitano ha allargato il suo raggio d’azione. In un batter d’occhio la truppa di Parlato ha conquistato una serie di calci d’angolo e la difesa della Pro Piacenza è andato in affanno. Bella la girata volante di Neto Pereira (19’) neutralizzata con sicurezza da Fumagalli. Lo stesso portiere ospite si è poi dovuto distendere in tuffo per respingere un destro radente di Bearzotti(31’), abile a destreggiarsi nell’area avversaria e a trovare lo spazio per battere a rete. Un intervento fuori tempo a metacampo di Diniz, già ammonito, su Calandra ha quindi scatenato le proteste della panchina ospite che voleva il secondo giallo per il brasiliano. Non è stato dello stesso avviso l’arbitro e i tifosi biancoscudati hanno tirato un sospiro di sollievo.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Parlato aveva chiesto alla vigilia un Padova più concreto rispetto a Reggio Emilia ed è stato accontentato: sfruttando le occasioni avute nella ripresa la squadra ha infatti superato l’ostacolo Pro Piacenza e centrato la prima vittoria in campionato. L’1-0 ha portato la firma di Fabiano, la cui inzuccata su angolo di Cunico non ha dato scampo al portiere avversario. Il raddoppio è arrivato invece grazie a Petrilli dopo una doppia magia di Neto Pereira e Cunico. E la domenica dell’Euganeo è finita in gloria per i tifosi, anche se era lecito aspettarsi una cornice più adeguata all’importanza della partita. Va detto che i biancoscudati hanno faticato un po’ a carburare. Meglio in avvio la formazione ospite sul piano del palleggio, con un rigore reclamato dopo due minuti per una sospetta trattenuta in area di Favalli su Rantier.
Ore 12.10 – (Gazzettino) «Nel primo tempo volevamo attaccarli alti subito e c’era il rischio di prendere qualche contropiede, ma siamo stati bravi. Nella ripresa siamo stati ancora più concreti. Il primo gol è arrivato su palla inattiva, e quelle situazioni sono fondamentali per sbloccare una partita. Dopo il vantaggio abbiamo avuto più spazi». Quattro punti nelle prime due partite, un inizio molto positivo. «Siamo solo all’inizio e non è giusto fare certe considerazioni. Però sono contento del percorso della squadra e anche se siamo nuovi in Lega Pro non ci sentiamo inferiori a nessuno. Ed è importante creare ulteriore entusiasmo partita dopo partita. Adesso pensiamo a recuperare le energie e a concentrarci sulla prossima partita». Che si giocherà ancora all’Euganeo, questa volta sabato alle 17.30 e nell’occasione sarà avversario il Lumezzane. Un flash sul 4-2-3-1. «Fino a quando viene interpretato con grande attenzione e convinzione, andremo avanti così». Dopo la partita i biancoscudati non impiegati hanno effettuato un allenamento sul campo, mentre la ripresa della preparazione è fissata domani. «È giusto dare ai ragazzi un giorno di riposo, poi penseremo alla prossima partita».
Ore 12.00 – (Gazzettino) «I ragazzi devono godersi questa vittoria, hanno fatto una prestazione bellissima». È giustamente soddisfatto per il debutto casalingo con vittoria in campionato Carmine Parlato, che prima di iniziare la sua chiacchierata con i cronisti è “presentato” così dall’amministratore delegato Roberto Bonetto: «Facciamo un applauso per il nostro allenatore». Quindi la parola va al tecnico: «È stata una vittoria della pazienza e della grande valutazione, nel senso che li abbiamo attaccati senza scoprirci e siamo stati cinici. La squadra ha lavorato bene, è cresciuta e questo successo non è stato di undici leoni, ma di venticinque leoni, ossia tutti i ragazzi che fanno parte della rosa. Dico bravi ai ragazzi, ed è stato un successo anche della nostra società per tutto quello che fa nei nostri riguardi». Il primo tempo però è stato un po’ complicato: cosa ha detto alla squadra durante l’intervallo? «Dalla panchina si vede una partita e dal campo se ne vede un’altra. C’è sempre un confronto con i giocatori e in base a quello che ci diciamo vado a correggere alcune situazioni».
