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Ore 21.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Una sola annata da profeta in patria (abita a Fontanafredda) per Renzo Nadin. Giovedì sera la società rossonera ha comunicato la fine della collaborazione con il ds giunto da Tamai nell’estate del 2014. Allora le premesse erano diverse. Si parlava di progetto pluriennale. La risoluzione del rapporto, motivata con una necessaria spending review, termine tanto di moda in questi tempi, gli era stata comunicata poche ore prima dal vicepresidente Foscarini. MISSIONE COMPIUTA – Nadin è troppo vecchio del mestiere per accusare il colpo. All’orizzonte, oltretutto, ha altre opportunità. Nessuna polemica quindi con Bertolini e soci. Il direttore sportivo si limita ad autovalutare il suo operato. «L’obiettivo – ricorda – era quello di evitare gli ultimi due posti, e con essi la retrocessione diretta, contenendo le spese. Siamo andati ben oltre, conquistando la salvezza con una giornata d’anticipo. Non era cosa semplice. La maggior parte dei club regionali, una volta raggiunta la Lega D, ha pagato la differenza di categoria ed è subito tornata in Eccellenza. Fra le mie soddisfazioni – sottolinea Nadin – c’è quella di essere riuscito a portare a Fontanafredda due giocatori come Ortolan e Florean, che avrebbero potuto trovare spazio in realtà più consolidate. Poi l’aver ricompattato il gruppo a metà stagione con il sacrificio di De Martin e Martini e con l’arrivo di altri due elementi rivelatisi determinanti per la salvezza come Frison e Gargiulo». FLESSIONE ROSSONERA – A gennaio, dopo 4 vittorie in 5 turni, spinti da eccessi d’entusiasmo (mister De Pieri faceva da pompiere), si cominciò addirittura a parlare di obiettivo playoff. La crisi successiva (6 sconfitte e 3 pareggi in 10 gare, ndr) coincise con la “pausa” che Nadin dovette prendersi per motivi personali. «Un caso – sorride il ds -. Certo che al rientro – racconta – feci io la voce grossa in spogliatoio per dare la svolta». Giunsero 2 vittorie e altrettanti pareggi nelle ultime 4 sfide. E adesso? «Attendo che si sviluppino alcune situazioni. Di certo – strizza l’occhio – con il calcio non ho finito».
Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sorpresa a Fontanafredda: Renzo Nadin non è più il ds del club, che si è salvato in anticipo al debutto in D con oneri di spesa ridotti. «L’intero direttivo – fa sapere il presidente Giampietro Bertolini – ritiene di dover impostare nuovi ragionamenti, dal budget all’organico, con una figura diversa dall’attuale. A Nadin vanno il nostro plauso e il ringraziamento per tutto il lavoro svolto, ma crediamo che i tempi siano maturi affinché le nostre strade si dividano». Il suo posto potrebbe essere rilevato da Massimo Barbieri, “convincendo” in questo modo mister Maurizio De Pieri (piace a Cordenons) a restare in rossonero.
Ore 21.20 – (Messaggero Veneto) Un divorzio clamoroso. E per come era finito il campionato, davvero inaspettato. Ma da ieri Renzo Nadin non è più il direttore sportivo del Fontanafredda. La società ha comunicato la risoluzione del rapporto con il ds, uno degli artefici della splendida stagione appena conclusa, in cui i rossoneri al primo anno di serie D hanno ottenuto la salvezza diretta con un turno d’anticipo. Tanto, evidentemente, non è bastato a garantirgli la conferma, dopo appena un anno di collaborazione: l’ormai ex uomo-mercato rossonero era approdato alla corte del presidente Bertolini dopo aver contribuito per anni alle fortune del Tamai. Spending review. La società rossonera mantiene il massimo riserbo sulle motivazioni, parlando genericamente di «una spending review divenuta sempre più pressante». Qualcosa tuttavia è filtrato. Pare, per esempio, che Nadin, il quale ieri non ha voluto commentare la notizia, avesse chiesto una maggiore organizzazione societaria. Mentre i vertici ritengono più che adeguata l’attuale struttura, anche alla luce della situazione economica e della recente tradizione del club, impostato su basi che si definiscono “familiari”. Attrico. Non hanno, inoltre, contribuito alla causa di Nadin i rapporti non idilliaci con il tecnico De Pieri, punto cardine dell’ossatura rossonera. Tra i due, a quanto pare, la sintonia si è increpata a seguito di alcune scelte di mercato adottate dal ds e tollerate a fatica dall’allenatore. La cui conferma, ora, sembra invece molto più probabile. Non ha ancora sciolto le riserve, ma il presidente Bertolini al riguardo ha manifestato grande ottimismo: «Per me rimane, a meno che non mi chieda Maradona…». Ironia a parte, ai nuovi acquisti penserà un nuovo ds e non sarà, come si ipotizzava inizialmente, una scelta interna, promuovendo il team manager Maurizio Mazzon. Lo si sceglierà la prossima settimana: contattato, al momento, pare soltanto Carlo Casagrande (ex Nervesa), ma ci sarebbe da battere la concorrenza del Treviso.
Ore 21.00 – (Il Piccolo) Mentre nel ritiro di Marina di Ravenna la Triestina continua la sua preparazione in vista del play-out di domenica 24 maggio contro il Dro (si inizierà alle ore 16), anche la tifoseria alabardata si prepara alla decisiva sfida salvezza. Come noto, la società trentina ha dimostrato grande ospitalità mettendo a disposizione dei supporter dell’Unione 500 biglietti e in pratica la quasi totalità dell’impianto sportivo situato in Località Oltra. Numeri forse esagerati e sicuramente irraggiungibili, ma l’apporto di tifosi da Trieste sarà comunque molto significativo. Innanzitutto ci sarà circa un centinaio di esponenti della curva Furlan, che aggregheranno al pullman già esaurito anche un buon numero di automobili. E poi ci saranno tutti gli altri, con il pullman organizzato dal Centro di coordinamento dei Triestina Club e numerose autovetture private. Al momento si potrebbero stimare in circa 200, forse anche in 250 i tifosi alabardati che saranno presenti a Dro. Un chiaro segnale d’affetto per la squadra nonostante un’annata molto difficile, con i deludenti risultati sul campo e con le note burrascose vicende societarie. Ma anche in tempi di durissima contestazione alla proprietà, alla quale i tifosi hanno appena annunciato di voler togliere il marchio proprio all’indomani della partita di play-out, il sostegno ai ragazzi che vanno in campo con la maglia alabardata non è mai venuto in meno. Figuriamoci in una partita che potrebbe dare la salvezza alla Triestina, salvandola dall’onta della quarta retrocessione in sei anni e della prima in assoluto fra i Dilettanti. E proprio per evitare questo finale da incubo, dopo la sgambata di ieri sera contro una selezione locale, gli alabardati sono chiamati a una settimana di grande lavoro e concentrazione agli ordini di Ferazzoli.
Ore 20.40 – (Il Piccolo) Tra otto giorni l’Unione Triestina 2012 non avrà più il marchio. E non è un affare di poco conto. L’Associazione italiana Triestina Club è padrona del marchio. Pontrelli è il proprietario dell’Unione. La squadra potrebbe anche giocare senza il marchio. È già successo nel post fallimento quando quel patrimonio era nelle mani della curatela. Ma oltre all’utilizzo del “logo” c’è di mezzo anche la questione del nome. Ai tempi dell’Eccellenza il curatore, vista la situazione difficile, era stato generoso. L’acquisto fatto dai Club dal fallimento riguarda il marchio “verbale e figurativo”. Quindi per logica nessuno potrebbe utilizzare, senza l’ok dei tifosi, nemmeno il nome Triestina. Ma al di là della dispute nominalistiche e giuridiche c’è della sostanza nella decisione presa martedì scorso dai tifosi. LA MOBILITAZIONE Nel luglio di quattro anni fa, dopo due aste andate deserte, i Club assieme ai ragazzi della Furlan e con il sostegno del nostro giornale avviarono una campagna per tenere i riflettori accesi sull’Unione spazzata via dal calcio. L’obiettivo era quello di acquistare il marchio dal fallimento. Ovvero di tenere in vita la storia e l’identità di una realtà sportiva quasi centenaria. Il secondo step era quello di erigere una diga capace di evitare che in futuro si ripetessero vicende come quella che aveva avuto come protagonisti Fantinel e Aletti. La risposta della città fu sorprendente, come spesso capita nella bizzarra Trieste. In poco più di un mese quasi 1.300 adesioni (con i nomi pubblicati quotidianamente sul giornale) per una raccolta di quasi quarantamila euro. All’iniziativa contribuirono piccoli imprenditori, politici (pochi), importanti istituzioni ma soprattutto tanti cittadini per i quali l’Alabarda significava (e significa) qualcosa di importante. A muoversi non era solo quella parte di tifosi che aveva fatto prima disamorare Berti, poi criticato Fantinel (e non negli ultimi due disastrosi anni), flirtato con Aletti, “consigliato” Puglia e Cergol e accolto abbastanza bene in un primo tempo Pontrelli. Una parte cospicua dei versamenti in banca arrivavano da chi da tempo non frequentava più lo stadio ma lo aveva vissuto con i padri e con i nonni. Il marchio dunque rappresenta la continuità di una storia, l’identità dell’Unione e il legame con il territorio. È impensabile che chiunque voglia fare veramente calcio di livello a Trieste possa farne a meno. Questo è il significato più profondo della decisione legittima e forse inevitabile presa dai tifosi che di quel marchio sono i padroni ma anche i padri o i custodi morali. TEMPISMO La tempistica dell’intervento per isolare Pontrelli tuttavia suscita qualche perplessità. Perché la gestazione è stata lunga e arriva (l’esecutività peraltro scatta all’indomani della fine del play-out) a ridosso di una partita fondamentale che in caso di retrocessione resterà nella storia. Ma almeno sul fatto che la serie D sia un patrimonio prezioso da conservare sembra ci sia unanimità di vedute. Il marchio e soprattutto il nome sono stati conferiti gratuitamente prima all’Unione di Cergol(e poi di conseguenza a Mbock) e ad agosto all’Unione di Pontrelli. In entrambi i casi i Club, che hanno conferito l’utilizzabilità di marchio e il nome, non hanno mai preteso di poter esercitare un controllo autorevole “diretto” sulla gestione amministrativa societaria da affidare a un rappresentante dei tifosi competente e di fiducia. E il controllo dei conti esibiti in questa stagione dal commercialista dell’Unione evidentemente alla fine non è stato ritenuto sufficiente. Sarebbe stato più utile pensarci prima. Pontrelli ha un carattere esuberante e a volte irritante. In tanti a Trieste lo associano a Tonellotto ma l’ex presidente aveva trovato in cassa i molti denari lasciati da Berti, mentre il romano ha raccolto una mezza montagna di debiti. L’attuale proprietà ha iscritto la squadra al campionato, ha garantito (pur con più di qualche intoppo) la logistica, non ha portato la società alla liquidazione o peggio, non ha preso punti di penalizzazione (avendo trovato l’accordo con gli ex giocatori) o altre sanzioni federali, ha saldato una parte dei fornitori, ha trovato un accordo per i rimborsi con la squadra. I fatti finora accertati sono questi. Non sono mancate le zone d’ombra e errori sono stati commessi. Sul piano della gestione sportiva dalla girandola di giocatori, al valzer surreale della panchine fino alla decisione sensata in extremis di tornare al bravo Ferazzoli. E il rendimento della squadra è purtroppo sotto gli occhi di tutti. Sulla gestione amministrativa la delibera dell’assemblea del 27 dicembre (e cioè di Pontrelli) di non ricostituire il capitale e di “riportare a nuovo” il mezzo milione di perdite (certificate al 30 giugno e quindi ereditate) non è rassicurante, anzi. Ma in uno stato di diritto come è l’Italia (o quasi) ci sono le autorità di vigilanza che hanno il compito di intervenire quando lo ritengono necessario. IL COMUNE C’è poi la questione dello stadio. L’utilizzo del Rocco è regolato da una convenzione di nove anni nei quali la proprietà della Triestina si impegna peraltro a pagare al Comune oltre 70 mila euro (in lunghissime rate) di arretrati maturati per la superficialità della precedente gestione (che nell’anno di Eccellenza aveva anche l’utilizzo praticamente gratuito del Rocco). Se la Triestina è inadempiente o ha commesso delle irregolarità il Comune può rescindere il contratto. Ma siccome lo stadio è un bene di tutti (e alla collettività costa parecchio anche il suo mantenimento) il Municipio ha e aveva il dovere di informare i cittadini sulle eventuali inadempienze. Se non l’ha fatto finora significa che non ci sono state o che qualcosa è sfuggito al controllo. I tifosi sono i proprietari, anzi i padri adottivi, del marchio e possono fare ciò che credono sia più opportuno per loro e soprattutto per il bene dell’Unione che fra poco più di tre anni dovrebbe festeggiare i 100 anni. Marco Pontrelli è il proprietario dell’Unione e può decidere di non vendere (o di alzare la posta) nonostante l’assedio e l’isolamento. Da questa settimana il braccio di ferro è palese. È evidente che i tifosi si sentono le spalle ben coperte da chi vuole prendere la Triestina e cioè il gruppo che si è appalesato e dalle istituzioni che di quel gruppo hanno le referenze. Ma se Pontrelli ha, come dice, un progetto ambizioso e un sostenitore forte, il braccio di ferro potrebbe diventare una battaglia che rischia di trascinarsi a oltranza. Per il momento l’obiettivo principale è vincere domenica (l’Eccellenza sarebbe una sciagura per tutti). Dal 25 comincerà un altro campionato. Come succede purtroppo da troppi anni. E quello che tutti vedranno a bordo campo potrebbe essere una spettacolo peggiore di quello già poco esaltante andato in scena quest’anno sul rettangolo verde.
Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Aspettando Korablin certezze e punti fermi stanno a zero in seno al Venezia. Concluso una settimana fa, con il buon 1-1 di Alessandria, un campionato complessivamente sotto le aspettative, basta scorrere le situazioni contrattuali del team arancioneroverde per capire quanto sarebbe necessario che il patron russo cominciasse ad abbozzare la programmazione della Lega Pro 2015/16. Partendo, ovviamente, dalla posizione del ds Ivone De Franceschi che salvo rinnovo sarà libero il 1. luglio al pari dell’allenatore Michele Serena (oltre che del suo staff tecnico e medico). A oggi il parco giocatori conta 27 elementi (compresi i sei Berretti che hanno esordito in prima squadra) ma di queste solo due hanno il contratto anche per la prossima stagione. Capitan Legati e l’attaccante Raimondi sono l’unico «patrimonio» avendo firmato l’estate scorsa fino al 30 giugno 2016: un aspetto che, tuttavia, non dà certezze trattandosi di due pedine alle quali certamente non mancano estimatori anche a un livello superiore a quello del Venezia. L’anno prossimo le rose non dovranno superare i 24 uomini, compresi gli under 21 che dovranno essere tra i 5 e gli 8 per avere accesso ai contributi: per questo, restando De Franceschi, una delle prime mosse sarebbe la firma dei baby del vivaio (contratto di «addestramento tecnico» o «vincolo sportivo») quali Callegaro, Chin e Marton oltre a Dell’Andrea. Per il resto 11 sono i giocatori liberi al 1. luglio, da uomini mercato come Bellazzini, Greco e lo stesso Carcuro, al portiere Fortunato che si è già promesso all’Arezzo. Otto, invece, gli addii per fine prestito: con De Franceschi potrebbero tornare in gioco Giorico e Guerra, no di certo Esposito, Magnaghi e Giuliatto che per motivi diversi hanno tutti deluso. Arduo se non impossibile trattenere i gioiellini Zaccagni (Verona) e Varano (Atalanta), mentre per Hottor non è detta l’ultima parola: il 22enne ghanese, fuori per tutta la stagione per squalifica e infortuni, sta per svincolarsi dal Milan ma non a caso fa gola in serie B a Crotone, Modena, Cittadella e al neopromosso Teramo.
Ore 20.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «In questo momento abbiamo le mani legate. Ci sarebbero idee e progetti per il futuro, ma ora tutto dipende dal presidente. E da quello che vorrà fare». Fermi alla casella di partenza, in attesa che Yuri Korablin metta piede in città e prenda in mano la situazione, economica e sportiva, del Venezia. Fermi i progetti del direttore sportivo Ivone De Franceschi, che non sa ancora se la sua carriera da dirigente arancioneroverde è al capolinea o meno. «Nonostante tutte le difficoltà, io qui mi sono trovato bene e da parte mia ci sarebbe la volontà di continuare. Ma devono esserci, ovviamente, le condizioni per farlo». Condizioni che in questo momento di sicuro non ci sono, con il Venezia stretto tra le pendenze economiche ancora in essere relative alla stagione in corso e la totale incertezza sul futuro. L’arrivo di Korablin in laguna si rende quanto mai necessario e non solo perché venerdì 22 maggio è fissata l’assemblea dei soci che dovrà chiudere il bilancio e ripianare le perdite. Ancora più importante sarà capire quali sono le intenzioni della proprietà russa, se vuole investire sul progetto sportivo in attesa di vedere come potrà evolvere quello legato al nuovo stadio. Prendendo per buone le parole pronunciate, anche con una certa enfasi, lo scorso 21 febbraio da Korablin alla sua ultima apparizione veneziana la volontà di proseguire sarebbe certa, anche se il momento economico attraversato dalla Russia rende tutto molto più difficoltoso. Ma a febbraio il presidente aveva anche parlato di cifre imminenti (circa 800mila euro) che invece solo in parte sono transitate sui conti del Venezia, ovvero il necessario per saldare stipendi e contributi, neppure tutti peraltro. E’ per questo che arrivati a questo punto l’arrivo di Korablin e le eventuali sue rassicurazioni non saranno sufficienti. Serviranno anche gli assegni e una volontà precisa di voler investire sul futuro. «Se vuoi ottenere dei risultati — aggiunge De Franceschi — o investi molto, oppure programmi su un periodo più lungo, non su una sola stagione. La mia idea di calcio l’ho già spiegata al presidente: a prescindere da chi ci sarà, per costruire qualcosa e ottenere dei risultati devi programmare, creando un gruppo solido che ti dia continuità. Questo ti garantisce anche una certa economicità». L’esatto opposto di quanto fatto in questi anni dal Venezia a gestione russa, che ha smantellato di anno in anno praticamente tutto l’organico e lo staff tecnico. Il rischio è che succeda la stessa cosa anche stavolta, perché sarà difficile trattenere i giocatori senza una prospettiva chiara e un’idea di fondo già definita. Il portiere Stefano Fortunato, per esempio, ha già le valigie pronte per l’Arezzo e non è l’unico. «Non posso trattenere i giocatori. Anche io sono in scadenza, non mi posso impegnare», allarga le braccia De Franceschi. Intanto la squadra arancioneroverde si divide tra allenamenti e amichevoli. Dopo la partita di venerdì vinta per 3-0 con il Calvi Noale (neopromosso in D), mercoledì il venezia sarà al Cavallino (ore 19) e giovedì (ore 16,30) saranno a Pellestrina dove giocheranno un tempo contro il nuovo San Pietro calcio e un tempo contro il Pellestrina.
Ore 20.00 – (La Nuova Venezia) Un allenamento e due amichevoli, poi il sipario sulla stagione 2014-2015 per l’FBC Unione Venezia e il pallone in campo lascerà il posto al pallino in mano al presidente Korablin, l’unico che può sciogliere le riserve sul futuro del club. Serena rivedrà i suoi giocatori martedì al Taliercio per l’ultimo allenamento, poi doppia amichevole, mercoledì il Venezia sarà al Cavallino (ore 19) e giovedì chiusura a Pellestrina (ore 16.30) dove affronterà nel primo tempo il Nuovo San Pietro Calcio e nel secondo il Pellestrina. Intanto il Centro Coordinamento Unione Venezia Clubs, attraverso una lettera firmata dal presidente Angelo Torresin, ha voluto “ringraziare tutti i tifosi che hanno continuato a sostenere la squadra nonostante tutte le difficoltà incontrate durante la stagione”. Mano aperta anche nei confronti di staff tecnico-organizzativo e giocatori “che si sono resi partecipi del traguardo della matematica permanenza in categoria, un ringraziamento particolare a Michele Serena, e parole meno dolci nei confronti di società e istituzioni: la prima “è stata poco presente e non collaborativa specialmente con il tifo organizzato”, mentre le istituzioni “hanno dato poco o nulla per contribuire a sostenere non solo il calcio, ma tutto lo sport del nostro Comune, e poi che dire di tutte quelle imprese nostrane, e non, che a Venezia fanno affari milionari e che non si curano di dare supporto alla nostra squadra”. La chiusura è con una speranza. “Nonostante tutte le difficoltà, noi ci siamo e ci saremo sempre come ogni anno a tifare i Nostri colori”.
Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Tempo di ferie per Marcolini e i suoi. Venerdì in mattinata l´ultimo allenamento e poi i saluti. È stata una settimana di festa, più che di lavoro. Ruoli invertiti, tante risate e saluti. Ci vediamo l´anno prossimo…forse! Forse perché mentre i calciatori si preparano a tornare a casa per ricaricare le pile, la società continua a lavorare in vista della prossima stagione. E il problema prioritario per Diquigiovanni e i suoi collaboratori è quello di trovare una nuova “casa”. Il Menti non fa più al caso del Real. Tante le voci attorno al futuro del Real, ma al momento la società biancorossa non si sbottona, anzi smentisce un contatto con Dalle Rive e con il Treviso. Ci vorrà quindi ancora qualche giorno per sapere quale sarà il futuro e per questo, anche con i giocatori non si sono ancora presi accordi.
Ore 19.20 – Serie D girone D, primo turno playoff: Este-Abano 3-1. Prossimo turno: Piacenza-Este.
Ore 19.10 – Serie D girone C, primo turno playoff: Belluno-ArziChiampo 3-1 dopo i tempi supplementari. Nel prossimo turno (in programma mercoledì 20 maggio) la Sacilese ospiterà il Belluno.
Ore 19.00 – Poule scudetto, prossimo turno (mercoledì 20 maggio, ore 16.00). Girone Nord: Cuneo-Castiglione (riposa Padova). Girone Centro: Rimini-Maceratese (riposa Siena). Girone Sud: Lupa Castelli Romani-Fidelis Andria (riposa Akragas).
Ore 18.40 – Sala stampa, Lazar Petkovic: “Oggi abbiamo visto due partite, perché abbiamo tenuto noi il pallino del gioco fino all’espulsione di Ferretti, e poi siamo calati. Il rigore? In quel momento volevo bloccare la palla, non ci sono riuscito e purtroppo sono andato addosso al loro giocatore. Ero arrabbiato, volevo pararlo ma lui l’ha calciato alto quindi va bene lo stesso! Il gol subito? Ho provato a prenderla in extremis ma ero dentro in porta. Il Cuneo? Dobbiamo giocare come abbiamo fatto per tutto l’anno. Sono i dettagli a fare la differenza in questa poule scudetto…”
Ore 18.35 – Sala stampa, Michael Salvadori: “Siamo stati sfavoriti dalle due espulsioni, ero lontano ma per me l’entrata di Ferretti era da giallo e non da rosso! Nel primo tempo potevamo finire 3-0, ma non siamo stati abbastanza cattivi. Poi dopo le due espulsioni dovevamo correre ovunque e quindi siamo andati un po’ in debito d’ossigeno, ma è normale… Domenica col Cuneo dobbiamo portare a casa i tre punti che ci mancano! Noi ci crediamo, anche oggi abbiamo dimostrato di essere una grande squadra portando a casa un punto nonostante la doppia inferiorità numerica. Noi vogliamo vincere questa poule scudetto!”.
Ore 18.30 – Sala stampa, Matteo Dionisi: “L’espulsione? La prima ammonizione era giusta, la seconda invece secondo me no perché è stato un contrasto spalla contro spalla ma magari voleva darmela perché era da un po’ che minacciava di farlo. Chiedo scusa . Il rigore? Sono stato bravo a procurarlo e lui è stato un po’ ingenuo a caderci. Fossimo poi andati sul 2-0 non ci sarebbe stato nulla da dire… Il pareggio? Dura resistere in 9. Non voglio che questa sia la mia ultima partita stagionale!”.
Ore 18.25 – Sala stampa, Roberto Bonetto: “Siamo qua e stiamo lavorando per cercare di arrivare fino in fondo. Questo è un buon pareggio,nulla è compromesso. Mi aspetto un grande pubblico domenica prossima per l’ultima partita in casa”.
Ore 18.20 – Sala stampa, Edoardo Bonetto: “Abbiamo avuto almeno tre occasioni utili nel primo tempo. Le decisioni arbitrali magari hanno condizionato un po’ la partita,l’espulsione di Ferretti mi è sembrata eccessiva. Bene noi nel primo tempo,poi nel secondo l’inferiorita’ numerica ci ha penalizzato. Espulsi due giocatori esperti ? Logico che elementi di spessore ci mettano grinta e questi episodi possono accadere”
Ore 18.15 – Sala stampa, Carmine Parlato: “Ci siamo complicati noi questa partita, perché nel primo tempo potevamo andare sul 2-0. Poi nella ripresa è arrivata l’espulsione di Ferretti, che giudico forse troppo eccessiva perché entrambi i giocatori sono entrati duramente e in una partita così importante e giocata ad alto livello certi interventi possono capitare. Dall’espulsione di Dionisi in poi è subentrata la paura di scoprirsi troppo, è arrivato il loro pareggio ma abbiamo saputo soffrire nonostante il blackout del secondo tempo. Volevamo giocare col Cuneo di domenica e ci siamo riusciti, peccato però per i tre punti. Mi spaventano le assenze? Assolutamente no…”.
Ore 18.10 – Sala stampa, Alessio Delpiano (allenatore Castiglione): “Complimenti ai miei ragazzi, che hanno saputo soffrire e reagire credendoci fino alla fine. I cambi all’intervallo? Ho cambiato modulo perché soffrivamo difensivamente, la loro squadra era davvero forte ed organizzatissima ma nel secondo tempo siamo stati protagonisti di un ritorno importante”.
