Live 24! Padova, a 40 giorni dal ritiro la parola d’ordine è “mercato”: chi rimarrà?

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Ore 23.00 – (Il Piccolo) Per Denis Godeas sarebbe stato l’ennesimo ritorno alla Triestina, e stavolta senza cambiare nemmeno squadra: una sorta di record mondiale. Ma, almeno per il momento, l’ipotesi di un accordo tra il gruppo Zanmarchi e l’Ufm per dar vita a una Triestina bis, sembra tramontata, e così l’ipotesi di rivedere l’ariete di Medea in alabardato. Godeas, ma allora l’accordo Zanmarchi-Ufm non si fa ? «Io sto alle parole di Brugnolo e a quello che ha detto chiaramente alla festa di venerdì, ovvero che vuole fare calcio a Monfalcone con le proprie forze, come ha sempre fatto: non vedo quindi spiragli per una riapertura e penso sia davvero difficile possa realizzarsi l’accordo con Zanmarchi, anche se le vie del Signore sono infinite. Senza scordare che la possibile entrata di Vescovini come main sponsor potrebbe cambiare in meglio l’Ufm». Ma come giudicava questo progetto? «Per me poteva essere interessante perché avrebbe ingrandito il bacino di entrambe le squadre, con un discorso molto interessante sul settore giovanile che a Trieste è sempre stato un problema. A grandi linee si poteva fare, ma oggettivamente era difficile da digerire per la tifoseria monfalconese». Cosa si diceva a Monfalcone del progetto? «Le fusioni non sono mai viste molto bene. Assicuro che qui a Monfalcone nessuno era contento di cosa poteva succedere, non ce n’era davvero uno. E francamente lo capisco, la gente di qui non vuole vedersi portare via il calcio, vuole vedere il Monfalcone con i suoi colori. E poi a Trieste erano emerse anche voci false». Di che genere? «Quando si è parlato del progetto, si diceva che era possibile anche perché l’Ufm avrebbe avuto problemi: tutte fesserie. Il problema non era far la squadra, bensì ambire a qualcosa di più, al sogno di restare stabilmente in D e magari una D da vertice: un progetto per il quale con queste forze si fa fatica. Quindi un abisso di distanza da quello che si diceva». La tifoseria alabardata, invece, in gran parte era attratta da questa ipotesi. «E ne capisco il motivo: una volta che i tifosi hanno scelto di boicottare la società di Pontrelli, pur di voltare pagina e lasciarla al suo destino, questa soluzione Zanmarchi-Ufm sarebbe stata ideale. Quanto al doppio nome, sarebbe rimasto tale solo il primo anno per questioni regolamentari, poi la Triestina era destinata a tornare Triestina». E il gruppo Zanmarchi? «Non so cosa farà, se le intenzioni sono di far calcio a Trieste non vedo molte soluzioni all’orizzonte. Mi hanno anche chiamato, ma solo per un pour parler sulla fusione. Non credo che Pontrelli voglia vendere, del resto in un’azienda privata ci può stare, nessuno lo obbliga e questo va accettato, anche se non piace. Certo non sarà molto seguito». Per lei poteva essere un ritorno alla Triestina. «Ammesso e non concesso che mi volessero in squadra: posso averlo intuito, ma non l’hanno detto chiaramente». A prescindere con quale maglia, le piacerebbe giocare con Daniele Rocco? «Certo. È un bel giocatore e anche un bravo ragazzo. Sarebbe innanzitutto bello per lui giocare con altri attaccanti, perché quando l’ho visto ha sempre giocato da solo. E poi mi sono sempre divertito giocare a calcio con quelli bravi, come del resto mi è accaduto quest’anno».

Ore 22.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Mentre fuori dalla sede è appeso il cartello dei lavori in corso, l’Union Ripa lavora sul mercato con il direttore sportivo Bizzotto. «Se ne occupa esclusivamente il nostro nuovo ds, ma in questa fase spesso il mercato è fuori portata – spiega Giusti – specie per chi come noi sta operando per contenere i costi». Erano circolate voci di un inserimento nello staff tecnico di Sandro Andreolla. «Solo voci. Per me senza fondamento. Vi svelo un episodio: quando eravamo ancora al quarto posto, nell’ultimo campionato, Sandro mi disse che voleva giocare altri tre o quattro anni». Il bomber trevigiano, che ha accompagnato l’ultima fase della scalata neroverde, sta frequentando un corso per allenatori, ma per SA10 il tempo di sedersi in panchina, evidentemente, non è ancora vicino.

Ore 22.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Nicola Giusti dice che l’operazione-fusione, tra la Feltrese e la sua Union Ripa, è ancora in una fase embrionale. Formalmente, è vero. Ma il presidente del club neroverde, protagonista in pochi anni di una vertiginosa ascesa nel mondo del calcio dilettantistico, fino alla serie D, traguardo accompagnato dall’avere conquistato senza ombra di dubbio la supremazia nel Feltrino – insidiando, se non nelle classifiche degli ultimi due campionati, almeno in Coppa Italia e in quasi tutti i derby, lo storico primato in provincia del Belluno – in realtà ha già le idee chiarissime sul progetto. Tanto da arrivare a dire che «questa annata – se veramente riusciamo a partire con la collaborazione tra i due settori giovanili – determinerà la definizione dei tempi per arrivare a una sola prima squadra. Se il progetto cioè sarà realizzabile a medio o a lungo termine». Presidente Giusti, facciamo qualche numero. Di cosa parliamo quando ci riferiamo ai due settori giovanili di Union Ripa e Feltrese? «Parliamo di 450 ragazzi che giocano a calcio, dai Primi calci, dai Piccoli Amici, fino alle squadre Juniores. 230 nostri tesserati, 220 della Feltrese». Una fusione cosa comporterà? Qualche squadra sparirà? Una parte dei ragazzi dovrà cercarsi altre maglie? «Voglio lanciare un messaggio alle famiglie dei nostri 230 tesserati: non ci sarà alcuno stravolgimento, ma solo un’ottimizzazione. Per spendere meno. Nessuno verrà mandato via, perché il nostro obiettivo è preservare l’aspetto sociale della pratica sportiva, non soltanto la sua qualità». In ottica prima squadra questo cosa significa? «Non è detto che si faccia sempre la serie D. Anche l’Eccellenza è una categoria importante». È facile pensare che un avvicinamento e l’unione delle risorse tecniche delle due società, possa calamitare interessi anche esterni al calcio. «A Feltre ci sarebbe un grande interesse, da parte di molti, nel caso in cui si arrivasse alla fusione. E mi riferisco anche all’aspetto economico, dell’aiuto degli sponsor». Per esempio da parte della famiglia Cremonese? «Non solo. I Cremonese, tra l’altro, sono già i principali sostenitori dell’Union Ripa». Nelle fusioni spesso il rischio – o il freno – è la paura di qualcuno di perdere parte della propria identità. «Parlo da feltrino: sono dell’idea che per mantenere un determinato livello di settore giovanile, qui la scelta più intelligente è avere una sola società di riferimento, che collabori con i club più piccoli. E infatti l’iniziativa parte da entrambi, tanto da noi quanto dalla Feltrese». La città di Feltre sarebbe il sole attorno cui girano i pianeti? «Il nostro progetto vuole abbattere i campanili, ma non potrà essere soltanto la squadra di Feltre. Non solo della città. Sarei il primo a non accettarlo». Quali i prossimi passi del progetto? «Una riunione in cui si confronteranno i presidenti e una parte dei consiglieri. Poi dovrebbero nascere gruppi di lavoro per concretizzare il discorso». I tempi? «Entro 15 giorni capiremo la fattibilità». E in settimana ci sarà la riunione forse decisiva.

Ore 22.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Quale futuro per la Sacilese? Difficile dirlo in questo momento. L’unica certezza è il disimpegno progressivo di Presotto e Nadal. Nei giorni scorsi si era ipotizzato un ingresso in società di Vincenzo Zanutta (titolare ora dei centri Fadalti, già sponsor dei biancorossi), deluso dall’ennesima mancata promozione del Cjarlins-Muzane (Eccellenza) di cui è presidente. A Sacile Zanutta troverebbe bella e pronta la D che tanto vuole. Si era parlato poi il ritorno di Maurizio Costantini con zainetto di sponsor, quindi di una fantomatica cordata romana (forse la stessa di Costantini?). L’ultima proposta sulla quale si starebbe lavorando vede implicato l’avvocato Maurizio Mazzarella. L’ex ds del Pordenone ai tempi di Gregoris e di Setten avrebbe gli sponsor per avviare un progetto di gestione in collaborazione con Presotto e Nadal. L’attuale proprietà continuerebbe a gestire il settore giovanile, mentre Mazzarella si occuperebbe della gestione della prima squadra. I primi contatti fra le parti (attraverso emissari) sarebbero già avvenuti. L’ultima soluzione è la proposta di collaborazione fra Sacilese, Tamai e Fontanafredda costruita dall’attuale ds biancorosso Denis Fiorin.

Ore 21.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Zirolandia è un ricordo. Si sta trasferendo tutta a Valdagno, alla corte di Rino dalle Rive. Da Mauro Zironelli, direttore del «circo» che per due stagioni ha fatto divertire il XXV Aprile, a Stefano Favret, capitano indomito di cento battaglie. Sono i due nomi simbolo di un ciclo che si sta chiudendo. Radio mercato dà sul piede di partenza anche Sottovia, Beccaro, Spagnoli, Beccia, Boscolo Papo, Baggio e Mboup. Altri sicuramente allungheranno la lista. Chi e, soprattutto, cosa resterà a Sacile? Del disimpegno progressivo della coppia Presotto-Nadal cominciammo a parlare e a scrivere lo scorso dicembre. Prima ancora che Maro Zironelli abbandonasse la barca al giro di boa. La passione è una molla fantastica. Non si può pretendere però che una famiglia gestisca economicamente da sola una Lega D. Ai ripetuti appelli di Lidia Nadal sono seguiti assordanti silenzi da parte dell’imprenditoria liventina e solo parole di conforto da parte della politica locale. STAND BY – Di questi tempi i direttori sportivi sono in piena attività per costruire le formazioni che affronteranno la stagione 15-16. Non così Denis Fiorin. Il ds coneglianese, artefice delle squadre che con Parlato prima, con Zironelli poi e infine con Marchetto, hanno rilanciato la Sacilese dopo la disgraziata parentesi del duo Costantini-Fardin, è in attesa di conoscere le decisioni della proprietà: per ora segue le squadre e i giocatori del settore giovanile biancorosso che stanno raccogliendo successi a raffica nelle manifestazioni (di società o di rappresentative) ancora in corso o terminate da poco. «Ho un debito di riconoscenza – dice – nei confronti di Presotto e Nadal. Mi hanno dato fiducia tre anni orsono. Sino a quando saranno loro al comando non lascerò Sacile». IL SOGNO – Fiorin ha una sua idea. «Nessuno – premette – può negare che il calcio in genere, quello definito dilettantistico in particolare, sia in un periodo di forte ridimensionamento. Trovare sponsor e finanziamenti è difficilissimo, se non impossibile. La Destra Tagliamento in questo momento ha ben quattro realtà in un cerchio che fa 15 chilometri di diametro. Lasciamo stare il Pordenone che è retrocesso in Lega D, ma farà domanda di ripescaggio e che grazie a Lovisa ha i soldi per fare una Lega Pro d’alta classifica. Se guardiamo solo alla zona del Livenza il diametro si accorcia a meno di 10 chilometri. Un cerchio dentro al quale operano Sacilese, Tamai e Fontanafredda. Troppe tre società in così poco territorio. Infatti – sottolinea il ds – ognuna, per un verso o per un altro ha problemi. Perchè – si chiede e chiede agli operatori del liventino – non rendersene conto e non unire le forze?». LA GRANDE LIVENZA – Fra coloro che muovono le fila dei settori giovanili di Sacile e Fontanafredda sono già state spese parole per una possibile collaborazione. «Se mettiamo insieme i due vivai – è sicuro Fiorin – diventiamo una potenza a livello giovanile con un grande bacino di reclutamento. Possiamo fare sia numeri che qualità. Sarebbe il primo passo, al quale potrebbe seguire anche una sorta di fusione a livello di prima squadra. Bertolini, presidente rossonero (ex dirigente anche a Sacile, ndr) – sorride Fiorin – è già un esperto di fusioni (Fontanafredda-Vigonovo, ndr). Avremmo così una compagine che sicuramente farebbe buone cose in Lega D». Sacile e Fontanafredda insieme. E il Tamai? «Il Tamai – risponde Denis Fiorin – non ha in pratica un settore giovanile tutto suo. Ha dimostrato però grazie alla solidità economica e all’organizzazione della società di poter fare calcio a buon livello in serie D. A mio avviso anche Elia Verardo e i suoi soci avrebbero tutto da guadagnare da questo progetto. Se aderissero pure loro allora sì che avremmo una “Grande Livenza” in grado di competere anche con il Pordenone o, in alternativa, di cooperare anche con Lovisa e soci da posizioni paritetiche».

