Bisognerà ancora attendere per capire se Stefano Marchetti rimarrà a Cittadella. È lo stesso ds a chiarirlo a Il Mattino: «È ancora troppo presto per prendere qualsiasi decisione al riguardo. Il campionato è terminato soltanto lo scorso venerdì e la botta presa è stata forte. Ho bisogno di tempo per riflettere». Il suo nome in queste ore è stato accostato al Cagliari, assieme a quelli di Perinetti e Capozucca, per sostituire il diesse Marroccu, dimissionario. «Proposte ne ho e ne ho avute e fa piacere riceverle, ma nemmeno queste condizionano la mia decisione. Ora come ora sono solo stanco. Capisco Sacchi e Guidolin, che si sono fatti da parte. Lo so che è facile controbattere che lavorare nel mondo del calcio è meglio che in miniera, ma lo stress è forte». Le contestazioni di una parte dei tifosi dopo il ko con il Perugia pesano sulla decisione? «Non mi faccio influenzare da cori o striscioni, ma posso dire che mi spiace aver sentito e letto certe cose. Qui si dava la serie B come qualcosa di assodato, questo tipo di contestazioni mette in discussione quanto fatto nel corso degli anni in un paese di 20 mila abitanti e con risorse limitate. E non voglio passare come quello permaloso: le critiche ci stanno, non le offese». Si imputa qualche colpa, ad esempio nella costruzione di una rosa che, nel girone d’andata, si è rivelata corta alla luce degli infortuni? «Credo di aver fatto tutto ciò che c’era da fare. Ad inizio anno tutti applaudivano le riconferme di Pellizzer e Scaglia, e giocatori come Coralli, Sgrigna e Rigoni. Se poi qualcuno non ha reso come negli anni precedenti, cosa ci possiamo fare? Succede, il calcio non è matematica. A gennaio abbiamo rinfoltito la rosa con Kupisz e Stanco. E poi, di cosa stiamo parlando? Datemi 2 punti in più contro Modena e Ternana, che ci stavano comodamente, e ci saremmo salvati». È presto anche per parlare del futuro tecnico e della possibile promozione ad allenatore della prima squadra di Giacomin o Gorini? «Non c’è fretta».