Ore 11.50 – (Gazzettino) Gioia personale anche per Petrilli che ha ipotecato la vittoria timbrando il raddoppio. «Oltre al mio gol, era importante disputare una prestazione importante e portare a casa la vittoria dopo il pareggio a Reggio Emilia. Dovevamo vincere per forza con la Pro Piacenza». Nel primo tempo avete incontrato qualche difficoltà. «Le avversarie che vengono a Padova sanno di affrontare una squadra importante e quindi giocano dietro. Nel secondo tempo invece abbiamo trovato più spazi e siamo riusciti a fare il nostro gioco». A chi dedica il suo gol? «A tutta la mia famiglia che mi è stata sempre vicina e continua a farlo». Restando a lei, sfoggia già una condizione invidiabile. «La stagione scorsa non ero mai riuscito a giocare una partita per intero, adesso sto bene e sto prendendo il giusto ritmo. Sono anche riuscito a segnare e sono molto contento, speriamo di andare avanti così. Anche perchè giocare al fianco di compagni di questo calibro, diventa tutto molto più facile. Ripeto, sono contento, ma ora c’è da pensare subito alla prossima partita con il Lumezzane».
Ore 11.40 – (Gazzettino) Sabato di nuovo in casa con il Lumezzane. «Dobbiamo sfruttare l’inerzia, ci può portare a essere ancora più tranquilli. Bravi a tutti i ragazzi, anche a quelli che non hanno giocato. La nostra forza è proprio il gruppo». Pensate alla riapertura della campagna abbonamenti? «Questa settimana non credo, magari vediamo la prossima». Passerella meritata in sala stampa per i due biancoscudati che hanno firmato i sigilli del successo. Tanto per cominciare Fabiano che ha sbloccato la partita: «Sono molto felice per il mio primo gol con il Padova. In carriera ho sempre segnato qualche golletto, spero di farne altri con i biancoscudati». Uno schema d’angolo studiato quello che le ha consentito di andare a segno? «È stato bravo Corti a portare via l’uomo, si è creato un buco nel quale mi sono infilato e ho impattato bene la palla. Sono davvero contento, anche per la squadra che ha dimostrato grande carattere». Esultanza con dedica molto comune tra giocatori brasiliani. «Ringrazio prima sempre Gesù. Dedico questo gol a lui e naturalmente a mia moglie, alle mie bambine e a tutti i tifosi».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Non si perde come di consueto neanche una parola di Parlato in conferenza stampa il presidente Giuseppe Bergamin, dopodiché esprime così la sua soddisfazione per la prestazione e la vittoria dei biancoscudati: «Un primo tempo di studio nel quale siamo stati accorti, nella ripresa abbiamo espresso le nostre potenzialità a livello di dinamicità e d’iniziativa. Poi naturalmente le partite si vincono se segni, e abbiamo sbloccato la gara con un grande gol di forza di Fabiano. Abbiamo aperto così la breccia e siamo andati a chiuderla con il raddoppio, alla fine potevamo anche dilagare. La squadra ha dimostrato carattere, personalità e soprattutto quella dimostrazione che ci vuole per raggiungere i risultati». Poi aggiunge: «Troveremo scogli più difficili da superare, ma con questa voglia e capacità, abbiamo le nostre carte per giocarcele bene». Quattro punti nelle prime due partite è una partenza che promette bene. «Ci voleva proprio un inizio così, ti dà la carica dal punto di vista morale e ti dà convinzione delle tue possibilità».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “I ‘vecchietti’ e la capacità di fare gruppo”) La “Fattori” da sempre fa la sua parte, un merito indiscutibile nel trasmettere calore e sostegno a chi veste i colori più amati, eppure gli altri settori stanno dimostrando che, quando si vuole, questa piazza non è seconda a nessun’altra. A livello nazionale – la Gazzetta, tanto per intenderci – si sono stupiti dei 3.158 abbonati raggiunti (e Bergamin, come spieghiamo a parte, fa capire che la campagna per sottoscrivere altre tessere verrà riaperta, probabilmente dopo la gara con il Lumezzane), eppure noi siamo convinti che si possa e si debba fare ancora meglio. Il legame si è irrobustito, la gente viene allo