Ore 21.20 – (Messaggero Veneto) Tra molte conferme e partenze eccellenti: è un Tamai che tutto sommato sta cambiando poco, pur essendosi privato di una pedina pregiata, quello che sta preparando la quindicesima stagione in Serie D. Confermato in panchina mister Stefano De Agostini, che ha traghettato le Furie rosse alla salvezza nelle ultime due stagioni, ci sono state molte conferme, soprattutto nel reparto difensivo. In questo senso, assume importanza la permanenza di Alberto Faloppa (’80), che aveva ricevuto un’offerta da parte del Belluno. Nonostante l’ipotesi di ritrovare Roberto Vecchiato, capitano e compagno di reparto un lustro fa, ai tempi della Sacilese, sempre con Stefano De Agostini in panchina, l’esperto difensore ha scelto di rimanere con i mobilieri per la seconda stagione consecutiva. Altre conferme importanti riguardano la porta, con la permanenza dell’ex Pordenone e Sanvitese Tommaso Peresson (’82), il centrale Simone Brustolon (’86) e il duttile Luca Colombera (’90). Oltre a loro, sono prossimi a rimanere pure i giovani Alberto Dal Bianco (’95) e Riccardo Bozzetto (’95), anch’essi difensori. Altro nome sulla lista di chi deve rimanere è quello del centrocampista Fabrizio Petris (’86). Chi invece ha salutato la truppa è Riccardo Zambon (’88). L’attaccante andrà ad indossare la casacca dei cugini del Fontanafredda, alla seconda stagione di fila in Serie D, dopo la salvezza conquistata quest’anno sotto la guida di Maurizio De Pieri. Oltre a Zambon, pareva ai saluti pure il compagno di reparto Federico Furlan (’86), dato da più parti sul punto di partenza. Le Furie, invece, potrebbero fare marcia indietro, vista la difficoltà a trovare un sostituto: i nomi più in voga, quello di Mattia Baldrocco (’91) del Delta Porto Tolle e quello di Daniele Rocco (’90) della Triestina sembrano quasi impossibili da raggiungere. Ecco perché i mobilieri, partito Zambon, potrebbero cautelarsi bloccando Furlan, che nelle ultime due stagioni è andato a segno quasi 30 volte. Se non entra nessuno in attacco, non si può dire altrettanto dello staff dirigenziale, di cui è divenuto parte anche Edio Pignat, già ds dell’Azzanese in Eccellenza, nelle vesti di collaboratore tecnico. Immutato, invece, lo staff tecnico che oltre a Stefano De Agostini in panchina conterà ancora sul preparatore atletico Corrado Gasparini, sul preparatore dei portieri Elvis Padoan e sulla fisioterapista Clara Toffoli.

Ore 21.00 – (Messaggero Veneto) Il Fontanafredda sta riassettando la macchina in vista della seconda stagione consecutiva in serie D. A partire dai piani alti, con il congedo del ds Renzo Nadin e la conferma di mister De Pieri, per nulla assodata al termine del campionato. Passando al campo, il mercato dei rossoneri è in fibrillazione, le rivoluzioni iniziano dal reparto offensivo: Riccardo Zambon (’88) è stato il primo colpaccio del mercato estivo. L’estroso attaccante, sempre in doppia cifra nelle ultime stagioni da titolare a San Vito e Tamai, potrebbe essere l’erede designato di Lauro Florean (’81), destinato a lasciare, direzione Veneto, dopo aver trascinato alla salvezza la truppa di De Pieri. A completare il tandem con Zambon, ecco la velocità di Daniel Paciulli (’87), in arrivo da Chions. Il matrimonio con il Fontanafredda è stato solo rimandato – i primi approcci già la scorsa estate – adesso la seconda punta è pronta al salto di categoria. Lavori in corso anche in uscita: i giovani Salvador (’94) e Grotto (’94), protagonisti della scalata alla serie D un anno fa, lasciano il Tognon dopo una stagione da gregari. Il primo ha scelto la Vazzolese (Promozione veneta), il secondo è vicinissimo all’accordo con il Chions, che punta l’ex Primavera dell’Udinese per sostituire proprio Paciulli. Capitan Malerba (’82) darà risposte sul suo futuro a inizio settimana, la società vorrebbe trattenerlo insieme a Zorzetto (’93) e Frison (’95) – su quest’ultimo sono accese le sirene della Lega Pro – per mantenere l’ossatura difensiva dell’ultimo campionato. Non sarà confermato Nicola Cao (’94), terzino che ha estimatori in Eccellenza, dove rimarrà anche Facca (’95), deciso a proseguire l’avventura a Cordenons. Da risolvere il rebus portiere: Vicario (’96), estremo di proprietà Udinese, aspetta una chiamata dalla Lega Pro, anche se negli ultimi giorni su di lui ha messo gli occhi l’Altovicentino. La corazzata del neo tecnico Mauro Zironelli vuole continuare le spese nel pordenonese: è pronto l’assalto anche ad Alex Alcantara (’96), esterno rampante autore di un campionato da protagonista, con sei reti all’attivo e una caterva di chilometri macinati sulla corsia destra. L’ala di origini dominicane si sposerebbe alla perfezione nel 3-4-3 del mister ex Sacilese, la trattativa può sbloccarsi la prossima settimana.

Ore 20.40 – (Messaggero Veneto) Il futuro è ancora incerto e il mercato ancora fermo. Ma nell’attesa che l’attuale proprietà, che da circa un decennio sta mantendendo il club ai vertici della serie D (con una storica parentesi di due stagioni in Seconda divisione di Lega Pro) sciolga le riserve e decida se continuare o meno ad occuparsi della Sacilese, i big della formazione liventina stanno monopolizzando le trattative della serie D. Soprattutto in una direzione: Altovicentino, alla cui guida dovrebbe sedersi l’ex trainer biancorosso, Mauro Zironelli. “Uno scoglio non può arginare il mare, presidente non mollare”: queste le parole scelte dai tifosi liventini e scritte a caratteri cubitali su uno striscione con cui è stato addobbato un lato del polisportivo XXV aprile per invitare il presidente Gian Paolo Presotto e la moglie Lidia Nadal a rimanere al comando del club. È la conferma del forte legame instauratosi in questi anni tra i vertici societari e il popolo biancorosso, grazie non soltanto ai successi sul campo, ma anche alla gestione dei rapporti umani. L’impasse attuale, tuttavia, si sta rivelando terreno fertile per il corteggiamento dei pezzi più pregiati della rosa che ha conquistato due terzi posti consecutivi. L’Altovicentino, a quanto pare, sarebbe ormai vicinissimo ad ingaggiare il centrocampista, nonché capitano, Stefano Favret (classe ’81), il regista Andrea Boscolo Papo (’90) e il difensore Riccardo Baggio (’87). Già approdato alla Biancoscudati Padova, neopromossa in Lega Pro, il promettente portiere Alessandro Favaro (’96). Richiesti, anche nei professionisti, gli attaccanti Marco Beccaro (’89), Dario Sottovia (’89) e Alberto Spagnoli (’94). Insomma, un piccolo esodo, che potrebbe preludere a un’autentica rivoluzione all’insegna dei giovani sul modello Montebelluna.

Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Il mister? Presente. Centrale di difesa? C’è. Il bomber? Pure. Il presidente? Quasi. A che punto è il terzo Belluno di Roberto Vecchiato? Ottimo, considerato che siamo al 8 giugno e la cesta dell’ultima partita è praticamente ancora da lavare. LO STAFF – Il punto di partenza, ovvero il mister, è stato confermato una trentina di gradi fa, in pieno inverno, e si chiama dunque Roberto Vecchiato. Al suo fianco confermatissimo anche Ivan Da Riz, a cui è stato affidato pure l’intero settore giovanile in collaborazione con Modesto Bonan per la parte tecnica. LA ROSA – Come al solito Augusto Fardin non ha perso tempo e fin dalle primissime ore al termine di Sacilese-Belluno (4-1 e addio ai playoff) ha iniziato a costruire la squadra di domani. Dopo le conferme in blocco (Corbanese, Duravia, D’Incà, Mosca…) l’addio più doloroso, ma pure atteso, quello a Radrezza. Salutato il capitano (passato al San Giorgio di Raschi) largo al nuovo attaccante Antonio Acampora, classe 1989, ex Monfalcone. Tra i pali dopo la conferma di Solagna e l’altro addio, a Schincariol, si sogna Brino. In difesa l’unico «intoppo»: mister, direttore e società avrebbero confermato molto volentieri Ivan Merli Sala, ma il milanese al 95 per cento lascerà il gruppo per fare posto all’immediato e graditissimo «rimpiazzo» Nicola Calcagnotto. Il centrale vuole il Belluno, il Real Vicenza facilmente lo lascerà libero e dunque «bentornato». Ancora da completare il parco fuoriquota e un ultimo dubbio in attacco: Posocco resta o Posocco saluta tutti e va alla Spal? IL PRESIDENTE – Il Cda che dovrà eleggerlo è previsto a breve, ma dubbi pare non ce ne siano: il nuovo numero uno dopo il biennio Carbonari e quello Gallio sarà Gianpiero Perissinotto. Sempre nello stesso Cda il consiglio stanzierà il budget per la nuova stagione (identico al 2014/2015 o con l’aggiunta del premio per il secondo posto nella graduatoria Giovani D Valore) e potrebbe ufficializzare l’entrata in consiglio di Simone Soccal e – forse – pure di qualcun’altro.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Scusandoci anticipatamente per l’ennesima ripetizione (la responsabilità di ciò è nota anche ai muri) bisogna scrivere che le prossime ore sono decisive per il futuro del Mantova. Non rotolatevi dalle risate e restate connessi alla realtà: sembra davvero che ieri sia stata una domenica di telefoni roventi, non già in ossequio al meteo quanto per mettere a punto quella benedetta proposta di sostegno alla copertura del debito contratto da Michele Lodi e che i soci mantovani sono disposti a contribuire a ripianare nei tempi richiesti dal gruppo Sdl. Non è ancora detto, chi lo sa si fa il segno della croce con la mano mancina chiedendo qualche ora (appunto), però sembrerebbe che Sandro Musso e i suoi abbiano preparato per i soci mantovani una specie di “proposta integrativa”, non una controproposta quindi, che avrebbe il gradimento di Bompieri, Tirelli, Giovanardi e soprattutto dell’avvocato Carlo Pegoraro, sempre più degno dell’intitolazione di una parte dello stadio per l’impressionante lavoro di mediazione che sta svolgendo da almeno tre mesi, con pazienza certosina. Per il primo pomeriggio è in programma l’ennesimo incontro decisivo per il Mantova, che stando ai bene informati porterà alla stesura ufficiale del documento di ripiano dei debiti di Michele Lodi. La sede del summit non è ancora certa ma è scontato che dovranno intervenire tutti i protagonisti : Di Matteo, Bompieri, Tirelli, Giovanardi, Bosi, Pegoraro, Musso e Corradini. A meno di altre presenze (Quaglia? Ruberti?) sarà un vero G8… In caso di intesa fra le parti verrebbe quindi ristretto a non più di un paio di giorni il tempo per ripianare il debito della gestione Lodi e conseguentemente verrebbe allertato lo studio notarile nel quale dovranno essere poste le firme per il passaggio delle quote societarie. Fatto questo, e nella nostra ideale linea del tempo dovremmo essere a giovedì-venerdì, si conoscerà finalmente l’identikit del nuovo allenatore (Riccardo Maspero sarebbe tuttora in vantaggio nei confronti di Dario Marcolin) e, chissà, magari qualcuno dei biancorossi ancora sotto contratto (Festa, Blaze, Siniscalchi, Trainotti, Gonzi, Scalise, Zammarini, Manarin, Sartore e Caridi più Uliano, De Respinis e Olivi, rientrati da Pordenone e Santarcangelo) potrebbe venire a sapere se resterà da queste parti nonostante la palese differenza fra offerta e domanda, già riscontrata nelle scorse settimane. Insomma, sperare che tra una settimana qualche nuvola sia scomparsa dal Martelli, oltre a costare nulla, va considerato alla stregua di un diritto dei tifosi e difeso dai lacci che condizionano la vicenda fin dal lontano 24 febbraio, data della prima dichiarazione del patron del Rezzato sul possibile ingresso nel Mantova. Da quel giorno 15 settimane sono trascorse, e se a Mickey Rourke e Kim Basinger bastavano ed avanzavano ai nostri eroi è andata meno bene. Però chi sa dice che stavolta ci siamo. Scusandoci anticipatamente…

Ore 19.40 – (La Provincia Pavese) Lo staff azzurro aspettava l’allenatore. Il mercato di quest’anno non sarà importante, in termini numerici. Ma sicuramente sono annunciate alcune operazioni – poche – di qualità. Sulle uscite si aspetta un colpo eccellente (per chi lo farà): l’ipotesi è Ferretti (il Perugia è in pole position), un passaggio che potrebbe fruttare parecchio, visto il bel campionato che ha fatto Andrea. Se gli azzurri perderanno il bomber più forte (soprattutto in casa), certamente resterà Cesarini (che piace molto a Marcolini. Come non sembrano dubbi sulla permanenza di Soncin e Marchi. Tutti gli occhi sono puntati su Giovanni La Camera. Il centrocampista, a Pavia nel 2012-13, è svincolato. E il centrocampo è il settore che forse più ha bisogno di rincalzi. «Non è un mistero che Giovanni La Camera sia un giocatore che mi piace – ha ammesso nei giorni scorsi il dig Londrosi -. Gli ho fatto per primo un contratto da professionista 12 anni fa ad Alessandria». Tra i giocatori considerati cedibili c’è Sabato. Mentre bisognerà capire l’orientamento della società (e soprattutto del nuovo allenatore) per quando riguarda Marco Cogliati: è giovane ma svincolato. Stesso discorso, anche se è meno giovane, vale per Carotti. Tra chi è libero di andarsene ci sono anche Paolo Grbac e Alessandro Corvesi. Il Pavia vuole rafforzarsi. Soprattutto vuole giocatori di carattere. E il mister che è stato scelto è uno di quelli che hanno grinta.