Ore 18.05 – POULE SCUDETTO: Siena- Rimini 1-0; Akragas- Lupa Castelli Romani 4-1.
Ore 18.00 – La cronaca della partita: il Padova su rigore passa in vantaggio con Cunico nel primo tempo. Nella ripresa biancoscudati in nove per le espulsioni di Ferretti e Dionisi, il Castiglione trova il pareggio al 37′ con Bignotto.
Ore 17.55 – TERMINA LA PARTITA: CASTIGLIONE- PADOVA 1-1. I biancoscudati torneranno in campo domenica prossima all’Euganeo contro il Cuneo.
Ore 16.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A 30 secondi dalla fine della gara, il Vicenza trova un pari che vale oro a Livorno. Il Frosinone — che già alla fine del primo tempo aveva ipotecato la promozione diretta in serie A — aveva lasciato ai biancorossi solo la possibilità del terzo posto come migliore risultato nell’ultima giornata di campionato, quando al Menti arriverà proprio il neo promosso Frosinone. La gara al Picchi si era messa male per i biancorossi di Pasquale Marino, che erano andati sotto a causa di un gol di Vantaggiato che ha bruciato la difesa biancorossa, apparsa nell’occasione tutt’altro che impeccabile. Nel frattempo il Bologna, in vantaggio a Vercelli, spingeva il Vicenza al quarto posto, posizione che avrebbe consentito di evitare il primo turno ai biancorossi ma non di disputare i playoff partendo dalla posizione più favorevole. Tutto però si è ribaltato negli ultimi minuti quando dal Piola di Vercelli è arrivata la notizia del pari della Pro, mentre gli uomini di Marino raggiungevano il pari grazie ad un rigore procurato da Petagna e trasformato da Cocco. Ora, negli ultimi novanta minuti, il Vicenza dovrà vincere contro il Frosinone per cominciare l’avventura playoff con un terzo posto, che potrebbe essere decisivo nell’economia degli scontri diretti. Svanito il sogno della promozione diretta in serie A, per il Vicenza l’obiettivo resta possibile tramite i playoff, nei quali la squadra biancorossa dovrà ritrovare il piglio delle migliori giornate. Magari ripartendo dalla voglia e determinazione dimostrate a Livorno. La prestazione non è stata delle migliori, però in questo campionato il Vicenza conferma, anche nelle giornate di non particolare vena, di credere sempre di poter riprendere il risultato, anche quando alcuni singoli non sono al to e la manovra non riesce a trovare sbocchi sugli esterni, impantanandosi al centro. Soprattutto nel primo tempo il Vicenza soffre un Livorno apparso abbastanza modesto ma spinto da un ottimo Vantaggiato che è riuscito spesso a mettere in difficoltà Brighenti e Manfredini. La prima azione pericolosa del match è comunque di marca biancorossa; al 14’, dopo una prima parte di equilibrio quasi assoluto, c’è un’azione sulla sinistra di Ragusa che mette la palla in area dove Lambrughi nel tentativo di anticipare Spinazzola rischia il clamoroso autogol spendendo di un niente sopra la traversa. Non succede quasi più nulla fino al 32’ quando Moscati crossa in area e trova Vantaggiato lesto ad anticipare Brighenti di testa e a girare verso il secondo palo, con Vigorito che può solo guardare la palla infilarsi in gol. Il Vicenza prova a reagire collezionando solo una serie di corner senza esito, mentre il Livorno ancora con Vantaggiato ci riprova al 37’ raccogliendo un cross di Lambrughi ma inzuccando alto. In chiusura di frazione sono ancora i locali a farsi vivi in avanti con un tiro a giro di Djokovic che finisce alto sopra i pali, prima del fischio di Pasqua che manda negli spogliatoi le due squadre protagoniste di un primo tempo non esattamente spettacolare. Al 7’ della ripresa il primo sussulto è dato da Mazzoni, che spara un rinvio addosso a Cocco ma poi riesce a tornare sul pallone prima che l’attaccante biancorosso possa depositarlo in rete a porta vuota. I padroni di casa rispondono cinque minuti più tardi con un tiro al volo di Luci che Vigorito controlla agevolmente. Al 63’ è decisivo Mazzoni che vola a deviare in corner il destro da fuori di Cocco, bravo a liberarsi e a trovare lo spazio giusto per andare al tiro. Nel finale Marino prova il tutto per tutto inserendo Petagna e togliendo Di Gennaro, impostando la squadra con un 4-2-4 sbilanciatissimo in avanti. All’80’ ci prova ancora Cocco ma il rasoterra del bomber è lento e Mazzoni blocca senza problemi. Al primo minuto di recupero, su un lungo lancio in area, Emerson stende Petagna che lo aveva superato con lo stop e stava apprestandosi a tirare in porta e il direttore di gara decreta il penalty. Batte Cocco che mette alle spalle di Mazzoni per il diciottesimo gol personale che vale il pari finale. Trenta secondi dopo l’arbitro fischia la fine e subito in campo si accende una rissa in cui viene espulso il portiere toscano Mazzoni, che colpisce Brighenti e scatena la rabbia del pubblico toscano che si placa solo alla notizia della vittoria del Varese sul Pescara, prossimo avversario del Livorno e diretta concorrente per i playoff.
Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) Leonardo Spinazzola è stato schierato dal primo minuto in una gara che si è rivelata assai complicata. «Ma noi sapevamo che il Livorno era un´ottima squadra e che ci sarebbe stato da lottare, però in fondo ha avuto solo due occasioni da gol e una l´ha realizzata di testa, ma dopo ha pensato a difendersi, caso mai bravi noi a crederci fino all´ultimo». Lei ha giocato prima a destra, poi a sinistra ma non ha avuto problemi. «Sì, mi pare sia andata bene anche perchè davanti avevo due terzini molto bravi come Maicon, che è pure molto veloce, e Lambrughi, però al di là della mia prestazione l´importante è che siamo arrivati al pareggio e dunque siamo rimasti terzi in classifica». Nel finale c´è stata molta tensione in campo con l´espulsione di Mazzoni. «Sono volate due parole, ci sta che al 90´ esca un po´ di tensione dopo tanta concentrazione». Un pareggio che vale tantissimo perchè se si batte il Frosinone si tiene la terza posizione. «Ma non dobbiamo pensare che verrà a Vicenza a fare regali, anzi. Certo si spera che magari ora festeggino la promozione fino a giovedì sera. Noi puntiamo decisi al terzo posto e poi via coi playoff».
Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) È un Vicenza che non molla mai. La squadra ha avuto la stessa tempra messa ancora una volta in campo dal suo capitano, Antonio Cinelli. Ci è voluta tutta la vostra determinazione per strappare questo pareggio. «Sapevamo che non sarebbe stato semplice. Abbiamo cercato come sempre di imporre il nostro gioco, e in verità non abbiamo fatto male: abbiamo fatto girare palla abbastanza bene fino a metà campo, purtroppo però non abbiamo trovato i movimenti efficaci per attaccare l´area avversaria. Loro purtroppo ci hanno colpiti sfruttando una disattenzione evitabile, e poi si sono chiusi ancora di più». Quanto conta il rigore segnato da Cocco? «Moltissimo. Ci consente di vivere un finale di stagione che nessuno di noi nemmeno si sognava fino a qualche mese fa: possiamo arrivare terzi per poi pensare ai playoff nel migliore dei modi. Sta a noi affrontare la partita decisiva con il Frosinone nel modo giusto». Teme che la squadra possa tremare un po´ con il Frosinone? «Marino saprà metterci in riga, infondendoci l´atteggiamento mentale giusto. La determinazione del gruppo non è mai venuta meno».
Ore 15.30 – (Giornale di Vicenza) Il diciottesimo gol stagionale di Andrea Cocco è tra i più pesanti in assoluto nella splendida stagione del Vicenza e del centravanti biancorosso. Il Frosinone da ieri sera è già in serie A, ma grazie al punto conquistato in extremis a Livorno dagli undici metri la squadra di Marino nell´ultimo turno avrà la possibilità, ricevendo proprio i ciociari al Menti venerdì sera, di blindare l´importantissimo terzo posto, il migliore nella griglia dei playoff. Cocco, nella gara di Cittadella aveva ceduto l´onere a Di Gennaro; stavolta tutto il peso di calciare un rigore decisivo nei minuti di recupero è stato sulle sue spalle. «Era importantissimo segnare, perché questo punto è davvero molto pesante in chiave playoff. Non ho angolato molto la conclusione, ma ho calciato con forza e la palla per fortuna è entrata. Siamo riusciti a portare a casa un pareggio comunque meritato, visto che per buona parte dell´incontro la partita l´abbiamo fatta noi». Il Livorno ha molto protestato con l´arbitro per la concessione del rigore. «Il rigore su Petagna era netto, e tra l´altro ce n´era già un altro poco prima su di me, che l´arbitro invece non aveva visto. Capisco che il Livorno potesse essere un po´ nervoso per la vittoria sfumata nel recupero, ma tutto è finito lì. E come ho detto, se consideriamo l´andamento della partita il Vicenza non ha demeritato: i nostri avversari di fatto hanno sfruttato un´occasione sulle uniche due che sono riusciti a creare nell´intero incontro». Quanto potrebbe contare arrivare terzi in classifica? «Può essere un vantaggio non indifferente, perché ci consentirebbe di giocare il ritorno sempre in casa e di poter considerare validi anche i pareggi nei playoff, però non per questo dovremo scendere in campo con leggerezza, convinti che ormai il più sia fatto. Adesso, anzi, viene il bello e il difficile: abbiamo disputato un campionato straordinario, ma c´è un sogno troppo bello e troppo importante che vogliamo andare a prenderci. Dobbiamo giocarci al meglio queste ultime partite decisive: dobbiamo farlo per noi, per la società e per una città che da troppo tempo manca dalla serie A». Per molti di voi, è un´opportunità forse unica nell´intera carriera. «Ne siamo sicuramente consapevoli, e proprio per questo non abbiamo nessuna intenzione di accontentarci. Sarebbe di certo una promozione meritata: eravamo terzultimi, oggi siamo terzi, e siamo risaliti solo con tanto impegno e sacrificio, rimanendo compatti anche nei momenti più difficili, facendoci forza uno con l´altro. Sarebbe anche il giusto premio per il lavoro straordinario di Marino, che da quando è arrivato ci ha consentito di crescere a livello di personalità, determinazione, ma anche di gioco: credo che poche squadre in serie B esprimano un calcio propositivo come il nostro».
Ore 15.20 – (Giornale di Vicenza) Stavolta è il presidente Tiziano Cunico a parlare appena finita la gara: «Un grazie ancora una volta ai giocatori che hanno dimostrato di essere vivi e di crederci, anche perchè si è giocato contro una squadra costruita per salire in A, riuscire ad agguantare il pareggio è stata come una vittoria a mio avviso, e poi complimenti al Frosinone che è già promosso, speriamo pensi a festeggiare nei prossimi giorni». Il Vicenza anche nelle giornate difficili lotta sempre e poi comunque ha disputato un campionato straordinario. «Però adesso bisogna restare concentrati, essere al terzo posto è molto importante e la squadra lotterà per chiudere in questa posizione; certo, i ragazzi sono stati bravissimi». Anche perchè la promozione in serie A è un treno imperdibile, non solo per la società, ma per tutti. «Proprio per questo bisogna crederci e poi io non vedo un calo da parte nostra. Non solo: in giro non mi pare ci siano compagini superiori a noi, affrontarci non sarà facile per nessuno». I tifosi saranno ancora una volta al fianco della squadra. «Sono da Champions ed è per noi una soddisfazione enorme aver potuto regalare un campionato così bello».
Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) Alla vigilia pareva che il pareggio sarebbe stato risultato inutile, lo aveva detto anche il tecnico biancorosso Pasquale Marino, ed invece il punto agguantato nei minuti di recupero vale oro perchè mantiene il Vicenza al terzo posto. L´allenatore biancorosso a fine partita è soddisfatto e guarda avanti: «Dovremo vincere venerdì, perchè abbiamo solo un risultato per mantenere la posizione di oggi, con un pareggio si rischierebbe di finire al quinto posto». Stavolta col Livorno non si è visto il miglior Vicenza. «Eppure la gara l´abbiamo fatta sempre noi e loro hanno segnato in pratica sull´unica azione in avanti, no dopo ce n´è stata un´altra, e poi comunque si sono chiusi e quindi hanno lasciato pochissimi spazi, mentre noi che attaccavamo ne davamo. Nonostante questo non mi pare siano andati vicini ancora a segnare e questo perchè i miei ragazzi hanno cercato di giocare sempre nella metà campo avversaria e devo dire che sono stati bravi». Nella ripresa lei ha cambiato modulo con due mediani e quattro attaccanti, però il Livorno aveva preso la supremazia a centrocampo e allora lei è tornato a tre con l´inserimento di Sbrissa. «No, non ho cambiato niente, è rimasto un 4-4-2 perchè Vita è andato a destra e Spinazzola a sinistra, d´altra parte ad un certo punto avevamo bisogno di fisicità davanti e siamo passati al 2-4, è andata bene perchè proprio Petagna ha subito l´intervento che ha portato al calcio di rigore». Rigore che dalla tribuna è parso netto. Leidal campo come l´ha visto? «Se è per questo ce n´era uno evidente a nostro favore anche cinque minuti prima su Cocco che è stato letteralmente abbracciato in area, così come netto è stato quello su Petagna che era ad un metro dalla porta». Vicenza che adesso ha davanti l´ultimo sforzo, venerdì sera contro il Frosinone già promosso in Serie A, per riuscire a mantenere il terzo posto in classifica, posizione importantissima perchè consente di saltare il primo turno dei playoff. «Intanto sportivamente bisogna dire che il Frosinone ha meritato la promozione in serie A, ma nessuno regala niente. Ovviamente noi certo avremo più motivazioni di loro e cercheremo di non permettere a nessuno di rovinarci la festa». Nel girone di ritorno avete messo assieme 38 punti e se andrà come deve col Frosinone saranno 41: un bottino straordinario, da applausi. «Sì, credo sia sotto gli occhi di tutti quanto è stato fatto, una grandissima rincorsa perchè siamo partiti dai playout e ora siamo terzi. Beh, di fronte a tutto questo c´è solo da fare un grande applauso ai giocatori».
Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) Ci sono minuti e minuti: i dieci che sono passati ieri tra il gol del pareggio della Pro Vercelli contro il Bologna e il rigore del pareggio biancorosso a Livorno tirato da Cocco al 93´ ribaltano tutto nella corsa alla serie A che adesso passa attraverso i playoff. Il Frosinone ha battuto il Crotone e ha così staccato quel secondo biglietto per la promozione diretta che fino alla sconfitta di Brescia era alla portata anche del Vicenza. Ma nel giorno in cui anche la seconda squadra “nominata” da Lotito oltre al Carpi finisce in serie A “nonostante” il parere contrario del presidente della Lazio, va dato atto ai biancorossi di aver compiuto una strepitosa rimonta dal terzultimo posto e un girone di ritorno migliore anche del Carpi fino al terzo posto, che proprio il rimpiattino dei gol nel finale fra Vercelli e Livorno ha quasi blindato. Se venerdì sera nell´ultimo atto della stagione regolare il Vicenza al Menti batterà un Frosinone già in A e probabilmente reduce da una settimana di meritati festeggiamenti, a quel punto il terzo posto sarà sicuro anche se il Bologna vincerà con il Lanciano. Grazie al vantaggio negli scontri diretti con gli emiliani e grazie appunto a quella vittoria che per il Bologna è diventata pareggio e a quella sconfitta che per il Vicenza è diventata pareggio negli ultimi minuti di gara. Non è la prima volta per la squadra di Marino, che farà anche fatica a segnare in quest´ultimo periodo ma è anche proprio dura da battere perché non s´arrende mai. È andata così pure a Livorno, dove la formazione di Panucci ha costruito la partita sull´attesa, lasciando come ormai fanno tutti che fosse il Vicenza a fare possesso palla e la partita per provare a colpire di rimessa. C´è riuscito il Livorno grazie al gol di testa di Vantaggiato poco dopo la mezz´ora e così il già prudente 4-5-1 iniziale dei toscani nella ripresa è diventato una sorta di catenaccio per difendere il gol, una scelta che ha fatto infuriare il presidente Spinelli, visto com´è finita. Il Vicenza contro un avversario chiuso ha macinato con pazienza ma senza molto costrutto fino al primo tiro in porta scoccato da Cocco poco dopo l´ora di gioco, e però non ha mai smesso di crederci. Questo è stato il suo merito contro un Livorno troppo rinunciatario e punito anche dalle scelte con cui Marino ha vinto la sfida in panchina contro Panucci. Quando ha rinunciato anche a Di Gennaro (dopo aver sostituito Moretti all´inizio della ripresa) il tecnico di Marsala è passato ad un super offensivo 4-2-4 e proprio Petagna, gettato nella mischia nel finale s´e rivelato la mossa azzeccata, perché è stato lui a guadagnare a recupero quasi scaduto il rigore che poi Cocco ha infilato sotto la curva degli entusiasti tifosi biancorossi. Restano gli ultimi 90´ da cui strappare una vittoria prima di lanciarsi con cuore grande e molta fiducia nella fantastica avventura dei playoff. E se venerdì sera il Vicenza chiuderà con i vantaggi del terzo posto è sicuro che prima di far mollare l´osso promozione ai biancorossi ce ne vorrà: il bello, speriamo, deve ancora venire.
Ore 14.50 – (Gazzettino) Tutto rinviato agli ultimi novanta minuti. Il Cittadella espugna il “Massimino” al termine di una gara ricca di colpi di scena, vince la sua prima finale e tiene aperto uno spiraglio per la salvezza. Venerdì sera, in casa con il Perugia già sicuro di giocarsi i play off, la squadra di Foscarini dovrà vincere e sperare nei risultati delle altre partite: Crotone-Entella e Latina-Modena. Due pareggi in questi incontri condannerebbero ugualmente il Cittadella anche in caso di vittoria sul Perugia. Foscarini non rischia Barreca e conferma Donazzan in difesa, a centrocampo Benedetti è preferito a Kupisz. Confermate le indiscrezioni della vigilia per quanto riguarda l’attacco, con Stanco-Gerardi coppia offensiva. Il tecnico granata è però costretto a ritoccare l’undici iniziale dopo una manciata di minuti: duro intervento a centrocampo di Rinaudo su Paolucci che costringe il centrocampista ad alzare bandiera bianca. Al suo posto Kupisz. Il primo sussulto è dei padroni di casa con il colpo di testa di Castro che finisce sul fondo. Stessa sorte per il sinistro di Calaiò, ben imbeccato da Castro. Il Cittadella per contro non riesce a farsi pericoloso dalle parti di Gillet, l’assenza di giocatori bravi nell’ultimo passaggio come Sgrigna – squalificato – si fa sentire, e l’uscita dal campo di Paolucci toglie ulteriore qualità alle giocate dei granata. Del resto i due gol realizzati nelle ultime sei partite testimoniano tutte le difficoltà della truppa di Foscarini nel trovare la via della rete. Bisogna attendere il 36′ per il primo tiro in porta del Cittadella: punizione di Kupisz, controllo e girata in area di Gerardi. Facile l’intervento di Gillet. È il preludio al vantaggio granata(39’): cross perfetto di Minesso e zampata di Gerardi che anticipa Ceccarelli e supera Gillet. Settimo sigillo per il centravanti. Neanche il tempo di gioire che il Catania pareggia: punizione di Rosina e stacco a centro area di Schiavi che brucia De Leidi e infila sotto l’incrocio dei pali. Finisce il primo tempo, con l’Entella in vantaggio e la Ternana che impatta a Modena: per il Cittadella sarebbe Lega Pro. Non ci sono più calcoli da fare: i granata devono solo vincere per continuare a sperare. La squadra torna in campo determinatissima. Stanco da due passi non impatta di testa l’assist d’oro di Rigoni, al 7′ il Cittadella ripassa in vantaggio: sponda di Gerardi per Minesso, cross a centro area dove irrompe Kupisz che anticipa Mazzotta. Due a uno per il Cittadella, che rischia soltanto in contropiede con la discesa di Castro che calcia malissimo. I minuti scorrono senza sussulti dal “Massimino”, le notizie arrivano dagli altri campi dove l’Entella mette al sicuro la vittoria e la Ternana completa la rimonta sul Modena, inguaiando gli emiliani. Ma le emozioni non sono finite, perché al 39′ un presunto contatto tra Pellizzer e Calaiò provoca la caduta l’attaccante in area, per l’arbitro Gavillucci è rigore. A niente servono le proteste dei padovani, Calaiò dal dischetto supera Pierobon, e a cinque minuti dal termine della partita il Cittadella si ritrova nuovamente in Lega Pro. Potrebbe essere il colpo del definitivo ko, invece i granata si riversano tutti nella metà campo del Catania per cercare nuovamente il gol. E sono premiati proprio al novantesimo: cross di Kupisz e testa di Stanco. Tre a due per il Cittadella e arrivederci a venerdì prossimo. All’ultimo atto, al Tombolato. Solo per cuori forti.
Ore 14.40 – (Gazzettino) Il Cittadella compie l’impresa a Catania e anche il pubblico del “Massimino” sottolinea i meriti della squadra di Foscarini. I giocatori di casa al triplice fischio prendono subito la via degli spogliatoi, la curva nord invece chiama i granata a raccogliere i meritati applausi. Il bello del calcio è anche questo. Emozioni autentiche, che gratificano l’impegno e gli sforzi riversati in campo. Il Cittadella ha vinto la sua partita, adesso si continuerà a sperare fino a venerdì prossimo, quando al Tombolato arriverà un Perugia ormai sicuro di giocare i play off. I tre punti di Catania sono arrivati al termine di una gara ricca di colpi di scena e di reti. In una sola gara i granata hanno realizzato più gol che nelle precedenti sei partite. Un rimpianto, ma se vogliamo anche un segnale importante in vista degli ultimi, decisivi novanta minuti. Claudio Foscarini rivive le emozioni della gara: «È stata una partita incredibile, siamo andati in vantaggio due volte e per due volte siamo stati ripresi». Alla fine ha vinto il grande cuore granata: «Non abbiamo mai mollato, nemmeno quando sembrava che tutto fosse perduto». Cittadella in Lega Pro alla fine del primo tempo e anche dopo il 2-2 del Catania. «A tre minuti eravamo retrocessi, ma finché c’è vita c’è speranza», dice Foscarini. Che guarda avanti: «Possiamo farcela anche se non sarà facile, i risultati delle altre ci obbligano a vincere e sperare, non basta solo il nostro risultato». Venerdì sera mancherà uno degli eroi di Catania, Francesco Stanco: l’attaccante era in diffida e si è preso il giallo per essersi tolto la maglia dopo il gol. «È stato un gesto istintivo, era troppo grande la gioia in quel momento, ma so di aver commesso un errore. Tra l’altro nemmeno mi piacciono i calciatori che lo fanno dopo aver siglato una rete, perché sono consapevoli che porta all’ammonizione. Mi spiace». Una partita piena di emozioni quella di Catania, vinta all’ultimo respiro: «Non mi piace parlare degli arbitri, ma il rigore che ci è stato fischiato contro mi è apparso esagerato. In quegli istanti ho pensato che tutto fosse finito, invece siamo stati bravi a non demoralizzarci e a credere ancora nella vittoria. Il Cittadella ha dimostrato che è vivo, ha valori importanti e crede nella salvezza». Infine un messaggio ai tifosi: «So che non abbiamo regalato grandi emozioni nelle ultime gare interne, ma con il Perugia chiamo tutti a raccolta, possiamo vincere, e se raggiungeremo gli spareggi, ci salveremo. Ne sono certo».
Ore 14.30 – (Gazzettino) Vincere con il Perugia e sperare nel ko di una delle tre formazioni ancora alla sua portata. Questo il destino del Cittadella che resta attaccato ai play out con le unghie e con i denti, ma gli spareggi salvezza ora sono un po’ più vicini dato che due delle tre dirette concorrenti (Crotone ed Entella) devono affrontarsi tra loro. In primo luogo i granata devono far loro la sfida interna con gli umbri, già matematicamente ai play off, per raggiungere quota 47. Un pareggio significherebbe Lega Pro. Poi si guarda agli altri campi. Si affrontano infatti il Crotone (47 punti) e l’Entella (46): la vittoria dei calabresi permetterebbe all’undici di Foscarini di superare al quart’ultimo posto i liguri, mentre con il segno 2 il Cittadella aggancerebbe il Crotone con cui è in parità negli scontri diretti (2-2 e 0-0) ma in vantaggio nella differenza reti. In caso di pareggio, Pierobon e colleghi pagherebbero dazio, non potendo raggiungere il Crotone, che salirebbe a quota 48 (ma a cui un punto potrebbe non bastare per la salvezza diretta), e trovandosi in saldo negativo con l’Entella (due ko) con cui arriverebbero a pari merito. L’altra sfida da tenere in considerazione è quella tra Latina e Modena, visto che, in caso di sconfitta, gli emiliani verrebbero sorpassati, ma ai laziali basta un punto per evitare i play out. Ci sono infine due possibilità di arrivi a tre: se capitasse con Modena ed Entella il Cittadella sarebbe retrocesso per peggiore classifica avulsa; se l’ex aequo fosse con Crotone e Modena scenderebbero in Lega Pro i calabresi.