stadio con uno stato d’animo diverso, è tollerante nei confronti dell’errore (tanto più se a sbagliare sono i giovani) e sostiene con più vigore e continuità i propri giocatori. Sarà merito della “padovanità” dei dirigenti e della loro sana “filosofia” imprenditoriale? Noi crediamo di sì, ma non solo. Nella squadra di Parlato oggi sono i “vecchietti terribili” a salire alla ribalta e a meritarsi di diritto gli applausi: Neto Pereira (classe 1979), Marco Cunico (1978) e Daniele Corti (1980), a dispetto degli anni, hanno sciorinato in due partite il meglio di se stessi, come se il tempo si fosse fermato per tutti e tre. Classe, genialità, furbizia e tempra agonistica: il cocktail è perfetto, e dietro a loro vengono gli altri, che nel tentativo di emularli cavano fuori dal cilindro prestazioni di alto livello. Per cui, se il buongiorno si vede dal settembre positivo che stiamo vivendo, potremmo pensare che il divertimento (ci) sarà ancora assicurato, come nelle cavalcata trionfale della passata stagione. Divertimento che non significa promozione automatica o playoff (come si fa a prevederlo adesso, appunto?), ma comunque partite vive e vibranti, mai noiose. Il gruppo sta cementandosi al pari di quello del 2014 e quei “vecchietti” ne sono il fulcro. Ci saranno anche i momenti difficili, ma l’importante sarà essere uniti. Come ora. Perché i risultati aiutano e rendono forti.
Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “I ‘vecchietti’ e la capacità di fare gruppo”) C’è il Sudtirol in testa al girone A della Lega Pro dopo due giornate, e a punteggio pieno, ma il Padova è lì, nel gruppone che insegue gli altoatesini, staccato di due lunghezze. Per carità, è tutto ancora così aleatorio che non ci sembra il caso di stappare bottiglie di champagne e correre troppo con la fantasia, anche perché il Pavia (che ieri ha perso con la Cremonese) e il Cittadella devono recuperare una partita, ma possiamo permetterci di battere il classico “cinque” sulle mani di questa dirigenza e di questo gruppo di giocatori, staff tecnico compreso, per l’ottima partenza di cui si sono resi protagonisti al ritorno tra i professionisti? Quattro punti e tre gol (contro uno subìto) in 180’, ma soprattutto prove di collettivo e di singoli che fanno ben sperare per il futuro: ecco cosa sono riusciti a mettere insieme agli esordi di un torneo in cui, a parte il Pordenone ripescato, risultano al momento la “matricola” più in palla. Ripetiamo, non è il caso di fare salti di gioia eccessivi, perché siamo appena agli inizi e la strada è in salita, eppure la soddisfazione per i primi risultati importanti è più che giustificata e accresce l’autostima non solo dei giocatori e di chi li guida, ma anche di chi ha operato le scelte di mercato. Insomma, più sereno c’è, dentro e attorno al Padova, e più si ragiona nell’ottica di cementare un gruppo alla ricerca di conferme delle strategie sin qui seguite, e che hanno richiesto e richiederanno sacrifici economici non indifferenti. È il calcio che ci piace, ed è il calcio che amano i padovani, presenti ieri in buon numero (quasi 4.000) sugli spalti, anche se non siamo ancora ai numeri della Serie B. E dal pubblico è già arrivata una prova di maturità significativa, che dovrà essere seguita da altre altrettanto degne di menzione: il sostegno incondizionato a Cunico & C., sulla falsariga di quanto era accaduto lo scorso anno. Ci piace questa felice osmosi che si realizza fra tifoseria e campo, come se il feeling raggiunto nel momento peggiore della storia biancoscudata – la scomparsa dal professionismo e la ripartenza successiva dai dilettanti – non dovesse essere più infranto, una sorta di patto di ferro fra le varie componenti coinvolte nell’auspicata rinascita. E la misura concreta che il rapporto prosegue felicemente ce la dà un dato di fatto incontestabile: quasi nessun fischio è piovuto dalle tribune, specie da quella Ovest, in passato ipercritica, all’indirizzo dei biancoscudati quando alcuni di loro ieri hanno commesso errori, alle volte banali.
Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Petkovic sv; Dionisi 7, Diniz 6.5, Fabiano 7, Favalli 6.5 (Anastasio sv); Bucolo 7, Corti 6.5; Bearzotti 6.5, Cunico 7 (Mazzocco 6.5), Petrilli 7; Neto Pereira 7.5 (Altinier sv).
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Il bunker cede. Ragionando con calma negli spogliatoi, e con alcune correzioni apportate nello schieramento (ad esempio, l’inversione delle fasce per Bearzotti, dirottato a sinistra, e Petrilli, spostato a destra), Parlato e i suoi ragazzi nella seconda parte della sfida hanno trovato la chiave giusta per aprire il grosso lucchetto messo alla porta avversaria e incanalare la partita verso la vittoria. E che la soluzione sia arrivata su palla inattiva – un corner calciato dalla destra dallo specialista Cunico – la dice lunga sulla bontà degli schemi provati e riprovati in allenamento, durante la settimana. All’11’ il capitano ha spedito dalla bandierina il pallone in mezzo all’area e il liberissimo Fabiano ha incornato alla perfezione, indirizzandola nell’angolo basso alla sinistra del portiere. Da lì in poi si è vista, anzi ammirata, una sola squadra, quella veneta: un sinistro telefonato di Petrilli a conclusione di un bel contropiede (12’), un grandissimo Neto Pereira a cercare l’angolo più lontano dopo aver seminato avversari entrando in area da sinistra e sfondando (15’), sino alla rete del raddoppio, bellissima perché giunta all’epilogo di un’azione magistrale, condotta dai “vecchietti” Neto e Cunico, con assist di quest’ultimo per Petrilli, che ha controllato e scaraventato nel sacco (19’). Poi Diniz (27’) e Bearzotti (30’) hanno avuto l’opportunità per triplicare, ma l’hanno fallita. Alla fine applausi, giro di campo e cori. Il Padova è decollato bene, e ora deve solo continuare così. Sabato, sempre all’Euganeo, c’è il Lumezzane. Non diciamo nulla, per scaramanzia, ma sotto sotto…
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Un conto, però, è prevedere le cose a tavolino, un altro è trovarsi di fronte ad una realtà più complessa. Perché Viali ha presentato una Pro sin troppo abbottonata, con i quattro difensori dietro, Carrus davanti a loro a dirigere le operazioni, altri quattro giocatori sulla linea centrale, e il solo Cristofoli (ex Castiglione) davanti, a cercare gloria, supportato ogni tanto, ma proprio ogni tanto, da Rantier a destra e Alessandro a sinistra. E la dice lunga, su questo atteggiamento, il fatto che Petkovic non abbia fatto una parata, complice l’inconsistenza dell’attacco piacentino, che ha invocato solo gli estremi del rigore per una caduta di Piana in mischia all’interno dei 16 metri, su una punizione di Rantier indirizzata sotto porta (era il 2’). Provando e riprovando dalle fasce – attivissimo sulla destra Dionisi – il Padova ha creato le premesse per il vantaggio con Neto Pereira (girata al volo neutralizzata in due tempi da Fumagalli, 19’), con Bearzotti (palla ricevuta da Cunico spalle all’estremo difensore, giro su se stesso e tiro secco, con ancora Fumagalli superlativo nel respingere, 31’), e con Corti (conclusione di destro da buona posizione alle stelle, 36’).