Ore 19.30 – (La Provincia Pavese) Chi si aspettava un nome altisonante forse sarà deluso, ma la scelta del nuovo allenatore del Pavia potrà soddisfare il pubblico che, nell’ultima stagione, ha visto un calcio bello e a volte spregiudicato. Michele Marcolini è il nuovo allenatore degli azzurri. Succede a Riccardo Maspero (esonerato, ancora sotto contratto) e alla breve comparsata di Giovanni Vavassori. Giovane, compie 40 anni a ottobre, con le idee chiare, ottima esperienza da calciatore, solo due anni, ma “di peso” in panchina: prima al Lumezzane, poi al Real Vicenza. Ieri ha firmato un contratto annuale (il Pavia non vuole più scottarsi e Marcolini è sicuro dei suoi mezzi) con il presidente Zhu. Prima aveva incontrato a lungo il vice David Wang e il dg Londrosi. «Il Real Vicenza è stato una bellissima sorpresa del campionato di Lega Pro – ha spiegato brevemente Londrosi – a lungo è stato tra le cinque squadre di testa. Marcolini sa tenere il gruppo compatto, prova ne è che è stato richiamato un mese dopo essere stato esonerato perché acclamato dai suoi giocatori». Difesa a tre, laterali che spingono sulle fasce, giocate veloci. Il calcio prediletto da Marcolini non sembra molto diverso da quello di Riccardo Maspero, fatto salvo che si copre di più (ed era un problema del mister lodigiano). Nel Real Vicenza ha fatto un ottimo campionato fino a metà gennaio, senza avere individualità clamorose. La società veneta, tra l’altro, ha ufficializzato che non si iscriverà più al torneo di Lega Pro e non è escluso che Marcolini voglia portarsi qualche giocatore. Ieri con il dg Londrosi c’è stato un primo confronto sul mercato che proseguirà a metà settimana quando il tecnico sarà presentato ufficialmente. I tifosi azzurri lo ricordano all’ultima partita di campionato, quando il suo Real Vicenza ha messo in crisi un Pavia che è riuscito a pareggiare solo grazie a una magia di Cesarini (che sbagliò anche un rigore): «Non siamo venuti qui a fare regali», aveva sentenziato nel dopo partita. E proprio in quell’occasione aveva avuto parole di apprezzamento («Un giocatore d’altra categoria») proprio per il “Mago” Cesarini che, a questo punto, difficilmente lascerà il drappello azzurro che ha solo un compito: puntare alla serie B. Dal Real Vicenza potrebbe arrivare Marco Cristini, centrocampista, fratello di Andrea, difensore azzurro che quest’anno si è dimostrato tra i più validi e costanti. Mentre la dirigenza azzurra non sembra interessata a Salvatore Bruno, capocannoniere con Ferretti con 16 reti, ma giudicato troppo anziano. Bruno ha quasi 36 anni, appena uno meno di Andrea Soncin e l’ipotesi di avere i nonnini del gol in squadra non sembra una prospettiva molto allettante. Marcolini era una delle prime scelte di Londrosi. Sembra che avrebbe preferito Fulvio Pea, lodigiano, un curriculum da brivido (lo volle Mourinho alla Primavera dell’Inter), fu protagonista della prima grande stagione del Sassuolo in B. Ma Pea sarebbe bloccato dal fallimento del Monza calcio. I curatori fallimentari non lo svincolerebbero (non gratis) avendo ancora un biennale da onorare. Peccato per Pea, che rischia di non prendere stipendio e di non trovare una squadra. Anche l’Alessandria – che voleva Pea – sarebbe indirizzata altrove.

Ore 19.10 – Qui Euganeo: termina la festa della Scuola Calcio biancoscudata. Consegnata una targa a Renato Quaggia, per trent’anni segretario storico del settore giovanile.

Ore 18.40 – Qui Euganeo: prendono la parola in mezzo al campo Giuseppe Bergamin, Roberto Bonetto, Massimo Poliero, Giorgio Molon ed i responsabili e gli sponsor del settore giovanile.

Ore 18.20 – Qui Euganeo, queste le dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato Roberto Bonetto: “Come ho già detto io comincio ad essere un po’ stanco a causa dei molteplici impegni, e quindi l’ingresso di persone come Poliero è importante per poter gestire la società e le risorse umane nel migliore dei modi. Coi tre nuovi soci ognuno potrà dare il proprio prezioso contributo, e non parlo a livello economico”.

Ore 18.15 – Qui Euganeo: queste le dichiarazioni rilasciate dal nuovo socio Massimo Poliero: “Il mio approccio col Padova? Siamo agli inizi, devo ancora chiacchierare in maniera approfondita con Giorgio Molon anche se le cose a livello giovanile stanno già procedendo abbastanza bene! In questa società ho trovato quella tipologia di persone con cui ho sempre voluto lavorare come valori… Io sono padovano di origine, ho vissuto fino a 27 anni a Camposampiero e mi sono trasferito a Vicenza per motivi lavorativi ma il mio cuore è sempre stato biancoscudato. I primi contatti? Li ho avuti con Sandro Vecchiato, che poi a sua volta mi ha presentato Bergamin e Bonetto. Come mai ho scelto di occuparmi del settore giovanile? Io credo molto nei giovani, l’età media dei dipendenti della mia azienda è di 34 anni! Io vorrei crescere i ragazzi non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto dal punto di vista formativo, a livello umano. Vorrei portare un progetto nei prossimi tre-quattro mesi, se sarà approvato dal cda bene altrimenti andremo comunque avanti… La prima squadra? Ho ovviamente seguito il Padova quest’anno, a livello societario c’è già una struttura di prim’ordine e speriamo che i Biancoscudati possano tornare presto a calcare palcoscenici più prestigiosi. Giocavo a calcio, sono arrivato fino all’attuale serie D col Mirano”.

Ore 18.10 – Qui Euganeo: in corso la festa della Scuola Calcio, che coinvolge 20 squadre biancoscudate e 250 bambini dai 4 ai 10 anni.

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) L’attesa è viva. Questo pomeriggio alle 18.30 i soci del Pordenone, Lovisa in testa, terranno una conferenza stampa al centro sportivo De Marchi per raccontare quali saranno le prime mosse della società dopo la doppia sconfitta nel playout con il MOnza e il conseguente ritorno in Lega D dopo una sola stagione fra i professionisti. IL GIORNO PIÙ LUNGO – Prima della conferenza stampa, nel primo pomeriggio, i soci (Lovisa, Zuzzi, Maccan e Orenti) si raduneranno nella stanza dei bottoni dello stesso centro. Quindi incontreranno congiuntamente tutti i rappresentanti dello staff amministrativo, direttivo e tecnico. Già lo scorso inverno il pater patriae Giampaolo Zuzzi aveva preannunciato una sorta di spending review non solo nello spogliatoio, ma anche negli uffici. Concetto ripreso poi nei giorni scorsi da Mauro Lovisa. Già lo scorso 31 maggio è stato dato il benservito a tutta la rosa neroverde. Hanno fatto la valigia i giocatori che occupavano gli appartamenti messi a disposizione dalla società o dai soci. Oggi dovrebbe essere il giorno dello staff tecnico, di quello amministrativo e dei direttori. DIREZIONE SPORTIVA – Dovrebbe essere anche il giorno del divorzio da Sergio Pinzin, il cui ruolo di direttore sportivo era già stato ridimensionato a metà stagione con l’arrivo del “consulente di mercato” Giorgio Zamuner. Pinzin sembrava pronto ad accasarsi al Real Vicenza che pare però non iscriversi più al campionato di Lega Pro. Sarebbe stato questo il via libera per promuovere ufficialmente a direttore sportivo Giorgio Zamuner (che avrebbe dovuto rinunciare al suo status di procuratore, in quanto le due cariche sono incompatibili). La promozione di Zamuner sarebbe però legata alla permanenza (non più così scontata) dei ramarri in Lega Pro. Ciò che più interessa però al popolo neroverde è la posizione di Fabio Rossitto, il tecnico più amato nella storia del club naoniano. Nei giorni scorsi, dopo la dichiarazione del presidente: «Noi non abbiamo mai tagliato Fabio», sul web e attraverso volantini si è scatenata la riconoscenza dei supporters verso re Mauro.

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Una brutta botta. La volontà di rientrare in Lega Pro e la disponibilità a «sborsare» il milione e duecentomila euro necessari per ottenere il ripescaggio, potrebbero non bastare. Nei giorni scorsi Mauro Lovisa avrebbe contattato in via informale i vertici del calcio nostrano. Da allora l’umore del presidente neroverde non è dei migliori. SENZA RETE – Per dirla come Lorenzo De Medici, al De Marchi «del doman non c’è certezza». Mostrate le credenziali economiche, Lovisa si sarebbe aspettato se non garanzie, almeno confortanti rassicurazioni. Così non sarebbe stato. Per due ragioni: la prima è che soltanto nella riunione di Lega fissata per il 30 giugno verrà discusso e approvato o disapprovato dai presidenti delle società di Lega Pro l’aumento a 600mila euro del «ticket» a fondo perduto da versare in allegato alle domande di ripescaggio da parte delle aventi diritto. Sembra che la maggior parte dei presidenti sia contraria al provvedimento, non solo per l’ammontare esoso del versamento da fare a fondo perduto, quanto per la politica che si nasconderebbe (nemmeno poi tanto) dietro il diktat: quella di sfoltire il numero delle iscrizioni alla terza serie, le cui società partecipanti tanti grattacapi hanno dato alla governance. L’obiettivo finale sarebbe una terza serie a due soli gironi. Quaranta società al posto delle attuali 60 divise in tre gironi. Meno teste, più controllabili, grazie anche ai contributi da dividere. Stessa torta, meno commensali. PERICOLO COMMISSARIAMENTO – La seconda ragione d’incertezza nasce dal fatto che nella stessa assemblea verrà riproposto per l’approvazione di legge, il bilancio della stagione 13-14. L’assemblea dello scorso dicembre non l’approvò creando scompiglio e mettendo in pericolo la leadership non solo del presidente Macalli (poi pure deferito), ma di tutto il sistema calcio. Se il bilancio non dovesse essere approvato nemmeno il 30 giugno (ultimo giorno utile) si andrebbe al commissariamento con tutte le conseguenze prevedibili. INCERTEZZE – Il 30 giugno è anche l’ultimo giorno utile per le iscrizioni alla Lega Pro delle aventi diritto. Il Pordenone, retrocesso, non è fra queste. Dovrà attendere di sapere quante società si iscriveranno e sperare in posti disponibili. Solo allora presenterà, eventualmente, domanda di ripescaggio. Tutta questa incertezza pesa ovviamente sulle mosse della società e sugli stati d’animo di Lovisa, Zuzzi, Maccan e Orenti. Il ritorno immediato in Lega Pro attraverso il ripescaggio potrebbe non essere poi così scontato. Intanto è difficile operare senza sapere quale campionato la squadra dovrà affrontare. Il blitz romano di Lovisa era stato programmato proprio per ridurre i tempi d’attesa.

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) È il giorno della verità in casa Pordenone. Oggi (alle 18.30, al centro sportivo De Marchi), infatti, il presidente Mauro Lovisa annuncerà ufficialmente i progetti del club neroverde per il prossimo futuro. Due, principalmente, i nodi da sciogliere: perseguire o meno l’incerta e costosa strada del ripescaggio in Lega Pro, e il nuovo staff, con le figure di ds e allenatore destinate a cambiare volto. Ripescaggio Le notizie che provengono dagli ambienti federali non sono delle più rassicuranti. Per essere ripescati nella vecchia serie C potrebbero servire subito 600 mila euro da versare a fondo perduto, che confluiranno in una sorta di “cassa di garanzia” per giocatori in difficoltà, e altri 600 mila a titolo di fideiussione. Un esborso ingente, per certi versi “discriminante”, visto che diverse società che avrebbero i requisiti per essere ripescate, in queste ore stanno alzando bandiera bianca proprio per evitare un sacrificio economico così importante. Il Pordenone non rientra tra queste e proprio stasera il presidente Lovisa, dopo le rassicurazioni dei giorni scorsi, potrebbe ufficialmente dichiarare di mettere a disposizione la somma richiesta. Allenatore Qualcosa di più si saprà anche sul futuro di Fabio Rossitto, il tecnico protagonista di una splendida rimonta in campionato sfociata, però, nella doppia sconfitta col Monza nei play-out che ha decretato l’almeno provvisoria retrocessione del Pordenone in serie D. Il divorzio, stando alle voci circolate in queste ore in casa neroverde, sembra ormai assodato. Ma finché non vi è l’ufficialità nulla può ritenersi scontato: basti pensare al clamoroso dietrofront (prima confermato, poi esonerato) dell’anno scorso col tecnico della promozione, Carmine Parlato. Tra i papabili per il dopo Rossitto, sia in caso di permanenza in Lega Pro che di ripartenza dalla D, si fa il nome dell’ormai ex tecnico del Montebelluna, Daniele Pasa, già protagonista da giocatore con la maglia neroverde. Mentre a livello di staff dirigenziale, si attende di conoscere il nome del sostituto (Giorgio Zamuner) dell’attuale direttore sportivo Sergio Pinzin, che ha lascia il Noncello dopo aver riportato e quasi salvato il Pordenone nei professionisti. Mercato Cominciano a trapelare anche i primi “rumors” di mercato sul fronte giocatori. Uno, clamoroso, vorrebbe il Pordenone in procinto di riprendersi il centrocampista Matteo Nichele (classe ’81), fresco protagonista del ritorno del Padova in Lega Pro.

Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Sono a tal punto delusi da sfiorare la rassegnazione, tanto l’interminabile attesa del “fantasma Korablin” sta trasformando la loro passione di tifosi in un calvario. «Viene da pensare che Korablin sia passato a miglior vita oppure sia prigioniero da qualche parte, perché il suo comportamento non ha spiegazioni logiche – l’amara ironia di Severino Silvestrin (Ultrasessantenni) – Io sono sempre stato ottimista, ora però sempre meno, ma che modo di fare calcio è questo? In questi anni ha speso e vinto due campionati, ma così è una vera agonia perché il silenzio fa più male di una delusione dopo essersi illusi. Purtroppo qui a Venezia siamo sempre all’anno zero». Sconsolato pure Gino Zandiri, altro fedelissimo di lungo corso. «In questi anni ne abbiamo passate troppe e sono stanco di soffrire. Se ci sarà ancora una squadra meglio, però non è più tempo di rodersi il fegato per una realtà in cui tante cose non vanno, da Korablin ai tifosi. Il presidente è adulto, ha fatto promesse precise, eppure da febbraio non si fa vivo e così dà da pensare tutto e il contrario di tutto. Lo dica se non se la sente più, ci metteremo il cuore in pace e sarà meglio che vivere così alla giornata».  «In tanti ci siamo proprio stufati di tifare per una società che non propone niente di bello ma solo incertezza e problemi – aggiunge Luigi Carbon (Venezia Club) – Un’altra stagione come quella appena trascorsa? No grazie, penso che dopo decenni non faremo nemmeno l’abbonamento. È una situazione ormai insopportabile, Korablin a prescindere dalle sue possibilità economiche è il primo a non essere evidentemente interessato». «C’è da dire che ci siamo purtroppo abituati – chiude Luciano Bignone (Jolly Club) – e non c’è certo da esserne orgogliosi. Korablin sembrava il “salvatore della patria” in una città che anche politicamente non ha mai fatto abbastanza la sua parte, nemmeno come “ponte” con imprenditori della zona che magari in squadra avrebbero potuto dare una mano alla causa».

Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un anno fa in queste ore era lui a dover fare i conti con la non-progettualità di Korablin per il Venezia. Oggi Andrea Gazzoli oltre che più sereno è giustamente orgoglioso del suo Vicenza che, da ripescato in serie B, si è spinto fino ai playoff per salire in A. «Purtroppo abbiamo avuto qualche assenza di troppo nelle partite clou, tuttavia è stato bello arrivare così in alto – spiega soddisfatto il dg viareggino – L’inizio era stato turbolento, i tifosi non erano così favorevoli al ripescaggio dalla Lega Pro, quindi il piacere è doppio per averli riavvicinati portando al Menti quasi 13 mila persone». Scontato chiedere a Gazzoli (mentre il suo ex braccio destro in laguna, Gianmario Specchia, è il nuovo responsabile scouting del Chievo) un parallelismo tra le due città venete. «Vicenza si scalda molto per il calcio, Venezia no anche se qualche miglioramento c’era stato dopo la vittoria in finale playoff col Monza. Lì sarebbe stato importante poter giocare al Penzo, invece l’esilio forzato a Portogruaro ha complicato e raffreddato le cose. Un altro aspetto in cui Vicenza batte nettamente Venezia è nella sensibilità e nel tangibile appoggio delle istituzioni locali». Dopo il rompete le righe del team berico il dirigente toscano sta già iniziando a lavorare in vista della prossima annata. «Questo è il momento di gettare le basi per consolidarsi e provare a salire un altro gradino, questo vale in tutte le realtà. A Venezia questa “normalità” è complicata dalla lontananza del presidente, perché se c’è un problema o una scelta da prendere con chi ne discuti? Anche quando c’ero io Korablin aveva poi risolto tutto in tre giorni, ma per un dirigente è fondamentale avere un referente forte. Per questo ho scelto di non rimanere, e in quel momento non avevo nessuna alternativa al Venezia». A Vicenza un ruolo importante l’ha avuto anche il portiere Mauro Vigorito, cui il Venezia aveva rinunciato in partenza. «Ognuno fa le sue scelte cercando il meglio, Vigorito è sempre stato un buon portiere e l’ha dimostrato. Siamo contenti anche del rendimento di D’Appolonia a Savoia, in una stagione difficile in cui ha preso solo uno stipendio e mezzo ha giocato sempre facendosi valere».

Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tre settimane all’iscrizione e nulla si muove. È sempre più pesante il clima per un Venezia vittima dell’indifferenza del suo presidente. Il campionato del team arancioneroverde è finito un mese fa e Yury Korablin non ha solo prolungato il suo silenzio iniziato, a dispetto delle rassicurazioni pubbliche, nel febbraio scorso. Il termine per l’iscrizione (30 giugno) si avvicina e l’agenda di Korablin – reduce ufficialmente da problemi di salute – è a dir poco piena di urgenze. Innanzitutto il patron moscovita deve versare nelle casse societarie (oggi vuote) almeno un milione di euro per pagare ai giocatori stipendi e contributi di marzo-aprile, più i contributi mai pagati sugli stipendi da settembre a dicembre, già costati il -3 in classifica, ma causa di un nuovo deferimento che potrebbe costare una penalizzazione al via del prossimo campionato. Da onorare, sempre entro fine mese, c’è pure l’Iva, per non rischiare una multa di almeno 10mila euro. Ma soprattutto Korablin, essendo inibito fino al 19 agosto, deve delegare alla sua unica consigliera nel cda, Zhanna Chesnokova, la rappresentanza legale e il potere di firma nei confronti della Lega Pro. In sostanza dovrà essere firmata Chesnokova la domanda di ammissione al campionato 2015/16, corredata dalla fideiussione di 400mila euro. Riguardo a tutte queste scadenze i primi a non aver avuto alcuna rassicurazione sono i dirigenti Dante Scibilia e Ivone De Franceschi, relegati al ruolo di «parafulmini» dopo continui tentativi di contatto caduti nel vuoto e domande rimaste senza risposta. Un’assenza su tutta la linea che nei giorni scorsi aveva spinto gli ultras della Curva Sud ad appendere sulle vetrate della sede di via Torino gli striscioni “Korablin sveglia!” e “Il VeneziaMestre merita rispetto, vergogna!”. Dopo il deferimento, Scibilia ha rimandato a oggi ogni considerazione e aggiornamento sulla situazione, sperando evidentemente in segnali (e soldi) da Korablin. In assenza dei quali il dg potrebbe accelerare i contatti con alcuni imprenditori (una cordata vicentina, ma non solo) che avrebbero già manifestato interesse per il club arancioneroverde.

Ore 16.20 – (La Nuova Venezia) Il destino dell’FBC Unione Venezia in tre settimane, ma questa volta non si tratta solo di chiedersi quando Korablin ufficializzerà il budget per la prossima stagione. Adesso si tratta di sopravvivenza e di iscriversi o meno alla Lega Pro. E tutto per colpa dei prolungati silenzi del patròn arancioneroverde: niente di nuovo rispetto alle passate annate quando organigramma, squadra e budget vennero definiti con ampio ritardo rispetto alle altre società. C’è, questa volta, un pregresso da saldare, buchi da appianare, un collegio dei sindaci che sta per pronunciarsi, ma dalla Russia nessuna risposta, nessun accenno nemmeno a voler mollare, dando spazio, a quel punto, a trattative con (eventuali) interlocutori interessati al club. Serve un milione e mezzo per portare il Venezia all’iscrizione, poi si dovrà pensare alla prossima stagione, a cominciare dalla fideiussione di 400 mila euro. Il direttore generale Dante Scibilia vive ore di febbrile attesa, telefonate e mail costituiscono ormai un fardello quasi insostenibile a fronte di silenzi e mezze frasi. Il direttore sportivo Ivone De Franceschi continua nei contatti per allestire la nuova rosa, ma non può impegnarsi con nessuno, anche perché in quanti accetterebbero di mettersi a disposizione del Venezia in questa situazione? Si viaggia nell’ordinaria amministrazione, come ipotizzare una sede per il ritiro (un anno fa venne effettuato a Villa Condulmer) con due-tre opzioni in cantiere, ma nessun deposito cauzionale possibile, come confermare o meno le tre maglie dell’ultimo campionato con la Nike. O come fare aspettare Michele Serena e il suo staff tecnico, visto che i rumors di un interessamento della Feralpisalò per l’allenatore mestrino sembrano scemati con Fulvio Pea in pole position in riva al Garda. Questa deve essere la settimana del dentro o fuori: Korablin deve dire se intende veramente andare avanti e come vuole farlo, oppure se passa la palla ad altri, eventualità però che il diretto interessato ha sempre escluso. Perché solo Korablin può decidere se il Venezia è in vendita, in quel caso Scibilia e De Franceschi potrebbero dare un’accelerata e se qualcuno è effettivamente interessato al Venezia, deve uscire allo scoperto con un’offerta precisa. Se no, rimaniamo nell’alveo delle ipotesi.

Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) Dopo l´annuncio di Lino Diquigiovanni, presidente del Real Vicenza, della possibilità che la società chiuda baracca e burattini, prende parola Michele Marcolini, allenatore che, col Real, ha avuto una storia d´amore tormentata, ma sempre molto intensa. L´esonero e poi il ritorno… Una stagione di alti e bassi, conclusa con un ottimo piazzamento da matricole in Lega Pro. Sembra si vada verso la chiusura, cosa ne pensa?Il sentimento che prevale è la tristezza. Perché comunque spiace che si corra il rischio, per il mondo del calcio, di perdere un uomo innamorato di questo sport, che ha lavorato tanto bene. Per di più in un momento così del nostro calcio, quando persone come Diquigiovanni ce ne vorrebbero tante.Un peccato…Si, è un po´ un controsenso, ma rischia di essere molto… vero. D´altronde è anche comprensibile: dopo aver costruito un gioiellino, credo sia giusto che una realtà così abbia il ritorno, anche di pubblico, che si merita. Cosa che purtroppo a Vicenza non è possibile.Facciamo un passetto indietro. Il no del sindaco Manildo… un´occasione sprecata per Treviso?Mah, si. Direi che è un peccato. La città di Treviso avrebbe avuto l´opportunità di accogliere un imprenditore serio, una persona innamorata del calcio e con una grandissima volontà di far bene. Per far tornare il calcio a Treviso non ci sarebbe stato nulla di meglio. Purtroppo non è andata così, sulle cose tecnico-politiche non posso dir niente. L´unica cosa che mi sento di dire è ad averne di imprenditori come il presidente…Ora la scadenza imprescindibile per Diquigiovanni è il 30 giugno e fino a quel momento lei è legato alla società biancorossa. Si sta già guardando intorno o aspetta la sentenza?Con il presidente, finita la stagione, avevo già parlato. Avevamo preso del tempo per vedere gli sviluppi. Oggi, come è giusto che sia, Diquigiovanni sta pensando come risolvere la situazione e io mi sto guardando un po´ intorno. Se ci saranno novità ne parleremo, le valuterò. Io credevo molto nell´opzione Treviso, adesso bisogna vedere.Sia per lei che per i giocatori potrebbero arrivare proposte prima del 30, cosa farebbe lei?Per chi ha il contratto in scadenza, come me, fino al 30 giugno dipendiamo dal Real Vicenza, quindi non cambia nulla. Diverso è il discorso per chi ha un contratto pluriennale, però credo che ci voglia un po´ di intelligenza da parte di tutti. Se la situazione ristagnasse in un nulla di fatto, credo che chi ne avrà bisogno si confronterà con il presidente. Chiudere per mancanza di pubblico. Sembra surreale per il calcio oggi!Sì, più che altro a me spiace per la possibile mancanza di un presidente che potrebbe smettere di fare calcio, in un mondo dove, come lui, è sempre più difficile trovarne. Dispiace, perché è un peccato, ma umanamente è comprensibile: avere la bella cornice di pubblico è il calcio, è il calcio vero, giocare in un deserto non è certo piacevole per nessuno. Per il presidente, e anche per i ragazzi.

Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) L´assemblea di Lega della serie B ha anche già approvato nella sua ultima riunione le date di inizio e fine del campionato 2015-16.La prima partita, in anticipo, si giocherà venerdì 21 agosto, la prima giornata sabato 22 e il primo posticipo lunedì 24. L´ultimo turno del prossimo torneo cadetto si disputerà venerdì 20 maggio 2016.Non ci saranno variazioni anche nella formula adottata in questa stagione per quanto riguarda promozioni e retrocessioni e quindi alla fine delle 42 giornate ci saranno ancora i playoff per un posto in A e i playout per la salvezza.

Ore 15.30 – (Giornale di Vicenza) Non è la pioggia di milioni che sarebbero entrati nelle casse di via Schio in caso di promozione in serie A, ma da questo punto di vista un premio di consolazione per il Vicenza e per le altre società che parteciperanno al prossimo campionato di serie B c´è comunque.L´ultima assemblea di Lega della categoria cadetta, svoltasi il 20 maggio, ha infatti preso atto con soddisfazione della comunicazione di Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia, che ha acquisito in esclusiva i diritti di trasmissione delle partite di B nel triennio 2015-18.L´accordo ratificato con l´emittente satellitare di Rupert Murdoch prevede infatti che nelle casse della Lega di B entrino 64 milioni e 500 mila euro nei prossimi tre anni con questa progressione: 21 milioni di euro il primo anno, 21 e 500 mila il secondo e 22 milioni il terzo, cioè la stagione 2017-18.Si tratta di un sensibile incremento rispetto al passato, visto che gli accordi con Sky (per la trasmissione sul satellite) e Mediaset (digitale terrestre) valevano più o meno l´incasso di 6-7 milioni di euro all´anno per la Lega di B.Dunque la nuova intesa in esclusiva con Sky triplica quel valore annuo e di conseguenza le società di serieB potranno mettere a bilancio fin dalla prossima stagione un introito sensibilmente superiore da diritti Tv rispetto agli ultimi anni.Una buona notizia per club che hanno sempre difficoltà a far quadrare i conti, tanto più che i ricavi da diritti televisivi rappresentano una voce molto importante rispetto a quelli da botteghino, abbonamenti e commerciale.Il pacchetto-serie B di Sky sarà abbinato al pacchetto-serie A e potrebbe godere di un canale dedicato, anche se a questo proposito l´emittente satellitare deve decidere.

