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Ore 22.20 – (Il Piccolo) Non c’è più alcun dubbio che le scelte del presidente Pontrelli stiano riservando alla Triestina un finale di stagione pirotecnico. Del resto le sua vocazione “interventista” è ormai nota. Anche se il divorzio con Gagliardi ha stupito tutti non tanto nel merito quanto nella tempistica. Lasciare la squadra senza il tecnico che l’ha seguita nell’ultimo mese a sei ore da un match decisivo entrerà nella storia così come il richiamo repentino di Stefano Lotti che domenica mattina era in viaggio verso Legnago per seguire la gara (come ha fatto quasi sempre quest’anno) da osservatore. Ed è altrettanto incosueto il maxi ritiro a Marina di Ravenna, roba da professionisti in preparazione pre-campionato. Ma nè i giocatori nè lo staff sono abituati a lavorare per più di dieci giorni a 300 chilometri da Trieste. Evidentemente la dirigenza ha anche messo a punto i dettagli organizzativi: lo staff di Gagliardi non c’è più, lo stesso Lotti ha un’attività lavorativa, alcuni ragazzi sono studenti. «Voglio creare un clima di serenità e i giocatori devono rimettere birra nel motore perché la serie D è una priorità. La struttura che ci ospita è ottima e abbiamo a disposizione due campi d’allenamento» ha detto Pontrelli alla fine del match vittorioso a Legnago. Ecco, nell’ultima trasferta della regular season non sembra aver creato sconquassi almeno per quanto si è visto sul campo. È arrivata una vittoria che alla vigilia serviva (anche se poi, per effetto degli altri risultati si poteva anche perdere) e servirà come iniezione di fiducia. La squadra ha fatto un’esibizione che sta nelle sue corde. Una mezzoretta di gioco propositivo, poi la solita caduta di tono e il pareggio e un finale abbastanza soporiferocon il Legnago che non ha spinto più di tanto. Contava solo il risultato ed è arrivato. Inutile fare gli schizzinosi. In chiave play-out con il Dro il successo di domenica è un buon viatico anche se la gara secca del 24 farà storia a sè. Il fatto più positivo è che gli alabardati non hanno perso la testa, i diffidati non si sono fatti ammonire (o peggio espellere) e soprattutto conforta il ritorno al gol del bomber Rocco. Sul piano psicologico è evidente che il fatto di aver ritrovato la via del gol può sbloccare mentalmente il bomber. Sul piano tattico l’impressione è che Rocco, liberato da alcuni lacciuoli tattici, possa esprimersi al meglio. E siccome quella di Dro sarà una partita in cui l’Unione è obbligata a vincere la vena realizzativa dell’unico uomo gol probabilmente sarà decisiva. Anche perché a due settimane dall’epilogo, nelle quali ci saranno fuori dal campo altre sorprese, l’unico obiettivo per tutti non può che essere il mantenimento della D. È la priorità dell’attuale proprietà ma anche di chi eventualmente ha l’intenzione di rilevare la società e ovviamente dei tifosi. Su quest’ultimo fronte per questa sera sono stati convocati i club che saranno chiamati a decidere sulla concessione del marchio (il comodato gratuito scade tra poco più di tre mesi). Una delegazione dei supporter poi dovrebbe avere un incontro domani in Municipio. Insomma la carne al fuoco non manca su più braceri. C’è da augurarsi che non si bruci.
Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Grazie (e arrivederci?). Pedavena, 11 maggio 2015. Forse sarà ricordata come una data spartiacque, quella del giorno dopo la vittoria col Giorgione che manda in archivio la seconda stagione del Ripa Fenadora in serie D con il nono posto. L’ha firmata un ragazzo del 1997 e, chissà, potrebbe essere l’immagine simbolo di una squadra che si rinnova, destinata (sembra) a una mezza rivoluzione. Di cambiamenti ce ne saranno, quanti e di quale peso si vedrà tra questa settimana e la prossima (lunedì il consiglio), in un quadro dove le storie di società e di campo si intrecciano. Per adesso in casa Union non si sbottonano. Questo è il momento dei ringraziamenti. Li fa il direttore sportivo e li fanno anche i tifosi sui social network. «Per il momento mi limito a commentare l’ultima gara e la stagione», dice il ds Faoro. «Un grazie personale a tutti quelli che hanno contribuito al risultato ottenuto, lavorando con grande impegno». 3-2 al Giorgione. «Pensiamo alla partita col Giorgione prima di fare i bilanci e di prendere decisioni», dice il ds Alberto Faoro. «Ci tengo a fare un commento sulla gara di domenica perché il risultato è molto più importante di quello che si potrebbe pensare. Andavamo a Castelfranco già salvi contro una squadra che aveva bisogno di vincere per evitare i play-out e il risultato è l’ennesima dimostrazione di grande valore, anche morale, della squadra». Linea verde. C’erano sette fuori quota in campo contro il Giorgione: «La base c’è ed è solida», evidenzia il ds Faoro. Tra l’altro, il gol vittoria lo ha siglato il ’97 Sinameta (alla seconda presenza in prima squadra) e ha segnato anche il 96 Sommavilla. «Ma un grande applauso va a tutti i ragazzi e al mister e allo staff che li hanno preparati». Nono posto. L’Union chiude a metà classifica con 45 punti, «4 in meno dell’anno scorso, a dire che la stagione non è certo da considerare negativa», sottolinea Faoro. «Da dicembre giochiamo senza una punta, abbiamo avuto problemi nel reparto avanzato di infortuni e squalifiche, abbiamo fatto ricorso a tanti giovani, ma dopo le difficoltà di gennaio-febbraio sono arrivati otto risultati utili nelle ultime dieci giornate e alla fine il bilancio dice nono posto e quarti di finale di coppa. Bisogna sempre ricordarsi da dove siamo partiti per dare un giudizio complessivo e per una realtà come la nostra, il risultato è positivo». I tifosi. Il Gruppo ultrà sorci verdi attraverso il suo profilo Facebook ringrazia «tutta la rosa che ha saputo lottare, il mister col suo carisma, la società che ha creduto nei giovani, gli sponsor sempre presenti e tutta quella gente che ha tifato e incitato. Il prossimo anno qualcuno resterà e qualcuno cambierà casacca, ma ringraziamo tutti per aver sudato e sofferto per questa maglia».
Ore 21.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È calato il sipario sulla serie D con la sesta sconfitta consecutiva della Clodiense. E qualche vecchio tifoso presente domenica allo stadio (meno di un centinaio di presenze) ha ironicamente accolto con sollievo la fine della stagione perché sei sconfitte di seguito (di cui quattro in casa) probabilmente risultano un record negativo per la squadra della città. A parte l’assenza di alcuni giocatori come Casagrande, Piaggio ed Olivieri a centrocampo e di Carlucci e Tiozzo F. in difesa, la formazione lagunare è apparsa lontana parente di quella squadra che fino a sei gare fa aveva disputato un ottimo campionato arrivando fino ad inserirsi in zona playoff. Ma dopo la sconfitta con il Padova tutto è cambiato. La squadra ha perso consistenza, personalità, sicurezza. Lo ha evidenziato anche il presidente Ivano Boscolo Bielo dopo la sconfitta casalinga con il Kras Repen. «È vero – ha detto il massimo dirigente lagunare – dopo la gara con il Padova la squadra ha avuto un black out mentale e fisico. Forse sono state troppe le aspettative per la partita con la capolista, e la sconfitta ha scaricato la squadra. Comunque non bisogna dimenticare l’ottimo campionato svolto con la conquista della salvezza in largo anticipo e il settimo posto in classifica». Ivano Bielo ha poi rivolto un appello agli imprenditori affinchè lo aiutino nella gestione della società per il prossimo campionato. Oggi i giocatori si ritroveranno allo stadio per consegnare il materiale e per i saluti. Poi il rompete le righe. La dirigenza lagunare si metterà poi al lavoro per costruire la squadra per il prossimo campionato. «Abbiamo già una base su cui lavorare – ha concluso Ivano Bielo – con alcuni giovani di valore. Cercheremo, se possibile, di migliorare il settimo posto di quest’anno».
Ore 21.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) A Chioggia ci avevano sperato ma hanno chiuso la stagione col capo chino, a Noale gonfiano il petto e mostrano i muscoli dopo una stagione strepitosa, a Mestre costruiscono pazientemente un futuro meno incerto. Il calcio veneziano, prigioniero di un campanilismo a volte esasperato e di una crisi che picchia duro e senza guardare in faccia a nessuno, tenta la risalita. Tra mille contraddizioni, difficoltà e strettoie non facili da superare. Tra mille ostacoli a Chioggia si tenta di cancellare il passato ripartendo a mille all’ora. In laguna nessuno ha mai digerito la sparizione dell’Fbc Union Clodia Sottomarina nel 2011 e la sostituzione con l’Asd Clodiense. Tanto che, prima di concludere il campionato in settima posizione e dopo aver accarezzato pure l’idea di salire sul podio, il malcontento era già esploso prima della partita più attesa dell’anno, quella contro i Biancoscudati Padova. «Si fa fatica a capire — si lesse nella settimana del big-match sulla pagina facebook gestita dai tifosi della vecchia società — cosa dovrebbe importare a un tifoso granata dell’Union C.S. che riguarda una squadra la cui matricola è nata a Fossò. Come se a un tifoso del Verona interessasse del Taranto che gioca in campo neutro a Verona contro il Vicenza. Sarà una giornata da passare in divano, al lavoro, a farsi una passeggiata o a negozi con la propria dolce metà». Posizione molto chiara e netta, senza mezze misure. Il presidente Ivano Boscolo Bielo non nasconde un pizzico di delusione: «La partita con il Padova ha segnato lo spartiacque della nostra stagione — sospira il numero della Clodiense — ci ha scaricato mentalmente quando eravamo convinti di poterci giocare i playoff. È chiaro che questo campionato porta con sé tanti insegnamenti per il futuro, ma non ci accontentiamo. Non finisce qui — dice il patron — stiamo pensando alla prossima stagione, ci sarà tempo e modo di ricominciare. C’è già una buona base da cui ripartire e non credo che serviranno rivoluzioni, che anzi potrebbero rivelarsi persino dannose». Insomma, la volontà di ripresentarsi ai nastri di partenza con nuove ambizioni non manca. Altro campionato, altro stato d’animo. In Eccellenza il CalviNoale ha concluso con 70 punti la sua straordinaria marcia trionfale che ha portato la squadra allo sbarco in Serie D, in un girone che potrebbe riservare nella prossima stagione stuzzicanti novità sotto il profilo dei derby interregionali. Senza contare la vittoria contro il Campodarsego che ha portato il titolo regionale veneto di Eccellenza nella bacheca di famiglia. «E’ stata una stagione fantastica e per certi versi forse irripetibile — ammette il presidente Marco Del Bianco — abbiamo conquistato la serie D, messo da parte 70 punti e abbiamo pure portato a casa il titolo regionale veneto contro il Campodarsego. Non saprei cosa chiedere di più, penso che tutto quello che potevamo fare quest’anno l’abbiamo fatto. Sono orgoglioso di essere il presidente di questa grande squadra e non vedo l’ora di provare a regalare altre soddisfazioni ai nostri tifosi, che ci hanno seguito con entusiasmo e passione». Nello stesso girone la Mestrina ha concluso il proprio campionato con 42 punti, a metà classifica e con una buona base per un futuro molto più soddisfacente dell’attuale, mentre il Laguna Venezia è crollato al penultimo posto, scivolando in Promozione e senza poter sperare nel ripescaggio ai playout dopo otto sconfitte consecutive. Un epilogo amaro, che ha depresso l’ambiente e che rende non facile la ripartenza.
