Live 24! Padova, arriva la fumata bianca: rinnovo annuale per Marco Cunico

Condividi

Clicca qui per aggiornare la diretta

Ore 22.50 – (Il Piccolo) Ormai è assodato: Marco Pontrelli vuole continuare la sua avventura e non ci pensa proprio a lasciare le redini dell’Unione Triestina 2012. L’ulteriore indizio è rappresentato dalle sue mosse già iniziate per allestire lo staff tecnico della prossima stagione, cominciando dai due capisaldi, ovvero la caselle dell’allenatore e del direttore sportivo. Il presidente nelle ultime settimane ha più volte confessato di aver commesso molti sbagli nella scorsa stagione: bisognerà vedere se avrà tratto lezione da quegli errori. Ma prima, ovviamente, lo staff tecnico. Per quanto riguarda l’allenatore, non sembra esserci all’orizzonte la conferma di Ferazzoli: del resto il tecnico romano era stato richiamato d’urgenza per il play-out dopo l’infelice esperienza con Gagliardi, ma evidentemente non c’erano i presupposti per continuare l’avventura insieme. Pontrelli invece sta lavorando su un altro obiettivo e vuole portare sulla panchina dell’Unione Triestina 2012 Giovanni Colella, 49 anni, nato a Salerno ma in pratica veneto d’adozione, visto che si è trasferito ancora da ragazzo in riva al Piave. Colella arriva dall’esperienza con il Como, in Lega Pro, dove era entrato in corsa nella stagione 2012/2013 guadagnando la salvezza, centrando poi i play-off nel 2013/2014, per venire infine esonerato nel gennaio di quest’anno. Quella con il Como è stata la prima esperienza professionistica di Colella, che dopo qualche anno da calciatore, causa infortuni ha iniziato ad allenare ancora giovanissimo e pertanto ha un curriculum lunghissimo. Nelle giovanili del Sandonà ha allenato tutte le formazioni fino alla Berretti, poi Belluno in serie D, Berretti del Treviso, ancora Sandonà in Eccellenza e serie D, quindi nuovamente in Eccellenza sulla panchina del Monselice. Nel 2009 è responsabile del settore giovanile del Mezzocorona, mentre nella stagione 2010/11 allena la Berretti del Verona. L’anno successivo il ritorno nei dilettanti con la Vigontina in Eccellenza. Poi arriva a Como e fa il vice di Paolucci, al quale subentra alla guida della prima squadra nel febbraio 2013. Per quanto riguarda invece il ruolo di direttore sportivo, dopo l’addio a Michele Maragliulo, Pontrelli pensa a una persona di esperienza della categoria e soprattutto con una grande conoscenza del territorio: il suo obiettivo è Sergio Pinzin, 48 anni, che da tre stagioni è il diesse del Pordenone: in questo triennio con la società neroverde ha ottenuto prima un secondo posto in serie D, poi la promozione in Lega Pro, prima del rientro in D di quest’anno. Del resto l’addio di Pinzin al Pordenone è nell’aria da mesi: il diesse ha ancora un contratto che è in scadenza il 30 giugno e che non sarà rinnovato. In precedenza, Pinzin è stato una figura storica del Portograuro, nel cui settore giovanile ha lavorato per tantissimi anni rivestendo tutti i ruoli, ma è stato anche diesse del Concordia. Fin qui, gli obiettivi. Se saranno centrati, lo sapremo presto.

Ore 22.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) L’Union Ripa La Fenadora se ne va. La certezza che regna sul futuro prossimo della squadra è la partenza dei giocatori che hanno trasformato in realtà il sogno Union di serie D. L’ultimo in ordine di tempo a dire addio al gruppo che difenderà i colori neroverdi nella prossima stagione è il difensore centrale Mattia De Checchi. Una sicurezza, una certezza, un difensore che nessun attaccante avrebbe voluto contro. Per il Ripa La Fenadora era una fortuna averlo lì a far la guardia. «È una scelta meramente economica – spiega Marcello Bizzotto, direttore sportivo della società di via Marconi – che purtroppo costa dei nomi importanti a questa squadra. La politica societaria mira ai giovani, giocatori classe ’93 e ’94 che faranno sicuramente bene nella prossima stagione». Aveva parlato subito di una politica di contenimento dei costi: le conseguenze sono anche queste… «Purtroppo sono passati i periodi delle spese pazze e una società deve stare attenta all’investimento delle proprie risorse economiche. Per quanto riguarda Mattia, dispiace perché è un giocatore importante, splendido, ma purtroppo non possiamo avere in squadra 8 o 9 giocatori di prima qualità. Dobbiamo abbassare il tiro per rimanere a galla e questo coincide con partenze inevitabili». Che il budget dovesse essere ridotto lo si era capito sin da subito con l’addio a metà stagione, senza rimpiazzo, del centravanti Giacomo Moresco e a chiusura di campionato dell’altra punta Gianmarco Brotto. Per analizzare la situazione diventa più semplice elencare chi resta alla corte di mister Renato Lauria: il centrale difensivo Alberto De March (che però continua a essere al centro di molte voci: l’ultima lo vuole al San Paolo Padova, in Eccellenza, con mister Lele Pasa e Gianmarco Brotto), il difensore prestato al centrocampo Halil Gjoshi e il polivalente Simone Malacarne. Il resto è un valzer di nomi in partenza: il secondo portiere Matteo Salsano, il sopracitato De Checchi, il difensore Ilir Frangu, a centrocampo Nicola Tomasi, Enrico Antoniol, Marco Dassié e Sebastiano Solagna mentre in attacco a salutare è Giorgio Sommavilla a cui si aggiunge Sandro Andreolla (a meno di sorprese), forse destinato al Portomansuè. Rimane aperta la partita per il portiere Paolo De Carli che deve ancora sedersi al tavolo con la dirigenza societaria. La domanda che rimane è solo una: chi scenderà in campo?

Ore 21.30 – (Messaggero Veneto) Due squadre (Fontanafredda e Tamai) hanno confermato da tempo l’allenatore, cominciando a muoversi sul mercato. In questi giorni, invece, la Sacilese farà tutt’altro. La famiglia Presotto, proprietaria dei biancorossi, continuerà a occuparsi della vendita del club. Oggi, infatti, è previsto un incontro con un’altra cordata, la seconda dopo quella capeggiata dall’avvocato Mazzarella, con cui si è parlato a metà della scorsa settimana. Qui Sacilese. L’obiettivo dei Presotto è conclamato: vendere la società. La Sacilese, per quanto sia un affare di famiglia, una sorta di azienda a cui si è legati, è diventata un peso nell’ultimo periodo. Comprensibile l’intenzione di farsi da parte. Tuttavia i proprietari vogliono cedere il club a persone valide e con credenziali: per questo, dopo aver ascoltato la cordata di Mazzarella, l’intenzione è di proseguire i sondaggi ascoltando un’altra campana. Oggi, per l’appunto, è previsto l’incontro. Di certo il tempo passa e i giocatori lasciano il team. Così, dopo i vari Boscolo Papo, Beccia e Baggio, se ne va anche bomber Sottovia: il capocannoniere (19 reti) dei biancorossi si accasa all’Altovicentino (da dove arrivava) raggiungendo così gli altri tre compagni. Troveranno tutti il loro tecnico al XXV aprile, Mauro Zironelli, dimessosi la scorsa primavera. Anche Mboup pare destinato a raggiungere il bianconero: un esodo di massa verso Valdagno. Beccaro, invece, pare diretto verso il Porto Tolle. Qui Tamai. Le “furie rosse” sono ripartite dal blocco della scorsa stagione. In settimana, dopo mister De Agostini, Peresson, Faloppa, Brustolon e Colombera, sono arrivate le conferme anche per Petris e Ursella, altri due senatori, espressamente voluti dal tecnico. Adesso parte la caccia ai giovani e ad almeno un giocatore di grande qualità per l’attacco, reparto dove si sono registrate le uscite di Bolzon (Gemonese), Zambon (Fontanafredda) e – forse – Federico Furlan. In questo senso si attende la risposta di Lauro Florean, in uscita da Fontanafredda: la punta, ex Pordenone, ha anche altre richieste (in Eccellenza veneta), ma al contempo è stimolato dal fatto di lavorare con De Agostini e in un ambiente tranquillo come quello di Tamai. Sfumati, o comunque irraggiungibili, Rocco (Triestina) e Baldrocco (Porto Tolle), il nome dell’ex neroverde è in cima alla lista. E potrebbe completarsi bene con Sellan, attualmente unico punto fermo dell’attacco mobiliere. Qui Fontanafredda. Da una squadra con un reparto offensivo in costruzione a un’altra che è sulla buona strada per completarlo: il Fontanafredda, infatti, ha già in rosa Zambon (ingaggiato dal Tamai) e Paciulli, arrivato dal Chions. Due punti da cui ripartire, che vanno a sommarsi al giovane Alcantara. Serve però altro, perché escono Salvador, Grotto e Gargiulo, oltre a Florean: l’obiettivo del club, oltre a un paio di giovani, è trovare un’altra punta di spessore, che possa andare in doppia cifra. Si cerca anche un difensore di livello, che vada a completare un reparto che può già contare su Malerba, Roveredo e Frison. In mezzo al campo situazione stabile: De Pieri ha già a disposizione i confermati Ortolan, Nastri e, salvo sorprese, Tonizzo, mediano con 10 gol in canna a stagione cercato già da diversi club di Eccellenza (Cjarlins/Muzane).

Ore 21.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Caro Perissinotto, la palla è tua. Il Belluno di Livio Galio è agli sgoccioli; pochi giorni ancora e la presidenza passerà all’amico Perissinotto. Due anni iniziati con la tempesta e finiti con il sole che il numero uno gialloblù racconta con le parole della razionalità e della concretezza che lo contraddistinguono. Partendo proprio da là, dalla prima decisione presa da presidente: via Raschi, dentro Vecchiato. «Sì, il momento più difficile dei due anni di presidenza credo sia stato quello – racconta Gallio – c’era tensione per le scelte prese, scelte di tutto il consiglio ma su cui io, fresco presidente, giustamente misi la faccia. Fu difficile perché dovevamo ancora acquisire la sicurezza che quelle decisioni erano quelle giuste da prendere». Due anni, due campionati, due playoff e 118 punti dopo? «Solo sorrisi. Sono stati due anni splendidi, che ricorderò come un’esperienza meravigliosa». Impossibile che diventino tre? «Al 99 su 100 non sarò io il prossimo presidente del Belluno. Carbonari ha passato il testimone a me, io lo passerò al prossimo, come era nei patti. Perissinotto? Lo legittimerà il consiglio, ma direi che manca solo l’ufficialità che arriverà in settimana con il Cda in programma (forse mercoledì, o giovedì, ndr) in cui sarà confermato anche un paio di nuovi ingressi. Io comunque resterò nella squadra». Chiude da presidente con i migliori risultati della storia recente. «Il bilancio è indubbiamente positivo e va oltre i risultati del campo, che parlano di due playoff, una rosa giovane e bellunese, un settore giovanile con tutte le squadre nell’élite e il secondo posto “rocambolesco” nella classifica Giovani D valore. Prima però c’è il lavoro alle fondamenta: abbiamo lavorato intensamente, riorganizzato la società fondandone una che possa avere un futuro. Con Fardin e Vecchiato abbiamo trovato una coppia tecnica alla quale nulla si può appuntare, con il ritorno di Mezzacasa abbiamo ridato ordine alla segreteria». Ora su cosa vi concentrate? «Gli sforzi sono tutti sul settore giovanile. In tre anni abbiamo cambiato tre responsabili, ma ora sono convinto che Da Riz sia l’uomo giusto. Il primo obiettivo sarà rilanciare la Juniores, mettendo fine alle brutte figure della passata stagione di cui il mister (Francesco Pellicanò, che passa il testimone a Willy Gobbato, ndr), non fu minimamente responsabile. Ha sbagliato la società». Simone Soccal è la fresca new-entry. «È un protagonista dello sport bellunese, supervisionerà segreteria e marketing, creerà progetti. Un ruolo di cui avevamo bisogno e che in parte si dovrà costruire da sé». La sfida da consegnare al suo successore? «Sviluppare ulteriormente il settore giovanile, migliorandone l’organizzazione. Con il campo di Salce abbiamo fatto un passo avanti, anche se con il Comune il rapporto è sempre un pelo problematico». E la prima squadra? «Altri 59 punti andrebbero bene. Lo so, da fuori il posto del Belluno è la Lega Pro, ma da dentro vi assicuro che oggi è impensabile. La nostra dimensione è questa serie D. Con le attuali capacità finanziarie è meglio che i sogni li lasciamo nel cassetto. Facciamo sì che il nome del Belluno in giro rimanga sinonimo di serietà». I compagni di viaggio più sorprendenti? «Se il Belluno esiste e va avanti è grazie a due persone: Sergio Carbonari e Gianpiero Perissinotto. Poi Vecchiato, grande professionista e bellissima persona alla quale sono particolarmente legato e a cui auguro che questo sia l’ultimo anno a Belluno. Merita di più, più in su». «Ho un difetto: mi innamoro dei miei giocatori». Difficile quindi decidere di cedere Radrezza. Due volte difficile vero presidente Gallio? «Ma dovuto, era necessario che andasse a giocare con continuità. Come giocatore e ragazzo ci ha dato tantissimo». Freschissimo l’addio di Merli Sala, passato al Seregno. «Una perdita pesante, a prescindere da chi lo sostituirà. Era importante a 360 gradi, ma sono felicissimo di aver confermato il trio di vecchi su cui si regge la squadra: Corbanese, Bertagno e Duravia. Calcagnotto? Pista calda». Poi il dubbio Posocco. «Sono quelle situazioni un po’ imbarazzanti… Che fai? Aspetti? E poi, se rimane alla Spal? Spero si possa risolvere presto». E infine il nuovo arrivo, Totò Acampora. «Io non mi ricordo mai i giocatori delle altre, ma un anno fa, contro il Monfalcone, chiesi a Lazzari “e questo così bravo chi è?”. Dunque quando Vecchiato e Fardin lo hanno individuato ho pensato che scelta migliore non si potesse fare».

Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno lavora sodo sul mercato. L’addio di Andrea Radrezza è stato subito tamponato con l’arrivo di Antonio Acampora, ma adesso bisognerà trovare il sostituto di Ivan Merli Sala. In porta Davide Solagna è stato confermato tra i pali mentre Damiano Schincariol si è trasferito al Treviso e il direttore sportivo Fardin è alla ricerca di un portiere classe 1997. E’ già stato contattato Gabriele Brino, che ha già giocato con la maglia gialloblù due anni fa, e l’annuncio potrebbe arrivare la prossima settimana. La difesa. Sistemati i pali, c’è la questione difesa. Ivan Merli Sala è partito e Andrea Di Bari non è stato confermato. Bisogna cercare quindi due centrali difensivi. A meno di sorprese, Nicola Calcagnotto prenderà il posto di Ivan, mentre il terzo centrale dovrebbe essere fuoriquota, Fardin ha diversi colpi in canna ma non si lascia sfuggire nomi. Sulla linea difensiva, Stefano Longo è stato promesso al San Giorgio Sedico ma per ora la situazione rimane in stand by in caso non si riesca a trovare una soluzione adatta. Sulle corsie esterne Giovanni Pescosta e Paolo Pellicanò sono confermatissimi mentre Danny Paganin prenderà la strada di Sedico dove troverà più spazio alla corte di Roberto Raschi che lo aveva lanciato in serie D due anni fa. Il centrocampo. La situazione in è abbastanza stabile anche se potrebbe servire un rinforzo. Simone Bertagno, Mike Miniati e Yari Masoch sono stati confermati in blocco mentre il fuoriquota Lorenzo Moretti, classe 1997, dovrebbe rimanere in prestito al San Giorgio e quindi potrebbe servire qualcuno. Quest’anno ha fatto più di un’apparizione Davide Canova, classe 1998, ma è difficile che possa essere la prima sostituzione in mezzo. L’attacco. Radrezza ha salutato la truppa e intrapreso una nuova avventura al San Giorgio Sedico. Il Belluno non ha perso tempo però e si è assicurato le prestazioni di Antonio Acampora, che nelle ultime stagioni ha giocato tra le fila del Monfalcone realizzando in quattro stagioni una cinquantina di gol. Per lui il banco della serie D sarà una bella prova, ma le premesse sono buone. Anche Maro Duravia è confermatissimo mentre il dubbio rimane su Francesco Posocco, di proprietà del Vittorio. Il ragazzo comincerà la preparazione con la Spal in Lega Pro e dopo bisognerà capire come andrà. Eventualmehte tornerà al Belluno. Se però dovesse andare via servirà trovare un fuoriquota in attacco anche se Paoletti, classe 1996, e Marta, classe 1998, scalpitano per giocarsi le proprie speranze. Impossibile il ritorno di Samba, andato in prestito al Montebelluna a gennaio.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) La bomba, anticipata dalla Gazzetta, è esplosa in via Lonato. Il detonatore era nelle mani di alcuni sponsor di peso che al momento hanno lasciato in braghe di tela il Castiglione. Un Castiglione che, al momento, rischia di veder andare in fumo la seconda chance tra i professionisti. È partita la corsa contro il tempo per trovare sostegno economico nel tessuto sociale locale (e pure fuori provincia) dopo il passo indietro annunciato da Amica Chips, sponsor ufficiale dei rossoblù fino a pochi giorni fa e ora pronto a defilarsi. Un problema non da poco per una società che già prima non poteva contare su un budget da urlo e che ora, conti alla mano, rischia di non farcela. Anche le istituzioni si stanno muovendo: il club presieduto da Ernesto Valerio si è seduto ad un tavolo con il sindaco Alessandro Novellini. Un confronto che ha prodotto un comunicato ufficiale per sensibilizzare l’imprenditoria locale: «Le decisioni prese di ridimensionamento per la prossima stagione da parte dell’Amica Chips sono strettamente strategiche ed aziendali – spiega nella nota Valerio – e vanno rispettate anche perché non mancherà comunque il loro sostegno al nostro settore giovanile. Mi preme inoltre dire che non è la decisione di Amica Chips a determinare il futuro della nostra società, quanto invece lo sia l’assordante silenzio e l’indifferenza del grosso dell’imprenditoria locale, salvo rare eccezioni: è paradossale che, ad oggi, le aziende nostre sponsor vengano più da fuori città che dal nostro tessuto imprenditoriale. È motivo, ripeto, non solo di incredulità per il sottoscritto e per i soci che rappresento ma anche di vergogna che non si riescano ad attrarre risorse su un territorio come il nostro. Dovesse andare a vuoto anche quest’ultimo appello, prenderemo altre strade come ad esempio cancellare la prima squadra e concentrarci su un puro movimento di settore giovanile, trasformandoci in una realtà sportiva completamente diversa e portando il nostro modello di eccellenza gestionale e calcistica solo ed esclusivamente ai giovani». Alessandro Novellini va a fondo: «Sono numerose le aziende della nostra città che supportano ed hanno supportato la società negli ultimi anni; oggi occorre uno sforzo ulteriore da parte del tessuto imprenditoriale locale che può cogliere, attraverso lo sport, un importante obiettivo di promozione individuale (per la propria azienda) e collettiva (per l’intera comunità). Il mio appello è un invito concreto, che rivolgo a tutte le realtà imprenditoriali piccole e grandi del nostro territorio, ad un sostegno diretto all’FC Castiglione come segno di generosità, ma anche di investimento sul proprio marchio e sulla propria azienda».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) L’uno al mare, gli altri a casa, anche la domenica se ne va senza l’atteso incontro per mettere definitivamente a punto il piano di recupero del debito contratto nel corso della gestione di Michele Lodi e per l’Acm inizia oggi il penultimo lunedì utile per definire le pratiche di costituzione della nuova società, in cui il gruppo bresciano che fa capo alla Sdl Centrostudi avrà la maggioranza delle quote. Non ci sono solo i soci mantovani o Sdl a cercare di risolvere il problema, c’è anche il presidente Nicola Di Matteo che è determinato più che mai a non far fallire la società: «Non ho ancora deciso se mandare in data 15 giugno la raccomandata con la quale davo le dimissioni a decorrere dal 30, perchè non intendo affatto far fallire il Mantova. Per rispetto non solamente verso chi ha gestito la società ma anche e soprattutto per la gente che al Martelli ha dato un contributo fondamentale per la salvezza della squadra. Non farò fallire il Mantova». Di Matteo illustra meglio la sua posizione: «Da tempo sono in contatto con Piervittorio Belfanti e insieme a lui, qualora fra mantovani e bresciani l’accordo per la cessione delle quote non dovesse andare in porto, sarei pronto a tentare una soluzione alternativa per subentrare ai soci mantovani con Belfanti e portare avanti la società. Quel che conta è che il Mantova non fallisca, domani (oggi, ndr) sarò anche io in sede per parlare con gli addetti alla segreteria e verificare alcune situazioni economiche». Se, nel primo pomeriggio ed in una sede ancora da definire, i soci mantovani e i bresciani raggiungeranno quell’intesa che appare assolutamente alla portata degli interessati, Di Matteo cederà a Sdl la sua parte di proprietà del Mantova: «Come ho sempre detto – ribadisce l’imprenditore emiliano-campano – il 55% delle mie quote verrà trasferito alla nuova maggioranza, che al più presto dovrà assumersi tutte le responsabilità in materia e provvedere a far continuare la gestione della società per la prossima stagione, come ho detto anche l’altra sera a Castellucchio. Viceversa qualcosa si dovrà fare, la maggioranza delle azioni è in capo a me e a quel punto coinvolgerò Belfanti». Il pensiero, al riguardo, dei soci mantovani è stato espresso più volte, e sempre in senso negativo circa l’ingresso del “re dei ristoranti” che potrebbe davvero realizzare il suo sogno, acquisendo parte della società e concretizzando quindi il “piano B”. Resta da vedere se l’annuncio dell’azionista di maggioranza porterà mantovani e bresciani ad accelerare il ritmo, o se a fronte delle eventuali difficoltà persistenti proprio la possibilità di un piano B porterà Bompieri, Giovanardi, Tirelli e la Sdl a chiudere il proprio impegno nel Mantova, peraltro costringendo Di Matteo e il suo “nuovo” collaboratore ad un tour de force per le procedure di iscrizione. Sta di fatto, però, che l’impegno sostenuto sia dai mantovani che da Sdl dovrà avere un riscontro tangibile e proprio in virtù di questo appare poco probabile che il Mantova, alla vigilia della conclusione ufficile 2014-2015 viva il più clamoroso ribaltone legato all’azionista di minoranza che si ricordi in questi ultimi trent’anni, Non manca però anche chi, ma forse si entra nel Fantacalcio, prospetta un Belfanti azionista unico della società a breve tempo e per l’industriale mantovano si tratterebbe del coronamento di un sogno più volte annunciato, mai realizzato. La giornata odierna diventa cruciale per capire se la componente mantovana e bresciana ha le carte a posto per chiudere l’accordo, che giocoforza va siglato entro 72 ore, o se il sorpresone è dietro l’angolo. È certo che, se si vogliono evitare i deferimenti e le penalizzazioni per il mancato pagamento delle scadenze (stipendi, pari a quasi 500.000 euro, e tassazione, pari a circa 200.000 euro per un totale di circa 700.000 euro) diviene irrinunciabile il saldo dei debiti. Noi la mettiamo lì a puro titolo informativo, ma oggi chi si sentirebbe di escludere un ribaltone assoluto in viale Te, col “governissimo” Di Matteo-Belfanti-Sdl? Come sempre tutte le ipotesi restano in piedi, come sempre…

Ore 19.40 – (La Provincia Pavese) Il mercato del Pavia calcio è in fermento e nelle prossime ore potrebbero arrivare gli annunci dei primi acquisti ufficiali. Rimangono tre, per ora, i nomi dei giocatori con i quali gli accordi verbali dovrebbero concretizzarsi. Per la difesa si parla di Marco Martin, friulano di Pordenone, ma calcisticamente legato da anni al Sud Tirol: è l’idea per mettere il tassello a sinistra nel ventilato 3-5-2. Il Pavia davanti al riconfermato Davide Facchin può scegliere tra Cristini, Abbate, Biasi, Malomo e Marino come interpreti dello schieramento a tre. A sinistra a centrocampo a spingere potrebbe, quindi, esserci proprio Martin con Ghiringhelli a destra. Giovanni La Camera è il nome nuovo del centrocampo azzurro, o meglio il cavallo di ritorno, un elemento di grande spessore. Da capire se l’arrivo di La Camera, la cui firma sembra una formalità, possa mettere in dubbio o meno la permanenza in azzurro di Alex Pederzoli o se mister Marcolini e i dirigenti azzurri pensano ad una convivenza possibile tra i due in mezzo al campo. Andrea Rosso in mediana è un’ulteriore conferma della passata stagione, mentre Marco Cristini, fratello maggiore di Andrea, potrebbe rappresentare l’ideale sostituto di Lorenzo Carotti che a scadenza di contratto non verrà riconfermato. Corvesi potrebbe essere una valida alternativa in una rosa che rimarrà lunga, mentre è da valutare la posizione di Sereni sempre per quanto riguarda il pacchetto esterni. In un 3-5-2 la posizione di Alessandro Cesarini appare quindi da seconda punta, più vicino alla porta. Soluzione possibile a fianco di una prima punta forte, d’impatto, che ad oggi rimane Ferretti, corteggiato dalla serie B. In caso di una sua partenza proprio il centravanti dovrà essere il pezzo forte del mercato azzurro, con Marchi e Soncin in grado di offrire validi ricambi nel reparto offensivo dove non rimarrà, invece, Cogliati dopo l’annata comunque positiva iniziata in sordina, ma che lo ha visto ritagliarsi spazi importanti. A scadenza di contratto giocatori anche come il fedelissimo di Maspero, Romanini, e il croato Grbac.

Ore 19.30 – (La Provincia Pavese) Quello che attenderà il Pavia nella prossima stagione sarà sicuramente un girone molto lombardo. Lo dicono i nomi delle squadre che comporranno sicuramente il girone A. Ma come è accaduto nelle ultime estati molto dipenderà da eventuali ripescaggi dell’ultima ora in serie B. Il caso del Vicenza nell’ultimo torneo è stato solo l’ultimo di una serie. Dalla cadetteria scenderanno tre formazioni che saranno sicuramente inserite nel girone A come Cittadella, Brescia e Varese. Da valutare se poi l’Entella sarà, come era accaduto in passato, inserito in questo raggruppamento o come è accaduto al Savona nell’ultimo torneo nel centro Italia. Dipenderà dal completamento del girone. Sicuramente tra le lombarde il numero oggi è di undici formazioni su diciotto. Un ulteriore rafforzamento è rappresentato dall’innesto delle retrocesse Brescia e Varese e della neopromossa Castiglione che ha vinto il girone B di serie D. Queste vanno ad aggiungersi al Pavia, alla Feralpisalò, a Cremonese, Mantova, Giana Erminio, Renate, Lumezzane e al Monza il cui destino è tutto da chiarire, in base alla situazione fallimentare. L’ipotesi è che proprio i brianzoli possano lasciare un posto libero al ripescaggio eventuale di Albinoleffe o Pro Patria e ripartire dalla D con la denominazione MonzaSeregno con una sorta di fusione con un’altra società della zona. Dopo i play off ci sarà ancora il Bassano. C’è poi il Real Vicenza che ha già annunciato di chiudere i battenti, mentre l’Unione Venezia rischia di fare la stessa fine, con la proprietà russa che da settimane non si interessa più del club. Altra caratteristica del prossimo campionato in cui militerà il Pavia sarà che la maggior parte delle squadre ha cambiato allenatore. A partire dal Pavia, che ha ingaggiato Michele Marcolini, troviamo poi Giuseppe Scienza che da Salò è approdato all’Alessandria, che riproverà ad essere protagonista. Per lui contratto annuale. Al suo posto a Salò è approdato Michele Serena, reduce dall’esperienza a Venezia. A Cremona il favorito è Fulvio Pea che è riuscito in queste ore a «liberarsi» contrattualmente dal Monza accettando, per farlo, la riduzione dei suoi compensi al fine di ridurre il debito sportivo del club brianzolo. A Mantova si era parlato di un contatto con l’ex Pavia Riccardo Maspero, dato anche come un possibile candidato alla panchina del Brescia. A Varese appena arrivata la nuova proprietà ora si affronteranno anche i temi puramente agonistici. Chi non ha dubbi sulla riconferma a vita alla Giana Erminio è Cesare Albè, tecnico che ha portato dalla Promozione all’ex serie C la formazione milanese e non è mai in discussione. Tra i riconfermati ci sono poi nomi come quello di Ezio Capuano ad Arezzo oppure il tecnico che ha riportato il Padova tra i professionisti, Carmine Parlato, legato ai patavini per le prossime due stagioni.

Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Le voci dall’Alta Marca trevigiana sono sempre più insistenti e parlano di un accordo di massima (per ora solo verbale) tra il Pordenone e Daniele Pasa. Nome che piace al patròn Lovisa, nome che circola da settimane per la panchina neroverde. Ma c’è più di un’ombra alle sue spalle. La prima è quella di Paolo Nicolato, che l’anno scorso fu a un passo dal diventare il primo allenatore del Pordenone in LegaPro, campione d’Italia 2013-14 con il Chievo Primavera e già corteggiato da Lovisa pochi giorni prima dell’ingaggio di Lamberto Zauli. Il tecnico si è appena salvato ai playout con il Lumezzane e potrebbe tornare buono in caso di ripescaggio tra i professionisti. Nicolato però è a un bivio, perché su di lui si sono mossi anche grandi club come Hellas Verona, Atalanta e Udinese. Si tratta di colloqui buoni per un incarico alla guida delle rispettive formazioni Primavera. Ecco, quindi, che una panchina come quella del Pordenone potrebbe risultare più appetibile. A patto, ovviamente, di centrare l’obiettivo ripescaggio. Argomenti, questi, di cui la dirigenza neroverde discuterà a partire da stamattina. In primo piano i giocatori, o perlomeno quelli da cui il ramarro punta a ripartire in qualsiasi categoria. Il primo a dover chiarire la sua posizione sarà Federico Maracchi, che di richieste ne ha quante ne vuole, ma che il Pordenone vuole al centro del nuovo corso. Poi la questione Mattielig, richiesto in Friuli (lo vorrebbero anche in Eccellenza), ma legatissimo al Pordenone. Si cercherà di convincere a restare anche Andrea Migliorini, mentre sembra cosa fatta l’ok di Buratto. Scontato il prolungamento di Careri, anche se l’ipotesi di Matteo Tomei si rafforza.

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Brevi (visto ancora a colloquio con Zamuner), Longo (ancora tu?), Tedino (come previsto “tagliato” dalle giovanili azzurre dopo il flop agli Europei), Pasa e ora Nicolato. Una ridda di nomi nata dal silenzio della società sulla conduzione tecnica per la prossima stagione. Il Pordenone aspetta di conoscere in quale categoria giocherà. Eppure in casa ha già un tecnico che ha fatto la D e che in LegaPro, arrivato a metà stagione, ha sfiorato la salvezza nonostante l’handicap lasciatogli in eredità dai predecessori Zauli e Foschi. SILENZIO FRAGOROSO – «Dopo Monza nessuno mi ha più chiamato – racconta con un amaro sorriso sulle labbra Fabio Rossitto -. Sto aspettando che mi dicano se faccio ancora parte del progetto oppure no». Un’attesa che per altri sarebbe insopportabile e che tanti definiscono inutile. «Amo talmente i colori neroverdi – risponde Fabio – che non mi pesa aspettare. Se non li amassi, non avrei accettato a dicembre di tornare ad allenare i ramarri con un contratto al minimo di stipedio (1800 euro mensili, ndr). Stavano già spendendo tanto per chi aveva firmato i contratti prima di me». MEZZO MIRACOLO – Tutti consideravano quella di Rossitto una missione impossibile. «Invece – ricorda con piacere il Crociato -, dopo un primo momento di disorientamento per i miei metodi decisamente più pesanti di quelli ai quali erano abituati, tutti i giocatori hanno sposato i miei concetti: lavoro, dedizione e fatica. Senza l’handicap avremmo chiuso all’ottavo posto. I numeri parlano chiaro. Ciò che però considero il mio grande successo è l’armonia che si è ricreata nello spogliatoio. Chi stava fuori tifava per i compagni in campo». POPOLO NEROVERDE – «E poi – si ferma un attimo il tecnico – la gente. Non solo i tifosi, ma anche quelli che conoscevano il Pordenone solo attraverso gli articoli dei giornali e le immagini in tv, si sono avvicinati e hanno fatto quadrato insieme a noi. Mai vista una cosa simile. Commovente – infatti al Brianteo il Crociato aveva le lacrime agli occhi – il supporto degli ultrà a Monza dopo la sconfitta che decretava la nostra retrocessione». RICOSTRUZIONE – Zauli dice che a gennaio la rosa è stata rivoluzionata. «Sì, è vero – ammette -. Andarono via ragazzi che avevano già recuperato la condizione. Quelli arrivati erano da ricostruire. Abbiamo perso un po’ di tempo. Nonostante tutto ce l’abbiamo quasi fatta». È stato anche detto che Rossitto “buca” le gare decisive. «Davvero? Forse – strizza l’occhio -, se fossi arrivato un po’ prima, non ci sarebbero state gare decisive da giocare». LEGA PRO E LEGA D – E se fosse ramarro da Quarta serie? «Ho già detto che resterei anche in D – garantisce – ma credo che il Pordenone verrà ripescato. Sarebbe un atto di giustizia nei confronti dei nostri tifosi, della gente di Pordenone, della società che ha pagato anche gli sbagli, dei ragazzi che hanno lavorato con me e non meritano di ricordare Pordenone per una retrocessione. Credo – conclude – lo sarebbe anche per me, per l’impegno e la passione che ho messo nel tentativo di far restare il ramarro nel professionismo. Solo la Provvidenza però conosce il futuro. Io ho la coscienza a posto».

Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) Il Pordenone vuole ripartire dalla Lega Pro. E, qualora non riuscisse a essere ripescato, ricomincerebbe dalla serie D sempre con Mauro Lovisa al timone. È questa la promessa fatta dal presidente neroverde, frase che ha inaugurato il nuovo corso del club di via Stadio. La priorità è rimanere tra i professionisti: si chiederà di essere riammessi in categoria, a patto che la cifra richiesta tra fideiussione e versamento a fondo perduto non sia esorbitante come richiesto, almeno per ora: 1,2 milioni. Sconto. La proprietà, con in testa Lovisa, vorrebbe uno sconto. Adesso sono richiesti 600 mila euro come garanzia e un’identica parte come versamento: la società neroverde punta a ottenere un riduzione notevole sulla parte da sborsare a fondo perduto (più della metà, 300-400 mila euro) e un criterio proporzionale sulla fideiussione, che dovrebbe essere rapportata al fatturato del club. Con queste cifre il ripescaggio diventerebbe un atto concreto. Altrimenti la strada sarebbe difficile da percorrere, ma non solo per la società neroverde: per tutti i sodalizi di Lega Pro. E se si procedesse verso questa direzione, l’organico della serie C subirebbe una riduzione consistente. Insomma, le carte possono cambiare, ma per saperlo bisogna aspettare ancora, circa due settimane: il 30 giugno è una data limite. Entro quel giorno, infatti, i club devono presentare l’iscrizione alla Lega Pro. Si capirà quanti hanno le carte in regola per prendere parte al prossimo campionato e, di conseguenza, quanti posti liberi ci saranno. Situazione. Detto questo, la situazione in categoria non è rosea. Oggi, intanto, sono previste le prime audizioni del processo Dirty soccer: sono tanti i club che tremano, tra cui Barletta, Vigor Lamezia, Torres. Una società si è già disimpegnata dalla serie C (il Real Vicenza), una procede verso la liquidazione coatta (Venezia), un’altra è in mano ai curatori fallimentari (Monza), due sono in nette difficoltà economiche (il neopromosso Castiglione: il main sponsor Amica Chips vuole fare un passo indietro) e societarie: non si sa ancora quale sarà il nuovo proprietario del Mantova, impegnato nel passaggio da una cordata all’altra. Il Pordenone aspetta le cifre richieste per il ripescaggio e, nel frattempo, oltre a pensare all’eventualità di costruire un team forte per la serie D, spera che la situazione degli altri club in categoria non migliori. Anche così potrebbe ritrovarsi in Lega Pro.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Mai come nel 2015/16 la Lega Pro, e in particolare il girone A che teoricamente dovrebbe vedere il Venezia al via tra le 20 squadre geograficamente più a nord, «minaccia» di avere ben poco da invidiare alla serie B. L’asticella della competitività, infatti, sembra destinata ad elevarsi e non di poco complice l’arrivo di squadre dal notevole blasone. Tra queste non ci sarà più il Como che ieri pomeriggio con lo 0-0 di Bassano (già sconfitto per 2-0 all’andata) ha festeggiato la promozione in serie B, conquistata per l’ultima volta nel 2001. Un verdetto per certi versi a sorpresa visto che i lariani partivano nei playoff dal quarto posto, agganciato solo all’ultima giornata della stagione regolare grazie all’1-1 del Venezia ad Alessandria, costato il flop ai grigi piemontesi. Guardando al prossimo campionato vale la pena partire proprio dai team veneti, il cui numero almeno sulla carta risulterà più che raddoppiato con Padova (promosso dalla serie D) e Cittadella (retrocesso dalla B) ad aggiungersi a Bassano, Venezia e al Real Vicenza, che potrebbe rinunciare all’iscrizione per mancanza di tifosi (appena 193 di media). Non a caso nelle scorse settimane si era vociferato di un trasferimento a Treviso (i biancocelesti militano in Eccellenza), ipotesi rispedita subito al mittente. Il gruppo più nutrito sarà come sempre quello delle lombarde, visto che le nobili ex cadette Varese e Brescia faranno compagnia alla FeralpiSalò di Michele Serena, Pavia, Cremonese, Giana Gorgonzola, Mantova, Renate, Lumezzane e la matricola Castiglione: retrocesse, invece, Pro Patria e AlbinoLeffe, mentre il Monza si è salvato sul campo condannando il Pordenone nonostante il fallimento societario già dichiarato per una disavanzo economico di un paio di milioni di euro. Tra le piemontesi il posto del Novara accanto all’Alessandria sarà occupato dal Cuneo, confermata la presenza dei bolzanini del Sudtirol, probabilmente anche dei sassaresi della Torres, al contrario potrebbe tornare nel girone B (assieme a tutte le altre toscane) l’Arezzo, a fronte del ritorno a nord delle liguri Savona e Entella Chiavari, quest’ultima retrocessa dalla serie B.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Korablin era venuto a parlarmi di amore per il Venezia e attaccamento ai colori arancioneroverdi, forse non sa nemmeno che sono nato a Mestre e questi valori ce li ho dentro. Sì, mi sono proprio sentito preso in giro da lui». Sentimenti contrastanti per Michele Serena, da venerdì ex allenatore del Venezia e nuovo timoniere della FeralpiSalò. «Da un lato sono felice e orgoglioso perché abbiamo fatto un grosso lavoro cui la classifica non ha dato il giusto risalto – spiega il neo tecnico bresciano -. Peccato soprattutto perché da ottobre a maggio ho condiviso un’esperienza emotivamente intensa col ds De Franceschi e i giocatori. Dall’altro però sono amareggiato perché ci siamo ritrovati in situazioni che non mi erano state paventate e che nemmeno De Franceschi e Scibilia si aspettavano». Dal 2009 al 2015 nulla è cambiato per Serena, costretto suo malgrado a vivere sulla sua pelle le crisi societarie. «È un motivo di grande dispiacere constatare purtroppo come qui a Venezia non ci sia modo di fare calcio come si deve. Le difficoltà possono averle tutti ma bisogna avere il coraggio di essere chiari. Le avvisaglie via via le abbiamo percepite, a partire dal mercato di gennaio dopo il quale la rosa è stata ridimensionata. A febbraio Korablin si è mostrato ai giocatori, lì a fronte di altre bugie avremmo potuto andarcene via tutti. Perché non l’abbiamo fatto? La speranza è sempre l’ultima a morire». Una frase, quest’ultima, che Serena ripete anche a proposito del concreto rischio che il Venezia non si iscriva alla prossima Lega Pro. «Io spero che l’iscrizione ci sia, però capisco benissimo i tifosi perché io sono uno di loro: è inevitabile non andare al Penzo con una società gestita così, che non crea entusiasmo e così pazza da non ripartire subito da persone disposte a farsi in quattro per lei. Tuttavia a chi davvero ama questi colori, come Andrea «Kaos» e i ragazzi della Curva Sud che ringrazio, dico che «proprio questo è il momento di compattarsi e farsi sentire e vedere». La FeralpiSalò? Lì troverò in primis serietà. Ho firmato per un anno? Che senso ha illudersi con contratti pluriennali e poi ritrovarsi come me nelle ultime due stagioni a Padova o Venezia?».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) I contatti con Mosca sono faticosamente ripresi nelle ultime ore, ma solo per interposta persona (il dg Scibilia col «portavoce» Nikolay) e senza passi avanti. Yury Korablin deve ancora dar seguito alle rassicurazioni – cadute nel vuoto da lunedì scorso – circa il progressivo ripristino di regolarità e tranquillità economica. Indecifrabile la «strategia» del patron russo, visto che le casse societarie sono vuote ad appena due settimane dalla scadenza del 30 giugno per iscriversi alla Lega Pro 2015/16. In realtà i tempi sono ancora più stretti perché entro dieci giorni dovranno ricominciare i primi pagamenti, dall’iva agli stipendi dei calciatori di marzo-aprile, alle famose ritenute e contributi di settembre-dicembre mai saldati e oggetto di recente nuovo deferimento. Il Venezia per questo motivo ha scontato 3 punti di penalità nell’ultimo campionato e rischia di pagarne altri nel prossimo, senza scordare l’inibizione fino al 19 agosto dello stesso Korablin che non può nemmeno firmare la domanda d’iscrizione della società di cui è l’unico proprietario e rappresentante legale. Non avendo ricapitalizzato per almeno un milione di euro il 22 maggio scorso, Korablin è finito «nel mirino» del collegio sindacale che «ha dato mandato ad un legale di fiducia – ha spiegato venerdì il dg Scibilia – di presentare un ricorso in tribunale per ottenere un decreto di accertamento della causa di scioglimento della società. Il tribunale convocherà Korablin per verificare se vi sia stata l’erosione del capitale sociale (in partenza di 28.986 euro, ora inferiore al minimo richiesto di 10 mila euro, ndr) al di sotto dei limiti di legge. In questo caso convocherà il cda per la messa in liquidazione della società». Una situazione complicatissima anche perché ufficialmente nessuno ha bussato alle porte di via Torino con lo stesso Scibilia ad allargare le braccia «Acquirenti? Non ho alcun mandato a vendere e nessuno può sedersi a parlare con me». E intanto pure la ripartenza dalla serie D con una società tutta nuova rimane solo un’ipotesi che necessiterebbe di qualcuno pronto a subentrare a Korablin.