Ore 15.20 – (Giornale di Vicenza) La spettacolare parata da gatto sul pallonetto di Melchiorri indirizzato all´incrocio dei pali, che aveva tenuto in vita fino all´ultimo le speranze del Vicenza contro il Pescara, potrebbe essere stata l´ultima in biancorosso per Nicolas Bremec. O forse no. A pochi giorni da quell´emozionante e amarissima partita, il portiere uruguaiano ci parla a cuore aperto, tra i ricordi di una stagione irripetibile e l´attesa di una chiamata dalla dirigenza di via Schio.Bremec, è difficile superare l´amarezza, quando un bel sogno si spegne proprio sul più bello«Eh sì, ci vorrà parecchio tempo per farsela passare. Speravamo tanto nella finale, abbiamo dato il massimo, ma non è bastato. Però il ricordo di questa partita, in uno stadio così pieno e così caloroso, tutto per noi, ci resterà nel cuore per sempre».Che effetto le ha fatto giocare una partita così a 37 anni?«Era la partita che tutti avrebbero voluto giocare, e per me è stato quasi un regalo inaspettato, visto che il titolare designato era Vigorito. Con lui squalificato, è toccato a me, e ho cercato di fare del mio meglio, sapendo che in una partita così tirata ogni intervento poteva risultare decisivo. Un paio di parate difficili nel finale ci hanno permesso di sperare e provarci fino in fondo, peccato che non siano bastate per vincere».Cos´ha pensato quando dopo pochi minuti Sampirisi ha infilato la sua porta con quell´incredibile autogol?«Prima di tutto l´ho subito rincuorato, perché sono cose che possono capitare a tutti, chi gioca a calcio lo sa. E poi tutti noi abbiamo ricominciato a giocare a testa bassa, convinti di avere il tempo e le qualità per ribaltare la situazione. La determinazione non è mai mancata, infatti abbiamo rimontato per due volte, e magari con un pizzico di fortuna in più adesso avremmo potuto esserci noi in finale ».È stata comunque una stagione straordinaria: quale sarà il ricordo più bello?«Sicuramente tutte le emozioni di questa partita con il Pescara, a cominciare dall´arrivo allo stadio, quando tantissimi tifosi hanno aspettato il nostro pullman per darci la carica. E poi ci metto altri due incontri: la vittoria in casa con lo Spezia, arrivata all´ultimo minuto dopo un confronto equilibratissimo in cui ho dovuto anche fare alcuni interventi importanti, e quella di Bologna, perché anche se non giocavo ho goduto da matti a vedere i miei compagni dominare sul campo della squadra più forte del campionato».Come ha vissuto la scelta di Marino, quando ha deciso di promuovere Vigorito titolare tra i pali?«Tutti vorrebbero giocare sempre, mi pare ovvio. Però ho l´esperienza e l´età per capire le situazioni: Mauro ha sempre dato grande sicurezza, la squadra stava andando alla grande, perché andare a rovinare tutto con egoismi? Ho messo da parte l´orgoglio e mi sono messo al servizio della squadra. Come me hanno fatto altri, ad esempio Camisa, il capitano, perché ci siamo resi conto che dovevamo dare noi l´esempio ai più giovani: il gruppo viene prima di tutto, ci crediamo veramente e l´abbiamo dimostrato, contribuendo anche così a rendere possibile questa annata fantastica. E mi fa molto piacere che questo sia stato riconosciuto da tutti: anche il preparatore Senatore mi ha ringraziato per questo e per me significa molto».Se l´anno prossimo le venisse proposto di rimanere come vice-Vigorito, accetterebbe?«Perché no? Io sono in scadenza di contratto, la società ancora non mi ha fatto sapere nulla, ma se vorrà farmi questo tipo di proposta la prenderei volentieri in considerazione, visto il bellissimo rapporto che c´è tra me e Mauro e quello che credo di poter ancora dare al gruppo e alla squadra. Mi rendo anche conto che, data la mia età, la società potrebbe però decidere di puntare su altri. Da parte mia non ci sarà comunque alcun rancore: al Vicenza e a Vicenza devo solo dire grazie, perché qui mi sono sempre sentito importante e benvoluto».

Ore 15.00 – (Gazzettino) Dopo i rinvii “forzati” (causa febbre) della scorsa settimana, da oggi in avanti ogni giorno potrebbe essere quello giusto per l’incontro tra il presidente Andrea Gabrielli e l’attuale direttore generale Stefano Marchetti. L’obiettivo – risaputo da tempo – è quello di continuare il rapporto, e le indicazioni avute conducono tutte in questa direzione. A Marchetti verrà dato l’incarico di costruire il nuovo Cittadella, che possa puntare all’immediato ritorno in serie B. La prima scelta riguarderà ovviamente la scelta dell’allenatore, quindi si passerà ai giocatori. L’organico attuale non verrà smembrato: ci saranno ovviamente le partenze dei giocatori che hanno mercato tra i cadetti, ma l’ossatura portante della squadra appena retrocessa rimarrà la stessa. Finora diversi “big” hanno espresso la propria volontà di restare a Cittadella – Sgrigna, Coralli, Paolucci fra questi – e ce ne saranno altri, ma tutto dipenderà e sarà legato dal nome del direttore generale prima, e del nuovo allenatore poi. Tra le possibili, probabili conferme c’è anche quella di Mattia Minesso, protagonista di una buona annata dopo il rientro dal prestito all’Alto Adige: «Contrattualmente sono legato al Cittadella per altre due stagioni, resto più che volentieri». La scelta non è solo di Minesso: «Non si conosce ancora il direttore, poi ci sarà un nuovo tecnico: è prematuro fare certi discorsi, ci sono tante incognite ancora da svelare. Poi immagino che la società prima di tutto si debba occupare delle comproprietà, che vanno risolte definitivamente, poi si penserà ai giocatori, quelli in rosa e quelli che serviranno per il nuovo Cittadella». Minesso ha un motivo in più per vestire ancora granata: «Sono nato a Cittadella, vivo a pochi chilometri dallo stadio. Per me la retrocessione ha un peso ancora maggiore, non sono tutt’ora riuscito a dimenticare la delusione. Vorrei quindi essere uno di quelli che lotterà per riportare la squadra in serie B». Dovesse dare un voto alla stagione? «Non sarebbe positivo, perché quando non centri gli obiettivi prefissati non puoi ritenerti contento. Abbiamo vissuto un’annata davvero storta, eppure il Cittadella poteva stare benissimo in questa categoria. Per i valori espressi dal campionato, la squadra meritava di salvarsi, ma abbiamo pagato un girone di andata disastroso, e non sempre i miracoli, le grandi rimonte, riescono». Cos’è mancato? «La continuità nelle prestazioni e nei risultati. Le colpe sono di tutti. Per quanto mi riguarda anch’io potevo fare meglio e magari siglare qualche gol in più». Minesso ha staccato la spina? «Ho fatto un paio di capatine al mare, ma l’amarezza per la retrocessione la porto ancora dentro».

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) Mettiamola così: manca la data della cerimonia, ma l’idea di rinnovare il vincolo matrimoniale c’è. Da una parte il presidente Andrea Gabrielli ha chiarito subito dopo la retrocessione maturata sul campo l’intenzione di proseguire il proprio rapporto con il direttore generale Stefano Marchetti, dall’altra il d.g. spiega di voler capire con il numero uno della società granata quali saranno «i piani per la prossima stagione prima di prendere qualsiasi decisione». Aggiungendo, però, di non avere «alcun problema a restare» e che «quello che voglio chiarire è che la mia scelta non dipende dall’esito di altre situazioni, come ho letto da qualche parte, perché il Cittadella resta la mia priorità e, se avessi voluto andar via, me ne sarei già andato». In altre parole, Marchetti, che pure negli scorsi giorni era stato vicino al Cagliari, alla fine accordatosi con Capozucca, per ripartire vuole essere certo che Gabrielli gli garantisca la possibilità di costruire una squadra in grado di fare bene. La promozione non può essere un obiettivo tassativo per una realtà che comunque, anche in Lega Pro, non farà follie sul mercato, ma è chiaro che il “nuovo” Citta dovrà essere in grado di lottare per raggiungerla, ponendosi fra le quattro o cinque squadre attrezzate per puntare in alto. Altrimenti, Marchetti si farà da parte, eventualmente accettando pure di rimanere fermo per una stagione. Siccome lo stesso Gabrielli ha in più occasioni chiarito che gli obiettivi sono simili, è lecito immaginare che l’accordo salterà fuori. Insomma: manca solo che le parti si confrontino per definire le strategie. L’incontro nella sede di via Ca’ dai Pase, inizialmente previsto per l’inizio della scorsa settimana, è slittato per l’improvviso attacco influenzale che ha colpito Marchetti nei giorni scorsi e poi per gli impegni di lavoro dello stesso Gabrielli. Difficilmente ci sarà oggi e pure domani è difficile possa concretizzarsi, perché il d.g. sarà in Liguria per la fase finale del campionato Primavera, che si svolgerà tra Chiavari, Genova e Savona e che, viste le pretendenti (Bari, Fiorentina, Inter, Lazio, Milan, Roma, Spezia e Torino), metterà in mostra prospetti interessanti da visionare anche in chiave futura. Non è escluso, in ogni caso, che una chiacchierata telefonica ben articolata possa sbloccare la sua posizione. Intanto, ovviamente, gli spifferi di mercato iniziano a farsi sentire. Una delle voci circolate negli scorsi giorni riguardava un interessamento del Padova per Sgrigna (giocatore che, non più tardi di una decina di giorni fa, proprio al Mattino aveva dichiarato di essere pronto a rimanere anche dopo la retrocessione, onorando il contratto che lo lega al club granata). «È normale che un giocatore come lui interessi a molte squadre», la precisazione di Marchetti, «ma quel che posso dire è che, se io rimarrò, Sgrigna non si muoverà da qui. Un Cittadella che voglia puntare in alto deve partire da elementi del suo valore». Per quanto riguarda gli altri giocatori accostati di recente da radiomercato ai granata, si tratta di nomi fatti circolare con mestiere dai procuratori nel gioco al rialzo delle quotazioni: né Togni, centrocampista dell’Avellino reduce da una stagione alla Spal, né Bright, terzino destro della Primavera dell’Inter, sono stati presi in esame dal Citta. Ed era difficile che fosse vero il contrario: non essendoci ancora un direttore, chi avrebbe dovuto trattarli?

Ore 14.20 – (Gazzettino) ESTE. Sono ore decisive per il toto-allenatore, dopo la separazione con Gianluca Zattarin. Tanti i nomi che circolano, ma in pole position sembra esserci Vinicio Bisioli, che nella passata stagione era stato costretto a lasciare il Thermal per motivi di salute. Bisioli ha già avuto un faccia a faccia con il presidente Renzo Lucchiari. «Ci siamo incontrati – conferma il patron giallorosso – e mi ha fatto una buona impressione. Ci sono da chiarire alcuni aspetti, compreso il fatto che abita a San Michele al Tagliamento, ma è un tecnico che si avvicina al profilo che cerchiamo». Tra gli altri indiziati figurano gli ex biancoscudati Ottoni, Gabrieli, Perrone, ai quali si potrebbero aggiungere anche Pellizzaro e Pagan della Clodiense. Sempre in tema allenatore, Lucchiari aggiunge: «Speriamo di poter trovare quello giusto già lunedì (oggi, ndr) e che possa durare a lungo come Zattarin, che si è rivelato una scelta indovinata». Sul fronte giocatori, sempre in piedi in uscita le trattative per i gioielli Turea (Padova, Spal, Carpi e Bologna), Rubbo (Rimini e Venezia) e Bagatini Marotti (Trapani in pole, ma c’è anche il Bassano). Sul versante societario, venerdì Lucchiari attende risposte dagli sponsor. «Speriamo che la riunione in programma sia positiva in modo da poter affrontare il campionato con tranquillità e valutare a livello di mercato giocatori di un certo tipo».

Ore 14.10 – (Gazzettino) Situazioni di mercato in continua evoluzione per le tre formazioni padovane che parteciperanno alla serie D. ABANO. Dopo aver già annunciato il portiere Alex Ruzzarin classe 1997 del Pozzonovo, ecco un altro giovane: si tratta di Alessandro Tescaro, classe 1997, esterno destro del Camisano che arriverà ai neroverdi a titolo definitivo. «È un ragazzo che ho seguito tutto l’anno – afferma il direttore sportivo Andrea Maniero – Oltre a essere un bravo ragazzo, ha grande corsa ed è dotato tecnicamente». Non mancano le prime conferme: Bortolotto e Ballarin giocheranno con gli aponensi anche nella prossima stagione, e domani il diesse incontrerà Barichello, Franceschini e Baccarin. Quanto a capitan Antonioli, la sua carriera da giocatore è giunta quasi certamente al capolinea. «Mi ha comunicato che ha intenzione di smettere – spiega Maniero – e vuole iniziare ad allenare». CAMPODARSEGO. La conferma di Aliù e le partenze di Gazzola, Decao, Chimento e Berto sono le operazioni “fresche” di ufficializzazione da parte della società. Stando alle indiscrezioni sarebbero già fatti anche gli ingaggi di Cacurio e di Merlano, entrambi ex Thermal, anche se al riguardo il direttore generale Attilio Gementi non conferma. Ma i rumors riguardano anche altre operazioni: Gementi vorrebbe due attaccanti che quest’anno erano in forza al Padova. Uno è Pittarello, che non sarebbe però molto allettato dall’offerta, e l’altro è Rulo Ferretti, sul quale il dirigente biancorosso è criptico. «Non l’abbiamo contattato, ci è stato fatto il suo nome». Il Campodarsego avrebbe messo gli occhi anche sul centrocampista biancoscudato Segato qualora non fosse confermato all’ombra del Santo. Riguardo al pacchetto arretrato, tra i nomi caldi c’è quello di Colman Castro, ex Este, quest’anno all’Adriese. «È un giocatore importante e di sicuro ci piace molto – ammette Gementi – ma ci sono diversi aspetti da valutare, non ultimo quello economico». Se non dovesse andare in porto Colman Castro la società potrebbe ripiegare su Faloppa del Tamai, che Gementi ha già avuto al San Paolo e Andreucci ha già allenato al Real Vicenza.

Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Si va verso il maxi-girone. La griglia delle squadre che parteciperanno al prossimo campionato di Serie D non è ancora definita ma, senza fare troppi voli pindarici, si può già ipotizzare la composizione del girone C (veneto-friulano), nel quale dovrebbero essere inserite le tre compagini padovane, Este, Abano e Campodarsego. Un raggruppamento corposo, che potrebbe essere riconfermato dalla stessa Lnd con 20 squadre, anziché 18, tra derby e storiche rivalità. La retrocessione dalla Lega Pro del Pordenone (che spera nel ripescaggio) potrebbe riproporre il testa a testa di due stagioni fa con l’Altovicentino, che farà coppia con un’altra formazione berica, l’ArzignanoChiampo. Belluno, Legnago (ma tra le veronesi dovrebbero rientrare pure Villafranca e Virtus Vecomp, in “uscita” dal girone B), Sacilese, Clodiense, Montebelluna, Giorgione e Tamai andranno a comporre il gruppo storico della categoria, in compagnia delle due mine vaganti Fontanafredda e Union Ripa. Oltre al Campodarsego, dall’Eccellenza è salito il Calvi Noale, che potrebbe essere a sua volta seguito dalla Liventina Gorghense, che si sta giocando la promozione nella finale dei playoff con la Varesina. L’Union Pro potrebbe lasciare Mogliano e approdare a Mestre, ma farebbe l’Eccellenza. Non mancherà la più nobile di tutte, la Triestina, al terzo campionato consecutivo nella massima categoria dilettantistica. Dovrebbe esserci spazio pure per una trentina, il Levico, dopo le retrocessioni di Dro, Mezzocorona e Mori Santo Stefano. Potrebbe slittare nel girone tosco-emiliano, invece, il Delta Porto Tolle (sta facendo i playoff) , qualora non si liberasse il posto del Real Vicenza in Lega Pro.

