Non può non meritare un editoriale un evento così importante come la retrocessione in Lega Pro del Cittadella maturata venerdì al Tombolato dopo il ko col Perugia. Confesso che fino all’ultimo ero convinto che ci sarebbe stato un colpo di coda, abituato com’ero stato in questi anni a clamorose rimonte nel girone di ritorno e soprattutto in Primavera. Ora che la Lega Pro è realtà, dopo sette anni consecutivi in serie B, a suo modo, si chiude un’epoca. Quella del duo Marchetti-Foscarini che, qualunque sia la decisione del direttore generale circa il suo futuro, è già stata dimezzata. Foscarini lascia, Marchetti chissà e, intanto, guarda un po’ il destino, torna dopo soltanto un anno di assenza il derby Padova-Cittadella. Anche se in pochi lo ammettono, ormai non è più soltanto una questione di rivalità fra giocatori e dirigenze. Sta travalicando i confini della malcelata indifferenza che ha sempre accompagnato i sentimenti dei padovani nei confronti dei cittadellesi ed è logico che sia così. Passano gli anni e le due realtà, pur nemmeno lontanamente paragonabili per ovvi motivi, si guardano sempre più sotto il segno della rivalità. Basta fare un giro nei forum e nelle pagine social dei siti di riferimento dello sport padovano per capire che la retrocessione del Cittadella non è passata sotto silenzio. Anzi, il sentimento che va per la maggiore è l’”occhio per occhio, dente per dente”. Sono in molti, infatti, a rinfacciare la mancata solidarietà dopo la mancata iscrizione alla Lega Pro del Padova del duo Penocchio-Valentini del luglio 2014 ed è proprio questo aspetto, più di ogni altro, che ha fatto scattare il risentimento superando l’indifferenza passata. Ora che siamo a maggio 2015 e che di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, impazzano le baruffe virtuali a colpi di tastiera fra abitanti della stessa provincia e che, forse, non sono mai stati così lontani.
E così, fra tifosi che si danno appuntamento “al prossimo derby”, si chiude un’epoca e se ne apre un’altra dai contorni indefiniti. La cosa più importante, a ben guardare però, è che Andrea Gabrielli giochi già a carte scoperte, evidenziando che non mollerà la presa nonostante la retrocessione. Apprezzabile il fatto che il presidente, mostrando una dignità sopra le righe nonostante gli errori commessi siano anche propri, si sia presentato immediatamente in sala stampa per chiarire che non abbandonerà la barca. Difficile comprendere al contrario l’assenza di Marchetti, che ha fatto sapere di non poter parlare in quanto squalificato. Ma, se posso permettermi, dopo tanti anni passati sulla cresta dell’onda a scoprire talenti e a fare incetta di complimenti, una parola di fronte a tutti su quella che è stata la retrocessione sarebbe stata opportuna e anche dovuta, visto che la squadra l’ha costruita proprio Marchetti. Lo ha fatto Foscarini che, al di là del fatto che sia o meno condivisibile annunciare immediatamente l’addio (valutazioni personali), ci ha messo la faccia come Gabrielli prendendosi anche la propria parte di responsabilità per la retrocessione. Che c’è ed è innegabile, perché nel calcio come nella vita non ci sono formule magiche che funzionano sempre e comunque. Bisogna saperle adattare ai tempi che cambiano e a Cittadella non ci si è riusciti. Per tanti motivi, fra cui la fine dell’era delle comproprietà, l’aria un po’ stantia di un ambiente sempre più chiuso a riccio, convinto che la critica fosse sempre cattiva e distruttiva e di essere al di sopra di qualsiasi più che legittima osservazione costruttiva (no, anche se rappresenti la realtà più piccola della serie B non tutto può sempre andare bene), qualche errore sul mercato, varie ed eventuali. Detto questo, non è giusto dimenticare quanto fatto negli ultimi sette anni. Gabbiadini, Baselli, Biraghi, Ardemagni, Piovaccari, Cherubin, Meggiorini, Rubin, Coralli, Di Gennaro sono solo alcuni dei giocatori valorizzati da Marchetti e Foscarini e poi rivenduti facendo la felicità delle casse societarie e permettendone la sopravvivenza. E non sono cose che si cancellano.
Per questi motivi il bilancio del duumvirato Marchetti-Foscarini resta più che positivo, eppure qualche osservazione sulla gestione delle ultime due stagioni la si può pure fare. Ossia: dichiarazioni troppo ottimistiche a inizio anno (ricordate il “siamo da parte sinistra della classifica”?), l’incapacità di saper chiudere un’esperienza e di cominciarne un’altra altrove (niente, purtroppo, dura per sempre), l’insofferenza esagerata ai malumori della tifoseria (se Marchetti e Foscarini non sono in grado di tollerare qualche mugugno nella città murata, come si comporteranno quando avranno un’occasione in una piazza più grande e mediaticamente più “calda” dove i mugugni nei momenti negativi si moltiplicheranno per dieci?), errori gestionali (un esempio: perché prendere Gerardi dopo tutte le polemiche dello scorso anno? Mossa, al di là di come ognuno la pensi su Reggina-Cittadella, che considero quantomeno inopportuna), sindrome di accerchiamento nei confronti di chi non si allineava al pensiero comune (la litania doveva sempre essere: elogi, applausi, ci salveremo, faremo bene, va tutto bene, splende il sole, etc etc…), troppi cambi di formazione ed altre piccole ma significative sbavature. Cittadella è stata un raggio di sole in mezzo a un ambiente pieno di veleni. Fino a un certo punto. Poi si è un po’ avvitata su se stessa ed è anche per questo che è retrocessa. Può risalire e non è un dramma che un paese di 20mila abitanti torni in Lega Pro. Quindi, per sintetizzare: la cattiveria di certe prese di posizione la trovo esagerata e fuori luogo, puntualizzare ed esprimere un legittimo parere su quanto accaduto non è peccato di lesa maestà. Ma semplicemente il gioco delle parti. In bocca al lupo al Cittadella per un reset totale e una ripartenza. Perché, a scanso di equivoci, a me i derby piace vederli in serie A o, al peggio, in serie B. Non certo in Lega Pro o addirittura in D.