Venezia, prima scadenza non rispettata: stipendi non pagati e punti di penalizzazione in caso di iscrizione. Ma Korablin…

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Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Venezia/La Nuova Venezia

Niente sorpresa dell’ultimo momento, niente pagamento in extremis. Il Venezia ieri avrebbe dovuto pagare gli stipendi di giocatori e dipendenti relativi al periodo marzo-aprile, ma nelle casse non si è materializzato alcun bonifico. E la strada verso la fine del «calcio russo» in laguna appare sempre più segnata. La data del 25 giugno era da tempo cerchiata in rosso: entro la mezzanotte le società che intendono iscriversi alla LegaPro erano chiamate infatti a inviare la documentazione relativa agli avvenuti pagamenti degli stipendi, con contributi e ritenute, del bimestre marzo-aprile. Il mancato pagamento comporta subito una penalizzazione, che può arrivare fino a 5 punti. Ma per il Venezia, a questo punto, le penalità sarebbero il male minore. Qui c’è in ballo l’iscrizione al campionato e la stessa sopravvivenza della società. Il silenzio del presidente Yuri Korablin persiste e, dopo quella telefonata ultrarapida di lunedì 8 giugno, non ci sono stati più contatti. Anzi, dopo le rassicurazioni date in prima persona dal patron russo, i successivi scambi telefonici con un suo stretto collaboratore sono stati all’insegna dell’incertezza e dell’evasività. Fino agli ultimi giorni, quando i rapporti si sono del tutto azzerati, perché il collaboratore di Korablin — ulteriore beffa — è in ferie e ha spento i telefoni. Nella sede di via Torino le speranze sono ormai ridotte al lumicino, anche se ieri si confidava in un «colpo di teatro», di quelli a cui il patron arancioneroverde ha abituato un po’ tutti, pagando le spettanze all’ultimo momento. Ma stavolta no. Alla chiusura degli sportelli bancari non era stato registrato alcun bonifico partito da Mosca e, dunque, il Venezia si ritrova inadempiente. Adesso il prossimo step è quello del 30 giugno, data entro la quale andrebbero sanati tutti i debiti pregressi e presentate le carte per l’iscrizione, con tasse di iscrizione e fideiussione. Nonostante tutti i segnali facciano immaginare il peggio, la dirigenza arancioneroverde intende lasciare comunque aperto uno spiraglio. «Prepareremo tutte le carte e verseremo la quota d’iscrizione», assicura il dg Dante Scibilia. Una iscrizione parziale, senza la fideiussione e senza che i conti del Venezia risultino a posto, ma con la possibilità di «mettersi in regola» entro il 14 luglio con ulteriori penalità. Una chance in più per provare a conservare il titolo sportivo, quel diritto a disputare la LegaPro conquistato sul campo con le due promozioni del 2012 e 2013 e che rappresenterebbe l’unico patrimonio da «spendere» in una eventuale trattativa di vendita. Ma i tempi, per questa ipotesi, sono strettissimi. Le tre cordate (due locali, una straniera) che sarebbero interessate ad acquistare il Venezia rimangono in attesa, anche se il mandato a vendere da parte del presidente c’è e dunque le trattative potrebbero essere in corso, ma dietro le quinte. Si tratterebbe, per chi volesse subentrare, di mettere sul piatto circa un milione e mezzo di euro per ripianare i debiti e poi stabilire il budget, intorno a un paio di milioni, per la nuova stagione. L’altra ipotesi è quella di lasciare che la società Fbc Unione Venezia giunga al capolinea e se la veda in tribunale con i creditori, per dare vita nel frattempo a una nuova compagine, libera dalla zavorra dei debiti. Ripartirebbe dalla serie D, grazie al blasone e alla storia calcistica della città (previa domanda del sindaco alla Figc), ma la nuova proprietà dovrebbe comunque investire una discreta cifra per tentare il ritorno nel campionato professionistico. E intanto, dopo Simone Guerra, anche Giuseppe Greco raggiunge mister Michele Serena alla FeralpiSalò.

«Sorpreso? No, me l’aspettavo. Se il presidente non si è fatto vivo in tutti questi giorni, era abbastanza scontato che non si sarebbe fatto vivo all’ultima ora». Dante Scibilia è sulla tolda di comando di una nave alla deriva, che viaggia a vista in mezzo a una nebbia fittissima con il rischio di incagliarsi definitivamente di ora in ora. «Finché c’è tempo, teniamo duro e non molliamo» aggiunge il direttore generale dell’Unione Venezia, «ci sono altri cinque giorni di tempo, vediamo se succede qualcosa che non è accaduto in questi mesi». In sede si sta lavorando per presentare almeno la domanda di ammissione entro il 30 giugno contenente la richiesta di concessione della Licenza Nazionale. «Se non viene inoltrata nemmeno quella, la società decade automaticamente, non ci saranno tempi supplementari. Presentando la domanda, allungheremo di altre due settimane i tempi nei quali provare a salvare la situazione». Tener duro, ugualmente, è la parola d’ordine, anche se è comprensibile lo stato di scoramento, delusione e preoccupazione in cui versano tutti i dipendenti che rischiano di trovarsi in mezzo alla strada, nonostante tutti gli sforzi fatti e non percependo lo stipendio da quattro mesi. Sulle voci che il presidente Korablin stia provando a cedere in extremis la società, Scibilia allarga le braccia. «Sono voci che rimbalzano da due-tre giorni, posso solo ripetere che se il presidente sta camminando su questa strada, lo fa senza avere interpellato né il sottoscritto né Ivone De Franceschi. Se sono solo voci rimarranno tali, se dietro alle voci ci sono fatti concreti questi verranno alla luce del sole in poco tempo». Tempo che ormai manca al Venezia, che sente sempre più stretto il nodo del cappio attorno al collo. Situazioni già vissute, purtroppo, dai tifosi sia nel 2005 sia nel 2009.




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