Mister quattro milioni pare avere spalle abbastanza larghe per reggere l’urto con le pressioni. Federico Viviani è pronto. Il Verona gli ha fatto firmare un contratto di cinque anni, destinato al Palermo ma finito all’Hellas. “È stata una notte tormentata, ma la mia decisione è stata questa. Senza voler mancare di rispetto a nessuno. Il Verona mi ha parlato di un progetto importante ed io sono molto contento di farne parte”, racconta Viviani dal ritiro di Racines, ancora fermo per un sovraccarico addominale dovuto al poco riposo nel periodo dell’Europeo con l’Under 21 ma pronto ad alzare la testa e lanciare Toni e Pazzini. “Al solo pensiero ti senti più leggero, sapendo che quei due hanno segnato più di quattrocento gol. Grandi giocatori, che mi aiutano giorno dopo giorno”, ha proseguito Viviani, destinato a coordinare una manovra oliata dagli anni di Mandorlini e cento punti in due campionati di Serie A.
AMARCORD — Viviani torna indietro, ricorda “Stramaccioni che mi ha arretrato a centrocampo dopo gli inizi da seconda punta, da Alberto De Rossi alla Primavera fino a Luis Enrique, che mi ha buttato nella mischia giovanissimo in un Roma-Juve all’Olimpico. Non potrò dimenticarlo così come il vice De La Pena, che mi seguiva movimento dopo movimento”. Il cerchio l’ha chiuso Daniele De Rossi, la sua ispirazione in campo. “Se a 32 anni gioca ancora a questi livelli significa che ha qualcosa di speciale. Quand’ero in campo mi diceva sempre che mi avrebbe guidato lui, di giocare tranquillo. L’umiltà è sempre stata la sua forza. Ma adesso non vedo l’ora di imparare da Mandorlini, un allenatore molto focoso che ti fa capire chiaro come la pensa e quel che pretende dai suoi giocatori. Sono qui per imparare”.
(Gazzetta.it)