Ore 17.40 – (La Nuova Venezia) Due settimane per non sprofondare nuovamente o sparire. Il destino dell’FBC Unione Venezia è racchiuso nelle prossime due settimane e, in caso di mancata iscrizione alla Lega Pro, il “male minore” sarebbe ripartire dalla serie D, eventualità possibile sul piano federale in quanto sono trascorsi 5 anni all’ultima richiesta. Come sei anni fa, ma questa volta all’orizzonte non sembra esserci un altro Enrico Rigoni che salvò il calcio arancioneroverde dopo il “fallimento” dei fratelli Poletti. Tutto è nelle mani del presidente Korablin, che magari sta solo aspettando l’esito delle amministrative per muoversi, ma è solo una pia illusione. Le scadenze si avvicinano, ma dalla Russia non arriva nessun segnale di vita del presidente arancioneroverde, che adesso dovrà fronteggiare anche l’iniziativa del collegio dei sindaci che hanno intrapreso la strada della messa in liquidazione della società. Alla faccia di chi, non più tardi di quattro anni fa aveva promesso la serie B e il nuovo stadio. La mancata iscrizione non dovrebbe coinvolgere invece il settore giovanile guidato da Mattia Collauto. Le cifre verso la salvezza sono sempre quelle: un milione e mezzo per saldare il pregresso (i mancati pagamenti che hanno determinato i 3 punti di penalizzazione in classifica) e mettersi in regola con la prossima scadenza relativa al pagamento degli stipendi ai tesserati dei mesi di marzo e aprile, oltre naturalmente a Inps e Irpef, scadenza slittata dal 16 giugno a fine mese. Poi ci sono i debiti con i fornitori, ma ai fini dell’iscrizione non sono determinanti. Non mancheranno le novità nella prossima Lega Pro, qualora il Venezia riuscisse a iscriversi: la fidejussione ridotta da 600 mila a 400 mila euro e la rosa non con un tetto di 24 giocatori, dei quali ben 8 under 21. La Lega Pro sta anche pensando alla modifica dei playoff (sempre una sola promozione in palio) con l’ammissione alla postseason delle squadre dal secondo al quinto posto (12 formazioni in tutto con le tre seconde e la miglior terza direttamente ai quarti di finale), anche se la dodicesima potrebbe essere la vincente della Coppa Italia qualora non figurasse tra le squadre già qualificate, in quel caso prenderebbe il posto della peggior quinta. Ma, forse, saranno novità che al Venezia non interesseranno. E i tifosi, sempre più sfiduciati, lo sanno bene.

Ore 17.10 – (Giornale di Vicenza) Domenica uggiosa nel vicentino. A Bassano, ci si gioca la serie B, ma non è andata come si sperava e il secondo posto nella serie cadetta se lo aggiudica il Como. A Vicenza, in casa Real, si continua ad aspettare notizie dalla della Marca, e a sperare che ne arrivino di buone. Ma bisogna attendere ancora. E, giorno dopo giorno, il silenzio di Manildo & co preoccupa e non poco. Oggi dovrebbe essere il giorno della verità. Il giorno in cui, una volta per tutte si saprà qualche fine farà il club biancorosso. Intanto dice la sua Daniele Dalla Bona, perno del centrocampo biancorosso.Lei e i suoi compagni siete nel limbo assieme a questo Real. Che ne pensa?«Io sono abbastanza spiazzato dalla cosa, non so nemmeno cosa dire. Sono decisioni che spettano ad altri, decisioni sulle quali noi non possiamo fare nulla se non attendere per capire cosa vogliono fare».Come vedrebbe il Real a Treviso?«Sarebbe una mossa azzeccata. Diciamo che essere appesi a questa decisione, sapendo che o verrà accettata o si sparirà, non è esattamente una situazione piacevole. L´idea a mio parere è validissima. E credo che anche per Treviso potrebbe essere una grande opportunità».Il primo no del sindaco di Treviso, ha stupito molti. In tanti lo hanno definito assurdo.«È strano, però io non conosco gli estremi dell´accordo. Se fosse, come si è parlato, allenarsi tutta la settimana a Vicenza e poi giocare e basta al Tenni, credo che si possa anche rispettare questa decisione. Però, ripeto, io gli estremi del piano non li conosco». Lei avrebbe un altro anno di contratto a Vicenza. Mercato fermo o ci sono altre proposte?«Chiaramente, dopo essere stati avvisati che le cose potrebbero anche fermarsi qui, io i miei passi li ho fatti, ma solo a parole. Al momento preferisco non dire nulla di più».E se il Real continuasse, le piacerebbe rimanere?«Ma certo. Io ho un altro anno di contratto, al momento dipendo da loro. Poi si può parlare, bisogna vedere anche quali sono le loro intenzioni, se mi vogliono tenere o se mi vogliono lasciar andare. Ma se ne può parlare solo quando c´è un progetto concreto».Tra le file biancorosse il primo a dire addio è stato mister Marcolini al quale siete particolarmente legati.«Penso semplicemente che il mister abbia avuto un´ottima opportunità, che ha fatto benissimo ad accettare. Sono contentissimo per lui. Era il Real Vicenza di Marcolini nella stagione che si è appena conclusa, ora si guarda avanti».

Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) La stagione è finita ed è stata un successo sotto molti punti di vista per la Lega guidata dal presidente Andrea Abodi, come confermano i primi bilanci relativi ad alcuni indicatori specifici.SPETTATORI. La stagione di serie B è stata una delle più positive dal punto di vista delle presenze negli stadi. Anzi, se si guarda agli anni più recenti, vanta presenze record con 73.480 spettatori di media a giornata, un risultato superato solo da quello del torneo 2006-07. La media-spettatori per turno della stagione appena conclusa ha superato quella dell´anno 2011-12, quando fra le big c´erano Torino, Sampdoria e Verona e si arrivò ad una media per giornata di 67.430 spettatori.BARI AL TOP. La promozione del Bologna inciderà sui numeri della prossima stagione, visto che la squadra rossoblu è stata la seconda più seguita nelle 42 giornate, con una media di 15.177 spettatori a partita, alle spalle dell´inavvicinabile Bari (19.272 spettatori) e davanti al Catania (13.459). Dall´altra parte della classifica, chiusa dalla Virtus Entella (2.176), ci sono al penultimo posto il Cittadella (2.643) e al terzultimo il Varese (2.977), appena prima del neopromosso Carpi (3.047).IL BIG MATCH. La partita più seguita dello scorso campionato è stata Bari-Bologna, con 38.436 spettatori, al 37° turno, che probabilmente di conseguenza è stata anche quella che ha registrato maggiori presenze negli stadi, 112.703, secondo miglior risultato degli ultimi cinque anni. Meglio fece solo l´ultima giornata della scorsa stagione, con oltre 118 mila tifosi sugli spalti. Le otto partite di playoff hanno avuto 128.224 spettatori, con una media di 16.028 a incontro. Il più seguito, ovviamente, il ritorno della finale, Bologna-Pescara al Dall´Ara, con 31.632 posti venduti. Tutte le gare, a parte Spezia-Avellino, hanno registrato più di diecimila spettatori.VICENZA ITALIANO. Pubblico e anche spettacolo in campo: nelle 462 partite giocate, sono stati segnati 1074 gol, alla media di 2,32 a gara. L´attacco più prolifico è stato quello del Pescara (69 reti), quello più anemico della Ternana (36). I gol della regular season sono stati realizzati per quasi il 78 per cento da italiani, che sono il 75 per cento degli atleti che scende in campo. Il gol made in Italy sta fra Frosinone e Vicenza: i ciociari hanno segnato 58 reti su 62 con gli italiani (record assoluto), il Vicenza 42 su 44 (il 95,4 per cento, primato in valore relativo).

Ore 16.30 – (Giornale di Vicenza) Che futuro attende il Vicenza, dopo il sogno della serie A svanito in semifinale contro il Pescara, l´addio del tecnico Pasquale Marino e una situazione societaria in bilico? Se lo chiedono anche i giocatori protagonisti di questo splendido campionato, che nella prossima sessione di calciomercato saranno cercati anche da altre squadre. Tra questi c´è senz´altro Antonio Cinelli, che alla sua terza stagione in biancorosso si è consacrato tra i centrocampisti più continui ed efficaci della serie B.Cinelli, si è chiuso un campionato indimenticabile. È più la soddisfazione per il terzo posto o la delusione per l´eliminazione ai playoff?«È logico che quando arrivi così vicino a realizzare un sogno, vederlo svanire ti faccia tanto male. Però in tutti noi resta l´orgoglio di avere fatto qualcosa di eccezionale, di avere riportato la voglia di vivere il calcio a Vicenza: in cambio abbiamo avuto il privilegio di provare l´emozione di giocare in un Menti pieno e caloroso come non mai».Se dovesse scegliere un solo momento da mettere in cornice, quale sarebbe?«Per fortuna ce ne sono moltissimi, ma tra tutti forse scelgo l´abbraccio dei tifosi dopo la vittoria a Bologna, quando sulla strada del ritorno ci siamo fermati in autogrill per fare festa insieme a loro. È stata una cosa improvvisata, spontanea, e proprio per questo ancora più emozionante, intensa ed indimenticabile».Che cosa è mancato per vincere i playoff?«Un pizzico di fortuna nei momenti chiave, soprattutto la possibilità di giocarci le sfide decisive con la rosa al completo. Infortuni e squalifiche ci hanno penalizzati. Non abbiamo rimpianti, abbiamo dato il massimo».Per lei è stata una stagione importante: quella della definitiva consacrazione.«Sono davvero contento, ci tenevo a dimostrare di poter essere un calciatore importante per il Vicenza, e mi pare di esserci riuscito. Ho trovato continuità di rendimento, e direi anche una buona qualità di gioco: credo di essere cresciuto molto, e di questo devo ringraziare la società, l´allenatore, i compagni e tutto l´ambiente che mi ha sempre sostenuto».E adesso, che cosa accadrà? Dopo un´annata così, sarà difficile tornare a parlare solo di salvezza«I prossimi giorni saranno molto importanti. Già la scelta del successore di Marino sarà indicativa, così come le eventuali conferme degli elementi chiave di questa rosa. Ovviamente spiace a tutti noi che si sia chiusa l´esperienza con un allenatore che ci ha dato tanto: la sua è stata una scelta difficile, ma comprensibile, credo dettata molto dalla voglia di tornare a casa. Spero che la società abbia la forza, la capacità per non ripartire del tutto daccapo. Ci tengo a ringraziare Tiziano Cunico, che in questi anni è stato vicino alla squadra anche nei momenti più difficili».Tra i giocatori chiave a cui accennava, ci sarebbe anche un certo Antonio Cinelli: quale sarà il suo futuro?«Io al Vicenza devo tutto, l´ho sempre detto e lo confermo: qui sto bene e ormai sono a casa mia. Però sono di fronte ad un bivio importante: mi rendo conto che rimanendo potrei diventare ancora di più un punto di riferimento in biancorosso, ma sono anche in un momento della mia carriera in cui, onestamente, dovrei valutare a fondo un´eventuale opportunità per tentare un ulteriore salto di qualità. Ovvio, il massimo sarebbe fare questo salto con il Vicenza, ma bisognerà capire come evolveranno le cose. In ogni caso non sarà una decisione semplice».

Ore 16.00 – (Gazzettino) Che sia finalmente il giorno giusto per conoscere il futuro di Stefano Marchetti? Forse. Dopo giorni di attesa e di continui rinvii, le parti in causa – Carpi, Cittadella e Marchetti, appunto – hanno dato appuntamento a questa settimana per sbloccare una situazione ancora fumosa, che lascia aperte tutte le ipotesi. Il Carpi si è rassegnato a perdere il suo diesse Cristiano Giuntoli, sposo promesso al Napoli, e da una decina di giorni, ormai, sta valutando il nome del successore. La rosa dei candidati è ristretta a tre: Sean Sogliano in uscita dal Verona, Giancarlo Romairone ex dirigente dello Spezia, e Stefano Marchetti del Cittadella. Nel week end sarebbe spuntato un quarto incomodo, Paolo Cristallini del Vicenza, ma da Carpi restano abbottonati peggio che in una tormenta di neve in pieno inverno. Bocche cucite, l’unico a parlare è stato il presidente Claudio Caliumi che ha detto che si vuole ponderare per bene ogni soluzione, perché il nome del direttore sportivo non si deve sbagliare. E finché da Carpi non uscirà la tanto sospirata fumata bianca, a Cittadella si continua a vivere nell’incertezza: Marchetti resta o andrà a Carpi (sempre ammesso che la scelta degli emiliani cada sul dirigente granata)? Il presidente Andrea Gabrielli è disposto ad aspettare ancora, ben consapevole che ripartire dalla Lega Pro con Stefano Marchetti sarebbe la soluzione più semplice e quella ideale per rimettere in piedi un Cittadella subito competitivo. Ricomincia un’altra settimana di passione per i colori granata: non resta che incrociare le dita… e attendere ancora. FOSCARINI. L’ex tecnico del Cittadella sarebbe uno dei candidati alla panchina del Modena, salvo in extremis ai play out con l’Entella. Foscarini dal canto suo non ha tutta questa fretta di tornare ad allenare: «C’è qualche contatto, niente di concreto. Non mi dispiacerebbe stare fermo per un certo periodo, per documentarmi e aggiornarmi sul mondo del pallone». Magari subentrare a qualcuno nel corso della stagione: «Perché no? Sarebbe una sfida nuova».

