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Ore 21.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il problema dello stadio Baracca ha creato non poche perplessità nei tifosi e negli ultras del nuovo Mestre che dovrebbe giocare la prossima stagione in serie D e ci sono state parole e sentimenti sconcordanti all’annuncio del presidente Stefano Serena sulla possibilità, in caso il Baracca non fosse disponibile, di giocare con il nome Mestre nello stadio di Mogliano. Giovanni Niero, capo storico degli Heat Out: «Andare a giocare a Mogliano con il nome Mestre è una cosa assurda perché sono mestrino ed andare in un’altra città che non mi rappresenta magari a fianco di tifosi con un’altra identità è impensabile. O questa dirigenza ha idee chiare che il Mestre è Mestre e il Baracca non si tocca o è meglio rimanere in Eccellenza». «Noi – dice un altro ultras del “Mestre curva Nord” – staremo a vedere cosa succede, poi decideremo come muoverci». Un altro tifoso, Marco: «Io faccio parte di un gruppo di tifosi che segue la squadra e per noi che non siamo un gruppo con un capo ma solo amici che credono nei colori arancioneri, non abbiamo nessun problema ad andare a Mogliano perché la cosa prioritaria è che ci sia la squadra e le condizioni per andare in categorie professionistiche». Per Paolo, altro ultrà, andare a Mogliano non sarebbe un impegno gravoso, quindi si potrebbe fare. Giacomo ha seguito tutto il campionato del Mestre di Prima categoria dal settore ultrà: «Noi seguiamo il Mestre dal 2003 e dove gioca…gioca. Non cambia niente ma il seguito del pubblico lo danno i risultati della squadra. Se la squadra va bene con i risultati tutti accorrono, anche a Mogliano se dovesse succedere. Ma se i risultati non vengono penso che anche al Baracca ci sarebbero delle defezioni».
Ore 21.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Mestre in serie D, un progetto ambizioso ma con tante incognite: il Baracca su tutte. Ieri al Novotel di Mestre, in una conferenza stampa fiume, aperta ad un nutrito numero di tifosi, i presidenti di Mestrina, Ignazio Guerra, dell’Ac Mestre, Stefano Serena e quello dell’Union Pro Marco Gaiba hanno cercato di spiegare gli scenari futuri. della volontà di «sinergia» tra le tre società. Al tavolo, in qualità di tifoso anche Raffaele Speranzon (ex assessore allo sport provinciale), l’avvocato Gianmaria Daminato e Andrea Checconi Sbaraglini, «voce» dei tantissimi tifosi mestrini che sui social stanno raccogliendo firme per «salvare» il Baracca. Presente, tra il pubblico, anche l’assessore allo sport del Comune di Mogliano, Oscar Mancini, il quale ha sottolineato come «non sia stato interpellato da Serena e Gaiba per spiegare le loro intenzioni relativamente al progetto» e soprattutto ribadire che «lo stadio di Mogliano non è a disposizione a qualsiasi condizione», visto che è di proprietà pubblica e lo scorso anno l’amministrazione locale ha investito dei soldi per consentire di adeguarlo alla serie D, categoria in cui ha militato l’Union Pro. «Nessuna fusione, ma un grande progetto di calcio metropolitano – ha esordito Serena – che coinvolge un bacino, anche a livello di settore giovanile, che va da Mestre ed arriva lungo il Terraglio sino a Mogliano e Preganziol. Allo stato attuale tre sono le ipotesi: la squadra di Mestre giocherà una serie D di alto livello per puntare alla promozione, l’Union Pro militerà in Eccellenza per far maturare i giovani talenti. L’altra ipotesi è che nulla cambi, cioè che resti tutto come ora, la terza è che il team di Mestre giochi la serie D a Mogliano, sempre che i tifosi siano disposti a seguirla». Sul tema Baracca, l’avvocato Gianmaria Daminato ha puntualizzato gli aspetti amministrativo-giuridici della questione, vale a dire che Est Capital ha avviato una procedura arbitrale per riottenere la disponibilità del bene, ottenuta la quale sarebbe tecnicamente possibile lo «sgombero» di tutto quanto c’è all’interno dello stadio (anche le antenne di telefonia Vodafone e Wind): la procedura tuttavia è stata riaggiornata dopo il 5 giugno, in attesa di conoscere chi sarà il nuovo Sindaco.
Ore 21.00 – (Corriere delle Alpi) È una rosa di tre nomi quella da cui uscirà il nuovo direttore sportivo del Ripa Fenadora. A dirlo è il presidente Nicola Giusti, che non conferma né smentisce l’indiscrezione che uno dei papabili sia il vicentino Marcello Bizzotto, ex Eurocalcio Cassola. Ieri fino a tarda serata, intanto, c’è stata la prima riunione del consiglio direttivo (dopo l’elezione di lunedì scorso) per attribuire le deleghe per la gestione sportiva ed economica della società. «La prossima settimana decideremo l’allenatore e poi si comincerà a parlare con i giocatori. Adesso cominceremo a fare la nostra programmazione, c’è tutto il tempo di fare le cose con calma e fatte bene», dice Giusti, che sul nome del ds resta abbottonato: «Stiamo facendo un ragionamento su tre persone, non solo Veneti». Nuovo corso. Riparte un nuovo triennio targato Giusti: «C’è una continuità storica nella gestione della società», commenta il presidente neroverde. «A parte Davide Fent (volto nuovo entrato come vicepresidente), le figure inserite nel direttivo vengono tutte dal nostro mondo. Lo stesso Enrico Rech è con me dal 1990 quando giocavamo con il Seren». Obiettivo consolidarsi in Serie D. «Non si tratta più di scalare categorie, il discorso adesso è di mantenere la serie D, che è una cosa molto più difficile», dice il presidente dell’Union Nicola Giusti. «Bisogna che anche noi ci tariamo su un percorso diverso per consolidarci in questa categoria, che è difficile. Fondamentale è il settore giovanile, a cui daremo sempre più importanza». Non solo mercato e non solo calcio. Il mercato entra nel vivo in casa Ripa Fenadora dopo il rinnovo delle cariche del consiglio direttivo e la conferma di Nicola Giusti come presidente.
Ore 20.40 – (Corriere delle Alpi) Il futuro di Paolo Pellicanò è ancora incerto. Il terzino gialloblù ha sentito il Belluno, ma la sua permanenza in Piazzale della Resistenza non è assolutamente scontata, come conferma lui stesso. «Ho parlato con il ds Fardin, la società sarebbe contenta se restassi. Io mi sono trovato veramente bene, ma il 30 giugno sarà svincolato e potrebbe succedere di tutto». L’ex Feltrese, nell’estate 2014 si era comprato il cartellino ed è libero di scegliere la propria destinazione. «Rimango qui al 50 per cento – continua Pellicanò che, però, alla domanda se qualcuno lo abbia effettivamente contattato preferisce non commentare – non voglio dire niente su possibili destinazioni. A Belluno, comunque mi sono trovato bene, sia con lo staff tecnico che con un gruppo giocatori fantastico». È girata una voce di un possibile interesse del Ripa Fenadora, ma non ci sono riscontri reali e i rumors sembrano essere messi sul campo da qualche procuratore abile. Il Ripa Fenadora, con Gjoshi, del 1995, è ben coperto. «Mai parlato con il Ripa Fenadora, ma queste voci però le ho sentite anche». Il mercato del Belluno dipenderà molto dai fuoriquota. Il futuro di Giovanni Pescosta e di Francesco Posocco, entrambi classe 1996, tengono in allerta il Belluno. Per il primo si tratta del classico dilemma: università subito oppure tra qualche anno? Per adesso il giocatore sta pensando alla maturità e più avanti sceglierà. La situazione di Posocco è completamente diversa. L’attaccante è di proprietà del Vittorio Veneto ed ha avuto qualche contatto con la Spal che milita nel campionato di Lega Pro, dove saranno obbligatori 5 fuori quota. Se i due dovessero partire il Belluno dovrà coprirsi le spalle e sul taccuino di Augusto Fardin ci sono i rientri di Stefano Longo e Lorenzo Moretti, quest’anno al San Giorgio Sedico, oltre che quello di Massimiliano Dal Farra, classe 1996, quest’anno in prestito in Promozione al Portogruaro. Il dirigente gialloblù però è anche alla ricerca di un portiere classe 1997 visto che Damiano Schincariol, classe 1995, è sul piede di partenza. Trovare un estremo difensore non sembra una missione facile, e Fardin potrebbe aspettare qualche settimana per capire il futuro di alcune società professionistiche per poi buttarsi a pescare nelle Primavere. Se il centrocampo gialloblù sembra il reparto che subirà meno modifiche l’attacco e la difesa potrebbero avere innesti importanti. Se Ivan Merli Sala dovesse andare via sarà fondamentale trovare un centrale esperto da affiancare a Sebastiano Sommacal. I due nomi che girano in Piazzale della Resistenza sembrano essere quello di Alberto De March, quest’anno al Ripa Fenadora, e quello di Nicola Calcagnotto che dopo un anno tra i professionisti al Real Vicenza, avendo trovato poco spazio, potrebbe clamorosamente tornare. In attacco, l’addio di Andrea Radrezza non è ufficiale, ma molto probabile. L’ ex Padova potrebbe sbarcare al San Giorgio Sedico e al suo posto il Belluno tiene sempre d’occhio Beccaro della Sacilese. Un opzione costosa, ma possibile. Il Belluno rompe le righe. La squadra di Roberto Vecchiato ieri pomeriggio ha svolto l’ultimo allenamento della stagione. Da oggi i giocatori sono in vacanza fino al giorno del ritiro, nella seconda metà di luglio.
Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Nel mare delle incertezze, un’ancora potrebbe diventare simbolo di salvezza. E perché no, anche di ripartenza. Sono ore di dubbi, pensieri e paure, quelle che si stanno vivendo in casa Sacilese. Il campo, quello di Belluno, ha regalato un sorriso, ma la gioia è durata poco. Il tempo di tornare a Sacile ed ecco di nuovo le nubi sul futuro. Ma c’è un nome dal quale la proprietà (se dovesse rimanere in sella) vorrebbe ripartire. È quello di capitan Stefano Favret, primo punto fermo della nuova Sacilese, che se dovesse rimanere nelle mani della famiglia Presotto (al momento non ci sono offerte concrete d’acquisto) si ritroverebbe ridimensionata negli investimenti. La fascia da capitano resterebbe comunque a lui, primo pilastro del nuovo progetto. Sugli altri pochi dubbi. Baggio, Beccia, Spagnoli: partiranno tutti, con quest’ultimo seguito da Padova e Sudtirol. Resteranno ovviamente i ragazzi di proprietà del club. Aria di partenze anche in casa del Fontanafredda. Oltre a Lauro Florean è in uscita Massimo Malerba, un altro dei big a disposizione del tecnico De Pieri. Sempre vivo l’interesse del Piacenza per Beccaro della Sacilese.
Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) La serenità dell’ambiente può essere l’arma in più del Giorgione che, domani, affronterà lo spareggio per la salvezza contro il Kras Repen. Ne è convinto Tiziano Antonello, fratello del presidente Orfeo, e vero «trait d’union» tra squadra e società, un uomo di poche parole e che in questi ultimi giorni è sempre stato a contatto con l’allenatore Paganin e i giocatori, quasi a dimostrare quanto la società ci tenga a confermarsi in D. E mentre il fratello-presidente segue da vicino il Giro d’Italia, Tiziano rappresenta la società in questi momenti così importanti per il futuro del calcio castellano. «La squadra sta bene ed è tranquilla – precisa il team manager -. Percepisco che i ragazzi non sentono la pressione di un appuntamento che è importantissimo per loro, per la società e anche per tutta la città. E allora giochiamola questa partita». In questi casi qualche parola di incitamento serve, come potrà servire anche l’apporto del pubblico di Castelfranco. «Mi aspetto una bella risposta da parte del pubblico. Può essere una frase fatta ma il pubblico potrebbe essere il dodicesimo uomo in campo, un sostegno che viene dagli spalti può davvero dare fiducia a questi ragazzi che con tanti sforzi e tanta fatica sono arrivati sino a qua». Mentre la prima squadra domani si gioca la salvezza il settore giovanile sta concludendo una stagione a dir poco strepitosa. «Effettivamente è così, se domani centreremo la salvezza dovremmo catalogare questa stagione come eccellente, il settore giovanile ha davvero vinto tutto e soprattutto sono state gettate le basi per un futuro dove potremo pescare dai nostri giovani senza dover sempre ricorrere ad altre squadre. La scelta fatta ad inizio stagione è stata chiara ed ha dato i suoi frutti». Tra la festa per una grande stagione e l’incubo di una retrocessione ora c’è l’ostacolo Kras Repen. «Sì, una squadra che può contare su tre/quattro elementi di buon livello ed abbastanza esperti, giocatori di categoria che cercheranno di incanalare la partita su uno scontro anche di astuzia contro i nostri giovani. Dovremo essere bravi a giocare con serenità come sappiamo fare e senza cadere nel tranello di accontentarci del pareggio, domani si va in campo per vincere, sappiamo che abbiamo a disposizione due risultati su tre ma questa squadra non ha la mentalità per pareggiare. L’unico obiettivo è la vittoria».
Ore 19.30 – (Il Piccolo) «Sono convinto che affronteremo la partita come va affrontata. E da questi ragazzi ho sempre avuto buone risposte, sia in allenamento che in partita»: le confortanti parole in vista del play-out di domani fra Dro e Triestina (inizio ore 16, arbitrerà Mansi di Nocera Inferiore) arrivano direttamente da Giuseppe Ferazzoli, il tecnico tornato sulla panchina alabardata proprio per preparare l’ultima sfida decisiva per la salvezza, quella in cui o si vince e si retrocede. Da dieci giorni infatti l’allenatore romano è tornato alla guida della squadra e alla vigilia dello spareggio in Trentino il suo bilancio sul ritiro romagnolo, maltempo degli ultimi giorni a parte, è positivo: «Io ho trovato i ragazzi disponibili e motivati – dice Ferazzoli – come del resto è stato per tutto l’anno. E non sarei nemmeno tornato se non ci fosse stato questo feeling con loro. Ripeto, ho avuto da loro sempre buone risposte e l’impegno non è mai mancato, poi il risultato è un’altra cosa perché dipende da tanti fattori». Nonostante le piogge degli ultimi giorni, il campo di allenamento dove la Triestina si è allenata nell’ultima settimana, quello di San Romualdo, era certamente in buono stato e ha permesso alla squadra di lavorare al meglio: «I ragazzi si sono allenati veramente bene – afferma il tecnico alabardato – del resto quando sono ritornato sapevo chi avrei trovato ed ero sicuro che tutti mi avrebbero dato il massimo. Ora però dovranno dare tutto sul campo a Dro. Mi auguro davvero che la squadra sia pronta: sul piano fisico abbiamo forzato la scorsa settimana, dovremmo arrivare a domani con una gamba tonica e frizzante, mentre sull’aspetto mentale non ho mai avuto dubbi, i ragazzi daranno il massimo nonostante sia un match che sulla testa pesa molto: lo vincerà chi sbaglierà meno e chi riuscirà a sfruttare al meglio le occasioni». Per quanto riguarda l’aspetto tattico, non ci saranno dubbi: dopo il poco convincente 4-3-3 di Gagliardi, si tornerà al collaudato 4-3-1-2 messo in campo tante volte da Ferazzoli: «Credo sia il vestito giusto per questa squadra», spiega il mister. Quanto alla formazione, invece, con tutti gli elementi a disposizione, qualche casella è ancora in dubbio. Di sicuro in attacco si dovrebbe vedere Manzo alle spalle di Rocco e Milicevic. Come sicura davanti a Di Piero dovrebbe essere la coppia centrale difensiva composta da Piscopo e Fiore. Ballottaggi invece per il ruolo di terzini fra Crosato e Ventura a destra e tra Giannetti e Celli a sinistra, senza dimenticare che c’è anche lo stesso Arvia che può giocare sia laterale difensivo che a centrocampo. Se Arvia giocherà in difesa o resterà in panchina, in mezzo al campo si dovrebbero vedere Spadari, Proia e Bedin. Dopo l’allenamento di ieri pomeriggio (Bedin e Giordano non hanno preso parte alla partitella finale per un leggero affaticamento), stamane l’ultima rifinitura ancora a San Romualdo, poi dopo il pranzo la squadra partirà per il Trentino.
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il futuro resta in bilico nelle mani di Korablin, per il Venezia e i suoi tifosi iniziano 40 giorni di agonia tra debiti da ripianare, nuove scadenze da onorare e il nodo-iscrizione da sciogliere entro il 30 giugno. Come previsto ieri pomeriggio, per la seconda volta in poche settimane, è andata deserta l’assemblea dei soci del club arancioneroverde. Entro il 22 maggio il patron unico Yury Korablin avrebbe dovuto ricapitalizzare versando un milione di euro, invece essendo rimasto a Mosca per motivi di salute (con tanto di certificato medico a «giustificare» l’assenza) il «buco» è rimasto integro. Al contempo il dg lagunare Dante Scibilia ha ripreso i contatti con il commercialista mestrino Roberto Querci Della Rovere (impossibilitato a rilasciare interviste per vincoli legati al «segreto professionale»), presidente del collegio sindacale che continua a monitorare la situazione dovendo tutelare i creditori. «I sindaci si sono riservati di valutare quali azioni intraprendere – spiega Scibilia – e ci diranno qualcosa entro la prossima settimana. Le attenzioni sono rivolte al 30 giugno, perché entro quella data Korablin dovrà saldare i debiti per iscrivere il Venezia alla Lega Pro 2015/16». A sentire il dg Scibilia nell’immediato non ci sono invece rischi di fallimento societario. «Korablin tramite la sua consigliera nel cda (Zhanna Chesnokova, ndr) ci ha fatto sapere di voler andare avanti e che verrà a Venezia non appena si sarà rimesso. In ogni caso l’ipotesi del cosiddetto «fallimento in proprio» non è percorribile, bisognerebbe avviare l’iter prefallimentari, nominare un curatore che dovrebbe valutare la società e i suoi beni, prima dell’asta e delle eventuali acquisizioni. Procedure che richiederebbero 4-5 mesi. Ripeto, se entro il 30 giugno pagherà non ci saranno problemi».