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Nel segno dei brasiliani, ma non solo. Perché il primo successo del Padova in Lega Pro, all’esordio casalingo dopo il pareggio di Reggio Emilia, è il frutto di una prestazione sopra le righe da parte degli uomini di Parlato, stranieri e italiani insieme, bravissimi a far “saltare” il catenaccio della Pro Piacenza, che nei primi 45’ aveva sortito l’esito sperato (per gli emiliani), non subire gol. “Bravo”, anzi “bravissimo” a tutti i biancoscudati, a chi ha bagnato con i tre punti il (temuto, perché ci tenevano davvero a far bene) impatto con l’Euganeo, davanti ad una tifoseria giustamente esigente e che non vuole perdere l’abitudine ai tre punti in un colpo solo, a chi è subentrato – citazione particolare per Mazzocco – ma soprattutto a chi è rimasto fuori, aspettando magari l’opportunità che non è arrivata, e che nel gruppo può e deve avere una parte altrettanto rilevante. Difficoltà nello sfondare. Tatticamente non era una partita facile, e lo si sapeva, per due ragioni: 1) la squadra di Viali (un passato da difensore nel Treviso) avrebbe impostato il match sull’attesa, nel senso di lasciare il pallino del gioco in mano ai padroni di casa, farli avanzare e puntare a colpirli con le ripartenze; 2) il modulo caro al tecnico napoletano non avrebbe trovato terreno fertile per svilupparsi al meglio, proprio per la riduzione degli spazi a ridosso e dentro l’area di rigore, per cui ci sarebbe stato solo bisogno di cucire e ricucire la manovra, senza avere eccessiva fretta.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Tanto che l’immediato 2-0 ha subito chiuso i conti. «Quel gol ci ha dato un ulteriore sollievo: la Pro non aveva fatto nemmeno un tiro in porta, sarebbe stato il colmo non capitalizzare il vantaggio. Non volevo nemmeno un giocatore sulla sufficienza, e sono contento che così sia stato: i ragazzi perché hanno fatto un’ottima prestazione, ci tengono a fare bella figura e io cercherò sempre di spronarli a dare di più». Quattro punti in due giornate: si aspettava una partenza così soddisfacente? «Siamo solo all’inizio ed è presto per fare considerazioni. Ma se in due gare abbiamo raccolto un pari e una vittoria, questo è il segnale che piano piano, come sto cercando di fare, questa squadra sta cominciando ad assimilare il modo in cui deve giocare chi si chiama “Padova”. Non ci sentiamo inferiori a nessuno, ma siamo nuovi in questa categoria e allo stesso tempo portiamo rispetto per qualunque avversario, dandoci daffare, senza contare chi abbiamo davanti. La cosa più importante è creare entusiasmo, soprattutto in una piazza come questa». Merito anche del 4-2-3-1? «Fino a che viene interpretato bene, questo modulo merita di essere portato avanti».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Eppure il primo tempo non è stato una passeggiata… «Non sapevamo con quale atteggiamento sarebbe arrivata la Pro Piacenza, ma abbiamo comunque voluto aggredirli, cercando di fare gol prima possibile, accelerando il passaggio sull’esterno d’attacco e pressandoli alti per non farli ripartire». La partita poi si è aperta nella ripresa. Cosa ha detto ai giocatori nell’intervallo? «Ci siamo confrontati, abbiamo corretto qualche situazione nella quale andavamo in difficoltà, ho invertito le posizioni in avanti di Petrilli e Bearzotti, e i risultati si sono visti. Nel secondo tempo siamo stati infatti ancora più concreti, e il gol su palla inattiva lo dimostra: se la rete non arriva con il gioco, in questa categoria è determinante sbloccare la gara in un modo o nell’altro. E così, trovato il vantaggio, loro si sono allargati e noi abbiamo avuto a disposizione spazi mai visti prima di quel momento».