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) È il giorno della verità? Il punto interrogativo è d’obbligo, visto che la telenovela sembrava potersi concludere già la scorsa settimana e invece continua a prolungarsi. Ma, stando alle – scarne – dichiarazioni dei diretti interessati, sembra di essere arrivati finalmente al dunque. Oggi, con ogni probabilità, si saprà se Stefano Marchetti resterà il direttore generale del Cittadella o se passerà al Carpi, neopromosso in serie A. Stefano Bonacini, proprietario della società emiliana, si è preso il week end per sfogliare la… rosa, dopo la nutrita serie di incontri avuti con tutti i pretendenti al ruolo ricoperto sin qui da Cristiano Giuntoli, “promosso” al Napoli. Il d.g. di Fontaniva piace per la sua grande capacità di essere “dirigente totale”, che lo avvicina molto al suo predecessore, ma in lizza con lui ci sono anche Sean Sogliano (libero dopo l’esperienza di Verona) e Giancarlo Romairone (a spasso dopo l’allontanamento da La Spezia). Certo è che, comunque vada a finire, il Citta non sarà lasciato a se stesso. Marchetti nei giorni scorsi ha mandato avanti le operazioni di routine ed è pronto a dare il suo contributo per individuare chi eventualmente ne raccoglierà l’eredità, con la rosa che, in questo caso, potrebbe allargarsi oltre ai due nomi usciti nei giorni scorsi, Moreno Zocchi e Ivone De Franceschi. Nuovo allenatore e rinnovi dei contratti sono le priorità in casa granata, una volta individuato il direttore. Intanto, ad allungare la lista dei futuri partenti, c’è Agostino Camigliano. Il suo procuratore, Matteo Materazzi, ha dichiarato: «Tornerà all’Udinese, poi vedremo come portare avanti il discorso. Bisognerà trovare una squadra che punti su di lui: al Cittadella ha iniziato bene, poi si è un po’ fermato». I tifosi. Il Centro coordinamento Club granata si è riunito al Ristorante Bar da Godi per fare il punto sulla stagione conclusa e preparare la prossima. Nella riunione, coordinata da Pierluigi Basso, coadiuvato da Lamberto Tellatin e Francesco Rebellato, tutti i club hanno confermato il massimo sostegno al Cittadella anche in Lega Pro, valutando di riproporre la tradizionale “Festa del Tifoso” al ritiro estivo, che si svolgerà a Lavarone.

Ore 15.10 – (Gazzettino) Proseguono le operazioni delle formazioni padovane impegnate nel prossimo campionato di serie D. ABANO. Il portiere Ruzzarin e l’esterno Tescaro sono le operazioni finora in entrata, e il mercato non finisce qui. In attesa di nuovi colpi è il presidente Gildo Rizzato ha spiegare l’Abano che ha in mente: «L’obiettivo è ripetersi sui livelli di quest’anno, restando con i piedi per terra. Cercheremo di tenere sempre in alto il nome di Abano, anche se qualcuno ci aiuta poco», frecciatina rivolta al Comune. «Sono molto contento di De Mozzi – prosegue – È con noi già da due anni e siamo in piena sintonia. Adesso stiamo programmando la preparazione in vista della prossima stagione, vediamo se riusciamo anche a fare qualche amichevole con società professionistiche ad Abano». CAMPODARSEGO. Trovato l’accordo con due centrocampisti in forza nell’ultima stagione alla Clodiense. Si tratta di Stefano Pellizzer, classe 1995, e di Tommaso Piaggio, classe 1994. «Pellizzer doveva venire al Campodarsego già l’anno scorso – spiega il direttore generale Attilio Gementi – ma aveva preferito andare in serie D. Con la Clodiense ha giocato trequartista, da noi farà l’interno di centrocampo. Piaggio è un giocatore che ho avuto al San Paolo, può fare l’interno o giocare all’occorrenza davanti alla difesa. Ora cerchiamo un altro giocatore in mezzo al campo». Un indiziato è Matteo Cavallini, classe 1993, altro giocatore che Gementi conosce bene avendolo avuto sempre al San Paolo: «Di sicuro può fare al caso nostro, ma non c’è solo lui». Sul fronte delle conferme è arrivata la fumata bianca per il difensore centrale Tommaso Poletti. Proprio al centro della difesa la società opererà un innesto, e al riguardo piace molto Colman Castro anche se non è un’operazione semplice. «Dobbiamo capire alcune cose e tenere sotto controllo il budget. Se non ci possiamo permettere un certo tipo di giocatore, faremo altre scelte». Altro difensore centrale sempre chiacchierato è Faloppa. «È un amico mio e dell’allenatore, ci sentiamo spesso, ma resta a Tamai». Sulle voci relative a un interessamento per i biancoscudati Ferretti, Segato e Pittarello, Gementi puntualizza: «Sono buoni giocatori, ma non abbiamo avuto contatti». ESTE. Sciolto il nodo del dopo Zattarin con l’ingaggio di Andrea Pagan, la società si è messa al lavoro sul mercato. «Ci stiamo muovendo a piccoli passi – spiega il vice presidente Stefano Marchetti – dato che non vogliamo fare cose che non siamo in grado di fare economicamente. Cercheremo di mantenere i punti fermi dell’anno scorso integrandoli con alcuni giovani». Circolano già i primi nomi, tra questi il difensore centrale Luca Tiozzo che Pagan si vuole portare dalla Clodiense. «Ci sono dei contatti, ma niente di concreto. È un giocatore che piace al tecnico». Pagan vorrebbe portare con sè anche il centrocampista Matteo Mazzetto (autore quest’anno di un eurogol nella sfida con il Padova all’Euganeo), che però quasi certamente resterà a Chioggia. Non giocherà invece più con i giallorossi Rondon che si è accasato all’Altovicentino. Sugli altri gioielli di casa, ecco la situazione. «Turea resterà con noi al 99,9 per cento. Per Bagatini Marotti ci sono dei contatti molto avanzati con il Trapani, ma se non dovesse andare in porto l’operazione resta volentieri a Este. Rubbo merita di andare nei professionisti, ma mi auguro con tutto il cuore che si fermi da noi». Venerdì sera il club ha avuto un incontro con gli sponsor. «Erano una ventina, siamo contenti che abbiano partecipato così numerosi. Ci hanno confermato che saranno al nostro fianco anche l’anno prossimo».

Ore 14.50 – (Mattino di Padova) L’alta classifica fa gola a tutti. Anche, e soprattutto, nel “calcio d’estate”, quando si snocciolano nomi a non finire e i direttori sportivi sono al lavoro per risolvere le questioni più intricate. Come il capitolo riconferme, che sta tenendo occupati il nuovo allenatore dell’Este Andrea Pagan e i direttori sportivi di Abano e Campodarsego Andrea Maniero e Attilio Gementi. A loro è stato affidato il compito di trovare giocatori in grado di trascinare le rispettive squadre nel club esclusivo delle “magnifiche sette”, che in termini di obiettivi e classifica significa puntare ai playoff e, nella migliore delle ipotesi, insidiare la vetta divenendo le protagoniste del prossimo campionato di serie D . ESTE. Il nuovo mister Andrea Pagan, annunciato e presentato mercoledì scorso dopo il ballottaggio con Vinicio Bisioli, ha già iniziato a corteggiare i cosiddetti “giocatori vecchi”: con l’addio di Rondon, accasatosi all’Altovicentino, riuscire a trattenere un big per ruolo sarebbe un successo. In questo senso, Pagan ha già ottenuto il «sì» da Lorello, Meneghello, Lelj, Scotton, Turea e Coraini. «La situazione di Rubbo, invece, è un po’ più complicata» spiega. «Il giocatore ha diverse richieste e le sta valutando. Sarei felicissimo se restasse, ma è giusto che i giocatori siano ambiziosi». Il reparto sul quale l’Este interverrà con particolare attenzione sarà l’attacco che, a oggi, conta come unico riconfermato il 20enne Stefano Coraini: Bonazzoli ha salutato tutti prima dei playoff con un biglietto di sola andata per la Florida, Anderson Piva ha fatto ritorno in Brasile e lo stesso Rondon, firmando con l’Altovicentino, si è riavvicinato a casa. Infine, sono da valutare le situazioni di Bernardelle e Rampin, entrambi fuoriquota, poco utilizzati da mister Zattarin nella passata stagione. «L’attacco richiederà un intervento massiccio sul mercato», ammette Pagan. «Prima, però, voglio capire da che base di giocatori partiremo. Ci stiamo muovendo per alcuni ragazzini del ’96 e del ’97 che si aggiungeranno a quelli promossi dalla Juniores». Di sicuro l’allenatore chioggiotto potrà contare sulla qualità di Matteo Mazzetto, centrocampista avanzato portato in dote dalla Clodiense. ABANO. Andrea Maniero sta incassando qualche addio di troppo. Tuttavia, l’ex centravanti del Padova sta prendendo le contromisure: «Non saranno più con noi Murano, Antonioli, Zanardo (per lui si parla di un interessamento dell’Este, ndr), Franceschini e Bruinier, che resterà a giocare in Olanda» spiega il ds neroverde. «Nel frattempo abbiamo prolungato l’accordo con Bortolotto, Ballarin, Barichello e Maistrello. Quest’ultimo, in particolar modo, si è guadagnato la riconferma giocando un finale di stagione straordinario». Gli acquisti ufficializzati, per ora, sono due: il portiere Alex Ruzzarin (preso dal Pozzonovo) e il laterale difensivo Alessandro Tescaro (dal Camisano). «Spero di concludere la trattativa tra oggi e martedì con altri due fuoriquota», chiude Maniero. «Poi inizieremo il mercato vero e proprio. In settimana ci saranno novità importanti». CAMPODARSEGO. Il capitano Maurizio Bedin farà da chioccia ad altri due giovani: il direttore generale Attilio Gementi ha annunciato infatti gli acquisti di Tommaso Piaggio (21 anni) e Stefano Pellizzer (20), strappati entrambi alla Clodiense. «Piaggio è un mio vecchio pallino, lo avevo già portato al San Paolo Padova», precisa Gementi, che sta facendo il mercato direttamente dalla Puglia, dove sta trascorrendo le vacanze. «Pellizzer, invece, è un giocatore promettente che ci darà una grossa mano». Procede, seppure a rilento, la trattativa con lo stopper José Colman Castro («Ci interessa molto, ma dobbiamo rispettare il budget prefissato»), mentre si cerca un attaccante per rimpiazzare Rey Volpato, la cui situazione è ufficialmente in stand-by, anche se le strade potrebbero presto dividersi. «Rey è un ottimo attaccante, il suo curriculum parla chiaro, ma dobbiamo fare alcune valutazioni. Cerchiamo un centravanti da affiancare ad Aliù, ma non vogliamo spendere una follia. Pittarello del Padova? È un ottimo giocatore, ma noi non possiamo sborsare chissà quali cifre per gli ingaggi». Per difendere la porta piace un altro biancoscudato, Marco Vanzato, protagonista alle finali nazionali Juniores.

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) A metà dell’ultima settimana si è ufficialmente chiusa la telenovela dell’Atletico San Paolo 2014-15. I giocatori hanno messo le firme sugli accordi con la cordata dei “genitori” che dovrebbe rilevare la società dal presidente Tramonti: hanno rinunciato a metà delle loro spettanze, ma in cambio hanno già ricevuto le prime tranche di rimborsi. Dopo mesi e mesi al verde, finalmente una soluzione. Ora l’annata nera, iniziata con il fallimento del San Paolo Padova, proseguita con il tira e molla tra Giuseppe Tramonti e i famigerati olandesi e conclusa con un’amara retrocessione in Eccellenza, è finalmente alle spalle. Si può quindi tirare una riga, insieme alle somme: «Mesi e mesi di prese in giro», attacca il capitano, Francesco Caco. «Ci hanno illuso per troppo tempo, fino al punto in cui tutti ci siamo resi conto che nulla sarebbe cambiato». Come è nato il progetto San Paolo, l’estate scorsa? «Il piano era iscrivere la squadra, con Tramonti che poi l’avrebbe presto ceduta al gruppo di investitori olandesi. Ci avevano detto che sarebbero arrivati presto, ma nessuno ci aveva detto che Barbin, il nostro team manager, era la persona che avrebbe tenuto le redini della trattativa». La squadra, invece? «Sulla carta ci saremmo giocati le nostre carte, salvandoci senza soffrire. All’inizio dell’anno, con tre attaccanti come Pittarello, Dall’Acqua e Rebecca, sembrava che sarebbe davvero potuta andare così». E invece i primi due hanno fatto le valigie. Poi che cos’è successo? «Da fine ottobre sono iniziati i problemi. Ci hanno detto che c’erano dei ritardi nei pagamenti, sul momento ci abbiamo creduto ma qualche domanda sulla reale situazione e fattibilità del progetto abbiamo cominciato a farcela. A dicembre arriva il comunicato che annuncia l’imminente cessione: eravamo a pochi giorni dalla chiusura del mercato, a distanza di mesi qualche dubbio sul fatto che potesse essere stato diramato ad arte mi è davvero venuto. Nessuno di noi aveva immaginato una situazione simile, abbiamo sempre creduto alla buona fede delle persone coinvolte». Com’era il clima in spogliatoio? «Ogni giorno arrivavamo al campo speranzosi che arrivassero novità, uno stillicidio che ci ha prosciugato tutte le energie mentali. Quando abbiamo scritto un comunicato per protestare, Barbin si è dimesso e noi siamo stati presi in giro un’altra volta, abbiamo provato a interpellare anche l’Assocalciatori, ma per noi non si è mosso nessuno. Siamo andati avanti 8 mesi senza un euro: non avevamo i soldi per la benzina per arrivare al campo, alcuni non riuscivano a fare la spesa, non c’erano nemmeno 20 euro per una pizza insieme. Siamo stati lasciati soli, quello che abbiamo fatto è stato comunque un miracolo: gli ultimi mesi abbiamo lasciato da parte tutti questi argomenti, abbiamo chiuso la porta e abbiamo provato a ragionare di squadra e a pensare al campo. Solo così siamo arrivati in corsa per la salvezza fino all’ultima giornata». E adesso? «Io non so cosa farò. Spero di avere una possibilità in una squadra di categoria, anche se so che purtroppo questo mondo sta andando sempre più verso un governo di conoscenze e amicizie. Il sogno nel cassetto è quello di poter vestire la maglia del Padova: quest’anno ci avevo sperato, ma per le favole c’è sempre tempo».

