Padova, Parlato: “Pensiamo alla costruzione di un altro grande gruppo! Serviranno fisicità, gamba e ritmo. E gli under…”

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Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel

Carmine Parlato, tanti auguri. È arrivato a quota 45. «Grazie. È davvero un compleanno speciale». Anni straordinari il 2014 e il 2015 per lei, dopo campionati esaltanti di Serie D culminati con le promozioni di Pordenone e Padova. «Con sensazioni diverse, però. Un anno fa mi ritrovai a festeggiare le 44 primavere passando di punto in bianco dall’essere un allenatore di Lega Pro a non avere più una squadra. Ci rimasi malissimo. Mai avrei immaginato, allora, che sarei finito sulla panchina biancoscudata. Oggi, se ripercorro con la mente i 12 mesi lasciatimi alle spalle, non posso che essere felice: una stagione volata via persino troppo velocemente, ma piena di emozioni. Se ripenso al ritiro, e a quelle giornate piene ad Asiago, con gli allenamenti che ci servivano per scremare il numero di giocatori e arrivare all’organico definitivo, credo di aver vissuto la quotidianità in tutto il suo arco di tempo. Intendo dire che mi ci sarebbero volute 48 ore, non 24. Eppure, tutto è filato via rapidamente, e credo di poter affermare che dai 44 ai 45 ho scritto un’annata della mia vita che rimarrà indelebile dentro di me».

Ci ha preso gusto a vincere… «Qualcuno, scherzando, mi ha detto: “Non c’è due senza tre”. “Calma”, ho risposto, “andiamoci piano”. È stato fatto qualcosa di straordinario, adesso stacchiamo la testa dal campo per un po’, anche se bisogna pensare alla costruzione di un altro grande gruppo, per affrontare la Lega Pro». Siamo curiosi: com’è stato questo 7 giugno così particolare? «Con i miei sono stato a Rimini, che ho raggiunto dopo la serata di venerdì per il quarantennale dell’Aicb. Lì, sabato, ho giocato con gli amici amatori di Rovigo la semifinale e la finale del torneo di calcio a 7 open degli European Company Sport Games di Riccione, battendo nella partita decisiva 4 a 1 gli austriaci del Wienernetze 2. Una fatica improba, ma, lo sapete, a me piace vincere… La domenica è stata così ancora più serena, con la famiglia, gli amici, e poi mi hanno fatto la sorpresa della torta, a chiusura del pranzo. Io ci ho messo le bottiglie di spumante, almeno questo…».

Mister, ha detto: è il momento di staccare. Ma domani e mercoledì, a quanto ci risulta, lei e De Poli sarete in Liguria per seguire le finali scudetto del campionato Primavera. «Sì, è vero. Andiamo a vedere se troviamo qualcosa di interessante fra i giovani». E il viaggio a Medjugorje? «Ci vado, ci vado… Se lo staff mi segue, partiamo entro fine-settimana, altrimenti se mi gira prendo l’auto e vado da solo laggiù. Un voto è un voto, che diamine!». Svelati tutti i suoi… segreti, parliamo un po’ di mercato e di questo nuovo Padova che sta prendendo forma. Ad esempio, è vero che Nichele rimane? «Dei quattro “senatori”, definiamoli così (non fa nomi, ma si intuisce che il riferimento è a Sentinelli, Ferretti, Segato e, appunto, Nichele, ndr), su cui abbiamo fatto un ragionamento, c’è ancora qualcosa da valutare, e la riflessione non dev’essere affrettata. Vediamo che cosa salta fuori dalle altre trattative, poi si deciderà».

Insomma, anche se lei non conferma nè smentisce, la situazione è fluida. «Ripeto concetti che ho già espresso: il Padova della prossima stagione dovrà avere fisicità, gamba e ritmo, in una parola resistenza allo sforzo. Traetene voi le conseguenze…». Capitolo giovani: ha già idea di quali ruoli coprirete con gli “under”? «Allora, premesso che lasciamo i “vecchi” davanti (dunque, Ilari, Petrilli, Cunico, Amirante e probabilmente Zubin, più Aperi se starà bene), l’idea è, avendo i due portieri sotto i 21 anni, di prendere sei giovani: se Mazzocco resta, si scende a 5. Chi? Non ho nomi, ma penso ad un terzino destro e ad un terzino sinistro, oppure a due terzini sulla corsia di sinistra, ad un centrale ed eventualmente una punta, magari con qualità di esterno. Ma pure in questo caso non c’è nulla di acquisito per ora». Visto che ci siamo, è girata una “voce” secondo la quale avrebbe in mente di proporre un modulo diverso. «Ma perché dovrei cambiare una cosa che ha funzionato bene! È una balla. Andremo avanti con il 4-2-3-1, fermo restando che, com’è già successo quest’anno, si potrà passare, a gara in corso, al 4-3-1-2 o al 4-3-3».




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