Ore 14.20 – (Mattino di Padova) L’urlo di Francesco Stanco, al 90’, dopo il colpo di testa vincente, e quella corsa, sfilandosi la maglia (un “giallo” che purtroppo costerà caro, essendo diffidato), sotto lo spicchio di curva occupato da una quindicina di tifosi granata, sono i fotogrammi da brivido di un finale di gara convulso e carico di tensione al “Massimino”, ma che per il Cittadella ha il valore di uno scrigno pieno d’oro. Foscarini e i suoi ragazzi, da retrocessi che erano alla fine del primo tempo, sono ancora in corsa per una salvezza che, se dovesse essere centrata, avrebbe davvero del miracoloso, più delle precedenti conquistate tra i cadetti. A 90’ dall’epilogo della stagione si può sperare solo nei playout, ma è tantissimo se pensiamo che al 39’ del secondo tempo, dopo essere stati due volte in vantaggio, Pellizzer & C. si sono visti spalancare sotto i piedi il baratro della Lega Pro, per un rigore molto dubbio, fischiato dal pessimo Gavillucci, con Calaiò che riportava i suoi in parità. Lì il Catania aveva la salvezza matematica in mano e il Cittadella era giù, senza possibilità di appello. Buttatosi in avanti con la forza della disperazione, portando proprio il capitano a ridosso dell’area avversaria a tentare di sfruttare i palloni aerei, il Citta ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, agguantando all’ultimo minuto dei tempi regolamentari i tre punti che lo tengono in vita. Kupisz, subentrato dopo 11’ a Paolucci, procuratosi una sospetta distorsione al ginocchio in un contrasto con Rinaudo e diventato, con il passare dei minuti, devastante sulla fascia, ha lavorato benissimo un pallone sulla destra e l’ha indirizzato sotto porta, dove l’ex modenese non ha sbagliato l’incornata a rete. Partita vera e contestazione. La nona vittoria in campionato, dunque, a distanza di due mesi dal blitz di Livorno, mantiene viva la fiammella della speranza, ma potrebbe rischiare di rivelarsi inutile se venerdì prossimo certi risultati, come spesso accade nelle ultime giornate della serie B, dovessero apparire “strani” o comunque scontati. L’unica chance, ripetiamo, sono gli spareggi, ma per arrivarci bisogna contare su un paio di eventi favorevoli dagli altri campi. In ogni caso, di fronte ad un Catania contestato – un punto nelle ultime tre partite – e che era reduce da una settimana trascorsa in ritiro, dopo la pessima esibizione di Brescia, il Cittadella ha tirato fuori gli attributi, replicando colpo su colpo agli uomini di Marcolin, scesi in campo con la ferma intenzione di riscattarsi e decisi a chiudere in fretta i conti. Ma una volta subìto il gol ospite – 39’, Minesso da sinistra ha messo in mezzo e Gerardi è stato il più lesto a deviare alle spalle di Gillet – e pur rimediando quasi subito con Schiavi (42’, punizione di Rosina e colpo di testa del difensore nel mucchio), gli etnei sono stati fischiati e con testati dai propri tifosi, inviperiti con la società per l’andamento dell’annata, negativa su molti fronti. Kupisz, quel rigore e l’acuto. Non sarebbe servito a nulla il pareggio, ma con il polacco in vena Foscarini ha azzardato nel secondo tempo il 4-2-4, tenendo Minesso fermo a sinistra, dopo che era partito a destra nel 4-3-3 dei primi 45’. E in 8’, proprio sull’asse dei due esterni, i granata costruivano il nuovo vantaggio, con il polacco che irrompeva su un cross del compagno da sinistra e infilava il portiere belga. Sorvoliamo sui presunti falli da rigore negati dal fischietto di Latina (due già nei primi 45’, per fallo di Rinaudo su Cappelletti, poi per una spinta di Schiavi a Gerardi, episodi accaduti all’interno dei 16 metri), ma al 39’ i padovani si sono visti fischiare contro un penalty assai discutibile, per un contatto Pellizzer-Maniero davanti a Pierobon. Lì chiunque sarebbe crollato, e invece, negata una terza massima punizione per un “mani” rossoazzurro dopo tocco di Pellizzer (44’), il Citta ci ha creduto, trovando il varco giusto con Stanco. Venerdì 22 (sera) al Tombolato si presenta un Perugia appagato dall’ingresso nei playoff. Bisogna batterlo, non ci sono alternative, e poi tendere l’orecchio e… pregare. Una fra Entella e Modena va superata. Difficile, ma non più impossibile.
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) A 90’ dalla fine, il Cittadella è in vita. Giù Varese e Brescia, i granata erano sino a ieri i più seri indiziati a fare compagnia alle due lombarde. E invece… Invece il successo di Catania tiene aperti i giochi. Vediamo perché. Ai playout se… Crotone 47, Entella e Modena 46, Cittadella 44. Questa è la classifica dalla 17ª alla 20ª posizione. Venerdì 22 (ore 20.30) si giocano: Crotone-Entella, Latina-Modena e Cittadella-Perugia. Per i granata è fondamentale una vittoria e sperare in una di queste ipotesi: a) l’Entella perde. Nei confronti dei liguri, a parità di punti, è infatti in svantaggio negli scontri diretti (due sconfitte, sia all’andata che al ritorno); b) il Modena cade a Latina. Se i gialloblù pareggiassero, gli scontri diretti con loro sarebbero pari (1-1 e 0-0, i gol in trasferta non valgono doppio), e a quel punto diventerebbe decisiva per stabilire chi retrocede direttamente la differenza-reti, che oggi vede il Modena a – 2 e il Citta a – 7; c) in caso di pareggio di Entella e Modena, e successo granata, si troverebbero in tre a 47, Cittadella, Modena ed Entella. La classifica avulsa premierebbe i liguri (due successi su due nei confronti di Pellizzer & C.) e gli emiliani (sempre per la migliore differenza-reti), escludendo così dai playout i padovani; d) l’Entella vince a Crotone e il Modena perde. Gli spareggi, a quel punto, sarebbero con i calabresi, con i quali i confronti diretti sono in parità (2-2 e 0-0, ma le reti in trasferta non valgono doppio), mentre la differenza-reti è migliore per i granata (- 10 il Crotone, – 7 il Citta); e) in caso di sconfitta del Crotone e pari del Modena, a quota 47 la classifica-avulsa premierebbe granata e gialloblù, con i rossoblù giù per la peggiore differenza-reti. Andrea Gabrielli, presente con le sorelle Margherita e Mariangela al “Massimino”, si augura una sola cosa: «Che gli ultimi 90’ siano regolari. Voglio sperare che su tutti i campi si giochi per il massimo obiettivo. Il Catania non ci ha regalato nulla, e lo stesso farà il Perugia. Credo che a Crotone sarà sfida vera». E il vice-presidente Giancarlo Pavin si è fatto un bel regalo di compleanno (73 anni ieri): «Siamo abituati a questi miracoli. È durissima, ma abbiamo il dovere di crederci».
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) «Finché c’è vita c’è speranza» sbuffa a fine match Claudio Foscarini. Ed è vero: il Cittadella riacciuffa una partita e un campionato che sembravano persi e si regala una «piccola possibilità di salvezza», per dirla ancora con le parole del tecnico granata. «È stata una partita incredibile, siamo andati in vantaggio due volte e per due volte siamo stati ripresi. Non abbiamo mai mollato, nemmeno quando tutto sembrava perduto. A tre minuti dalla fine eravamo retrocessi invece… Ora? Possiamo farcela ma non sarà facile, i risultati delle altre ci obbligano a vincere e a sperare. Stavolta il Cittadella ci ha messo il cuore, peccato sia mancato in altre occasioni. In questo momento, però, non devo fare riflessioni su quello che è stato il nostro campionato, ci sarà tempo e spazio per questo». Occorre guardare al futuro e anche alle altre, a partire dalla sfida fra Crotone ed Entella: «Bisogna fare i conti anche sulla differenza reti. Penso che sia doveroso che il Crotone se la giochi perché potrebbe salvarsi senza passare dai playout, quindi mi aspetto una partita vera. Noi, però, abbiamo una gara difficilissima da vincere con il Perugia che si sta giocando qualcosa di importante». Una riflessione, Foscarini la riserva anche al Catania. «Penso che dopo quella rincorsa che l’aveva quasi portato ai playoff possa aver avuto un calo di tensione». Ieri il Citta Primavera allenato da Giulio Giacomin ha invece giocato l’ultima partita del suo campionato, pareggiando 1-1 al Tombolato contro l’Udinese. Di Giulio Fasolo il gol dei granata, che chiudono dodicesimi con 25 punti.
Ore 13.50 – (Corriere del Veneto) Incredibile ma vero, il Cittadella è ancora vivo. Come i gatti, i granata hanno sette vite e non mollano mai, neppure quando a quattro minuti dalla fine il rigore di Calaiò sembra spingerli in Lega Pro. Passano quattro minuti e Kupisz innesca Stanco, che trova l’impatto perfetto con il pallone firmando a Catania un 3-2 semplicemente pazzesco. Adesso all’ultima giornata, che si giocherà venerdì, i granata affronteranno il Perugia già matematicamente ai playoff. In caso di successo, arriveranno a quota 47 e allora bisognerà ricorrere alla classifica avulsa, tenendo presente che negli scontri diretti l’Entella è avanti, mentre con Modena e Crotone siamo in parità. Bisognerà allora ricorrere alla differenza reti e qui il calcolo si fa davvero complesso. Detto che con l’Entella sono arrivate due sconfitte, una all’andata e una al ritorno, con il Crotone finì 2-2 allo Scida e 0-0 al Tombolato, con il Modena 1-1 al Braglia e 1-1 al Tombolato. Capitolo differenza reti: il Modena (che va a Latina) è messo meglio, il Crotone è messo peggio ma ai calabresi basterà un pareggio per raggiungere quota 48, impossibile da scalare per i granata. Insomma, una vera giungla, in cui è difficilissimo districarsi e in cui le possibilità di agganciare i playout si sono improvvisamente impennate. Alla resa dei conti, Foscarini vede i suoi raggiungere una vittoria in extremis che a un certo punto pareva impossibile, reagendo a una sentenza che pareva scritto. A quota 44 non è ancora detta l’ultima parola, soprattutto perché la squadra sembra avere nelle corde il successo pieno con il Perugia, in attesa di capire come si comporterà la concorrenza. Il tecnico granata regala altre sorprese alla lettura delle formazioni, escludendo Barreca e Kupisz e inserendo Benedetti e Donazzan per un inedito 4-3-3 che diventa 4-4-2 in fase difensiva. Piano tattico che va all’aria dopo appena 11 minuti a causa dell’infortunio di Paolucci, sostituito da Kupisz. Si torna al 4-4-2, con Benedetti e Rigoni centrali e sugli esterni il polacco e Minesso. Il vantaggio granata arriva al 40’ del primo tempo, quando Gerardi di testa mette dentro con un tap-in il cross di Minesso, ma dura solo due minuti, perché Schiavi si fa perdonare la marcatura a dir poco approssimativa sul centravanti granata segnando l’1-1. Nella ripresa ti aspetti che il Catania molli gli ormeggi, invece i siciliani sono prigionieri della paura e di una situazione ambientale pesantissima. E il Cittadella torna ancora avanti all’8’ con Kupisz che di testa mette dentro il cross di Minesso. Il 2-1 rimette in corsa i granata, che però non riescono proprio a stare tranquilli, perché resta pur sempre da scalare una montagna. Girandola di cambi, con Marcolin che inserisce Maniero al posto di uno spento Rosina, uscito fra i fischi dello stadio. Il Catania si lancia in avanti senza precisione e con tanta approssimazione, poi al 40’ arriva il 2-2 su rigore di Calaiò: intervento di Pellizzer su Maniero e penalty concesso da Gavilucci e trasformato dal centravanti rossoblù. Rigore dubbio e proteste granata sia con il capitano, che nell’occasione viene ammonito e poi con Pierobon. Il portiere granata a sua volta è punito con il cartellino giallo per aver contestato la rincorsa di Calaiò che quasi si arresta al momento della battuta a rete. Sembra finita e invece il Cittadella ha sette vite. Al 90’ Stanco di testa infila Gillet su cross di Kupisz. È il 3-2 che cambia tutto e tiene ancora in vita i granata, che possono ancora sperare nei playout. Esulta pure Foscarini, il segnale che qualcosa potrebbe essere davvero cambiato.
Ore 13.40 – (Corriere del Veneto) Negli spogliatoi del Massimino il clima è pesantissimo. Volano urla, si sentono porte che sbattono, dopo qualche minuto l’addetto stampa del club etneo comunica ai giornalisti che Dario Marcolin non parlerà. E nemmeno i giocatori, che la società mette in silenzio stampa. A quota 48 il Catania non è ancora salvo, anche se l’ultima giornata sul campo del Carpi già promosso in serie A potrebbe essere alla portata. In sala stampa arriva, invece, Claudio Foscarini, stravolto dalla fatica e dalla tensione. È come se avesse giocato lui, questa partita da vietare ai deboli di cuore per tutte le emozioni che ha saputo regalare. Bisogna ancora fare i conti, scoprire se e come i playout potrebbero arrivare. Ci sarà tempo e modo per studiare le opzioni possibili, fatto sta che i granata hanno ancora una possibilità: battere il Perugia e sperare in un passo falso della concorrenza. «E’ stata una partita incredibile — dice Foscarini — siamo andati in vantaggio due volte e per due volte siamo stati ripresi. Non abbiamo mai mollato, nemmeno quando tutto sembrava perduto. A tre minuti eravamo retrocessi ma finché vita c’è speranza. Possiamo farcela, ma i risultati delle altre ci obbligano a vincere e a sperare. Non so se il Catania si sia suicidato, di sicuro ha giocato in condizioni psicologiche particolari. La squadra ha fatto buona rincorsa, è andata anche vicina ai playoff. Manca qualche risultato, queste situazioni possono succedere». Quella che non dovrà calare venerdì, quando c’è un risultato possibile per sperare nei playout: la vittoria.
Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) 1, X e manca solo il 2. Nella personalissima schedina di Belluno-Arzichiampo manca proprio e solo la vittoria della Banda Beggio. Che oggi sia la volta buona? Sarebbe di certo la “volta” più importante. L´Arzignanochiampo si gioca il primo turno eliminatorio di playoff, con un solo risultato utile a favore: la vittoria. Fischio d´inizio alle 16, a Belluno. Se i primi 90´ minuti finiranno in parità, si andrà ai supplementari. Se la condizione dovesse persistere anche dopo 120´, a festeggiare sarà la formazione di Vecchiato forte del miglior piazzamento in classifica. «È una partita che ci ritroviamo a giocare senza che ci avessimo pensato più di tanto durante l´anno – spiega il tecnico, Paolo Beggio -. È un premio alla stagione più che un regalo. L´abbiamo preparata bene, il Belluno è una squadra che ormai conosciamo, tecnica e dal punto di vista tattico forse la migliore del girone. È la seconda stagione importante che fanno, e in serie D confermarsi e addirittura migliorarsi è molto difficile». Beggio dovrà fare a meno solo dello squalificato Azzolini. Facile che – a differenza delle ultime uscite – Trinchieri venga supportato da una seconda punta che per l´occasione potrebbe essere Marchetti. E quindi, ecco ritornare il 4-4-2 con Fracaro e Urbani a fare gli esterni. Ballottaggio per la maglia di terzino sinistro tra Beccaro e Bolcato. QUI BELLUNO. La squadra di Roberto Vecchiato dovrà fare a meno solo dell´indisponibile D´Incà. «L´Arzichiampo ha dimostrato in queste 34 giornate tutto il suo valore e non è una sorpresa il loro quinto posto – commenta il tecnico gialloblù -. Già a inizio stagione avevo indicato la squadra vicentina come una delle possibili grandi rivelazioni dell´anno, soprattutto per lo spessore della rosa e per un reparto avanzato di grandissimo livello».
Ore 13.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Stanchi, ma carichi. Il Belluno è pronto per giocarsi i playoff (fischio d’inizio alle 16) e tentare di migliorare quanto fatto un anno fa, passando il primo turno. Roberto Vecchiato ci crede, sa di avere di fronte un’avversaria con gli attributi e sa anche che questo, oltre che dei playoff, è il tempo pure del mercato. E ammette: «La Spal su Posocco? Risulta anche a me – conferma il mister – Da quello che so, stando alle mie fonti, sarebbe così. Se un giocatore del Belluno finisce in Lega Pro non posso che essere felice, ma io lo avrei confermato al 100%». Corbanese al Varese invece? «Quando gliel’ho chiesto si è messo a ridere. Giocatori come lui o Bertagno o altri sono giocatori su cui conto anche per il prossimo anno. Poi ovvio, se arriva l’offerta irrinunciabile…». Merli Sala? «Secondo me siamo al 50 e 50. Vedremo. Ma ci sarebbe ancora una partita da giocare, come minimo (sorride Vecchiato, ndr)». Torna l’Arzignano. «Me l’aspettavo. A inizio anno era nella mia lista delle prime sei, ma non ci voleva molto per prevederlo; bastava guardare la lista degli attaccanti, con più di cinque “vecchi”. Mi avrebbe sorpreso il contrario, ovvero non ritrovarmeli qui». La squadra è in forma? «La stanchezza, più mentale che fisica, c’è, come è normale che sia; raggiungere obiettivi significa bruciare energie, ma credo che più della stanchezza, che ci sarà per entrambi, conti la voglia. E noi ne abbiamo parecchia». Vincere significa migliorare rispetto alla scorsa stagione. «Oggi siamo in parità, pur con un bonus economico in più che secondo me la società non dimentica; se vinciamo questa e passiamo il turno abbiamo migliorato». E poi tra un anno come si farà a migliorare ancora? «Magari iniziando dalla rosa, poi chissà. Di una cosa sono convinto, non sarà un mercato difficile. Delle due sarà dura trattenerne alcuni, più che trovarne di buoni. E poi Belluno da un paio d’anni tira, in tanti ci verrebbero volentieri». Ultimo nome: Radrezza. «Ho fatto di tutto per renderlo di nuovo un giocatore integro quale è oggi. Sono sicuro che qui o da un’altra parte farà un’ottima stagione».
Ore 13.00 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno si gioca i play off e per questa stagione saluta il Polisportivo. La squadra gialloblù (questo pomeriggio alle 16) sfida l’Arzignanochiampo e per passare al turno successivo ha bisogno di una vittoria oppure di un pareggio che deve maturare nei 120’. In caso di passaggio del turno, Corbanese e compagni giocherebbero le prossime partite fuori casa, la prima già mercoledì in casa della Sacilese, e per questa stagione quindi salutano Piazzale della Resistenza. «Arrivati a questo punto è sicuramente la partita più importante della stagione – spiega il centrocampista Yari Masoch – vogliamo fare bene questi play off, a cominciare da questo pomeriggio e per farlo dovremo avere il giusto approccio al match. Se dovessimo passare, le partite successive saranno più dure, adesso non possiamo più fare calcoli». Quest’anno Belluno e Arzignano si sono incontrate due volte. All’andata il Belluno si impose in trasferta per tre reti a uno mentre al ritorno finì in parità con una rete per parte, messe a segno dai bomber Simone Corbanese e Martin Trinchieri. «Sono una gran bella squadra, soprattutto davanti – continua Masoch – Trinchieri è un giocatore che sa sempre essere pericoloso. Mi aspetto una partita difficile e se farà caldo sicuramente questa condizione si farà sentire. Noi dovremo essere bravi a a tenere i ritmi alti, per come la vedo io ci aspetteranno e saremo noi a dover fare la partita». Chi sarà decisivo? «Speriamo io – commenta con un sorriso il centrocampista agordino – a parte gli scherzi, quando ogni giocatore riesce a dare il massimo siamo una squadra difficile da affrontare e non ce n’é per nessuno. Per quanto riguarda la mia stagione, sono stato un po’ sfortunato con gli infortuni ma alla fine non mi posso lamentare. All’inizio non ho fatto la preparazione e quando ero nel miglior stato di forma ho avuto il problema alla caviglia. Arrivo comunque quasi a trenta partite con tre reti, non mi posso lamentare». Chi gioca? Roberto Vecchiato ha a disposizione l’intera rosa e questa è un’ottima notizia dopo le difficoltà incontrate negli ultimi mesi tra infortuni e squalifiche. In porta Damiano Schincariol dovrebbe essere confermato dopo le buone prestazioni viste nelle ultime partite. Nelle retrovie Ivan Merli Sala e Sebastiano Sommacal presidiano il centro della difesa, mentre sulle corsie esterne dovrebbero esserci Giovanni Pescosta a destra e Paolo Pellicanò a sinistra. A metà campo Simone Bertagno va in cabina di regia, supportato probabilmente da Stefano Mosca e dal ritorno di Yari Masoch. Davanti, bomber Corbanese guida l’attacco insieme al quarto fuoriquota, Francesco Posocco, e a Marco Duravia. I due “vecchi” che potrebbero partire dalla panchina sono Andrea Radrezza e Mike Miniati.
Ore 12.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Tutti al Mercante. Il grido di battaglia che risuona a Bassano e dintorni porta con sé la voglia di essere ancora protagonisti. Nonostante tutte e difficoltà, la serie B diretta mancata all’ultimo tuffo e la beffa di un Novara avanti solo per gli scontri diretti ma che ha potuto mettere tutti e due i piedi nella cadetteria. Oggi comincia un altro campionato che si chiama playoff e che metterà di fronte ai giallorossi un primo ostacolo durissimo da superare. La Juve Stabia fino all’anno scorso era in B e vuole ritornarci subito, ma il fattore campo potrebbe regalare una spinta in più alla squadra di Antonino Asta, che chiama a raccolta i tifosi nonostante la diretta Rai possa invogliare i più pigri a rimanere a casa. «Questa è la partita più importante della storia del Bassano — carica l’allenatore giallorosso — so che i prezzi applicati dalla Lega sono leggermente più alti rispetto a quelli praticati abitualmente dalla nostra società e sono consapevole anche della diretta Raisport, ma chiedo un sacrificio a tutti i nostri tifosi. Abbiamo bisogno di voi, noi ce la metteremo tutta per continuare questo fantastico sogno». Insomma, per inseguire un sogno che dura dall’inizio del campionato, Asta ha bisogno dell’aiuto di tutti, non soltanto della sua squadra. Per questo Bassano deve sostenere la squadra nel momento più difficile, quello psicologicamente più insidioso. «La Juve Stabia è una squadra abituata a disputare certe partite — ricorda giustamente Asta — avendo in rosa molti giocatori che hanno militato in serie B. Sono più strutturati di noi fisicamente, ma a dispetto delle apparenze è una squadra che corre molto. Può considerarsi una finale a tutti gli effetti, ogni squadra si presenta in modo diverso, basti pensare all’entusiasmo che avrà il Como nell’aver agguantato i playoff all’ultimo. Ho visto i miei ragazzi liberi mentalmente, nessuno porta le scorie per la mancata promozione diretta, ma sono tutti concentrati e determinati. Fisicamente la squadra sta bene e nell’arco del campionato abbiamo dimostrato di essere una squadra vincente». A dar retta alle parole di Asta, dunque, il Bassano sembra avere ancora in canna il colpo vincente sulla strada della B. Ma è indubbio che la strada sia in salita e che presenti difficoltà davvero notevoli, anche per via del cambio di regolamento degli spareggi promozione varato all’inizio di questa stagione e che annulla il vantaggio determinato dal miglior piazzamento nella reguular season a partire dalla semifinale. «In questa settimana — sottolinea l’allenatore delle Vespe, Marco Savini — abbiamo lavorato con la consapevolezza di aver raggiunto solo il primo dei traguardi che ci auguriamo di centrare. Siamo pronti ad affrontare questa gara nutrendo il massimo rispetto per l’avversario, ma con la convinzione che in queste gare contino in particolar modo testa ed energie nervose». Savini loda il Bassano e lo considera degno avversario sulla strada della semifinale: «Il Bassano ha un buon gruppo — puntualizza — con un impianto di gioco ben definito. Sarà una partita durissima e avremo bisogno della nostra gente perché ci sostenga fino alla fine. So che i tifosi ci seguiranno numerosi in trasferta, vogliamo renderli felici con una grande partita». Si gioca alle 15, dentro o fuori. Ora o mai più, stavolta non ci sarà una seconda chance.
Ore 12.30 – (Giornale di Vicenza) Avviso ai naviganti. Piccolo prontuario playoff. Prima cosa: gli spareggi non sono solo un altro campionato, ma proprio un altro mondo. Prendete ieri pomeriggio il Benevento: testa di serie numero uno del tabellone e subito fuori, battuto 2-1 in casa dal Como, nonostante dopo un´ora di gioco fosse in vantaggio 1-0 grazie a una rete di Mazzeo. L´ha stecchito una doppietta di Ganz. La seconda rete, quella del tripuidio è giunta al 91´, in pieno recupero: Ganz voleva crossare e invece ha fatto gol. Come il Como, che pare l´imbucato della festa: ha arpionato gli spareggi all´ultimo respiro e ora si diverte un casino. Il Benevento, al contrario, fa quasi tenerezza: sono anni che spende intere fortune per salire in cadetteria e tutte le volte viene sbattuto fuori ai playoff che ormai per i sanniti definirli una maledizione è una carineria. Capito cosa significano adesso gli spareggi? «Si azzera tutto e le gerarchie non valgono più, figurarsi il fattore campo», osserva giudiziosamente Asta. Bassano poi lo sa bene che alle spalle ha una storia di ferite ancora aperte e lancinanti nelle code di torneo. Il Como che già si presentava all´appuntamento con la postseason come quello che ha pescato il biglietto vincente alla lotteria, ora avrà l´argento vivo addosso e sarà la vera mina vagante del barrage promozione. Fossimo nell´Ascoli, opposto alla Reggiana e nello stesso Pavia, dinanzi all´arrembante Matera, entrato di rincorsa ai playoff, non saremmo così distesi. «Talvolta approdare di straforo agli spareggi è un vantaggio rispetto a chi come noi c´è dentro dall´inizio – dice – tuttavia la freschezza mentale della mia rosa mi preserva da questo genere di rischi, ce la giocheremo entrambe a viso aperto, senza carichi emotivi da gestire». Da Castellamare assicurano che saranno circa 600 i supporter a fianco delle vespe che però dovranno rinunciare a uno dei loro leader conclamati, Fabio Caserta, fermato da un guaio fisico. Sulla sponda stabiese, Savini, il secondo subentrato all´esonerato Pancaro, sottolinea il concentto di fondo. «In gare di questo tipo la testa e le energie nervose tracciano il solco», conclude l´allenatore.
