Live 24! Padova, dopo la definizione del budget si continua a lavorare per la Lega Pro

Condividi

Clicca qui per aggiornare la diretta

Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Una stagione lunghissima terminata con la vittoria nello spareggio play-out si è appena conclusa e per il Giorgione è già tempo di programmazione, parola molto cara al presidente Orfeo Antonello che difficilmente si fa prendere dalle emozioni e prende decisioni affrettate. È il caso della scelta dell’allenatore che dovrà guidare la squadra il prossimo anno con il «suspence» creato dai giorni di riflessione che ha chiesto Antonio Paganin che ancora non ha deciso se continuerà l’esperienza rossostellata. «Lasciatemi e lasceteci ancora qualche giorno», ha fatto sapere il tecnico vicentino che ha anche fatto sapere di avere avuto qualche altro contatto. Cosa ne sarà allora del Giorgione se Paganin dovesse scegliere altri «lidi» ? «Il progetto giovani continua», ha ribadito il presidente castellano conscio che un abbandono di Paganin significherebbe anche rivedere molte delle scelte fatte nella scorsa stagione con molti giovani che sono arrivati a Castelfranco proprio perché «collegati» al mister, ovvero ex del settore giovanile del Bassano dove Paganin ha allenato per qualche anno. Se il gruppo ex Bassano dovesse andarsene, e quindi non dovesse più esserci Paganin in panchina ecco che per la società di via Rizzetti si aprirebbe un’altra estate all’insegna del cambiamento con una rosa che dovrebbe essere ancora una volta rivoluzionata. Intanto la prima notizia positiva è che Andrea Gazzola, il capitano con oltre 450 partite in maglia rossostellata, continuerà ad essere il punto di riferimento dell’attacco castellano e di tutta la squadra anche per il prossimo anno. Un rinnovo importante quello del capitano che quest’anno ha dimostrato di essere ancora all’altezza nonostante passino gli anni e nonostante qualche problema di lavoro che anche nelle passate stagioni lo costringevano a fare gli «straordinari». Attorno a Gazzola c’è tutto un gruppo di giovani che è cresciuto in questa stagione e che dovrà essere confermato e magari integrato recuperando qualche altro giovane che quest’anno si è ben distinto nella squadra Juniores di Claudio De Martin o addirittura negli Allievi di Lorenzo Simeoni che tanto bene hanno fatto in questa stagione «d’oro» per il settore giovanile castellano, una stagione che anche il presidente Orfeo Antonello ha definito «strepitosa» e che ha visto quasi tutte le squadre dominare i rispettivi campionati.

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Inizia a prendere corpo la fisionomia del Montebelluna 2015-16. La prima mossa attuata dal presidente Marzio Brombal è stata quella di dire addio al direttore sportivo Rinaldo Mazzonetto, l’uomo che era stato il trait d’union tra la gestione Rossetto e quella attuale. Decisione che era nell’aria da un po’ di tempo e che puntualmente si è verificata al ritorno dagli Stati Uniti del massimo dirigente della società di via Biagi. A questo proposito sembra che la casella rimasta vuota non venga ricoperta da nessuna figura, con il mercato che dovrebbe essere seguito in prima persona dallo stesso Marzio Brombal. Altro argomento cruciale è quello legato alla scelta dell’allenatore. Dopo che erano circolate con insistenza voci su un possibile cambio in panchina, con il trio Francesco Feltrin, Massimiliano Parteli e Loris Bodo come possibili candidati al posto, in settimana si è tenuto il più volte annunciato incontro tra la dirigenza biancoceleste e Daniele Pasa. L’esito della trattativa non è ancora sfociato in un comunicato ufficiale, anche se pare che il tecnico di San Gaetano sia orientato ad accettare le proposte della società. «Ci siamo visti, abbiamo discusso di tutte le questioni in ballo, chiarendo anche le incomprensioni che nel corso dell’anno ci possono essere state con qualche dirigente – fa sapere lo stesso Daniele Pasa – mi sono riservato una decisione nel giro di qualche giorno prima di dare il mio assenso. Devo confrontarmi con Tessariol e Conte, il gruppo che mi ha supportato in questi anni». Quanto manca all’accordo con la società? «Non è una questione economica, se c’è da fare un sacrificio lo possiamo fare. Io a Montebelluna mi trovo bene, l’ho detto più volte, in realtà quello che conta sono i programmi e la possibilità di svolgere con professionalità il lavoro». Si è vociferato di alcuni contatti che avresti avuto con altre società. «Lo nego nel modo più assoluto. Sono una persona onesta e non sono abituato a comportarmi in questa maniera, se avessi avuto delle offerte per prima cosa l’avrei detto al presidente Brombal».

Ore 21.10 – (Il Piccolo) «È vero, un primo abboccamento, un pour parler c’è stato. Ma per ora non c’è niente di concreto. Attendo di vedere come evolverà la situazione: io sono triestino e nella mia città non posso sbagliare. Assicuro che prima di fare un passo del genere, ci penserò non due ma duecento volte, e lo farò solo con garanzie di ferro e un progetto ben definito». Mauro Milanese ammette le tante voci che circolano su un contatto fra lui e l’attuale dirigenza dell’Unione Triestina 2012, ma l’ex alabardato, nonché ex direttore sportivo del Varese e fino a pochi mesi fa del Leyton Orient in Inghilterra, pur essendo possibilista, chiarisce che nulla è ancora definito e servono ancora parecchi step perché possa nascere un eventuale rapporto. Sulla cui nascita, Milanese assicura di porre condizioni precise: «Se un giorno farò il direttore sportivo della Triestina, è solo perché sarò arcisicuro di farlo con una società solidissima, con imprenditori seri, presidente e sponsor dietro che possano garantire un programma chiaro e una stabilità di ferro a lungo termine. Anche perché i tifosi alabardati lo meritano. Insomma interverrò solo quando sarà il momento di intervenire, con le cose fatte per bene e seriamente, perché ho una reputazione e un’immagine precisa. Questa è la premessa, tutti gli aspetti tecnici vengono in un secondo momento». Detta così, al momento, sembra ancora molto lontana l’ipotesi di un approdo del diesse in alabardato, ma Milanese apre il sipario su un altro possibile scenario molto suggestivo: «Io penso – dice – che sarebbe tutto più facile con la Triestina in Lega Pro, perché sarebbe molto più appetibile per persone di un certo livello economico, con la possibilità di progetti molto più sereni. Io ho incontrato un Pontrelli con grande entusiasmo, carico a mille nonostante la contestazione, voglioso di una rivincita». Prosegue Milanese: «Io guardo ai fatti, non alle simpatie: visto che rispetto alle ultime proprietà almeno qualcosa ha pagato, se arriva addirittura in qualche modo a iscriversi alla Lega Pro come lui sostiene sia possibile, sarebbe un vero capolavoro, sarebbe come aver vinto il campionato. E credo che in quel caso anche il giudizio dei tifosi cambierebbe». Ma come è possibile che la Triestina si iscriva in Lega Pro? Milanese afferma che è una cosa difficile, ma non impossibile: «In Lega Pro sta succedendo un terremoto: fra squadre in crisi economica e lo scandalo scommesse, potrebbero aprirsi molti spazi: ovvio, la precedenza andrebbe alle retrocesse, ma poi non credo ci siano tante altre squadre con i parametri della Triestina in serie D: abitanti, storia, città, stadio, sono tutti numeri a favore di Trieste. Certo, purtroppo il tempo è tiranno e bisognerà aspettare per sapere come andrà a finire. Attendo gli eventi, ma certo con la Lega Pro si aprirebbe tutto un altro scenario».

Ore 20.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Del futuro non si sa niente, ufficialmente. In riva al Livenza non si può prescindere da quanto è successo nel corso della stagione praticamente conclusa. Varie tappe, tanti spunti per Craviari e soci. FINE RITIRO – La Sacilese attraversa l’agosto 2014 concludendo un ritiro pieno di entusiasmo e ricco di aspettative, sull’onda di quanto mostrato nel campionato precedente. Due episodi infelici segneranno la lista dei giocatori disponibili. Francesco Grazzolo patisce un infortunio al ginocchio sinistro nella gara di Coppa Italia a Montebelluna. L’intervento al crociato sarà eseguito a novembre. Stessa mala sorte con i legamenti al ginocchio per Jacopo Grion che, a dicembre, lascia. Il ds Fiorin trova sul mercato Assane Mboup, dopo le sue prove sostenute con Arzichiampo e Triestina non andate a buon fine. Non era stato possibile tesserare Simone Giacomini, dato per arrivato a inizio gennaio dopo l’esperienza nella serie A romena. BIANCOSCUDATI PERFORATI – Il 30 novembre la vittoria casalinga contro i padovani di Carmine Parlato è firmata con il gol di Dario Sottovia. L’andamento, la prestazione particolare ed il successo contro il club già proiettato alla vittoria del campionato, sembravano aprire spiragli sacilesi nella lotta al vertice. Mister Zironelli chiede un paio di innesti d’esperienza. Non arriveranno, anzi. DICHIARAZIONI PESANTI – Il 29 dicembre su Il Gazzettino esce l’intervista alla presidentessa Lidia Nadal, la quale per la prima volta traccia chiaramente un programma di ridimensionamento. Nella prima partita del girone di ritorno, il 4 gennaio 2015 a Monrupino, la Sacilese schiera sette fuoriquota in campo. Solo Favret e le tre punte titolari come Over, unite a una panca di ’94, ’95 e ’96. È tracciata la divergenza fra linea societaria e ambizioni dell’allenatore. DIMISSIONI – Dopo la gara persa in casa contro il Montebelluna (1-2, Baggio e doppietta di Giglio) domenica 24 febbraio, Mauro Zironelli rassegna le dimissioni. Irrevocabili, contestualmente al successo dei Biancoscudati Padova sul Fontanafredda che permette alla squadra di Parlato di aumentare il vantaggio a 7 punti. MARCHETTO – Negli ultimi tre mesi la Sacilese è condotta da Carlo Marchetto. I biancorossi arriveranno terzi, come nel campionato precedente. Identicamente, usciranno al terzo turno playoff, a opera dell’Altovicentino.

Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Io voglio tornare. Nicola Calcagnotto sa bene cosa vuole dal suo futuro: il Belluno. Partito un anno fa dopo un’eccellente stagione alla corte di Roberto Vecchiato, il centrale difensivo che lasciò il suo posto al giovane Pescosta ora tornerebbe molto volentieri in gialloblù, proprio al fianco di Pescosta e al posto di Merli Sala, ricominciando da dove ci si era lasciati esattamente un anno fa. «Nessun pentimento – assicura Nicola – rifarei la stessa scelta perché è stata un’ottima esperienza. Ho giocato in Lega Pro, sono cresciuto. Ora però fosse per me tornei a Belluno, con qualche conoscenza in più e un’esperienza che mi aiutato a maturare». Non dipende solo da te, però. «No, anzi. Decide il Real Vicenza. Se sceglie di tenermi, resto a Vicenza. Non ci sono alternative. Qualora invece la società decidesse di lasciarmi libero, allora il mio desiderio è il Belluno. A prescindere dall’accordo che c’è tra le due società, che prevede proprio che io torni, è esattamente la mia volontà». Qualcun’altro ti ha cercato? «Sì, ma per quanto mi riguarda la serie D è il Belluno. Ho già declinato le offerte, se scendo di categoria lo faccio per giocare a Belluno». Ti aspetterebbe un’eredità impegnativa, quella di Merli Sala. «Lo so, di recente ci siamo anche sentiti. Lui ha deciso di partire, io tornei volentieri. Nessuna delle due cose però è certa, dunque aspettiamo». Hai seguito la squadra da Vicenza? «Ho visto qualche partita e poi seguito attraverso la stampa. Hanno fatto un’altra ottima stagione, meglio di quella passata giocando un turno in più nei playoff. Sinceramente avevo pochi dubbi sul fatto che ci sarebbero riusciti». Quando sarà sciolta la riserva? A fine giugno? «No, non credo. So che mercoledì il presidente prenderà una decisione in merito a cosa fare la prossima stagione, dopodiché dovrei sapere anche io quale sarà il mio futuro. La speranza è che possa tornare, poi di vedrà».

Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) La parola alla difesa. Perché la difesa, di oggi e (si spera) di domani, ha le idee chiare. Le ha Ivan Merli Sala e le ha Nicola Calcagnotto. Il secondo non vede l’ora di tornare a Belluno dopo avere salutato appena un anno fa, il primo ha deciso di lasciare la città, e la squadra, dopo il ritorno in gialloblù di due estati fa. Un passaggio di consegne tra i due protagonisti della difesa di Roberto Vecchiato della stagione 2013/2014 che aspetta solo di compiersi chiudendo così la questione retroguardia dopo aver chiuso quella attacco con l’arrivo di Antonio Acampora al posto di Andrea Radrezza. Per il Belluno sarebbe una soluzione ideale, prima però bisogna aspettare le decisioni del Real Vicenza, che ha tra le mani le sorti di Calcagnotto. E Merli Sala? per quanto la società ci abbia provato e forse un pelo ancora ci speri, pare che il destino sia segnato. Ivan, con moglie e figli, vuole cambiare. «Io a Belluno sto benissimo – assicura il centrale di difesa nato a Segrate – non lascio soltanto un’ottima società, ma anche un grande mister, tanti amici, un bellissimo staff e un grande gruppo a cui sono molto legato e affezionato». E allora perché andare? «È una decisione di famiglia. Io e Sophie, insieme ai gemelli, abbiamo voglia di cambiare, di partire, di una nuova esperienza. Non c’entra il calcio, anzi. Questa volta è il calcio a seguire la famiglia e non viceversa. Dove andremo non lo so, niente è ancora fatto o deciso. Certo, professionalmente mi piacerebbe salire, lottare per qualcosa in più, ma non è nemmeno detto. Magari trovo meglio, magari trovo uguale identico a quello che avrei qui». Tempo fa si parlava addirittura di Svezia. «No, quello al momento è escluso. Anche perché lì il campionato inizia tra poco, non sarebbe fattibile». Da marito e papà vuoi partire, da calciatore cosa vorresti? «Vorrei qualche ambizione in più. Devo essere sincero, qui soffro un po’ il “di più non si può”. A Belluno si sa che più di così è impossibile. E se da una parte è un attestato di serietà da parte della società, consapevole che questo oggi è il suo massimo, dall’altra per uno come me è un freno a mano tirato. Mi piacerebbe poter iniziare un campionato sapendo che si può vincere e si può salire. Mi piacerebbe ritrovare il massimo delle ambizioni sportive. A Belluno si sta da Dio, ma il Belluno oggi è già al suo massimo. Si stanno ponendo le basi per qualcosa di più importante forse, ma in questo momento si è lontanissimi dalla Lega Pro». E se la Lega Pro o una D che mira a quella nelle prossime settimane alla fine non arrivasse? «È il calcio, nessun problema. Ripeto, a monte c’è una scelta di vita, di famiglia». Che tempi vi siete dati? «Ho già parlato con il mister, che mi vorrebbe ancora qua, ma in questo momento, pur apprezzando moltissimo le sue parole e la ferma volontà di tutta la società di confermarmi, mi vedo altrove, con Sophie e i bambini. Tra dieci giorni incontrerò Fardin e prenderemo una decisione definitiva. A oggi però, benché non abbia ancora nulla tra le mani come alternativa, lo vedo come l’incontro in cui io e il Belluno ci saluteremo». BRINO TRA I PALI – Spiegata la questione difesa, che tra i pali dovrebbe riabbracciare l’ex Brino salutando Schincariol, per quanto riguarda gli altri reparti il Belluno è già a ottimo punto. Il centrocampo aspetta solo novità legate ai fuoriquota mentre l’attacco, che ha lasciato partire Andrea Radrezza, sarà affidato alla coppia Corbanese-Acampora.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mauro Zironelli nuovo allenatore dell’Altovicentino. Al 99% l’accordo con il presidente Dalle Rive sarebbe stato trovato. L’incontro definitivo è programmato entro mercoledì. Il massimo dirigente dell’Altovicentino era stato fra i primissimi a contattare Zironelli all’indomani delle dimissioni da allenatore in riva al Livenza. Una prima parola valsa quale prelazione nello sviluppo della trattativa. Zironelli andrebbe quindi a sostituire Diego Zanin, chiamato a Natale per sostituire l’esonerato Enrico Cunico. Rino Dalle Rive era in tribuna a Sacile in occasione della precedente gara playoff, fra i biancorossi e il Belluno. Non solo per vedere chi sarebbe stato l’avversario che avrebbe incontrato. Sul taccuino dei desideri, infatti, sono finiti Marco Beccaro e Dario e Sottovia.

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il mistero Korablin s’infittisce e le nubi non accennano a diradarsi sopra il Venezia. Le tre settimane trascorse dalla fine del campionato sono state totalmente sprecate e hanno lasciato ferme le certezze in casa arancioneroverde, dove per tanti problemi al momento continua a non intravvedersi alcuna soluzione. Tutto e tutti pendono dalle labbra di Yury Korablin, il quale a causa di problemi di salute aveva saltato l’assemblea dei soci di dieci giorni fa, tanto che circa il suo ritorno in città (dove manca da febbraio) non ci sono notizie certe. Mentre il collegio sindacale deve ancora pronunciarsi – almeno ufficialmente – circa le eventuali azioni che potrebbe intraprendere a tutela dei creditori, le casse del club di via Torino continuano ad essere vuote e a necessitare di una rapida iniezione di liquidità. Da coprire c’è un disavanzo di circa un milione di euro, cifra comprensiva sia della cifra da versare per pagare i contributi non versati sugli stipendi (pagati) di settembre-dicembre, sia gli emolumenti dovuti ai giocatori per le mensilità di marzo e aprile. Senza scordare poi i crediti vantati dai fornitori che si aggirerebbero sui 500mila euro. In questa situazione impossibile prevedere se e quanti euro Korablin metterà a disposizione come budget per il prossimo campionato, dopo averne previsti un paio per la stagione ormai conclusa. «Dal presidente non abbiamo avuto notizie, nessun contatto nemmeno col collegio sindacale che sta ancora facendo le sue valutazioni dopo l’assemblea dei soci andata deserta – aveva spiegato venerdì il dg Dante Scibilia – Per fortuna alle società è stato dato più tempo per pagare innanzitutto l’Iva, che scadeva il 1. giugno: entro quella data (oggi, ndr.) basterà comunicare l’importo alla Covisoc, dopodiché per il pagamento vero e proprio ci sarà tempo sino a fine mese. Continuiamo ad aspettare il presidente». Ad ogni modo entro il 25 giugno le società dovranno pagare gli stipendi di marzo-aprile ed entro il 30 giugno, assieme alla domanda d’iscrizione e alla fideiussione da 400mila euro, occorrerà attestare «l’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps».

Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Sì, rimarrei in arancioneroverde, volentieri e non solo perché lo dice un contratto. Mi piacerebbe però provare a perfezionare il lavoro iniziato quest’anno». Elia Legati parla ancora da capitano di un Venezia che, di fatto, non esiste già più. «Tranne Raimondi e il sottoscritto tutti gli altri sono in scadenza, compresi ds e allenatore. Personalmente mi spiace – confida il difensore emiliano – perché non vedo la necessità di voltare totalmente pagina. Ricostruire da zero un gruppo di 20 calciatori non sarebbe semplice, perciò mi auguro che quanto prima si possa consolidare una base da cui partire». Per Legati la permanenza “mirata” del ds Franceschi e mister Serena sembra una condizione essenziale. «Io sono venuto a Venezia per il rapporto personale e la fiducia totale che mi lega a De Franceschi, e lui, come l’allenatore, ha svolto un lavoro apprezzabile tenuto conto delle situazioni in cui ci siamo trovati per tutta la stagione. Non sono tipo da alibi, per i nostri alti e bassi facciamo mea culpa, però è indubbio che abbiamo vissuto una stagione al limite». Chiaro riferimento alla pressoché nulla presenza del patron Korablin. «Si è sentita eccome l’assenza del presidente da ogni dinamica del Venezia inteso sia come squadra sia come società. L’incertezza si è sempre percepita, poi sono arrivati anche tre punti di penalità; adesso pare tutto fermo e non si sa nulla. In questo contesto la nostra forza è stato proprio il gruppo, questo non ce lo toglie nessuno». Se per gli aspetti “umani” il bicchiere è mezzo pieno, per altri è invece totalmente vuoto. «Non può essere altrimenti – ammette l’ex padovano – a livello di risultati e classifica avremmo potuto fare molto meglio. Gli infortuni purtroppo non ci hanno mai dato tregua e hanno pesato molto. Ugualmente siamo stati almeno un paio di volte vicini al salto di qualità, penso ai ko evitabili di Lumezzane e Bassano. Al completo sarebbe stato un altro Venezia, ora mi auguro la riconferma di molti di noi per inseguire il riscatto».

Ore 18.30 – (La Nuova Venezia) Trenta giorni all’ora ics e per il Venezia ogni mese di giugno si trasforma in un count-down quotidiano, alla faccia della programmazione. Ma questa è la linea instaurata dal presidente Yuri Korablin e mai è cambiata, dall’insediamento di Oreste Cinquini a quello di Ivone De Franceschi, dall’ingaggio di Sassarini e Zanin per arrivare a Dal Canto. Sempre di corsa, sempre in ritardo rispetto alle altre squadre, come non ricordare la situazione di due anni fa, appena insediato Andrea Gazzoli, con Zanin costretto a portare nel ritiro di Pieve di Cadore una manciata di giocatori. Questa volta c’è anche una questione economica più complicata con pendenze arretrate da saldare, magari evitando di incidere strada facendo sulla squadra come è accaduto nell’ultima stagione con i 3 punti di penalizzazione in classifica. Trenta giorni per tracciare la strada che porti alla prossima stagione con la dead line fissata al 30 giugno quando bisognerà presentare la domanda di iscrizione e soprattutto la fidejussione di 400 mila euro. Un dato fa ben sperare: Korablin è arrivato sempre in volata, ma ha sempre tagliato lo striscione del traguardo. Venezia, al momento, immobile in attesa dell’arrivo di Yuri Korablin, non appena i medici gli daranno il via libera per volare in Italia. E, al di là di sistemare i conti, la logica vorrebbe che si continuasse con Ivone Franceschi nella stanza dei bottoni, Michele Serena e il suo staff tecnico alla guida del Venezia, tentando di riconfermare una parte del gruppo della passata stagione, oltre a mettere sotto contratto i giovani più interessanti che hanno già esordito in prima squadra visto che i regolamenti impongono presenza di under. De Franceschi può ipotizzare alcune strade da percorrere nell’allestimento della squadra, magari immaginando un budget analogo a quello della stagione appena terminata, poi ritoccato a gennaio con la cessione di alcuni contratti pesanti. Ma fino a quando Korablin non arriverà a Mestre ogni ipotesi è superflua. E, intanto, i tifosi sono preoccupati e prefigurano tutte le ipotesi peggiori per la prossima stagione, compreso un ritorno fra i dilettanti.