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Tutti in vacanza. Tranne gli entourage di Abano, Campodarsego ed Este, che non avranno tregua fino a luglio inoltrato. Iniziano, infatti, settimane fondamentali per la conclusione di trattative che, al momento, restano segretissime per evitare le tipiche aste al rialzo. Este. In giornata dovrebbe essere ufficializzato il nome del nuovo allenatore: la dirigenza non si sbilancia, ma dovrebbe essere fatta per Vinicio Bisioli, 54 anni, dimessosi a dicembre dalla guida della Thermal Abano per motivi di salute. L’incontro tra Bisioli, il patron dell’Este Lucchiari e il vice Marchetti ha avuto esito positivo: la stretta finale, salvo colpi di scena, è attesa a breve. L’ex preparatore dei portieri di Brescia, Torino e Udinese accetterebbe di buon grado pure la possibilità di occuparsi del mercato in prima persona, in una gestione “all’inglese” che ad Este sta dando buoni risultati da anni. Il nuovo tecnico dovrà comunque fare i conti con una lista fitta di giocatori corteggiati dalla Lega Pro: da Rondon a Rubbo, passando per Tulhao e Turea. Abano. Il direttore sportivo Andrea Maniero ha strappato il sì a due rappresentanti della vecchia guardia, Ballarin e Bortolotto. In settimana dovrebbe arrivare la riconferma del portiere Rossi Chauvenet, che si giocherebbe così il posto da titolare con il giovane Ruzzarin, preso dal Pozzonovo. Un altro baby è stato ufficializzato in questi giorni: si tratta di Alessandro Tescaro, terzino classe 1997, prelevato dal Cerealdocks Camisano. In uscita, oltre a Da Ros (che potrebbe finire proprio a Este con l’approdo di Bisioli), ci sono Zanardo e Ianneo. Un’altra cessione eccellente è quella del portiere Maicol Murano, acquistato dal Carpi neopromosso in A. Campodarsego. Al lavoro per costruire l’ossatura del “nuovo” Campodarsego Attilio Gementi, che ha già annunciato riconferme importanti: oltre a capitan Bedin, resteranno in biancorosso il bomber Aliù e lo stopper Poletti. Il diesse è alla ricerca di due portieri giovani per rimpiazzare gli svincolati Berto e Zilio, oltre a nomi nuovi per centrocampo e difesa, visto che Lovato, De Cao e Chimento hanno già la valigia in mano. In attesa dei primi colpi, la dirigenza ha ufficializzato la data d’inizio della nuova stagione: si tornerà a sudare il 21 luglio al centro sportivo di Reschigliano di Campodarsego.

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Agli irriducibili che hanno seguito la squadra a Como si aggiunge la delusione dei tantissimi sostenitori che hanno incitato i virtussini attraverso il maxischermo collocato a San Vito. Tra questi anche l´assessore allo sport, Oscar Mazzocchin. «Non è finito ancora nulla – taglia corto -, c´è il match di ritorno e anche se a Como non si è apprezzato il solito Bassano, questo gruppo ci ha regalato tante sorprese e può prepararne un´altra. Invito sin d´ora la città – prosegue – a stringersi a fianco della squadra domenica alle 16 al Mercante. È difficile ma tutti assieme possiamo riuscirci. E in ogni caso vi anticipo già che domenica sera, comunque vada, ringrazieremo i ragazzi e faremo festa a prescindere, sia chiaro, l´annata resta straordinaria. Prima però vogliamo giocarcela in campo, quello di ieri non era il vero Bassano». Insomma, anche da parte delle istituzioni non c´è scoramento, semmai entusiasmo per quel che si è già fatto e per ciò che si può ancora fare domenica al Mercante.

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) «Non ci sono scusanti, sono cose che capitano poche volte nella vita, soprattutto ad un gruppo giovane come il nostro». Commenta così Simone Iocolano, capitano dei giallorossi, il 2-0 incassato. «Da capitano sono il primo a farmi un´esame di coscienza, e domenica dobbiamo cercare di sfruttare quest´occasione che abbiamo – continua – . Siamo 2-0, non sono cinque gol da recuperare. Di imprese quest´anno ne abbiamo fatte tante, un´altra non credo ci costi così tanto». Rovente il pubblico a Como, ma rovente anche la temperatura. E gli episodi contano ancora di più… «In queste partite – spiega Iocolano – sono proprio gli episodi a fare la differenza. Purtroppo è andata male per noi e bene per loro. Speriamo possa andare meglio la prossima domenica, creando più occasioni possibili». La delusione è tanta, Iocolano e compagni devono incassare un brutto colpo. Ma avanti tutta, a testa alta, questo Bassano ora deve rialzarsi in fretta e indossare l´armatura per l´ultima battaglia. Quella decisiva. Anche perché i giallorossi il campionato l´avrebbero anche già vinto. «Si sono viste due grandi squadre in campo, che meritano entrambe palcoscenici diversi – commenta -. L´abbiamo dimostrato in campo ieri, ma l´abbiamo dimostrato anche durante tutta l´annata di meritare qualcosa in più della Lega Pro. Adesso conta solo avere più fame, più voglia di vincere, contano le motivazioni». Qualche merito però, a questo Como che ha lottato fino all´ultima giornata per entrare nei playoff e oggi ne è protagonista indiscusso, bisogna anche riconoscerlo: «Sapevamo di dover incontrare una squadra fisicamente in forma, ma in forma soprattutto mentalmente – commenta Nicola Bizzotto, centrale difensivo bassanese -. Ci eravamo preparati al meglio. Loro hanno dimostrato di essere davvero in palla. Dobbiamo smaltire subito questa delusione e, da domani, rimetterci in carreggiata. Domenica c´è il ritorno e tutto è possibile. Due gol sono tanti, ma oggi li hanno fatti loro, domenica potremmo farli noi». Situazione compromessa? Come è possibile ribaltarla? «Dando tutto quanto – risponde Bizzotto – come abbiamo fatto per tutta la stagione e anche nelle ultime settimane durante i playoff. E limando quelle situazioni che ci hanno portato a concedere le occasioni chiare ai nostri avversari. Dobbiamo fare un mea culpa e preparare la partita di ritorno anche sulla base di quello che abbiamo visto. Le Noci e Ganz sono i loro punti di forza e domenica dovremo dare loro meno possibilità di ripartire». Un giorno di riposo quindi per i giallorossi e poi subito al lavoro. Domenica c´è il ritorno di una finale playoff valido per andare in serie B. Si parte da meno due, ma il pallone è rotondo e tutto può succedere.

Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) Il Como visto ieri appare molto più che a metà del guado, ma il suo skipper Carlo Sabatini non ne vuol ancora sapere e frena. «Non abbiamo fatto ancora niente, non siamo da nessuna parte – ripete in continuazione a tutti quanti -, il Bassano rimane un avversario di valore assoluto con giocatori di qualità non solo offensiva. Servirà come minimo una prestazione altrettanto vigorosa anche là da loro. Le sconfitte in campionato ci sono servite – sottolinea -, abbiamo studiato nei dettagli i loro punti di forza per sorprenderli e arginarli. Il merito del successo va diviso tra il nostro atteggiamento concentrato e positivo, l´appoggio di un pubblico fantastico che è valso da solo un buon 20 per cento almeno nella vittoria e il vantaggio rapido ottenuto che ci ha galvanizzato. Ma è solo il primo tempo». Werner Seeber suona la carica in vista di garadue. «Abbiamo avuto difficoltà insolite nella circolazione e nel portare avanti palla – analizza il dg giallorosso – ma ora pensiamo al ritorno, ci vorrà uno stadio pieno a spingerci. É ancora tutto possibile. Noi ci crediamo». Domenica il Bassano deve vincere con due gol di scarto entro i 90 minuti (e con qualunque punteggio) per guadagnarsi i supplementari. In caso di ulteriore parità, si andrà ai rigori. Se invece vincesse con tre gol di margine entro il novantesimo salirebbe in B. Il Como può perdere con un gol di scarto per essere promosso.

Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) «Abbiamo preso gol su una dormita colossale della difesa. Poi il palo, questione di centimetri. Credo che con questo caldo la partita sarà condizionata dagli episodi». Questo il commento di Stefano Rosso durante la pausa tra primo e secondo tempo. Non è soddisfatto del suo Bassano: «non stiamo facendo benissimo. Il centrocampo oggi non gira bene come altre volte. C´è anche il cambio di modulo che non ci favorisce». Ma sull´1-0 per i comaschi la situazione non sembrava allarmante: «è ancora tutto aperto, vediamo come va. Il calcio è strano, se gli episodi girano a favore rischi anche di vincere fuori casa». Dietro le gradinate, la distesa azzurra del Lago di Como, sulle gradinate il manto azzurro delle maglie dei tifosi comaschi. «Ora le partite sono molto più sentite, noi dobbiamo diventare bravi a giocare con la testa sul campo e non su quello che c´è fuori. Quando arrivi qui è normale che ci sia il calore dei sostenitori di casa che fanno sentire la loro presenza. Noi dobbiamo stare tranquilli e fare quello che sappiamo fare senza avere paura di nulla». Al novantesimo però il Sinigaglia è diventato una bolgia. L´1-0 del primo tempo è diventato 2-0 e ora l´ultima spiaggia è il Mercante domenica prossima. «Loro hanno meritato la vittoria – commenta a fine gara Antonino Asta – e l´hanno meritata per l´atteggiamento. Noi abbiamo avuto due-tre palle gol colossali e loro magari non le hanno avute così clamorose. Però era la convinzione: arrivavano primi sulle seconde palle, cosa che di solito è la nostra forza. La partita oggi l´abbiamo perso in mezzo al campo. Proietti, Davì e Cinetti, come altre volte sono stati veramente bravi, oggi invece sulle ripartenze e sulla costruzione del gioco abbiamo sbagliato troppo. Non riuscivamo a fare il nostro gioco. Peccato, ora a Bassano ci vorrà il miracolo. E noi ci proveremo». Un Como agguerrito, quello che si è presentato di fronte ai ragazzi di Asta, partito subito forte. «Oggi dobbiamo inchinarci alla forza del Como», ha ammesso il mister giallorosso, «hanno dimostrato di essere una squadra forte, in salute. Quando poi arrivi all´ultima giornata di campionato che con i denti e con le unghie riesci ad entrare nei play off, riesci ad essere più libero e spregiudicato, il Como l´ha dimostrato». Asta non si nasconde e, riguardo alle assenze che ieri il suo Bassano ha pagato, potremmo dire, anche a caro prezzo dice: «ci mancavano Pietribiasi, il nostro capocannoniere, e Furlan, il migliore giocatore della categoria nell´uno contro uno. Abbiamo perso, meritatamente, ma con due giocatori di quella forza non dico che il risultato sarebbe cambiato, ma non si sa mai…». E poi quel giocatore in più su cui il Como ha potuto fare affidamento per tutta la durata della partita: il pubblico. «La loro gente li ha sospinti, trainati, ed è giusto che sia così. Io sono contento, anche i nostri tifosi sono venuti in tanti e a tratti li abbiamo anche sentiti». Ora la parola passa al Mercante, domenica il Bassano è chiamato a fare un´altra impresa. «Sarà difficilissimo, se non impossibile», sottolinea Asta, «ma noi cercheremo di dare tutto, come abbiamo sempre fatto. In casa vorremmo uscire a testa alta, orgogliosi dei nostri tifosi e speriamo che anche i tifosi siano orgogliosi della loro squadra e dei giocatori».

Ore 12.50 – (Giornale di Vicenza) La partita la fanno gli episodi. Applicata al calcio è la scoperta dell´acqua calda, roba che anche monsieur La Palisse sarebbe in imbarazzo. Eppure uno dei luoghi comuni più triti e ritriti del pallone è una sacrosanta verità. Prendete ieri: il Como assorbe l´avvio frizzantino del Bassano e su un innocuo pallonetto di testa di Le Noci al 12´, che avrebbe voluto essere una semplice sponda, Grandi, l´eroe di questi playoff, proprio lui, si imbambola lasciando correre sfera nel sacco. Omaggio della casa e lariani avanti, taca banda. Poi, 7´ più tardi, un dribbling secco e mancino esplosivo dal limite di Cattaneo si stampa sul palo interno con Crispino fuori causa e il pari va in malora. Quindi, nella ripresa, a 9´ dal gong, contropiede dei comaschi che tranciano e affettano la retroguardia, Defendi scarica una sberla impressionante sullo stesso palo che nel primo tempo aveva ribattuto la sventola di Cattaneo, soltanto che stavolta a rimbalzo è appostato quell´avvoltoio di Ganz che, esattamente come il preclaro babbo, quel tipo di opportunità non se le fa scappare mai. E infatti deposita dentro il tap-in del 2-0 che formalmente condanna il Soccer Team e ne compromette la risalita che chiama ora una remuntada da leggenda. Come dire che, in situazioni normali, Grandi avrebbe acchiappato quel cuoio in avvio e tramutando in gol invece che sui legni quegli spettacolosi shoot di Cattaneo e Defendi, la contesa finiva 1-1, risultato che non avrebbe inorridito alcuno, eppoi finalissima alla pari tra 6 giorni al velodromo. Ma il Como sta benone di testa e conseguentemente anche di gambe: è leggero, leggiadro ed è baciato dalla luccicanza, uno stato di grazia speciale, lo stesso che sta accarezzando il Pescara in B, guarda caso come i lariani entrati di rincorsa e dalla porta di servizio dei playoff. Quella luccicanza che tramuta in oro anche la terra, basta un tocco, purché comasco. Poi, è vero, al netto delle assenze, comunque pesantissime, Bassano è apparso spremuto e a tratti svuotato, cucinato dall´afa (anche se i crampi poi li hanno avuti gli altri). Tuttavia, almeno tre opportunità nitidissime le ha fabbricate, più o meno come i rivali che però le hanno imbucate, dettaglio che fa la storia in duelli del genere. Toninelli salva su Marconi a botta sicura in partenza, Le Noci inchioda l´1-0 di capoccia convinto di smazzare un assist e Cattaneo al 19´ stampa un missile sulla faccia interna del palo. Bruttissimo segno. E al 31´ servizio golosissimo di Nolè per Cenetti che ciabatta davanti a Crispino poiché Ambrosini di rientro lo ostacola sul più bello. Ganz inzucca a fil di montante (34´) e nella ripresa Nolè ci prova ripetutamente dalla lunga e, al minuto 33, Cattaneo di un soffio non arriva su un diagonale di Davì per il teorico pari. Così in controtempo fa festa il Como tre giri di lancetta dopo: sassata di Defendi, palo e il falchetto Ganz a timbrare il 2-0. Adesso per la B occorre il pomeriggio perfetto e gli episodi amici. Che nel football sono tutto.

Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) Podemo. A questo punto non resta che venetizzare quel marchio che tante crocette ha attirato su di sè in Spagna. Al Bassano, ora, di crocette ne servono tre. Nella porta del Como. Ma a proposito di cose di Lario e Iberia… Como se fa? I giallorossi hanno perso 2-0 l´andata della finale dei playoff e si sono così complicati maledettamente la strada per la serie B. Peccato. Perchè lo spazio per i rimpianti è una distesa sterminata. Riassumibile comunque in alcuni punti chiave: assenze importanti, errori dei singoli, episodi che girano in un certo modo, Bassano che non è il solito. E le scatole girano ancora di più perchè alla fine il Como non pare proprio più forte di Juve Stabia e Reggiana. Anzi… Però sono i lariani a far festa. E ora ce ne vorrà per ribaltare il risultato nella gara di ritorno (domenica al Mercante alle 16).FALSO NUEVE. Al Sinigaglia fa un caldo boia. Ma poco importa, perchè è caldo anche per il Como. Il Bassano, come è noto, deve arrangiarsi senza Pietribiasi, Maistrello, Rossi e Furlan. Assenze pesanti. In partenza e in arrivo. Lo si vede, innanzitutto, osservando quel che succede sul fronte offensivo. Mancando la prima punta e il suo cambio, Asta dà spazio a un trio tecnico e leggero senza un attaccante centrale: Nolè fa il falso nueve e attorno a lui girano Cattaneo e Iocolano. Risultato? Altamente negativo: la squadra non punge e per vedere fantasia… servirebbe fantasia. TERRA DI MEZZO. Di fronte tutto questo sarebbe necessario il supporto di un centrocampo che fa legna. Ma manca pure questo. Ed è probabilmente qui che il Bassano perde la gara. Il Como, spinto da seimila anime festanti, corre di più, arriva primo sulle seconde palle, morde e non va tanto per il sottile. La linea composta da Cenetti, Davì e Cortesi perde nettamente il confronto con i dirimpettai. Manca la sostanza e manca la capacità di andar via nell´uno contro uno di Furlan. .IL REGALO/1. A questo punto, visto come si imbarcano le cose, speri almeno di tener botta dietro. Ma neanche lì è giornata. Il gol che sblocca la partita è un regalone di Grandi a Le Noci, vecchio bucaniere della categoria (classe ´82) che il timbro lo lascia sempre. Per fortuna che era in dubbio per motivi fisici… Chiariamo: qui non si vuol gettare la croce al giovane portiere che ha trascinato il Bassano in finale parando rigore su rigori. Però se il primo tempo fosse senza gol (del Como) e se gli dei del pallone dessero una mano spostando di un paio di centimetri la traiettoria del tiro di Cattaneo che si stampa sul palo…IL REGALO/2. Nella ripresa ti aspetti che il Bassano esca. Il Como ha corso come un dannato per tutto il primo tempo, vuoi che vada avanti così sino alla fine? E invece, purtroppo, la trama dell´incontro non cambia molto. Ai giallorossi la generosità non manca, ma evidentemente non è sufficiente. Anche perchè il Como poggia su basi solide. Fanno la loro figura gli ex biancorossi Giosa e Castiglia (quest´ultimo addirittura viene salutato dai tifosi con una standing ovation). Maritato, invece, rimane in panchina. Asta cerca di cambiare qualcosa. Inserisce Cortesi, lo mette largo a destra e sposta Cattaneo sulla fascia opposta. Ne esce un 4-2-3-1 con Cenetti e Davì in mezzo a far legna e Iocolano trequartista centrale dietro a Nolè. Con questo assetto la squadra dà l´idea di poter essere più aggressiva, ma al 36´ si fa male (e tanto) da sola: concede un´orrida ripartenza (quattro contro tre) al Como e subisce un gol evitabilissimo. Che complica maledettamente le cose in vista della partita di ritorno. Va così, amen. Restano (almeno) altri 90´. Ci saranno Pietribiasi e Furlan. Ci sarà un Mercante gremito. Ci saranno la rabbia e l´orgoglio di chi si gioca una stagione (e forse anche mezza carriera) in una partita. Podemo.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Non si muoverà invece da Padova Amirante. «Abbiamo parlato – ci ragguaglia – e siamo vicini al rinnovo per un anno. Finché non arriva la firma non si è certi, ma voglio restare e dunque sono felicissimo». Da mercoledì sarà in vacanza in Liguria, sua terra d’adozione, ma la testa è già rivolta al prossimo campionato di Lega Pro di cui ha avuto solo un brevissimo assaggio, con gol e successivo grave infortunio al ginocchio sinistro (quasi tre anni di stop), nella gara di esordio con la maglia del Savona nel 2011 contro il Montichiari: «Ho una voglia matta di tornare in quella categoria in cui spero di fare bene e dare una mano importante alla squadra. Già così com’è, penso che il Padova potrebbe comportarsi in maniera positiva». E tornando agli esordi, anche all’Euganeo “Savio” ha debuttato con il gol, ma poi al posto dell’infortunio è arrivato il bis: «Un ricordo bellissimo. Appena entrato allo stadio, assaporando il calore del pubblico, ho capito di avere fatto la scelta giusta. Non potevo trovare di meglio e abbiamo chiuso un’annata fantastica per tutti. Quanto ai guai al ginocchio – conclude Amirante – gli ultimi fastidi erano legati al campo e ai sovraccarichi. Ho parlato con due ortopedici e mi hanno detto che è normale e che non devo preoccuparmi».

Ore 12.10 – (Gazzettino) Le sta stretta questa etichetta di giocatore da serie D? «Molti a inizio stagione mi avevano chiesto perché mai ho giocato più su. La mia risposta per quest’anno è che forse ho vinto, ma non convinto per quelle che sono le aspettative future del Padova». Non è mancato un saluto con il presidente Bergamin: «Un momento veramente difficile in cui ho avuto il classico groppo in gola. Le famiglie Bergamin e Bonetto mi sono state sempre vicine. Mi sono goduto questa esperienza al cento per cento e resteranno impressi nel mio cuore ricordi solo positivi. Esco dalla porta principale e non sono scappato dalla finestra come può capitare ai giocatori. Approfitto di questo spazio – prosegue – per ringraziare sinceramente tutti per l’affetto che mi è stato dimostrato, a partire dai tifosi a cui devo solo dire grazie dato che il legame forte nato sin da Asiago è rimasto fino alla fine e la cosa non era scontato. Chissà che in futuro…». Le offerte non gli mancano. «Ci sono tre o quattro opzioni importanti in serie D da valutare e vorrei vincere ancora. Ormai la mia casa è l’automobile, questa è la mia vita, ma se potessi restare vicino sarebbe ancora meglio». Due domeniche fa Ferretti ha seguito a Valdagno la gara play off tra Altovicentino e Delta Porto Tolle, una sfida che potrebbe ripetersi per il suo ingaggio.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Un uguale recente passato alle spalle che li ha visti entrare nel cuore dei tifosi biancoscudati a suon di reti (11 a testa) ma un futuro che prevede per loro strade diverse. Salvatore Amirante vestirà la maglia del Padova anche la prossima stagione in Lega Pro, mentre per Gustavo Ferretti l’esperienza all’ombra del Santo è ai titoli di coda. «Il mio procuratore ha parlato con il direttore sportivo De Poli – racconta “El Rulo” – il quale gli ha riferito che la decisione è più per il no che per il sì. Zubin è stato confermato e siamo un po’ simili per cui cercano altri tipi di attaccanti, o magari uno come me, ma di categoria». Poi Ferretti ha parlato venerdì con il tecnico Parlato: «Mi ha detto che ho fatto un grande girone di andata e che pure nel ritorno sono stato decisivo, che dunque devo essere tranquillo e che nel calcio non si sa mai. Se può essere una porta lasciata aperta? Non sono in grado di rispondere». Nella spiegazione della scelta fatta, non ci sono stati riferimenti ai guai muscolari che hanno penalizzato quest’anno il giocatore. «Non credo sia quello il motivo e in caso contrario ci resterei male visto che l’anno prima avevo collezionato 35 presenze».

Ore 11.50 – (Gazzettino) Per superare tale primato, dunque, l’undici di Parlato dovrebbe dunque superare indenne le prime cinque giornate di Lega Pro. DATI SPARSI & CURIOSITÀ. In campionato la squadra ha colpito 20 legni, con oscar della sfortuna per Cunico e Segato (tre a testa) seguiti in tale classifica da Ilari, Ferretti e Zubin a quota due. Sei, senza contare la poule scudetto, con i rossi a Ferretti e Dionisi, le espulsioni: Niccolini (2), Segato, Thomassen, Dionisi, e Ferretti. Dieci i rigori a favore di cui sette trasformati (due cilecche per Cunico, una di Amirante), sei quelli contro di cui cinque a segno. Praticamente identico il cammino della squadra in casa e fuori, con 43 punti ottenuti all’Euganeo (nessuna sconfitta, ma quattro pareggi) e 42 in trasferta (nessun pareggio, ma tre ko). I risultati più frequenti sono stati la vittoria per 2-1 o 3-1 (cinque volte ciascuna) e quella per 1-0 o 2-0 (quattro). Sono andati a segno 14 giocatori diversi e solo tre volte (a Sacile, Valdagno e in casa con l’Arzignano Chiampo) non è stata violata la porta avversaria. Quanto alla difesa in 11 gare non ha subìto reti.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Si è definitivamente chiuso il sipario su una splendida stagione che, oltre a riportare il Padova tra i professionisti in un clima di perfetta sintonia tra tutte le componenti, ha visto la squadra realizzare un’incredibile serie di record personali, con riferimento alla propria storia, o a livello nazionale, come quello della migliore media punti a partita (2,5) dalla serie D alla serie A. All’appello manca un unico tassello che, sperano i tifosi, possa rappresentare l’elemento di continuità tra questo campionato e il prossimo. Dopo il ko per 3-2 a Mogliano rimediato l’11 gennaio alla prima di ritorno, Cunico e colleghi non hanno infatti mai perso e sono imbattuti da 19 incontri ufficiali (17 di serie D e due di poule scudetto), in pratica tutti quelli disputati fino al termine della stagione. Ebbene, c’è un Padova che ha fatto ancora meglio, quello che nella stagione 1980-81 fu promosso in serie C1, targato Guido Mammi – solo la prima gara del 9 novembre 1980 pareggiata 0-0 con il Pordenone perché poi venne esonerato – e il subentrante Mario Caciagli che esordì a sua volta con un pareggio a reti bianche a Città di Castello, proseguendo senza ko fino al 10 maggio 1981 quando la squadra uscì battuta per 1-0 dal campo di Civitanova Marche, per un totale di 23 risultati utili di fila.

Ore 11.30 – (Gazzettino) Dall’assessore comunale allo sport Cinzia Rampazzo e dal capo gabinetto del sindaco Andrea Recaldin gli aggiornamenti sui lavori di sistemazione della tribuna ovest, mentre il presidente biancoscudato Giuseppe Bergamin, che a sua volta parteciperà agli interventi, è tornato indietro nel tempo raccontando le proprie esperienze personali legate a quel campo. «Da ragazzini nel mio paese – ha raccontato – cercavamo un passaggio dai più grandi per raggiungere la città, ma poi non avevamo il biglietto e si provava a entrare da qualche porta di servizio. L’erba dell’Appiani sembrava veramente più verde». «Noi non c’eravamo a quei tempi – afferma il giovane portiere Lanzotti, presente alla serata con i compagni Mazzocco e Fenati – ma quando ci si allena all’Appiani si respira aria di storia».