Ore 12.20 – (Giornale di Vicenza) Assodato che in una gara senza domani la strategia della tensione è controproducente, meglio votarsi a quella della pensione: calmi, tranquilli e soprattutto niente ritiro. Forse ha ragione il digì Seeber quando sostiene «che siamo noi vecchi a soffrire per un obiettivo evaporato sul più bello. I nostri giocatori sono tutti giovani, sono sfrontati e spensierati, loro pensano a giocare e hanno già la testa al playoff. Per noi è dura metabolizzare, per loro no». Sicchè anche Tonino Asta si è adeguato. «Scorie da mancato salto diretto in B? Soltanto al martedì i miei avevano resettato tutto ed erano carichi a molla. In fin dei conti, correggetemi se sbaglio, ma questa è la partita più importante nei 95 anni di storia del club e guai a pensare anche un solo attimo che siccome non è arrivato il balzo immediato al piano di sopra, allora gli spareggi sono un ripiego. No, sennò ragazzi saremmo fuori da ogni logica. Qui siamo partiti da matricola per salvarci, abbiamo accarezzato un sogno che si è allontanato a poco più di mezz´ora dal traguardo, ora bisogna vivere la postseason come un´opportunità per rincorrere nuove emozioni. Ergo, voglio energia, entusiasmo e leggerezza. A dispetto del fattore campo, è la Juve Stabia ad essere favorita: 12 mesi fa erano in B, vantano un mucchio di pedine con esperienza di queste finali e inoltre avranno un seguito di pubblico cospicuo. Ecco perchè mi rivolgo alla nostra gente affichè ci sia vicino come sempre, in maniera calorosa e rumorosa e con l´affetto che la contraddistingue. Poi i campani hanno anche tanta qualità, non solo mestiere: sanno combinare il palleggio a una dimensione agonistica ragguardevole, corrono e pressano tutti». Anticipa il match (che trasmesso in diretta di Rai Sport 2) in esclusiva per noi, don Tonino. «Siccome si tratta di due formazioni abituate a produrre un calcio molto offensivo, credo che alla distanza passerà chi difenderà meglio. Vince chi commette meno errori». Il pericolo di un´appendice ai supplementari e ai rigori in caso di parità è reale. «Posso dirvi che atleticamente stiamo bene,poi però dipende come ci si arriva all´overtime, da quanto hai speso in precedenza di energie nervose, quanta adrenalina hai consumato magari per inseguire un punteggio. Ci sono tante variabili che incidono in un duello secco e senza appello». Ieri mattina al termine della rifinitura il trainer ha provato anche diverse serie di rigori. «Cinque specialisti ci sono già in scaletta – confida il capoallenatore – anche il portiere Grandi ha dato la sua disponibilità per andare a calciarli, tuttavia pure lì è una questione di condizione muscolare e mentale. Se uno ha i crampi o è poco lucido si cambia in corsa». Dunque Grandi tra i pali al posto del lungodegente Rossi, mentre Bizzo Bizzotto è guarito dalla sciatalgia e in tandem con Priola nel cuore dell´area ci andrà lui. Infine, dopo Stefano Rosso, anche il sindaco Riccardo Poletto ha inviato una lettera a Malagò, Tavecchio, Macalli e al Procuratore Capo Cataldi, pretendendo maggiore rispetto per Bassano dopo la vicenda dei punti tolti e restituiti al Novara. Ma il garbo non fa classifica.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Di sicuro una padovana accederà al secondo turno dei play off. Per conoscerne il nome bisognerà attendere l’esito del derby in programma oggi alle 16 al Nuovo Comunale tra Este e Abano, arrivate quinta e sesta in classifica. Una sfida che vede i giallorossi poter contare, oltre che sulla vittoria, anche sul pareggio per andare avanti dato che in caso di parità al termine del tempo regolamentare sono previsti i supplementari, e persistendo il pareggio passa il turno la squadra con la classifica migliore. Anche se Gianluca Zattarin è eloquente: «Non possiamo fare calcoli anche perché non siamo capaci di gestire certe situazioni. Dobbiamo fare la partita dando il massimo, tanto più che sarà una gara molto tirata con un avversario che vanta giocatori di qualità». Nei precedenti in campionato, vittoria per l’Este (1-0) e pareggio (0-0). «Non erano state partite spettacolari, però ogni gara fa storia a sè. Potrebbe essere una sfida lunga dato che sono previsti eventuali supplementari, quindi ci vuole testa e pazienza. Poi è naturale che i giocatori con maggiore qualità devono dare qualcosa in più». Zattarin alla guida dell’Este ha già affrontato i play off qualche anno fa nella stagione chiusa al secondo posto dietro al Forlì. «Avevamo passato i primi due turni, uscendo poi con la Sambenedettese, ma da allora è cambiato tutto. Ci teniamo tanto ad andare avanti, è anche per i ragazzi una possibilità di avere visibilità». Bagatini Marotti squalificato, Beghetto e Turea acciaccati. All’Abano serve solo la vittoria. Ecco Massimiliano De Mozzi: «L’Este è favorito perché ha chiuso il campionato con 14 punti più di noi, ha due risultati su tre e gioca in casa. In percentuali diciamo 70 loro e 30 noi. Però in campo si va sempre per fare bene e per vincere. Non abbiamo nulla da perdere e penseremo subito a fare il nostro gioco senza studiare marcature particolari. Tolti i lungodegenti, ho tutti i ragazzi a disposizione e posso schierare l’undici che avevo più o meno in testa a inizio stagione, potendo contare anche sulla panchina. Spero che ci sia tanta gente anche per onorare al meglio ciò che hanno fatto i ragazzi». Sui precedenti di quest’anno. «Sono state partite belle a livello tattico per gli allenatori, ma spero che questa volta ci sia qualche occasione da gol in più per noi. Anche se è difficile perchè l’Este concede pochissimo ed è forse la squadra più equilibrata del campionato». A dirigere la sfida sarà Luigi Fichera di Catania coadiuvato da Antonio Catamo di Saronno e Luca Spreafico di Lecco.
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Ecco il derby che non si aspettava nessuno. A inizio stagione, una sfida tra padovane ai playoff era pura utopia. L’Este era già in orbita, è vero, ma l’Abano, neopromosso, auspicava una salvezza neanche troppo sofferta. Eppure, lo spareggio fratricida andrà in scena oggi pomeriggio, con l’obbiettivo di staccare un biglietto per il secondo turno, in programma mercoledì al “Garilli” di Piacenza contro i Lupi emiliani. Si affronteranno due squadre toste ma, soprattutto, due realtà accomunate da una struttura societaria egemonica che vede i fratelli Renzo e Gianni Lucchiari protagonisti del calcio atestino da dieci anni, e Gildo Rizzato legato addirittura da venti ai colori neroverdi. L’Este ha messo radici in D (il prossimo sarà l’undicesimo campionato consecutivo) con il sogno, o forse la malcelata ossessione, di salire tra i pro. L’Abano, tornato nella massima categoria dilettantistica dopo 30 anni, mira ad allestire una squadra di ragazzi del vivaio. I due tecnici, Gianluca Zattarin e Massimiliano De Mozzi, hanno proiettato sul campo le ambizioni societarie centrando quinto e sesto posto. Renzo Lucchiari, pur soddisfatto, non ha negato un «certo rammarico per i punti persi per strada contro le ultime della classe», rinviando di fatto l’eventuale prolungamento dell’accordo con l’allenatore (quinta stagione sulla panchina giallorossa). I playoff saranno decisivi. Rizzato, dal canto suo, ha optato per la riconferma in blocco dello staff («condividiamo ogni virgola del progetto», le parole dell’imprenditore), dal direttore sportivo Andrea Maniero allo stesso mister Max De Mozzi. Il terzo confronto stagionale tra Este e Abano servirà a dare indicazioni sul futuro, più o meno immediato. «Sarà una partita combattuta, non faremo calcoli pur avendo a disposizione due risultati su tre per il passaggio del turno», ammette Zattarin, che dovrà fare a meno di Tulhao, Beghetto e Turea. De Mozzi avrà tutti a disposizione, ma predica prudenza: «La nostra prestazione dipenderà molto dagli avversari, ce la giocheremo».
Ore 11.30 – (Gazzetta di Mantova) Un antipasto di cosa vorrà dire affrontare la C unica nella prossima stagione. È quello che vivrà quest’oggi, alle ore 16, il Castiglione al Lusetti, nel primo turno della Poule scudetto di Serie D. L’avversario infatti è di quelli da far tremare i polsi, il Padova. E anche la cornice apparirà ben diversa da quella di un semplice torneo estivo: i 440 tagliandi riservati ai tifosi ospiti sono andati esauriti, confermando il trend che vede la squadra veneta, rifondata dopo il fallimento della passata stagione, tra le più seguite di tutta la Serie D con più di 3mila spettatori di media nelle partite casalinghe giocate all’Euganeo. Insomma, visti anche i favori del meteo, a Castiglione potrebbe esserci una colorata invasione di supporter padovani. Tanto che il Comune ha imposto con un’ordinanza il divieto di vendere alcolici al bar dello stadio. La formazione guidata dall’ex Mantova Carmine Parlato ha vinto a mani basse il girone C, piegando ben presto la resistenza dell’Altovicentino. Società nuova, risanata dai debiti che la attanagliavano fino a poco tempo fa, quella biancoscudata è una realtà che sembra rinata dopo il breve “purgatorio” tra i dilettanti e sicuramente sarà tra le protagoniste anche nella prossima stagione di Lega Pro. «C’è tanta voglia di fare bene e mi auguro che ci riusciremo – spiega mister Alessio Delpiano – abbiamo cercato di lavorare e preparare bene la sfida e sono sicuro che i ragazzi, nonostante arrivino da una stagione così faticosa, faranno di tutto per fare bella figura». Delpiano, che dovrà rinunciare agli acciaccati Porto e Garattoni, schiererà un undici molto vicino a quelli visti in campionato. Davanti a Boccanera il trio di difesa sarà composto da Molnar, De Angeli e Dallamano. A centrocampo sulle corsie ci saranno Ruffini e Calandra, nel mezzo Silajdzjia, Lombardi e Mastrototaro. La coppia d’attacco dovrebbe essere formata da Cristofoli e Maccabiti. Per i tifosi rossoblù i botteghini saranno aperti a partire dalle ore 10. Ingresso gratuito per gli abbonati.
Ore 11.20 – Probabile formazione Padova (Gazzettino): Petkovic; Bortot, Sentinelli, Niccolini, Degrassi; Nichele, Mazzocco; Dionisi, Cunico, Ilari; Zubin.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Tra l’altro, per il tecnico biancoscudato è un ritorno nel mantovano. «È vero, ho giocato un anno al Mantova facendo tutte le partite da capitano. Anche se non torniamo proprio in città, conservo un bel ricordo di quell’esperienza». Tra Castiglione e Cuneo chi è il più forte? «Non si può dire, sono squadre diverse. I piemontesi sono più esperti, mentre i mantovani più giovani». Lei si affaccia alla poule scudetto come detentore del titolo. «Speriamo di tenerlo. La stagione scorsa erano tutti contro il Pordenone, quest’anno speriamo anche noi di diventare antipatici». Nella rifinitura effettuata all’Appiani, l’unico ai box è stato Amirante che non sarà convocato. «Sta completando il percorso di recupero al ginocchio, spero che possa cominciare a fare qualcosa con la squadra già alla ripresa degli allenamenti». Sulla formazione il tecnico non si sbilancia, anche se Dionisi potrebbe rimpiazzare Petrilli. «Ho l’idea di inserirlo, come può essere anche che metta due punte all’inizio. In ogni caso desidererei cambiare il meno possibile rispetto a domenica».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Parlato, come detto, ha già vinto la poule scudetto un anno fa, superando la prima fase con quattro punti (vittoria con Giana Erminia e pareggio con Pro Piacenza). Cosa fa la differenza in queste partite? «La voglia e le motivazioni, spero che i miei ne abbiano più di loro. Mentre a livello tecnico la qualità è molto alta, ci vuole grande attenzione perché ogni errore può essere pagato a caro prezzo. L’esperienza serve in queste competizioni, e va sfruttata». Passando al Castiglione, ha vinto il proprio campionato (74 punti) con un percorso singolare: undici vittorie in casa e altrettante in trasferta, quattro pareggi in casa e altrettanti fuori, sei sconfitte delle quali tre in casa e tre fuori. «Fisicamente è una squadra ben messa e fa un 3-5-1-1 molto ordinato e caparbio. Dovremo andare con il piccone per rompere il muretto rappresentato dalla loro difesa che è solida».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Archiviato il campionato, per il Padova è arrivato il momento di tuffarsi nella poule scudetto per cercare un “double” che fa gola a tutto l’entourage biancoscudato. Impresa già riuscita l’anno scorso a Carmine Parlato e ad alcuni giocatori (Dionisi, Niccolini, Nichele e Zubin) quando erano al Pordenone. Si comincia oggi con la trasferta a Castiglione delle Stiviere, che ha vinto il girone B. Fondamentale fare risultato pieno, o comunque pareggiare, per poter affrontare l’ultima gara con il Cuneo domenica prossima all’Euganeo. Nel caso invece di una malaugurata sconfitta, la squadra tornerebbe in campo con i piemontesi già mercoledì. «Ho già detto ai ragazzi che è una competizione alla quale teniamo tutti, dalla società al sottoscritto – esordisce Parlato – Vogliamo aggiungere qualcosa in più nella nostra bacheca. Caliamoci bene nella parte, in settimana abbiamo preparato questa gara con un piglio diverso rispetto alle ultime uscite e come sempre i ragazzi daranno l’anima in campo. Poi se gli avversari saranno più bravi, stringeremo loro la mano, ma sono convinto che se i miei ragazzi faranno le cose come hanno sempre fatto, torneremo a casa con un risultato positivo».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Tre giocatori su tutti sono da tenere d’occhio nel Castiglione. In difesa Simone Dallamano (ex Brescia), nativo proprio di Castiglione e compagno di squadra di Parlato al Mantova. A centrocampo Alessandro Cazzamalli che quando giocava nella Spal ha castigato i biancoscudati siglando il gol vittoria al Mazza (3 novembre 2008). In attacco Fabio Cristofoli, capocannoniere del girone B con 19 sigilli.