Ore 18.20 – (La Nuova Venezia) «Al di là del silenzio attuale, quel che conta è che si vada avanti». Elia Legati ha fatto ritorno a Parma, insieme a Raimondi, è l’unico giocatore della rosa legato contrattualmente al Venezia anche per la prossima stagione e, come tutti, è in attesa di avere comunicazioni da Ivone De Franceschi. «Non è solo adesso, è tutta la stagione che viviamo questa atmosfera di silenzio da parte del presidente. Ormai ci siamo abituati. Conta che il Venezia abbia un futuro, i nostri punti di riferimento sono sempre stati Serena e De Franceschi». Legati si è anche tolto la soddisfazione di andare a segno nell’ultima gara casalinga contro la Pro Patria, saltando poi la trasferta di Alessandria per squalifica. Un leader, non solo della difesa, ma anche con i compagni di squadra. Legati ha disputato una stagione positiva, raccogliendo, cammin facendo, anche i gradi di capitano dopo la giubilazione di Esposito da parte di Serena. «Rimarrei volentieri al Venezia, e non lo dico solo perché ho un altro anno di contratto. Abbiamo gettato le basi per poter disputare una stagione positiva, i punti di forza fuori dal campo ci sarebbero già con De Franceschi e Serena, si può far conto su un gruppo che non dovrebbe essere smantellato». Programmazione, parola sconosciuta dalla proprietà russa visto che ogni volta è stata fatta tabula rasa della rosa e si è ripartiti quasi da zero. «Ripeto, la rosa di questa stagione è buona», ha aggiunto Elia Legati, «la squadra ha avuto in avvio un periodo difficile proprio perché il gruppo era stata rinnovato quasi totalmente, abbiamo sbagliato qualche partita, vedi Lumezzane e Bassano, quando ci stavamo rilanciando con l’arrivo in panchina di Michele Serena, poi però il Venezia ha terminato la stagione in crescendo, giocando anche un bel calcio e diventando arbitro sia per la promozione diretta sia per l’accesso ai playoff. Non abbiamo concesso nulla perché prima venivamo noi». Non sono mancati anche gli infortuni. «Sì, è vero, sono problemi che ogni squadra deve fronteggiare nell’arco di una stagione. Noi possiamo rammaricarci che, quando si sono verificati, hanno colpito, con 3-4 elementi fuori uso, sempre un reparto. Questo è comunque un gruppo composto da uomini veri che hanno dimostrato sul campo il loro valore di squadra. Potevamo fare di più, siamo a i primi a saperlo, lavorando su questo gruppo potremmo solo migliorare. Chiamate da fuori? Nessuna per il momento. E non mi sembra che in giro ci siano stati tanti passaggi da una squadra all’altra. Il campionato è ancora in corso. Mi auguro, invece, che arrivi al più presto una schiarita per il Venezia. Questa è una piazza dove si può fare bene».

Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Vite parallele. Conto alla rovescia per Lino Diquigiovanni, che a metà settimana spiegherà quale futuro attende il suo Real Vicenza, ma pure conto alla rovescia per il patron dell´Altovicentino Rino Dalle Rive, che dalla pancia del “Fiori” fa sapere che si prenderà sette giorni per decidere l´ennesima rivoluzione dopo il ko con il Delta Porto Tolle,A unire i due, per ora, il nome di Davide Consolaro, passato come direttore sportivo dal Bacchiglione all´Agno, ma non è detto che dopo i due perentori No fatti recapitare in casa biancorossa dall´amministrazione comunale di Treviso ed in quella altovicentina dal Dio Eupalla di breriana memoria, dalla Festa della Repubblica in poi non ci sia un avvicinamento fra le due parti in chiave Lega Pro. Fantacalcio? I due presidenti, si sa, sono di carattere e probabilmente nessuno dei due ha voglia di fare il primo passo, però negli affari e nel calcio non si guarda alla fine troppo per il sottile. Forse ci vorrebbe un mediatore o forse neppure Kofi Annan riuscirebbe a mettere i due insieme, certo però che ognuno ha una cosa che l´altro vuole ovvero la serie C. Quanta voglia abbia ancora Diquigiovanni lo diranno le prossime 48-72 ore, quanta invece ne ha Dalle Rive è cosa nota, dopo due anni a costruire inutilmente squadroni. Ovviamente a far da confine le cifre, e forse non solo quelle. Resta il fatto che qualunque cosa accadrà, il prossimo campionato è già iniziato.

Ore 17.40 – (Giornale di Vicenza) Tra i pali ci sarà Bremec perché Vigorito è stato squalificato per una giornata dopo l´espulsione subìta a Pescara «per intervento falloso su un avversario in possesso di una chiara occasione da rete» nell´azione in cui l´arbitro ha concesso agli adriatici il rigore trasformato al 42´ della ripresa da Memushai.Attenzione anche ai cartellini gialli: nei playoff dopo due ammonizioni scatta la squalifica. Tra i biancorossi Moretti, Sampirisi, Laverone e Ragusa sono stati ammoniti nella gara di andata: chi di loro ricevesse un´altra ammonizione domani sera se il Vicenza superasse il turno non potrebbe giocare la finale.Nella stessa situazione si trovano anche i giocatori del Pescara Memushai, Lazzari e Rossi, pure ammoniti nella gara di andata.L´altro giocatore squalificato è Pisacane dell´Avellino.

Ore 17.30 – (Giornale di Vicenza) Vicenza e Pescara si sfideranno domani sera alle 21 dopo che avranno giocato allo stadio Dall´Ara Bologna e Avellino, impegnate nel ritorno dell´altra semifinale.All´andata il Bologna s´è imposto in Campania per 1-0 con un gol di Sansone e dunque gli emiliani sono nettamente favoriti per il passaggio in finale. Alla squadra ora affidata a Delio Rossi, dopo che per quasi tutto il campionato a guidarla è stato Diego Lopez, basterà anche perdere con lo stesso punteggio (0-1) per giocare la finale per la serie A grazie al miglior piazzamento finale al termine del campionato.Al contrario l´Avellino dovrà cercare di realizzare un´autentica impresa, cioè vincere con due gol di scarto a Bologna, per giocarsi un posto in serie A con la vincente della sfida che vivrà il suo epilogo in via Schio. Vigilia della grande sfida, della partita da vincere a tutti costi con il Pescara domani sera e restano ormai pochi biglietti in prevendita: sono 10.300 i tagliandi già acquistati dai tifosi biancorossi, ne restano qualche centinaio in tribuna e 600 nel settore Distinti, mentre sono esaurite già da sabato sera curva Sud e curva Azzurra. Da Pescara sono stati prenotati, a ieri sera, 533 biglietti in curva Nord, un settore che può ospitarne 1.300. Si viaggia verso il tutto esaurito e l´attesa cresce con il passare delle ore tra i tifosi del Lane.Dal campo di allenamento intanto arrivano notizie che confermano le impressioni già fornite dal lavoro svolto nei giorni scorsi al centro tecnico Morosini.Manfredini non ce la fa, non riuscirà a recuperare e dunque al suo posto sarà confermato Gentili che nella gara di andata a Pescara aveva tenuto a freno Melchiorri senza concedergli occasioni, soffrendo invece di più l´ingresso di Sansovini, autore anche del gol su rigore a tre minuti dal termine della gara.Ma resta intatto il dubbio sulla disponibilità di Brighenti, che a Pescara ha riportato una forte contusione al ginocchio: stando alle indicazioni di ieri appare difficile che possa giocare, ma la decisione è rinviata alle ultime ore. In ogni caso in questo momento l´ipotesi più probabile è che la coppia centrale della difesa sia composta da Camisa e Gentili.Pochi dubbi sulla composizione degli altri reparti. Il centrocampo sarà quello schierato per tutta la stagione, almeno da quando c´è Marino in panchina. Di Gennaro torna dalla squalifica e al suo fianco ci saranno come sempre Moretti e Cinelli.Al centro dell´attacco, scontata la squalifica, tornerà Cocco, anche se il bomber, autore di 19 reti in campionato, non ha potuto allenarsi al meglio in questi giorni a causa dei postumi del dolore muscolare avvertito alla vigilia della gara di Pescara.Cocco ci sarà comunque, al fianco di Ragusa, che cercherà al Menti il gol che non è riuscito a segnare all´Adriatico, dove una traversa gli ha negato proprio al 90´ la rete del pareggio.Laverone o Vita completeranno il terzetto al quale Marino si affiderà per riuscire a vincere la sfida che vale l´accesso alla finale. Dall´altra parte Oddo si affiderà ancora al 4-2-3-1, probabilmente con Memushai e Pasquato dall´inizio al posto di Torreira e Lazzari. Ma l´allenatore del Pescara ha tante opzioni in una rosa lunga e senza infortunati.

Ore 17.20 – (Giornale di Vicenza) Vincere. Sarà questo l´unico verbo declinabile domani sera al Menti per il Vicenza, impegnato nella sfida della verità contro Pescara. Se i biancorossi segneranno anche solo un gol in più degli abruzzesi, non importa come, il sogno della serie A potrà proseguire, altrimenti si interromperà a due passi dal paradiso. Dopo l´amara sconfitta di misura dell´andata, serviranno concentrazione, determinazione, qualità tecniche e personalità per centrare la rimonta: doti che il Vicenza conta di trovare anche e soprattutto in Davide Di Gennaro, il regista al rientro dalla squalifica.Di Gennaro, ci siamo: questa è la partita che vale una stagione.«Sarà bellissimo, l´ho detto anche in spogliatoio. Non capita spesso in una carriera normale di vivere emozioni del genere: lo stadio pieno, l´importanza della posta in palio, l´entusiasmo di sentirsi protagonisti È il premio, strameritato, per una stagione straordinaria, che tutti ricorderemo per sempre, e che vogliamo goderci al massimo il più a lungo possibile, a cominciare proprio da domani».A proposito di premi: lei la scorsa settimana è stato inserito nella Top 11 della serie B.«Mi ha fatto molto piacere, ne sono orgoglioso. È stata l´ennesima riprova che venire a Vicenza è stata la scelta giusta, così come quella di mettermi alla prova in un ruolo nuovo: ho trovato l´ambiente ideale, in cui tutte le componenti società, staff tecnico, tifosi mi hanno consentito di esprimermi al meglio. I progressi che ho fatto in pochi mesi mi lasciano davvero soddisfatto, e va detto che parallelamente è cresciuta anche tutta la squadra, soprattutto dopo la sosta invernale, quando Marino ha svolto una specie di mini-ritiro lavorando a fondo sulla preparazione atletica e sulla tattica».In quale aspetto crede di essere migliorato maggiormente?«Nella fase difensiva, che era stata il mio limite maggiore. E poi nella capacità di leggere rapidamente, e quando possibile in anticipo, lo sviluppo del gioco».I tifosi si aspettano molto da lei in questa partita decisiva.«Questo mi fa piacere, significa che ho meritato la loro stima, ma noi dovremo giocare da squadra come sappiamo, non ci sarà spazio per i personalismi: siamo al servizio l´uno dell´altro, consapevoli tutti di avere tante possibilità di passare il turno».Come ha visto il Vicenza nella partita d´andata?«Secondo me abbiamo giocato piuttosto bene, almeno per 70 minuti. Poi i cambi del Pescara e il palo di Politano hanno fatto un po´ fatto girare l´inerzia della partita. Ma non abbiamo mai smesso di lottare, come abbiamo dimostrato centrando la traversa in dieci contro undici subito dopo il loro vantaggio».Certo che se quella palla di Ragusa fosse entrata«Ovvio che non mi sarebbe dispiaciuto, però partire con un pareggio sarebbe stata un´arma a doppio taglio: magari a livello inconscio, in certi momenti della partita, avremmo ragionato sui due risultati utili a disposizione, e poteva anche diventare un rischio. Così dobbiamo giocare per vincere, ma è quello che abbiamo sempre fatto, quindi per noi non cambia nulla, anzi avremo se possibile una motivazione in più».Oddo ha dichiarato che il Pescara è la squadra più forte. Lo crede anche lei?«A me fa piacere che gli altri parlino tanto, che il Pescara abbia già festeggiato come se avesse passato il turno. Anche tanti altri allenatori e addetti ai lavori erano pronti a scommettere su alcune squadre già in finale dei playoff o addirittura in serie A, che invece adesso sono già a casa a guardare la tv o in vacanza Noi parliamo poco, e badiamo ai fatti. Giocheremo questa partita al massimo, sono certo che faremo una grande prestazione, e lotteremo fino alla fine convinti di poter prevalere. Se il Pescara si rivelerà più forte, stringeremo la mano e faremo i complimenti ai nostri avversari, ma i conti si fanno solo dopo i tre fischi dell´arbitro».

Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Tutto in una sera. Dopo il doppio 1-0 (rispettivamente in favore di Pescara e Bologna) che ha caratterizzato gli incontri di andata venerdì sera, le semifinali di ritorno domani definiranno quali saranno le due squadre che si affronteranno nella finale per la promozione in serie A.Il risultato parziale, la posizione in classifica, il fattore campo, il blasone e le minori energie psicofisiche spese finora sembrano assicurare un vantaggio considerevole al Bologna. Dopo il colpo firmato ad Avellino da Sansone (peraltro scattato in leggerissimo fuorigioco), gli emiliani alle 18.30 ospiteranno gli irpini partendo di conseguenza con i favori del pronostico. Più equilibrata sulla carta la sfida di ritorno del Menti, che garantirebbe ai biancorossi il passaggio del turno con una vittoria, a prescindere dallo scarto e dalle reti segnate, mentre con un pareggio o un successo sarebbe il Pescara ad accedere alla finale, in virtù dell´1-0 centrato all´andata.Le squadre che si giocheranno la promozione in A si affronteranno poi venerdì e martedì nelle ultime due sfide dei playoff.Entella e Modena invece dovranno confrontarsi un´ultima volta nello spareggio-salvezza. L´incontro di andata a Chiavari ha vissuto due fasi ben distinte: partenza a razzo dell´Entella, andata addirittura sul 2-0 nei primi 40´ grazie ai gol di Ferreira e Staiti; a quel punto è arrivata la reazione del Modena, che ha subito ridotto le distanze con Garritano, che ha completato la rimonta acciuffando il pareggio al 67´.Dopo quaranta minuti di grande paura, con l´incubo della retrocessione che era diventato concreto, gli emiliani potranno quindi disputare il ritorno il prossimo 6 giugno con relativa serenità, visto che solo una vittoria esterna potrebbe garantire all´Entella la salvezza: al Modena basterà infatti pareggiare davanti al proprio pubblico per aggiudicarsi il doppio confronto e assicurarsi un´altra stagione nel campionato di serie cadetta.

Ore 16.30 – (Gazzettino) Sarà questa la settimana-chiave del nuovo Cittadella. Sbollita l’amarezza per la retrocessione in Lega Pro, nei prossimi giorni si poseranno le prime pietre della prossima stagione. Da scegliere i nomi del direttore generale e del tecnico. Per quanto riguarda la figura del manager, Andrea Gabrielli punterebbe ancora ad occhi chiusi su Stefano Marchetti, il braccio operativo della società degli ultimi dieci anni. L’attuale diggì granata, inizialmente perplesso sul suo futuro a Cittadella, dovrebbe restare. Con lui al timone, facile puntare su Giacomin come successore di Foscarini alla guida del nuovo Cittadella. Il tecnico della Primavera, per tanti anni vice dello stesso Foscarini, sarebbe in vantaggio su tutti. È giovane, ha soltanto un anno di esperienza alle spalle da allenatore di una squadra di calcio, ma conosce benissimo l’ambiente e proseguirebbe nella strada fin qui intrapresa dalla società, che ha pescato nella Primavera sia nel dopo Glerean sia quando ha lasciato Maran.

Ore 16.20 – (Gazzettino) Nel Cittadella che sta attraversando una fase di passaggio da un ciclo encomiabile ad un altro tutto da scoprire, Andrea Pierobon è senza dubbio un osservatorio di lettura privilegiato sia per quanto lo riguarda personalmente, sia per il futuro dell’ambiente granata. La sua genesi nelle giovanili della città murata, il successivo esodo a Venezia, Fidelis Andria e soprattutto a Ferrara nella Spal con il suo ritorno da ben dieci anni a vestire la “sua” maglia, sono solo alcuni motivi che accreditano il quarantaseienne numero uno granata in un ruolo di “profeta”. Giocherà ancora un anno o calcherà le orme di Edoardo Gorini nei piani tecnico-dirigenziali della società? È ancora presto per la risposta, come lui stesso spiega: «Tutto può essere, anche se per giocare gli anni sono tanti. Ci incontreremo e valuteremo, ma non so quando. Adesso devo ancora metabolizzare una retrocessione che non mi aspettavo. Non era in preventivo e poche squadre ci hanno messo sotto. Non meritavamo questa retrocessione». Pierobon era fra quelli che, dopo la sconfitta con il Perugia, hanno lasciato il Tombolato con le lacrime agli occhi. «Al fischio finale mi è caduto il mondo addosso. Ci avevo sempre creduto nella salvezza, magari chissà in quale modo, invece non è andata così. Dire che il mio stato d’animo è dispiaciuto non esprime quanto mi sento dentro, soprattutto per tutte quelle persone che hanno dato tanto per tenere il Cittadella in B». Non ci sono confronti con situazioni simili. «Abbiamo vissuto altri momenti difficili come questo, ma poi è sempre finita in festa con la salvezza raggiunta e la sofferenza aveva dato un sapore in più ai nostri sforzi. A me in carriera non era mai capitato di retrocedere, questa è la prima volta». Partito in panchina, come altre volte in questi ultimi anni, Pierobon ha disputato un girone di ritorno sontuoso risultando spesso fra i migliori in campo. «Quando sono stato chiamato – riprende – ho sempre dato tutto per la maglia. Ma questa volta non è bastato. Mi assumo anch’io le mie responsabilità perchè si retrocede tutti insieme. Anch’io ho sbagliato qualcosa, dovevo dare di più». Il presidente Gabrielli ha dichiarato di voler risalire subito in serie B. Sarà importante mantenere il più possibile la rosa, compreso Pierobon, che aggiunge: «Sarà la società a valutare. Posso dire che porsi questo obiettivo è una dimostrazione di affetto e di grandi valori, di cui bisogna dare atto alla famiglia Gabrielli e all’intero ambiente». Sul ciclo decennale di Claudio Foscarini, così si esprime: «Dispiace quando qualcosa finisce, ma è nella norma. Quando c’è una retrocessione ci stanno anche le critiche, ritengo però che il giudizio debba essere complessivo. A questo ciclo per durata e per risultati raggiunti faccio solo i complimenti dandogli un ottimo». Se resterà Marchetti e sul prossimo allenatore, continua: «Il binomio Cittadella-Marchetti è una garanzia per ripartire. Sulla scelta del tecnico non sta a me fare nomi, la soluzione interna con il responsabile della Primavera ha già dato buoni esiti». Andrea Pierobon è spesso citato come un esempio di serietà e stile di vita, ma non si è mai posto un modello da seguire. «Mi sono sempre ispirato a me stesso e ai valori a cui credo. Sono valori morali, oltre che tecnici, e ritengo che un calciatore professionista debba essere un esempio per i giovani. Come genitore mi sento gratificato da mio figlio che ha scelto di seguire le mie orme giocando negli Esordienti del Cittadella. Gioca a centrocampo e questo non mi dispiace affatto». Sui possibili ripescaggi e su chi sarà retrocesso fra Entella e Modena, conclude: «In cuor mio spero nel ripescaggio, sarebbe gratificante per la società che se lo meriterebbe, ma sarà difficile. Ho visto la partita Entella-Modena (2-2, ndr) e il primo pensiero è stato quello che potevamo esserci noi nei play out. A questo punto mi è indifferente su chi retrocederà, ma non mi metterei a piangere se capitasse all’Entella, che con noi ha incamerato tutti e sei i punti in palio».

Ore 16.00 – (Mattino di Padova) La settimana della verità. Saranno giorni decisivi, i prossimi, in casa Cittadella. Il nodo principale, è noto, è legato alla posizione del direttore generale Stefano Marchetti, che dovrà sciogliere le riserve sul suo futuro dopo la pausa di riflessione che si è preso all’indomani della retrocessione in Lega Pro. Sfumata l’ipotesi di un suo trasferimento alla corte del Cagliari, si rafforza l’ipotesi che possa rimanere sotto le Mura. A cascata si definiranno tutte le altre posizioni. Per Marchetti, in queste stagioni capace di scoprire o valorizzare talenti come Gabbiadini, Baselli, Piovaccari, Meggiorini, Ardemagni, Biraghi, Rubin e Cherubin, solo per citarne alcuni, la proposta del presidente Andrea Gabrielli è quella di costruire una squadra in grado di puntare subito alla risalita: un “nuovo” Cittadella che potrebbe ripartire dall’ossatura di categoria superiore della “vecchia” squadra. Tra i pali occorre capire cosa farà Andrea Pierobon, che al nostro giornale ha dichiarato di essere ancora troppo abbattuto per prendere qualsiasi decisione. Una soluzione potrebbe già presentarsi rimanendo in casa: il rinnovo del prestito di Alex Valentini dallo Spezia non pare un problema e Matteo Vaccarecci, terzo portiere nell’ultimo campionato, potrebbe scalare di una posizione in graduatoria. In difesa è difficile pensare che Michele Pellizzer e Filippo Scaglia possano restare: il capitano ha ancora tre anni di contratto ma ha mercato, il secondo è in comproprietà con il Torino, che dovrebbe riportarlo a casa. Tornerà al Toro anche Antonio Barreca, una delle rivelazioni di questo torneo, per restare all’ombra della Mole o essere girato al Chievo, mentre Agostino Camigliano, in prestito dall’Udinese, potrebbe fermarsi ancora qui, andando ad aggiungersi a Daniel Cappelletti, Alessandro De Leidi, Andrea Signorini, Nicola Donazzan e Simone Pecorini. A centrocampo sono plausibili gli addii a Nicola Rigoni, che ha mercato nella categoria, Tomasz Kupisz, che rientrerà al Chievo, e Daniele Bazzoffia, per fine prestito. Andrea Schenetti, che cerca il riscatto dopo una stagione davvero sfortunata, Andrea Paolucci e Alessio Benedetti, centrali che in Lega Pro avrebbero pochi rivali, Filippo Lora, pure lui in cerca di riscatto, potrebbero rimanere e lo stesso potrebbe fare Mattia Minesso, esterno di sinistra che si è messo in evidenza ma che vive a Piazzola e potrebbe fare una scelta di cuore restando in granata. E Massimiliano Busellato? Se fosse rimasto Foscarini sarebbe sicuramente andato via, con un nuovo tecnico lo scenario potrebbe cambiare, anche se piace all’Avellino. In attacco se ne va Francesco Stanco per fine prestito, mentre Alessandro Sgrigna e Claudio Coralli hanno già chiarito che resterebbero volentieri anche in Lega Pro e Federico Gerardi ha ancora un anno di contratto. C’è poi il capitolo vivaio. A tutti viene in mente il nome di Giulio Bizzotto, che ha esordito in prima squadra segnando un gol al Frosinone. Ma è facile ipotizzare, soprattutto se per la panchina sarà scelta la soluzione interna Giacomin, magari in tandem con Gorini, che diversi ragazzi della Primavera possano fare il grande salto a partire da chi, nella scorsa stagione, è già stato convocato come i difensori Ugo e Amato, il centrocampista Battagliarin e l’attaccante Bortoluz (che però è corteggiato dal Torino).

Ore 15.30 – (Gazzettino) SAN PAOLO. È ancora tutto da scrivere il futuro, allenatore naturalmente incluso, anche se la nuova società potrebbe optare per una soluzione interna dal settore giovanile. «In questo momento stiamo lavorando per pianificare il budget da destinare alla prima squadra – spiega il direttore generale Bozzato – A breve ci sarà la presentazione della nuova società». THERMAL. Sarà Andrea Brocca a guidare i bianconeri, già trovata l’intesa con il club. L’ex tecnico Massimo Pedriali si è accasato al settore giovanile del Padova, e ha fatto le valigie anche il direttore sportivo Briaschi che era arrivato nell’ultimo scorcio della stagione. «Conosco da anni Brocca – spiega il presidente Pierluigi Maistrello – e ha un ottimo profilo che si sposa al meglio con gli obiettivi della società, ossia lavorare con i giovani. Sono convinto che è la scelta più giusta. Il nuovo diesse? Stiamo cercando qualcuno che ci possa dare una mano, ma se non dovessimo trovarlo darò io una mano al tecnico». Sulla rosa 2015-2016. «Puntiamo sui giovani, anche se ci sarà un’ossatura formata da giocatori di una certa età. Nei prossimi giorni incontreremo anche i ragazzi dell’ultima stagione e vedremo con chi possiamo proseguire il rapporto».