Ore 21.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Tra il Belluno protagonista in serie D e il camice bianco da medico, proprio non saprebbe scegliere. Giovanni Pescosta, terzino o centrocampista (poco importa), è sempre più importante nello scacchiere di Roberto Vecchiato. E non solo perché è un 1996, e quindi un fuoriquota. Le prestazioni di quest’anno e la continuità di presenze la dicono lunga. Eppure, Pescosta potrebbe non esserci più il prossimo anno. La spada di Damocle per il Belluno si chiama università. Un impegno difficilissimo da conciliare con gli allenamenti quasi quotidiani di una squadra di serie D. Tanto più se si sceglie la facoltà di medicina. E tra il Belluno protagonista e il camice da medico, appunto, ci sarà un test a scegliere. A settembre.
Intanto, da qui a settembre, Pescosta non vuole pensarci. «Sì, farò il test di medicina per entrare all’università – spiega -. Ma fino ad agosto non voglio pensarci. Al momento penso ai playoff. Penso a vincere domenica prossima contro l’Arzignano». Ecco, appunto. Che partita sarà? «Di fatto parte una nuova stagione. Ma non possiamo dimenticare quello che abbiamo fatto finora: dobbiamo trarne la forza per battere l’Arzignano e andare a Sacile a rifarci per la sconfitta subita in casa».
Ore 20.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Tanti punti, ma pochi dubbi. Ivan Merli Sala ce lo aveva detto giusto sabato presentando Belluno-Montebelluna: «Ho sempre dato tutto, sono fatto così: vado oltre il dolore». Detto fatto ed ecco che la prima occasione buona per dimostrarlo sarà Belluno-Arzignano, domenica prossima, turno di debutto dei playoff. Quando Ivan, reduce da una capocciata clamorosa durante il match contro i trevigiani, pareggiato domenica al polisportivo, scenderà in campo con 7 punti di sutura sulla tempia. Perché il fatto che scenda in campo, è praticamente certo. «Mi sorprenderebbe il contrario – ammette Roberto Vecchiato a 24 ore dal pareggio nel confronto con Daniele Pasa – è una brutta botta e considerando che Ivan di testa ci va spesso non è un bene, ma ci sarà. Ho ordine di tenerlo fermo fino a mercoledì compreso, ma giovedì si allenerà e domenica sarà in campo, vedrete». A fargli compagnia fino a giovedì ci sarà Andrea Radrezza. «Ha una fascite plantare – spiega il mister – un dolore davvero fastidioso e difficile da placare. Quindi stop anche per lui e ci vediamo in settimana». QUI ARZIGNANO – I rivali invece come stanno? A leggere la partita di domenica (sconfitta per 2-1 contro l’Union Pro) non benissimo, ma a dare un’occhiata al girone di ritorno invece c’è da stare particolarmente attenti. Nove risultati utili consecutivi prima di domenica, due sole sconfitte in 17 gara ed entrambe in casa. Il ché significa che in trasferta dal giro di boa in poi Trinchieri e compagni non hanno mai perso. Anzi, gli ultimi a batterli sono stati i cugini dell’Union Ripa lo scorso 30 novembre (3-2). E proprio su Trinchieri (21 gol), vice-capocannoniere alle spalle di Simone Corbanese (24), saranno puntati gli occhi della difesa gialloblù. All’andata ne fece uno, che nulla poté contro la doppietta di D’Incà (3-1 il finale) e al ritorno un altro che invece pareggiò il vantaggio del Cobra (finale 1-1).
Ore 20.20 – (Corriere delle Alpi) Merli Sala ha la testa dura e contro l’Arzignano vuole esserci. Il difensore del Belluno ha rimediato sette punti di sutura contro il Montebelluna e oggi non dovrebbe allenarsi col gruppo, anche se lui non è di questo avviso. «Sto meglio e oggi penso di allenarmi – commenta sicuro Merli Sala – a meno che qualcuno ovviamente mi dica che non posso farlo. Il dottore dice che non ci dovrebbero essere problemi ma vedremo in settimana, perchè se mi farà male colpire di testa allora non giocherò. In passato ho già giocato con i punti, andranno coperti, ma non penso ci saranno problemi». L’allenatore Roberto Vecchiato per il turno play off recupera Yari Masoch e Paolo Pellicanò, mentre andranno monitorate le condizioni di Andrea Radrezza, per una fascite plantare che lo aveva già fermato la settimana scorsa. Fuoriquota tutto fare. Giovanni Pescosta ha giocato una buona partita contro il Montebelluna e ha dato ottime risposte anche nel ruolo di centrocampista, che interpreta solo da poche settimane. Durante la stagione però non si è limitato a questi due ruoli, ma in emergenza ha fatto anche il centrale difensivo. «Gioco dove serve – spiega il ragazzo classe 1996 – non mi dispiace fare il centrocampista ma non ho preferenze. Non sono soddisfatto della mia prestazione contro il Montebelluna, non sono riuscito a fare sempre quello che volevo». Sul match Pescosta non ha dubbi, il Montebelluna dopo il gol subìto ha giocato meglio. «Sono loro ad aver fatto la partita, nel secondo tempo non siamo riusciti ad imporre il nostro gioco. Non saprei dare una motivazione, il Montebelluna girava bene palla e noi non riuscivamo a giocare come sappiamo». Il futuro a scuola. Il ragazzo quest’estate sosterrà gli esami di maturità e dopo proverà il test per entrare alla Facoltà di Medicina. Molte cose potrebbero dipendere dall’esito di questa prova. Nel frattempo sicuramente il giovane comincerà a luglio la preparazione con il Belluno. «Non so ancora cosa farò, adesso penso solo alla prossima partita contro l’Arzignano. Sensazioni play off? Sono positive, ci arriviamo dopo un finale di stagione dove ci siamo rialzati, possiamo giocarci le nostre carte». Al Polisportivo il Belluno avrà a disposizione due risultati su tre per passare al turno successivo contro la Sacilese. Siete i favoriti? «Non lo siamo per questo, ma perché abbiamo finito il campionato davanti a loro. Sono un’ottima squadra pimpante e in attacco sono potenzialmente fortissimi. Se dovessimo passare non credo sarà un problema giocare tre giorni dopo, perchè fisicamente stiamo bene e possiamo dare ancora molto. In ogni caso le motivazioni saranno superiori alla fatica».
Ore 19.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Chissà come finirà, la lunga rincorsa ai playoff dell’AltoVicentino di Rino Dalle Rive. «Beffato» per il secondo anno consecutivo nella corsa alla promozione alla Lega Pro da Carmine Parlato, l’allenatore capace prima a Pordenone e poi a Padova, di mortificare le grandi ambizioni dell’imprenditore vicentino. Il quale la scorsa estate lasciò Marano e la prossima, chissà, potrebbe fare lo stesso con Valdagno per trasferirsi a Trieste, dove lo accoglierebbero con i tappeti rossi e con tutti gli onori del caso. Un’ipotesi, questa, discussa pure con il sindaco del capoluogo giuliano ma che, almeno per ora, non ha portato alla tanto attesa fumata bianca. Dalle Rive, però, non si ferma mai e sta meditando di tentare nuove avventure. «Il Padova ha dimostrato di essere più forte di noi — ha ammesso al termine del match pareggiato 1-1 domenica all’Euganeo — ci resta la soddisfazione di essere l’unica squadra a non aver mai perso contro i Biancoscudati. Ai miei devo tirare le orecchie per il girone di ritorno sottotono, adesso ci sono i playoff e non dobbiamo assolutamente fermarci. Un peccato non essere riusciti a ripetere quello che avevamo fatto nel girone di andata, in cui avevamo espresso un ottimo calcio ed eravamo sempre stati in scia al Padova. Rimpianti? Mi è difficile dirlo adesso che la stagione non è ancora finita. Però rispondo così: Cunico, Ferretti e Rondon. Avrei fatto carte false per portarli qui da noi, nel caso dei primi due non è dipeso nemmeno soltanto da me». L’AltoVicentino entrerà in scena il prossimo 24 maggio, nell’attesa toccherà ai cugini dell’Union Arzichiampo scendere in campo contro il Belluno di Simone Corbanese, capocannoniere del girone con 24 gol segnati e avversario a dir poco ostico da superare. Al primo anno in serie D i risultati ottenuti sono stati al netto di ogni considerazione tecnica, lusinghieri. «Abbiamo fatto esordire due ragazzi classe 1998 — sottolinea l’allenatore Paolo Beggio — questa è una soddisfazione enorme per il nostro settore giovanile, che si affianca all’orgoglio per aver raggiunto i playoff alla prima stagione in serie D. Bisogna ricordarsi della stagione straordinaria che ha fatto questa società, tagliando il traguardo dei 56 punti. Adesso la nostra testa va al Belluno, che affronteremo all’esordio nei playoff: questa partita per noi sarà un regalo, e la giocheremo dando il massimo per vincerla». Poche soddisfazioni, invece, sono arrivate al calcio vicentino dall’Eccellenza, visto che il Montecchio Maggiore lo scorso 20 aprile, dopo il ko contro il Loreo, è retrocesso in Promozione. Una delusione cocente, un campionato nato male e terminato peggio, con uno scivolone che fa male e che rischia di compromettere anche i progetti futuri. Difficile dire cosa accadrà, i segnali sono tutti da decriptare: bisognerà armarsi di pazienza e attendere.