Ore 14.10 – Nei minuti immediatamente successivi all’annuncio del rinnovo di Marco Cunico è apparso all’ingresso della sede del Padova Roberto Bonetto, impegnato su più fronti in questi giorni. Queste le dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato biancoscudato:  “Oggi abbiamo terminato il lavoro riguardante la convenzione per l’Euganeo e l’Appiani, nei prossimi minuti firmeremo l’accordo per i prossimi tre anni. La curva a bordo campo? Ci sono due-tre preventivi che girano a riguardo, ma credo che prima del meeting d’atletica del 6 settembre non se ne parlerà. L’intenzione di farla c’è, ma sono cose che non spettano direttamente al Padova. Le prossime scadenze? Il 15 luglio ci troveremo per l’approvazione del bilancio e poi a ruota verrà ufficializzato l’ingresso dei nuovi soci. Entro il 30 giugno dobbiamo invece presentare tutta la documentazione per l’iscrizione alla Lega Pro comprensiva della fideiussione da 400.000 euro. I contributi? Ci sono 25 milioni di euro da dividere in 60 squadre in base all’utilizzo dei giovani ma anche legati al bacino d’utenza e ad altri parametri. Cunico? Ha dato molto alla squadra ed a tutti noi nella scorsa stagione, e potrà fare la differenza anche in Lega Pro. Gli allenamenti della prossima stagione? Rinnoveremo per un altro anno l’accordo per i campi della Guizza, aspettando di avere una casa tutta nostra…”.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Con la promozione del Como in serie B ai danni del Bassano, si è concluso l´organico delle 60 squadre che hanno diritto a disputare il prossimo campionato di Lega Pro. Girone A: Alessandria, Bassano, Brescia, Castiglione, Cittadella, Cremonese, Cuneo, Feralpi Salò, Giana Erminio, Lumezzane, Mantova, Monza, Padova, Pavia, Real Vicenza, Renate, Alto Adige Torres, Varese e Venezia. Girone B: Ancona, Arezzo, Ascoli, Carrarese, Grosseto, Lucchese, Maceratese, Pisa, Pistoiese, Pontedera, Prato, Pro Piacenza, Reggiana, Rimini, Santarcangelo, Savona, Siena, Spal, Tuttocuoio e Virtus Entella. Girone C: Akragas, Barletta, Benevento, Casertana, Castelli Romani, Catanzaro, Cosenza, Fidelis Andria, Foggia, Ischia, Juve Stabia, L´Aquila, Lecce, Lupa Roma, Martina Franca, Matera, Melfi Paganese, Reggina, Lamezia.

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) È stato il tormentone dell´intera stagione. Se il Bassano andrà in B dovrà andare a giocare a Padova, a Cittadella oppure a Vicenza?. Invece no. Ora che è tutto finito e i sogni sono rimandati anche i tormentoni appaiano pura accademia. Eppure il vecchio e glorioso Mercante va e andrà bene anche in futuro. I motivi? Almeno due. Primo perché (in caso di promozione) ogni matricola può beneficiare della deroga nel proprio impianto per almeno due anni dal salto di categoria. Secondo perché c´è in programma una scaletta di lavori per l´adeguamento della struttura alle nuove esigenze; un programma impegnativo ma comunque fattibile.E il Comune, pur in un contesto di contenimento assoluto dei costi, in accordo con la società, non si è fatta trovare impreparata studiando due piani diversi.Quello per la permanenza in Lega Pro che contempla un´opera di manutenzione costante ma certamente alla portata, visto che nel decennio di serie C il velodromo ha subito continui ritocchi di ogni tipo e, contestualmente, un piano approntato nell´eventualità di un balzo al piano di sopra.Questo prevedeva prima di tutto un ampliamento della capienza dello stadio di circa mille unità e sarebbe stato possibile realizzarlo con la costruzione di una curva coi tubi Innocenti, come al Tombolato di Cittadella, per capirci, a destra della tribuna centrale, tra la parabola della pista e la biglietteria.Una soluzione che avrebbe assicurato tempi di realizzazione rapidi a ridosso dell´inizio del nuovo campionato. In questa maniera il Mercante accoglierebbe 4 mila spettatori, in linea con le esigenze minime della B (quest´anno Carpi e Lanciano, per citarne due del mazzo, hanno giocato in impianti di queste dimensioni).Non solo: il maquillage del catino cittadino richiederebbe poi interventi sostanziali per allargare considerevolmente gli spogliatoi, la sala per gli esami antidoping e anche migliorie da adottare in sala stampa oltre a predisporre stabilmente la biglietteria anche nella tribuna oggi riservata agli ospiti.Nulla di rivoluzionario o epocale insomma, ma un necessario cambio d´abito per il nuovo mondo del pallone. Un nuovo che, purtroppo, dovrà aspettare ancora.

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) A raffreddare gli animi ci aveva pensato lo 0-0 che ha messo fine alla corsa del Bassano verso la B. A gelarli del tutto, da metà pomeriggio in poi, è arrivata anche una pioggia che pareva autunnale. Così, la festa in piazza Garibaldi per mettere il sigillo sulla promozione cambia tema e data. Ci si ritrova stasera: i tifosi dalle 19 per rivivere un´annata comunque indimenticabile, la squadra mezz´ora dopo per ricevere gli applausi e dare l´arrivederci al prossimo campionato.Che per ribaltare il 2-0 rimediato a Como ci volesse un´impresa, in città lo si sapeva. I bassanesi, comunque, hanno provato a crederci e, complice il maltempo, se non erano allo stadio erano chiusi in casa a seguire la diretta. Città deserta, qualche passante frettoloso e le finestre aperte dei soggiorni che rimandavano la telecronaca all´esterno. Come per una finale mondiale, questa volta su tinte giallorosse. I numeri, però, non si discutono e quel +2 sul tabellino dei lariani ha fatto sì che il tifo scendesse di tono man mano che si avvicinava il 90´. Da qui, la decisione di rinviare tutto di 24 ore. A mente (un po´ più) fredda si potrà ragionare su un´annata da non dimenticare. Così, anche il primo cittadino Riccardo Poletto studia con i suoi assessori qualche forma di celebrazione ufficiale.«Un giorno dopo la data prevista dice ma si festeggerà comunque. Non ricordo una stagione del Bassano così esaltante ed è doveroso ringraziare questa squadra che ci ha fatto sognare per mesi. Promozione o meno, è stata una corsa appassionante e sul piano dello spettacolo i playoff hanno fatto solo bene. Chissà che questa esperienza serva come trampolino per il prossimo anno».Nel frattempo, il rinvio è servito per le prove generali di stasera. Tra volontari impegnati a coprire col nylon mixer e microfoni, e stand chiusi col lucchetto, qualcuno ha acceso il maxischermo e mandato in proiezione il video dell´annata. La colonna sonora? Inevitabili due sempreverdi firmati Queen come We are the champions e A kind of magic, tra i quali si è infilato un classicissimo locale Sul Ponte di Bassano. Non è rock? Pazienza, segnala il legame con la città, e chissà che quel monumento, sul quale per prudenza il primo cittadino ha vietato i festeggiamenti al grido di Chi non salta torni presto in salute come la squadra che l´ ha scelto a simbolo.Gian Antonio Bertoncello, il più fedele dei Fedelissimi giallorossi, conferma che la festa è solo rinviata. «Ci saremo assicura già dalle 19, pronti ad applaudire i nostri ragazzi». E Sandro Chiminello: «Li avrei applauditi anche con la pioggia commenta -. La festa è solo rinviata, e, chi lo sa, magari il prossimo anno riusciamo a farla completa».

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Undici anni dopo il Como ritrova la B. Ad aprile gli azzurri lariani erano contestati dalla tifoseria perle quattro pere prese in casa dal Cosenza nella finale di Coppa Italia, la stessa tifoseria che ieri li ha portati in trionfo. Carlo Sabatini si gode il secondo balzo in B dopo quello di Padova. «Abbiamo battuto una grande squadra poichè ritengo tale il Bassano – riconosce -, tuttavia dopo un gran bel primo tempo era inevitabile abbassarci un minimo. Poi, è vero, si è rischiato sul palo di Nolè e su quel paio di occasioni a metà ripresa sulle quali i giallorossi potevano passare. Ma nell´arco delle due gare credo che il Como abbia meritato più di loro e a 6-7 minuti dalla fine ho capito che era fatta perchè la nostra non è una squadra che becca 2 gol in pochi attimi. Diciamo – incalza il trainer – che è stata utilissima la sconfitta interna col Bassano di due mesi fa in campionato. Lì abbiamo capito i loro punti deboli, come colpirli e come difendere sui loro attaccanti. La nostra è una favola, ai playoff all´ultimo tuffo e ora in B, ma ci sta tutta». Prima del match l´avvocato Sergio Campana si era lanciato in un pronostico che però non si è avverato. «Un gol per tempo e ce la giochiamo ai supplementari» – aveva detto il presidente onorario dell´Aic. È stato troppo ottimista. Al triplice fischio più di qualche mugugno in tribuna sull´invasione di campo dei tifosi ospiti, visto che i regolamenti parlano chiaro.

Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) C´erano diversi ex virtussini in tribuna a provare a spingere il Bassano: da Carletto Pelagatti, protagonista lo scorso anno della formidabile cavalcata in Lega Pro unica con Petrone, sino a Edoardo Lorenzini, perno della mediana con Osvaldo Jaconi sempre in C1, fino a Stefano Bizzotto, punta di rincalzo lo scorso anno. Tutti ci credevano alla rimontona.«È difficile, tanto difficile, lo so – sosteneva Pelagatti prima del via – ma si può fare, bisogna provarci». In gradinata un grande cuore giallorosso composto da palloncini, stendardi e bandiere inseguendo un miracolo che non si è concretizzato. E la festa annunciata per ieri sera è stata annullata causa maltempo. Si terrà stasera alle 19.30 sempre in Piazza Garibaldi. Forse è addirittura meglio, c´è l´opportunità di metabolizzare l´amarezza, buttare via le tossine nocive di uno spareggio di traverso e omaggiare questo gruppo al di là dell´emozionante applauso finale della gente di Bassano, una sportività che ha positivamente sorpreso anche la stampa comasca.

Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) «Se esiste una giustizia nel calcio, ora ci dovrebbero ripescare in serie B». Rafa Nolè sintetizza in una frase la delusione di una città. Già, ma se esistesse una giustizia nel pallone, Bassano sarebbe in B da maggio. Il playoff dopo l´atroce beffa della restituzione dei punti al Novara è un giro di ruota col destino, da queste parti quasi sempre crudele quando ci sono di mezzo gli spareggi. Nolè ha ancora davanti agli occhi la sequenza del palo pieno che poteva riscrivere la storia di questo barrage-promozione. «Più ci penso e più è pazzesco – dice – di solito quei palloni se sbattono sul palo, poi nove volte su dieci schizzano dentro, è incredibile. Ci si è messo anche il diluvio ininterrotto che ci ha penalizzato privandoci del palleggio che è da sempre il nostro punto di forza». Ma la testa corre ancora lì, su quel maledetto palo. «Fosse entrato quel pallone, state certi che cambiava tutto». Nolè legato al Bassano sino a giugno del 2016. «A prescindere dal contratto ci terrei proprio a rimanere qui. In questo club sto bene e ci sta bene anche la mia famiglia, ci sarebbero tutti i presupposti per restare, Bassano è la mia priorità». A fianco a lui c´è Federico Furlan che ha ancora gli occhi lucidi. «Volevamo a tutti i costi rovesciare il 2-0 dell´andata, eravamo convinti di potercela fare pur sapendo che sarebbe dovuta servire un´impresa – osserva – ma non è un luogo comune né tantomeno un alibi dire che tutti, ma proprio tutti gli episodi ci sono girati contro. I due pali nelle due finali si commentano da soli, le insidie di un fondo intriso d´acqua, noi che siamo leggeri e abituati al fraseggio completano l´opera. Eppure a metà ripresa poteva riaprirsi tutto con quella raffica di opportunità non finalizzate. Non è semplice farsene una ragione anche perché fisicamente stavamo bene, sia di gambe sia di testa, solo che ora c´è solo rabbia se penso che abbiamo fatto gli stessi punti del Novara capolista». Inevitabile la domanda sul suo futuro. «Non ve lo so dire, sono in scadenza col Bassano e da domani dovrò valutare ogni dettaglio, se rimanere o prendere in considerazione altre proposte». La netta sensazione è che purtroppo Federico sia ai saluti. Il suo nome è sul taccuino di più di un club anche di serie superiore, contiamo di sbagliarci ma il giocatore è uno di quelli destinati a spiccare il volo. Del resto si fatica a trattenere chi può decollare. E probabilmente non è neppure giusto.

Ore 12.50 – (Giornale di Vicenza) Stefano Rosso sospira ma non riesce a fare prigionieri. «A questa squadra do 10 per l´annata meravigliosa che ha costruito – argomenta il pres -, forse siamo arrivati un filo più spremuti ma non me la sento di puntare il dito su questo o su quello. Può sembrare una banalità ma il calcio è scandito dagli episodi: all´andata il Como ha preso il palo e ha segnato sulla ribattuta, noi in due gare si è beccato due legni clamorosi che se vanno dentro cambiano l´esito del braccio di ferro promozione. Anche la pioggia torrenziale e il campo inzuppato non ci hanno aiutati, noi che privilegiamo la manovra palla a terra e in velocità e che dovevamo rimontare due reti. Probabilmente avessimo sbloccato nel forcing a metà del secondo tempo con due o tre chance favorevoli, dopo con oltre 20 minuti davanti avremmo visto un´altra partita. Dispiace perchè la città e la nostra gente avrebbero meritato un altro epilogo e ce lo saremmo meritati anche noi come proprietà e società. Il futuro? Ci pensiamo da domani (oggi per chi legge, ndr), lo sapete anche voi: l´idea è quella di migliorare il piazzamento odierno anche se è obiettivamente complicatissimo, di sicuro vogliamo consolidare la nostra posizione a certi livelli. Dite che senza la promozione tanti protagonisti ci potrebbero lasciare? Non so. Dico solo che se fossi in loro valuterei bene e con attenzione il pericolo di abbandonare le certezze sicure che offre questo club per fare un salto nel buio magari al piano di sopra solo per il desiderio di salire di categoria. Ecco, al loro posto pondererei ogni passaggio. Ma da subito ci metteremo al lavoro per essere competitivi anche l´anno che verrà». È il turno di Tonino Asta che ripercorre la stagione. «Quando sono arrivato la famiglia Rosso mi ha chiesto la salvezza – recita il tecnico – e noi abbiamo fatto secco il Vicenza e il Livorno a domicilio in Tim Cup approdando all´Olimpico con la Lazio. Si è fatto strada tre turni in Coppa Italia di C e in campionato siamo arrivati primi a pari punti col Novara, bruciati dalle vicende delle penalizzazioni. Ci siamo rimessi in moto ai playoff uscendo all´ultima gara. Cosa dovevamo fare di più? Mi sento invece di ringraziare i ragazzi per un´annata memorabile e non so se irripetibile o no. Sono stati fantastici. La B sfumata a Monza? No, sarebbe ingeneroso, sono state tante le situazioni sfuggite per un niente. Pensate solo a queste due gare, i nostri pali, il loro che invece propizia il 2-0 dell´andata, o il Como che segna l´1-0 al Sinigaglia con Le Noci che cercava una sponda sul palo lungo, per non parlare del gol di Ganz col Benevento: voleva crossare e ha segnato. Sono segnali evidenti che il Como ha colto con fortuna e merito. Noi stavolta non eravamo preoccupati di non aver pescato rapidamente il vantaggio – si accalora -, sapevamo che potevamo arrivare anche a 20´ dalla fine sullo 0-0, ma il palo pazzesco di Nolè e le occasioni di Furlan e Iocolano ci hanno steso. La insacchi lì e vedi un altro film, poi tutto è possibile.Volete sapere se rimarrò a Bassano? È presto, domani (oggi per chi legge, ndr) mi confronterò con la società e nei giorni seguenti prenderò una decisione, non nego che certe attenzioni ti lusingano e facciano piacere. Il patentino per allenare in B ancora non ce l´ho ma ora farò il Master di Coverciano». Di fatto è un commiato, qui si apre l´era Sottili.

Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) È il Como party srotolato sul tappeto del velodromo, ma evviva il Bassano. Va su la squadra che in campionato ha collezionato 7 punti in meno dei virtussini, che ha battuto una sola volta su quattro (perdendone due), ma che ha vinto la gara che serviva di più, evidentemente. Il Como che è salito sul predellino dei playoff all´ultimo respiro e col biglietto di riserva, mentre il Bassano a lungo primo della classe, veniva buggerato dalla giustizia sportiva e poi dopo, forse dal volere del fato coi due legni a sbarragli la strada. Ma è la dura legge degli spareggi, quelli che purtroppo la Virtus non vince mai anche quando meriterebbe di essere premiata per un´annata da sballo, arrembante e tambureggiante dall´inizio alla fine. Il Como ha giocato due mesi abbaglianti tra campionato e postseason, Bassano almeno 10 su 11, però in B ci vanno gli altri. Dov´è l´errore? Intanto nel meteo, verrebbe da dire sorridendo. Piove che Dio la manda e il Soccer Team che avrebbe bisogno di un panno da biliardo per sfoggiare il suo football tranciante e a marce alte comincia a intravedere sinistri presagi. E dire che la sassata di partenza di Toninelli (al 6´) pare destinata al sacco, invece il vecio Cassetti ci mette uno stinco e rovina tutto. Quindi Semenzato mura il baubau Ganz con una chiusura che vale un gol a referto (15´) e Le Noci più tardi, liberato da Castiglia, calcia alto il teorico 0-1. Ma Proietti schizza in controtempo un attimo dopo e mannaggia al fatto che arriva lungo sulla palla colpendo alle stelle da buonissima posizione. Poi quando Le Noci indirizza una punizione a fil di palo (31´), Asta ridisegna il modulo con Nolè abbassato a centrocampo per un 4-3-2-1 ad alberello di Natale più equilibrato. Sì poichè il Como ha preso campo e Le Noci sciupa di nuovo sul più bello e occorre non sfaldarsi. Così nel lato B Toninelli stoppa l´indemoniato Ganz e Bassano cambia sistema di gioco: dentro Cenetti e Cattaneo, fuori Semenzato e Proietti e largo a un 3-4-3 iperoffensivo che produce subito frutti fatturando l´assedio: al 22´ Nolè imbecca Cattaneo che smazza per Furlan sul fronte opposto. Costui tocca per Iocolano su cui sventa il solito eterno Cassetti. Due minuti dopo, altro giro, altra rumba: Iocolano scodella per Nolè che si coordina e batte in sforbiciata: palo pieno col cuoio che carambola in campo, spara Furlan ad accarezzare l´altro legno. Non è finita: 60 secondi ancora e sull´assistenza di Iocolano è Nolè a cercare la volée sottomisura in acrobazia che fa solo prendere un bello spago a Crispino. Poi Cenetti esplode una fucilata appena sopra la sbarra (32´) e al 90´ spaccato l´indomito Bassano che non si arrende mai sussulta nuovamente con la capocciata aerea di Pietribiasi sull´angolo lungo ma non c´è proprio verso. Amen, titoli di coda e spumante a fiumi (non solo acqua) per il Como. Bassano ha compiuto un anno fotonico e fosforescente e resta con l´osso della polenta in mano. Ma più di ieri il peccato originale è lo 0-0 di Monza e l´errore allo scadere senza il quale oggi Bassano sarebbe in B da oltre un mese. E adesso spazio all´era Sottili.

Ore 12.30 – (Giornale di Vicenza) Peccato. Quando gli altri fanno festa sul tuo campo (con pacifica invasione del terreno di gioco, come si diceva una volta) non è mai una buona domenica. Il ritorno della finale dei playoff si è concluso sullo 0-0 e quindi il Como sale in B mentre il Bassano resta in Lega Pro. Ai giallorossi, dunque, non è riuscita l´impresa di ribaltare il 2-0 di domenica scorsa. Dispiace, perchè alla fine è stato in riva al lago che il Bassano ha posto le premesse per essere eliminato da una squadra che si è confermata tutt´altro che insuperabile. Poi bisogna dire che un refolo di vento a favore non lo vedi mai, neanche per sbaglio: probabile rigore negato per un fallo su Iocolano nel primo tempo, palo di Nolè nella ripresa… E se a questo aggiungiamo il legno di Cattaneo nella gara d´andata non resta che dire… che il lato B è tutto del Como. Poi, però, non bisogna neanche cadere nell´errore di fermarsi alla sfortuna e agli episodi. Perchè se in oltre tre ore di gioco non riesci a fare neanche un gol al tuo avversario vuol dire che qualcosa che non funziona c´è.Il progetto. Ci sarebbe una partita da raccontare, ma prima è necessario fare il punto della situazione. E l´analisi non può che partire da un fatto: il Bassano è reduce da un campionato strepitoso. Vinto sul campo, questo non va dimenticato. Mai, nella sua storia, il club giallorosso era salito così in alto. La serie B, prima nella stagione regolare e poi nei playoff, è stata davvero a un soffio. Perchè questo riassunto della situazione? Semplicemente per sottolineare che sarebbe un peccato non ripartire da qui. Forse cambierà qualche protagonista. Tonino Asta potrebbe salutare, al tecnico sono interessati il Vicenza e il Novara. Il suo posto potrebbe essere preso da Stefano Sottili, che nel corso dalla stagione appena conclusa ha condotto la Pistoiese (Lega Pro) alla salvezza. Alcuni giocatori partiranno (Furlan?), altri arriveranno. Una stretta di mano a chi partirà, un benvenuto alla facce nuove. Non è questo il punto. Il punto è dare continuità a un progetto che si è rivelato vincente, a prescindere dall´amarezza dell´epilogo. Nervosismo. Ecco, l´epilogo. La cornice è splendida: Mercante gremito sino quasi a sfidare le leggi delle fisica, con coreografia di palloncini e cartoncini gialli e rossi. Il tutto a dispetto delle pessime condizioni atmosferiche (pioggia abbondante e temporale). Il Bassano inizialmente ci prova, ma fatica a rendersi pericoloso. Al 26´ si registra uno snodo importante della gara: Fietta (di S. Zenone degli Ezzelini, quasi un derby per lui) colpisce a metà campo Nolè. Il trequartista giallorosso ha bisogno di essere medicato e rientra con una fasciatura al capo che sembra un turbante. Da quel momento la partita si innervosisce: tanti interventi duri e diversi errori dell´arbitro. Ne fa le spese il Bassano, la cui cifra tecnica è complessivamente superiore a quella del Como. Arbitro e non solo. Verso la fine del primo tempo si verifica un altro episodio importante, con Iocolano che cade in area dopo un contatto con Ambrosini. Parrebbe rigore, ma l´arbitro non è d´accordo. È una decisione che pesa perchè sai com´è finire il primo tempo avanti di un gol… A metà ripresa Nolè prima colpisce un palo clamoroso e poco dopo non sfrutta una ghiotta occasione. È forse a quel punto che si capisce che le cose devono andare in un certo modo. Il terreno pesante non aiuta il trio fantasia Furlan-Nolè-Iocolano e si finisce con i tifosi del Como che invadono il campo per festeggiare i loro beniamini. Peccato, perchè poteva terminare diversamente. Il Bassano, però, ci ha anche messo parecchio del suo. Perchè si è visto, una volta di più, come questa squadra abbia dei problemi in fase di finalizzazione. Perchè al Como è stato concesso qualcosa di troppo dietro. Perchè la panchina giallorossa si è confermata poco profonda. Appunti da tenere buoni per la prossima stagione.

Ore 12.10 – Queste, invece, le dichiarazioni rilasciate dal ds Fabrizio De Poli: Fabrizio De Poli: “Cunico? Abbiamo raggiunto l’accordo, Marco sarà con noi anche l’anno prossimo! Nella passata stagione ha dato un grande contributo alla causa e ha ancora molto da dare… Oggi è il primo ed ultimo incontro in programma. Giocatori in dubbio? Stiamo vagliando ancora Segato, Zubin, Niccolini e Thomassen. Quando verranno sciolti i dubbi? Con calma, non dobbiamo fare la squadra in una settimana! E ho anche incontri con altri giocatori nei prossimi giorni… Mi arrivano centinaia di nominativi di calciatori perché vogliono venire tutti a Padova! Arcidiacono? Ha richieste importanti, è una situazione particolare che va valutata con attenzione. De Risio? L’abbiamo abbandonato, puntiamo altri giocatori. L’interessamento per alcuni giocatori del Bassano? Qualcuno andrà in serie B ed altri invece continueranno il loro percorso coi giallorossi. Lo staff tecnico? Ci siamo incontrati, a parole abbiamo praticamente trovato l’accordo ma aspettiamo di mettere nero su bianco. Amichevoli? Stiamo pensando di andare a farne una all’estero…”.

Ore 12.05 – Queste le dichiarazioni di Marco Cunico: “Il rinnovo? Sono contentissimo perché volevo solo questo! Era quello che volevo fortemente, non vedevo altre strade che non portassero a Padova. Voglio continuare avanti il discorso iniziato nella scorsa stagione e continuare a vincere qua a Padova! L’anno prossimo ci saranno chiaramente delle difficoltà, ma dobbiamo portarci dietro quanto fatto nella passata stagione perché ci darà la forza necessaria per fare bene, e tenere uno zoccolo duro è importante… Daremo il massimo come sempre, ed i tifosi lo capiranno. Progetti della società? Vogliamo tutti fare un buon campionato, ed essendo a Padova bisogna giocare per vincere! Lo ripeto: io voglio festeggiare un’altra volta, e già dalla prima amichevole vogliamo vincere tutte le partite perché rappresentiamo il Padova e dobbiamo portare avanti la storia di questa società e di questa città”.

Ore 12.00 – Qui Euganeo, fumata bianca: rinnovo annuale per Marco Cunico, che esce dalla sede con un sorridente Fabrizio De Poli.

Ore 11.30 – (Gazzettino) «Perché dovrebbero venire da noi? Perché la città è importante e non solo per la storia. La piazza, seppure un po’ umorale, sembra indirizzata sulla strada giusta e regala stimoli importanti». E perché il Padova paga regolarmente gli stipendi, di questi tempi cosa non indifferente. «Questa è una delle condizioni che danno l’idea di una società che rispetta le regole». Ha parlato di programma triennale per la serie B, possibilmente da anticipare. Cosa dovrà succedere il prossimo anno, promozione a parte, per giudicare la stagione positivamente? «Che ci sia alle spalle una società più strutturata e con consistenza organizzativa ed economica per proseguire il progetto con tranquillità. Sul campo invece il Padova dovrà dimostrare di essere di questa categoria e creare presupposti per qualcosa in più. Non mettiamo limiti alla provvidenza». Non manca un pensiero per la squadra juniores, sconfitta sabato nella finale per il titolo tricolore. «Non sono deluso, ma dispiaciuto per i ragazzi e per il tecnico Grandini che sono stati bravi e sfortunati».

