Fumata bianca e colpaccio servito. Il Venezia chiude la propria campagna acquisti con un altro botto da novanta, assicurandosi nientemeno che Marco Modolo, reduce da una stagione entusiasmante, sia pure da comprimario, a Carpi. Proprio per questo l’operazione condotta dal direttore generale Giorgio Perinetti è un piccolo capolavoro. Erano corrette le indicazioni emerse negli ultimi giorni: pressing alto, quello di Perinetti, durato almeno tre settimane, intensificato negli ultimi giorni e chiusura del cerchio venerdì sera. Ieri visite mediche e firma del contratto, poco prima dell’amichevole andata in scena a Scorzè, vinta per 3-1 dagli arancioneroverdi (a segno Carbonaro, Callegaro e Innocenti). Modolo non vi ha partecipato, per via di una condizione fisica tutta da costruire dopo un’estate ad aspettare invano una chiamata dalla Serie B. A quel punto, dopo aver preso atto che per lui non c’era spazio nella cadetteria, fra le tante richieste arrivate dalla Lega Pro, il centrale di San Donà di Piave ha scelto di tornare a casa e di ripartire dalla D: «Venezia è casa mia – sorride Modolo all’ora di cena, dopo un lungo inseguimento durato tutta la giornata – sono felice di essere qui e non è retorica. Il fatto di tornare vicino a dove sono nato ha fatto la differenza, ma soprattutto ha contato il progetto di questo Venezia, che in Serie D vuole essere soltanto di passaggio. Mi ha convinto il direttore, che mi ha spiegato per filo e per segno quello che la nuova società ha intenzione di fare. Sono rimasto stregato dalla determinazione di tutto l’ambiente a cancellare quello che è successo l’anno scorso. Fa ancora più rabbia perché dal punto di vista sportivo alla squadra non si può rimproverare nulla, ma purtroppo a Venezia ultimamente ne stanno succedendo troppe. Speriamo che questo progetto finalmente possa far dimenticare ai nostri tifosi tutte le amarezze vissute negli anni scorsi». Modolo sa bene che su di lui poggeranno grandi responsabilità, essendo uno dei giocatori più esperti: «La responsabilità non mi spaventa – sorride – se sono qui è perché credo in questa società e in questa squadra. Nella mia carriera non mi sono mai fatto mancare nulla. Sono stato a Vercelli, mi sono infortunato gravemente, sono andato pure in Slovenia al Nova Gorica, ora riparto dalla D. E’ una scommessa e lo so bene, ma sono certo che potremo andare lontano. Vincere è quasi un obbligo, anche se nessuno ti regalerà nulla». Le avversarie non spaventano, anche se tutto andrà guadagnato sul campo: «E’ difficile vincere – chiude Modolo – quello che qualcuno non capisce è che anche in Serie D non ci sono i tappetini rossi e non si vince soltanto perché ti chiami Venezia. Mi rendo conto che vedendo i giocatori che sono arrivati, Malagò, Serafini, Maccan, Fabiano e tutti gli altri, non vogliamo perdere tempo. Ho parlato con Favaretto. Lui è contento che io sia qui, io sono contento di potergli dare una mano. Ora dobbiamo remare tutti assieme nella stessa direzione. Perché questa società non dovrà mai più vivere quello che è successo negli ultimi anni. Non lo merita, è assurdo che una piazza come Venezia abbia vissuto tre fallimenti in un decennio. È inconcepibile e il primo passo per rinascere dovrà arrivare da noi giocatori».
(Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Venezia)