Pronti, attenti, via. Si comincia, domani alle 17.30 ed è un inizio che più in salita non si può. È un inizio da fuochi d’artificio, quello che attende il Padova al Mapei Stadium contro la Reggiana. Test durissimo ma buono per avere un’idea precisa di quello che potrà essere il valore di squadra ancora indecifrabile. Per scacciare i primi mugugni, assestarsi dopo il brusco ritorno sulla terra, far impennare gli abbonamenti. Carmine Parlato ci crede e lancia il guanto di sfida alla concorrenza.
Parlato, domani si comincia. Quali sono le sue favorite per la promozione?
«Sulla carta Alessandria e Pavia hanno qualcosa in più, mi piace molto anche il FeralpiSalò senza dimenticare Cittadella, Bassano, Reggiana e Cremonese».
Il Padova a che tipo di campionato può ambire?
«Glielo dico dopo la prima giornata. Perché partiamo affrontando una delle squadre più forti. Per ora siamo nel gruppone ma dalla nostra parte c’è il blasone».
Il dubbio degli addetti ai lavori: ma davvero Giandonato c’entra col progetto tecnico biancoscudato?
«Certo che sì. Tutti i nostri centrocampisti, lui compreso, possono giocare sia a due che a tre. Certamente questo un paio di settimane fa non era possibile, non avevamo una condizione adeguata; adesso che siamo vicini al top, possiamo interpretare al meglio sia il 4-2-3-1 che il 4-3-1-2 a seconda delle esigenze, magari cambiando anche a partita in corso ove necessario».
Ai suoi centrocampisti cosa vorrebbe dire?
«Che devono correre, altrimenti in Lega Pro ne prenderemo spesso e volentieri. Qui nessuno regala nulla, non siamo più in serie D».
Pochi abbonamenti ed entusiasmo un po’ soffocato. Perché secondo lei?
«Questa non è una piazza qualunque. I risultati aiutano, ovviamente quello di domenica scorsa col Pordenone non rispecchia il nostro valore neppure minimamente. Ma io sono sicuro che questa sconfitta possa essere anche salutare. E fungere da stimolo per migliorarci rapidamente».
Quanto conta il blasone in Lega Pro?
«Conta, ma dovremo essere bravi a farlo pesare il più possibile. Ci sono altri aspetti da tenere conto, primo fra tutti quello di squadre che giocano assieme da tanto tempo e che hanno cambiato poco, come Bassano e Cittadella».
E il Padova ha cambiato tanto…
«Vero. Faccio un esempio: Corti è arrivato da poco e sembra un ragazzino, si vede che non ha fatto la preparazione come gli altri. Non può essere al massimo, quando lo sarà darà una grossa mano».
L’infermeria preoccupa. Come siamo messi?
«Altinier è più no che sì, stessa cosa per Ilari. Faremo un ultimo tentativo ma ragiono come se non ci fossero. Dovremo essere bravi a fare a meno di loro, sarebbe molto importante partire bene, per più motivi. Siamo il Padova, ripartiamo con entusiasmo: quello che ci ha fatto rinascere».
(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)