Ore 18.40 – (La Nuova Venezia) Doveva essere il giorno della verità, invece una bolla di sapone che esplode avrebbe fatto più rumore. Anche se i nuvoloni neri continuano a gravitare minacciosi sul calcio veneziano. Confermata l’assenza del presidente Yuri Korablin all’assemblea, convocata davanti al notaio alla presenza del collegio dei sindaci revisori dei conti del club arancioneroverde. Il presidente ha fatto pervenire un certificato medico in cui vengono spiegati i motivi della sua impossibilità a volare da Mosca a Mestre. «I membri del collegio dei sindaci» ha spiegato il direttore generale Dante Scibilia a fine riunione, «hanno preso atto di questo riservandosi di prendere entro la prossima settimana una decisione sulle azioni da intraprendere, ma qualunque sia la strada che decideranno di percorrere la dead line per il Venezia rimarrà sempre il 30 giugno, l’ultimo giorno per iscriversi al campionato». Non ci sono i tempi tecnici per un fallimento. «In questo momento l’epilogo possibile» ha aggiunto Scibilia, «va in due direzioni: o il Venezia si iscrive alla prossima Lega Pro oppure non si iscrive. Non ci sono alternative». È anche vero che un primo step lo avremo a breve con la scadenza ravvicinata dell’IVA da pagare entro il 1° giugno, poi entro il 16 giugno dovranno essere saldati gli stipendi dei tesserati per i mesi di marzo e aprile, oltre naturalmente a versare le ritenute Irpef e i contributi Inps dello stesso periodo. Inadempienze che comporterebbero innanzitutto il deferimento da parte della Procura, su segnalazione della CoViSoc, e la scontata penalizzazione da scontare nella prossima stagione. «Se il presidente mette i soldi che servono» ha aggiunto il direttore generale, «riusciamo a tamponare la situazione attuale. Non si ripartirebbe “vergini” a luglio, però darebbe un segnale concreto, e non solo a parole, che vuole davvero andare avanti». Se i soldi non arrivano, già nella prima decade di giugno si avrà invece un’idea abbastanza chiara di quello che sarà il futuro dell’FBC Unione Venezia. In una situazione del genere è impossibile ipotizzare la benché minima programmazione. «Non possiamo assumerci nessun impegno individuale non sapendo quali siano effettivamente le intenzioni di Korablin». E finché non ci saranno fatti concreti, tutto rimase sospeso, una situazione di incertezza e di instabilità che continua da oltre un anno.
Ore 18.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Nessun colpo di scena, nessun arrivo da Mosca dell’ultimo momento. Il presidente Yuri Korablin ha «bucato» per motivi di salute l’assemblea dei soci del Venezia che si è tenuta ieri a Mestre. E le conseguenze di questa assenza rischiano di essere molto pesanti per la società, la cui sorte ormai è appesa a un filo. Da ieri, infatti, si è messa in moto una procedura che, se non fermata in tempo, può condurre fino al fallimento societario. C’è un solo modo per cambiare il corso delle cose ed è quello di ripianare i debiti e mettere sul tavolo le risorse necessarie all’iscrizione della squadra alla prossima stagione: la data ultima è il 30 giugno e per allora il presidente Korablin dovrà aver versato nelle casse arancioneroverdi all’incirca un milione e mezzo di euro. Altrimenti si dovrà scrivere la parola «fine» sul Venezia di targa russa, sul progetto sportivo e su quello legato alla costruzione del nuovo stadio. L’assemblea dei soci, ieri, ha preso atto dell’assenza del presidente. «Ha inviato un certificato dell’ospedale, che testimonia i problemi di salute che gli hanno impedito di essere qui», riferisce il direttore generale Dante Scibilia. Problemi non gravissimi, ma comunque tali da rendergli impossibile il viaggio fino a Venezia. Solo che le tempistiche previste dalla legge in materia di diritto societario non possono tenere conto di problematiche di questo genere. Anche perché, pur lontano e malato, il presidente avrebbe potuto dare ordine ai suoi collaboratori di inviare un bonifico con la somma necessaria per mettere a posto i conti. Cosa che non è stata fatta e di cui il collegio dei sindaci ha dovuto prendere atto, attestando l’impossibilità a ripianare le perdite e a ricapitalizzare il capitale sociale. «I sindaci — riferisce ancora il dg — si sono riservati di intraprendere delle azioni, di cui ci metteranno a conoscenza a breve». Il procedimento che può portare in ultima istanza fino al fallimento si è dunque messo in moto: i sindaci infatti dovranno scegliere quali strade intraprendere a tutela dei creditori. Si tratta però di un processo non immediato che può ancora essere interrotto. «Il percorso è il segnale che la società non sta bene. Ma nel momento in cui il presidente — afferma ancora Scibilia — dovesse versare la cifra necessaria, la procedura potrà fermarsi». Ma se questo processo può avere delle tempistiche dilatate, quello che non è procrastinabile è il termine ultimo per l’iscrizione alla nuova stagione: entro il 30 giugno infatti scadono i termini e per quella data la società dovrà aver messo a posto i conti della stagione appena conclusa e posto sul tavolo la fidejussione per il nuovo campionato, che la Legapro ha ridotto da 600mila euro a 400mila. Una buona notizia, se i soldi ci fossero. La spada di Damocle, più che l’eventualità ancora remota del fallimento in tribunale, è quindi il 30 giugno: se Korablin non verserà quel milione e mezzo necessario per ripianare i debiti pregressi e per iscrivere la squadra al campionato, sarà la fine. Il Venezia avrà fallito prima di tutto il progetto sportivo e a cascata quello societario e quello legato alla realizzazione del nuovo stadio, che da subito era stato l’obiettivo della cordata russa guidata da Yuri Korablin. Mai finora, nei quattro anni di proprietà russa, si era arrivati a questo punto: anche lo scorso anno, di questi tempi, un lungo silenzio del presidente aveva fatto temere il peggio ma alla fine la squadra era stata iscritta regolarmente. I problemi veri sono iniziati da novembre, quando il flusso di denaro dalla Russia si è interrotto anche a causa delle sanzioni legate al conflitto con l’Ucraina. I pagamenti di stipendi e contributi sono arrivati in ritardo, tanto che il Venezia ha pagato con tre punti di penalizzazione. Ma ora in ballo c’è molto di più.
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Alla riunione dei soci del calcio Treviso svoltasi ieri, è successo quello che da tempo era nell’aria: l’ex presidente Marcello Totera ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato per seguire così con maggior attenzione la trattativa per portare il Real Vicenza a giocare allo stadio Tenni. In attesa che la nuova struttura societaria prenda definitivamente forma, gli attuali soci hanno deciso di nominare Paolo Pini presidente pro tempore. «Dispiace dover registrare le dimissioni di quello che è stato un buon presidente -dice Paolo Pini- e un ottima persona ma certe scelte vanno anche rispettate». Quali saranno i passaggi successivi? «Intanto, per alcuni giorni, ricoprirò il ruolo di presidente reggente poi ci troveremo assieme ai nuovi soci azionisti e vedremo di stilare il nuovo organico direttivo. Credo che tra lunedì e martedì alzeremo il sipario su una nuova stagione che, sono convinto, ci vedrà protagonisti». REAL VICENZA – Il presidente Diquigiovanni tentenna. La dura reazione della “curva Di Maio” che, in un comunicato, lo invitava “a rimanere a Vicenza”, lo avrebbe fatto riflettere. Mentre sul versante trevigiano cresce l’entusiasmo per la cordata creata da Pini e compagni.
Ore 17.30 – (Tribuna di Treviso) Un’oretta assieme a Ca Sugana per conoscersi e avere finalmente una impressione diretta della controparte: da un lato Lino Diquigiovanni e il suo staff, dall’altra il sindaco Giovanni Manildo. Prima presa di contatto dunque fra amministrazione comunale e l’imprenditore vicentino che vuole riportare la Lega Pro al Tenni trapiantando il suo Real Vicenza a Treviso. «Un colloquio interessante», spiega Manildo, «ora naturalmente vogliamo comprendere bene i dettagli e studiare i contenuti del progetto, per capire qual è la soluzione migliore per la città. Naturalmente nei prossimi giorni mi vedrò anche con Paolo Pini, vicepresidente dell’Acd Treviso: certo, una convivenza di due società mi sembra non facilmente realizzabile, però vedremo». Da parte sua Lino Diquigiovanni, presidente del Real Vicenza, è quantomai pronto a portare avanti il proprio progetto per la fusione tra i berici e i trevigiani, e dice: «Lunedì spediremo il nostro programma al sindaco, da cui ci attendiamo una risposta spero entro la settimana, i tempi tecnici per noi non sono certo infiniti. La prima impressione ad ogni modo è stata positiva ma per ora non mi sbilancio». Ieri inoltre c’è stato il Cda dell’Acd dove, come annunciato, il presidente Marcello Totera ha rassegnato le dimissioni da socio biancoceleste. E martedì prossimo dovrebbe esserci la conferenza stampa per illustrare chi sono i nuovi soci disposti a irrobustire la società biancoceleste in vista della scalata alla serie D con massimo Susic in panchina e Carlo Casagrande direttore sportivo. Insomma, la situazione del calcio cittadino è ancora molto aperta ed in teoria resta valida anche la terza opzione, quella della cordata milanese di Andrea Cani e Matteo Mascetti, interessata ad entrare nell’ACD Treviso e che già a suo tempo aveva presentato un’offerta per potenziare società e squadra allo scopo di dare l‘assalto alla D ma anche di acquistare i diritti di qualche club di quarta serie. Proposta tuttavia mai presa in considerazione dalla società di via Foscolo ma ancora ritenuta non del tutto decaduta dall’amministrazione comunale. Diceva ieri l’assessore allo Sport, Ofelio Michielan: «Lo dico con chiarezza: noi tifiamo per l’Acd. Avevamo promesso che il Tenni sarebbe stato utilizzato dal club in Eccellenza e siamo persone di parola, per cui lo spazio per la squadra locale ci sarà sempre. Poi, e questo vale per tutti, se dovessero esserci altre realtà interessate a Treviso vogliamo vedere cosa c’è dietro, cioè esaminare per bene il progetto ed, che deve assolutamente coinvolgere anche i ragazzi, avere cioè un’attività di settore giovanile: è questo il vero investimento che vorremmo per la città. Per il momento comunque ho sentito soltanto parole: le valutazioni caso per caso le faremo con calma ed attenzione, chiaro che da ognuno pretendiamo garanzie economiche e l‘interesse per la crescita dei giovani». In ballo ci sarebbero anche gli impianti di Lancenigo. «So che i campi da qualche mese sono utilizzati da società minori, ma oltre a Lancenigo in questo momento abbiamo altri obiettivi: uno spazio di oltre 30 mila metri quadri a San Giuseppe sul quale un privato voglia creare un centro allenamenti. La realtà è che negli ultimi 20 anni a livello di infrastrutture sportive a Treviso non è mai stato investito nulla di nulla».
Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Cosa accadrà al Real Vicenza? Ancora pochi giorni e si saprà tutto. Il presidente Lino Diquigiovanni sta lavorando su più fronti e uno di quelli più caldi porta a Treviso, dove la possibile alleanza con Renzo Corvezzo potrebbe dar vita a una nuova squadra in Lega Pro. E così, mentre Paolo Pini, unico dirigente dell’Acd Treviso autorizzato a rilasciare dichiarazioni, tira avanti per la propria strada, si vocifera che il presidente Marcello Totera sia pronto a cambiare direzione abbracciando il nuovo progetto. Il tutto mentre, come prevedibile, gli ultras trevigiani si oppongono al progetto di Diquigiovanni. «Ci opponiamo con forza a questo progetto. Il Treviso che noi seguiamo e tifiamo è, e rimane esclusivamente l’Acd Treviso. Nulla ci importa della categoria più prestigiosa o del progetto vincente. Questa squadra andrebbe a snaturare la nostra storia, la nostra tradizione e la nostra fede. Auspichiamo quindi che il presidente Diquigiovanni si renda conto di quanto a Treviso la sua squadra non abbia senso di esistere. Di certo non basta chiamarsi “Biancoazzuri Treviso” per entrare nel cuore di chi il Treviso lo ama, così come non bastano lungimiranti promesse per cancellare una storia pluricentenaria». La prospettiva, però, di ritrovarsi con due Treviso, uno in Lega Pro grazie al trasloco del Real Vicenza nella Marca e uno in Eccellenza, potrebbe essere molto più concreta di quanto si pensi.
Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) Che Treviso fosse una piazza calda lo si sapeva già. Forse è stato anche uno dei motivi che ha spinto Diquigiovanni a interessarsi e avvicinarsi a Renzo Corvezzo per portare il suo Real al Tenni in cerca di tifosi e calore. L´FC Treviso di Corvezzo è proprio quel che è rimasto del glorioso Treviso, quello nato in una sala del Caffè Fabio nel lontano 1908. Corvezzo è anche proprio colui con il quale sembra avere contatti Lino Diquigiovanni, presidente del Real Vicenza. E se uno dei motivi che ha fatto innamorare Diquigiovanni di Treviso è la speranza di maggior seguito, chissà se il patron biancorosso prenderà seriamente le parole della Curva Sud Fabio Di Maio. Corvezzo nei giorni scorsi aveva detto: «In città c´è grande entusiasmo». Eppure dal comunicato dei tifosi biancocelesti, pubblicato, ma soprattutto condiviso dal sito www.forzatreviso.it che mette insieme tutti i sostenitori del Treviso, la notizia del possibile arrivo di Diquigiovanni, non sarebbe stata accettata di buon grado dalla piazza. Così recita il comunicato: Al di là delle formalità burocratiche/sportive, ci opponiamo con forza a questo aberrante progetto. Il Treviso che noi seguiamo e tifiamo è, e rimane esclusivamente l´Acd Treviso. Nulla ci importa della categoria più prestigiosa o del progetto vincente. Questa fantomatica squadra andrebbe a snaturare la nostra storia, la nostra tradizione e la nostra fede. Auspichiamo quindi che il presidente Diquigiovanni si renda conto di quanto a Treviso la sua squadra non abbia senso di esistere, perché apolide,priva di storia e senza alcun legame con niente e nessuno. Di certo non basta chiamarsi Biancoazzuri Treviso per entrare nel cuore di chi il Treviso lo ama, così come non bastano lungimiranti promesse per cancellare una storia ultracentenaria.
Ore 16.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Oltre quattromila biglietti venduti per la partita di domani. A Reggio Emilia è esploso l’entusiasmo da semifinale playoff, la Reggiana punta il Bassano e spera nel colpo gobbo. Domani al Mapei potrà contare su uno stadio pieno come ai bei tempi: «Non ho seguito molto il Bassano quest’anno – ha dichiarato a Tuttolegapro il presidente del club emiliano, Alessandro Barilli – ma conosco Antonino Asta che stimo molto. Loro verranno qui per giocarsela, non si metteranno sulla difensiva; sono una squadra che ci somiglia molto. Sarà una partita interessante. Già i primi dati sulla prevendita sono incoraggianti, circa 3800 tagliandi venduti. Spero che ci siano almeno settemila persone a sostenerci». Nel frattempo a Bassano Asta studia il modo migliore per mettere in difficoltà la Reggiana. Il tecnico giallorosso punta a un atteggiamento garibaldino e a segnare almeno un gol in prospettiva partita di ritorno. Difficilmente, infatti, la contesa si limiterà alla sola partita d’andata, considerate le caratteristiche delle due squadre e rispettivi momenti di forma. Asta spera in Pietribiasi, che ultimamente non ha reso secondo le proprie possibilità, sbagliando gol facili a Monza e nell’andata contro la Juve Stabia. Ma il principe dell’attacco giallorosso potrebbe risollevarsi proprio al momento giusto. E di gol decisivi ha dimostrato di saperne fare eccome.
Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) Rafa Nolè, è vero che questa estate la voleva anche la Reggiana, non solo il Bassano?«Confermo. E anche la Salernitana se è per questo. Mentre in B c´erano stati contatti più superficiali con Modena e Crotone. Ma ho scelto subito Bassano perchè sono quelli che mi sono sembrati più convincenti e interessati al sottoscritto. Già dai primi colloqui telefonici col direttore Seeber e il tecnico Asta ho percepito enorme fiducia ricevendo buone sensazioni. Tuttavia la Reggiana la conosco e l´ho seguita per benino quest´anno…».Ah sì? E che squadra è?«Una formazione che ci assomiglia tanto: abituata a palleggiare, ad attaccare in velocità e ad affrontare a viso aperto chiunque. Possiede qualità davanti con Ruopolo, valore in mezzo con Vacca e Maltese ed esperienza in retrovia con De Giosa, mio compagno alla Ternana. Un giocatore che da solo è il collante della difesa. Per tradizione e fama loro sono favoriti, ma andiamo per fare risultato già in Emilia, senza poggiare tutto sul ritorno in casa. Sarebbe un rischio troppo alto. Eppoi noi siamo fatti così».Dieci gol e dieci assist sinora per lei. Bottino migliorabile?«Finalmente sto bene dopo quel fastidioso infortunio alla scapola che mi ha tolto di mezzo per due mesi a primavera. Diciamo che mi manca l´inchino con cui festeggio ogni mia rete. Ho segnato su rigore a Vicenza col Real il sigillo vincente, ma tornare a realizzare su azione avrebbe ora un altro sapore. Poi ci tengo per il tributo della gente quando sono uscito con gli stabiesi. Vorrei ricambiare tutto quell´affetto…».Chi vede favorita nell´altra semifinale tra Como e Matera?«Il Como di sicuro. Il Como è proprio il favorito numero uno per la B».
Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Missione compiuta. Alla vigilia non c’erano alternative: contro il neopromosso Frosinone bisognava solo vincere. Punto e basta. E vittoria è stata, sofferta come non si sarebbe potuto immaginare, né prevedere. Sotto di una rete a sette minuti dalla fine, un uno-due micidiale regala il terzo posto ai biancorossi. Questione di motivazioni: per il Vicenza la gara della vita, per il Frosinone poco più di una scocciatura. Qualche problema di formazione per mister Marino: Brighenti è squalificato e Manfredini non ancora al meglio non è nemmeno in panchina. Come pure Laverone e Di Gennaro che necessitano di tirare il fiato e che, tra l’altro, sono pure diffidati. Spazio a Gentili e Camisa al centro della difesa, con Sampirisi a destra e il rientrante D’Elia a sinistra. A centrocampo il regista è Moretti con Vita e Cinelli ai fianchi, in avanti il tridente che ha giocato a Livorno. Nel Frosinone ampio ricorso al turno-over da parte di Stellone a causa anche dei tre giocatori squalificati: rispetto all’ultimo turno di campionato i cambi sono ben sei. Al 7’ il primo squillo del Vicenza: cross di Spinazzola per il colpo di testa di Gentili respinto quasi sulla linea di porta da un difensore. Risponde il Frosinone, che non sembra venuto a Vicenza per una semplice scampagnata, con una velenosa conclusione di Frara dal limite che si spegne di poco alto. Si gioca su buoni ritmi, la gara è piacevole ed il pubblico apprezza. Al 20’ grande azione di Ragusa che se ne va in velocità, scambia con Spinazzola e tira da buona posizione ma Pigliacelli blocca a terra. Vicenza vicino al gol al 31’: cross dalla sinistra di Ragusa per il colpo di testa di Cocco che si stampa sul palo con Pigliacelli battuto. I biancorossi cominciano a spingere con maggiore intensità alla ricerca della rete che può valere un campionato. Al 37’ ancora Vicenza, questa volta è Moretti a provarci dai 25 metri ma l’estremo difensore avversario è attento e alza in angolo. Cinelli si divora un gol al 40’ sprecando solo davanti a Pigliacelli, poi un’altra accelerazione di Ragusa per Cocco che si fa rimpallare la conclusione e il tempo si spegne con una parata di Vigorito su Frara. Ad inizio ripresa il Vicenza si presenta con Giacomelli al posto di vivace Spinazzola che sul finire del primo tempo aveva subito un duro colpo in un contrasto di gioco. Si ricomincia con Cocco che con una spettacolare girata esalta Pigliacelli e con Gentili che solo davanti al portiere gli tira addosso. Occasioni su occasioni, ormai è un tiro al bersaglio ma il gol non arriva. Cocco si becca in maniera sciocca un giallo che gli farà saltare la prima gara dei play-poff, paratona di Pigliacelli su tiro al volo Ragusa e porta che a questo punto sembra proprio stregata. Alla prima occasione il Frosinone passa in vantaggio con Daniel Ciofani, che insacca con una bomba sotto la traversa biancorossa. Il Menti è sotto shock come pure il Vicenza. Pure Di Gennaro si becca un giallo per simulazione e salterà la prossima, poi al 37’ Cocco agguanta il pari dopo un’azione più che confusa e due minuti più tardi Di Gennaro chiude i conti ed esplode la festa. Da martedì iniziano i playoff. Alle ore 18.30 la gara tra Perugia e Pescara da cui uscirà l’avversario del Vicenza, che giocherà la prima partita in trasferta venerdì prossimo sempre alle 18,30. Arrivare a questo punto è già stato un grandissimo insperato successo, ma sai com’è: l’appetito vien mangiando.
Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) Salvatore D´Elia bada al sodo, cioè al risultato. Un grande risultato.D´Elia, forse non pensavate fosse così dura…«Abbiamo creato tantissimo, sbagliato molto, sofferto, sudato ma alla fine abbiamo raccolto ciò che volevamo, il terzo posto». Avete incontrato molte difficoltà a segnare. Come mai?«Davanti avevamo comunque una squadra che se l´è giocata. È vero, ci siamo complicati la vita ad un certo punto, ma quello che conta è l´esito finale. Ancora una volta ci abbiamo creduto fino in fondo». Vittoria in agrodolce però. Cocco e Di Gennaro salteranno la prima partita.«Non so se forse su Cocco ci fosse rigore, ma comunque mancheranno due giocatori molto importanti. Dobbiamo andare oltre. Chi giocherà farà di sicuro benissimo».Rientrava dopo l´ennesimo stop per infortunio. Come sta ora?«Adesso bene. Nell´ultimo periodo sono stato fermato da una distrazione muscolare e non è la prima volta». È capitatato che tornasse in campo e si rifacesse subito male…«Ormai ne ho girate di chiese… Ora, dopo tre partite che ero fuori, sono tornato e sto bene».Terzo posto…«Meritatissimo. Abbiamo compiuto un capolavoro».
Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) È andata. Missione compiuta. Ma quanta fatica e, soprattutto, quanti errori. Uno, piuttosto grosso, l´ha compiuto anche Antonio Cinelli. Vi stavate giocando non una partita, ma tutto il campionato, ad un certo punto…«Quando sei costretto a vincere può succedere. Partite come queste non sono mai facili. Si sono commessi degli errori, per esempio abbiamo mancato qualche copertura preventiva».L´urlo le è rimasto strozzato in gola quando ha fallito quella palla-gol.«Ci tenevo tantissimo a segnare, anche perchè quest´anno non sono mai riuscito ad esultare sotto la curva del Menti. Avevo davvero molta voglia di festeggiare un gol». Ha anche tirato un calcio al palo per la rabbia.«Sì, non potevo credere che la palla fosse uscita. L´ho presa troppo bene, di collo, per questo non ho segnato».Comunque senta, una gara non perfetta non cancella lo straordinario risultato. «Siamo stati veramente bravi. Ora possiamo dire che questo terzo posto è più che meritato per come abbiamo disputato il campionato. Anche rispetto al gioco delle altre squadre. Sì, meritiamo di essere arrivati terzi». E adesso?«Comincia un altro campionato. Ora si fa proprio bella».Perugia o Pescara? Lei che preferisce?«Sono due buone squadre, le conosciamo avendole già affrontate e questo è senz´altro un vantaggio». Troppi errori davanti alla porta. Dovrete correggere il tiro.«Sì, ma ripeto, quando devi vincere per forza non è semplice, e poi se non segni è anche per colpa di tutta una serie di situazioni che si creano».
Ore 14.40 – (Giornale di Vicenza) Per Andrea Cocco quella di ieri sembrava una partita stregata: un palo clamoroso colpito di testa nel primo tempo, una superparata di Pigliacelli all´inizio della ripresa, e pochi minuti dopo l´ammonizione per simulazione che gli farà saltare la prima partita dei playoff per squalifica. Poi la doccia gelida del gol di Ciofani, che in quel momento condannava il Vicenza al sesto posto.Cocco, cos´ha pensato quando il Frosinone ha segnato?«Per qualche minuto sono stato come sotto shock, pensavo che se finiva così forse non avrei mai più avuto voglia di giocare a calcio Per fortuna poi siamo riusciti a scuoterci, e abbiamo conquistato questa vittoria fondamentale, direi ampiamente meritata per come avevamo giocato e per quante occasioni avevamo creato fino al loro gol».Il suo gol più importante è stato il numero 19 in campionato, come il numero di maglia: un segno del destino?«Eh, a saperlo magari mi sceglievo il 27 Battute a parte, sono molto contento per le tante reti realizzate quest´anno, soprattutto perché hanno aiutato il Vicenza a raggiungere questo bellissimo terzo posto, e adesso potremo giocarci la serie A ai playoff. La dedica è come sempre per i miei genitori».Un gol che in questa partita aveva già sfiorato«Il palo di testa è stato clamoroso, ma forse lo è stata ancora di più la parata sul mio tiro da fuori: lo schema su punizione che avevamo provato in settimana con il tecnico Mezzini e Giacomelli era riuscito alla perfezione, ma Pigliacelli ha fatto un intervento straordinario».Tre minuti dopo il pareggio, Di Gennaro ha completato l´opera.«Di colpo sono tornate tutte le energie, è svanita la paura di subire una beffa incredibile, e a quel punto non potevamo che andarci a prendere la vittoria che tutti volevamo».Quanto le spiace aver preso l´ammonizione per simulazione?«Tanto, anche perché non volevo simulare, sono solo caduto sul contrasto per stanchezza. Però ho grandissima fiducia in Andrea Petagna: se toccherà a lui al mio posto, so che farà benissimo, perché io che lo vedo da vicino in allenamento tutti i giorni conosco le sue enormi qualità e sono certo che in questa circostanza risulteranno utilissime al Vicenza».
Ore 14.30 – (Giornale di Vicenza) È stata una partita tiratissima e, al termine, il presidente Tiziano Cunico mostra in volto i segni della sofferenza. Il suo primo commento è stato: «Senza dubbio è stata una gara durissima e, come immaginavo, il Frosinone non è venuto a Vicenza a regalare niente come invece molti avevano ipotizzato. Ha fatto la sua gara ed è giusto così; però devo dire che sono stati bravi i ragazzi a crederci fino in fondo e straordinario è stato il pubblico che ha capito il momento di grande difficoltà e si è stretto attorno alla squadra».Risultato sofferto, ribaltato in appena tre minuti… «Eppure nell´arco dei 90´ la vittoria è meritata, abbiamo avuto non so quante occasioni da gol, alcune anche bellissime. E devo dire che non ci siamo riusciti spesso anche per merito del loro portiere, davvero bravissimo».Cos´ha provato quando il Vicenza è andato in svantaggio?«Ho perso qualche anno di vita e credo di avere ancora i segni di quanto ho patito, almeno fino al gol del pareggio».Meno male che è arrivata la rete di Di Gennaro che ha riportato il Vicenza al terzo posto… «Abbiamo ripreso la partita per i capelli, come altre volte in questo campionato. Senza dubbio ci stava per sfuggire di mano una grandissima occasione; poi però anche stavolta i ragazzi sono riusciti a ribaltare una situazione che pareva ormai compromessa. Speriamo sia un segno di buon auspicio».Purtroppo però Cocco e Di Gennaro, diffidati ed ammoniti, non ci saranno nella gara di andata della semifinale-playoff. «Sì, senza dubbio dispiace, ma credo che ormai le motivazioni siano così importanti che chi scenderà in campo saprà essere all´altezza. Ed il ritorno sarà in casa nostra. Di sicuro chiunque verrà al Menti avrà vita molto dura, perché per questo stadio non si passa».
Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) Durante la gara ha imprecato, ha dato calci a qualche bottiglietta d´acqua, spesso si è tenuto la testa tra le mani, insomma per Pasquale Marino è stata serata dura e complicata e a fine partita l´intervista parte proprio dal gol del vantaggio del Frosinone. «Sì è stata partita molto sofferta- il commento di Marino-, sembrava quasi stregata perchè sia nel primo, che nel secondo abbiamo sbagliato l´impossibile, poi senza dubbio è stato bravo anche il loro portiere, ma se alla fine non avessimo vinto con tutto quello che si era costruito sarebbe stato davvero un peccato, anche perchè si sarebbe buttata un´opportunità importante».Cosa non è girato?«L´ho detto: abbiamo creato tantissimo, ma siamo stati poco lucidi sotto porta e a volte non siamo nemmeno stati fortunati tanto che si è preso più di un palo, però abbiamo fatto quello che dovevamo dal punto di vista dell´impegno e dell´agonismo e come al solito abbiamo voluto riprenderci la gara e meno male che ci è riuscito, ma credo sia risultato meritato così come il terzo posto».Peccato per le ammonizioni a Cocco e Di Gennaro che non li faranno essere presenti nella gara d´andata dei playoff.«Non si può avere tutto, certo che mi sono arrabbiato quando sono stati ammoniti perchè sono giocatori importanti però ce ne sono altri e saranno all´altezza».Aveva deciso di non schierare Di Gennaro ma poi ha dovuto!«A quel punto se dovevo barattare la sesta posizione o la vittoria non avevo scelta».Col senno di poi Di Gennaro non sarebbe stato meglio metterlo fin dall´inizio?«Il discorso è semplicissimo: Di Gennaro si è allenato a parte per 2-3 giorni, aveva un polpaccio messo male e se avessi potuto non lo avrei proprio fatto giocare per non rischiare danni peggiori, adesso vediamo come sta, però sono contento perchè entrato e ha fatto gol».Adesso ve la dovrete vedere con la vincente tra Perugia e Pescara. Lei chi preferirebbe?«Ormai chi arriva a queste gare è attrezzato bene, il Perugia a gennaio ha fatto una campagna acquisti importantissima, il Pescara aveva già un ottimo organico, insomma due squadre forti, poi si sa le sorprese ci sono sempre in B basta guardare come è finita questa prima fase: promosse dirette Carpi e Frosinone e terzo il Vicenza che all´inizio tutti davano già retrocesso».
Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Per 19 minuti il Vicenza s´è ritrovato all´inferno: scaraventato al sesto posto dal gol di Ciofani al 20´ della ripresa, con il pubblico a lungo ammutolito. Il tempo di riprendersi dal cazzottone e rialzare da terra una squadra stravolta dallo svantaggio. La rimonta l´hanno avviata i 10 mila del Menti, la loro voglia di non arrendersi alla beffa all´ultima giornata.Tra il 36´ e il 39´ il Vicenza è tornato in paradiso, graziato dai suoi santi del pallone e da un Frosinone fresco di promozione, che non poteva avere le stesse motivazioni del rabioso finale biancorosso. Cocco e Di Gennaro, dopo essersi beccati un cartellino giallo che impedirà ad entrambi di giocare l´andata della semifinale, si sono riscattati dalla maldestra ingenuità con cui avevano cercato il rigore, firmando i due gol che hanno ribaltato il colore della serata al Menti.Come il dio del pallone ha voluto il Vicenza ha vinto e dopo i terribili 19 minuti al sesto posto ha rimesso le mani su quella terza posizione che lo farà scattare in pole position nei playoff e nella corsa alla serie A che ora ripartirà il 29 maggio con la prima delle due sfide di semifinale sul campo della vincente tra Perugia e Pescara.E´ stata una serata da cuori in tempesta, perché al Vicenza è venuto il braccino, la troppa voglia di segnare e vincere subito s´è trasformata in paura di non riuscirci con il passare dei minuti. Tante giocate affrettate, troppa frenesia di blindare quel terzo posto meritato per tutta una stagione, ma sempre più in pericolo a mano a mano che si sono susseguite le occasioni sciupate. In quantità industriale. Anche due pali, presi da Gentili e Cocco, pure quelli però un mix di sfortuna e di sbagli di mira. Per non parlare delle palle-gol divorate letteralmente da Cinelli e Gentili e di quella sprecata da Ragusa. Così le paratone di Pigliacelli, il portiere del Frosinone, il migliore dei ventidue in campo, si sono trasformate nella premessa della sassata-gol di Ciofani al 20´ della ripresa. Un macigno sulla strada dei biancorossi.A quel punto un Vicenza che aveva fatto del suo meglio-peggio per buttar via la partita e il terzo posto, ha mollato gli ormeggi e s´è buttato in avanti con la voglia disperata di non veder svanire allo sprint la chance di affrontare i playoff davanti a tutti.Con il cuore in gola, ma è stato lieto fine, che l´avventura cominci.
Ore 13.40 – (Gazzettino) Niente miracolo. Dopo sette anni ricchi di soddisfazioni a livello tecnico e anche societario, il Cittadella beve l’amaro calice e saluta la serie B. Già sull’orlo del baratro, la squadra granata si è lasciata battere in casa da un Perugia con la testa ai play off. E ogni illusione di salvezza è svanita nel nulla. Unica magrissima consolazione il fatto che anche una vittoria non avrebbe cambiato il destino della truppa di Foscarini: le sfide di Crotone e Latina sono infatti finite in parità, spedendo di fatto Entella e Modena ai play out. Obbligato a vincere per nutrire ancora qualche speranza, il Cittadella è partito subito forte, sfruttando soprattutto la vivacità di Minesso sulla corsia di sinistra. Annullato dopo quattro minuti per fuorigioco un gol a Coralli. Ghiotta l’occasione capitata poco prima del quarto d’ora a Gerardi che si è involato verso la porta avversaria, decisiva l’uscita bassa di Provedel che con la punta delle dita è riuscito a sventare la minaccia. Squillo del Perugia al 21′: il destro dal limite di Falcinelli è stato in parte smorzato dal braccio (attaccato al corpo) di Donazzan. Gli umbri hanno reclamato il rigore, ma l’arbitro ha considerato l’involontarietà del tocco e non è intervenuto. Anche se in formazione rimaneggiata e con il pensiero alla prima sfida di play off in programma martedì sera, gli ospiti non hanno comunque lesinato energie, provando a ribaltare l’azione ogni volta che ne hanno avuto l’opportunità. Tra i più combattivi soprattutto Falcinelli e Lanzafame. Provvidenziale al 39′ un recupero di Pellizzer su Parigini. Nel finale di tempo anche il Cittadella ha inutilmente reclamato un calcio di rigore per una presunta trattenuta di Crescenzi su Coralli. Ad accendere la ripresa ci ha pensato Sgrigna, fino a quel momento un po’ fuori dal gioco: forte e abbastanza angolato il suo destro dai 25 metri, sventato in tuffo da Provedel. Pronta la risposta del Perugia. Una sventola di Comotto a filo d’erba ha costretto Pierobon a una difficile deviazione, sul pallone si è avventato Lanzafame che ha incrociato sul secondo palo dove il nuovo entrato Nielsen è arrivato con un attimo di ritardo. Decisamente meglio ha fatto Fabinho (12’) che di sinistro su punizione ha infilato la porta granata. Durissimo il colpo sul morale del Cittadella, tanto più che un minuto dopo Coralli in torsione aerea da distanza ravvicinata ha incredibilmente spedito la sfera sul fondo. E a salve ha sparato anche Gerardi calciando addosso al portiere un pallone che meritava una sorte migliore. Quindi, sfortunato due volte Sgrigna: prima il suo esterno dal limite ha lambito il palo, poi Provedel gli ha negato un gol quasi fatto. Il pareggio sembrava nell’aria. Invece è arrivato il 2-0 del Perugia con una micidiale ripartenza firmata da Parigini. E il Cittadella ha detto addio tra le lacrime alla serie B. La retrocessione è stata anche l’ultima pagina dell’esperienza decennale di Foscarini sulla panchina granata: a fine partita il tecnico ha infatti annunciato il suo addio.
Ore 13.30 – (Gazzettino) Claudio Foscarini ha annunciato la fine della sua storia al Cittadella. Parole commosse, tirate. «Mi dispiace per l’annata. Non siamo retrocessi stasera, la partita è stata lo specchio del campionato, anche se credevamo nel miracolo pure questa volta. Questa stagione ci è mancata la continuità». L’allenatore aveva già deciso il suo futuro: «Anche centrando la salvezza me ne sarei andato. Dopo dieci anni avevo deciso di chiudere. Speravo in un altro modo, con la salvezza raggiunta. Mi dispiace tantissimo». Sono mancate tante cose in questo campionato. «Personalità, carattere, qualcuno non ha dato quanto poteva dare, anche perché preso dalle situazioni che si sono create. Si è trattato di un problema mentale». Foscarini si sente responsabile della retrocessione? «Mi sembra anche evidente, sono l’allenatore quindi mi prendo le mie responsabilità. Il Cittadella ha gestito molto male le ultime dieci partite. Prima di allora eravamo salvi, ma se fai solo tre punti in otto gare significa che qualcosa non è andato. Abbiamo cominciato a fare riflessioni, dopo la sconfitta di Latina, dove si è smarrita la squadra da lì in avanti. Che fosse un’annata particolare l’avevamo capito: le partite che si dovevano vincere le abbiamo sempre vinte, non quest’anno. Neanche il finale è stato come quello delle precedenti stagioni». Il gruppo è sempre rimasto coeso. «Se avessi avuto la percezione che lo spogliatoio non era con me, me ne sarei andato prima della fine». Amareggiato il presidente Andrea Gabrielli in sala stampa: «Mi spiace sia finita una grande avventura. A noi è successo di lasciare i cadetti dopo sette anni di fila, avrei messo la firma per restare così tanto tempo in serie B». Il patron granata aveva avuto il sentore di un finale difficile: «Avevo capito che sarebbe stato difficile salvarsi, intuivo tante difficoltà». Adesso si riparte, con molti cambiamenti: «Il Cittadella è tra le squadre che può tranquillamente affrontare la Lega Pro, certo che l’impegno sarà diverso rispetto alla serie B».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Il verdetto più amaro nella peggiore serata della storia del Cittadella. Dopo sette campionati di fila in serie B, i granata retrocedono in Lega Pro. Una resa incondizionata, senza lottare, a parte un sussulto iniziale, subendo al Tombolato la sedicesima sconfitta stagionale. È il Perugia, pimpante e già lanciato sulla rampa dei playoff, a spingere nel baratro della terza serie la squadra di Foscarini, che negli ultimi 90’ non trova più la forza, mentale e fisica, per inseguire una vittoria che, peraltro, non sarebbe servita a nulla. Con il Crotone salvo a quota 48, infatti, saranno Entella e Modena a giocarsi la salvezza ai playout, avendo chiuso appaiate a 47 punti. Se il Cittadella le avesse raggiunte, la classifica avulsa l’avrebbe comunque condannato. Piange la bandiera granata, Andrea Pierobon, l’ultimo a credere nel “miracolo” che non c’è stato, e con lui versano lacrime copiose i compagni, con Sgrigna che viene trattenuto a fatica, nervosissimo e affranto per l’epilogo di un campionato che ha visto troppe volte i padovani fallire l’appuntamento con la svolta. Il pubblico del Tombolato capisce il dramma dei propri giocatori e li applaude, ma bisogna dire che, senza neppure spingere troppo, gli umbri hanno vinto una partita rimasta in equilibrio per un’ora. Ci saremmo aspettati la gara della vita da parte di Pellizzer & C., invece, con il passare dei minuti, i granata si sono smontati da soli, incapaci di trovare un varco utile per battere Provedel, peraltro autore di alcune ottime parate. Nonostante il successo di Catania, forse nessuno ci credeva più, nello spogliatoio padovano. E i risultati arrivati dagli altri campi alla fine hanno avvalorato tale sensazione. Gol annullato a Coralli. Sotto la pioggia, il primo tempo ha lasciato parecchio a desiderare dopo un discreto avvio. Sgrigna, al rientro, si è messo in mezzo a fare il regista, più per necessità che per vocazione, mentre ancora una volta Foscarini ha preferito Donazzan a Barreca. Il Perugia è andato via in scioltezza, pur con una formazione rivoluzionata, in cui l’unico diffidato in campo (dei 5 in odore di squalifica) era Mantovani. La partenza del Citta è stata buona: del resto, dovendo inseguire un solo risultato, era logico aspettarsi che ad attaccare fossero soprattutto i padroni di casa. E al 4’, su cross di Sgrigna, girato a rete di testa, sotto l’incrocio, da Coralli, il vantaggio padovano è stato negato dall’assistente Alassio di Imperia, che sotto la tribuna ha alzato la bandiera indicando che “Ciccio”, al momento di colpire il pallone, era in posizione di fuorigioco. Decisione giusta, e tutto da rifare per una squadra prigioniera della tensione e che, con il passare dei minuti, si è smarrita, come se temesse di non avere energie sufficienti sino al 90’. Rigore? Mah… Il resto della prima frazione se n’è andato senza altri sussulti, nessuno dei due portieri ha effettuato parate decisive, ma al 44’ ancora Coralli è diventato, suo malgrado, protagonista, cadendo in area al momento di andare ad impattare sulla sfera, a contatto con Comotto, e reclamando per questo il penalty. L’arbitro ha fatto cenno di proseguire, fra le proteste dello stesso attaccante. L’uno-due degli ospiti. Nella ripresa, il crollo. Dopo 13’ il vantaggio umbro è maturato su punizione, con Fabinho, che ha insaccato di sinistro, complice la posizione non felice di Pierobon, piazzato proprio sul palo dove è finito il pallone. Raddoppio in contropiede con Parigini, al 43’, imbeccato alla perfezione da Taddei. Giusto così, per quello che si è visto. Giusto anche per la clamorosa latitanza degli uomini più importanti – Sgrigna escluso – nei 90’ più attesi. Ci sarà tempo per riflettere, ma dentro quello spogliatoio più di uno dovrà farsi un serio esame di coscienza. Due mesi fa, dopo Livorno, il Citta era salvo, terzo nella classifica del girone di ritorno, mentre fra aprile e maggio è crollato. Una metamorfosi incredibile, che qualcuno ora dovrà spiegare. Perché non ci sono alibi davanti ad una caduta così verticale.
