Padova, Thomassen: “Mi sento preso in giro, io non sono un burattino! Vi spiego com’è andata…”

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Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia/Gazzettino, Andrea Miola

«Questa non è la reazione rabbiosa di un giocatore scartato. È la delusione di un uomo che si è sentito preso in giro». Il giorno dopo l’esclusione a sorpresa dalla rosa del prossimo Padova, Dan Thomassen ci accoglie a Reschigliano, insieme alla famiglia. Ha tante cose da dire, perché nell’ultimo mese è successo tutto e il contrario di tutto, e la sua conferma, un tempo scontata, due giorni fa è diventata un progetto mai sbocciato. Il riassunto dei fatti è affidato allo stesso difensore danese: «A fine maggio il direttore De Poli ha espresso il piacere che io rimanessi a Padova. Sono andato a parlarci di nuovo il 16 giugno, e mi è stata fatta un’offerta economica alla quale io sul momento ho replicato: mi sono stati offerti 24 mila euro, io ne ho chiesti 30».

«Quindi sono andato in vacanza in Danimarca con la consapevolezza che per la differenza di 6 mila euro il diesse avrebbe dovuto parlare con la proprietà, ma il problema economico non c’è mai stato, avrei accettato qualunque contro-proposta». Poi cos’è successo? «Ti chiamo domani, al massimo dopodomani, mi ha detto. Invece De Poli non s’è più fatto sentire. Giovedì mi ha chiamato dopo pranzo chiedendomi di passare in sede: avevano cambiato idea su di me». Perché raccontare pubblicamente questa vicenda? «Premetto: qui non sto discutendo la scelta tecnica, ma le modalità. Ritengo, da parte di una società che ha grossi obiettivi per il futuro, che non ci sia stato un comportamento professionale. Di fatto, le cose vengono ancora fatte da dilettanti: nei confronti di chi è venuto qui quest’anno, ha vinto il campionato, a Padova è nato calcisticamente e ha appena superato le cento presenze, mi sarei aspettato almeno un trattamento rispettoso dell’uomo».

E fino a due settimane fa non se lo sarebbe nemmeno immaginato… «Sono stato l’unico confermato e poi scaricato: in sedici anni di carriera un trattamento del genere non l’avevo mai ricevuto, mi ha fatto male che sia avvenuto proprio a Padova. Mi hanno deluso profondamente, perché si sono esposti pubblicamente nei miei confronti, hanno aperto una trattativa e poi hanno voltato pagina: io non sono un burattino, da prendere e spostare a piacimento». Questa conclusione renderà amaro il ricordo di questa stagione? «Quello rimarrà, insieme all’affetto di una piazza per cui nutro grandissima stima e che ringrazio per essersi dimostrata così vicina alla squadra. Sarebbe bastato così poco, per finire in bellezza. Ma il ricordo di questo campionato non me lo toglierà nessuno».

«Sono molto deluso, non per la scelta tecnica che poteva anche starci, ma per il modo in cui sono stato trattato, tutt’altro che rispettoso della mia persona». Il giorno dopo la notizia della sua mancata confermaal Padova, Dan Thomassen manifesta con amarezza il suo pensiero su quanto successo, tracciando le tappe di una trattativa che sembrava avviata verso la fumata bianca. «Premetto che il problema non è di natura economica – esordisce – e quello che non accetto e non trovo giusto sul piano umano è il modo dilettantistico in cui la vicenda è stata gestita dalla società». E racconta: «A fine maggio il diesse De Poli mi ha comunicato che gli faceva piacere restassi a Padova. Ha detto lo stesso ad alcuni compagni, altri non sono stati confermati e altri sono rimasti in stand by. Si è dunque aperta una trattativa, io ho chiesto 30 mila euro netti, in linea con quanto prendono altri giocatori confermati, e me ne sono stati offerti 24 mila, ma non c’era alcun problema a venirsi incontro, tanto che si era rimasti d’accordo che De Poli mi avrebbe chiamato entro due giorni. E invece non è successo, né sono mai riuscito a contattarlo fino a giovedì scorso quando mi ha chiamato in sede per dirmi che con grande rammarico aveva cambiato idea e non facevo più parte del progetto».

E aggiunge: «Per me conta ancora la parola, quella stessa parola sui cui ci siamo accordati per telefono l’estate scorsa, con la firma fatta un mese dopo; pensavo la cosa valesse pure per quest’anno, anche perché l’intesa praticamente c’era e lo stesso a.d. Roberto Bonetto si era esposto in tal senso con noi e con la stampa. Ecco perché la cosa fa ancora più male e in questi termini ho parlato oggi (ieri, ndr) con la famiglia Bergamin. Le società sono fatte di persone, se devo giudicarle per quest’ultimo mese, non posso parlarne tanto bene, non avendo visto quei valori e principi che sarebbero alla base della loro attività». Chiude con un messaggio ai tifosi: «Mai verrà meno la mia stima per la piazza che ci ha dimostrato un attaccamento incredibile, spingendo un bellissimo gruppo che, oltre a vincere, si è divertito in campo. Ottenere un’altra promozione, 14 anni dopo la precedente, nella città che mi ha adottato calcisticamente è stata per me una grande soddisfazione». Il futuro? «Non mi ero posto il problema, convinto com’ero di restare».




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