Ore 15.10 – (Gazzettino) Sono un cantiere aperto le formazioni padovane che parteciperanno al prossimo campionato di serie D. ABANO. Massimiliano De Mozzi guiderà i neroverdi per la terza stagione di fila, una soluzione all’insegna della continuità. «Sono contento di portare avanti il progetto, cercheremo di migliorare e di fare qualcosa di nuovo. L’obiettivo è disputare un campionato di livello come abbiamo fatto quest’anno, anche se è vero che riconfermarsi non è mai facile. Dipenderà molto anche dal girone nel quale saremo inseriti, ma l’auspicio è che l’Abano si riconfermi tra le prime squadre della categoria». Nella stagione appena conclusa, come noto, gli aponensi hanno centrato i play off, uscendo poi al primo turno nel derby con l’Este. A proposito di gironi, da quello emiliano-toscano il tecnico si augura di passare a quello del triveneto: «È la mia speranza, dato che quest’anno abbiamo dovuto giocare quattro partite in più nei turni infrasettimanali e le trasferte erano lunghe, senza dimenticare che è impegno economico maggiore anche per la società». Passando alla squadra, il primo acquisto ufficiale è il portiere diciassettenne Alex Ruzzarin che è stato prelevato dal Pozzonovo. La preparazione precampionato scatterà venerdì 24 luglio. «Stiamo valutando se fare una settimana di ritiro in montagna, sarebbe un’esperienza in più anche per il gruppo». CAMPODARSEGO. Dopo aver ufficializzato nei giorni scorsi le conferme del tecnico Antonio Andreucci e di capitan Maurizio Bedin, il direttore generale Attilio Gementi è già al lavoro per allestire la rosa 2015-2016, tanto più che proprio sabato la società gli ha messo a disposizione la cifra da poter spendere sul mercato. «È senz’altro un buon budget – sottolinea il presidente Daniele Pagin – in linea con quello dell’anno scorso nel quale avevamo fatto le cose in grande per l’Eccellenza. Credo che anche il direttore sia soddisfatto dato che può lavorare al meglio per costruire una squadra competitiva. Vogliamo consolidarci nella nuova categoria e possibilmente stazionare nelle zone alte della classifica». Un flash sulla conferma di Andreucci. «È un allenatore di alto livello e conosce bene la serie D». Intanto, i biancorossi sarebbero interessati al portiere Merlano e all’esterno Cacurio del Thermal Abano Teolo e la conferma arriva proprio da Pagin: «Il direttore sta lavorando anche su questi giocatori». ESTE. Al momento tutti gli sforzi sono rivolti alla ricerca di forze economiche fresche che possano dare nuova linfa al club, e le parole del presidente Renzo Lucchiari sono eloquenti: «Stiamo riorganizzando l’aspetto societario e a breve mi auguro di avere notizie positive. Abbiamo bisogno di persone e di sponsor nuovi che ci diano una mano se vogliamo essere protagonisti anche quest’anno, altrimenti ci sarà un ridimensionamento. D’altra parte miracoli non li fa nessuno e per competere a certi livelli ci vogliono risorse e giocatori con determinate caratteristiche. Speriamo che qualcuno si faccia avanti questa settimana per fare sì che l’Este possa fare un campionato di vertice come in quest’ultimi anni». In attesa di schiarite sul fronte societario, le questioni tecniche non sono state ancora affrontate, anche se con l’allenatore Gianluca Zattarin c’è stato un primo incontro interlocutore giovedì. «Anche su questo fronte è tutto in stand by», puntualizza il presidente Lucchiari. Tra i giocatori dovrebbero comunque fare la valigie Turea, Rubbo e Bagatini Marotti che sono seguiti da alcune società professionistiche.

Ore 14.50 – (Mattino di Padova) La Thermal Abano, dopo la retrocessione dalla Serie D in Eccellenza, ripartirà da Andrea Brocca. È questo il nome dell’allenatore su cui ha deciso di puntare la società per la stagione del riscatto. Brocca nell’ultima stagione ha allenato il Maserà in Prima categoria: in passato aveva già guidato l’altra formazione aponense, l’Abano, portandola dalla Prima categoria all’Eccellenza.

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Consultazioni, trattative ma soprattutto tanta carne al fuoco. In tutti i sensi. Perché tra grigliate di fine stagione, strette di mano e primi accordi sta prendendo forma l’estate calda delle tre squadre padovane di serie D: l’Este deve sciogliere il nodo allenatore, mentre Abano e Campodarsego sono già al lavoro per riallestire le rispettive rose. Este. Il patron giallorosso Renzo Lucchiari sta temporeggiando a oltranza con il tecnico Gianluca Zattarin. Una situazione mai verificatasi dalle parti di via Monte Cero, considerando che, negli ultimi quattro anni, Zattarin si era assicurato la riconferma prima ancora della fine del campionato. Lucchiari vorrebbe cambiare per dare una rinfrescata generale all’ambiente ma l’allenatore 41enne, che aspetta una chiamata dalla Lega Pro (Pisa in primis), è appoggiato dal vice presidente Stefano Marchetti, che potrebbe spingere per un prolungamento annuale dell’accordo. In caso di permanenza, l’allenatore atestino avrebbe già un nome in cima alla lista della spesa, Gianluca Franciosi, ex Triestina e Thermal Abano. L’Este si ritroverà in casa pure il centrocampista Luca Migliorini (classe 1996), al rientro dal prestito all’Adriese (Eccellenza). Abano. Venerdì 5 giugno la squadra si ritroverà per la cena finale. Prima di quella data, non ci saranno sostanziali novità in uscita, per non creare situazioni spiacevoli alla vigilia della festa conclusiva. L’arrivo del portiere Alex Ruzzarin (17 anni), ufficializzato l’altro ieri, però, provocherà il “sacrificio” di uno dei due estremi difensori che si sono alternati in campionato: l’esperto Enrico Rossi Chauvenet e il giovane Maicol Murano. Nel caso in cui mister Massimiliano De Mozzi dovesse optare per la linea verde tra i pali, potrebbe partire proprio Rossi Chauvenet. Molto probabile è pure l’addio del mediano Enrico Da Ros, il cui rapporto con il trainer di Marostica non è mai decollato. Entro metà settimana si conoscerà infine la sede del ritiro estivo, che dovrebbe essere Lavarone. Campodarsego. Il direttore sportivo Attilio Gementi sta procedendo su due fronti: da una parte c’è l’attività di scouting per trovare giovani in grado di fare la differenza in serie D, dall’altra la necessità di riconfermare i big che hanno trascinato la squadra alla promozione. In particolare, Gementi sta trattando con gli intermediari di Thomas Poletti, Grasjan Aliù, Rey Volpato e Andrea Lucchini. Per quanto riguarda i rinforzi, piacciono gli ex Thermal Giorgio Merlano e Raffaele Cacurio. Non è escluso nemmeno il ritorno di Dan Thomassen, che aveva lasciato Campodarsego dopo la chiamata della Biancoscudati Padova.

Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Certo, dopo c´è stato il lieto fine, come no, ma le immagini tv hanno evidenziato come il rigore di Priola dopo aver sbattuto sulla faccia interna della traversa fosse entrato. In caso di eliminazione sarebbe stata una beffa feroce e indigeribile. E allora a che serve un assistente appostato a ridosso della porta se anche a occhio nudo dall´alto la sensazione era stata nettamente quella? Tiriam innanz. Giusto Priola prova a prenderla con filosofia. «In spogliatoio me l´hanno detto – conferma Justin -, io stesso avevo avuto la stessa impressione dal campo. Dite che il Como adesso è la grande favorita e ha il vento in poppa? Può essere, ma dopo quanto accaduto con la Reggiana noi siamo più incavolati e carichi di loro, anche se ci mancheranno diversi titolari. Ma non si molla niente». Transita Daniel Semenzato, l´altro tiratore che si è visto ribattere la conclusione dal montante carambolando sulla linea. «Perchè mai si devono fare le barricate a Como – chiarisce – ,ci saranno assenze ma noi tireremo a vincere come sempre».

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) «Oh, ma guardate che io sono un rigorista». Dario Toninelli rende anche in versione battutista. Il suo penalty nel sacco, calciato spiazzando il portiere, alla Roby Baggio e non da terzino o numero 2 qualsiasi, è anche il primo gol in una partita ufficiale del difensore giallorosso. «Parlatemi forte perchè non sento – attacca Darietto – c´ho l´otite e faccio fatica». In compenso l´hanno sentito Ricci e Giannone, che si sono divertiti pochissimo col muretto di gomma di Toninelli. «Il rigore l´ho calciato perchè me la sentivo e mi sono offerto di andare a battere tranquillamente. Per quanto prodotto durante il match il verdetto non è neanche da mettere in discussione, ma di cosa parliamo? Ci sta tutta la vita il nostro passaggio del turno. Chiaro, ora c´è il Como che è la vera mina vagante e per come sta interpretando i playoff è l´autentica favorita. Noi saremo in emergenza al Sinigaglia ma con questa voglia, questo cuore e questa energia vedrete che ce la giochiamo con chiunque, anche con loro, statene certi. Eppoi atleticamente stiamo alla grande». Ha una carezza per il pubblico. «Che brivido vedere il Mercante esaurito, la gente che ci è stata vicino anche nei momenti di difficoltà, quando eravamo in dieci, eppoi in nove. Ora mi aspetto che ci aiuti anche in questa doppia finale, ne abbiamo bisogno, ma sono sicurissimo che lo farà». Quanto al Como, il Bassano coi lariani quest´anno è 2-0 negli scontri diretti, due partite due vittorie: 1-0 al velodromo all´andata (Nolè su rigore), 2-1 in riva al lago al ritorno (con sigilli di Cattaneo e penalty di Iocolano). Pura statistica poichè i playoff azzerano tutto e quanto fatto prima non conta un accidente. Anzi, di solito esalta di più i rivali, come ha anticipato proprio su queste pagine l´ex biancorosso Ivan Castiglia, oggi al Como che ha chiesto espressamente di incrociare il Bassano in un eventuale finale per riscattare i rovesci del campionato.Anche la municipalità al termine della contesa ha voluto far sentire la propria voce. L´assessore allo sport Oscar Mazzocchin, il vicesindaco Roberto Campagnolo, gli assessori Angelo Vernillo e Giovanni Cunico in coro hanno applaudito Bassano e il Bassano. «La squadra è stata fantastica – le parole di Mazzocchin – e la città grandissima per come ha risposto. Massimo appoggio e complimenti alla proprietà e alla famiglia Rosso perchè, scusate, anche stavolta abbiamo avuto la netta, amara sensazione che forse il Bassano non è tanto benvoluto nel calcio che conta». Giacomo Cenetti ha l´argento vivo addosso pure in sala stampa. «Avevamo più voglia noi, avevamo più fame di loro – detta davanti ai microfoni – non c´era pezza, in 10, in 9, ai rigori, dovevamo passare noi, ce lo meritavamo, altrochè storie. Nelle due partite l´unica squadra che doveva andare avanti era il Bassano. E adesso a Como senza paura aldilà delle assenze».