Ore – (Gazzettino, edizione di Venezia) Chiusa con un pareggio ad Alessandria, che ha escluso i piemontesi dai playoff (con relativa tensione nel dopogara), per Ivone De Franceschi, direttore sportivo arancioneroverde, la stagione che va in archivio ha riservato pochi sorrisi. «L’errore di base l’ho commesso l’estate scorsa quando ho deciso di confermare Alessandro Dal Canto in panchina – ricorda il direttore – Francamente non pensavo che il suo rapporto con la piazza fosse così compromesso. Lo ritengo un tecnico capace, oltre che un amico, che si è trovato ad operare in un ambiente evidentemente non adatto a lui». C’è voluto un po’ prima di voltare pagina. «Sì, ma l’abbiamo fatto nella maniera migliore con la scelta di Michele Serena, allenatore più che capace e per giunta particolarmente affezionato a questa realtà e in perfetta sintonia con l’ambiente. Ha fatto un ottimo lavoro, cercando di adattare le risorse a disposizione per ottenere il massimo». Una visione così positiva dell’operato di Serena che fa intendere l’intenzione del ds di confermarlo in panchina in caso di permanenza in laguna dello stesso De Franceschi. Qualche delusione è arrivata dal campo. «Indubbiamente ci sono alcuni elementi che hanno reso meno delle attese, che non hanno interpretato nella maniera che mi attendevo i ruoli assegnati. In particolare mi sarei atteso di più da Esposito nella gestione del gioco a centrocampo, mentre da Magnaghi qualche gol in più e un lavoro maggiore per tenere alta la squadra. Ma sono solamente flash in una stagione che ha riservato anche molti momenti sfortunati: ad esempio gli infortuni di Espinal ed Hottor. Ma anche lati positivi: da Zaccagni a Varano, sino alla maturità e capacità in mediana di Giorico, al contributo di Bellazzini». Non tutto da rifare, quindi, per il futuro, se resterà in laguna. «Dipende dalla possibilità che avremo di trattenere i giocatori più interessanti e dalla tempestività con la quale ci muoveremo. Mi sono sbilanciato con qualche “vecchio” e anche con dei possibili nuovi arrivi, ma adesso tutto è in stand by».
Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Giornate di passione per il Venezia dopo la conclusione di un campionato sofferto e ben al di sotto delle aspettative della vigilia. Il futuro della società arancioneroverde è infatti legato alle scelte che il presidente Yury Korablin effettuerà in questa decina di giorni: il suo arrivo in città è annunciato per questa settimana. Per il 22 maggio è infatti fissata un’assemblea societaria nella quale si dovrà porre mano al portafoglio per la ricapitalizzazione a fronte di una situazione debitoria allo stato attuale abbastanza pesante. Dal milione al milione e mezzo di euro sarebbe la cifra stimata necessaria per permettere al Venezia di proseguire la propria attività senza intoppi, senza nemmeno incorrere in punti di penalizzazione. Sul tavolo più di un sospeso che riguarda sia la gestione dell’anno in corso – con gli stipendi ancora da liquidare sino al termine della stagione (e relativi contributi) – sia di alcuni debiti precedenti ancora da saldare. Il tutto al termine di una stagione che ha visto la squadra pagare in classifica le difficoltà di afflusso di denaro dalla Russia all’Italia (tra svalutazione del rublo e crisi Ucraina) con addirittura tre punti di penalizzazione e una pesante squalifica del presidente (che non potrà firmare l’eventuale iscrizione del team alla prossima Lega Pro). Venezia alla svolta, insomma, con il dubbio che il futuro possa essere costellato da altre penalizzazioni: già entro il 1. giugno c’è da sistemare la questione Iva, altrimenti un punto in meno sarà la base di partenza della prossima stagione. Ma indubbiamente, senza voler creare allarmismi ingiustificati, vista la perdurante assenza del presidente Yury Korablin dalla gestione diretta del Venezia c’è sempre il dubbio che l’imprenditore russo abbia in animo scelte differenti per il futuro: magari di ridurre la sua partecipazione nella gestione della società. Tutti scenari ancora da disegnare che il tempo che stringe però fa scorrere velocemente davanti agli occhi degli addetti ai lavori e dei tifosi. Il progetto “Venezia in serie B in qualche anno” sembra già un lontano ricordo, anche se le solite fonti beninformate vanno controcorrente e parlano di un Korablin sempre interessato all’operazione nuovo stadio, anzi ulteriormente esposto economicamente in questa direzione. Nell’attesa di conoscere le decisioni di Korablin, logicamente, la situazione è ingessata: nessuna idea sulla possibile conferma del direttore generale Dante Scibilia, tantomeno del responsabile sportivo Ivone De Franceschi. Entrambi continuano la loro opera all’interno e nell’interesse del Venezia ma, logicamente, le programmazioni logistica e agonistica avvengono solamente a livello teorico non essendo possibile prendere alcun impegno allo stato attuale dei fatti. Un’altra volta la programmazione della stagione successiva non pare pronta a partire per tempo.
Ore 19.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Stagione chiusa senza scossoni per il Venezia, che taglia il traguardo del primo anno di Lega Pro unica con un bel pareggio sul campo dell’Alessandria. Un segnale importante del gruppo di Michele Serena, perché equivale alla volontà di non mollare neppure in una partita che poco, per non dire nulla, significava per la truppa arancioneroverde, da tempo con la salvezza matematica in tasca. «Nel girone di ritorno abbiamo tenuto un passo da playoff — commenta il ds Ivone De Franceschi — e la squadra ha fatto vedere buone cose, penso per esempio alla vittoria a Bassano o anche allo stesso pareggio sul campo dell’Alessandria». Ma se il dodicesimo posto in graduatoria con 46 punti (49 sul campo ma pesa il -3 di penalizzazione per i ritardati pagamenti dei contributi relativi alle scorse scadenze) può essere accolto con favore e ben pochi rimpianti per quello che poteva essere e non è stato, ora l’attenzione passa sul campo societario. E qui le cose sono ancora avvolte in un velo di incertezza che non accenna a dipanarsi. Incertezza che ha accompagnato tutta la stagione dei lagunari, alle prese con i lunghi silenzi del presidente Yuri Korablin, le difficoltà di aprire un canale di comunicazione continuo anche da parte degli stessi dirigenti e una strada non chiara sul futuro di squadra e società. Il presidente Korablin in laguna si è visto due sole volte (l’ultima a febbraio) nonostante le rassicurazioni di voler continuare la sua avventura sportiva a Venezia fornite tanto ai dirigenti quanto ai tifosi. Ma è evidente che le penalizzazioni incassate, i fondi arrivati a singhiozzo e alcuni conti per la stagione in corso ancora da appianare non lasciano tranquilla la piazza anche se la sensazione è che la proprietà voglia continuare il progetto, se non altro per cercare la quadra sui terreni dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio, nell’area del Quadrante di Tessera. La prossima data da tenere a mente è quella del 22 maggio, quando ci sarà l’assemblea dei soci che dovrà approvare il ripiano delle pendenze per la stagione in corso. A fine mese ci sarà poi da pagare l’ultima tranche dell’Iva 2014 e entro il 16 giugno dovranno essere versati contributi e stipendi. Il presidente Korablin è comuqnue annunciato in arrivo a Venezia la prossima settimana e sarà proprio questo il momento non soltanto per chiudere i conti della stagione in corso ma, soprattutto, per programmare anche quella successiva. Insomma, il futuro si gioca tutto nei prossimi dieci giorni.
Ore 18.40 – (La Nuova Venezia) Campionato finito e magari di pallone possiamo anche non parlarne più. Ma dire che il Venezia è salvo è come buttare la polvere sotto il tappeto. Il Venezia si salva se Korablin caccia fuori la grana, tanto per dirla chiara ed evitare malintesi. Facciamo ordine: il presidente è atteso a Mestre per mercoledì 20 e bisogna sperare che stavolta si faccia vedere, cosa sempre più rara. Per venerdì 22 maggio è fissata l’assemblea di ricapitalizzazione, e in questa occasione non ci sono alternative: o spuntano i soldi per andare avanti (ma soprattutto per pagare tutto l’arretrato, prima di ogni altra cosa), oppure si passa direttamente al capolinea, e a questo punto sarà il collegio sindacale a valutare quale soluzione prendere. La situazione non è allegra, in sede non ci sono certezze, si deve sapere che, ognuno sul proprio fronte, Scibilia e De Franceschi stanno lavorando in condizioni di disagio estremo, a piedi scalzi su un pavimento di cocci di vetro, mentre altri dipendenti continuano a lavorare neanche fossero volontari. Questo i tifosi devono saperlo, magari prima di dire che i soliti giornali esagerano e fanno allarmismo inutile. Proprio ieri una riunione tra società di Lega Pro a Firenze ha fissato nuovi requisiti per le iscrizioni: le squadre dovranno tesserare al massimo 24 giocatori professionisti, di cui otto Under 21. Un club potrà anche non mettere giovani in rosa, ma perderà i contributi. E chi vuole perdere i contributi con questi chiari di luna? La fidejussione sarà di 400mila euro, riducibile a 300mila se l’ammontare degli stipendi non supererà il milione di euro complessivo. Ci sono vari costi di gestione, minimi federali, per lo stadio, e il Venezia – che proprio ieri si è scoperta tra i club abbastanza virtuosi in termini di risparmi recenti – ad occhio e croce deve tirar fuori almeno un altro milione di euro per arrabattarsi. Il Venezia, cioè Korablin. Il quadro naturalmente riguarda il presente. In questa situazione è ancor più difficile preparare un futuro prossimo. Il Venezia ha due giocatori sotto contratto, gli altri sono prestiti e hanno la valigia pronta. Con quali argomenti il diesse va a convincere nuovi giocatori ad accettare le proposte del Venezia? Serena è disposto a vivere un altro anno in condizioni di emergenza stabile al punto da diventare quasi normalità. Di sono tante domande da farsi e poco tempo per rispondere. Dieci giorni.
