Real Vicenza, oggi suona il gong. Diquigiovanni: “Qualcosa si è mosso, ma è troppo tardi. E non mi piango addosso…”

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Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Vicenza/Giornale di Vicenza

Un piccolissimo spiraglio, che tuttavia sembra chiudersi prima ancora di aprirsi. Nella tarda serata di domenica il presidente del Real Vicenza Lino Diquigiovanni ha ricevuto una telefonata dallo Studio legale associato Giani Moscardini di Montebelluna che gli preannunciava un possibile acquirente che si sarebbe palesato nella giornata di ieri. Una volta compiute le prime verifiche, però, a ieri a tarda ora non risultavano sviluppi concreti e ben difficilmente situazioni come queste tendono a concludersi in una fumata bianca. «Qualcosa si è mosso – ammette Diquigiovanni – ma credo sia troppo tardi per aspettarsi qualcosa di buono. Io sono qui, c’è tempo fino a domani (oggi per chi legge, ndr ) alle 19, però i tempi sono ormai scaduti». Sorprese alle porte non sembrano essercene e, dunque, oggi pomeriggio dovrebbe arrivare il «de profundis» sull’avventura calcistica di Diquigiovanni. Sottolineando che il colpo di scena finale non va comunque escluso al 100%, anche perché l’attuale proprietà non ha debiti e il club è pulito, dopo il Venezia il Veneto rischia di perdere un’altra squadra professionistica. Nata nel 2010 e protagonista di una scalata irresistibile fino a sfiorare addirittura la serie B con il primo posto conquistato dopo il rotondo 3-0 rifilato al Novara.

Il campionato di Lega Pro prenderà il via domenica 6 settembre, ma ai blocchi di partenza non ci sarà il Real Vicenza. La chiusura del club paventata in questi mesi si è di fatto materializzata. Questa sera, alle 19, scadrà il termine per presentare la fidejussione (il Real Vicenza aveva presentato domanda di iscrizione senza tuttavia versarla, ndr), e salvo colpi di scena e di coda (un acquirente che bussi alla porta) la società biancorossa chiuderà i battenti. Con il dispiacere, enorme, del presidente Lino Diquigiovanni. «Se non si aprono nuovi spiragli – sussurra al telefono con un filo di speranza finisce tutto. Andremo un po´ avanti con le squadre del settore giovanile».Cinque anni di promozioni, trofei, bel calcio non si mettono alle spalle in una manciata di secondi. Ma Diquigiovanni, che nel 2010 diede forma al Real Vicenza, non è persona che si butta giù facilmente. Anzi. «Non mi piango addosso, nella mia vita ho sempre preso decisioni – spiega -. Guardiamo in faccia la realtà. Fare calcio in questo modo, senza essere seguiti dal pubblico, e mettere a repentaglio la propria salute, non va bene. Tre anni fa fui colpito da ictus, poi il calcio mi salvò. Ho settant´anni e non voglio rischiare. Mi sono state proposte piazze importanti e tuttavia lontane. Non potevo accettare di spostarmi così tanto, sarebbe stato molto complicato per me».In questi mesi molte voci sono rimbalzate. L´ipotesi di trasferire il Real a Treviso, cambiando la denominazione e la sede di gioco, era la più logica. Per Diquigiovanni senz´altro. Ma non se n´è fatto nulla. Quindi, all´orizzonte, sono spuntate le cordate romane ma si è trattato di un fuoco di paglia. Fino ad arrivare al naturale fuggi fuggi dei giocatori in rosa, che hanno dovuto anteporre il futuro professionale all´attaccamento alla maglia biancorossa e alla voglia di restare a Vicenza.«Ho ricevuto telefonate da ogni parte, di persone dispiaciute per la situazione. Credo di aver già spiegato i motivi per cui si sta arrivando alla chiusura. Io volevo andare a Treviso, disputare una stagione con largo seguito di pubblico; la piazza era giusta. Poi avrei lasciato in mano ad altri la società».Idee molto chiare che non sono state accolte nella Marca. È brutto parlare di capolinea, ma ci siamo ormai. Oggi il Real Vicenza saluterà la Lega Pro. «Non ho rimpianti – attacca il massimo dirigente biancorosso -, il calcio mi manca ma bisogna anche avere le motivazioni per farlo. Alla fine di questa esperienza, durata cinque anni, penso che un po´ di storia l´abbiamo fatta anche noi. Nell´ultimo campionato disputato abbiamo fatto un girone d´andata da primi della classe e un girone di ritorno da quintultimi». Ora, però, la chiusura è (quasi) Real.




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