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Renzo Rosso è stravolto ed emozionato. Un amico gli si avvicina e gli dice che «una gara così toglie cinque anni di vita». R.R. annuisce, ma si vede lontano un chilometro che è sfinito dalla tensione. Così davanti ai taccuini parte qualche puntura di spillo. «Nell´osservare la direzione arbitrale di oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto cattivi pensieri. Boh, certe cose sembravano quasi premeditate… È che alla fine si è vinto, ma siamo stati più bravi di ogni cosa». Prende fiato un attimo e riattacca.«Col Como sarà durissima, ma ci proviamo, questa squadra ha un cuore immenso, non si arrende mai, è favolosa. I ragazzi hanno dato tutto, difficile stilare graduatorie di merito, beh, ovvio, Grandi è stato straordinario, non ci sono più aggettivi». Tutti lo abbracciano, lui ha un pensiero per la gente giallorossa. «Lo stadio pieno, un´atmosfera unica, davvero speciale, ora non smettiamo di rincorrere il sogno». Intanto la squadra al completo ha voluto dedicare la qualificazione al presidente Stefano Rosso che oggi compie 36 anni. Se Renzo Rosso si è trattenuto nel commentare l´operato dell´arbitro, l´avvocato Sergio Campana abbandona ogni tipo di diplomazia e va giù pari pari. «A parte il fatto che il Bassano è stato semplicemente eroico – dice -, l´ammonizione di Furlan e i gialli risparmiati ai reggiani non stanno nè in cielo nè in terra». Lo va a dire direttamente ad Asta in tribuna durante i supplementari, Tonino così si accende al cubo che già era elettrico. A proposito di Furlan, Federico dopo aver incassato il rosso, senza nemmeno passare prima dalla doccia è piombato anche lui in tribuna stampa a dire la sua. «Sul secondo dribbling sono stato toccato, il contatto mi ha sbilanciato e sono caduto – sbotta inviperito -. Non solo non era ammonizione ma soprattutto era rigore. Ero davanti al portiere, potevo segnare il 2-1 e secondo voi mi butto giù? Ma dai…». Poi, un´ora dopo, meno frenetico. «Meno male che i compagni mi hanno dato questa gioia bellissima di passare, uscire in quella maniera e con queste ingiustizie sarebbe stato insopportabile». È il turno di Tonino Asta che comincia dalla sua espulsione. «Non mi aspetto certo la squalifica per domenica a Como, al massimo un´ammonizione, ci mancherebbe solo questa – sottolinea subito -, l´arbitro è venuto a dirmi che eravamo troppo plateali in panchina e che doveva buttarne fuori almeno uno. Gli ho risposto che fuori non ci sarei andato e lui mi ha cacciato. Ditemi voi… Infatti dopo sono andato a spiegarmi anche con gli ufficiali di campo, io in vita mia non ho mai offeso nessuno, stare fuori a Como non esiste proprio». Già, Como con Pietribiasi, Furlan e forse Maistrello out, praticamente la prima linea a ramengo. «Ci penso da martedì. Qualcosa mi inventerò, anzi di sicuro cambieremo l´assetto. Intanto spero che la distorsione di Maistrello (il centravanti designato a sostituire Pietribiasi, ndr) non sia grave, magari un legamento stiracchiato. Mi rendo conto che è difficile, lui a caldo avvertiva un po´ di dolore, va valutato a freddo con gli accertamenti diagnostici. È rientrato per far numero e mucchio, da fermo. Di fatto si è giocato in nove anche mezzo supplementare. Eppure le occasioni le abbiamo avute noi. A parte il gol, loro hanno spaventato soltanto col colpo di testa di Alessi. Poco per pretendere di vincere».

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Un leone in gabbia. Tonino Asta cacciato al 42´ della ripresa dall´arbitro per proteste, su segnalazione del quarto uomo Andrea Tardino di Milano, lo stesso che un anno fa a Mantova diede due rigori contro il Bassano facendo infuriare Petrone, è salito di corsa in tribuna tra gli applausi scroscianti dei tifosi, appostandosi vicino alle postazioni della stampa. Lì è cominciato un altro film, Tonino era incontenibile e irrefrenabile. In piena trance agonistica, la rabbia trattenuta a stento, con accanto il preparatore atletico Alessandro Dal Monte e il magazziniere Ermanno Zanolla, si è sgolato da lassù sperando che lo sentissero, anche se era più un modo per scaricare la tensione. «Dai Tommy, proteggi palla, vieni avanti sullo scambio» – sbuffava verso Maistrello. Che quando proprio il centrattacco si è divorato il 2-1, Tonino ha mollato un cazzottone sulla copertura della gradinata. Sulle prime non ha sentito nulla, sulle seconde invece ha trascorso i 5´ successivi a massaggiarsi la mano indolenzita. Quindi ha chiesto una penna per ripassare la lista dei rigoristi e dopo il secondo penalty neutralizzato da Grandi si è quasi rannicchiato in un angolino per non vedere. Quindi, la Grande Paura dei due rigori calciati sulla faccia interna della traversa da Semenzato e Priola e ricaduti sulla riga, poi l´esplosione di gioia e l´abbraccio assieme ai tifosi saliti fin su.

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Fuori dal tunnel del divertimento c´è rimasta la Reggiana, che sabato dopo la rifinitura cantava a squarciagola negli spogliatoi e ieri fatalmente un po´ meno. Va avanti il Bassano, nonostante Francesco Guccini, l´avvelenato, evidentemente. L´arbitro, eh, non il cantautore. Ora si sorride bonariamente, è naturale, ma talune sue fischiate, molto ondivaghe e un tanto al chilo sono piaciute meno di zero, il rigore entrato di Priola, poi, grida vendetta.Ma siccome è tutto bene quel che finisce bene, per ora si passa sopra a tutto, ma se la società, che ha fatto della signorilità la sua cifra stilistica da sempre, decidesse per una volta di gonfiare i pettorali, nessuno qui si adonterebbe, sia chiaro.Dunque, Grandi supereroe, portiere bionico, una specie di Nembo Kid per i più nostalgici: l´hanno preso a pallate peggio dell´orso del luna park, tanto da spingere Asta a confidare ai cronisti.«Forse è colpa mia che non l´ho preso sufficientemente in considerazione prima, ma Matteo è stato veramente gigantesco». Già 3 rigori acchiappati su 4, il quarto in due sessioni playoff (era stato già decisivo infatti contro la Juve Stabia ai preliminari).I granata hanno avuto sull´1-1 un´ora a disposizione in superiorità numerica, addirittura da metà secondo supplementare in 11 contro 9 poichè Maistrello, rotto e a sostituzioni esaurite, stava in alto a sinistra nell´angolo dello zoppo, come si usava dire. E con tutto questo ben di dio apparecchiato davanti, oltre al gol di Angiulli nel primo e unico tiro pericoloso nello specchio, hanno prodotto una craniata a fil di palo di Alessi nel recupero del secondo extratime.La cronaca per sommi capi: Furlan non azzecca in apertura la volèe su servizio di Iocolano e al 18´ Bassano schioda: pennellata di Nolè e capocciata vincente di Pietribiasi che stampal´1-0. La Regia fa solo della gran flanella, ancora il Condor porta una minaccia alla mezz´ora e al 41´, appena mette il nasino fuori dall´uscio, i granata fanno bingo: diagonale dal limite sul palo opposto di Angiulli e tutto da rifare. Prima del thè freddo c´è un gollasso di Pietribiasi (44´) annullato per precedente fallo in attacco di Iocolano e nel lato B subito Davì inzucca accarezzando il palo, Ioco al 18´ fa altrettanto e Feola abbranca, poi Priola al minuto 20, sugli sviluppi di un corner batte a colpo sicuro e Ruopolo a portiere battuto sventa sulla linea. Furlan finisce a terra in area (23´), il contattino c´è e lui però si becca il rosso e nel convulso finale ci provano gli indomiti Iocolano e Cenetti da una parte e Bruccini un attimo dall´altra. Ai supplementari un pallonetto di Iocolano (4´) e la girata da un metro di Maistrello murata da Feola (al 4´ del secondo), strozzano l´urlo in gola, poi però scatta il Grandi-time, quello del bigman. Ed è delirio.

Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) Con gli occhi iniettati di sangue e gonfi di lacrime. Col cuore che rimbalza in petto. Ma alla fine tutto è Bene quel che finisce Bene. Con la B maiuscola. Proprio come quella B che il Bassano si giocherà nella doppia finale con il Como: andata domenica in riva al Lago, ritorno sette giorni dopo al Mercante. La squadra di Asta ha raggiunto questo storico traguardo dopo aver eliminato, ai rigori, la Reggiana: 0-0 in Emilia, 1-1 dopo i supplementari davanti a tremila anime vocianti (stadio esaurito). Successo ai rigori. Come quello nel turno preliminare con la Juve Stabia. Come quello del Como nell´altra semifinale a Matera. All´insegna dell´equilibrio. Quell´equilibrio che devi mantenere quando hai le spalle al muro e il destino sembra godere mentre ti sputa ripetutamente addosso. Ecco, è in quei momenti che emergono gli uomini. Perchè il successo di ieri del Bassano è prima di tutto una storia scritta da uomini. Uomini veri, che non si piegano mai. Neppure quando restano in 10 (al 23´ del secondo tempo) per un´espulsione, quella di Furlan, da ridere. O da piangere. La decide l´arbitro Francesco Guccini. Chissà, può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti, come diceva il suo omonimo cantautore. Intanto, però, tocca arrangiarsi. A Como Furlan non ci sarà. Così come non ci sarà Pietribiasi: è stato ammonito, era in diffida, sarà squalificato.Pietribiasi. È il primo dei protagonisti delle nostre storie di uomini. Ha il cuore lacerato dall´errore di Monza. Ma non si piega. Guarda il destino negli occhi. E guarda anche Feola negli occhi, quando porta in vantaggio il Bassano. E tutti, ma proprio tutti, vanno a fargli festa. Chi gioca, chi è in panchina, chi a vario titolo e lì. Gioia e riscatto. La Reggiana però pareggia. Si ricomincia.Nella ripresa tocca a Furlan. Il secondo protagonista delle nostre storie di uomini. Sul gol aveva fatto la sua. Fallo su Angiulli, ammonizione, lo stesso Angiulli che segna nella sua zona. Succede. Non dovrebbe succedere, invece, quel che si vede al 23´ st: contatto in area tra Bruccini e Furlan, l´ala cade. Rigore? Mezzo rigore? Tutto, tranne che simulazione. Tranne che seconda ammonizione. Tranne che espulsione. E Furlan che fa? Sale in tribuna stampa. Spiega con educazione le sue ragioni. Lì lo seguirà un altro uomo. Asta. Altra tempra, altro fuoco. E pure altra espulsione. Le storie di uomini continuano con Maistrello che si fa male, ma si rialza per non laciare la squadra in 9. Con Grandi che para tre rigori. Con Iocolano che trasforma quello decisivo. Gli uomini non si piegano. Gli uomini scrivono la storia.

Ore 12.40 – (Gazzettino, edizione di Rovigo) Il Delta va avanti si ferma l’avventura dell’Altovicentino dell’ex Cozzolino. Domenica la squadra di Tiozzo potrebbe trovare il Fano o il Sestri Levante, poco importa il turno numero due (quarti) dei playoff nazionali mettono sul piatto tutte ottime squadre. Ma i bianco azzurri sembrano non aver paura di nessuno, dieci vittorie di fila (record del Rimini eguagliato) e dei tifosi con gli Ultras che stanno seguendo in massa la squadra, a Valdagno erano in circa 150, cosa da non sottovalutare. Luca Tiozzo (che riceve la visita di Renica ex allenatore Clodiense e giocatore del Napoli) spossato, stanco, come se avesse corso più lui dei giocatori commenta: «Primo tempo ottimo, solo una distrazione con la traversa di Gambino. Nella ripresa abbiamo meritatamente trovato i gol, ma dopo la paura di vincere ci ha fatto intimorire un pò. In ogni caso ci può stare di arretrare di fronte a una squadra che mette in campo ben cinque attaccanti, però sapevamo che il gioco dell’Altovicentino non c’è quasi mai stato, erano da temere più i singoli ma li abbiamo tenuti abbastanza bene». Mezzo piede in Lega Pro con il passaggio del turno: «Ora siamo campioni del Triveneto eliminando l’Altovicentino, vediamo dove possiamo arrivare, chiaro che il passo in avanti e molto importante. Ora attendiamo di vedere chi ci tocca, vero che le forze sono ridotte al lumicino perà è così per tutti». Infine: «Dedichiamo la vittoria a Davide Giorgino che non ha giocato per la scomparsa del padre, lo aspettiamo a braccia aperte mercoledì».