Ore 11.20 – (Gazzettino) «Anch’io in certe situazioni ho avuto il magone, ma fa parte del gioco non è mio compito lasciare andare o tenere un giocatore e bisogna tutti usare la razionalità. Auguro a ognuno il meglio». Nella futura Lega Pro la concorrenza si preannuncia agguerrita. «Sarà un bel campionato, per il blasone delle società e per i valori tecnici importanti che ho visto nelle varie gare. C’è da fare una squadra con caratteristiche per potere competere. Vorrei un Padova con giocatori che s’impegnano fino in fondo, che dimostrano di meritare questa maglia, con voglia di lavorare ed equilibrio nel gruppo, cosa che vale anche per società, dirigenti e staff. Un buon ambiente, poi, e questo dipende da tutte le componenti, aiuta perché la squadra è di tutti». Oggi la firma della convenzione con il Comune per la gestione triennale dell’Euganeo e dell’Appiani, presupposto importante per l’iscrizione in lega Pro. E non solo. «Ci attendono due settimane importanti e intense – spiega – per costruire la base del Padova, sia con le conferme che con la ricerca di qualche giocatore».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Ha il timore che questa splendida annata possa abituare la piazza troppo bene? «Ci ho pensato: non può ripetersi tutto. È stato un anno da ricordare, ma adesso si torna alla normalità e occorre operare in modo oculato, senza un entusiasmo esagerato, ma con lo stesso spirito. Ci saranno difficoltà e serve equilibrio nel bene e nel male, sperando che il lavoro porti risultati e permetta di mantenere questo rapporto con l’ambiente. Credo che in tutte le componenti, tifosi compresi, ci sia l’intelligenza per risintonizzarsi e capire la realtà prossima, ma noi faremo la nostra parte e non ci sentiamo certo vittime sacrificali». E sono arrivati tre nuovi soci: «Poliero avrà un ruolo importante nel settore giovanile, Salot darà una mano a Bonetto sul fronte amministrativo e in qualche modo ci aiuterà pure Tosetto che è quello con meno tempo a disposizione». A lei riuscirà a fare una vacanza? «Magari una settimana me la prenderò, devo ancora decidere quale». Facendo ancora un passo indietro, è arrivato il difficile momento del distacco da quei giocatori che non saranno confermati. «Per me quel gruppo è come una famiglia e sono affezionatissimo a ognuno».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Il 15 giugno di un anno fa non c’era ancora la piena consapevolezza dei problemi societari che avrebbero portato il Padova alla mancata iscrizione al campionato. Presidente Giuseppe Bergamin cosa stava facendo in quel momento? «Vivevo male la situazione che si era creata dopo la retrocessione e per l’indagine della Finanza, ma il tutto sempre nell’ottica del tifoso. Ero convinto che la squadra, dopo tante peripezie, si sarebbe iscritta, ma nella giornata decisiva, quella dell’aereo che doveva partire in extremis per Roma, ho ritenuto di dovere fare qualcosa». E poi è cambiata la sua vita. «Sicuramente ho una cosa in più da fare che ritengo importante e che mi ha riempito di più la settimana. Ho meno tempo libero, che sfruttavo soprattutto per rilassarmi, ma si tratta di un impegno che mi regala soddisfazioni e ripaga i sacrifici». Ora la fermano e la ringraziano per strada. «Mi piace stare in mezzo alla gente e mi viene naturale perché non mi sento diverso dall’interlocutore di turno».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Sei anni dopo la promozione in serie B alla guida del Padova, con la storica vittoria a Busto Arsizio, Carlo Sabatini ripete quell’exploit sulla panchina del Como che ieri, pareggiando 0-0 a Bassano dopo la vittoria per 2-0 dell’andata ha staccato definitivamente il biglietto per il campionato cadetto. «La determinazione e la ferocia per raggiungere l’obiettivo – ha dichiarato a fine gara – hanno fatto la differenza e trascinato i tifosi. I ragazzi sono stati eccezionali e ce la siamo meritata tutta». Con questo risultato, ma con il rischio di ulteriori novità legate a mancate iscrizioni o ripescaggi, è ora definitivo il quadro delle avversarie del Padova che, in una sorta di doppio derby della statale Valsugana, si misurerà, con Cittadella e Bassano. Tremano invece Real Vicenza, il cui presidente Diquigiovanni ha dichiarato di volere chiudere i battenti, e Venezia, per effetto della latitanza del patron russo Korablin. Tra le compagini più accreditate, Brescia (che spera nel ripescaggio), Varese, Pavia, Alessandria e Feralpì Salò.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Per una volta tanto era lui “l’osservato”, Vittorio Scantamburlo. Il libro “Ho scoperto Del Piero” per le edizioni Incontropiede è stato presentato da Alberto Facchinetti al ristorante “Pen Pen” in piazza Cavour a Padova. Tra gli amici presenti anche due “scoperte” del mitico Scantamburlo: Gigi Capuzzo e Filippo Maniero. Il primo fu visionato in una gara al Bassanello sotto la pioggia, il secondo quando Vittorio si fermò per caso a Legnaro a vedere una gara. L’occhio di Scantamburlo non è invecchiato tanto che proprio alcuni giorni fa in occasione di una partitella all’Appiani ha notato un ragazzino di 8 anni e ha pronosticato per lui un futuro calcistico. Ma quanti ne ha “osservati” nella sua lunghissima carriera? Tanti e tanti hanno giocato tra i professionisti: Ivone De Franceschi, Adriano Zancopè, Carlo Perrone, Andrea Seno, Andrea Manzo, Luigi Sartor, Marco Andreolli, Daniele Gastaldello, Luca Rossettini e Jerry Mbakogu anche se rimane nella leggenda per la scoperta, su quel famoso campetto di San Vendemiano a Conegliano, del Pinturicchio, alias Alessandro del Piero, che riportò subito nella sua agenda con le fatidiche tre crocette, il massimo della sua valutazione.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) È più agitato adesso o la notte prima di Legnago? «Sicuramente prima di quella partita. Ci giocavamo il campionato e volevamo subito chiudere i conti. Era la gara più importante che affrontavo. Adesso sono tranquillo, anche se non so quale sarà il mio stato d’animo prima dell’orale. Negli scritti non ho problemi, a parlare invece a volte mi inceppo. Per cui sarò un po’ più agitato». L’immagine di questa straordinaria stagione che le rimarrà sempre dentro? «Il bene che ci siamo voluti tra noi. È stato un gruppo meraviglioso, nessuno aveva il muso, nessuno “rompeva”. Andavamo tutti d’accordo, eravamo uniti con lo staff, la dirigenza e i tifosi. Questo ha fatto la differenza». Quale partita ha segnato maggiormente il suo percorso? «Credo la prima trasferta a Montebelluna. Per me è stato un insieme di tante cose. Tornavo da “ex”, per la prima volta vedevo la marea di tifosi biancoscudati in trasferta e poi ho segnato anche il mio primo gol. Alla fine, con 31 presenze, è stata un’annata molto buona». Resterà a Padova? «Dipende tutto dal Parma. Se a luglio sarò libero perché i ducali non si iscriveranno, rimarrò a Padova, dove mi sono trovato molto bene. Altrimenti sarà tutto da ridiscutere».

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Un istituto privato che gli permetteva di seguire le lezioni ed essere interrogato via Skype, meno di un’oretta alla settimana per concludere l’ultimo anno della scuola per geometri. «È stata una stagione stancante, anche se ne ho passate di peggiori», sorride Davide, che negli anni delle scuole superiori è sempre stato con la valigia in mano per il calcio, da Treviso a Parma, passando per Montebelluna. «Era più duro dover studiare la sera dopo aver fatto chilometri per andare agli allenamenti. Ho anche perso un anno, poi a Parma ho cambiato, da Itis a istituto per geometri, e adesso non vedo l’ora di prendere questo benedetto diploma. Con lo studio non sono mai andato molto d’accordo, ma voglio raggiungere questo traguardo perché mi potrà servire nella vita». Preparata la tesina? Su cosa si è concentrato? «Fascismo e decadentismo nella letteratura. Ho analizzato Svevo, Pirandello e altri autori italiani. Il motivo principale che mi ha portato a scegliere questi argomenti è che li ho studiati da poco. Sono più freschi, spero di ricordarli meglio».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Da Pittarello a Pirandello, dal trionfo di Legnago alla battaglia di Legnago, dal Giorgione a Il Giorgione. Mentre tutti (o quasi) i suoi compagni stanno già sguazzando sulle rive di qualche mare, prendendo il sole in relax e continuando la festa di un’annata magica, per Davide Mazzocco il difficile viene adesso. Sì, perché cosa volete che sia stato per il centrocampista di Quero debuttare in Serie D con una tranquillità estrema, diventare presto un pilastro della mediana del Padova, vincere il campionato da protagonista a 19 anni. Provate adesso a rinchiuderlo tra i banchi sino a fine mese, farlo scrivere, studiare, esporre e poi vediamo se il risultato sarà lo stesso di quello visto dalle parti dell’Euganeo. Tra le migliaia di studenti che questa settimana si accingeranno ad iniziare l’esame di maturità (prima prova mercoledì) c’è anche un ragazzo che la maturità nel calcio l’ha già conquistata. Ma adesso è atteso all’ultimo scoglio della carriera scolastica. Mazzocco volerà a Palermo, dove sosterrà le prove di esame da privatista, al termine di un’annata che l’ha visto studiare direttamente dalla foresteria della Guizza.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Quindi ce ne siamo andati via, e ci siamo fermati in un piccolo bar vicino allo stadio a vedere la partita in tv», sorride De Poli. I due hanno fatto di necessità virtù, e di fronte ad un caffè hanno chiuso l’accordo per il rinnovo contrattuale del terzino reatino. «Abbiamo raggiunto l’intesa per farlo rimanere, il giocatore è contento di restare e mi ha già chiamato per ringraziarmi: sarà dei nostri anche l’anno prossimo». Oggi, in mattinata, in sede sarà la volta di Marco Cunico, atteso per lo stesso motivo a colloquio con il direttore sportivo. Quanto agli altri movimenti, invece, con la permanenza del Bassano Virtus in Lega Pro potrebbe sfumare definitivamente il sogno di rivedere a Padova Tommaso Bortot, di proprietà proprio del club vicentino. Se ne saprà di più solo nei prossimi giorni, ma dopo la giornata di ieri le possibilità sono diminuite notevolmente.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il calciomercato al tavolo di un bar. Perché a volte, per necessità o semplicemente per restare lontano da occhi indiscreti, ogni posto è buono, basta che sia sufficientemente tranquillo. Ieri pomeriggio è arrivata la fumata bianca anche per quanto riguarda il rinnovo contrattuale di Matteo Dionisi. Non nella sede di viale Rocco, non negli uffici della società e nemmeno negli hotel milanesi che spalancheranno le porte alle trattative solo a luglio: semplicemente, in un piccolo bar di Bassano del Grappa. Perché Fabrizio De Poli, diesse biancoscudato, e Alessandro Ranieri, agente del giocatore, ieri pomeriggio avrebbero dovuto essere allo stadio “Mercante” per seguire Bassano-Como, finale di ritorno dei playoff di Lega Pro. Ma, arrivati ai varchi d’ingresso, hanno appreso che i loro accrediti non c’erano, che in uno stadio già tutto esaurito in ogni ordine di posto non sarebbero potuti entrare in alcun modo.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Allenerà una Feralpi che insegue le piazze d’onore: «Il mio obiettivo è migliorare l’ultima stagione della Feralpi, che aveva già fatto molto bene: sarà una bella sfida», confessa Serena. «Da osservatore esterno, senza sapere che progetti abbia in mente, credo che il Padova per blasone, storia e passato farà una squadra competitiva. Ai nastri di partenza la vedo tra quelle che cercheranno di vincere il campionato». L’esperienza. E infine il tecnico che nell’ultimo mese si sono contese almeno 5 società. Fulvio Pea, dopo aver portato alla salvezza un Monza smembrato a gennaio e fallito a maggio, alla fine ha scelto la Cremonese del suo mentore Gigi Simoni, al cui fianco fece la lunga gavetta nelle giovanili dell’Inter: giovedì o venerdì, dopo il colloquio con il presidente Arvedi, l’accordo sarà ufficializzato. Ma fino a che non sarà delineata bene la situazione di Monza, con la prima asta fallimentare fissata per oggi, l’ex tecnico del Padova non potrà rilasciare interviste. L’unica certezza è che, dopo aver portato i lombardi ad una salvezza miracolosa, a Cremona servirà un’altra cura massiva: la Cremonese negli ultimi anni ha investito tanto, raccogliendo poco o nulla.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Da allenatore, prima con il Lumezzane, poi a Vicenza, ha mostrato subito grandi qualità. A Pavia si punterà alla promozione: per un centrocampo roccioso, Marcolini si è portato Cristini da Vicenza e ha ingaggiato l’ex biancoscudato La Camera, quest’anno alla Juve Stabia. «Per me è una grandissima occasione», ammette il tecnico dei bresciani. «La società ha detto che l’obiettivo è migliorare il terzo posto dell’ultima stagione». Quanto al Padova, per Marcolini sarà un ritorno comunque piacevole: «Se ripenso a quell’anno, c’è un po’ di dispiacere per com’è andata, ma sarà bello tornare all’Euganeo. A Padova c’è tanta fame di calcio, tanto amore per la squadra, e con una piazza così mi aspetto che venga costruita una formazione da medio-alta classifica». La rivincita. «Nelle passate stagioni ho allenato in ambienti non proprio ideali: volevo solidità e serietà, e qui le ho trovate». Dopo i fallimenti di Mantova e Venezia, dopo l’anno nero del Padova di Penocchio, e quindi l’eterna incertezza del Venezia di Korablin, Michele Serena a Salò respira un’aria nuova. Società solida, budget per puntare ai playoff.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Il valzer degli allenatori è entrato nella fase più calda. Con la chiusura della stagione 2014/2015, dopo la finale di ritorno playoff che ha deciso l’ultima promossa in Serie B, la Lega Pro si tuffa nel futuro. Tra incertezze (troppe) e progetti (pochi), il girone A della prossima stagione al netto di future defezioni – Venezia, Real Vicenza, Lumezzane, Mantova e Castiglione rischiano di non iscriversi – è ormai delineato. Il Padova è pronto a rituffarsi nel professionismo, e lo farà con obiettivi ambiziosi. Ma sulla sua strada, con Carlo Sabatini volato in Serie B, ci sono già tre “ex” pronti a mettersi di traverso. Il debuttante. Sulla panchina del Pavia, eliminato ai playoff dal Matera, siederà Michele Marcolini, alla sua prima esperienza in sella ad una fuoriserie della categoria. Appena Lino Diquigiovanni ha paventato l’ipotesi – tuttora concreta – di abbassare le serrande sul Real Vicenza, l’ex centrocampista del Chievo ha colto al balzo la palla passatagli da una delle big del girone. A Padova, suo malgrado, ha vissuto una sola stagione, quella dello squadrone costruito da Rino Foschi a suon di milioni e traghettato da Dal Canto senza nemmeno riuscire ad entrare nei playoff: fino all’avvento di Penocchio, nella memoria dei tifosi una delle stagioni peggiori degli ultimi anni.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Il Sestri Levante ha vinto la finale playoff di Serie D disputata a Gubbio, superando 1-0 il Monopoli grazie al gol di Firenze al 26’. La squadra ligure ha conquistato così il diritto prioritario alla presentazione di domanda di ammissione al campionato di Lega Pro 2015/16, qualora si rendesse necessario il completamento dell’organico. Nell’ipotesi di mancata ammissione tra i professionisti, alla vincente ed alla perdente della finale sarà corrisposto un contributo economico rispettivamente di 30 mila e 15 mila euro.

Ore 08.40 – Poule scudetto, la finale: Siena-Akragas 5-3 dopo i calci di rigore. I bianconeri si laureano campioni d’Italia.

Ore 08.38 – Playout, serie D girone C: Dro-Triestina 1-3 dts, Giorgione-Kras Repen 2-1. Salvezza per Triestina e Giorgione, retrocedono Dro e Kras Repen.

Ore 08.36 – Playoff, serie D: AltoVicentino-Delta Porto Tolle 1-2, eliminata la squadra di Rino Dalle Rive.

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Icone Vintage, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 14 giugno: Fabrizio De Poli a Bassano per la finale playoff di Lega Pro, trovato l’accordo per il rinnovo di Dionisi.




Commenti

commenti

About Gabriele Fusar Poli


WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com