Ore 18.20 – (Giornale di Vicenza) Il settimo posto, valido per la partecipazione alla prossima Tim Cup, incorniciato dai 16 centri inanellati da Salvatore Bruno (capocannoniere del girone con Ferretti del Pavia e Fischnaller dell´Alto Adige) resterà a suggello di un indimenticabile campionato per il Real Vicenza, società sorta nel 2010 e passata in tre stagioni dalla quinta alla terza serie. Il tesoretto biancorosso di 52 punti è stato accumulato grazie a 12 vittorie e 16 pareggi (10 gli stop subiti) con 44 reti segnate (nono attacco del girone) e 38 al passivo (settima miglior difesa). Con Michele Marcolini al timone la squadra ha conquistato 45 punti in 33 partite, mentre nelle 5 partite sotto la guida di Paolo Favaretto ha guadagnato 7 punti. Prestigiosa è la vittoria ottenuta dalla compagine berica il 15 novembre 2014, grazie ad una magistrale partita disputata al Menti contro il Novara, abbattuto alla fine con un rotondo 3-0 (massimo scarto registrato pure l´8 febbraio scorso, sempre internamente, contro il Monza). Vera e propria bestia nera del Real (team che in trasferta ha spartito la posta più di tutti: ben 10 volte), si è rivelato invece la Feralpi Salò (0 punti e 0 reti con i gardesani). La premiata coppia formata da Sasà Bruno (primo anche per minutaggio, seguito dal regista Daniele Dalla Bona e dall´estremo Matteo Tomei) e dal centrocampista Marco Cristini (autore di 7 gol) ha segnato più del 52% del totale; unendo ad essa il contributo dell´attaccante Emanuele Bardelloni (6 timbrature), si raggiunge quasi il 66% (ben 29 reti) delle marcature biancorosse nel torneo 2014-´15. Negli ultimi giri di lancetta, l´undici berico ha messo a segno e subìto diversi colpi decisivi: dal 76´ in poi, minuti supplementari compresi, i vicentini hanno infatti violato la rete avversaria ben 16 volte (più del 36% complessivo) e in 10 occasioni raccolto la sfera in fondo al sacco. Assommando i recuperi concessi dagli arbitri al termine della prima e della seconda frazione di gioco, il Real ha praticamente disputato 2 partite aggiuntive (sono infatti stati 182 i minuti supplementari). Ultima curiosità: la seconda formazione professionistica cittadina rivela la propria propensione offensiva anche nel conto riassuntivo dei calci d´angolo battuti: 195 corner contro i 172 calciati dagli avversari.
Ore 18.10 – (Giornale di Vicenza) Sfiorato il colpaccio. Chiude con un pareggio la sua stagione il Real Vicenza. Ma soprattutto con un´ottima prestazione. L´ennesima. Proprio per questo il pareggio che i ragazzi di Marcolini hanno ottenuto contro la corazzata del Pavia ha due facce: la prima è sorridente. Un bilancio positivo, un´altra partita convincente da parte dei biancorossi. La conferma che questa squadra qualità ne ha tanta, sa giocare a calcio, e anche bene. E poi ci sono i segnali positivi da parte dei giovani, anche domenica protagonisti della partita. Da Chiarello, autore di un´altra ottima gara, a Gomes, tra i più pericolosi dei suoi, ma che riesce anche ad improvvisarsi assist-man. Ma non si può non parlare di Francesco Bonato. Negli ultimi tre incontri Marcolini gli ha affidato il difficile compito di difendere la porta del Real e sostituire il capitano, Matteo Tomei. E l´ha fatto egregiamente. Una crescita graduale la sua, fino all´exploit di domenica, quando ha vestito i panni di protagonista indiscusso. Ma dall´altra parte il pareggio contro i lombardi dà anche la consapevolezza al Real che forse qualcosa in più da questo campionato avrebbe potuto ottenere. Lo stesso Marcolini lo ha ammesso nel post partita. Una stagione partita in maniera strepitosa, un girone d´andata stellare, poi il crollo del Real Vicenza, le vicissitudini di cui tanto s´è parlato (esonero di Marcolini, la breve parentesi Favaretto e il ritorno di Marcolini), forse un po´ troppa pressione e anche un bel po´ di sfortuna. Le belle prestazioni, senza però riuscire a trasformarle concretamente in risultati. E allora un po´ di rammarico tra le file del Real Vicenza c´è. «Ma alla fine si può essere contenti», ha detto Marcolini. Un pareggio che, invece, vale tanto per il Pavia per cui vale i play off. Agli spareggi i lombardi alla fine ci sarebbero andati comunque visto il pareggio dell´Alessandria con il Venezia. Cose che al Real non interessano, cala il sipario per i biancorossi su questa stagione e i play off li guarderanno seduti sul divano o, al limite, sulle tribune di qualche stadio. Ieri riposo per Marcolini e i suoi. Da oggi pomeriggio, riprendono gli allenamenti. Più che allenamenti saranno dei saluti, visto che dopo questa settimana, i giocatori del Real se ne andranno in vacanza. Settimana però in cui a Vicenza si discuterà di futuro. Tante le questioni che patron Diquigiovanni dovranno risolvere. Priorità al nome dell´allenatore del Real 2015-2016. In questo finale si è spesso parlato di una possibile conferma di Michele Marcolini sulla panchina biancorossa che, dopo la partita vinta contro il Pordenone, sembrava “più vicina”. Ma non si può escludere nulla. Dopo questa scelta, ha sempre detto Diquigiovanni, si parlerà di direttore sportivo e poi con i giocatori, perchè il presidente costruirà la squadra assieme al suo mister.
Ore 17.40 – Flash di Carmine Parlato alla Guizza sul sorteggio della poule scudetto: “Il sorteggio? A livello logistico ci abbiamo guadagnato nel viaggio! In ogni caso affrontiamo due team di livello massimale, conosco entrambi gli allenatori e le due squadre ma pensiamo al Castiglione. In casa loro hanno sfruttato il fattore campo raccogliendo punti preziosi contro squadre importanti, ma anche fuori casa hanno dimostrato di essere un gruppo solido e forte vincendo molto e subendo pochi gol. Il loro turno di riposo di domenica scorsa? Non fa testo. Contento di giocare la prima? Anche l’anno scorso abbiamo giocato la prima fuori casa contro il Giana Erminio, dicono che chi ben comincia…”.
Ore 17.30 – Qui Guizza: grigliata a fine allenamento per i Biancoscudati.
Ore 17.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.50 – Qui Guizza: presenti tra i Biancoscudati anche alcuni giocatori in prova.
Ore 16.30 – Qui Guizza: partitella a campo ridotto, non vi partecipano Amirante e Petrilli.
Ore 16.10 – Flash di Fabrizio De Poli alla Guizza sul sorteggio della poule scudetto: “Il Castiglione? Ci avevano chiesto di anticiparla a sabato, ma noi abbiamo declinato per salvaguardare i nostri tifosi e perché abbiamo anche l’amichevole col Campodarsego giovedì… Non conosco la loro squadra! Sono contento di giocare subito domenica e fuori casa, mi piace vedere il confronto con una squadra che non conosco e soprattutto a casa loro…”.
Ore 16.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 15.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Non è andata. Il successo con il FeralpiSalò per 3-1 non basta: il Novara, espugnando Lumezzane ha staccato il pass per la cadetteria dopo la retrocessione della passata stagione. E Bassano, pur orgogliosa di quanto fatto in una stagione straordinaria, in cui sono arrivati 74 punti sul campo, non trova più parole. Resta la rabbia per un traguardo (la promozione diretta in serie B) sfumato al fotofinish solo per gli scontri diretti sfavorevoli con i piemontesi e per i ritardi della giustizia sportiva che si è presa otto mesi per decidere una penalizzazione di 8 punti al Novara, salvo poi ribaltare tutto nello spazio di una settimana restituendo 5 punti che, alla fine, hanno fatto la differenza. Alla fine è andato tutto come ci si poteva attendere. Il Bassano non ha avuto problemi col Feralpi e ha chiuso la partita in mezzora. Segna Pietribiasi dopo appena cinque minuti, raddoppia Semenzato al 38’, chiude il conto Iocolano al 48’. Il Feralpi segna il gol della bandiera, ma non può nulla, mentre il secondo tempo si gioca in un clima quasi surreale, con il Mercante pieno ma deluso per un epilogo che purtroppo era nell’aria. Il Novara sbatte per un tempo sul Lumezzane e poi si scrolla di dosso la pressione grazie a un gioiello di Corazza. Ora i playoff, da affrontare con prospettive incerte, soprattutto per quanto riguarda il morale.
Si comincia ai quarti di finale, al Mercante, contro la Juve Stabia domenica 17 maggio, poi si vedrà per semifinali e finali. «E paradossalmente sarà il primo anno in cui il piazzamento nella regular season conterà meno – osserva Antonino Asta – perché in caso di parità ci saranno supplementari e rigori, così non avremo neppure quel vantaggio». E’ così non resta che ripensare alla festa dall’inevitabile retrogusto amaro, come quella andata in scena domenica sera in piazza Terraglio. Tifosi, giocatori e staff, tutti uniti per celebrare un primo posto che tuttavia non serve per la promozione diretta in serie B ma apre comunque le porte ora ad una difficilissima volata ai playoff allargati. A prendere la parola durante la serata è stato il presidente Stefano Rosso, che ha provato a ricaricare le batterie all’ambiente: «Sono felice che la città si sia avvicinata così tanto alla squadra; il campionato moralmente l’abbiamo vinto ma la stagione ora continua — ha detto al microfono — domenica arriva la Juve Stabia e a questo dobbiamo pensare e provarci fino alla fine». Renzo Rosso prova a tirare dritto: «Abbiamo vinto ma è passato il Novara per differenza reti — ha sottolineato via social — grazie ragazzi per questa annata straordinaria. Per 45 minuti il risultato ci portava in serie B: è stato fantastico e ho vissuto davvero delle grandissime emozioni».
Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) Vuoto a rendere. Sgonfiato dagli eventi e strapazzato da tre settimane schizofreniche dove è passato dal delirio di una promozione a un passo allo sconforto di un sogno parzialmente sfumato al fotofinish, il Bassano adesso prova a riempire il serbatoio dell´entusiasmo, con la benzina verde della leggerezza. Tonino Asta senza ombra di dubbio l´ha capito da un pezzo e opera dei distinguo. «Ribadisco che i favoriti sono altri – ammette – affrontiamo degli squadroni costruiti con l´intento di vincere, siamo quelli con meno tradizione ed esperienza del lotto. E allora dico che questi playoff andranno vissuti con slancio e carica ma senza troppe aspettative. Il solo fatto di esserci deve inorgoglirci, senza alzare l´asticella delle attese. Per questo non voglio vedere facce cupe per un traguardo inimmaginabile evaporato in volata». Gli elogi continuano. «Ragazzi – prosegue l´allenatore della compagine giallorossa – , la nostra è una meravigliosa favola di cui tutti hanno un merito: la proprietà e la società, i giocatori, lo staff e i tifosi che sono stati splendidi. Anche voi cronisti, come no (testuale, ndr). Tutti hanno spinto al massimo, adesso tocca ad altri il proscenio degli spareggi, ma state pur certi che noi ci saremo e intendiamo complicare la vita a tutti quanti. Sicchè, non c´è delusione – chiarisce il capoallenatore giallorosso – ma solo il desiderio di provarci sino in fondo, mettendoci cuore e passione come sempre e confidando che la gente continui a sostenerci come è accaduto sinora riempiendo lo stadio come al solito nonostante la diretta tv. Non ci spaventa incrociare rivali reputatissimi, studieremo in questi giorni la Juve Stabia e ci faremo trovare preparati. A parte il fattore campo, da quest´anno non godremo di alcun vantaggio col secondo posto. Non potremo amministrare alcun pareggio e sarà ancora più difficile qualificarci. Resta un´annata stratosferica comunque la si veda e con qualsiasi epilogo. Lo ripeterò all´infinito, per me questo è un campionato vinto e lasciatemi sorvolare per cortesia su tempi e modi delle penalizzazioni…». L´attaccante Stefano Pietribiasi invece è il poster a due volti di Bassano: l´energia positiva di chi non arretra di un centimetro e la l´amarezza indelebile di chi ha avuto forse il matchball promozione sui piedi a Monza e se lo è visto schizzare davanti come la pallina di un flipper impazzito. Ma il Condor, uomo decisamente mai banale, questa ferita se la porta dentro e non ha senso riaprirla in continuazione. Più opportuno procedere oltre. Come fa lui. «Urta da morire veder sfuggire la B immediata per una questione di scontri diretti e dopo l´enormità di 74 punti – argomenta il centrattacco virtussino, per il secondo anno di fila capocannoniere della comitiva con 14 reti per un bottino complessivo di 31 reti sinora (inclusa la Coppa Italia) nelle due stagioni da queste parti – ma non siamo affatto spenti e ci teniamo a prolungare l´avventura ai playoff. L´appoggio della nostra gente in questo biennio di gioie è stato speciale e insomma noi abbiamo ancora una gran fame. E non è mica ancora finita». Qua è solo un fatto di solidità mentale, le gambe c´entrano fin lì, anche col caldo.
Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A 180 minuti dalla conclusione della serie B il Vicenza è ancora in corsa per la promozione diretta, anche se il Frosinone, che sarà di scena al Menti nell’ultimo turno, se supererà sabato il Crotone al Matusa festeggerà la conquista matematica della serie A.
I biancorossi di Pasquale Marino, nel caso non riuscissero a centrare il secondo posto, avranno la possibilità di giocarsi la serie A ai playoff, fase finale già conquistata ma in cui sono ancora da stabilire le posizioni e i conseguenti incroci che porteranno allo spareggio finale. Ma quanto vale a livello di introiti una serie A per una società come il Vicenza? I criteri di distribuzione del montepremi da dividersi tra le venti formazioni che parteciperanno alla prossima serie A sono determinati dalla Legge Melandri, divisa in tre categorie; la prima corrisponde al 40% della quota totale e viene equamente distribuita tra tutti i club. Nello scorso torneo, per esempio, ogni club ha incassato quasi 16 milioni. La seconda categoria porta il 30%, percentuale che viene divisa tra il 25% relativo ai sostenitori, e al 5% che riguarda i cittadini residenti. Il calcolo delle percentuali non è agevole, in quanto la quota dei sostenitori è calcolata sulla base della media di tre rilevazioni effettuate ogni triennio da società di ricerche di mercato e approvate dall’Assemblea all’inizio di ogni triennio. In pratica, a ciascuna società è attribuita una percentuale della quota sostenitori, pari al rapporto tra il numero dei tifosi della propria squadra rispetto al totale dei sostenitori. I club, poi, verranno classificati a seconda della rispettiva percentuale, con ordine decrescente, e in questo caso la differenza tra quanto viene riservato alle cosiddette grandi e le «provinciali» è molto alta; una squadra come la Juventus può arrivare ad incassare oltre 50 milioni, società come Sassuolo e Chievo che non hanno grande seguito che si devono accontentare di circa due milioni. La seconda parte della seconda, il 5%, viene suddivisa sulla base del numero dei cittadini che popolano le città di appartenenza delle società. L’ultima divisione del 30%, viene a sua volta ripartita tra i risultati dell’ultima stagione, che vale il 5%, i risultati dell’ultimo quinquennio, che contano il 15%, e i i risultati dalla stagione 1946-47 alla sestultima stagione antecedente il campionato in corso che contano il 10%. A completare un quadro molto complesso, c’è da aggiungere che alle neopromosse viene detratto un contributo pari a circa 2,5 milioni da assegnare alle squadre che hanno conquistato il diritto di partecipare alla Europa League, e che a chi retrocede dalla massima serie è concesso un «paracadute» il cui valore (cinque milioni se si retrocede dopo un solo campionato) è determinato dal numero di stagioni giocate in serie A prima di retrocedere nel torneo cadetto. Ma quanto potrebbe incassare un Vicenza promosso in serie A? Il calcolo non è certo di semplice esecuzione ma analizzati i criteri di distribuzione la società berica potrebbe riscuotere una somma vicina ai 20 milioni di euro. Il tutto senza contare che tutti gli introiti (abbonamenti, biglietteria, pubblicità, marketing) andrebbero a crescere in proporzione. Un Vicenza in serie A, tramite una gestione oculata dei costi e dei ricavi, permetterebbe alla società di via Schio di migliorare, e non di poco, la situazione deficitaria di un bilancio che ad oggi presenta quasi 14 milioni di euro di debiti. Per ultimo aumenterebbe anche il valore dei singoli giocatori, i quali vedrebbero la loro carriera rivalutata e allungata, come sempre accade quando si conquista un traguardo così importante. Traguardo che per i vari Vigorito, Camisa, Gentili, Brighenti, D’Elia, Cocco, Giacomelli, Cinelli, e gli altri che a luglio si preparavano per giocare il torneo di Lega Pro, è un’opportunità forse più unica che rara. «Nella vita certi treni passano una volta sola – ha precisato Cinelli – e quindi è normale che daremo il 120 per cento per centrare un traguardo che per ora è un sogno, ma che tutti noi ci auguriamo possa diventare realtà».
Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) C´è un misto di amarezza e rabbia nelle parole del presidente Beppe Lelj nel dirci che dopo appena tre anni, (l´annuncio della fondazione venne fatto il 25 aprile del 2012), l´avventura della Nobile Provinciale è arrivata al capolinea. «Le belle parole e i bei sogni col passare dei mesi sono andati scemando – spiega Lelj – eravamo in circa trecento e quelli siamo rimasti, a queste persone vanno il mio ringraziamento più sincero e pure le mie scuse per un sogno che si sta dissolvendo, ma non certo per demerito nostro e di loro che ci hanno creduto, caso mai per colpa di chi non ha voluto puntare su qualcosa di innovativo». Si sarà chiesto cosa non ha funzionato. «Allargo il discorso al movimento-calcio italiano: a parole tutti dicono che vogliono cambiare ma poi si ha paura delle novità, cosa invece che in altri paesi non succede e dove non si teme l´entrata dei tifosi all´interno delle stesse società calcistiche». Perché dice paura? «Da subito le domande che ci venivano fatte erano: ma cosa volete inventare? Ma cosa ci fate alla fine con i nostri soldi? Ma chi vi credete di essere? L´entrare all´interno della società biancorossa è stato reputato un sogno e ci si é fermati lì, noi del cda invece, con i nostri trecento iscritti, credevamo di farlo diventare una realtà». Magari avete sbagliato anche voi qualcosa. «Io so che ce l´abbiamo messa tutta, forse è stato visto come un progetto troppo ambizioso? Ma se mai si comincia, mai si fa qualcosa». E dunque ora cosa succederà? «Tutti i soci verranno avvisati, come primo passo cambieremo ragione sociale: da cooperativa diventeremo associazione per limitare i costi e si chiamerà sempre Nobile Provinciale, chi non vorrà entrare a farne parte verrà rimborsato, io resterò di sicuro». Che sentimento prova in queste ore? «Di amarezza perchè all´inizio pareva che tutti fossero pronti a stare al nostro fianco ed invece poi ci siamo ritrovati quasi da soli». Senta, parliamo del Vicenza che invece sta dando grandi soddisfazioni. «È quasi un miracolo quanto è stato fatto in questi mesi, però io che sono uomo di campo avevo intuito qualcosa». Cioè? «Dopo circa un mese dall´arrivo di Marino si vedeva la differenza, così come si vedeva un gruppo più solido e allora ho pensato: vuoi vedere che questi, zitti ziti, tentano la promozione diretta in A? Oltretutto in giro non ho visto squadre giocare meglio del Vicenza. Anche il Frosinone, che ha quattro punti di più, chi lo direbbe a guardare le prestazioni? A La Spezia, sabato, grande prova dei biancorossi e per me avrebbero meritato di vincere». Lei ha detto “dopo un mese dall´arrivo di Marino”. A suo avviso cosa ha portato il nuovo tecnico? «Intanto ha cambiato modulo di gioco ed è passato al 4-3-3, poi ha fatto sì che ogni singolo giocatore si ritrovasse al meglio nel gruppo ed infine la condizione fisico-atletica, eccellente, davvero». In effetti per tutti la forza del Vicenza sta nel gruppo. «Sì ma il gruppo, eccezionale, è fatto di singoli». Un giocatore, a suo avviso, particolarmente determinante? «Stabilito che Di Gennaro è bravissimo, dico: Cocco; è lui il punto di riferimento al di là dei gol segnati, consente alla squadra di salire, se c´è bisogno rientra e sa pure finalizzare, che gli vuoi chiedere di più?». I buoni risultati hanno fatto sì che alcuni imprenditori locali abbiano deciso di dare un contributo attivo. «Bene, ma temo che se non si dovesse andare in serie A questo interesse potrebbe svanire, poi deve aumentare il numero di imprenditori disposto ad entrare in società». Senta il sogno Nobile Provinciale rimarrà tale e questo invece legato alla promozione in serie A? «Il Vicenza a La Spezia, contro una squadra data tra le più in forma del momento, ha dimostrato di stare bene e di saper fare buon calcio. Certo con i playoff si ricomincerà daccapo, ma se si finisce il campionato in buona posizione ce la si può fare lo stesso, di sicuro è il mio augurio».
Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Ripresa della preparazione ieri per i biancorossi al centro tecnico Morosini di Isola. La squadra si è allenata nel pomeriggio e al termine della seduta sono giunte le prime indicazioni in vista della non facile trasferta di sabato sul campo del Livorno, che ha bisogno di punti per garantirsi l´accesso ai playoff. Contro i toscani sarà sicuramente a disposizione Giacomelli, che a La Spezia era rimasto in panchina a causa di un forte dolore al fianco sinistro per una botta rimediata nella gara con l´Entella. Sembra invece poco probabile che D´Elia (che ieri ha svolto lavoro differenziato) possa essere a disposizione. Anche Brighenti ha lavorato a parte, ma sulla possibilità di impiegarlo a Livorno non sembrano esserci dubbi. Il coriaceo difensore, del resto, era inaspettatamente sceso in campo anche al Picco. Sciacca rimane invece indisponibile. Per la giornata odierna è previsto un allenamento pomeridiano, sempre a Isola. Per quel che riguarda infine i provvedimenti del giudice sportivo, non ci sono squalificati tra i giocatori del Livorno e del Vicenza. Come previsto, invece, è scattata la diffida per Di Gennaro e Brighenti, che erano stati ammoniti nel corso della gara di sabato con lo Spezia.