Ore 10.30 – (Gazzettino) Sono poco più di 400 i biglietti del settore ospiti venduti in prevendita – i tifosi che seguiranno la squadra a Castiglione delle Stiviere, tra cui quelli dell’Aicb, con un pullman e gli ultras (ritrovo alle 13 al park sud dell’Euganeo). Ai botteghini disponibili 200 tagliandi dell’adiacente tribuna laterale (costo 10 euro, ridotto 7), oltre a quelli di tribuna centrale (15 euro) e di quella laterale sul lato opposto (10). Allo stadio vietata la vendita di alcolici. In settimana, intanto, una delegazione formata dal presidente Bergamin e signora, dal diesse De Poli e dai giocatori Amirante, Aperi, Ferretti, Petrilli e Thomassen ha presenziato alla Cicchetteria Canà a Villanova di Camposampiero alla festa del locale club intitolato a Toni Gobbin, tra gli storici fondatori dell’Aicb, mancato nel 2002. Presenti i figli Enrico e Mauro. «Ci fa piacere – dichiara Enrico – che nostro padre venga ancora ricordato, il tutto dopo un anno che, al di là della categoria, resterà sempre nella memoria, con una cavalcata eccezionale che ha riportato nella piazza l’entusiasmo degli anni ’80. Il presidente ci ha pure detto che era un cliente del papà nel calzaturificio ambulante».
Ore 10.20 – (Gazzettino) E nei prossimi giorni non mancheranno, fuori dal campo, gli appuntamenti che vedranno protagonista la società biancoscudata. Domani alle 20 al Golf Club Montecchia Bergamin e Bonetto saranno ospiti del Cenacolo che attribuirà loro il prestigioso Premio Michelangelo sezione dirigenti. Insieme ai due soci, accompagnati dalle mogli e dai figli Marco Bergamin ed Edoardo Bonetto, il direttore sportivo Fabrizio De Poli, l’allenatore Carmine Parlato e il capitano Marco Cunico. Analogo riconoscimento martedì 26 alle 20 al Ristorante La Piroga di Selvazzano dove il Panathlon cittadino ha organizzato una serata per festeggiare la promozione del Padova, alla presenza dei suoi massimi rappresentanti. I due soci, insieme al vicepresidente Edoardo Bonetto, saranno infine tra i relatori del convegno «I diritti sportivi tra concorrenza e regolazione» organizzato dal Dipartimento di Diritto Pubblico Internazionale e Comunitario dell’Università di Padova che si svolgerà venerdì prossimo dalle 10 alle 13 all’aula E del Palazzo del Bo.
Ore 10.10 – (Gazzettino) Il Padova debutta alla Fiera Campionaria. Per la prima volta, almeno nella sua storia recente, la società biancoscudata ha voluto partecipare in forma attiva alla più importante vetrina economico-produttiva della città, nata nel 1919, con un proprio stand all’interno del padiglione 8 dell’Ascom. Fino a domenica 24 maggio sarà così possibile per i tifosi acquistare in quello spazio i gadget della squadra, ricevere materiale informativo sulle varie iniziative, tra cui il Padova City Camp, lo stage estivo per i ragazzi tra i 6 e i 14 anni in programma agli impianti della Guizza dal 15 giugno al 10 luglio, o semplicemente fare due chiacchiere con i rappresentanti della società. Ieri mattina, all’inaugurazione della Campionaria, tra le varie autorità, erano presenti il presidente Giuseppe Bergamin e l’amministratore delegato Roberto Bonetto. «Ci è arrivato questo invito – racconta il patron – e lo abbiamo accolto ben volentieri. In fondo la fiera è proprio un’occasione per mettersi a disposizione delle realtà economiche di Padova e pure noi rientriamo nella categoria. Una bella cosa e in settimana sarà possibile incontrare nello stand qualche giocatore con tempi e modi che stiamo organizzando».
Ore 10.00 – Probabile formazione Padova (Mattino di Padova): Petkovic; Busetto, Sentinelli, Niccolini, Salvadori; Segato, Mazzocco; Dionisi, Cunico, Ilari; Zubin.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Questa settimana abbiamo preparato la partita sicuramente con un piglio diverso dalle ultime», spiega il tecnico biancoscudato, «Ma il Padova tiene a questa competizione, dalla società al sottoscritto, quindi caliamoci bene nella parte e cerchiamo di conquistare questo trofeo». L’anno scorsa ha affrontato e vinto la poule col Pordenone. Cosa fa la differenza in queste partite? «Sotto l’aspetto mentale saranno la voglia e le motivazioni a fare la differenza, mentre tecnicamente la qualità è alta da entrambe le parti, quindi bisogna avere grande attenzione perché al primo errore si rischia di prendere gol». Che avversario vi aspettate oggi? «Il Castiglione è una squadra fisica, esperta, con una struttura tecnica e tattica molto ordinata, oltre a diversi elementi di qualità: davanti hanno Cristofoli che è stato il capocannoniere del girone, intorno a lui c’è l’esperto Cazzamalli che gli gira intorno, e in difesa Dallamano che era mio compagno a Mantova. Il loro 3-5-2 è solido, dovremo andare col piccone a cercare di rompere il muro». Amirante non è convocato, per il resto stanno tutti bene:pure Salvadori che se la gioca con Degrassi, così come i due giovani sulla destra, Bortot e Busetto.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La salita, lo strappo più duro, era finita lo scorso aprile sul campo del Legnago. Il Padova, campione del girone C di Serie D, quel giorno aveva potuto festeggiare la promozione in Lega Pro e il ritorno nei professionisti dopo un campionato condotto sempre in testa. Ad un mese di distanza comincia l’ultima fase del percorso: la salita è finita, da oggi in poi si gareggia solo in velocità. A Castiglione delle Stiviere, in casa della vincitrice del girone B, la squadra di Carmine Parlato accompagnata dai suoi 400 tifosi comincia il triangolare della poule scudetto: l’obiettivo è conquistare i tre punti (o un pareggio) per poter tornare poi in campo all’Euganeo contro il Cuneo domenica prossima (e non mercoledì, come accadrebbe in caso di sconfitta) e soprattutto per mettere nel mirino le final four, che metteranno in palio il titolo di Campione d’Italia dilettanti. Parlato, il detentore in carica del Tricolore, sa che la sua formazione sulla carta potrebbe non avere problemi a superare lo scoglio di questo pomeriggio. La vigilia è come sempre di basso profilo, di lavoro sereno e di studio dell’avversario. Ma la Coppa disciplina, che vede il Padova dietro ai mantovani e al Cuneo, in ottica classifica avulsa, chiede ai biancoscudati di vincere già questo pomeriggio.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A tagliare il nastro della Fiera Campionaria c’era anche la Biancoscudati Padova che per la prima volta ha portato un suo stand tra i padiglioni della grande esposizione. Ieri mattina, all’inaugurazione della Fiera, erano presenti anche il presidente Bergamin e l’ad Bonetto, che sono saliti sul palco, tra il sindaco Bitonci e il presidente della Camera di Commercio Zilio. «Padova ci è vicina, sento un’aria nuova, il futuro è dalla nostra parte», ha sorriso Bonetto, prima che Bergamin ribadisse: «Siamo felici di essere qui perché anche la nostra società fa parte del contesto imprenditoriale della città. Vogliamo crescere ancora di più per rappresentare nel migliore dei modi Padova nel mondo sportivo». Il presidente è stato fermato da tifosi e curiosi, ha sorriso e provato a gettare le basi per il futuro: «Aumentando la nostra visibilità, si ottimizzano le risorse e si cresce. È quello che vogliamo fare in futuro. L’anno prossimo sarebbe bello tornare in Fiera e avere uno stand ancora più grande». Dove esporre, magari, lo scudetto. Il club nel suo stand vende merchandising e iscrizioni al City Camp, fino a domenica 24: nel corso della settimana ospiterà giocatori e tecnici.
Ore 09.00 – Probabile formazione Padova (Corriere del Veneto): Petkovic; Busetto, Sentinelli, Thomassen, Salvadori; Segato, Mazzocco; Dionisi, Cunico, Ilari; Zubin.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Una punta di orgoglio, nelle parole di Parlato, anche se il Rimini è riuscito a fare persino meglio dei biancoscudati con un finale a mille all’ora: «Abbiamo fatto in modo di preparare la partita con un piglio diverso — chiarisce l’allenatore campano — anche se certi meccanismi psicologici ci sono in automatico. La loro è una squadra compatta, Cristofoli è il capocannoniere del girone, hanno un centrocampo di qualità guidato da Cazzamalli, in difesa ritrovo Dallamano con cui ero a Mantova. La difesa è solida, sono una bella corazzata». In attacco non ci sarà Amirante, ossia quello che ha maggiori chance di conferma rispetto a Zubin e Ferretti per la prossima stagione. Un’infiammazione al ginocchio lo ha bloccato, ma Parlato potrebbe anche schierare contemporaneamente Zubin e Ferretti dal primo minuto. «Amirante ha un’infiammazione al ginocchio — sottolinea Parlato — e non sarà della partita. Speriamo di averlo a disposizione dalla prossima, mentre è vero che davanti sto pensando anche all’opzione di schierare due punte». E a proposito di attaccanti. È in fase molto avanzata la trattativa per portare Pietro Arcidiacono al Padova. Già a dicembre Fabrizio De Poli aveva fatto un tentativo per portare il centravanti del Martina nella città del Santo. L’operazione non era andata a buon fine per motivazioni indipendenti dalla volontà del giocatore, tanto che alla resa dei conti il ds biancoscudato aveva chiuso la trattativa con la Lavagnese per Salvatore Amirante. Adesso Arcidiacono può davvero essere uno dei primi rinforzi per il Padova di Lega Pro. A parametro zero, un ulteriore indizio sulla strada della fumata bianca.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Aria di scudetto. Perché sarà pure il titolo dilettanti, ma a Padova di questi tempi l’entusiasmo debordante della tifoseria non va troppo per il sottile e anche la partita con il Castiglione porta con sé tantissime motivazioni. Bisogna vincere perché il sogno continui e perché la squadra ha in canna il colpo gobbo. Ossia cucirsi sul petto il tricolore e affrontare il prossimo campionato di Lega Pro con uno scudetto sulle maglie. Non capiterà spesso un’occasione simile e pazienza se quello scudetto ricorderà a tutti, sempre, che la squadra è caduta nella quarta serie del calcio italiano dopo il crac del luglio 2014. «La società, la squadra ed il sottoscritto — sottolinea Carmine Parlato nella conferenza stampa della vigilia — credono molto in questa competizione. Le motivazioni contano ed il livello tecnico è elevato, quindi bisognerà fare particolare attenzione perché puoi pagare caro ogni errore. Ce la vedremo con Cuneo e Castiglione, vedremo come andrà a finire. Sono due squadre diverse: I piemontesi sono più esperti e i mantovani più giovani ma non si può dire chi sia più forte tra l’una e l’altra. L’anno scorso erano tutti contro il Pordenone, quest’anno speriamo che siano tutti contro il Padova….».
Ore 08.38 – Prima giornata poule scudetto – Girone Nord: Castiglione-Padova, riposa Cuneo. Girone Centro: Siena-Rimini, riposa Maceratese. Girone Sud: Akragas-Lupa Castelli Romani, riposa Fidelis Andria.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica finale: Padova 85, AltoVicentino 70, Sacilese 62, Belluno 59, ArziChiampo 56, Union Pro 55, Clodiense 49, Montebelluna 47, Union Ripa La Fenadora 45, Fontanafredda 44, Legnago 43, Tamai 41, Giorgione 38, Dro 35, triestina 34, Kras Repen 33, Mori S. Stefano 19, Mezzocorona 12.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della trentaquattresima ed ultima giornata: ArziChiampo-Union Pro 1-2, Belluno-Montebelluna 1-1, Clodiense-Kras Repen 1-2, Dro-Sacilese 2-3, Fontanafredda-Mori S. Stefano 5-1, Giorgione-Union Ripa La Fenadora 2-3, Legnago-Triestina 1-2, Mezzocorona-Tamai 0-6
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Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 16 maggio: rifinitura all’appiani per i Biancoscudati, assente Amirante.