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Lo sguardo rivolto al futuro del presidente, l’addio del tecnico che, dopo 10 anni, chiude qui la sua avventura. Il Cittadella saluta la serie B così. In sala-stampa Andrea Gabrielli, numero uno della società granata, ci mette la faccia: «È presto per parlare dell’anno prossimo, ma la volontà di tutti è di tornare il prima possibile in questa categoria, dove abbiamo dimostrato di poter star bene». Spiace congedarsi con una prestazione incolore come quella di ieri sera. «Sicuramente, se siamo retrocessi, qualche scelta può essere stata sbagliata, ma l’analizzeremo a mente fredda, tirando una linea. Dico, però, che in questi sette anni consecutivi abbiamo onorato il calcio. Continueremo a farlo pure in Lega Pro. La retrocessione non è un dramma, questa società resta», continua Gabrielli. «Di sicuro ci sono stati notevoli problemi di carattere fisico e tecnico, che hanno condizionato la stagione. È stato un anno molto difficile da raddrizzare, l’avevamo capito già nel corso del girone di andata. In quest’ultimo turno sarebbe servito un miracolo, ma non siamo retrocessi in questa partita, bensì per aver raccolto tre punti nelle ultime otto giornate». Cambiare l’allenatore sarebbe servito? «Non è una politica di questa dirigenza operare in tale modo. Abbiamo deciso di continuare sulla nostra linea, anche perché non c’è mai stato un crollo clamoroso, ma uno scivolamento continuo. E poi, avvicinandoci alla conclusione del campionato, non ce la siamo sentita. Forse sarebbe servito a dare una scossa, ma con il senno di poi è facile parlare…». E mandare la squadra in ritiro? «Il Catania ne aveva fatto uno di un’intera settimana prima di giocare contro di noi e non è servito, non credo che fosse quella la soluzione». Il coro “andate a lavorare”, sentito a fine partita, le ha dato fastidio? «È uno degli aspetti più tristi di questa stagione». Claudio Foscarini prende la parola subito dopo e annuncia l’addio. «È la mia ultima partita a Cittadella. Credo, però, che lo sarebbe stata comunque dopo 10 anni trascorsi qui, anche in caso di salvezza. Mi sarebbe piaciuto chiudere in bellezza e non è stato possibile, ma questa è la vita e bisogna accettarla». Il tecnico confessa di essersi accorto da tempo che le sensazioni erano diverse rispetto alle scorse stagioni. «Negli altri campionati le partite che dovevamo vincere riuscivamo a portarle a casa, quest’anno troppe volte non è successo. Penso in particolare alla gara di Latina, forse il vero spartiacque. Questa con il Perugia è stata lo specchio di quanto si è visto nell’intero campionato». C’erano mele marce nello spogliatoio? «Non scherziamo. Non ho mai avuto la sensazione di non avere in mano il gruppo, altrimenti mi sarei fatto da parte da solo».
Ore 12.40 – (Corriere del Veneto) Finisce come peggio non potrebbe. Con il Perugia che vince 2-0 condannando il Cittadella alla retrocessione e con il piccolo spicchio di gradinata occupato dagli ultras granata che contesta la squadra irridendola con gli «olé» ad ogni passaggio vincente. E con Alessandro Sgrigna che prima applaude ironicamente e poi cerca di farsi giustizia da solo, trattenuto a stento dai compagni e dal vicepresidente Giancarlo Pavin. La tribuna applaude, qualcuno fischia, qualcun altro se ne va in silenzio, fatto sta che il campionato si conclude male. Con l’entrata nell’inferno della Lega Pro. Il 2-0 del Perugia è inequivocabile, non solo non arriva la vittoria ma si finisce con un ko che rappresenta lo specchio di una stagione disgraziata. Ci sarà tempo e modo di riflettere su cosa sia accaduto e che cosa abbia causato questo crollo, intanto va rivisto negli occhi il film di 90 minuti all’insegna del «vorrei ma non posso» contro il Perugia. Foscarini anche all’ultima partita della regalar season e nonostante le numerose assenze, sgancia diverse sorprese. Barreca finisce ancora in panchina, a centrocampo non ci sono né Busellato né Lora ma Sgrigna che gioca accanto a Benedetti. Davanti assieme a Gerardi si rivede Coralli. Nel Perugia ampio e robusto turnover, addirittura oltre le attese: Verre e Giacomazzi finiscono dritti in tribuna, non c’è nemmeno Ardemagni che va in panchina e in porta Camplone risparmia pure Koprivec, preferendogli Provedel. Ovviamente si gioca con un occhio al campo (vittoria obbligata) e le orecchie a quanto accade sugli altri campi, Latina e Crotone in primis. A guardare negli occhi i giocatori l’atmosfera sembra quella dei giorni migliori, mentre sugli spalti si spera, ma con la paura di sbilanciarsi. Passano tre minuti e Coralli segna: cross di Sgrigna e colpo di testa del centravanti che infila Provedel. Il fischio di Di Paolo, però, arriva prima dell’impatto col pallone per fuorigioco dello stesso Coralli. Il Perugia dà l’idea di giocare al piccolo trotto, senza affondare più di tanto il colpo e infatti sul taccuino del primo tempo ci sono ben poche occasione per i ragazzi di Camplone. Le più nitide: tiro a giro di Falcinelli su cui Pierobon è davvero bravo (pallone diretto all’incrocio) e un paio di contropiede mal sfruttati nonostante la superiorità numerica. Il Cittadella spinge e si costruisce occasioni clamorose: Provedel è superbo su Gerardi al 14’, lo stesso Gerardi al 34’ ritarda colpevolmente il passaggio filtrante per Kupisz e l’occasione sfuma, Pellizzer (38’) di testa mette a lato di pochissimo da ottima posizione. Poi gli inutili assalti nei minuti finali, soprattutto sulla destra, dove Kupisz e Cappelletti mancano di precisione nei cross. Inizia la ripresa e il Perugia sembra aver voglia di premere sull’acceleratore. Al 12’ arriva il vantaggio. Punizione per fallo subito da Lanzafame e Fabinho firma l’1-0. Lo svantaggio blocca ogni buona intenzione dei granata, nonostante l’ingresso in campo di Busellato, Barreca e Bizzotto. Nel finale esce dal guscio il Perugia, che per due volte spreca il 2-0 (Falcinelli e Fabinho imprecisi) e poi chiude definitivamente il conto al 43’ con Parigini, che tira giù il sipario sulla favola dei granata e li manda in Lega Pro.