Ore 13.30 – (Gazzettino) È iniziata ieri al Tombolato la settimana che vale un’intera stagione. Sabato a Catania, nella penultima di campionato, il Cittadella sarà di fronte a un bivio: ottenere la vittoria per rilanciarsi in chiave salvezza, oppure soccombere e dire addio a ogni speranza. Il tecnico Foscarini sa che non potrà disporre di Sgrigna per squalifica e quindi sta lavorando per mettere in campo una formazione comunque competitiva e motivata a raggiungere l’obiettivo. «Sono tutti sotto osservazione – spiega – e sceglierò chi sarà più pronto sia fisicamente, sia soprattutto mentalmente». Il problema principale riguarda il reparto offensivo, che fatica a fare gol. Giulio Bizzotto è la lieta novità sbocciata dalla Primavera nel finale di partita con il Frosinone, ma ci sono anche Lora ormai pronto al rientro, Minesso che si è rigenerato con due turni di panchina e poi Gerardi che è guarito dall’infortunio. Ora è prematuro individuare la formazione, ma Foscarini ha già inquadrato il prossimo avversario: «Troveremo un ambiente caldo. Il Catania è in ritiro, dopo la brutta sconfitta di Brescia vuole rifarsi nell’ultima partita davanti al suo pubblico. Per noi sarà come sempre un’altra battaglia da affrontare con la massima determinazione. Ci servono i tre punti e dovremo strapparli lottando duramente». Federico Gerardi conta di farcela: «A livello mentale mi sento pronto, sul piano fisico sto facendo passi in avanti. Sto ancora lavorando a parte, ma conto di allenarmi in gruppo al più presto. Si decide di giorno in giorno». Alessandro Sgrigna, autore di una tripletta con il Catania all’andata, dovrà scontare la squalifica: «Ero in diffida e l’arbitro ha visto una simulazione, che non era nelle mie intenzioni. Mi dispiace non esserci, ma la squadra contro un forte Frosinone ha dimostrato di saper reagire. Sono fiducioso, il Cittadella giocherà a Catania a viso aperto». «È la partita da dentro o fuori – sintetizza il diggì Stefano Marchetti – perchè decide un intero campionato. Chi giocherà dovrà dare tutto, cuore e determinazione. Mi auguro che ci sia anche quel briciolo di buona sorte che finora ci è mancata». Mentre sono iniziati i lavori per la copertura della tribuna est, ieri si sono allenati a parte sia Gerardi che Barreca, ma dovrebbero unirsi al gruppo già oggi pomeriggio. Il difensore di fascia sinistra aveva saltato il match con il Frosinone per un dolore al flessore della coscia. Domani è prevista la doppia seduta, mentre giovedì ci sarà l’ultimo allenamento al pomeriggio, venerdì convocazione alle 13 e volo aereo Venezia-Catania alle 15.30. Sabato mattina rifinitura in loco, quindi la partita alle 15. Una quindicina di tifosi, guidati da Renato De Luchi e dall’ex sindaco di Riese Gianluigi Contarin, andrà in Sicilia per sostenere la squadra.
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) È un lunedì come tanti, al Tombolato. Il ritrovo è previsto alle 16.30, ma già un’ora prima i giocatori del Cittadella cominciano ad arrivare. Potrebbe essere una giornata qualsiasi, se non fosse che la particolare situazione di classifica carica di significato ogni momento. Al lavoro sul campo sintetico ci sono i ragazzi della Primavera, agli ordini di Giulio Giacomin. Giulio Bizzotto passa a salutarli e raggiunge lo spogliatoio della Prima squadra, che andrà in campo poco dopo. Claudio Foscarini è già presente da un pezzo e ha preparato la parte iniziale della seduta, dedicata all’analisi video degli errori commessi nell’ultimo incontro, come sempre succede alla ripresa degli allenamenti. «Il difficile arriva adesso, per lui» ammette il tecnico granata riferendosi proprio al baby attaccante andato in gol contro il Frosinone. «Non solo perché dovrà essere bravo a rimanere con i piedi per terra, ma anche perché ora gli avversari lo conoscono e sarà più difficile sorprenderli», per aggiungere poi di non avere ancora deciso se schierarlo nell’undici titolare che sabato sarà in campo nella fondamentale trasferta di Catania. «Abbiamo tutta la settimana per pensarci». Certo è che non sarà convocato Alessandro Sgrigna: ieri è arrivata puntuale la squalifica a causa dell’ammonizione rimediata sabato scorso per simulazione, il quarto “giallo” della sua stagione. La speranza è, semmai, di riavere a disposizione Federico Gerardi. «Farà ancora una seduta di lavoro differenziato, ma già domani (oggi, ndr) potrebbe rientrare in gruppo», spiega il medico sociale Ilario Candido, che l’ha valutato prima dell’allenamento. Lo stesso discorso vale per Antonio Barreca, che questo pomeriggio dovrebbe riaggregarsi ai compagni. Caso particolare, quello del terzino sinistro: ha avvertito un affaticamento ai flessori nel corso della rifinitura di venerdì pomeriggio, ma è stato comunque convocato per il match con la vice-capolista, prima che lo staff medico consigliasse prudenza a Foscarini. Sabato, comunque, ci sarà. Per certi versi è ben più teso il clima a Catania, dopo le quattro scoppole rimediate a Brescia. Gli uomini di Dario Marcolin, che hanno 48 punti, tre di margine sulla zona playout, da ieri sono in ritiro. I tifosi sono scontenti per il rendimento delle ultime gare. Dopo un ottimo mese di aprile, diversi giocatori sono accusati di aver “staccato la spina” e già si rincorrono i rumors attorno al nome di quello che potrebbe essere l’allenatore della prossima stagione, con Marino, Drago, Colantuono e addirittura Zeman nell’agenda dei dirigenti etnei. Non sarà una partita facile, quella al “Massimino”.
Ore 12.50 – (Corriere del Veneto) Senza Sgrigna, con il Crotone che vola a quota 47, con il Catania che a 48 non può permettersi di regalare punti dopo il ko di Brescia e con la consapevolezza di dover scalare una montagna. Ma con un Bizzotto in più. Non ci fosse la penalizzazione delle Rondinelle il Cittadella sul campo sarebbe penultimo in classifica, il segnale più chiaro ed evidente di come la stagione abbia preso una piega tutt’altro che positiva. E che il tempo per ribaltare un verdetto vicino all’essere scritto ormai è scaduto. Servono due successi per garantirsi i playout (quattro punti potrebbero anche non bastare) e va ricordato che in caso di arrivo a pari punti con l’Entella i liguri si farebbero preferire in virtù degli scontri diretti a favore. Insomma, una situazione difficilissima, in cui si intravede soltanto un raggio di sole. Quello rappresentato dallo straordinario impatto di Giulio Bizzotto, classe 1996, 16 gol nella Primavera granata e uno (pesantissimo) sabato col Frosinone. È grazie a lui e alle parate dell’infinito Andrea Pierobon se il Cittadella ha ancora una flebile speranza di salvare la categoria con un colpo di coda. «E’ stato un esordio da sogno — ammette ancora frastornato il gioiello granata — quando il mister mi ha chiamato non mi sono sorpreso più di tanto, perché in settimana mi era stato fatto capire di tenermi pronto. Certo, è stata un’emozione fortissima, ma non ho quasi avuto il tempo di rendermene conto perché poi, quando entri in campo, non pensi a niente se non alla partita. Quando ho segnato ho provato una gioia incredibile, se poi fosse entrato anche il secondo penso che sarebbe stato un sogno da cui non avrei voluto svegliarmi più». Il destino sembra offrire una nuova chance proprio a Bizzotto già sabato al Massiminino. Gerardi è fuori da oltre un mese e, anche se riuscisse a recuperare, non avrebbe certo i 90 minuti sulle gambe. Coralli è in caduta libera, Stanco ha perso smalto ed è letteralmente scomparso dai radar dopo un ottimo inizio di 2015. «Non lo so, io penso solo a lavorare – taglia corto Bizzotto – se il mister avrà bisogno di me io ci sarò sicuramente. Ma mi dispiace tanto per la situazione di classifica della squadra. Sono vicentino di Nove ma sono a Cittadella da nove anni e sono il primo a soffrire per le difficoltà della squadra. Possiamo ancora salvarci ma la situazione è molto difficile, soprattutto perché mancano solo due partite». Si aggrapperà proprio a lui, Claudio Foscarini? Per ora il tecnico glissa, fra qualche giorno se ne saprà di più.
Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Thermal Abano e Atletico San Paolo pensano già al prossimo campionato di Eccellenza. La vittoria della Ribelle a Scandicci, domenica scorsa, ha condannato entrambe le compagini alla retrocessione diretta senza passare per i playout, ma le rispettive dirigenze hanno già messo in cantiere i progetti per ripartire dal massimo torneo regionale con un denominatore comune, la valorizzazione dei giovani. La Thermal ha salutato la serie D dopo due stagioni, di cui l’ultima vissuta tra continui cambi in panchina (ben quattro da ottobre) e “voci” insistenti sulla possibile scomparsa dal panorama calcistico per problemi economici. Si era parlato di una fusione con l’Abano, ma gli incontri tra il patron neroverde Gildo Rizzato e il presidente della Thermal Pierluigi Maistrello non sono andati oltre i pour parler («Abbiamo idee molto diverse, non si farà», questa la sentenza di Rizzato), mentre l’ipotesi di un clamoroso ritorno di Tiziano Rossetto è stata smentita dallo stesso fondatore della società. «Non ci sono i presupposti, e poi preferisco stare tranquillo», commenta l’ex presidente (dal 2005 al 2013). «A dicembre mi era stato chiesto di dare una mano, ma non gradivo la presenza di alcuni dirigenti. Mi ero offerto di sponsorizzare un allenatore in gamba, Lorenzo Compagno (ex Graticolato Salese, ora vicinissimo alla Solesinese, ndr) ma, alla fine, la dirigenza ha preferito Mario Vittadello». La Thermal Abano ricomincerà dunque dal gruppo di soci rappresentato dal solito Maistrello (anche se alcuni dovrebbero uscire di scena a causa dello scarso appeal dell’Eccellenza) e da un probabile cambio di denominazione da Thermal Abano Teolo a Calcio Teolo, con il conseguente spostamento della sede a Bresseo. «Vedremo il da farsi», glissa Maistrello. «Per ora si continua con Thermal Abano. In settimana incontrerò il direttore sportivo Alberto Briaschi e il tecnico Massimo Pedriali per capire se c’è l’unità d’intenti per allestire una rosa composta quasi esclusivamente da ragazzi della Juniores». Punterà sulla cantera pure il nuovo corso dell’Atletico San Paolo, rifondato da Giuseppe Tramonti la scorsa estate, affossato in pochi mesi dai “fiaschi” italo-olandesi, tra promesse e inadempienze, e da ieri ceduto alla già nota cordata di genitori del settore giovanile, guidati da Marco Bisello (che sarà il presidente) e dal nuovo direttore generale Cristian Bozzato. «Negli ultimi tre anni la Prima squadra è stata messa al centro dell’attività e i risultati sono sotto gli occhi di tutti», rileva Bozzato. «Stiamo continuando questo nuovo cammino, che prevede la ristrutturazione del debito, ma una cosa è certa: in futuro eviteremo spese smodate. La nostra Juniores, che è alle finali nazionali, costituirà l’ossatura della Prima squadra in Eccellenza». Insomma, non si punterà all’immediato ritorno in serie D: «Le varie partnership o le sponsorizzazioni che riusciremo a ottenere ci permetteranno di aggiungere qualità, ma daremo la priorità ai nostri ragazzi, anche se i risultati non dovessero arrivare nell’immediato. Per lavorare al meglio riorganizzeremo tutta la logistica, avviando nuove sinergie e stringendo accordi per l’utilizzo di nuove strutture che permettano di contenere le spese, dalla Prima squadra ai Piccoli Amici».