Ore 12.20 – (Giornale di Vicenza) «In settimana formalizzeremo il rapporto con Davide Consolaro, che diventa il nostro direttore sportivo». Rino Dalle Rive, presidente dell´Altovicentino, prova a voltare pagina dopo l´ennesima amarezza. In campo sono quelli del Delta a festeggiare, ne prende atto: «Hanno meritato, anche se le palle-gol più importanti le abbiamo avute noi. Logofatu ha preso due gol ma non ha fatto parate, a parte una punizione nel primo tempo». E ora? «Mi prendo una settimana tutta per me dove Rino parlerà con Dalle Rive. So già cosa fare e come ripartire, voglio solo schiarirmi definitivamente le idee». Si preannuncia un´estate torrida per il neo ds Consolaro.

Ore 12.10 – (Giornale di Vicenza) Signori, si chiude. La fiera dei sogni finisce qui. Dalle Prealpi al delta del Po, la Lega Pro finisce nella rete di Luca Tiozzo, non a caso “Peschiero” di soprannome. Già, perchè ora, con questo successo, i polesani di Rovigo – occhio però a sintetizzare così davanti agli ultras deltini – sono campioni del Veneto e con un piede e mezzo, per via dei ripescaggi, nella ex serie C. Cosa che aumenta ancor di più l´amarezza dei padroni di casa, eliminati senza appello e senza neppure l´alibi della lotteria dei rigori. OSPITI D´ONORE… In tribuna ci sono Carmine Parlato, il tecnico del Padova, con il ds De Poli, c´è Alessandro Renica, allenatore che nella Valle dell´Agno ha lasciato buoni ricordi e risultati; c´è l´indimenticabile Roberto Perlotto, colonna difensiva del Valdagno della C e oggi imprenditore, e c´è Gustavo Ferretti “El Rulo”, attaccante patavino che si saluta strizzandosi d´occhio con il presidente Rino Dalle Rive. La stella però è Paolo Bargiggia, giornalista di punta di Mediaset Premium ed esperto di calciomercato. Un barbone ottocentesco quasi lo nasconde alla curiosità della gente, poi sfogli la lista degli undici in campo è scopri perchè è qui: gioca Luca, suo figlio, ´96 dai piedi buoni e dalla cattiveria agonistica di un veterano. Insomma, come ti giri a guardare gli spalti incontri un viso famoso….E OSPITI VINCENTI. Diciamo la verità, il Delta Porto Tolle ha meritato, in virtù di un gioco migliore sebbene, paradossalmente, le occasioni le abbiano avute proprio i locali. Con Capellupo splendido regista, Laurenti incursore immarcabile per Ricci, e Lauria scatenato davanti, i biancoblu giocano come una squadra di rugby, con azioni alla mano fino alle fasce laterali trasformate in cross al vetriolo dagli esterni. L´Alto è schiacciato e prova come sempre a saltare il centrocampo con lanci lunghi per le punte. Al 7´ brividi su un paio di corner dalle parti di Logofatu, poi, finalmente, si vedono i locali: all´11´ Ricci recupera caparbio la sfera e dal fondo serve Burato al limite il cui collo leggermente di esterno sfiora il primo palo. Al 16´ punizione velenosa di Lauria che non trova compagni, al 19´ e al 20´ Vimercati sbroglia prima di pugno e poi uscendo di piede. Al 28´ Cozzolino divora la gran palla di Burato in profondità con un pallonettone fuori misura, senza accorgersi del liberissimo Gambino. Lauria conferma di essere di altra categoria con una punizione alla Pirlo, al 33´, che Logofatu ferma proprio nell´attimo in cui tocca terra. Al 40´ proteste di Gherardi per un contatto sospetto a due passi dalla porta ma l´arbitro fa continuare. Al 44´ la mancata svolta: Azzolin si addormenta su un cross di Cozzolino, Gambino gli sfila la palla e calcia. Traversa e campo, prima o dopo la linea il dubbio resta forte. Nella ripresa l´Alto prova il pressing ma al 3´ Bonaventura s´incunea alla grande e serve sottomisura Gherardi che di punta insacca rapace. I vicentini all´assalto, un paio di punizioni con mischia rotte da due tentativi di ripartenza ospiti e soprattutto dal colpo di testa di Gambini che sfiora il gol. Al 26´ il neoentrato Roveretto esplode un sinistro al volo in area su cui Vimercati è strepitoso. Zanin passa alle 4 punte ma al 34´ Laurenti fa tutto da solo, entra in area dalla destra e fulmina l´estremo di casa. Ci vuole un miracolo e per poco non si materializza. Al 37´, infatti, Marrazzo, di testa, riapre i giochi su punizione di Peluso. Tutto il resto è un assedio senza esito. E con un futuro tutto da scrivere.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Per una punta in possibile uscita, una il cui arrivo pare ormai certo. Dopo gli attestati di stima da parte del diesse De Poli, che più volte ha ammesso di averlo cercato già l’anno scorso, sono seguiti quelli di Carmine Parlato. Pietro Arcidiacono punta ventisettenne del Martina, in scadenza di contratto, ringrazia e ricambia. «Queste parole verso di me – sottolinea – non possono che farmi piacere. Ora mi trovo in vacanza, ma se mi chiamano…». Non ci sono già stati contatti con la società? «Hanno parlato i miei procuratori e io ho grande fiducia in chi lavora per me. Mi farebbe un grande piacere venire a Padova, una piazza che non è da Lega Pro e nemmeno da serie B. Se ci sono altre offerte? Solo chiacchiere. È ovvio che di fronte a una possibilità del genere tutto passa in secondo piano e ci si mette a sedere. Già a gennaio si poteva fare qualcosa, poi la cosa non è andata in porto. Tra l’altro proprio a Padova, quando giocavo nel Monza, ho disputato la mia prima gara da professionista». Catanese, sei anni in Lega Pro alle spalle, oltre a quattro presenze in serie B, Arcidiacono in questi mesi è rimasto in contatto con Aperi, suo concittadino e compagno nel Martina insieme a Ilari e Petrilli. «Sono informatissimo su tutto». E sa pure del passato in biancoscudato di Orazio Russo e Pellegrino, entrambi catanesi o legati alla squadra etnea. Chi sa così tante cose di una piazza, vuol dire che è pronto ad andarci. Vero? «Ha già detto tutto».

Ore 11.30 – (Gazzettino) «In realtà però, il mio “game over” era riferivo al fatto che il campionato si è chiuso, tanto che mi è sembrata una cosa strana passare una domenica mattina al parco con mia figlia. E invece si è creata questa situazione». Che notizie ha sul suo futuro? «Di comunicazioni ufficiali non ce ne sono e spero che il significato che in molti hanno dato alla mia frase non sia vero. Aspettiamo questa settimana, al momento so tutto e nulla». In che senso? «Da quello che leggo in giro sembrerei già essere stato fuori e immagino che le eventuali valutazioni che devono essere ancora fatte non siano di tipo calcistico visto che sono qui da un anno e ormai mi conoscono. Ho avuto offerte da squadre che puntano a vincere il nostro girone di serie D. La mia priorità è restare e se il mio futuro sarà a Padova, sarò la persona più contenta al mondo. Se le strade si divideranno, ci saluteremo a testa alta e mi resteranno impressi tutti i momenti belli di quest’anno. L’importante è essere chiari».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Giallo Ferretti ieri in casa biancoscudata. Una frase scritta dal Rulo nel suo profilo Facebook sembrava annunciare la fine della sua esperienza al Padova, ma poi l’interessato ha precisato il significato di quanto riportato, lasciando, ma solo in parte, i giochi aperti. Così si leggeva: «Game over… Keep calm and carry on», ovvero «Il gioco è finito, mantieni la calma e vai avanti». E così, anche se la sua conferma all’ombra del Santo sembri tutt’altro che scontata, i tifosi non sono rimasti indifferenti e in tanti gli hanno voluto tributare attestati di stima, con belle parole di ringraziamento. «Una volta in più, ammesso ce ne fosse bisogno – commenta l’attaccante argentino – mi sono reso conto di quanto mi voglia bene questa gente, sin dal giorno della partenza per il ritiro ad Asiago».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Non si è perso un minuto di gara fino al giro di boa, come Mazzocco, ma poi, complice qualche problema fisico e l’arrivo di Salvadori (undicesimo a quota 1.504, con il migliore minutaggio assoluto nel girone di ritorno), ne ha accumulati solo 365. L’elemento della rosa che più volte è stato utilizzato per spezzoni di gara è Petrilli (21, con solo tre partite intere), seguito da Cunico (17), Ilari (16) e Dionisi (14). Proprio il capitano è il giocatore più sostituito (16), mentre Aperi (12 presenze) mai ha disputato una partita per intero. L’attaccante siciliano, tuttavia, si consola con il primato in un’altra gradiatoria: con sei reti segnate in 422 minuti di campo, cinque delle quali subentrando, è sua la migliore media realizzativa (un gol ogni 70 giri di lancette). Alle sue spalle l’argentino Ferretti, penalizzato nel corso della stagione dai guai muscolari ma a segno ogni 91 minuti, Zubin (95) e Amirante (105).

Ore 11.00 – (Gazzettino) Un giocatore per ruolo nel podio biancoscudato e così al terzo posto troviamo Marco Ilari (2.570) che invece sale in vetta alla classifica se si analizza il numero di gettoni di presenza collezionati. L’esterno offensivo ha infatti saltato un’unica gara (in casa del Giorgione), ma paga dazio in quanto per sedici volte non è rimasto in campo dall’inizio alla fine; in particolare, in dodici occasioni è stato sostituito mentre in quattro è subentrato a un compagno. La “par condicio” tra reparti prosegue scorrendo la classifica, con minutaggi importanti in sequenza per Sentinelli, Cunico e Segato, seguiti da Petkovic, primo nella graduatoria dei portieri, con 23 gare intere e due chiuse anzitempo per problemi fisici. Per un problema muscolare ha saltato, a cavallo della sosta natalizia, sette impegni di fila. Particolare poi la situazione di Alessandro Degrassi, ottavo della lista, che è il giocatore con la maggiore differenza di utilizzo nelle due parti del torneo.