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Ricordate gli imperativi di Carmine Parlato alla vigilia di Padova-Pro Piacenza? Squadra più cinica ed incisiva sotto porta, undici leoni in campo e nessun giocatore da “6” in pagella. Con il senno di poi, il tecnico biancoscudato può essere ampiamente soddisfatto: «Bravi ragazzi, questa è la vittoria di tutti», esulta dopo il successo sugli emiliani. «Ci siamo espressi davvero meglio rispetto ad altre occasioni: è la vittoria di tutti, della squadra e della società, per quello che fa nei nostri confronti. Abbiamo disputato una partita attenta, ragionata, ma anche di pazienza. Questa prima vittoria stagionale è per me una grandissima soddisfazione». Qual è stata la chiave del successo? «Direi la valutazione dell’obiettivo: volevamo vincere, e per questo avremmo dovuto attaccare, ma allo stesso tempo non volevamo scoprirci. Nei primi 20-25’ avevamo creato alcune buone occasioni, alternando il cross dall’esterno o i calci d’angolo a favore, ed eravamo stati bravi a non concedere alcun contropiede agli avversari. Rispetto alle prime uscite, siamo cresciuti molto».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «Il mio gol è merito del capitano. Il 90% dei giocatori, in situazioni del genere, avrebbe cercato la porta. Lui, invece, è stato bravissimo a servirmi d’esterno e smarcarmi davanti al portiere. Ormai ci conosciamo a memoria, siamo anche amici fuori dal campo e questo ci aiuta la domenica a rendere meglio». Sorride anche l’amministratore delegato Roberto Bonetto: «Dopo la sconfitta con il Pordenone c’era un po’ di preoccupazione, ma in quest’occasione abbiamo dimostrato di essere un’ottima squadra. Miglior inizio non mi sarei aspettato e mi sembra si stia riformando il gruppo granitico che ci ha trascinato la scorsa stagione». Mastica amaro, invece, il tecnico della Pro Piacenza William Viali: «Abbiamo preso gol nel nostro momento migliore, ma non si possono concedere distrazioni simili su calcio piazzato. Peccato».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Una dedica in tribuna anche per l’altro protagonista di giornata, nonostante il destinatario sia completamente diverso. Nicola Petrilli, dopo il gol, ha indicato gli spalti per salutare un amico speciale: «Certo, il gol è dedicato al mio “fidanzato” Sebastiano Aperi», scherza Petrilli, grande amico dell’esterno siciliano. «Mi ci voleva il gol, ma soprattutto ci voleva una prestazione di squadra come questa. Era un peccato non aver portato via i tre punti da Reggio Emilia, per questo volevamo vincere ad ogni costo e siamo stati bravi ad avere pazienza quando la gara non si sbloccava. E poi giocare davanti al nostro pubblico è sempre fantastico». Ma non c’è solo Aperi nel cuore di Petrilli. L’esterno di scuola Juventus ha dimostrato di trovarsi alla perfezione in attacco al fianco di Cunico e Neto Pereira: «Giocare con compagni che c’entrano poco con questa categoria rende tutto più facile».