Ore 11.20 – (Gazzettino) «Non dimenticherò mai – commenta il difensore – il momento in cui superavamo il sottopasso che ci portava in campo. Ci sentivamo dei leoni e sbranavamo gli avversari». Longhi ricorda bene lo storico gol a tempo scaduto nella gara vinta 4-3 con il Barletta la domenica prima della delusione di Lucca nel 1991 che ha poi impedito la conquista della massima serie: «Ho segnato pure in serie A, ma quella rete resterà sempre nel mio cuore». C’era anche Francesca Eugenia Appiani che ha tracciato il profilo di Silvio, a cui è intitolato l’impianto, che era il fratello del suo bisnonno. Capitano e cannoniere del Padova negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, è morto nel 1915 nei primi combattimenti dell’esercito italiano sul Carso. Ora riposa nel sacrario di Redipuglia. Solo da un anno, una targa nel cortile dell’impianto lo ricorda.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Una serata dalle forti emozioni, denominata “Ritorno all’Appiani” quella organizzata la scorsa settimana dall’associazione culturale Padovanità all’ippodromo Padovanelle, nell’ambito della kermesse “Le Staffe” e dedicata all’impianto di via Carducci, da tutti considerato il tempio del calcio di casa nostra per eccellenza. Proprio nel giorno in cui è stata approvata la delibera comunale che affida al Padova per tre anni la sua gestione, oltre a quella dell’Euganeo, si è avuto così l’occasione per riaprire un libro della memoria fatto di mille pagine. Uno dei momenti clou dell’evento è stato quello che ha visto passare sullo schermo immagini e filmati storici in bianco e nero, oltre ad alcune epiche partite degli anni Ottanta e Novanta, con la voce di Gildo Fattori, poi ricordato dalla figlia Silvia, in sottofondo. Sul palco pure giocatori che hanno calpestato quell’erba come Claudio Ottoni e Damiano Longhi.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Idem al ritorno: «Dopo la gara, con il pullman ci hanno portato in aeroporto dove c’era una certa confusione, siamo rientrati a Torino alle 5 di mattina di ieri e poi con la macchina siamo arrivati a casa alle 9». In mezzo un evento che, vissuto dal vivo, non è certo per tutti: «Bello esserci in momenti così. Era un po’ che provavo a prendere il biglietto per una finale e proprio quest’anno ci sono riuscito. Allo stadio e fuori si respirava una bella atmosfera, con un’aria di festa che coinvolgeva entrambe le tifoserie». Il risultato ha premiato però solo quella catalana. «Dopo il pareggio, la Juve sembrava avere in mano la partita, ma quando si concedono spazi al Barcellona i loro giocatori sono devastanti. Se c’era il rigore su Pogba? Anche dal vivo pareva di sì, ma poi ho chiesto conferma a chi seguiva la gara in televisione; io non ho ancora avuto modo di rivedere le immagini. Una sconfitta a testa alta e alla fine sono arrivati tanti complimenti ai bianconeri, ma se non si vince contano poco». Le soddisfazioni calcistiche in casa Bergamin quest’anno non sono comunque mancate: «Il ko della Juventus nulla toglie alle gioie che ci ha regalato il Padova, che viene prima di tutto».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Cosa non si fa per il pallone. Dopo essersi dedicati per un anno al Padova insieme alla famiglia Bonetto, mettendo anima, cuore, testa e portafoglio a disposizione della causa biancoscudata, il presidente Giuseppe Bergamin e il figlio Marco si sono concessi una variazione sul tema, sempre in chiave calcistica. E che parentesi: un vero e proprio tour de force di 24 ore per assistere a Berlino alla finale di Champions League tra Barcellona e Juventus, squadra del cuore di entrambi, con Marco che ha voluto addirittura chiamare suo figlio Pavel in onore dell’ex campione bianconero Nedvev. Una trasferta per uomini duri. «I voli charter per la Germania – racconta Marco Bergamin – partivano tutti da Torino e dunque sabato ci siamo mossi con l’auto alle 5 del mattino (dopo avere partecipato entrambi la sera precedente fino a tardi a eventi legati al Padova, ndr) per raggiungere l’aeroporto. Alle 14 siamo arrivati a Berlino, abbiamo fatto un giro in centro per poi raggiungere lo stadio».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Insomma, anche se lei non conferma nè smentisce, la situazione è fluida. «Ripeto concetti che ho già espresso: il Padova della prossima stagione dovrà avere fisicità, gamba e ritmo, in una parola resistenza allo sforzo. Traetene voi le conseguenze…». Capitolo giovani: ha già idea di quali ruoli coprirete con gli “under”? «Allora, premesso che lasciamo i “vecchi” davanti (dunque, Ilari, Petrilli, Cunico, Amirante e probabilmente Zubin, più Aperi se starà bene), l’idea è, avendo i due portieri sotto i 21 anni, di prendere sei giovani: se Mazzocco resta, si scende a 5. Chi? Non ho nomi, ma penso ad un terzino destro e ad un terzino sinistro, oppure a due terzini sulla corsia di sinistra, ad un centrale ed eventualmente una punta, magari con qualità di esterno. Ma pure in questo caso non c’è nulla di acquisito per ora». Visto che ci siamo, è girata una “voce” secondo la quale avrebbe in mente di proporre un modulo diverso. «Ma perché dovrei cambiare una cosa che ha funzionato bene! È una balla. Andremo avanti con il 4-2-3-1, fermo restando che, com’è già successo quest’anno, si potrà passare, a gara in corso, al 4-3-1-2 o al 4-3-3».

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Mister, ha detto: è il momento di staccare. Ma domani e mercoledì, a quanto ci risulta, lei e De Poli sarete in Liguria per seguire le finali scudetto del campionato Primavera. «Sì, è vero. Andiamo a vedere se troviamo qualcosa di interessante fra i giovani». E il viaggio a Medjugorje? «Ci vado, ci vado… Se lo staff mi segue, partiamo entro fine-settimana, altrimenti se mi gira prendo l’auto e vado da solo laggiù. Un voto è un voto, che diamine!». Svelati tutti i suoi… segreti, parliamo un po’ di mercato e di questo nuovo Padova che sta prendendo forma. Ad esempio, è vero che Nichele rimane? «Dei quattro “senatori”, definiamoli così (non fa nomi, ma si intuisce che il riferimento è a Sentinelli, Ferretti, Segato e, appunto, Nichele, ndr), su cui abbiamo fatto un ragionamento, c’è ancora qualcosa da valutare, e la riflessione non dev’essere affrettata. Vediamo che cosa salta fuori dalle altre trattative, poi si deciderà».

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Ci ha preso gusto a vincere… «Qualcuno, scherzando, mi ha detto: “Non c’è due senza tre”. “Calma”, ho risposto, “andiamoci piano”. È stato fatto qualcosa di straordinario, adesso stacchiamo la testa dal campo per un po’, anche se bisogna pensare alla costruzione di un altro grande gruppo, per affrontare la Lega Pro». Siamo curiosi: com’è stato questo 7 giugno così particolare? «Con i miei sono stato a Rimini, che ho raggiunto dopo la serata di venerdì per il quarantennale dell’Aicb. Lì, sabato, ho giocato con gli amici amatori di Rovigo la semifinale e la finale del torneo di calcio a 7 open degli European Company Sport Games di Riccione, battendo nella partita decisiva 4 a 1 gli austriaci del Wienernetze 2. Una fatica improba, ma, lo sapete, a me piace vincere… La domenica è stata così ancora più serena, con la famiglia, gli amici, e poi mi hanno fatto la sorpresa della torta, a chiusura del pranzo. Io ci ho messo le bottiglie di spumante, almeno questo…».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Carmine Parlato, tanti auguri. È arrivato a quota 45. «Grazie. È davvero un compleanno speciale». Anni straordinari il 2014 e il 2015 per lei, dopo campionati esaltanti di Serie D culminati con le promozioni di Pordenone e Padova. «Con sensazioni diverse, però. Un anno fa mi ritrovai a festeggiare le 44 primavere passando di punto in bianco dall’essere un allenatore di Lega Pro a non avere più una squadra. Ci rimasi malissimo. Mai avrei immaginato, allora, che sarei finito sulla panchina biancoscudata. Oggi, se ripercorro con la mente i 12 mesi lasciatimi alle spalle, non posso che essere felice: una stagione volata via persino troppo velocemente, ma piena di emozioni. Se ripenso al ritiro, e a quelle giornate piene ad Asiago, con gli allenamenti che ci servivano per scremare il numero di giocatori e arrivare all’organico definitivo, credo di aver vissuto la quotidianità in tutto il suo arco di tempo. Intendo dire che mi ci sarebbero volute 48 ore, non 24. Eppure, tutto è filato via rapidamente, e credo di poter affermare che dai 44 ai 45 ho scritto un’annata della mia vita che rimarrà indelebile dentro di me».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il riferimento è ai primi mesi del campionato, quando aveva trovato pochissimo spazio: «Sei mesi zitto a ingoiare bocconi amari ogni giorno, in campo davo sempre l’anima per la maglia che indossavo, ma forse non bastava. Poi qualcosa è cambiato e si sono accorti di me. Fino al gol di Legnago, il giorno in cui mi avete fatto sentire importante con i vostri abbracci e cori dopo il gol che ci ha spianato la strada verso la festa infinita». Quindi il messaggio ai tifosi: «Dico grazie a voi perché mi avete fatto tornare l’entusiasmo perso negli ultimi anni, mi avete fatto risentire un giocatore importante e per voi non potevo che volare in quel prato verde. Finisco con il ringraziare un gruppo di veri uomini che non ha mai mollato. Vi voglio bene! Per il resto, spero sia un arrivederci Padova».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Quella che comincia oggi potrebbe essere una settimana importante sul fronte dei rinnovi contrattuali dei giocatori biancoscudati che rimarranno anche in Lega Pro, perché anche se fino al 1º luglio non ci saranno ufficialità il ds Fabrizio De Poli vuole arrivare a strappare la conferma sulla parola a diversi elementi nel più breve tempo possibile. Finora l’unico è stato Lazar Petkovic, confermato dalla società e pronto a firmare il rinnovo contrattuale. Per tutti gli altri si entrerà nel vivo nei prossimi giorni. Compreso Nicola Petrilli, che dopo l’amichevole di venerdì all’Appiani che ha decretato la fine dell’annata ha affidato al suo profilo facebook i ricordi di una stagione intera. «Nel luogo più amato dal popolo padovano», ha scritto l’attaccante torinese, «si è chiusa un’annata strepitosa. Iniziata male, che per me poteva finire in anticipo: ero arrivato al punto di non saper più cosa fare per poter dimostrare che io qui potevo dire la mia e potevo entrare nella storia da protagonista e non da persona qualunque».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Negli altri due gironi non va certo meglio: nel girone B potrebbero “saltare” Carrarese, Santarcangelo, Savona, Tuttocuoio e Torres, mentre nel raggruppamento meridionale c’è un punto interrogativo sui club i cui presidenti sono dimissionari (Juve Stabia, Benevento e Lecce) e i sodalizi in difficoltà come Paganese, Foggia, Barletta, Martina e Vigor Lamezia. I ripescaggi. Il criterio della Lega Dilettanti è il seguente: si pesca prima tra le squadre retrocesse dalla terza serie, poi se ne prende una dai dilettanti, e così via in alternanza. Con i nuovi costi esorbitanti per la domanda di ripescaggio, le varie Pordenone, Messina, Pro Patria, Albinoleffe, così come molte società ai playoff di Serie D, difficilmente si faranno avanti. La Lega Pro, intenzionata a chiedere alla Figc una riduzione delle richieste alle ripescate, vista l’inibizione del presidente Macalli difficilmente verrà ascoltata. E il rischio che la formula dei tre gironi da 20 squadre possa essere rivoluzionata già nella prossima stagione di giorno in giorno appare sempre più concreta. Nella sua misura più estrema, potrebbe portare all’applicazione della riforma annunciata per la stagione 2016/17, con due gironi da 18-20 squadre, anticipata già a quest’estate.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Tra le 60 società aventi diritto all’iscrizione, ce ne sono diverse che al momento sono in bilico tra l’iscrizione e lo spettro della sparizione: alcune di essere versano in difficili situazioni economico-finanziarie, altre sono in attesa di nuovi proprietari, altra ancora rischiano di essere travolte dal recente scandalo scommesse. Nell’ipotetico girone A (quello dei biancoscudati) dell’anno prossimo, è già arrivata l’ufficialità di un primo forfait: il Real Vicenza non si iscriverà, il presidente Diquigiovanni ha annunciato nei giorni scorsi la chiusura dell’attività. Ma non stanno bene nemmeno il Venezia, con il presidente russo Korablin che non ha ancora sciolto le riserve sul futuro, il Monza, dichiarato fallito dal tribunale e in attesa di una vendita all’asta, il Mantova, retto da un’amministrazione transitoria in attesa della cessione, come pure il Lumezzane, mentre Brescia e Varese sono stati ceduti e si iscriveranno.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Mancano poco più di tre settimane alla chiusura delle iscrizioni alla prossima Lega Pro. Ma a 22 giorni dal termine perentorio del 30 giugno è l’incertezza a farla da padrona: diverse squadre – circa una ventina- rischiano di non iscriversi, l’inasprimento dei requisiti economici per i ripescaggi potrebbe scoraggiare molte pretendenti, e all’orizzonte si profila addirittura l’ipotesi della riduzione a due gironi già a partire dalla prossima stagione. I costi. Il termine per le iscrizioni al campionato 2015/16 scade il 30 giugno. I club dovranno versare una fidejussione di 400 mila euro, ridotta notevolmente rispetto ai 600 mila richiesti fino alla passata stagione, con la possibilità di ulteriori sconti: se il monte ingaggi sarà inferiore al milione di euro, il club potrà spenderne 100 mila in meno, oppure 50 mila se sarà compreso tra uno e due milioni. Per chi vorrà puntare al ripescaggio, invece, l’esborso sarà notevole: servono infatti 600 mila euro di fidejussione a fondo perduto, oltre alla garanzia di altri 600 mila (superiore a quella di chi ha già diritto a giocare in categoria), un vero e proprio salasso.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) È finita l’avventura nei playoff di Serie D anche per il Delta Porto Tolle, battuto seccamente (3-0) ieri pomeriggio a Fano dall’undici locale. I polesani, che avevano sconfitto otto giorni fa l’Altovicentino, eliminandolo, si fermano così al quinto turno degli spareggi che dovranno decretare la graduatoria per i possibili ripescaggi in Lega Pro. Gli altri risultati di ieri: Sestri Levante-Correggese 2-0; Viterbese-Taranto 3-5 dopo i calci di rigore (1-1 dopo i tempi regolamentari). Qualificati liguri e pugliesi, che con Fano e Monopoli (vincitore della coppa) faranno le semifinali.

Ore 08.40 – Poule scudetto, la finale: Siena-Akragas 5-3 dopo i calci di rigore. I bianconeri si laureano campioni d’Italia.

Ore 08.38 – Playout, serie D girone C: Dro-Triestina 1-3 dts, Giorgione-Kras Repen 2-1. Salvezza per Triestina e Giorgione, retrocedono Dro e Kras Repen.

Ore 08.36 – Playoff, serie D: AltoVicentino-Delta Porto Tolle 1-2, eliminata la squadra di Rino Dalle Rive.

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Icone Vintage, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 7 giugno: domenica di riposo anche per la società, nessuna novità di rilievo.




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