Ore 10.50 – (Gazzettino) È Davide Mazzocco lo ¨”stakanovista” del Padova. Il centrocampista di proprietà del Parma è infatti il giocatore che vanta il maggiore minutaggio in campo nelle 34 partite della stagione regolare. Per lui 2.872 minuti di gara (i conteggi contengono anche i recuperi), per una incredibile media di 84 minuti e mezzo a incontro, con un percorso netto nel girone di andata dove ha trovato spazio in tutti i 1631 minuti di gioco. Dopo il giro di boa, tre impegni saltati (uno per squalifica, uno per infortunio e uno per scelta tecnica a promozione già ottenuta), due sostituzioni a ridosso del novantesimo e un utilizzo ridotto nelle ultime due giornate gli sporcano soltanto in parte questo prestigioso primato, comunque irraggiungibile dai compagni. Alle sue spalle si classifica Daniel Niccolini che arriva a quota 2.641, con sei forfait in buon parte dovuti a squalifica.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Tifosi e squadra, un connubio che quest’anno ha vissuto la sua massima espressione e che si ripeterà venerdì in un nuovo atteso appuntamento, con una serata organizzata dall’Aicb per festeggiare il proprio quarantesimo anniversario, oltre naturalmente alla promozione del Padova. Al ristorante Al Bosco di Fossona di Cervarese sono attesi più di duecento ospiti, con in testa gli storici fondatori del sodalizio che raccoglie e coordina i club e una rappresentanza della società e della squadra.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Dopo Sentinelli altri addii sofferti. Sarà linea verde?”) Nei piani di un’area tecnica che punta ad allestire una squadra di tutto rispetto per la Lega Pro, evidentemente prevale l’idea di un ringiovanimento della retroguardia. Per cui non ci stupiremmo se fosse il primo di una lista di “congedati” stilata proprio nell’ottica di un abbassamento dell’età media dell’organico: sarebbero così a rischio pure Niccolini, Nichele, Segato (ma su di lui si sta ragionando a fondo) e il portiere Cicioni. Discorso a parte meritano gli attaccanti: oggi saremmo pronti a scommettere sul “no” a Ferretti, sul “nì” a Zubin e sul “sì” a Marco Cunico, e non solo perché ha chiuso da capocannoniere una stagione straordinaria. Confermati gli altri, da Petkovic a Ilari, da Petrilli ad Aperi, da Salvadori a Busetto e Mazzocco (ma se il Parma fallisce…), con tre punti interrogativi, uno su Bortot (è in prestito dal Bassano), l’altro su Degrassi (torna alla Juve?) e il terzo su Amirante, solo per problemi di tenuta del ginocchio però, non per l’indiscutibile fiuto del gol. Fenati, infine, rientrerà alla Sampdoria. Da quanto sembra di capire, al di là di una “linea verde” necessaria da perseguire, il nuovo Padova punterà molto su elementi di categoria, meglio se desiderosi di rilancio. Da oggi il “mercato” diventa, dunque, la cartina da tornasole per pesare i programmi di una società che non sembra avere alcuna voglia di fermarsi nella rincorsa al calcio d’elite.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Dopo Sentinelli altri addii sofferti. Sarà linea verde?”) È umano, e probabilmente non sarà nè il primo nè l’ultimo a consumare lo “strappo” con qualche dichiarazione polemica. Davide Sentinelli ha ufficializzato, attraverso il suo procuratore, un addio al Padova che, peraltro, era nell’aria, e non solo perché la sua carta d’identità è impietosa. A 36 anni, e con i (nuovi) limiti di 8 “under” in rosa – anche se non devono necessariamente essere impiegati nell’undici titolare, come accaduto invece per i 4 obbligatori in Serie D – diversi “senatori” sono i più seri indiziati alla mancata riconferma. Chi gioca a calcio, e lo fa da una… vita, conosce bene le regole del gioco, per cui ci sta che il difensore romano esprima la propria amarezza per il fatto di non rientrare più nei piani della società biancoscudata, ma è anche vero che alla base della scelta compiuta da De Poli & C. ci stanno altre ragioni, oltre all’anzianità: in difesa, obiettivamente, alcuni cambiamenti erano necessari. Il reparto, alla fine, si è rivelato, con i 30 gol subiti in 34 gare, il migliore del girone C, eppure in determinate occasioni la coppia dei centrali, composta appunto da Sentinelli e Niccolini, non ha brillato, anzi. E poi qualche eccesso di nervosismo, pagato a caro prezzo, ha fatto il resto. È possibile che rimanga Niccolini, ma a nostro avviso hanno più chance di riconferma Dionisi e Thomassen, anche per le loro qualità di uomini-spogliatoio. Sentinelli va in ogni caso ringraziato per ciò che ha dato alla causa – e non è stato poco – ma con lui si volta pagina.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Chi era partito con l’idea di spendere un paio di milioni era il Monza di Pea: un “distinguo” necessario, visto che da settembre giocatori e fornitori non hanno più visto un euro, e la società è stata dichiarata fallita pochi giorni fa. In coda, infine, altre valutazioni: per rapporto tra costi e risultati a far meglio è stato il Mantova, mentre il Pordenone, nonostante una cinquantina di tesserati, tre allenatori e tre preparatori atletici, non è riuscito ad evitare la retrocessione in D. Le variabili. Ma cosa fa la differenza, nella definizione dei costi per la costruzione di una rosa? I minimi salariali, definiti dalla Lega secondo scaglioni in base all’età, sono relativamente bassi: per un giocatore dai 20 ai 23 anni il minimo è di circa 1.700 euro lordi al mese, per un giocatore al di sopra dei 24 anni si passa a circa 2.000 euro. Ed è evidente che, in una categoria che l’anno prossimo imporrà la presenza di otto giocatori “under” dei 24 in rosa, i costi non sono esorbitanti. Ma il Novara, oltre a Gonzalez, paga circa 150 mila euro a Felice Evacuo, il Real Vicenza una cifra vicina ai 100 mila (più bonus) a Salvatore Bruno, il Pavia 70 mila a Soncin, che ha sottoscritto un triennale che salirà a 80 e 90 mila euro nelle prossime due stagioni. Sono i grandi nomi a far lievitare i costi. “Top player” che aiutano a vincere, ma che non sempre sono imprescindibili.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Al top di questa speciale graduatoria si attesta il Novara, retrocesso dalla B, che per effetto di alcuni contratti ereditati dal passato (vedi i 450 mila euro netti percepiti da Gonzalez) e di alcuni altri “colpi” importanti complessivamente ha scucito quasi 4,5 milioni di euro. Primo nella classifica dei costi, ma pure in quella del campionato, visto che ha ottenuto la promozione diretta nei cadetti. Sul secondo gradino del podio l’Alessandria, rimasta a bocca asciutta e fuori anche dai playoff, a dimostrazione che non sempre spendere significa vincere. Medaglia di bronzo al Pavia, arrivato ai playoff con una spesa netta fra i 3 e i 3,5 milioni di euro. Quindi le grandi deluse: Venezia, Cremonese e Real Vicenza, pur avendo investito molto, si sono assestate nella zona centrale della classifica, al riparo dallo spettro playout ma ben lontane dal sogno playoff. Ben diverso il cammino del Bassano, che con l’oculatezza di un “mercato” fatto di nomi poco altisonanti, con i reduci dagli anni precedenti e con un tecnico, Asta, prossimo alla consacrazione, ha chiuso a pari punti con il Novara, perdendo la B solo per effetto degli scontri diretti (ma opra se la gioca in finale playoff con il Como), con circa un terzo delle risorse.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Definire il budget è sempre una delle operazioni più importanti, quando si gettano le basi di una nuova stagione sportiva. Quello a disposizione del Padova, pronto a rituffarsi nella Lega Pro dopo un anno fra i dilettanti, il direttore sportivo Fabrizio De Poli l’ha definito “un buon budget”, anche se ancora nessuno, al di fuori della società, ne conosce l’effettiva entità. Proviamo allora a fare il ragionamento inverso: quanto può costare costruire una squadra per la terza serie? Nell’ultima annata si sono avuti riscontri ovviamente ben diversi: per ciò che riguarda il semplice costo vivo della rosa (stipendi e acquisizione dei giocatori, ingaggi dell’allenatore e dello staff) si oscilla tra club che investono relativamente poco (anche meno di un milione di euro, al netto) ai casi come il Benevento, che nel girone C ha tirato fuori qualcosa come 10 milioni rimanendo con un pugno di mosche in mano. Nella tabella che vi proponiamo, invece, è riportato ciò che hanno speso le 20 squadre del girone A, dove, verosimilmente, il Padova sarà inserito nella prossima stagione.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Danilo, però, aspetta un’altra cena: «Quella che mi deve il presidente Bergamin. Avevo scommesso con lui che avremmo fatto più di 3mila abbonamenti. Sono felice di questa società, sono tornato a respirare un ambiente familiare dopo anni cupi». Non poteva mancare l’uovo di Pasqua: «Più che l’uovo, la confezione in cui si è avvolto Aperi», sorride Zorzi. «Anche se lo scherzo più bello è un altro: sempre Aperi si è nascosto dentro il carrello della roba sporca, venendo sommerso dalle maglie. Quando sono andato per trascinare il carrello, è saltato fuori, facendomi prendere un bello spavento». De Franceschi ride: «In tutti questi anni è il gruppo migliore che abbia mai trovato». Stecca annuisce, con un altro aneddoto sull’immancabile Aperi: «L’ho accompagnato a Perugia per la visita al ginocchio. Arriviamo dal chirurgo ma non c’è, era ad un convegno ad Arezzo. Non avevamo voglia di aspettarlo e lo abbiamo raggiunto direttamente in Toscana».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Oltre ad essere il rifornitore ufficiale di mandarini. Ma cos’è ’sta storia? Pian piano gli altarini si scoprono e svelano un tecnico ancora più scaramantico di Parlato: il preparatore Alan Marin. «È nato tutto il giorno della prima partita, quando abbiamo mangiato dei mandarini», spiega Zorzi. «Poi il “prof”, visto che la gara è andata bene, ha stabilito il rito. Prima di ogni match prendevamo tre mandarini. Uno per me, uno per “Ciano” e uno per lo stesso Marin. Ognuno se lo metteva in tasca, se lo teneva per tutta la partita, e al fischio finale lo mangiavamo insieme. L’abbiamo sempre fatto». Almeno fino all’ultima gara contro il Cuneo, quando Don non ha trovato mandarini al supermercato ed ha ripiegato sulle pesche. Il Padova ha vinto lo stesso, ma non ha passato il turno: solo un caso? Di sicuro il cibo, in un modo o nell’altro, ha sempre accompagnato i biancoscudati. «I giocatori dopo ogni gara casalinga venivano a trovarmi nella cucina allo stadio», racconta Don. «Il più interessato era Cunico, potrebbe fare il cuoco».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «Il segreto della stagione magica appena conclusa? Mandarini, tanti mandarini». Oriano Zorzi e Luciano De Franceschi si lanciano un cenno d’intesa, al loro fianco Danilo Don e Francesco Stecca hanno l’aria di chi capisce ma non può parlare. E per arrivare a svelare il segreto bisogna insistere, fino a strappare qualche mezza ammissione a chi ha vissuto tutta l’annata all’interno o nei dintorni dello spogliatoio dei Biancoscudati, pronto a farsi in quattro per non far mancare nulla alla squadra. Zorzi e De Franceschi sono i due magazzinieri. Il primo ha 64 anni, negoziante in pensione, lavora per il Padova a tempo pieno solo da quest’anno ed è sempre stato al fianco di giocatori e tecnici. De Franceschi, per tutti “Ciano”, di anni ne ha 65 e dal 1991 veste il biancoscudo come magazziniere, dopo un decennio trascorso a fare la maschera all’Appiani, stadio che è diventato la sua seconda casa. Poi ci sono Francesco Stecca, 69 anni, al Padova da quasi 30, come accompagnatore e autista. Infine, Danilo Don, 70 anni, 43 dei quali al servizio del Padova, presidente della cooperativa Euganea che cura la manutenzione di spalti, stadio e spogliatoi.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Comincia oggi l’ultima settimana della magica stagione del Padova. Venerdì 5 giugno ci sarà il “rompete le righe”, che vedrà giocatori e staff ufficialmente in vacanza. La squadra, così come avvenuto la settimana scorsa, sarà chiamata a due soli allenamenti: il primo, che coinciderà con l’ultimo ritrovo ai campi della Guizza che sono stati il quartier generale per tutto l’anno, è fissato per mercoledì pomeriggio. Venerdì, invece, il Padova di Parlato sosterrà l’ultima sgambata all’Appiani, con un’amichevole che lo vedrà affrontare una selezione degli amatori del campionato Ucp. Quindi i saluti finali e l’ultimo abbraccio dei tifosi che accorreranno in via Carducci.

Ore 08.40 – Poule scudetto, la finale: Siena-Akragas 5-3 dopo i calci di rigore. I bianconeri si laureano campioni d’Italia..

Ore 08.38 – Playout, serie D girone C: Dro-Triestina 1-3 dts, Giorgione-Kras Repen 2-1. Salvezza per Triestina e Giorgione, retrocedono Dro e Kras Repen.

Ore 08.36 – Playoff, serie D: AltoVicentino-Delta Porto Tolle 1-2, eliminata la squadra di Rino Dalle Rive.

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Icone Vintage, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 31 maggio: riposo per i Biancoscudati, nuova ridda di nomi per il mercato.




Commenti

commenti

About Gabriele Fusar Poli


WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com