Ore 12.00 – (Corriere del Veneto) Tempo di verdetti nel mondo del calcio. Dietro al Padova, che lascia dopo un solo anno di inferno il mondo del calcio dilettanti, ci sono tante altre realtà che si muovono con ambizioni nemmeno troppo nascoste di poter scalare le categorie inferiori e altre che invece devono riporre nel cassetto tutti i sogni. Prendete il Campodarsego. È stato indiscutibilmente il suo anno e il 19 aprile non sarà ricordato soltanto per il ritorno biancoscudato in Lega Pro. Il Campodarsego vola e si gode un’annata irripetibile: promozione in serie D, finale di Coppa Veneto di categoria e lo strepitoso cammino in Coppa Italia dilettanti. «E’ stato un campionato fantastico — sottolinea l’allenatore Antonio Andreucci — lo abbiamo condotto alla grande e il merito è prima di tutto dei giocatori, per il carattere dimostrato nonostante le assenze e le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare con una squadra nuova di zecca. Vorrei inoltre ringraziare la dirigenza e tutti coloro che hanno contribuito a questo splendido risultato. Abbiamo rinnovato tanto — dice — e non era facile centrare il primato con una rosa molto nuova e giovane, ma ce l’abbiamo fatta e ora possiamo goderci la festa». Occhi puntati pure e soprattutto sul girone D del campionato di serie D, dove erano impegnate diverse squadre padovane, oltre al Delta Porto Tolle che ha chiuso con un ottimo secondo posto alle spalle del Rimini, primo in classifica addirittura con 86 punti. Con i i polesani, sbarcati ai playoff che varranno per eventuali ripescaggi, agli spareggi sono finiti pure l’Este (sesto) e l’Abano (settimo). Decisamente peggio è andata all’Atletico San Paolo e alla Thermal Abano, entrambe retrocesse in Eccellenza dopo una stagione davvero difficile. Amaro l’epilogo per il San Paolo, che ha battuto l’Abano 1-0 ma che non è riuscito ad evitare l’epilogo più temuto. E adesso il futuro, dopo le voci dei mesi scorsi su un ingresso in società mai avvenuto di un gruppo olandese, diventa un gigantesco punto interrogativo, considerato che il presidente Giuseppe Tramonti ha già annunciato il suo addio: «L’anno prossimo non ci sarò — ha spiegato — e al momento non abbiamo ancora deciso nulla per il futuro. In Eccellenza si ripartirà da un progetto legato ai giovani. Non ci sono certezze, alcuni genitori stanno provando a prendere in mano la società che dunque avrà un nuovo presidente ed un nuovo assetto». L’Este ci aveva sperato, nella promozione in Lega Pro. Sono anni che ruota attorno alle posizioni di testa, ma che non riesce mai a compiere il salto di qualità determinante. L’acquisto che avrebbe dovuto spingere in alto, Emiliano Bonazzoli, ha salutato tutti scegliendo l’avventura negli Stati Uniti nella Major League Soccer nei Miami Fusion. Una scelta di vita che, unita alle dieci giornate di squalifica scontate per una presunta frase razzista rivolta a un arbitro, non ha impedito comunque ai ragazzi di Gianluca Zattarin di andare a giocarsela con le migliori. «E’ stata una stagione molto positiva, ma non è finita qui. Domenica prossima affronteremo i playoff e il derby contro l’Abano — ricorda il tecnico — noi vogliamo fare bella figura e andare più avanti possibile. I playoff non valgono la promozione, ma se si vuole crescere dobbiamo cominciare da questa nuova sfida. Troveremo le giuste motivazioni per continuare a fare bene». Pure ad Abano ci credono e il finale di stagione in crescendo nonostante il ko ininfluente contro l’Atletico San Paolo lascia ben sperare. Di certo il calcio padovano, anche al di là dei Biancoscudati, sta facendo passi da gigante e i sorrisi non mancano.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Attenzioni puntate sulla poule scudetto, ma anche sul fronte societario potrebbe muoversi qualcosa a breve. «Non è facile mettere insieme delle persone. Non c’è la fila fuori? Ma non vuole dire che non ci sia nessuno, siamo in una fase di riflessione che potrebbe portare a qualche novità. Al momento non ce ne sono, se ci saranno questo fine settimana o all’inizio della prossima vedremo, ma qualcosa ci sarà». Al riguardo, domenica dopo la partita il presidente vicentino Rino Dalle Rive ha dichiarato che lei e Bergamin avete bisogno di forze nuove, altrimenti non ce la fate. «Dalle Rive è una persona squisita e penso che le sue parole siano state interpretate male. Se così non fosse, ha detto qualche parola fuori dalle righe. Io non mi permetterei mai di dire certe cose, ognuno lava i panni sporchi a casa sua». L’amministratore delegato si sofferma anche sulla questione degli impianti sportivi. «Non è un mistero che con il sindaco abbiamo parlato dell’idea di costruire un centro sportivo del Padova allargato ad altre realtà del territorio, qualsiasi altro discorso che è stato tirato fuori è “fanta-realtà”. Continuiamo ad andare avanti per la nostra strada con umiltà come abbiamo fatto fino a oggi».
Ore 11.20 – (Gazzettino) «Siamo tutti concentrati per cercare di centrare anche la poule scudetto, ed è per questo motivo che parleremo con i giocatori del futuro solo a inizio giugno: non vogliamo creare a loro ulteriori disturbi a quelli che già ci sono». Pensa sempre che serva solo qualche ritocco alla squadra in ottica Lega Pro? «Questo è un gruppo di uomini veri che ha dato molto e vorremo riconfermarli tutti, ma non sarà possibile. Ciò non vuole dire che sarà distrutto, ma manterremo un’ossatura importante in base alle scelte che faranno direttore sportivo e tecnico». E se qualcosa dovesse andare malauguratamente storto la stagione prossima sul campo, Bonetto è convinto che il popolo biancoscudato continuerà a recitare un ruolo importante al fianco della squadra. «Mica si può pensare di fare sempre una stagione esaltante come quest’anno. Se dovessimo incontrare qualche difficoltà, è lì che si vedrà il vero attaccamento. Ma sono convinto che i nostri tifosi ci staranno vicini».
Ore 11.10 – (Gazzettino) Primo assaggio di Lega Pro ieri per il Padova. La società, rappresentata dal presidente Giuseppe Bergamin e dal direttore sportivo Fabrizio De Poli, ha infatti preso parte a una riunione informale a Firenze aperta a tutte le società della categoria, neopromosse comprese. Nell’incontro, durato poco più di un’ora e mezza, sono stati snocciolati i dati del passato ed è stato anche abbozzato un programma di idee per il futuro. «Niente comunque a livello tecnico-normativo», spiega De Poli. Archiviato il campionato, tutte le attenzioni si spostano ora sulla poule scudetto che vede in lizza le vincenti dei rispettivi gironi. Oggi si terrà il sorteggio e il Padova saprà se scenderà in campo già domenica affrontando una tra Cuneo e Castiglione, o se debutterà in occasione della seconda sfida in programma mercoledì 20 maggio con la perdente della prima gara. Eventualità, quest’ultima, più gradita all’amministratore delegato Roberto Bonetto: «Effettivamente l’ideale sarebbe riposare questa domenica e disputare la seconda sfida infrasettimanale all’Euganeo, per poi tornare in campo domenica 24 maggio. Se dovessimo giocare in casa mercoledì, mi sembra logico pensare che la partita avrà luogo di sera».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Dopo il consueto lunedì dedicato al riposo, Cunico e compagni riprendono ad allenarsi oggi alle 15 al centro sportivo Geremia in vista delle sfide valide per la poule scudetto. In base all’esito del sorteggio, Parlato definirà il programma del lavoro settimanale, anche se è confermata l’amichevole di giovedì alle 16 al Gabbiano di Campodarsego con la formazione locale che è stata promossa in serie D, e nella quale milita l’ex centrocampista biancoscudato Maurizio Bedin. Tra l’altro, ai nastri di partenza della poule scudetto si azzererà la situazione disciplinare nei confronti dei giocatori, quindi Degrassi, Bortot e Niccolini non sono più in diffida. Diverso anche il regolamento rispetto al campionato: è previsto infatti che ogni due ammonizioni scatti la squalifica.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) «Da Mogliano a Belluno abbiamo vinto davvero. Legnago ci ha dato solo la certezza di ciò che già sapevamo». I ricordi più belli. La vittoria più emozionante? «Legnago senza dubbio, la partita del secolo». E la più bella tecnicamente? «Il primo tempo di Fontanafredda, buono per ritmo e qualità. Poi di sicuro ci sono la gara di Valdagno, quella di Belluno, quindi Trieste e Chioggia». Le migliori partite, tutte lontano dall’Euganeo… «Perché in casa ci è quasi sempre bastato far gol e poi gestire. Per l’80% del campionato intimorire gli avversari con una tattica aggressiva e con la spinta dei nostri tifosi è stata una grande arma a nostro favore». I gol più belli? «Su tutti, quelli di Ferretti a Castelfranco e di Petrilli a Trieste». Il più importante? «Il primo rigore segnato da Cunico, dopo che ne aveva sbagliati due di fila». Infine, i tre momenti più significativi della stagione: «Il primo all’inizio, quando dissi a mia moglie che avevo l’accordo con il Padova: in lei vedevo la grande soddisfazione, l’orgoglio, ma allo stesso tempo le leggevo negli occhi la paura, come a dirmi: “Stai attento a quel che fai”. Poi l’abbraccio alla dirigenza dopo la partita di ritorno con la Sacilese: Fabrizio De Poli stava quasi piangendo, i Bonetto e i Bergamin erano un’esplosione di gioia, è stato lì che abbiamo capito che ormai era praticamente fatta. E infine Legnago, è naturale: lo sfogo finale dopo un intero anno di lavoro».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Un assaggio di ciò che sarebbe avvenuto più tardi, a gennaio: la prima (e unica) vera frenata in un campionato condotto al massimo. La resa dei conti. Dopo Valdagno, ecco l’Union Pro: in due sole partite il Padova si ritrova costretto ad inseguire dopo esser stato a + 5 sull’Altovicentino. Perso il primato in classifica, per la prima volta Parlato entra nello spogliatoio della squadra alla Guizza: «Chi mi conosce sa che non vi entro mai. Ma quando lo faccio, vuol dire che c’è qualcosa che non va». Nel racconto dell’allenatore il confronto con la squadra è un momento decisivo della stagione: «Ci siamo fermati a riflettere, a capire se ci fosse qualcosa nella testa che avrebbe potuto creare delle difficoltà. Qualcuno, tra chi giocava di meno, cominciava ad essere un po’ insofferente. Ho detto loro: “Avete sposato la causa e dovete esserne fieri. Fare 20 presenze a Padova è come farne 40 da qualunque altra parte”. Ed è così che la nostra crisi è finita ancor prima di iniziare». I mesi decisivi. Montebelluna è lo spartiacque: senza quel fortunoso gol di Mattin in zona Cesarini chissà come sarebbe andata a finire. «Ma sapevo che da lì a marzo si sarebbe deciso il campionato. Per questo ho chiesto due mesi di sacrifici enormi: vita sana e massimo impegno. È andata come immaginavo: in quel periodo abbiamo creato un carroarmato, che da febbraio in poi ha ammazzato tutti, ovunque andasse».