Ore 12.30 – (Corriere del Veneto) Ci mette un po’, ad arrivare in sala stampa, Claudio Foscarini. Logico, dopo una retrocessione che brucia e che fa male, dopo un ultimo ko che spalanca le porte alla Lega Pro. E il tecnico utilizza i microfoni di Skysport per annunciare il suo addio a Cittadella. «Sì, lo posso confermare — evidenzia il tecnico trevigiano — è stata la mia ultima partita sulla panchina del Cittadella. Non volevo lasciare così dopo dieci anni, con una retrocessione. Volevo finire in bellezza ma avevo già deciso di fermarmi, perchè credo sia giusto guardare anche da altre parti dopo tanto tempo. Non meritavamo di retrocedere così, almeno giocarsi i playout. A differenza di altre annate sentivo che era un’annata particolare: gli anni scorsi le partite che dovevamo centrare le centravamo, quest’anno sopratutto in casa non siamo riusciti a fare quello che dovevamo». Poi, in un silenzio surreale che circonda e avvolge la sala stampa del Tombolato, arriva anche Andrea Gabrielli. «Siamo tutti molto dispiaciuti — ammette il presidente — è una retrocessione che ci mortifica e che impone molte riflessioni. Ci troveremo col direttore e decideremo cosa fare. Un esonero di Foscarini? Ci avevamo pensato, poi ci siamo confrontati col direttore dopo alcune partite negative e abbiamo deciso di proseguire sulla strada degli anni scorsi che ci aveva dato tanti risultati importanti. Deluso dai giocatori? Pensavo si sarebbe fatto di più, invece abbiamo chiuso con una prestazione molto negativa. Non siamo riusciti ad arrestare il calo che è stato costante e non si è interrotto. Avevo ragione a essere pessimista ma retrocedere non è un dramma, la nostra società è sana e non crolleremo».
Ore 12.00 – (Gazzettino) D’accordo la curiosità di vedere una sfida dei play off, tra l’altro tra compagini già affrontate in campionato, ma sembra che il quartetto biancoscudato fosse allo stadio di Sacile per visionare da vicino qualche giocatore. Stando alle indiscrezioni, pare che il padovano Marco Beccaro (autore di un gol e di una prestazione super) abbia strappato qualche complimento anche da parte di De Poli, senza dimenticare che il giocatore era stato già trattato in dicembre, ma l’affare saltò all’ultimo momento. Tra l’altro Beccaro ha già assaggiato qualche stagione fa la Lega Pro con il Mezzocorona. Altro nome che circola è quello di Alberto Spagnoli, classe 1994, cresciuto nel settore giovanile del Milan come punta e che nelle ultime due stagioni alla Sacilese come esterno è andato a segno in doppia cifra. La presenza di Zancopè, poi, induce a pensare che magari il Padova abbia voluto farsi un’idea anche sul giovane portiere Alessandro Favero, classe 1995, della Sacilese che è stato tra i migliori del campionato.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Domani potrebbe essere l’ultima partita della stagione per il Padova che all’Euganeo riceve il Cuneo nell’ultimo turno del mini girone della poule scudetto (arbitro Alex Cavallina di Parma). Battere i piemontesi non sarà sufficiente per accedere alle Final Four che si terranno a Macerata la prossima settimana, dato che i biancoscudati per qualificarsi come migliore seconda devono sperare anche in un concomitante successo di una tra Siena e Maceratese nello scontro diretto (girone B), fermo restando che con un pareggio sia toscani e sia marchigiani si qualificherebbero all’atto conclusivo della competizione. In attesa di conoscere quale sarà l’epilogo sul campo, tengono banco sempre le vicende di mercato. L’entourage biancoscudato ha già iniziato a lavorare sotto traccia, e mercoledì una delegazione era presente a Sacile per la sfida dei play off tra i padroni di casa e il Belluno (terminata 4-1). In tribuna, tra i numerosi addetti ai lavori, c’erano De Poli, Parlato, Zancopè e Marco Bergamin.
Ore 11.30 – Carmine Parlato su Maceratese-Siena: “Ritengo riduttivo parlare di cose antipatiche soprattutto tenendo presente cosa c’è stato in passato e cos’è successo in settimana, quindi io guardo innanzitutto in casa mia e poi qualora dovesse finire in pareggio ognuno potrà fare le proprie considerazioni…”
Ore 11.27 – Carmine Parlato sul pubblico: “Speriamo non ci sia questo tempo da lupi! Confido in una presenza calorosa come sempre, ma sono convinto che anche chi rimarrà a casa tiferà per il passaggio del turno!”.
Ore 11.23 – Carmine Parlato sulle scelte: “Amirante? Si è allenato regolarmente anche se non è al top. Thomassen? Ci sarà”.
Ore 11.20 – Carmine parlato il Cuneo: “È una squadra di qualità, guidata da un allenatore esperto e vincente. Oltretutto lo ritrovo dopo tanti anni xché mi ha allenato a Viterbo, lo saluterò con affetto e poi cercherò di batterlo! Rientra il loro bomber França e possono contare su due ottimi centrali difensivi ed un centrocampo solido. Sarà la nostra ultima battaglia in casa, dobbiamo fare in modo di rispettare loro e soprattutto noi stessi portando a casa la vittoria e poi vedremo quello che succederà…”
Ore 11.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 10.50 – Qui Guizza: partitella in corso.
Ore 10.30 – Qui Guizza: torna in gruppo Amirante, lavoro in palestra per Thomassen a causa del torcicollo.
Ore 10.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento sotto una pioggia battente.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Quest’anno ci siamo presi una grossa responsabilità», ha detto il patron parlando di sponsorizzazioni, ma non solo. «I risultati ci hanno dato ragione, ma vogliamo dare continuità a questo progetto. Forniamo uno spettacolo, ma per goderne appieno occorrerebbe un teatro adeguato: servono, dunque, strutture moderne e cultura calcistica». E non è questo l’unico appuntamento di prestigio che riguarda la società biancoscudata. Lunedì 25, alle 11, squadra, staff tecnico e presidente (mancherà Roberto Bonetto) verranno ricevuti a Palazzo Ferro Fini, a Venezia, dal presidente del Consiglio Regionale, Clodovaldo Ruffato, che si complimenterà con tutti per la grande cavalcata che ha permesso al Biancoscudo di riabbracciare il professionismo dopo un solo anno tra i dilettanti.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) A questo punto i Biancoscudati possono solo incrociare le dita e augurarsi che il campo dia loro una mano. Questa mattina, intanto, la squadra sosterrà alle 10, alla Guizza, l’ultima rifinitura: osservato speciale Salvatore Amirante, che dopo due settimane ai box potrebbe riuscire ad essere arruolabile per la panchina, qualora il provino dovesse fornire risposte confortanti. Non ci saranno, invece, gli squalificati Dionisi e Ferretti. Eventi. Il presidente biancoscudato Giuseppe Bergamin e il vice Edoardo Bonetto hanno preso parte, ieri mattina, al convegno organizzato al Bo dal titolo “I diritti sportivi tra concorrenza e regolazione”, alla presenza di autorità accademiche, di specialisti di diritto dell’informazione come Stefano Balducci (Responsabile dei Diritti audiovisivi delle Nazionali) e del tecnico dell’Udinese Andrea Stramaccioni.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il cuore è già all’ultimo abbraccio dell’Euganeo, a quegli applausi e cori che per tutta la stagione hanno accompagnato le vittorie della squadra di Parlato e che risuoneranno per l’ultima volta. Ma la mentre è comprensibilmente anche a Macerata, a ciò che avverrà tra i marchigiani e il Siena nell’atto conclusivo del girone centrale della poule scudetto di Serie D. Domani, alle 16, il Padova si appresta a salutare definitivamente il proprio pubblico: comunque vada, quella contro il Cuneo sarà l’ultima apparizione nel proprio stadio, che riaprirà i battenti con la Lega Pro. La speranza di tutti, tuttavia, è che la stagione non si chiuda già il 24 maggio: per qualificarsi alle semifinali i Biancoscudati dovranno vincere contro i piemontesi, e sperare che tra Maceratese e Siena non esca il pareggio, che qualificherebbe entrambe estromettendo proprio il Padova dalla corsa al tricolore.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) «Un ritorno di Luca Mazzoni al Padova? Al momento non posso e non voglio dire niente, vediamo…». Andrea Bagnoli, agente del portiere livornese, è di pochissime parole e non aggiunge molto a quanto già si sa circa il futuro del suo assistito. Al momento queste le carte sul tavolo: Mazzoni potrebbe cambiare aria, l’opzione Padova è appunto tale, ma non c’è alcuna certezza che si arrivi alla fumata bianca. Dipenderà molto dalla strategia scelta dal ds Fabrizio De Poli e da Carmine Parlato. Se si deciderà che il solo Lazaar Petkovic, per il quale l’accordo è in programma a stretto giro di posta con l’agente Silvano Martina, è sufficiente ad affrontare la categoria, Mazzoni dovrà trovarsi un’altra sistemazione. O rimanere a Livorno, anche se le cinque giornate di squalifica rimediate dopo la rissa post-partita col Vicenza e alcune dichiarazioni sull’ambiente livornese riducono le chance di una sua permanenza. A questo punto non resta che attendere gli sviluppi della situazione, che presto verrà chiarita in un modo o nell’altro. Per Petkovic, di proprietà dello Spezia, il suo agente Martina ha escluso offerte o interessamenti, c’è la volontà di rimanere a Padova anche in Lega Pro, con il gradimento di Parlato. Nel frattempo, dopo il venerdì di riposo, oggi è in programma la rifinitura pre-Cuneo. Il Padova dovrà vincere e sperare che Maceratese-Siena non finisca pari.
Ore 08.38 – Serie D girone C, secondo turno playoff: Sacilese-Belluno 4-1. Nel prossimo turno (in programma domenica 24 maggio) l’AltoVicentino ospiterà la Sacilese.
Ore 08.36 – Poule scudetto, prossimo turno (domenica 24 maggio). Girone Nord: Padova-Cuneo (riposa Castiglione). Girone Centro: Maceratese-Siena (riposa Rimini). Girone Sud: Fidelis Andria-Akragas (riposa Lupa Castelli Romani).
Ore 08.34 – Poule scudetto, i risultati della seconda giornata: Cuneo-Castiglione 1-2, Rimini-Maceratese 0-5, Lupa Castelli Romani-Fidelis Andria 4-3.
Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Icone Vintage, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 22 maggio: venerdì di riposo per i Biancoscudati.