Fonte: Gazzettino, Simone Prai
Al raduno ci sarà anche Filippo Scaglia, diventato interamente granata dopo la risoluzione delle comproprietà. Per il difensore poche vacanze quest’anno: «Ho terminato la stagione infortunato all’adduttore sinistro, quindi ho lavorato per farmi trovare pronto per la ripresa. Sono riuscito a staccare la spina soltanto per una decina di giorni, sono stato a Creta». Tra il giocatore e Stefano Marchetti c’è un patto di ferro: pur facendo gola a diverse società della serie cadetta, Scaglia è pronto a giocare in Lega Pro senza problemi, né musi lunghi. «Ho parlato con il direttore, al quale ho dato la mia piena disponibilità a restare. E intendo nel modo giusto, senza pensare ad altro e concentrandomi solo ed esclusivamente per il Cittadella. Con la testa giusta, da professionista. Se da qui alla fine del mercato, invece, dovessero arrivare offerte vantaggiose sia per il sottoscritto che per la società, ci metteremo attorno a un tavolo, e ne parleremo. Serenamente». Anche Scaglia, al pari dei giocatori che resteranno, ha un obbligo da assolvere. «La retrocessione è una macchia che tutti ci portiamo dentro. Non doveva succedere: il Cittadella, la società, i suoi tifosi non meritano di ripartire dalla Lega Pro». Marchetti sta lavorando per costruire una squadra che possa ritornare subito in B. «È la categoria dove può stare benissimo una società sana e solida come la nostra. Evitiamo però di fare proclami, siamo rimasti scottati dalla scorsa stagione, dove tutti, giocatori compresi, eravamo convinti di poter disputare un buonissimo campionato. Lavoriamo per raggiungere l’obiettivo e alla fine tireremo le somme». E se la B dovesse arrivare d’ufficio? «E perché no? Per uno strano, vecchio regolamento il Cittadella si trova indietro nella graduatoria, la società invece avrebbe tutte le carte in regola per essere ripescata. Ha fatto sette anni di B, è sempre puntuale nei pagamenti, non ha debiti. È vero, non ci sono i 30.000 spettatori sugli spalti, ma da noi si continua a fare calcio, e bene».