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) «La preparazione, nonostante la difficoltà, è andata abbastanza bene. Poi, però, è maturata la prima svolta, lo spostamento di Cunico da mediano a trequartista: tutta la squadra ne ha beneficiato, non solo lui. Marco è stato il nostro Francesco Totti: se lo metti davanti alla difesa è naturale che possa mandare gli attaccanti in porta in qualsiasi momento, ma le sue caratteristiche sono ancora più devastanti davanti». Otto di fila. Un assaggio in Coppa Italia del clima di un Euganeo ritrovato, poi si comincia a fare sul serio. Dall’’Union Pro all’Arzignano il Padova conosce un solo risultato: la vittoria. La squadra nata in fretta e furia ingrana che è un piacere, corre in testa alla classifica e abbatte il primo record in un’annata da primatista assoluta: «Con le prime otto vittorie consecutive già avevamo scritto qualcosa di incredibile, e la più importante è stata quella con il Belluno: per la prima volta ci confrontavamo con un avversaria di alta classifica, quei tre punti ci hanno dato più forza e consapevolezza». Triestina e Clodiense si mettono di traverso, poi a Sacile giunge la prima sconfitta. Ma è una piccola parentesi.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Com’è strana la sensazione che si avverte il giorno dopo Padova-Altovicentino. Carmine Parlato scorre gli occhi sul calendario del girone C: tutti i buchi sono stati riempiti, tutte le partite si sono giocate, il campionato è finito davvero. Fa sorridere, con il senno di poi, l’immagine di quel pullman in partenza per Asiago il 5 agosto 2014: di quei 30 giocatori pronti all’avventura, a fine anno ne sono arrivati solo sette. Nel mezzo c’è stata una stagione magica, da rivivere partita per partita in prima persona. «Se fosse un film, questo campionato sarebbe “Ogni maledetta domenica”», comenta Parlato, regista di una cavalcata da ricordare. L’inizio. Scorre l’elenco delle partite: quel Padova-Union Pro 3-0, esordio in campionato, sembra così lontano. «Ma il mio racconto deve partire dal ritiro sull’Altopiano», puntualizza il tecnico biancoscudato. «È stata la fase più delicata, intensa e difficile del lavoro». Metti un po’ di “fedelissimi”, qualche fuori categoria qua e là, il carisma di alcuni uomini-chiave e la scelta, minuziosa, dei migliori giovani disponibili, e il gioco è (stato) fatto.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Tutti in campo oggi alle 15: i Biancoscudati tornano al lavoro alla Guizza, perché se il campionato è finito due giorni fa la poule scudetto è pronta a tenere tutti sul pezzo ancora per due settimane, e la speranza è che si arrivi sino all’atto finale del 30 maggio. Domenica partono i triangolari, ma il Padova, inserito con Cuneo e Castiglione nel gruppo A, non sa ancora quando e dove giocherà: lo stabilirà oggi il sorteggio. Cunico & C. potrebbero scendere in campo già questa domenica (ore 16) in casa o in trasferta, oppure riposare e disputare la gare di mercoledì 20 e domenica 24. L’unica certezza è che Parlato avrà tutti gli uomini a disposizione: nessuno squalificato e diffide annullate in vista degli spareggi.
Ore 09.40 – Questi, invece, gli accoppiamenti della prima giornata degli altri due triangolari. Girone 2: Siena-Rimini (riposa Maceratese). Girone 3: Akragas-Lupa Castelli Romani (riposa Fidelis Andria).
Ore 09.35 – In base a questo sorteggio si possono ipotizzare anche gli abbinamenti per la seconda giornata. La regola generale, infatti, dice che “riposerà nella seconda giornata la squadra che avrà vinto la prima gara o, in caso di pareggio, quella che avrà disputato la prima gara in trasferta”. In caso di successo esterno o di pareggio, dunque, il Padova riposerebbe mercoledì 20 per poi tornare in campo domenica 24 in casa contro il Cuneo. In caso di sconfitta a Castiglione, invece, la partita dell'”Euganeo” coi piemontesi verrebbe disputata mercoledì 20 maggio.
Ore 09.30 – Poule scudetto, già sorteggiata la prima sfida: sarà Castiglione-Padova, in programma domenica 17 maggio!
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Al momento l’idea è quella di tenere una base fra i giocatori dell’attuale stagione, irrobustendo comunque in modo sensibile il collettivo con innesti di categoria. Nel frattempo, terminato il campionato e la stagione regolare, l’attenzione del calcio dilettantistico si sposta adesso sulla poule scudetto. Le nove squadre promosse in Lega Pro ora si contenderanno il titolo di Serie D, che regala il diritto a fregiarsi dell’appellativo di campioni d’Italia, la squadra più forte del massimo campionato dilettantistico nazionale. Con la certezza dei verdetti dei nove gironi, c’è anche la certezza delle avversarie che attendono i Biancoscudati. Il Padova affronterà il Cuneo, che ha battuto al fotofinish il Borgosesia e il Castiglione. Le vincenti di ogni girone più la seconda migliore si giocheranno il titolo alle final four. Si comincerà il prossimo 17 maggio con la prima gara della fase triangolare, il cui sorteggio verrà effettuato domani. Le altre due partite della fase triangolare sono previste il prossimo 20 e 24 maggio. Nel girone A si affronteranno in un triangolare Cuneo, Castiglione e Biancoscudati Padova. Nel girone B ecco Rimini, Robur Siena e Maceratese. Nel girone C toccherà a Lupa Castelli Romani, Fidelis Andria e Akragas.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Il budget della stagione è già stato stabilito (fra i 2,5 e i 3 milioni), anche se l’esatto ammontare dipenderà dalla raccolta sponsor che la società completerà nelle prossime settimane, con l’affidamento del marketing a professionisti del settore. Il tutto in attesa della poule scudetto e dei primi movimenti di mercato: «Ho ringraziato Dalle Rive per aver smantellato la sua squadra in inverno — sorride l’ad Roberto Bonetto — ci ha dato una mano a stravincere il campionato. Per quanto riguarda il prossimo anno l’obiettivo è quello di fare bene, certamente non penso di vincere subito il campionato. Magari tra due anni se ne potrà riparlare…». Dalle smentite dei giorni scorsi sulla questione stadio, si è passati a una sorta di «no comment», il segno che effettivamente qualcosa di grosso sta bollendo in pentola. Non sarà semplice far quadrare tutto, ma il tentativo verrà compiuto: «Non ne parlo — taglia corto Bonetto — sono cose delicate». Sul mercato la dirigenza, lontano dalle luci dei riflettori, ha già individuato una rosa di otto o nove giocatori da confermare per il prossimo campionato di Lega Pro.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Non è arrivato il record a quota 87 e resta il piccolo cruccio di non aver «vendicato» la sconfitta dell’andata contro l’AltoVicentino, ma resta una stagione impossibile da dimenticare. Il Padova chiude il campionato della rinascita con l’1-1 strappato all’AltoVicentino, si gode il primo posto nel girone C della serie D 2014-2015, la promozione in Lega Pro e pensa al futuro. Lo fa con circospezione e tentando di azzerare le voci che continuano a rimbalzare su ogni fronte e soprattutto con la voglia di costruire qualcosa di duraturo. Questo spiega il massimo riserbo che circonda la maxi-operazione stadio, legata a doppio filo con l’ingresso di nuovi soci nel pacchetto azionario del club di viale Nereo Rocco. Logico che, avendo la certezza di un ritorno commerciale nella zona dell’Euganeo, un potenziale nuovo socio (che c’è e sarebbe vicino ad accettare) sarebbe molto più invogliato a entrare anche in società.
Ore 08.38 – Poule scudetto – Girone Nord: Cuneo, Castiglione, Padova. Girone Centro: Siena, Rimini, Maceratese. Girone Sud: Lupa Castelli Romani, Fidelis Andria, Akragas.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica finale: Padova 85, AltoVicentino 70, Sacilese 62, Belluno 59, ArziChiampo 56, Union Pro 55, Clodiense 49, Montebelluna 47, Union Ripa La Fenadora 45, Fontanafredda 44, Legnago 43, Tamai 41, Giorgione 38, Dro 35, triestina 34, Kras Repen 33, Mori S. Stefano 19, Mezzocorona 12.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della trentaquattresima ed ultima giornata: ArziChiampo-Union Pro 1-2, Belluno-Montebelluna 1-1, Clodiense-Kras Repen 1-2, Dro-Sacilese 2-3, Fontanafredda-Mori S. Stefano 5-1, Giorgione-Union Ripa La Fenadora 2-3, Legnago-Triestina 1-2, Mezzocorona-Tamai 0-6
Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 11 maggio: giorno di riposo dopo il pareggio con l’AltoVicentino e la successiva festa con la Tribuna Fattori.