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Nel primo tempo loro sono stati molto bravi a chiudere gli spazi, noi non trovavamo molti sbocchi ma abbiamo insistito fino al gol. Da lì abbiamo creato più varchi, giocando bene e mostrando carattere. Mi è piaciuto questo Padova». Il gol, poi, non è una novità per l’esperto centrale, che in questa occasione, oltre alla perfetta pennellata di Cunico, deve ringraziare pure Corti. «Perché mi ha portato via l’uomo e la palla è caduta giusta sulla mia testa. Ogni tanto segno anch’io, spero di continuare così, soprattutto davanti al nostro pubblico, che ci ha sostenuto molto. Hanno mostrato grande attaccamento alla maglia e calore nei nostri confronti. Padova mi piace molto e mi sono ambientato subito bene». La dedica a chi va? «Ho alzato subito le braccia al cielo, come faccio dopo ogni rete, per ringraziare Gesù. La dedica va anche a mia moglie Gisele e alle mie figlie Giovanna e Giulia, che erano in tribuna».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Sarà anche stata la seconda di campionato, sarà anche stata una partita contro un avversario non di primissimo piano, ma il Padova ci teneva, eccome! E la dimostrazione è arrivata da tanti piccoli segnali: l’esultanza collettiva dopo i due gol, il salto di gioia di Parlato alla seconda rete, gli abbracci in tribuna d’onore e al termine della partita tra i due soci Bergamin e Bonetto. La prima vittoria ufficiale della stagione porta con sé quel sospiro di sollievo che fa recitare a tutti i protagonisti un pensiero simile: «Sì, il Padova può starci bene in questa categoria». Certo, se è arrivata la vittoria gran parte del merito va alla zuccata di Fabiano, che ha aperto le marcature in un incontro che rischiava di farsi parecchio insidioso: «Sono molto felice», sorride il difensore brasiliano.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Il colpo d’occhio dei quasi 4.000 dell’Euganeo è stato uno degli aspetti più belli del pomeriggio che ha regalato al Padova la sua prima affermazione stagionale. «La cornice di pubblico mi è piaciuta davvero molto», commenta patron Giuseppe Bergamin nel dopo-gara. Con una partenza del genere in campionato, le possibilità che la campagna abbonamenti possa essere riaperta si sono di certo alzate: «Stiamo studiando la situazione, e penso che troveremo una soluzione per riaprire le sottoscrizioni, vediamo se già questa settimana oppure la prossima, per dare la possibilità di abbonarsi a chi finora non c’è riuscito, o a chi con questo entusiasmo ha deciso di cominciare a avvicinarsi allo stadio».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (sabato 19 settembre): Alessandria-Cremonese, Bassano Virtus-AlbinoLeffe, Giana Erminio-Cuneo, Mantova-Pordenone, Padova-Lumezzane, Pavia-SudTirol, Pro Piacenza-Reggiana, Renate-Cittadella, Pro Patria-FeralpiSalò.
Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: SudTirol 6, Bassano, Cremonese, Giana Erminio, Padova, Pordenone e Reggiana 4, Alessandria, Cittadella, FeralpiSalò e Mantova 3, Pro Piacenza e Renate 1, AlbinoLeffe, Cuneo, Lumezzane, Pavia e Pro Patria 0.
Ore 08.26 – Lega Pro girone A, i risultati della seconda giornata: Cuneo-Alessandria 0-1 (Fischnaller (Al) al 22′ pt), Renate-Giana Erminio 1-1 (Ekuban (Re) al 35′ pt, Perna (Gi) al 42′ st), FeralpiSalò-Bassano 1-2 (Bracaletti (Fs) al 26′ pt, Germinale (Ba) al 39′ pt, Iocolano (Ba) al 19′ st), Lumezzane-Reggiana 0-2 (Spano (Re) al 10′ pt, Arma (Re) al 36′ pt), Padova-Pro Piacenza 2-0 (Fabiano (Pd) al 10′ st, Petrilli (Pd) al 19′ st), Pordenone-AlbinoLeffe 1-0 (De Cenco (Pn) al 13′ pt), SudTirol-Mantova 2-1 (Ruopolo (Ma) al 7′ st, Tait (St) al 23′ st, Gliozzi (St) al 42′ st), Cremonese-Pavia 1-0 (Brighenti (Cr) al 5′ st), Pro Patria-Cittadella rinviata.
Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.22 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 13 settembre: il Padova batte 2-0 il Pro Piacenza grazie alle reti di Fabiano e Petrilli.