VICENZA «G.B. Fabbri era un grande. È stata una persona fondamentale per la mia carriera, e per me era come un padre, sotto tutti i punti di vista. Gli volevo bene». Paolo Rossi ricorda così il tecnico che creò il Vicenza dei miracoli e trasformò in `Pablito´ colui che fino a quel momento era stato un talento delle giovanili della Juventus. «Fabbri è stato quello che mi ha scoperto dal punto di vista tecnico – dice ancora l’eroe dei Mondiali 1982 – cambiandomi ruolo e vedendo in me qualcosa di diverso, e doti che altri non avevano visto.
Fu lui che mi trasformò da ala in centravanti, e i fatti gli diedero ragione». Ma Rossi tiene a ricordare anche il Fabbri uomo. «Era una persona squisita – dice – e ricordo che a Vicenza mi aiutò in tutto e per tutto. A volte mi invitava a mangiare a casa sua, e ci siamo frequentati anche quando ho smesso di giocare. Il nostro era un rapporto quasi come tra padre e figlio e tra noi c’era un affetto forte». L’ultimo ricordo del suo ex allenatore è un’altra considerazione tecnica: «al Vicenza fu un precursore – dice “Pablito” di Fabbri -. Erano gli anni in cui si parlava di calcio totale, e lui ci faceva giocare in quel modo, un calcio tecnico in cui voleva che tutti partecipassero all’azione. È stato fra quelli che ha cambiato l’immagine del calcio all’italiana sparagnino».
(Corriereveneto.it)