Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia
Tempo di conferme per qualcuno, tempo di addii per altri. In viale Rocco, nel ventre dell’Euganeo, sono cominciate le operazioni di costruzione del nuovo Padova, ma fino ad ora si è trattato solo di salutare giocatori in partenza. È il caso dei primi tre under che nel corso del colloquio con il diesse Fabrizio De Poli hanno appreso di non far parte del progetto per la prossima stagione: Michael Salvadori, Riccardo Lanzotti e Giovanni Fenati, tutti e tre acquisti del mercato di riparazione nel corso dell’ultima stagione, l’anno prossimo non vestiranno più biancoscudato. E se per gli ultimi due, in prestito da Modena e Samp, l’addio era quasi scontato, non si può dire lo stesso per il terzino giunto a dicembre dal Ripa la Fenadora. Davide Sentinelli, il difensore romano è invece dato prossimo ai saluti. Pochi giorni fa, il suo procuratore si era sbilanciato al portale Padovagoal.it, dichiarando: «Non rimarrà, avrebbe meritato un altro trattamento».
Una frase che ha scosso l’ambiente dei tifosi e che di certo non ha fatto piacere alla società. «Forse ci sono stati un po’ di fraintendimenti», spiega il diretto interessato, ancora in attesa di conoscere il suo futuro. «Io non ho mai parlato con il mister o con la società, è stato il mio procuratore a dirmi che la sua sensazione era che non sarei stato riconfermato. Credo che alla fine si sia fatto più rumore del dovuto, la verità è che veramente dovesse finire così ne sarei dispiaciuto. Ma non perché mi aspettassi un trattamento diverso, il Padova vorrà fare un campionato di vertice anche il prossimo anno ed essere tagliato ci può stare: mi dispiacerebbe lasciare una piazza nella quale chiunque vorrebbe giocare, a maggior ragione rimanere dopo un’annata come questa. Credo che il mio sia un sentimento umano e normale». Se non sarà biancoscudato, che sarà del suo futuro? «Io ho ancora casa qui, i bambini sono iscritti a scuola per il prossimo anno, alla mia famiglia piace molto questa città ed essendo stanchi di muoverci la mia intenzione è di rimanere qui, in un ambiente serio, sano e sereno. Se potrò rimanere al Padova, tanto meglio, altrimenti continuerò a giocare e divertirmi da un’altra parte».
Ha già qualche possibile destinazione? «Mia moglie non vuole muoversi da qui, e i vorrei trovare una squadra al massimo a un’ora di auto». Che cosa porterà con sé di quest’annata? «Ciò che mi rimarrà sempre impresso è l’ingresso in campo all’Euganeo la domenica, il sentire i tifosi cantare l’inno dalla curva. È stata una cosa che mi ha sempre messo i brividi, un’emozione che sono sicuro non ritroverò da nessun’altra parte. È un bel ricordo che racconterò in futuro anche ai miei figli». Di piazze importanti ne ha viste tante, ma a Padova sembra riconoscere qualcosa in più… «Alla prima amichevole di Asiago da parte nostra c’era un po’ di timore: quando ci hanno detto che sarebbero venuti duemila tifosi temevamo che potesse esserci tensione. Invece abbiamo trovato una tifoseria magica, che ci ha sostenuto e ci ha fatto sentire importanti dal primo all’ultimo giorno. Dovunque sarà, non sarà facile ripartire dopo un anno come questo».